Il bip regolare delle attrezzature che monitorano le sue condizioni è l'unico rumore nella stanza d'ospedale. L'unico, insieme alla voce secca del dottore, da quando si è risvegliato. Scanditi da quei bip, i minuti sembrano lenti come ore e 

, bloccato in quel letto, senza memoria della sua vita prima dell'incidente, Sasuke si annoia e sprofonda in un limbo di pareti bianche, locali asettici e disinfettante.

Ha provato a ricordare, l'unica attività concessogli, ma a scavare in una mente vuota non guadagna che mal di testa. Quindi lascia che siano loro stessi, i ricordi, a farsi vivi da soli. Da quando ha smesso di cercarli, immagini nebulose hanno iniziato a comparire. Non sa se sia frutto della sua immaginazione o se si tratti di un ricordo vero, ma sempre più spesso gli torna alla mente l'immagine di due mani femminili che gli porgono delle mele.

All'inizio era come guardare un vetro appannato, distingueva appena i colori, i contorni; con i giorni ha capito che qualcuno gli offriva delle mele rosse e che quel qualcuno era una donna, ma non sua madre - mani troppo giovani, forse una ragazzina o addirittura una bambina. Gli è anche parso di scorgere un sorriso, in quell'unico ricordo che pare essersi salvato all'amnesia.

Poi più niente, solo quel fotogramma sbiadito che molto presto lo ha stancato - troppo noioso. Fino a quando una voce non gli ha sussurrato «Sakura».