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Autore: Be Mine    02/11/2007    7 recensioni
---Allora Almitra di nuovo parlò e disse: "Che cos'è il Matrimonio, maestro ?" E lui rispose dicendo: "Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. E insieme nella silenziosa memoria di dio..."---Il tuo ossessivo senso del giusto e dello sbagliato ti induce a credere di essere sempre nella ragione: mi chiedo spesso il perchè. Quando infatti mi hai domandato se ti avrei mai sposato, avrei voluto tanto sapere quale per te era la risposta più sensata: si o no. Naturalmente scelsi quella sbagliata. (RoyXEd)
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction s'ispira ad una celebre poesia-insegnamento di un profeta di nome Kahlil Gibran, dalla quale o tratto anche il titolo della fanfiction; pertanto tutto ciò scritto in corsivo non è stato scritto da me, ma dal citato, e né mi appartiene.

Avevo in mente una cosa praticamente diversa, ma quello che ne è venuto fuori è ciò che segue. Mi scuso per le mie prolungate assenze, vogliate perdonarmi.

Spero sia di vostro gradimento!

Be Mine

Sul Matrimonio

Allora Almitra di nuovo parlò e disse: "Che cos'è il Matrimonio, maestro ?"
E lui rispose dicendo:
"Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
E insieme nella silenziosa memoria di dio..."
*

Il tuo ossessivo senso del giusto e dello sbagliato ti induce a credere di essere sempre nella ragione: mi chiedo spesso il perchè.

Quando infatti mi hai domandato se ti avrei mai sposato, avrei voluto tanto sapere quale per te era la risposta più sensata: si o no.

Naturalmente scelsi quella sbagliata.

No, non l'avrei mai fatto.

Perchè io sono realista.

Perchè sono schietto e duro.

Perchè non ho aspettative per il futuro.

E, in quel momento, vederti in lacrime è stato il segnale che mi ha fatto capire quanto fossi un mostro, quanto la guerra avesse sbriciolato quel minimo di umanità che la natura mi aveva donato: naturalmente lo capivo perchè ero innamorato.

*

Il letto era così vuoto e freddo da provocargli brividi su tutto il corpo, e soprattutto alle braccia. Si strofinò gli occhi, come un bambino, passandosi poi entrambe le mani tra i capelli; le ginocchia al petto e i gomiti su di esse, il viso rivolto alle cosce coperte dal lenzuolo di cotone, nonostante fosse dicembre inoltrato.

Il freddo divorava tutta la stanza, e lo stesso fuoco del camino soffriva e stentava a mantenersi in vita.

Tra poco sarebbe morto.

Gli ultimi carboni ardenti emettevano un fumo grigio sottile e inodore, il quale saliva piano lungo la canna fumaria.

Il rumore dell'acqua che schioppava al suolo feriva l'udito tanto era forte, ed ogni tanto grosse gocce penetravano dalla canna stessa.

Ordinava al suo corpo di muoversi e scendere da quel letto, ma la prospettiva di ciò che poteva aspettarlo in altre stanze di quell' abitazione lo metteva tremendamente in agitazione.

O meglio, di ciò che poteva anche non aspettarlo.

Nulla è necessità assoluta, quando si è convinti che non lo sia.


Così Edward avrebbe potuto benissimo allontanarsi da lui, se avesse voluto: ciò avrebbe significato perderlo per sempre, naturalmente.

Perchè dipendere l'uno dall'altro è la cosa più negativa che in questo mondo possa accadere.

Pensava ciò, ma non sapeva chi tra Edward ed egli stesso dipendesse di più l'uno dall'altro.


Per un attimo si abbandonò a questo pensiero, riflettendo sulla sua vita e su come sarebbe stata senza avere quel piccolo raggio di sole ad illuminarla.

Immaginò un bicchiere di scotch del ‘76 e una bettola in periferia; puttane un po’ dappertutto e puzza di piscio, benché non ci fossero cessi lì intorno. Si sarebbe mosso un po’, portando il capo al petto, accorgendosi del fetore di vomito che l'appestava.

Probabilmente dopo sarebbe andato via con una di quelle donne e avrebbe provato a farsela... provato, perchè con molta probabilità sarebbe crollato dopo cinque minuti a causa dell'alcool: e così, la mattina dopo si sarebbe ritrovato nudo, senza vestiti né portafoglio, costretto a chiamare qualcuno al quartier generale inventando chissà quale stratosferica bugia...

Almeno quelle, sapeva dirle bene.

A quale scopo poi continuare a lottare per un sogno che non puoi condividere con nessuno?

Perchè combattere per un mondo che ti rifiuta a tal punto?

Perchè cercare di essere migliori?

Solo e triste, senza ambizioni, senza motivazioni: per cosa vivere?

E per cosa morire d'altronde?

Tutto è così orrendamente squallido quando nessuno conta per te e tu non conti per nessuno!

Aspettò che il cuore si fermasse un poco, che tutte le funzioni del suo corpo ritornassero normali, poi scese dal letto e si rivestì: gli abiti erano ancora sul pavimento.

*


La cucina era ancora una volta divenuta il suo rifugio: forse per questo sentiva suo il ruolo di donna più di quanto lo fosse in realtà.

Per niente lo era, tranne che per quel minuscolo particolare: preferiva gli uomini.

All'inizio solo Roy, poi si cresce e ci si guarda un po’ intorno, ovviamente... ma il suo colonnello era l'unico ad averlo avuto davvero.

Iniziava a pensare che ciò non fosse stato un bene totale.


Si era alzato alle cinque -minuto più minuto meno- e aveva preparato la colazione.

Tutto come se nulla fosse successo, sebbene la delusione che provava e la luce smorta nei suoi occhi tradissero le apparenze: il taisa questa volta gli aveva fatto molto male.

In fondo, anche se solo per illuderlo, per dargli una speranza,

AVREBBE POTUTO DIRGLI DI SI.

Ma di certo Roy Mustang non era un uomo accondiscendente: non ne voleva sapere di legami stretti, anche se con lui forse un pochino si era lasciato andare.

Quella mattina sarebbe volentieri corso via da quella casa; l'orgoglio però gli e lo impediva: quella era casa sua, o meglio, era casa loro.

S'immaginava il suo futuro senza certezze e soprattutto senza nessuno da amare, perchè era questo che la vita gli prometteva senza Roy Mustang al suo fianco: un lungo periodo di stasi e indifferenza, un'agonia continua e ripetuta; vedere suo fratello sposato con una bella donna e dei bambini felici che giocano nel verde prato della loro casa in campagna. E Winry! Lei accompagnata da Alphonse sull'altare, dove il suo grande amore l'aspetta estasiato.

E tra le fantasticherie, sua madre che l'osserva con occhi severi rimproverandolo:

"Cos'hai fatto Edward?!"

Non l'aveva mai fatto.

Non l'aveva mai guardato così.


Sentì un rumore provenire dalla zona notte: un cigolio, una porta che si schiude.

Dei passi iniziarono a causare piccole scosse sul pavimento abbastanza percepibili: pregava dio affinché stesse solo immaginandoseli.

Ma non era così.

Roy, ritto di fronte a lui, lo guardava con aria perplessa: il suo pigiama di tre taglie più grande, che poco prima aveva visto riverso sul pavimento, lasciava scoperto il collo, e quei tre bottoncini blu come la fantasia a rombi mostravano quanto bianca fosse la pelle del torace.

Già lo sapeva, però.

I suoi occhi erano concentrati sul toast ricoperto di marmellata alle more che mangiava; già erano pieni di lacrime...la sua arte del far soffrire il prossimo era ampiamente riconosciuta ormai, come quella di regalare le più vive e vere emozioni.

E la felicità.

Roy era una persona ambigua: era la sua più atroce sofferenza e l'unica ragione di vita.

Ma adesso non poteva guardarlo negli occhi, perché altrimenti migliaia di lacrime sarebbero cascate giù, e non voleva questo. Assolutamente no.

Arresosi all'evidenza che quella mattina non meritava nemmeno un'occhiata fuggiva, si avvicinò al frigo e prese la bottiglia col latte; poi ancora aprì un mobile e prese dei biscotti.

Poggiò tutto sulla tavola e si sedette di fronte a lui: nulla era diverso dalle altre mattine, tutto era imbandito a perfezione.

Latte e biscotti per lui; un toast e del succo per Ed: molto era diverso fra loro, a partire dai loro gusti circa il cibo; c'era sempre stato un qualcosa a ricordargli quanto fossero opposti e per questo distanti nel contempo.

Come la luna e il mare separati dal destino: così diversi, tanto da amarsi fino alla follia, perchè l'uno rappresenta una parte inscindibile dell'altro.

Ma né luna, né mare possono mai incontrarsi, perchè distanti.

Sarebbero mai stati felici, allora?

*

"...Ma vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino della stessa musica.
Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro."


*

-Edward...-

Edward alzò lo sguardo, e un lacrimone non poté far altro che scender giù pesantemente.

Roy continuò a guardarlo fisso, poi vista l'umidità del suo viso, volse lo sguardo alla sua sinistra.

-Pensavo... non è che tu... vorresti... sposarmi?-

Sgranò gli occhi.

Ed lasciò cadere la fetta di pane abbrustolita sul pavimento e gli corse in grembo, stringendo forte il tessuto morbido del pigiama tra le dita e poggiando il capo sul suo collo.

E pianse sorridendo, mentre Roy lo stringeva forte a sé.

Perchè anche se per un istante, anche se per finta, senza un motivo vero e proprio...

ANCHE SE PER ILLUDERLO, aveva proposto di amarlo per sempre.

E questo era ciò che contava.

Sarebbero stati insieme

per sempre.


---FINE---



Le note mi sembravano d'obbligo: naturalmente nella società descritta dalla Harakawa è impensabile un matrimonio tra due uomini, o almeno risulta una cosa scandalosa.

E' una cosa impensabile (sempre per la società descritta, etc, etc), e per questo, sotto certi punti di vista, tragica: non poter coronare completamente il proprio sogno d'amore, intendo.

Spero che con questa ff io abbia chiarito il mio punto di vista: ossia, che ci può essere di più di tutto ciò; per me il matrimonio è la morte dell'amore, perchè si cade nella monotonia.

Ho voluto vedere il futuro successivo all'avvenimento narrato come un'eterna luna di miele...ma ciò non toglie che non ci si possa stufare pure di quella!

Confido in una amore che possa spezzare ogni forma di routine, e che quello tra Ed e Roy sia uno dei tanti.

C'è ancora chi crede nell'amore eterno?


LOL


Be Mine



   
 
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