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Autore: Bale    13/04/2013    2 recensioni
"E’ incredibile. Sono passati talmente tanti anni che quasi avevo rimosso dalla mia mente la storia con lui. Eppure sembra non essere passato nemmeno un giorno. Ci comportiamo normalmente, come sempre. Come allora"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Adoro questa città. Profuma di vecchio, di antico.

La sera, quando entri nelle mura cittadine, ti sembra di fare un salto nel passato. Sembra di essere ritornati al Medioevo.

Mi fermo un attimo e osservo per l’ennesima volta il mio abbigliamento. Mi sono già specchiata almeno mille volte prima di uscire di casa.

Indosso una gonna verde smeraldo larga e lunga, in perfetto stile zingaresco. L’ho abbinata con una semplice canotta bianca, abbellita da una vistosa collana che richiama gli orecchini dello stesso colore smeraldo. La borsa mi pende da una spalla. I miei lunghi capelli ricci sono raccolti in una crocchia un po’ disordinata. Non ho molto trucco in volto, non mi piace sentirmi la faccia troppo impiastricciata, soprattutto d’estate.

Riprendo la mia camminata a testa alta. Sto per incontrare Edoardo.

A lui è sempre piaciuto il mio stile un po’ zingaresco, un po’ ribelle. Ho tirato fuori dall’armadio questa gonna appositamente per lui. So bene che gradirà.

Raggiungo il luogo dell’appuntamento in pochi minuti e, non appena giro l’angolo, lo vedo lì.

Indossa una camicia di lino chiara con dei pantaloni beige. La barba è leggermente incolta, gli occhi verdi incredibilmente lucenti.

Mi avvicino sorridendo. Questa sera cercherò di essere meno acida del solito.

-Buonasera-    lo saluto chinando leggermente il capo.

Lui mi prende una mano e me la bacia dolcemente. Io rimango stupefatta, ma cerco di non darlo a vedere.

-Sono arrivato addirittura in anticipo-   dice poi.

Sorride e il suo sorriso è esattamente lo stesso che aveva da adolescente. E’ dolce, spensierato, un po’ furbetto. Non riesco ad evitare di rispondergli.

Con un cenno della mano gli indico la direzione da prendere e ci avviamo sorridenti verso il nostro ristorante.

Scendiamo in silenzio in Piazza del Campo e lo vedo alzare istintivamente gli occhi verso la torre.

-Sei mai salita lassù?-   mi chiede prima di fermarsi al centro esatto della piazza.

Mi fermo anch’io e scuoto la testa nella sua direzione. Lui sgrana gli occhi.

-Bene, ho trovato una nuova attività da poter fare insieme-   esclama infine con soddisfazione.

-Io non ci salgo lassù con te-   rispondo guardandolo torva.

Gli do le spalle e continuo la mia marcia. Percepisco la sua presenza dietro di me: mi sta seguendo.

-Perché no?-   chiede raggiungendomi.

-Perché non mi fido di te-  

Ho usato un tono scherzoso, ma ho detto la verità. Ricordo bene il motivo per il quale ci siamo lasciati e non sono mai riuscita ad ingoiare quell’amaro boccone. Ci siamo lasciati per una sciocchezza.

Se solo lui avesse avuto fiducia in me le cose sarebbero andare diversamente.

Mi passo una mano tra i capelli per sistemare un ciuffo ribelle e per un attimo penso che forse è stato meglio così. Se non ci fossimo mai lasciati, non ci saremmo mai rincontrati in questa magica città.

A volte bisogna perderle le cose per capire quanto siano preziose.

Continuo a camminare rapidamente, lasciandolo indietro di proposito. Imbocco una stradina proprio accanto alla Torre del Mangia e proseguo fino a svoltare in Piazza del Mercato. Mi fermo un attimo e aspetto che mi raggiunga.

-Ti sto portando in un ottimo ristorante. Cerca di prendere appunti per il tuo-

Lui non risponde. Continua a seguirmi come un cagnolino e all’improvviso ci ritroviamo seduti all’aperto, all’ombra della Torre a sfogliare i nostri menu.

-Consigli?-   mi chiede guardandomi da sopra il suo menu.

-Prendi i pici-   rispondo senza guardarlo   -Sono ottimi-

-All’aglione?-

-Io preferisco quelli cacio e pepe-

Mangiamo divinamente, così come avevo previsto e alla fine ci ritroviamo a gustare un ottimo gelato seduti in mezzo a Piazza del Campo.

-Sai, di solito qui per terra si ci siedono i ragazzini?-   gli annuncio senza mollare il mio gelato.

-E noi cosa siamo?-   scherza.

Continuo a mangiare in silenzio, sbirciando di tanto in tanto il suo viso. Cerco i suoi occhi, ma non li trovo. Non so cosa desiderare, cosa volere. Edoardo è qui seduto accanto a me, dopo tanti anni. Mi ha pagato la cena ed io mi sono imposta per pagare almeno il gelato. E’ diventato un uomo vero, non è più un ragazzino.

Finalmente i suoi occhi incontrano i miei. Sono quelli di sempre e io provo l’impulso di avvicinarmi e posare la testa sul suo petto. Come sempre. Come allora.

Mi trattengo e distolgo lo sguardo. Mi sento strana.

Lui finisce il suo gelato e mi sorride.

-E’ stata una splendida serata-

I suoi occhi sono sinceri, mentre nei miei si fa spazio qualche lacrima. Volto il capo per impedirgli di accorgersene e finisco il mio gelato guardando una bambina correre dietro ai piccioni.

-E’ davvero una città magica-   prosegue nel tentativo di farmi voltare di nuovo verso di lui. Io lo faccio soltanto dopo essermi ricomposta.

-Io la adoro-   rispondo   -Ci sto benissimo-

-Non so se rimarrò-   dice all’improvviso senza guardarmi negli occhi.

E’ un fulmine a ciel sereno. Non gliel’ho chiesto, non volevo saperlo, eppure questa notizia non mi fa affatto piacere.

-A chi affiderai il ristorante, allora?-   chiedo fingendo indifferenza. In realtà sto morendo dentro.

-Non lo so, potrei assumere un direttore senese disposto ad occuparsene-

-E tu tornerai a casa?-

-Sì, no, non lo so-   balbetta confuso. Sembra stupito dalla mia domanda o forse dal tono con il quale l’ho posta.

-Comunque non voglio parlarne ora. E’ una cosa triste. Pensiamo a domani piuttosto-

Si volta finalmente verso di me e mi sorride. Io rispondo al suo sorriso.

-Perché?-   chiedo dopo aver messo bene a fuoco le sue parole   -Cosa succede domani?-

Lui si alza in piedi, poi mi porge una mano per aiutarmi a fare lo stesso. Io la afferro, mi rialzo e mi sistemo la gonna. Lui mi guarda con aria sognante. Ho fatto centro con il mio abbigliamento, ma non riesco a rallegrarmene. La notizia che andrà via è ancora troppo nitida nella mia testa. Perché diavolo deve farmi questo effetto?

-Saliamo insieme sulla Torre del Mangia, no?-

Non riesco a trattenere un risolino divertito. E’ lui, è quello di sempre, quello di allora.

-Metti qualcosa di più comodo però-   dice poi accennando alla mia gonna   -Anche se devo ammettere che stasera sei un incanto-

   
 
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