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Autore: Nisi    13/04/2013    4 recensioni
“Come reagiresti tu, se tutto ad un tratto ti dovessero tagliare quei bei riccioloni scuri e te li tingessero di biondo, se ti dicessero che non puoi mettere più il tuo Belstaff e la tua sciarpa blu e ti facessero indossare delle camicie da boscaiolo invece delle tue button down che ti piacciono tanto, se ti portassero via la tua vestaglia preferita e se al posto dei cerotti alla nicotina ti dessero della tisana al tiglio? Se non potessi più suonare il tuo violino?”
Per ragioni di sicurezza Molly Hooper deve assumere un'altra identità e la cosa non le piace affatto. E' evidente che nei suoi nuovi panni non si trovi, ma forse non tutto il male viene per nuocere.
Seguito di Via, ma molto meno drammatico.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sembra quasi di essere Michelle Obama che va a prendere l’Air Force One. Siamo all’aeroporto militare di Merryfield e ovviamente questo posto è pieno di soldati armati di tutto punto. Davanti a tutti ci sono Mycroft e Sherlock; le sue mani sono sprofondate nelle tasche e sul viso l’espressione tra l’annoiato e l’irritato che ha sempre quando parla con suo fratello*, o meglio quando suo fratello gli fa la paternale come sembra stia facendo in questo momento; proprio dietro i due Holmes, lo stesso uomo che era presente alla riunione, ma non so chi sia e cosa sia qui a fare.  Io chiudo la fila e arranco accanto ad Anthea che riesce a camminare e contemporaneamente  a scrivere velocemente sul suo telefonino. Io cerco di mantenere una dignità, il che vuol dire non slogarmi una caviglia a causa di questi trampoli che qualcuno – sempre Anthea - si ostina a chiamare tacchi, a tirare verso il basso la mini gonna che indosso; ormai alla scollatura non ci faccio più caso. E’ una causa persa, e poi non è che ci sia tanto da far vedere. Però i tacchi… i tacchi! Non sono abituata a portare questo tipo di scarpe, al Bart’s metto calzature comode e confortevoli e anche quando non sono al lavoro la mia scelta non è tanto diversa. L’ultima volta che ho messo i tacchi è stato… mi viene in mente la musica di un violino, un silenzio imbarazzato e un bacio interrotto dal gemito di una donna al culmine del piacere usato come suoneria del telefonino. Meglio non pensarci. Meglio non pensare a niente, anzi. Ci sono troppe cose che ho voglia di dimenticare, almeno per il momento e devo essere concentrata.

Sospiro e Anthea alza gli occhi da telefono per un nano secondo per lanciarmi uno sguardo in tralice che mi sembra di pena; è l’assistente personale di Mycroft e suppongo sappia meglio di chiunque altro cosa voglia dire avere a che fare con gli Holmes. Provo rabbia e ho paura, io non ho mai aspirato a una vita avventurosa. Sto lasciando casa mia per andare in un posto che ho visitato solamente a San Patrizio, quando ero troppo ubriaca per accorgermi dove fossi veramente. Il fatto di essere con Sherlock non mi è minimamente di conforto. So benissimo che non è una persona facile, è egocentrico, arrogante, maleducato e non ha peli sulla lingua. Dice che è sincero ma la maggior parte delle volte che apre bocca è solamente offensivo. Lo so, lo so. Lo amo, ma questo non mi impedisce di vedere tutti i suoi difetti e sono davvero troppi, soprattutto se concentrati in una sola persona.

Essendo un aeroporto militare, non dobbiamo fare il check in e il controllo documenti.
Anthea non si imbarca con noi. Mi volto per salutarla e faccio per baciarla sulla guancia. Lei fa un passo indietro e scuote la testa, lo stesso sorriso garbato e vuoto che ha Mycroft. “Lei ora è il  dottor Tracey Summers, non se lo scordi mai”.
Mi porge la mano e gliela stringo. Quando ci lasciamo, nel palmo trovo un biglietto microscopico con scritto quello che sembra  essere un numero di telefono. Anthea sorride ancora. “In caso di bisogno, ma solo messaggi” e china la testa in segno di congedo che ha tutta l’aria di essere definitivo.

Salgo sull’aereo, resistendo alla tentazione di voltarmi per farle un cenno di saluto. Anthea ha ragione: Molly Hooper o quello che ne è rimasto non è la donna che sta salendo sull’aereo del governo inglese. Sono l’ultima ad entrare e dopo pochi secondi il portellone si chiude dietro di me con un tonfo sordo.
*
L’interno dell’abitacolo è estremamente confortevole. Mi immagino quali personalità si siano sedute su questa stessa poltrona. E’ comodissima e c’è un sacco di posto per stendere le gambe. Le poche volte che ho volato ho sempre preso voli low cost e persone poco più alte di me si trovavano strizzate su sedili scomodi e con le ginocchia in bocca. A lato del bracciolo c’è un tavolino, davanti a me uno schermo ultrapiatto per la proiezione del film.
“Dottor Summers?” una hostess che sembra uscita da un film di Hollywood mi si avvicina con un sorriso educato e io mi sento un groppo alla gola grosso così nel sentirmi chiamare col mio nuovo nome. “Desidera un rinfresco?”
“Un t…” Mi interrompo. Molly avrebbe preso il tè, Tracey invece no. “Un gin and tonic, per favore”.
“Molto bene. Arriva subito. Se intanto vuole prendere visione dei film disponibili?”
“Certo, grazie” e prendo la brochure in cartoncino che mi porge.
C’è “L’amore a due facce”, quel film tanto carino con Barbra Streisand. No, non posso. Compongo quindi il codice che fa scorrere i titoli di testa di “Thor”. Sospiro e mi rendo conto solo ora che Mycroft mi sta fissando e mi rivolge un impercettibile gesto di approvazione. Sherlock gli siede accanto e non si è nemmeno voltato.

La hostess ritorna col mio gin tonic e ricaccio indietro le lacrime di smarrimento che ho voglia di versare, ma che devo imparare a trattenere, così come la mia emotività. Non mi piace essere tra estranei e l’unica persona che conosco qui è Sherlock e non è che sia una gran consolazione, non è certo il tipo che nei momenti di autocommiserazione ti porge la scatola dei kleenex e ti prepara qualcosa di forte da bere. Quel suo fratello governativo, poi… mi fa venire i brividi. Credo che sia il tipo che mentre ti sbrana ti offre una tazza di tè, sorride educatamente e parla del tempo.

La vicenda del film si dipana e devo ammettere che non è male. Lui è un gran bel ragazzo, ma i biondi bellocci non mi sono mai piaciuti particolarmente. Ho sempre avuto un debole per i personaggi scuri di capelli, oscuri e tormentati e non capisco se sto pensando a Jim – Moriarty, intendo o a Sherlock.
Per quanto mi riguarda, Sherlock è sicuramente più pericoloso di Moriarty. Tutto sommato anche se era un pazzo criminale, Jim è sempre stato molto gentile con me. Guardava Glee assieme a me e mi portava i marshmallows.

“Dottor Summers?” Alzo gli occhi e tolgo gli auricolari. Mycroft è in piedi di fianco a me. La spia luminosa che indica che le cinture di sicurezza devono essere tenute allacciate si è appena spenta e  il fratello di Sherlock non ha evidentemente perso tempo. “Mi dispiace distrarla dalla visione del suo film, ma vorrei approfittare di questo breve volo per passarle delle informazioni che la riguardano. Posso sedermi?”
“Prego.” Stendo la mano verso il sedile vuoto accanto al mio e Mycroft prende posto.
“Solo qualche informazione logistica. Lei e Sherlock abiterete in due case diverse, ma contigue che si trovano sulla strada che porta a Salthill, il sobborgo sulla costa. Ciò significa che le cantine delle due abitazioni sono comunicanti, quindi mio fratello potrà accedere alla sua casa in tutta sicurezza e senza essere visto . Ufficialmente, Sherlock si è già trasferito nella nuova abitazione tre settimane fa. In questo momento un camion dei traslochi sta consegnando i suoi nuovi effetti personali. Ovviamente, arriverete ai vostri domicili con mezzi diversi e in orari differenti. La dispensa è stata rifornita in modo di non richiedere un approvvigionamento immediato e l’abitazione dispone di tutti i comfort che renderanno il suo trasferimento per quanto possibile più agevole, anche se temo che lo stile di arredamento e le suppellettili non saranno identiche a quelle della sua residenza precedente. Prenderà servizio alla clinica universitaria domani pomeriggio alle diciassette. Avrà due sottoposte. Ha già ricevuto istruzioni sulla sua nuova identità e sulla sua storia famigliare, ma cerchi di limitare il più possibile la divulgazione di  sue informazioni personali.  Galway è una piccola città, si troverà a suo agio. Cerchi di tenere un basso profilo, Dottore, e vedrà che tutto andrà bene.”
Annuisco nemmeno troppo convinta. La mia vita si è dipanata per anni in una sequenza sempre uguale. Nessuno scossone, nessun cambiamento degno di nota se si eccettua la morte di mio padre, il mio lavoro al Bart’s e poco altro e non mi sono ancora abituata a questo stravolgimento della mia vita nel giro di pochissimi giorni.
“Bene, se non ci sono domande, la lascio al suo film.” Mycroft si alza, mi rivolge un breve cenno del capo e poi se ne va.
Domande? Avere delle domande da fare vorrebbe dire aver le idee un minimo chiare. Forse la cosa più saggia è affrontare le cose una alla volta.
*
Questa è una delle poche volte in cui potrei arrivare a dire che quasi apprezzo Mycroft.
La prima cosa che ho visto entrando nella mia nuova abitazione è stato il mio violino posato su un mobile accanto a un Belstaff appeso nell’ingresso, uguale e identico a quello che ho sempre portato e che si è irrimediabilmente rovinato nella caduta: tra il sangue, lo sporco e gli strappi sarebbe stato inutilizzabile e comunque Molly me l’ha letteralmente tagliato via di dosso quando si è occupata della mia finta-autopsia e del mio cadavere ancora in vita.

Quello che ho indossato in questi giorni non era un Belstaff, ma lei non se ne è nemmeno accorta. Non credo che distinguerebbe un Belstaff da un Burberry.
Molly mi ha visto nudo. Credo che da tempo desiderasse prendere visione del mio corpo senza l’impedimento dei  vestiti, ma ritengo che avrebbe preferito che la cosa si fosse verificata in altre condizioni.
Sogghigno beffardo. Sarà sicuramente  arrossita quando mi ha lavato. Non faccio a tempo a terminare questo pensiero che quel pizzico di umanità che John mi ha instillato dentro a furia di darmi del coglione, si fa sentire. Molly è stata fondamentale alla riuscita del mio piano e il suo gusto orripilante in fatto di abiti, il suo scarso decolleté e la sua penosa inadeguatezza alla conversazione ora sono solo secondi al suo coraggio e alla sua competenza, che comunque già avevo rilevato da tempo. Ecco, sì. Il coraggio. Non pensavo che Molly Hooper avesse un minimo di spina dorsale. Sempre qualcosa, mi sfugge sempre qualcosa.

La casa è più che accettabile, anzi direi più comoda di quella di Baker Street: di costruzione ben più recente e quindi moderna, il riscaldamento è in ottime condizioni, c’è il WiFi, un PC di ultima generazione, una TV a schermo ultrapiatto, una stanza attrezzata come un perfetto laboratorio e non vi sono le tappezzerie pesanti che ricoprivano i muri del mio vecchio appartamento, muri che ho pensato personalmente a vivacizzare a furia di revolverate. Qui le pareti sono dipinte in un semplice e gradevole color crema e comunque non posso permettermi di utilizzare una pistola, visto che in questo posto ci sono più salmoni che abitanti ed è di pubblico dominio che i salmoni non si mettano a sparare dietro agli altri pesci, dal che si deduce che a Galway è piuttosto raro che si verifichino sparatorie. Attirerei inutilmente l’attenzione.

Un punto decisamente a sfavore di questa nuova sistemazione è l’aria. E’ pulita e resa frizzante dall’oceano. Io sono abituato allo smog di Londra e dei livelli così bassi di CO2rischiano di compromettere l’equilibrio dei miei polmoni. Mi rendo conto in questo momento che posso però controbilanciare questo eccesso di salubrità fumando tonnellate di sigarette, la qual cosa mi mette in una buona predisposizione d’animo, infatti il mio umore, da solitamente pestifero, ora è virato al detestabile.

Ottimo. Immagino che la situazione richieda una visita di aggiornamento al mio palazzo mentale che, a quanto pare, si è arricchito di una dependance irlandese. Mi accomodo sulla poltrona e unisco i polpastrelli nella mia solita posizione di meditazione. Non è che sia tanto utile alla riflessione, ma mi sono reso conto che chiunque la veda pensa immediatamente a quanto io sia cool.

Devo riflettere a come considerare l’abitazione di Molly, se una dependance della dependance o una sezione staccata della stessa casa. E’ fondamentale che io conosca perfettamente i luoghi nei quali mi troverò a operare, quindi la giornata di oggi sarà dedicata a prendere confidenza con la mia nuova sistemazione e da domani mi dedicherò allo smantellamento della rete organizzata da James Moriarty, anche perché in questo posto non c’è molto altro da fare se non dedicarsi alla pesca dei salmoni di cui sopra – noioso,  all’alcool – peggio che noioso, rallenta i riflessi ,  oppure dedicarsi al turismo, perdita di tempo.

Quando le stanze del mio palazzo mentale sono state tutte rimaneggiate con la nuova organizzazione, mi accorgo che è ormai sera. Solitamente quando emergevo dalle mie lunghe riflessioni c’era una tazza di tè che mi aspettava sul tavolino. Questa volta non c’è niente. Sento freddo e vorrei tanto che John fosse qui a insultarmi e a dirmi che sono un maledetto idiota.
Nell’altra casa c’è solo uno scricciolo di patologa iperemotiva, anche se è la mia patologa e l’unica veramente competente; non è John, ma d’altronde i geni come me hanno bisogno di un pubblico. Ho deciso, andrò da lei ad approfittarmi della sua adorazione incondizionata.
*

* Licenza poetica, mi risulta che Molly abbia visto i due fratelli Holmes interagire solo in una occasione. Correggetemi se mi sbaglio. Buongiorno e buon sabato.
Ecco il nuovo capitolo.
Grazie mille a Yllel per aver recensito e a

Ekisho93
Leoale
Blue_moon
IrregolareDiBakerStreet (bel nick, a proposito)
Lady of the sea
SuperPuff
Violet79

che hanno inserito questa storia tra le preferite, le seguite, le ricordate.
Grazie assaie (Nisi si inchina e manda baci)

See you soon.











   
 
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