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Autore: Evilcassy    13/04/2013    7 recensioni
[Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.]
E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.
Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

GreyRaven e Loki, richiamati dalle rispettive nature, decidono di lasciare gli Inferi e di riprendere i rispettivi cammini.
Ma incappare l'uno nelle trame dell'altro è questione di poco, anzi, pochissimo.
[Sequel di THE SEVENTH]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt. 9: The road that leads to nowhere.

 

Because there's a conflict in every human heart, between the rational and the irrational, between good and evil. And good does not always triumph. Sometimes the dark side overcomes what Lincoln called the better angels of our nature. Every man has got a breaking point.

 

Se non ci fosse stato Thor a sorreggermi sarei caduta dal bordo del precipizio in cui sono comparsa. Mi trattiene per un braccio e mi attira verso di sé raccomandandosi di stargli vicina.

Mai avuto l'intenzione di lasciare un'ancora di salvezza muscolosa come lui.

Soprattutto se l'ancora di salvezza muscolosa mi ha appena salvato da una voragine di cui non vedo la fine, persa tra la polvere ghiacciata sollevata dal vento che ulula attraverso pinnacoli di rocce nere

"Piuttosto inospitale come luogo." Commento con la voce che trema appena. Roccia e ghiaccio, vento e neve, penombra costante e silenzio inquietante: Jotunheim.

"Essere nuovamente qui risveglia in me dolorosi ricordi." ammette Thor con lo sguardo a terra. "Dobbiamo muoverci. Se gli Jotun si accorgono della nostra presenza, sconfiggerli non sarà semplice." Infreddolita, Morrigan si infila nel cappuccio della giacca a vento riparandosi dietro al mio collo e litigando con la mia treccia, tirandomi i capelli meritandosi dei piccoli colpi di rimprovero. "La scorsa volta che sono stato qui, l'intervento di mio padre fu provvidenziale. Ma con il Bifrost spezzato ed il Re sprofondato nella più tristezza più profonda non potremo contare su nessun aiuto da Asgard. L'antica forza di Odino sembra svanita dalle sue membra, sprofondata nella tomba con la sua Regina."

"La ferita è ancora troppo fresca." lo conforto, passandogli un braccio attorno alla vita. "Il dolore è ancora troppo vivo per tutti."

"Ma io ho con chi condividerlo: Il sostegno dei miei amici, di Jane. Lui ha il peso degli anni e del trono. E Loki... Loki ha solo la rabbia sorda del suo dolore."

"Lui non..."

"Lady GreyRaven, so che hai cercato di aiutarlo e che lui non te lo ha permesso: Non dovresti sentirti in colpa. Speravo tuttavia che almeno tu, che avevi fatto breccia nel suo cuore, avresti potuto laddove tutti noi avevamo fallito."

Caro Thor, la situazione è un pelino più complicata di come la immagini. Far breccia nel cuore di Loki è sin troppo semplice, nel bene o nel male. È conquistare la sua fiducia, trasmettere un sentimento positivo il problema: Prenderlo per mano per accompagnarlo e dargli sostegno, senza pretendere di imporgli un pensiero, un insegnamento o un punto di vista.

Un bel casino, no?

E sì, lui non mi ha permesso di farlo. Ed è per paura.

Se non gli importasse di me o se fossi solo una pedina del suo gioco Loki non sarebbe stato con me fuori dalla Stark Tower, prima.

Non mi avrebbe baciato nella sua forma di nebbia - sia per celare la sua presenza che per non ostacolare me - non se ne sarebbe andato all'alba dell'omicidio di sua madre senza far rumore e senza svegliarmi, e non mi avrebbe lasciato il libro.

Loki non mi impedisce di essere coinvolta nella ricerca delle gemme, sa che sarebbe uno sforzo vano e futile, ma sta facendo un viaggio parallelo per avere la sua vendetta.

Ecco, un altro bel casino.

Perché ho quasi la matematica certezza che Loki sappia perfettamente chi ci sia dietro ad Amora - noi abbiamo solo un pugno di sospetti senza nessuna prova effettiva - e che stia operando nell'ombra con un piano ben preciso. E come faccia ad avere queste certezze spalanca la porta ad un mondo di domande e dubbi che al momento non posso affrontare.

Non mentre affondo in un metro di neve sferzata dal vento più gelido in cui mia sia mai imbattuta. Roba da far sbiancare persino la Vedova Nera, addestrata e cresciuta in Siberia. 

Anche questa volta devo ringraziare la mia parte demoniaca che mi regala questa resistenza eccezionale a queste temperature e all'aria rarefatta: il principale motivo per cui a questa spedizione possiamo partecipare solo io e Thor.

Attivo il rilevatore – uno di quelli che erano contenuti nella valigetta che Selvig aveva indicato come Di Vitale Importanza - sul mio avambraccio, l'ologramma mi saluta con il logo della Stark Ind. e l'intro di Welcome to the Jungle, che Tony non lascia mai nulla al caso. Poi mi propone una mappa 3D del luogo, in miniatura, ed un puntino giallo in corrispondenza della traccia della Gemma. "Direzione Nord-Est, sei miglia da qui."

"Sarebbe meglio camminare, volando potremmo attirare la loro attenzione."

"Con quel mantello rosso? Ce li ritroveremmo addosso a meno di un miglio, queste montagne sono spoglie, non offrono molti ripari da sguardi indiscreti e non posso fare troppo affidamento sulla magia, devo salvare le energie per il viaggio di ritorno. Meglio essere il più veloci possibili."

"D'accordo. Aggrappati a me e reggiti forte."

"Volentieri."

 

 

"Qui Barton, fornire direzione."

"Agente Carter, fornisco coordinate 76°31′52″ Nord, 068°42′11″ Ovest, passo."

Scambia uno sguardo sorpreso con Natasha: "Cavolo, è decisamente a Nord."

"Paura di buscarti un raffreddore, agente Barton?" Le sue labbra si incurvano leggermente in un sorrisetto malizioso. "Se preferisci ti autorizzo a tornartene al calduccio del tuo letto alla Tower." "Potrei accettare solo se al calduccio del letto fossi in buona compagnia. Possibilmente quella in cui mi sono svegliato stamattina."

Lei increspa le labbra e appoggia l'indice a fargli segno di tacere, poi gli strizza l'occhio con fare complice.

I motori del Quinjet sono avviati al minimo per lo scongelamento della neve e del ghiaccio su ali e rotori. Natasha controlla i livelli della strumentazione. "La nostra destinazione è la base area Thule, in Groenlandia." Legge ad alta voce per informare gli altri.

Dietro di loro Banner è già allacciato ad un sedile e sta connettendo il portatile per avere sempre sott'occhio la situazione all'UnderLab e il debole segnale di ritorno di Thor ed Addison. "Sarà saggio lasciare il Tumbler qui?" Steve getta un'occhiata preoccupata al di là del portellone che si sta richiudendo. "Perché, è in divieto di sosta? Tranquillo, Cittadino Modello, i vigili oggi non passeranno."

Stavo pensando ad un innalzamento della marea, piuttosto. Quest'area non è ancora stata stabilizzata da dopo New York War II, anche se non comprendo appieno perché."

"Perché i turisti di tutto il mondo sono attratti dai luoghi delle battaglie, e questa città ha bisogno di fondi per la ricostruzione. Anzi, sai che se fossi in te mi proporrei come residuo bellico parlante? Una sorta di guida turistica: passeresti le domeniche seduto sulle panchine e a richiesta inizieresti a parlare della guerra. Perché no? Tutti i tuoi coetanei lo fanno!"

"Aumento potenza motori." avvisa Clint: anziché prendere posto Tony continua a blaterare, percorrendo in lungo ed in largo il corpo del Quinjet. "Impostazione di decollo" insiste.

Seguitando la sua pantomima della perfetta domenica di Steve, Stark addirittura saltella, davanti allo sguardo di compatimento di Captain America e Banner. Mano sulla leva, propulsori attivati di  colpo ed IronMan si ritrova gambe all'aria. "Hey Robin Hood, fallo di nuovo e rado al suolo Sherwood. E voi allegri compari, smettetela di ridere."

 

La leggera vibrazione che da qualche minuto fa tremare il Quinjet è diventata un tremolio inquietante.

"C'è una instabilità nei rotori che fa imbardare il Quinjet" spiega Natasha tenendo sotto controllo la strumentazione. "Al momento non abbiamo problemi a mantenerci in quota, ma se iniziano a destabilizzarsi con più frequenza potremmo essere costretti ad un atterraggio tecnico."

"Lo troverei fuori luogo, agente Romanoff." La testa di Stark è spuntata tra quella di Nat e Clint, a fissare la plancia di comando con occhio clinico. "La temperatura esterna è di -65°. Guarda i valori del vento: avremmo una percezione esterna maggiore, minimizzare la potenza dei motori potrebbe essere letale."

"Dunque suggerisci?"

"Le raffiche di vento tirano da est, giusto? Bilancia il rotore di sinistra inclinandolo di 32°, spezzerà la forza del vento e subirà meno danni dal freddo. Lancia al massimo i motori, questi problemi sono causati dal ghiaccio, se diminuiamo la potenza diminuirà le temperatura dei motori. E non so voi, ma non trovo allettante l'idea di finire schiantati a terra e sepolti sotto decine di metri cubi di ghiaccio. Tu che dici Cap?"

"C'è di peggio, Stark. Tipo passare il tempo libero in tua presenza."

"Oh, ma oggi siamo proprio brillanti!"

Un'imprecazione sfugge dalle labbra di Clint, che si mette a picchiettare inutilmente gli indicatori davanti alla cloche di comando: "Le strumentazioni fanno le bizze, Tony. Idee?"

Stark sospira, si gratta la testa e poi si avvicina ad un pannello di controllo della cabina, lo apre e ci guarda dentro. "Made in H.A.M.M.E.R. come sospettavo. Ricordatemi di scambiare due chiacchiere con il vostro ufficio ricambi. Banner, mi serve la scheda di memoria dello Starkphone. Permetti?" "Beh, in fondo è tuo..." risponde lanciandoglielo. "Piccioncini, dovreste attivare la modalità di controllo manuale. Possibilmente con esiti positivi quali il mantenimento ad una quota degna di questo nome e della rotta. E' possibile?"

"Niente di più facile." Dalla voce di Clint trapela una leggera nota ironica, tuttavia reimposta i comandi e, ad un cenno affermativo di Natasha, converte i controlli; l'intensificarsi del rollio sottolinea il passaggio. La fronte di Clint si imperla di sudore e le labbra di Natasha si increspano in un broncio concentrato: "Fai alla svelta, volare a vista in queste condizioni è praticamente da kamikaze. Rischiamo lo stallo."

Steve si affaccia all'entrata della cabina sorreggendosi con entrambe le mani allo stipite della porta: "Dobbiamo aspettarci una intensificazione dei venti; Stark sei sicuro che il Quinjet regga?"

"No."

"Bene, volevo solo esserne certo."

"Quello che sto cercando di fare è di portarlo più in là possibile. Troverei sconveniente far atterrare Captain America in Canada."

"Possiamo fare qualcosa?"

Stark non lo guarda nemmeno, impegnato com'è a resettare il sistema, distruggere lo Starkphone ed utilizzarne alcuni componenti e collegare qua e là fili che a Steve sembrano tutti uguali: "A parte scaldarti la borsa dell'acqua calda per non peggiorare i reumatismi? Reggersi forte e tenere il paracadute a portata di mano. Ah, e mettere la giacca a vento a Banner, che è soggetto a riniti."

"Spiritoso..."

"Non tanto, hai mai avuto a che fare con il moccio dell'Hulk?"

Cap rivolge uno sguardo in direzione di Banner in cerca di una conferma: Per tutta risposta il dottore si infila con aria placida la giacca a vento prima di alzare le spalle e allargare le braccia ad indicare che, anche questo, è fuori da ogni sua capacità di controllo.

 

Nuova applicazione della legge di Murphy: se una parete di roccia gelida liscia, ripida ed infinita presenta una fessura, stai pur certo che ciò che cerchi si è infilato in quella sottile spaccatura.

Se la sottile spaccatura in cui ti sei infilata ed incastrata circa una trentina di volte cimentandoti in una compilation di fantasiose bestemmie che hanno costretto il tuo accompagnatore a ricordarti che anche lui è un dio e - per cortesia - di smetterla che sta iniziando a sentirsi offeso, si apre in una piccola grotta all'apparenza liscia, ma che un esame più approfondito rivela una piccola, minuscola, insignificante crepa in un angolo; è risaputo che l'oggetto che tu necessiti ormai disperatamente è proprio dentro alla minuscola fenditura. E che puoi sfiorarlo solo con le dita.

Ok, mi rifiuto di accettare di essere così sfigata. Preferisco credere che la Gemma si trovi in quella dannatissima crepa perché un bastardissimo scoiattolo preistorico ce l'ha istintivamente infilata scambiandola per una fottutissima ghianda.

"Tappati le orecchie!" urlo a Thor attraverso lo stretto condotto dentro cui mi sono infilata. L'eco smembra la mia voce e solo dopo qualche secondo mi ritorna indietro il 'Perché?' del Dio del Tuono.

Perché non sto per dire cose carine su tutta la tua stirpe, perché invocherò una qualche divinità oscura e accuserò di meretricio ogni figura femminile e non di ogni pantheon religioso di mia conoscenza. Non infierirò su tuo fratello solo perché sono una signora.

Cerco di allargare la fessura infilandoci la lama più sottile di una delle asce, muovendola. L'esito è positivo, ora posso infilarci dentro la mano completamente.

Peccato che la Gemma sia scivolata più giù.

Oh Anubi, figlio di un'Ecate nuda e di un Bacco onanista danzante nel pallido plenilunio!

Ok. Calma e sangue freddo. Qui rischiamo di peggiorare la situazione. Non posso cercare di infilare la mano e andar per tentativi, che il tempo stringe e la posta in gioco è piuttosto alta. Affidarmi ai miei poteri potrebbe dare un esito positivo al recupero (e anche al non inimicarmi un eccessivo numero di divinità.) ma mi toglierebbe troppa energia, e non riusciremmo a tornare indietro.

Oh beh, ho due barrette energetiche come dotazione, potrebbero aiutare; potrei restare nascosta in questa grotta a riposarmi e poi una volta ripresa riportare Morrigan e Thor sulla Terra.

Alternative?

No. Ok, d'accordo: Che dissolvenza parziale sia. Abbasso il cappuccio e Morrigan saltella al mio fianco, gli occhietti neri lucidi di impazienza quando gli spiego il mio piano. Mi sfilo la giacca e alzo la manica della tuta, poi mi corico bocconi davanti alla crepa e mi concentro, Morrigan posizionata vicino alla frattura a guardar dentro e a gracchiare piano pronta a darmi indicazioni.

Chiudo gli occhi e muovo appena le dita della mano: Il potere fluisce dal centro del mio petto, passa dai muscoli alle vene e si espande nel braccio. Dalla pelle alla carne viva sino alle ossa, il mio braccio lentamente di disgrega, si alleggerisce, diventando vapore. Entra nella crepa, e quando Morrigan gracchia avvolge la Gemma. È il momento più difficile: devo ricompattare il mio braccio, farlo tornare di carne mentre lo faccio uscire, per non rischiare di incastrarlo nella roccia. Piano piano, sento finalmente la sensibilità tornare nelle dita: sento ora la gemma tra il pollice e l'indice. Sfilo lentamente e nello stesso tempo continuo a riconvertire il vapore in carne. Ora sento la consistenza della roccia sulla carne viva e stringo i denti per il dolore quando un minuscolo angolo di pietra mi incide. Calma, Addison, Calma.

Un bel respiro, e continuiamo.

La pelle del braccio ritorna al suo posto quando anche le unghie hanno superato il bordo frastagliato della crepa. Tra le mie dita, grande come una grossa noce, il bagliore ambrato della Gemma del Tempo.

La stringo nel palmo e mi rannicchio su me stessa. La testa gira e sento le gocce di sudore attraversarmi la schiena.

Dovrei cercare le barrette energetiche sotto la giacca, o forse solo chiudere gli occhi per un secondo.

Non faccio in tempo a decidere, le mie palpebre sono troppo pesanti.

                                                               

Se le ali di Morrigan fossero due mani, a quest'ora mi avrebbe già gonfiato la faccia a sberle.

Gracchia e sbatte le piume sul mio viso, si aggrappa alla giacca con le zampette e mi pizzica le orecchie con il becco. Apro appena gli occhi e cerco di rizzarmi a sedere. Il braccio nudo è livido dal freddo e solcato da quattro graffi sanguinanti. Tra le dita stringo ancora la Gemma. La guardo brillare di luce propria nella semioscurità della grotta: il suo potere è tangibile, come se al suo interno ci fosse un minuscolo cuore palpitante, un respiro che vorrebbe fondersi con il mio.

Ho già sentito un potere del genere a contatto con la mia mano, scivolare tra le mie dita ed annidarsi nel mio cuore inebriando la mia mente.

Ma il Tesseract inibiva i miei freni e pulsava energia nelle mie vene. La Gemma invece possiede lo splendore affascinante di una serpe velenosa. È il canto di una sirena, e se mi lascio vincere dalle sue promesse perirò con essa.

Un tuono.

All'esterno della grotta. L'urlo di Thor e rumore di colpi.

Merda.

Infilo velocemente la pietra in una tasca interna della mia tuta e mi infilo la giacca. Morrigan mi precede volando nel cunicolo ed io, asce in pugno, mi ci infilo velocemente.

 

Amon si sbagliava riguardo le asce.

Non sono come le mie precedenti lame.

Queste sono molto più letali.

O forse sono io ad essere un po' più feroce, nel combattimento.

Ah, allora è così che sono gli Jotun purosangue: Puffi alti tre metri con gli occhi di sangue che latrano come mannari in calore.

La testa del primo che mi ritrovo davanti dopo essere uscita dalla fenditura si apre a metà come un melone, attraversata da una delle mie asce. Non male, decisamente!

Richiamo l'arma e mi do da fare ad aiutare Thor a sbarazzarsi dei suoi quattro assalitori.

Ne abbatto uno con quattro colpi di lama nelle gambe e lo finisco recidendogli la carotide. Un altro che si è lanciato in soccorso del compagno viene avvolto da una vampata di Fuoco Fatuo.

Urlo a Thor che è meglio scappare, che non sono in condizionai di affrontare una carneficina e che altri Jotun stanno scalando velocemente la parete ghiacciata sotto di noi. Mi cinge la vita con il braccio e fa mulinare il Mjolnir; quando ci stacchiamo dal suolo Morrigan si aggrappa piantandomi le unghie nella carne del collo.

 

"Apertura dei carrelli mancata, sono in avaria!" Natasha impreca in russo e mantiene salda la presa ai comandi dei freni  "Voi tre, là dietro, mani ai pannelli e procedete con l'apertura manuale!"

"Troppo tardi, Nat. Deflettori aperti al massimo, abbassa i flap: reggersi forte e che Odino che la mandi buona almeno per questa volta."

La pancia del veivolo impatta al suolo e scivola sulla superficie di ghiaccio senza controllo. Il vento fa ruotare il Quinjet, e solo i riflessi di Natasha le fanno notare la parete di ghiaccio a cui stanno andando incontro. Afferra velocemente il comando dei missili aria-aria direzionando il joystick verso la parete: Preciso ed efficace, il Sidewinder lascia l'ala e schizza verso l'ostacolo facendolo saltare per aria: il Quinjet passa attraverso la fiammata dell'esplosione fermandosi indenne metri dopo la parete sgretolata.

"Bel colpo, Nat." Clint getta la testa all'indietro, gli occhi chiusi e tira un sospiro di sollievo. "Se non fosse stato per te a quest'ora saremmo nella merda più totale."

"Perché, ora no?"

"Poteva andarci peggio."

"E se non lasci i motori al minimo di sicuro succederà." interviene Stark alzandosi dal sedile su cui era sprofondato. Da una pacca sulla spalla di Banner, bianco come un cencio, e fa cenno a Cap di seguirlo fuori. "Andiamo a fare la conta dei danni."

Natasha li ferma, alzandosi in piedi e avvicinandosi al parabrezza sopra la plancia. "C'è qualcosa, là in fondo." Strizza gli occhi per guardare meglio, attraverso la cortina di neve che si sta depositando sul vetro. Clint fa partire i tergicristalli e la imita. "Sembrano persone. Che abbiano già mandato una squadra di soccorso?"

"A 120 miglia dalla base e con queste condizioni meteo? Non credo."

"Sbaglio o sono piuttosto alte, per essere persone normali?"

"Hai ragione, Cap... quelli sembrano..."

"Giganti?"

"Yeti?"

"Na'vi?"

Ma Banner ha incollato la faccia ad uno degli oblò sui lati e guarda in alto con aria preoccupata. "Ragazzi... non per dire... ma... il cielo, non vi sembra di averlo già visto da qualche parte?" È Stark a parlare per primo, come sempre, esprimendo il pensiero corale: "Oh, Merda."

 

"Riesci a teletrasportarci?" Il braccio di Thor mi cinge le spalle, guidandomi ad appoggiarmi alla sua spalla con la fronte.

Siamo atterrati su un picco che sovrasta una profonda gola, distante da quella in cui abbiamo ritrovato la Gemma. Al riparo tra due massi ci concediamo un minuto per riprendere fiato.

Chiedo un attimo e lui annuisce, gettando uno sguardo preoccupato intorno. Sul braccio sinistro l'armatura lacera e distrutta rivela una porzione di pelle annerita dall'ustione. Lo tocco delicatamente per controllargli la ferita e lui si ritrae di scatto:  "Dunque, abbiamo conosciuto gli Jotun. Me li immaginavo meno fetenti." dico strappandogli un sorrisetto. "Oh, e questo non è niente!" Commenta. "Sanno essere molto più pericolosi, con lo Scrigno alla loro portata."

"Credi che possano averlo?"

Thor alza le spalle: "Mio padre li ha sconfitti una volta ed io farò lo stesso, se attaccheranno un regno posto sotto la mia protezione." Poi torna a studiare le mie condizioni: "Ti senti meglio?"

"Sì. La disgregazione parziale richiede una concentrazione maggiore di quella totale, si spendono più energie ed un'atmosfera con l'ossigeno rarefatto come questa non aiuta."

" È stato Loki ad insegnarti questo trucco?"

Roteo gli occhi: "Non è un trucco, è magia."

"Giusto" Thor sorride tristemente. "E chi l'avrebbe detto? È  sempre stato geloso delle sue conoscenze!"

"Forse perché nessuno ha mostrato interesse verso le sue capacità." Mi pento subito di essermi lasciata sfuggire questa considerazione: il velo di tristezza negli occhi celesti di Thor si intensifica e china lo sguardo ad evitare il mio. "Non volevo accusarti, scusa."

"Ma dici il vero" sospira. "Cosa ti ha detto? Cosa ti ha raccontato di noi?"

"Tante cose." Rispondo vaga. "E non so mai se credere a tutte. Un giorno forse ci metteremo a tavolino io e te davanti ad una porzione di Pop Tarts e ci confronteremo direttamente su ciò che Loki mi ha raccontato. Che ne dici?"

Annuisce, la stretta sulla spalla si intensifica mentre mi stringe a sé.

Ecco, su una cosa Loki è stato sincero: Thor stritola.

Poi, improvvisamente, mi lascia andare e si guardai di nuovo attorno con aria preoccupata. "Hai sentito?"

Ansimo dall'abbraccio appena interrotto. "Cosa?" domando, un istante prima di sentire anche io un rumore.

Passi.

Migliaia di passi.

Un esercito in marcia nella vallata.

Usciamo dal nostro rifugio, gettandoci bocconi sullo sperone di roccia e guardando giù dalla rupe, tra la tormenta di neve. La gola sottostante è percorsa da un lungo serpentone di Giganti di Ghiaccio. "L'armata di Jotunheim." mormora Thor. "Si preparano ad attaccare."

"'Sta moda degli eserciti spero finisca presto." borbotto. "E dove staranno andando?"

Thor segue con gli occhi la direzione dei soldati. Poi alza gli occhi al cielo. "Lady GreyRaven...!" Seguo il suo sguardo. Le nubi scure del cielo si sono aperte in un cerchio, un vortice dalla luce bluastra che scende sulla terra inospitale: Un portale.

"Mi pare una risposta esaustiva alla nostra precedente domanda su chi abbia lo Scrigno."

"Temo anch'io."

 

"Guardiamo il lato positivo" Sulle teste dei giganti grandinano i missili di Iron Man: le esplosioni creano scompiglio e smembrano la fila degli Jotun. Uno di loro, a cavallo di quello che sembra un gigantesco orso zannuto ed irto di spine, si lascia andare ad un latrato feroce incitando i compagni a contrattaccare. Stark svetta in alto e scarta un grappolo di guglie di ghiaccio.

Raggiungendo una posizione favorevole tra l'ala del Quinjet e una porzione della parete ghiacciata che Natasha ha abbattuto, Occhio di Falco incocca una freccia esplosiva e prende la mira. "Sarebbe?" L'occhio del bestione zannuto viene colpito: Il tempo di un latrato di dolore ed esplode; il cavaliere diventa una torcia impazzita scagliata sul ghiaccio.

"Che non sono Chitauri. Ormai avevano stufato, no?"

"A me davano un senso di sicurezza." commenta Natasha attivando l'Arma del Distruttore, che è diventato il suo giocattolino preferito dopo i Morsi di Vipera. Mentre si carica di energia gli schiocca addirittura un bacio sulla canna. "Almeno eravamo sicuri di poterli sopraffare. Invece questi Na'vi sembrano piuttosto coriacei."

"Beh, se vedi uno che si avvicina con la treccia in mano, sappi che vuole offriti una cena." ironizza Stark.

"Romantico!"

"Nat, la cena non è compresa."

"Suvvia, Barton, non essere geloso!"

Mezza dozzina di giganti si è ripresa dallo sgomento iniziale ed ha lanciato la carica al Quinjet.

I primi tre vengono atterrati dallo scudo di Captain America. Un quarto gli si lancia addosso. Rotolano sulla neve e solo dopo una breve lotta Cap riesce faticosamente ad avere la meglio, la pelle esposta dalla divisa lacerata, nel fianco sinistro, brucia terribilmente per il contatto con il gigante: "Non per fare la solita voce fuori dal coro, ma temo li stiamo prendendo sottogamba."

"Ed io non vorrei fare la menagramo, ma ne stanno arrivando altri, come da copione per i portali aperti." Natasha ne abbatte uno con due fucilate. "Dottore, che ne dici di far sgranchire un po' l'Altro?"

La testa di Banner fa capolino dall'apertura del Quinjet. "Dici sia il caso?"

Quattro cuspidi di ghiaccio si conficcano dove un istante prima si trovava Natasha. Rotolando su di un fianco e scivolando tra il ghiaccio, la Vedova Nera si rialza a pochi centimetri dal portellone aperto del Quinjet. Si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ricarica il fucile ed annuisce: "Decisamente."

Banner si sfila giacca a vento e maglione sistemandoli ordinatamente sul sedile del Quinjet a fianco degli occhiali. Poi prende un bel respiro ed esce con un laconico "D'accordo."

E l'urlo dell'Hulk fende l'aria.

 

Alziamo gli occhi al portale nello stesso momento. L'attimo di distrazione che permette ad uno dei cavalieri Jotun di atterrare Thor e ad un altro di bloccarmi. La tuta cede a contatto con il suo corpo e la pelle sfrigola. Il mio urlo di dolore si fonde con il suo di quando rilascio il Fuoco Fatuo.

Thor fulmina il cavaliere ed i due più vicini e si rialza con un colpo di reni. "Hai sentito?"

"Banner è nervosetto anche oggi!" esclamo abbattendo il gigante più vicino con quattro colpi di asce sugli stinchi. "Il portale è aperto sulla Terra, possiamo sfruttarlo!"

Il Mjolnir mi salva dalla stalattite diretta alla mia schiena. Lo Jotun che l’ha scagliata viene carbonizzato dal mio fuoco. "Dovremmo trovare anche un modo per richiuderlo!"

Embé, certo, perché sembrava troppo facile così.

 

 

Arieccomi!

Inizio subito con il ringraziare, come sempre, chi entra in queste pagine. Soprattutto chi entra e lascia un commento.

Grazie, voi non avete idea di come mi state aiutando e motivando.

Tantopiù che, anche se non ho scritto completamente i capitoli mancanti (sono arrivata al 15° e credo me ne manchino ancora più o meno 5) ho già in mano le linee guida da seguire per arrivare alla fine.

Grazie, Grazie ed  ancora Grazie.

Vi faccio una debole tirata d’orecchie per non aver tentato la sorte con gli ‘Inside Jokes’ del capitolo precedente, ma fa nulla. Darò comunque le soluzioni…

… solo non ora.

Tiè.

Per ogni domanda, dubbio, o solo per fare conversazione e sparare qualche sciocchezza in allegria, vi rimando al mio Ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos.

Per tutto il resto c’è MasterStark!

Alla prossima,

EC.

 

PS: Titolo tratto da ‘Pilgrim’ di Enya (Artista irlandese… ma va? Sono appena appena fissata con l’Irlanda….) e citazione cinematografica tratta da Apocalypse Now.

 

   
 
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