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Autore: shapeshifter    13/04/2013    4 recensioni
Well, questa storia è nata ascoltando la preview (e sottolineo la preview e non l'intera canzone) di Pretty Little Girl - per l'appunto - , canzone dell'EP appena uscito.
Solo successivamente si è scoperto che fosse dedicata a Jennifer, ma a me non importa perché ormai ho tutta la mia storia che ci calza a pennello /o/
Perciò niente, spero che vi possa piacere. La storia è ambientata nel 1995, Tom DeLonge non è ancora quel Tom e c'è una certa ragazza, questa Pretty Little Girl che imparerete a conoscere... buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8.

Il fatidico giorno era arrivato: il ballo d’estate. Mi svegliai quella mattina dopo un sonno agitato in cui avevo sognato che Tom fosse un pessimo ballerino – cosa probabilmente vera – e che mia zia mi avesse confezionato un orrendo abito color canarino con una mostruosa gonna ampia, in stile sorellastra di Cenerentola.

Mi stropicciai gli occhi e quasi urlai: la mia stanza era invasa da palloncini e fiori.

Sembrava una di quelle camere uscite dal Polly Pocket. Presi la strada per il bagno facendomi largo tra la massa di oggetti sospesi per la mia camera e in bagno mentre mi specchiavo notai un biglietto appeso allo specchio.

 

Sapevo che avresti totalmente ignorato tutta la mia fatica. Oggi sarà la tua giornata, okay? Ricordatelo.

Ti voglio tanto bene, Thomas.

 

Ps: stasera alle sette sarò da te, prima del ballo ho in mente una cosa, portati un cambio

 

Mi guardai allo specchio confusa.

‘ Oh Tom, ma che diavolo avrai in mente stavolta? ’, pensai.

Sbuffai e dopo una doccia veloce mi vestii, con il pensiero poco gradevole delle chiacchiere assillanti di Jane che avrebbe commentato i palloncini e fatto qualsiasi considerazione sulla sorpresa di Tom.

Uscii di casa e vidi che era una bella giornata, come sempre in California, eppure ai miei occhi il solito vialetto familiare mi apparve più piacevole del solito, così la camminata fino a scuola non fu così deprimente.

Ma varcata la soglia mi sentii trascinata per la manica della felpa e mi ritrovai nel bagno delle ragazze.

Jane…

“ Aspetta. ”, si girò e si mise a guardare sotto ogni porta del gabinetto, dopodiché spalancò ogni porta.

All’ultima sentii un urletto e una voce maschile.

“ Fuori, questo bagno è guasto. ”

“ Ma cosa v… ”, tentò di dire la ragazza all’interno.

“ ANDATE FUORI. ”

La ragazza, che sembrava uscita più da un night club che pronta per una giornata di scuola, se ne andò con una smorfia e una figura maschile uscì poco dopo e abbottonandosi i pantaloni se ne andò.

“ Ora dimmi, stasera? Sei pronta? ”

Mi si parò davanti, mentre io stavo seduta sul bordo del lavandino con le gambe a penzoloni e con l’aria più innocua che potessi assumere la guardai e scossi la testa come per chiederle di che diavolo stava parlando.

“ Avanti. E’ il ballo, e state insieme da più di un mese… Sai di che cosa parlo. ”

Mi si contorse lo stomaco e abbassai la testa, sistemandomi la maglietta.

Jane si avvicinò e mi prese tra le braccia, accarezzandomi prima i capelli e poi la schiena, dopodiché mi baciò la fronte e mi guardò negli occhi. “ Sai, a me non piaceva quel tizio all’inizio, ma sembra okay, devo ammetterlo. E se… eh va beh, se ha la mia approvazione possiamo dire che… andrà tutto bene. Io so che andrà tutto bene. ”

La strinsi forte a me e feci un cenno.

“ Leggilo. ”, le dissi porgendogli il bigliettino che avevo trovato in bagno.

Mi guardò interrogativa e io scrollai le spalle. “ Non ne ho idea! ”

Mmm beh, però devo dire che è proprio dolce. E io che pensavo fosse un coglione! ”

La guardai contrariata e mi restituì il biglietto ridacchiando. “ Ho un po’ paura. Io… beh, lo sai. E invece lui avrà avuto un sacco di ragazze e…

Jos… andrà tutto bene. ”

“ E’ Hot Pants. ”

“ Ed è il tuo ragazzo. ”, sottolineò dandomi un buffetto. “ E siete bellissimi. Farete bimbi bellissimi. E basta. ”

La guardai esterrefatta per ciò che aveva appena detto, dato che fino a poche settimane prima non lo sopportava. Mi chiedevo da quando la mia migliore amica avesse iniziato a essere una seguace della mia relazione.

“ E tu da dove tiri fuori queste cose? ”

“ Silenzio. E dimmi, come ti vestirai? ”

Giusto, me lo domandai anch’io. Mia zia lavorava al vestito per il ballo da quasi due mesi e io non avevo potuto vedere neanche l’orlo del più piccolo dettaglio. Sapevo solo che ‘ starà benissimo con i tuoi occhi ’, e io che mai in vita mia avevo abbinato qualcosa ai miei occhi mi chiedevo che indizio mi volesse dare mia zia con quella frase.

“ Ne so quanto te, e sinceramente sono anche spaventata… comunque camera mia è un trionfo di palloncini e fiori, grazie a Tom. ”

Mi lanciò un occhiata sbalordita e poi si sciolse in molti versetti tipici da parte sua per queste situazioni.

“ Smettila. Per favore, è già imbarazzante. Basta. ”

Solo il suono della campanella mi salvò.

 

Volevo che quella giornata rallentasse, non che si fermasse, non vedevo l’ora di scoprire cosa avesse in mente Thomas, tuttavia avrei voluto avere più tempo per elaborare, per permettere al mio cervello di fare le mie piccole congetture e pensare ad un’idea plausibile.

Invece le lezioni volarono e presto mi ritrovai catapultata al Sombrero con Jane che ancora non si era dimenticata della sorpresa mattutina che avevo ricevuto in camera mia.

“ Se qualcuno facesse qualcosa così per me probabilmente lo sposerei! ”

“ Se vuoi te lo regalo, siete logorroici alla stessa maniera…

Mi lanciò dei pezzettini di carta tra i capelli e improvvisamente vidi che fece un mega sorrisone dietro di me. Nemmeno il tempo di voltarmi che mi ritrovai il braccio di Tom tra le spalle, e un lieve bacio sulla guancia. Quando eravamo tra amici preferiva non mettere gli altri troppo in imbarazzo e non si dava a  effusioni plateali, a patto che non fosse ubriaco.

“ Buongiorno anche a te ”, fece l’occhiolino a Jane e lei lo salutò con un sorriso.

Notò il suo foglietto sul tavolo – Jane aveva voluto rivederlo per fare ancora qualche moina – e gli diede un’occhiata. “ E comunque prego, no, okay. ”

Risi e mi lasciai andare ad un lungo bacio nonostante la presenza della mia amica. “ Grazie ”, gli sussurrai sincera.

“ Oh, allora è servito a qualcosa… ”, strofinò il naso contro il mio e poi andò ad ordinare.

“ Scusaci.. ”, dissi a Jane appena lui fu lontano.

“ Oh, no, siete così dolci! ”

Scrollai la testa incredula e tornai a mangiare le mie patatine, mentre sentivo che lei continuò a blaterare, senza che io l’ascoltassi. Poco dopo qualcuno mi tastò la spalla e mi girai convinta fosse Tom ma con sorpresa vidi la faccia di Andrew, una faccia che non vedevo da parecchio tempo.

“ Incredibile, sei ancora viva! ”

“ Andrew! ”, mi alzai e lo strinsi in un abbraccio.

Jane lo salutò timidamente mentre lui si avvicinò e le diede due baci sulle guance.

Si stava per sedere di fianco a me quando una voce alle sue spalle disse: “ Quel posto è occupato. ”

Pensai che Tom avesse il tempismo peggiore del mondo, se fosse arrivato prima forse la sua accoglienza sarebbe stata più cordiale.

“ Oh, sei qui con lui? Scusa amico, non lo sapevo. ”

La situazione sembrava tesa, così feci cenno a Tom di sedersi, cosa che fece, cingendomi sotto al suo braccio.

“ Ehm, ero con Jane e poi ci siamo incontrati, perciò… ”, Tom mi sciolse dalla sua presa e iniziò a mangiare, osservando la discussione con interesse ma senza manifestare alcun fastidio.

“ Non sapevo ti fossi fidanzata ufficialmente, ora capisco perché non ti si vede più…

A quel punto vidi che lui gli lanciò un’occhiataccia e Tom mi guardò sussurrandomi “ Ti prego, posso pestarlo? ”

Lo strattonai per la mano sotto al tavolo e gli feci cenno di no.

“ Se vuoi siediti con noi, sareb…

“ Oh no, no no. Io… ho un impegno. Sì. Ci si vede. ”

E senza nemmeno darci tempo di salutare se ne andò da dove era venuto, provocando fastidio anche al proprietario del locale che lo vide uscire senza comprare nulla.

“ Uhm ehm, okay ”, disse Thomas scoppiando a ridere. “ Simpatico ”

“ E’ solo geloso ”, intervenne Jane.

“ Geloso? Ma vah. Andrew? No. Sarà stato in imbarazzo, conosce solo me! 

“ Non è in imbarazzo quando deve darle i baci sulle guance.. ”

Touché ”, concluse Jane agitandomi una patatina davanti alla faccia, come se fosse una vera ghetto girl.

 

Mi riaccompagnarono a casa e pensai di rilassarmi un po’ prima di prepararmi, ma non avevo messo in conto di avere in casa mia zia, più eccitata di una tredicenne in piena ovulazione.

“ Vedrai, ti farò un’acconciatura con i fiocchi! Ho chiamato un’amica che è una maga a fare queste cose, ti farà anche quel maledetto colore se proprio vuoi…

“ Più che per  i capelli sono preoccupata per il vestito. Che diavolo hai combinato? ”

Ma il campanello non le diede il tempo di rispondere e presto mi ritrovai seduta con una strana donna dai capelli biondi che mi toccava la testa.

“ Uhm, sìsì, sono dei capelli forti, dopo quella decolorazione avresti dovuto averli molto deboli e invece sono meglio di quel che mi aveva detto tua zia! ”

Le lanciai un’occhiata e lei fece finta di niente: sicuramente si era lamentata del mio nuovo colore a cui non avrei per niente rinunciato.

Passai un’ora con la tinta in testa, appollaiata su uno sgabello della cucina a mangiare toast e banane e a leggere la lezione per il giorno dopo.

Il resto del tempo la donna bionda – che scoprii chiamarsi Nina, essere momentaneamente disoccupata e madre single con un figlio piccolo di nome Brian – mi combinò qualcosa ai capelli che mia zia non volesse che scoprissi se non all’arrivo di Tom. In quel momento mi maledii per non aver mai comprato uno specchio per la mia camera, guardai l’orologio e vedendo che segnava già le cinque e mezza decisi di affrontare il rischio di vedere il mio abito. Se fosse andata male avrei indossato i miei soliti vestiti e sarei andata a mangiare hamburger con lui.

“ Ora te lo porto, spero che ti piaccia. “, rispose finalmente zia Caroline alla mia ennesima richiesta di sapere che cosa avrei indossato per tutta la sera.

Ritornò dopo una decina di minuti con in mano un copri abiti nero che conteneva la mia più grande paura in quel momento.

Con cautela aprii la zip e fui profondamente colpita, ma in positivo: era splendido. Era perfetto.

Era un abito verde erba, senza spalline, con qualche decorazione sul lato e con il tessuto che si intersecava e creava movimento sul seno. Arrivava a metà tra la coscia ed il ginocchio e sembrava molto leggero e facile da indossare.

Mi girai e abbracciai con tutta la forza che avevo in corpo mia zia, che tirò un sospiro di sollievo.

“ Sono contenta che ti piaccia…

“ Mi piace? Lo adoro! ”

Vidi che si commosse un po’, ma mi cacciò in bagno a provarmelo e quando tornai si lasciò andare ad un lungo pianto. Io imbarazzata stetti lì in silenzio aspettando che finisse, poi trovai le scarpe dentro ad una scatola e le guardai terrorizzata.

“ Pensavi di indossare delle sneaker? ”

“ Speravo troppo, vero? ”

Con fatica mi infilai quelle scarpe così femminili che avevano quel poco di tacco da farmi vacillare, e pian piano iniziai a camminare e prenderci confidenza.

“ Pensavo peggio. ”

“ Hai preso il portamento naturale di tua madre, guarda che belle gambe che hai ”

Arrossii e mi misi sulla poltrona, incrociando le gambe. Io non le trovavo belle come diceva la zia, le vedevo anche piuttosto grosse, e corte dato che avrei voluto essere più alta.

Mancava un’ora così Jane arrivò a mia insaputa e con una vagone di trucchi iniziò a fare miracoli sul mio viso, per quanto potesse farne.

“ Ecco, adesso sei bellissima, non che prima fossi brutta, eri già fantastica, ma diciamo che ti ho dato quel tocco in più che farà cadere il tuo ragazzo in estasi! ”

Dicendo così Jane mi fece pensare a cosa avrebbe detto Tom a vedermi così agghindata, soprattutto perché io non mi ero ancora potuta specchiare.

“ E tu con chi ci vieni? Non me l’hai ancora detto… ”, la punzecchiai.

Era ben vestita, aveva un vestito nero piuttosto sexy, con delle decorazioni scintillanti che formavamo dei fiori, ed un decolleté che metteva in risalto il suo seno. Aveva delle scarpe rosse perché al collo aveva una collana dello stesso colore, come così aveva ripassato le sue labbra, mentre agli occhi aveva uno smokey nero. I capelli erano raccolti in un elegante chignon. Era perfetta.

“ Uh ehm…”, arrossì vistosamente e si mise a sistemare tutte le cose che aveva lasciato sul tavolo.

Jane…

Mi fissò come mai aveva fatto e iniziò a fissarsi i piedi nervosa. La feci sedere e le presi la mano.

“ A meno che non sia il tuo ex, non ti farò una sfuriata.. Ma dimmelo! ”

Okay…” prese un respiro. “ Tom mi ha convinta ad andare con Mark così ti dimenticherà e perché io non avevo voglia di andarci con nessuno della scuola…

La fissai sbalordita e dopo essermi ripresa l’abbracciai, con suo stupore.

“ E’ stupendo, sono contenta! ”

“ Seriamente? ”

Le diedi una pacca sulla spalla e poi le feci notare l’ora: vide che erano quasi le sette così scappò a casa perché non voleva rovinare il mio momento con Tom.

Sentii il nervosismo che aumentava dentro di me e le farfalle nello stomaco che si moltiplicavano man mano che i minuti che distanziavano le sette diminuivano.

Alle sette e due minuti sentii suonare il campanello e immaginai di andarmi a nascondere in camera dalla disperazione e fingere un malessere incurabile. Deglutii e con tutto il coraggio che avevo in corpo mi avviai alla porta ma mentre entravo in salotto lo trovai sulla porta, con mia zia che lo accoglieva. Mi guardò a bocca aperta e io sentii le mie guance in fiamme. Lui aveva uno smoking nero classico, nel taschino teneva un fazzoletto abbinato al mio abito verde, probabilmente mia zia gli aveva spifferato il colore. I capelli biondi erano ormai cresciuti ed erano pettinati a spazzola come al solito, ma aveva qualcosa che me lo faceva apparire più bello di quanto lo considerassi già normalmente.

Si avvicinò e mi diede un bacio, dopodiché mi fece fare un giro per osservarmi meglio.

Sei… meravigliosa. ”

“ Anche a te dona l’abito da sera, Mr. DeLonge. ”

Mi diede un altro bacio, più profondo, ma mia zia si schiarì la voce e ci staccammo.

“ Fatemi fare una bella foto e poi vi lascio andare ”

Ci fotografò ma ne volle almeno altre dieci, così sperimentammo altre pose, tra cui le più stupide che lei criticò tutte ma che a noi piacevano così tanto. Ce ne andammo ridendo dopo che io presi il mio cambio di vestiti, pronta a vedere che cosa aveva in testa quel pazzoide.

“ Allora, dove mi porti? ”

“ Lo vedrai. ”

Salii in macchina e mise in moto. Presi la sua custodia di cd ma nulla mi ispirava, così frugai nella mia borsa e misi su Chesire Cat.

Si girò e iniziò a scuotere il capo. “ Sempre la solita ”

Mi appoggiai alla sua spalla mentre eravamo ad un semaforo rosso e gli diedi dei baci sul collo. Vidi che divenne tutto rosso, così ridacchiai e mi spinse via.

“ Allontanati prima che mi venga voglia di spogliarti qui, adesso.”, iniziò ad accarezzarmi una gamba salendo e gli diedi una sberla. Ridacchiò, notai che parcheggiò e mi guardai intorno.

“ Lo skate park? ”

“ E’ il mio posto preferito e dovevo portarci la mia persona preferita ”

Rimasi a bocca asciutta e colta di sorpresa, poi vidi che scendeva dalla macchina e così feci anch’io.

“ Cambiati. ”

Mi guardai attorno, il posto era deserto e non vedevo nessuna cabina o nessun posto appartato per cambiarmi, così lo guardai confusa.

“ Qui. Mi volto. ”

Lo guardai esitante, poi vidi che aveva già tolto la giacca e la cravatta e la camicia era quasi sbottonata, così lo imitai.

“ Non guardare. ”

Nono…

Mi voltai per recuperare i pantaloncini e lo vidi che fissava il mio fondoschiena. “ Girati! ”, urlai categorica. Mi infilai i jeans e dopo essermi sistemata anche le scarpe lo raggiunsi dall’altra parte della macchina.

“ E quindi? ”

Lui aveva dei calzettoni, le solite vans, jeans tre quarti e una maglietta della Hurley, che mi parve molto famigliare.

Hey, ma quella è mia! ”

Fece un sorriso a trentadue denti e tirò fuori lo skate, prendendomi per mano.

“ Skate? Io non lo farò da un mese…

“ E non l’hai mai fatto con me! Un po’ come qualcos’altro…

Gli tirai un pugno all’addome e si piegò un pochino, ma rimase il sorriso soddisfatto sulla sua faccia.

Aspetta…

Corsi in auto e presi la mia macchina fotografica dallo zaino, ero sicura che avrei scattato belle foto e ne volevo approfittare.

Me la fece appoggiare sul ciglio e mi trascino con lui.

“ Ti voglio insegnare delle cose ”

“ Perché? ”

“ Perché non l’ho mai fatto con nessuna e voglio farlo con te. ”

Imbarazzata rimasi in silenzio, così lui iniziò a spiegarmi come muovermi e cosa fare, o molti trucchetti davvero ingegnosi per mantenere l’equilibrio. Infine prese lo skate e si mise a fare qualche acrobazia, e  riuscii a fare qualche foto. Guardai l’ora: erano quasi le nove, ormai il ballo era iniziato da mezz’ora, saremmo arrivati comunque in ritardo.

Esausto mi raggiunse sul prato e io mi rannicchiai tra le sue gambe, stretta nelle sue braccia. Allungai il collo e lo baciai.

“ Benvenuta a Poway, Josie. ”

“ Cosa? ”

“ Finché non vedi il tramonto allo skate park è come se non ci fossi mai stata. ”

Guardai di fronte a me e il sole illuminava quella pista coperta di graffiti, c’era un’aria calda che accarezzava la pelle e sentivo la sua mano accarezzarmi le gambe.

“ Penso che sia il momento migliore della mia vita. “

“ Penso che sia il momento migliore che abbiamo mai avuto. ”

Mi voltai e lo stesi per terra, iniziando a baciarlo e a toccarlo sotto la maglietta, lui mi staccò e mi mise a sedere.

Nonono. Josie, josie, josie. Dobbiamo andare al ballo. ”

Risi e gli stampai un bacio, alzandomi. Si alzò e mi sistemò i capelli. “ Dopo tutta la fatica di oggi li ho già rovinati. ”

“ No, sei bellissima. ”

Divampai e abbassai il viso ma mi alzò il volto: “ Non devi imbarazzarti con me, sono il tuo ragazzo, io…

“ Tu? ”

Si ammutolì e prese lo skate andando verso la macchina, lo imitai e mi riinfilai i miei abiti per il ballo.

 

Arrivammo all’ingresso e ci guardammo spaventati: centinaia di coppiette amoreggiavano fuori, e una strana musica usciva dalla struttura. Gli strinsi forte la mano ed entrammo.

Individuai subito Jane grazie ai capelli di Mark. Ci avvicinammo e lei mi salutò abbracciandomi. Lui mi guardò un po’ imbarazzato, tuttavia dopo un cenno di Tom lo abbracciai e un po’ indeciso ricambiò.

“ Andiamo in pista? ”

Ci lanciammo e ci scatenammo tutti e quattro insieme. Tutti mi guardavano un po’ stupiti, perché nessuno mi aveva mai vista così, e soprattutto con un ragazzo. Mark si lasciò andare e sperai che iniziasse a vedermi solo come un’amica e la ragazza del suo migliore amico.

Iniziai a ballare con lui una canzone piuttosto lenta e ne approfittai per parlargli.

“ Capelli viola, è da parecchio che non ci si vede ”

Mi sorrise e annuì. “ E anche Tom si vede meno… me l’hai rapito! ”

“ Scusa, ti ho rubato la ragazza in effetti…

Sentii che mi calpestò un piede e io gli diedi un pizzicotto.

“ No, ma avrei voluto parlarti… Non sai quanto sia felice di stare con te. Ci tiene davvero, e sono contento per lui. Perciò… trattalo bene, okay? ”

Annuii e mi voltai verso Tom e Jane, che non riuscivano a coordinarsi mentre ballavano. Lui mi fece un cenno e io gli sorrisi. Quando cambiò la canzone fui riconsegnata al mio cavaliere e dopo altri balli piuttosto movimentati arrivò un altro lento. Mi cinse forte a sé e io mi appoggiai alla sua spalla.

Josie…

Lo guardai e stavo per darli un bacio quando mi fermò. “ Devo dirti una cosa. ”

Mi trascinò via dalla pista da ballo e mi condusse in corridoio. Serrai la mia mano nella sua e lo seguii agitata. Che cosa stava succedendo?

“ Non avrei voluto dirtelo di fronte al cesso delle ragazze, avrei voluto dirtelo allo skate park, ma… uhm… ma sono stupido.”

“ Torniamoci ”, dissi facendo spallucce.

Mmm so io dove portarti. ”

Mi condusse al parcheggio della scuola e io pensai che volesse prendere la macchina.

“ No, ferma qui. ” Mi lasciò lì e dopo pochi minuti ritornò sulla sua auto, ma scese. “ Ecco è qua. ”

“ Che cosa? ”, domandai senza capire nulla di ciò che stava succedendo.

“ La prima volta che ti ho vista. Eri lì, all’uscita da scuola. Indossavi la tua maglietta della Hurley blu, quella gigante che ti ho rubato, avevi su dei pantaloncini rossi e delle vans nere. Avevi la coda di cavallo e ti mordevi il labbro per vedere da dove saremmo arrivati. E poi quando ci hai visto… i tuoi occhi si sono sbarrati e io… quella è stata la prima volta in cui mi sono innamorato di te. Perché io ti amo Josie. ”

Sentii come se un’esplosione nucleare avesse invaso il mio corpo. Provai una forza mai provata prima, come se fossi la persona più potente del mondo, come se potessi camminare sui vetri rotti senza sentire dolore solo perché sapevo che dall’altra parte avrei trovato lui.

Ma la mia bocca non si schiudeva.

Josie? ”

Iniziai a piangere copiosamente e mi serrò tra le sue braccia, mi fece sedere sulle sue gambe dietro al sedile posteriore e dopo essermi sfogata per una buona mezz’oretta riuscii finalmente a smettere.

Lo guardai negli occhi, pensai di ritrovare uno sguardo arrabbiato e invece mi parve sereno.

Io…

Sssh, è tutto okay. Quando sarai pronta. ”

“ Io lo sono, ma…

“ Non vado da nessuna parte, Jos. Anche se dovessero presentarsi cento ragazze alla mia porta, non conterebbero. Io ho te, io sceglierei sempre te. ”

A quelle parole stanca e confusa da tutti quei sentimenti mi accasciai sul suo petto e lui chiuse la portiera.

“ Ti amo anch’io Mr. DeLonge. ”

E il mio cuore per la prima volta nella sua vita si schiuse.

 

 

 

Shapespace: here  we are! Avevo detto ad una mia amica che questo capitolo sarebbe stato un dolciume, e difatti… eccovi il diabete!

Spero che  vi sia piaciuto, probabilmente è troppo lungo e magari  vi stuferà, ma non riuscivo a smettere di scrivere, mi scuso in anticipo cwc

Grazie a Layla, LostinStereo3 e Kaleidoscope_ per le recensioni, siete gentilissime :3

E grazie a tutti voi che leggete! *q*

Alla prossima~

   
 
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