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Autore: kiara_star    12/04/2013    8 recensioni
"Avevano iniziato a girare da meno di una settimana e già aveva una bella serie di lividi addosso.
Ma erano le riprese di un film discretamente d’azione, giusto? Lui era un supereroe che combatteva i cattivi e qualche botta poteva prenderla anche lui, giusto? E poi gli allenamenti erano duri e gli stuntmen severi, giusto?
Sì, tutto corretto, se non fosse che quei lividi, Chris Hemsworth se li era procurati in una sicura quanto apparentemente innocua camera d’albergo, per la precisione, a causa di un suo caro collega di nome Tom Hiddleston..."
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terzo tempo
The Room in the Hotel
[TERZO  TEMPO]




«La mia proposta è: togliamoci i vestiti e dormiamo.»
«Oh, eccitante! Non c’è che dire» sospirò sarcastico l’inglese mentre Chris si gettava sul letto con la stessa enfasi del pomeriggio, ma stavolta si ritrovò un altro corpo che gli ricadeva prepotente sulla schiena.
«Ahia!» borbottò sentendo il peso, neanche troppo leggero del compagno, schiacciargli la gabbia toracica contro il materasso. «Avevo detto niente lotta.»
«Questa non è lotta» asserì Tom sedendosi a cavalcioni sul suo sedere.
«La mia colonna vertebrale non la pensa allo stesso modo.» Chris tentò a fatica di girarsi, e fu solo perché Tom si sollevò appena che ci riuscì. Quando fu spalle al letto, però, il leggiadro peso inglese tornò a colpirlo, stavolta in parti più delicate.
«Neanche le prove di sopravvivenza erano incluse» ribadì mentre Tom se la rideva comodamente accovacciato sul suo “Mjolnir”.
«Mi hai fatto dare buca ad una cena che poteva anche essere interessante. Offrimi qualcosa di più divertente del dormire.»
«Sei ancora in tempo a dire che l’emicrania ti è passata.» Pugno sullo stomaco. Chris gli bloccò il polso. «Questa è l’unica offerta che avrai da me. Proponi tu qualcosa che non sia riempirmi di lividi o evirarmi con il tuo sedere ossuto!»
Tom rise lasciandosi cadere al suo fianco. Le risate gli si smorzarono quando però fu Chris a sedersi su di lui, ed il suo peso era decisamente più sostanzioso. «Come ti sembra?» ghignò il biondo accomodandosi meglio sul suo corpo magro. Da quella prospettiva era decisamente più divertente la situazione, soprattutto perché aveva modo di godersi il sorriso luminoso sul suo viso.
«Oh, io la trovo comoda.» Lo sfidò l’altro e lui sorrise sinistro.
«Perfetto! Allora rimarremo così per tutta la notte. Contento?»
«Non chiedevo di meglio. Io starò steso su questo letto comodo mentre tu starai lì a bearti di me che dormo.» Tom piegò un braccio dietro alla testa tenendogli degnamente testa. Chris capì che era il momento di azzardare...
«”Dormo”?» Assottigliò lo sguardo. «Non avevi detto che non era nei tuoi piani?» Ed iniziò a sollevare la camicia di Tom tirandola fuori dai pantaloni.
«Non ci provare!» subito le sue mani lo fermarono.
Occhi negli occhi ed un sorriso sul viso di entrambi.
«Voglio solo farti stare ancora più comodo...»
«Grazie, ma sono già bello comodo così.»
«Oh, non dirmi che hai paura che qui sotto si smuova qualcosa, vero?» sghignazzò Chris alzando un sopracciglio con fare malizioso. Tom grugnì in disaccordo e gli intimò di spostarsi con il semplice uso di una mano, o meglio, di un pugno sul basso ventre. «Il solito violento... altro che “make love”
[1]... » sospirò dolorante e si sollevò per sedersi al suo fianco. Finalmente anche Tom poté sedersi e iniziò a sistemarsi l’indumento mezzo sgualcito.
Forse poteva punzecchiarlo ancora po’, pensò.
«Ti serve aiuto?» gli sussurrò lascivo ad un orecchio poggiando una mano su quella che Tom teneva vicino alla cintura. Quest’ultimo lo allontanò con un gomito e lui rise soddisfatto. Ma se continuava così, il giorno dopo avrebbe passato la mattinata a contarsi i lividi o i denti mancanti. Era meglio darsi una regolata, si disse.
«Se non ti conoscessi – e non conoscessi tua moglie 
direi che ci stai provando spudoratamente» affermò Tom alzandosi in piedi per infilarsi meglio la camicia nei pantaloni.
Chris si poggiò sui gomiti guardandolo tronfio. «Non farti illusioni, non siamo ancora su un’isola deserta. Fino ad allora le tue verginità sono salve.»
La camicia era nuovamente al suo posto e Tom gli lanciò uno sguardo tagliente. «Mi chiedo se tu ne abbia ancora qualcuna di verginità... » alitò sfacciato e una suola di scarpa gli si piantò dritta sulla coscia del suo Armani.
«Come osi?! Io ne ho tante di verginità e le sto tenendo tutte per te. Ingrato!» Tom non era ancora riuscito a pulire l’alone ché lui gliene aveva regalato un altro sul sedere.
«Per me e l’isola deserta, certo» gli sentì sospirare mentre si schiaffeggiava la zona biancastra che però non voleva andare via. Chris ghignò e gli stampò un'altra suola. «Piantala!»
«Ne hai diecimila di completi come quello.» Tom gli lanciò un’occhiataccia dandosi un’ultima inutile pulita e alla fine rinunciò. Restò fermo con un lungo sospiro e una mano poggiata sul fianco, l'altra passava spazientita le dita sulla fronte.
Lo aveva avvilito, fu la conclusione di Chris. Ma era tanto che non aveva avuto modo di stare con lui e non si era curato di essere meno molesto. Non voleva però che Tom divenisse di cattivo umore, era decisamente insopportabile quando accadeva e per sua fortuna era cosa molto rara, ma meglio non correre il rischio. «Avanti, vieni qui.» Lo invitò sbattendo la mano sul materasso con uno dei suoi migliori sorrisi. «Siediti con papà.» Tom restò a fissarlo dubbioso ma alla fine lo accontentò.
Si sentì sollevato.
«Che hai oggi? Sei più tremendo del solito.»
Chris gli scostò il braccio e gli strinse dolcemente le braccia attorno alla vita. Il suo viso sprofondò nell’incavo del suo collo. Tom profumava di buono, il suo dopobarba era più leggero del suo eppure gli invase prepotente le narici.
«Dodici ore di volo, Tom. Dodici merdose ore di volo.» Sentì la mano di Tom posarsi sulla sua nuca e iniziare ad accarezzargli i capelli fermandosi solo dove c’era la coda.
«E che altro?» Piccole e lente carezze.
«Lo champagne non era buono» sospirò sommessamente. Lo sentì ridere ed alzò la testa verso di lui. Tom gli sorrise comprensivo e lui poggiò la fronte sulla sua chiudendo gli occhi. «E poi mi sei mancato» ammise sincero.
«Oh, finalmente da quella bocca esce qualcosa di carino.» La sua risata si perse in quella del compagno. «La cosa è reciproca, comunque.»
«Non sembrava dopo le botte che mi hai rifilato oggi.» Le dita di Tom gli accarezzavano i capelli mentre Chris continuava a tenere gli occhi chiusi poggiato contro di lui. Nel buio delle sue palpebre, sentiva il respiro di Tom asciugargli le labbra. Lo strinse più forte e sorrise. Si sentì poi tirare verso il letto e si lasciò cullare ancora dalle sue lente carezze.
«Quando ti raggiungerà Elsa?»
«La prossima settimana. Devo anche trovare una casa in affitto.» L’elastico scivolò via e le dita del compagno poterono così scorrere libere fra le sue bionde ciocche.
«Non sarà un problema, credo.»
«No, infatti.» Chris si sistemò meglio accanto a lui sospirando appagato.
«"Togliamoci i vestiti e dormiamo", giusto?» Assentì con un verso della gola. «Non è poi una cattiva idea, ma i vestiti li teniamo magari.»
«Come ti pare.» La sua voce era poco più di un sussurro contro il collo del compagno.
«Chris?»
«Mh...» rispose.
«Ho i tuoi bracciali conficcati nella schiena.» Gli venne da ridere e lo strinse un po’ di più cosicché il suo polso potesse scivolare sul suo fianco. «Grazie.»
«Mh» rispose nuovamente continuando a sentire quelle lunghe dita che gli pettinavano i capelli. Ah, se le parrucchiere del set fossero state delicate come Tom! Ed invece, ogni volta, per poco non gli staccavano lo scalpo.
«Ho sentito dire che ti riempiranno di treccine.» Era come se gli avesse letto nel pensiero, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Sorrise contro il suo collo. «Solo se me le fai tu.» E sentì la risata di Tom riempire la stanza.
«Possiamo proporlo, chi lo sa...»
«Ed io ti piastrerò la parrucca.» Un’altra dolce risata e Chris lo strinse ancora più forte tanto che lo sentì gemere soffocato.
«Ehi, Chris, non sono la tua coperta di Linus!»
«Sì che lo sei. Ed io sono la tua.»
«Sei più simile ad un piumone di lana...»
Forse aveva ragione. Rise e sollevò la testa con aria stanca per guardarlo. «Vuoi che ti liberi?» Il suo tono doveva essere stato decisamente dolce – o disperato - perché Tom gli sorrise e lo tirò nuovamente a sé.
«Potrei avere freddo stanotte, meglio tenerti a portata di mano.»
«Prometto di non russare.»
«Sei un tesoro, Chris, ma so già che invece russerai come un treno... come al solito...»
«No, non lo farò.» Stretto contro il suo Armani, avvolto dal profumo del suo buon dopobarba, Chris si sentiva semplicemente bene. Bene come si può stare solo con chi ti conosce forse meglio di te stesso.  
«Se mantieni la parola, ti concederò una delle mie verginità.» Sgranò gli occhi e si sollevò a guardarlo incuriosito.
«E quale?»
Tom si umettò le labbra e trattenne un sorriso. «Quella che preferisci.»
«Oh...» sospirò malizioso facendo scendere la mano sul suo fianco magro. Tom gli schiaffeggiò la nuca ridacchiando.
«Non essere scontato.» E Chris rise a sua volta. Tornò ad immergersi nel suo abbraccio e chiuse nuovamente gli occhi.
«Come faccio a sapere se ho russato?» chiese.
«Dovrai fidarti della mia parola.»
«Barerai.» Si sentì tirare una ciocca di capelli.
«Non osare. Io non baro mai.» Tom sembrava offeso, ma Chris si limitò a sorridere. Era troppo stanco per riflettere.
«Allora mi fido» alitò regalandogli un piccolo bacio sul collo. Tom lo ricambiò con uno sulla fronte.
Poco dopo, Chris neanche si accorse che Tom gli aveva sfilato le scarpe e lo aveva poggiato con delicatezza sul cuscino, tanto si era addormentato profondamente.


Fu il profumo del caffè a svegliarlo prima ancora della luce del sole che filtrava dalla balconata. Aprì un solo occhio proteggendosi la vista con una mano. Il posto accanto a lui era vuoto.
«Buongiorno.» Tom era seduto al tavolo a sorseggiare una tazza fumante.
«Buongiorno» farfugliò con voce impastata passandosi le dita sulle palpebre e spostandosi i capelli che gli avevano invaso il viso. Aveva decisamente dormito troppo. «Che ore sono?»
«Hai vinto.» Non riuscì a connettere bene e si sollevò con la testa verso il compagno con aria interrogativa. «Non hai russato.» Ruotò
per qualche secondo con gli occhi nella stanza  in cerca di un senso per quella frase, poi realizzò: “se mantieni la parola ti concederò una delle mie verginità.”
Ricadde sul cuscino sogghignando mentre sentiva il rumore dei passi di Tom.
«Prendi.» Con ancora un ghigno sornione afferrò la tazza di caffè e ne bevve un sorso generoso. Era dolce e macchiato, proprio come piaceva a lui. «E togliti dalla faccia quell’espressione vittoriosa. Sei pessimo.» Ridacchiò più forte mentre Tom gli si stendeva accanto. Accavallò le gambe ancora coperte dai suoi pantaloni mezzi sgualciti. I piedi nudi. Addosso, solo la sua camicia bianca. Accese la tivù.
«Ho vinto.» Tom non rispose e continuò a fare zapping. Chris si umettò le labbra e finì di bere il suo caffè. Poggiò poi la tazza vuota sul comodino guardando verso la luce del balcone. «Mh, bella giornata oggi, vero?» Il telecomando gli picchiò sulla testa e poi tornò a fare il suo lavoro. Tom aveva ancora gli occhi fissi sul televisore e la faccia di chi ha perso una mano a poker. Chris lo scrutò con una dolce sensazione appagata nello stomaco.
«Fai alla svelta» alitò poi l’inglese senza spostare gli occhi dall’immagine nello schermo.
«Oh, no, no. Devo pensare bene. Anzi, perché non mi elenchi tutte le tue verginità, anche quelle più intime, così posso sceglier-» Si ritrovò schiacciato contro il materasso con il telecomando che era diventato un mini Mjolnir e non smetteva di colpirlo per tutto il corpo. «Ahia!» Ma la sua testa, chissà perché, era il suo bersaglio preferito. Alla fine Tom gli finì a cavalcioni addosso e smise di colpirlo.
«Non essere squallido! Sei sposato e padre di una deliziosa bambina. E poi ricordati che siamo amici, anzi, fratelli, perciò non fare richieste oscene.» Chris gli poggiò le mani sui fianchi e lo guardò sorridente.
«Ok, Tom, ma vorrei farti notare, che non sono io quello seduto a gambe aperte addosso al fratello.»  
«Chris!» Si dovette coprire il viso con entrambe le braccia per evitare che il telecomando gli cavasse un occhio.
«E dai! Perché hai fatto quella proposta se poi hai il terrore di quello che potrebbe succedere?» chiese nel mentre del crudele flagellamento. Sentì i colpi arrestarsi e allargò la sua rete di protezione con cautela. Tom se ne stava a guardare il suo addome mordendosi un angolo della bocca.
«Ero sicuro che avresti russato.» A quell’adorabile confessione sorrise cercando di non eccedere troppo perché non voleva trovarsi quel dannato telecomando infilato da qualche parte. Non sarebbe stato piacevole.
«Potevi mentire.»
«Non offendermi ora.»
«Non lo farei mai.» Ed era palese quanto fosse trasversale quella frase. Gli occhi di Tom tornarono sui suoi così come le mani di Chris tornarono a poggiarsi sui suoi fianchi. «È solo uno stupido gioco, Tom. Nulla di più, e se non vuoi più giocare, va bene -E non trattarmi come se fossi un maniaco!»
Il viso di Tom si rilassò. «Sei tu che ti comporti da maniaco.»
«Sì, ma solo in privato.» Stavolta riuscì perfino a rubargli una risata.
Tom lo fissò in silenzio per qualche attimo mentre si rigirava fra le mani il telecomando. La tivù continuava a parlottare di qualcosa che aveva a che fare con il nuovo film di 007.
«Non voglio più giocare. Ok?» Chris capì e questo bastò.
«Ok.» Rispose comprensivo e gli schiaffeggiò sorridente una coscia. «Ora, se volessi essere così gentile da lasciarmi alzare, avrei urgente bisogno del bagno, visto che hai schiacciato selvaggiamente la mia vescica e tutto ciò che c’è più in basso.»
«Oddio, scusami!» Tom non sembrava aver afferrato la sua ironia e si alzò velocemente ricadendo sul suo fianco. Chris gli sorrise un’ultima volta ed andò in bagno.
Tirò l’acqua e si lavò le mani. Al suo riflesso allo specchio chiese se non fosse il caso di smetterla di giocare con Tom. Forse lui si era stancato. Forse stava diventando davvero molesto. Forse doveva iniziare sinceramente a comportarsi solo come un buon padre, in fondo lo era. Si asciugò il viso e le mani quando una vocina nella sua testa gli sospirò qualcosa: magari, Tom non aveva mai realmente giocato. Semplicemente la ignorò.

Quando tornò in camera, Tom se ne stava poggiato con la schiena contro la testiera del letto e guardare con la fronte corrucciata – segno di profonda concentrazione – la rumorosa tv. Chris si avvicinò al tavolo imbandito della più classica colazione all’inglese che si potesse desiderare, ed attirò la sua attenzione indicandosi con l’indice lo zigomo sinistro.
«Mi sono rimasti i segni dei bracciali» borbottò mentre Tom gli regalava un sorriso divertito.
«Così la smetterai di vestirti come un gipsy.»
«Ma sta’ zitto, Dolce&Gabbana!» ribatté tirandogli uno dei suoi bracciali intanto che se li sfilava e li gettava sul tavolo. Tom lo afferrò al volo e lo rigirò fra le mani prima di poggiarlo sul comodino accanto.
Di tutto quel ben di dio, Chris agguantò una manciata di biscotti e se li ficcò in bocca senza curarsi di non spargere briciole su tutto il pavimento.
«Kwe guaddi? [Che guardi?]» bofonchiò a bocca piena. Tom gli lanciò un’occhiata e poi tornò a fissare lo schermo della tv alzando di poco il volume.
«Skyfall. È uno speciale.» Annuì bevendo un po’ di spremuta per mandare giù i biscotti e poi si gettò stancamente sul letto poggiando la testa sulle gambe dell’inglese. «Daniel sarà magnifico anche stavolta.» Si lasciò scappare un risolino mentre Tom gli posava
sul petto la mano con cui stringeva il telecomando.
«Ti vedrei bene nel ruolo di Bond» affermò sentendolo ridere.
«Sì, come no.»
«Dico sul serio!» Sollevò gli occhi sul suo viso. «Hai la classe giusta per interpretarlo.» Tom scosse la testa e tornò a guardare la tv. «Guarda che sono sincero.»
«Grazie» alitò ma non aggiunse altro.
«Ed io stavolta potrei fare il cattivo.» Anche Chris prese a guardare lo speciale trovandolo di certo meno interessante del compagno.
«Non sarebbe male. Saresti un ottimo boss malavitoso con tutti quei bracciali.» Risero all’unisono e Chris poggiò la mano su quella di Tom prendendogli il telecomando. L’inglese lo lasciò fare continuando a tenere le dita abbandonate contro la sua camicia azzurra.
«È il sogno della mia vita essere un boss! E so fare anche un credibilissimo accento colombiano.» Tom rise più forte. «Hola amigo. ¿Tienes dinero?» Chris si ritrovò a sussultare sulle gambe dell’inglese mentre quest’ultimo se la rideva di gusto.
«Elsa sarà orgogliosa di te!» sghignazzò.
«Puoi dirlo forte, hermano
Quando le risate sfumarono, Chris alzò un po’ il volume cercando di trovare qualcosa di realmente interessante in tutta quella sfilza di opinioni noiose dei classici addetti ai lavori,  pronti ad osannarti o a distruggerti con la loro bella lingua biforcuta. Critici cinematografici. Lui li avrebbe etichettati con qualche vocabolo che, di certo, Tom non avrebbe approvato.  
«Devo tornare a casa.» Ruotò la testa fino ad incrociare il suo sguardo. «Devo farmi una doccia.»
«Puoi farla qui.»
«E devo cambiarmi.»
«Posso prestarti io dei vestiti, ma sono leggermente gipsy e- AHI!» Tom gli aveva tirato una sottile ciocca di capelli e lo guardava con una strana espressione. Chris non riuscì a darle una definizione precisa. Dolce, triste. Qualunque fosse, a lui non aveva fatto un bell’effetto. «Tutto ok?» chiese sollevandosi e mettendosi a sedere. Tom annui con un sorriso che era semplicemente di circostanza. «Forza, parla» gli intimò infilandosi i capelli dietro alle orecchie prima di spegnere la tivù.
«Chris, è tutto ok. Devo solo tornare a casa.» Ancora quel fastidioso sorriso falso. Chris odiava vederglielo sulla faccia perché voleva dire sempre l’opposto. In quel caso no, non era tutto ok.
«Non starai ancora pensando a quella cretinata di prima? Tom, ti chiedo scusa se ti ha infastidito. Volevo solo scherzare e a volte posso essere veramente un idiota.» La sua mano gli si posò su un polso e stavolta il suo sorriso sembrava sincero.
«Chris, non è nulla, davvero. Ho solo bisogno di tornare a casa e darmi una sistemata. Dobbiamo incontrare Alan e gli altri, e dopo la brillante idea di ieri di non andare a cena, saranno anche preoccupati. Non credi?»
Sinceramente in quel momento di tutto poteva importargli ché di Alan e degli altri, tanto meno delle loro preoccupazioni.
«Non mi va di andare sul set...» sospirò annoiato. «Mi faranno le treccine. Non sono virili le treccine. Il Dio del Tuono non può portare le treccine» brontolò infantilmente solo per sentirlo ridere.
«Non avrei dovuto dirti nulla.» Tom sorrideva divertito e di conseguenza Chris si sentì più leggero. Ma ancora non riusciva a capire il perché di quell’ombra che gli aveva visto prima negli occhi. Forse era stata solo la sua immaginazione. Forse aveva dormito veramente troppo. Forse. «Ci vediamo lì, allora.»
Si era limitato ad annuire con un sospiro mentre Tom si alzava dal letto. Si piegò su un fianco poggiando il viso nel palmo della mano e sostenendosi con il gomito. Rimase in silenzio a guardare Tom che raccattava le sue scarpe e le infilava una per volta, prima la destra poi la sinistra. Sulla sedia vicino al tavolo, afferrò la giacca blu e la indossò, prima la manica sinistra, poi la destra. Si sistemò il collo della camicia, a quel punto incrociò i suoi occhi.
«Voglio darti una cosa» sospirò con un’idea ben precisa in testa. Poteva scherzare e fare l’idiota quanto voleva, ma non avrebbe permesso che Tom dubitasse di quanto ci tenesse a lui, come amico, come fratello, come tutto ciò che rappresentava nel suo cuore. Non sapeva dire bene come, ma era convinto di averlo infastidito - ferito? Poteva e voleva solo rimediare.
«Cosa vuoi darmi?»
«Avvicinati e lo vedrai.»
Lo vide sollevare un sopracciglio ed avvicinarsi senza fare altre domande. Chris si stese sul letto in modo da avere la vista della figura di Tom capovolta. Allungò un braccio in alto e gli fece un cenno con la mano. Tom capì. Tom era dannatamente perspicace e a Chris quel suo lato piaceva immensamente - uno dei tanti. Si flesse con il busto e, quando la mano di Chris gli afferrò la nuca, si lasciò guidare finché la sua bocca non incontrò quella del compagno. Chiuse gli occhi e dischiuse le labbra. Non era nulla di casto stavolta, ma sembrava che nessuno dei due volesse che lo fosse. Chris sentì le sensazioni delle labbra di Tom scivolargli fin dentro allo stomaco e si chiese se anche per lui fosse così. Per qualche strano motivo, lo sperò.
La sua mano abbandonò piano i capelli castani mentre quel bacio sfumava dolce. Tom si sollevò accarezzandosi appena le labbra con la lingua.
«Cos’era?» gli chiese con un sorriso rovesciato.
«Una delle mie verginità.» Il sorriso di Tom si raddrizzò quando gli si sedette accanto con un leggero rossore sul viso.  «Il mio primo bacio capovolto. Ed è tuo.»
I suoi begli occhi si velarono di una nuova venatura che però Chris non riuscì a definire correttamente. Avvertì solo le sue dita posarsi delicate sul suo petto. «Chris...» Non disse nulla e chiuse semplicemente gli occhi trattenendo nelle palpebre la sua espressione dolce. Se avesse detto qualcosa, magari sarebbe stata la cosa sbagliata o inopportuna e lui non aveva voglia di rovinare nulla. Sentì poi le sue labbra posarsi delicatamente sulla guancia. «Grazie.» Gli rispose con un sorriso. Il letto cigolò quando Tom si alzò e Chris lo udì rumoreggiare con la porta ma non ancora uscire. «Ehi, Chris?»
«Mh...» rispose restando immobile nella sua posizione.
«Sapevo che saresti stato uno straordinario Spiderman
[2]!» Sorrise di nuovo e continuò a farlo anche quando Tom si chiuse la porta alle spalle. 
Solo se tu sei Mary Jane” pensò ghignando, ma quella battuta era meglio tenersela per sé. 








FINE








[1] Clicca QUI
[2] Durante la conferenza stampa russa per The Avengers, Tom disse che Chris sarebbe stato uno straordinario Spiderman. Chris gli sospirò un “Thanks, Tom” imbarazzato (ed io persi 2/3 delle ovaie). Ovviamente la battuta è riferita al famoso bacio capovolto dello Spiderman di Raimi.




NdA.
Finita!
Spero vi sia piaciuta e che soprattutto vi abbia fatto sorridere ^^
Non confidavo molto in questa storia, ma ha avuto un discreto successo e perciò vi ringrazio! È sempre bello trattare due persone come Tom e Chris perché sono semplicemente adorabili *w*
Sul finale ho dato una leggerissima pennellata di sadness ma popo appena, perché, andiamo, non si può sempre ridere u.u Chissà se Chris un giorno lo capirà...
Grazie a chiunque abbia letto, seguito, recensito, preferito, ricordato, odiato, insultato, maledetto... insomma, qualsiasi cosa abbiate fatto con questa storia, per me va bene XD
Un abbraccio a tutte, e godetevi la scena post-crediti...
Kiss kiss Chiara







***



Quando Chris si preparò per andare sul set, non riuscì a trovare uno dei suoi bracciali. Doveva essergli caduto nel sonno, pensò, forse l’avrebbe ritrovato quella sera sotto le coperte.
Ma così non fu.
Chris non lo trovò né quella sera né le successive. Né sotto le coperte né nelle valige o da qualsiasi altra parte. Alla fine decise di considerarlo semplicemente perso, non senza una buona dose di dispiacere, visto che era il suo preferito.
Ciò che Chris non sapeva, però, era che quel piccolo bracciale di cuoio se ne stava legato attorno al polso di qualcuno che badava bene a toglierlo ogni volta che lui era nei dintorni.
E forse, se avesse saputo che quel qualcuno era Tom, se la sarebbe presa un po’ di meno.



***






  
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