Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: lur    13/04/2013    2 recensioni
Ran e Shinichi sono molto vicini a trascorrere la notte insieme, ma...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

No. Non sarebbe potuta finire così. Ma lei non era nelle condizioni per essere speranzosa. Al contrario di Shinichi.

Sentì una mano che la bloccava, un’altra che le scostava una ciocca di capelli dal viso, portandola dietro l’orecchio.

I dieci minuti seguenti furono una tortura: dovette lottare contro se stessa, per non essere troppo liberatoria, per non cedere all’amore, per rimanere lucida, logica. La cosa più terribile era che ci stava riuscendo: lui le aveva chiesto quale fosse il problema, lei stava davvero riuscendo ad esporgli tutto, con rabbia, pena, dolore, tristezza. Stava combattendo contro il suo stesso corpo per impedire alle lacrime di scenderle dagli occhi, alle pupille di fissarsi nelle sue, alla lingua – che ancora sognava la compagna calda e dolce – di pronunciare le parole proibite, quel “sì” che sognava da diciassette lunghi anni, quel “sì” che le era stato richiesto proprio quella sera. Fosse stato qualche giorno prima, non ci avrebbe pensato due volte; se non avesse incontrato Shiho/Ai, sarebbe stata felice. Confusa ma felice. Ora anche quello le veniva negato. Era confusa e basta.

Vedere l’espressione del detective, spalle al muro di fronte alla verità, vedere che si adirava per il mancato mantenimento del segreto, anziché scusarsi e spiegarle tutto, la stava gettando nel panico più totale. Cosa avrebbe dovuto fare?

Tuttavia le bastò la confessione di Shinichi, le bastò che le dicesse che per lui Shiho non era più che una amica/ collega, le bastò che l’abbracciasse, la stringesse forte, le bastò quel «tutto ciò che vuoi», per capire che non era ancora pronta a lasciarlo andare, che probabilmente non lo sarebbe mai stata.

Lo fece salire, interdetto e confuso, nella palazzina dell’agenzia, al piano superiore. Lo condusse, ormai lungi dal capirci alcunché, nella propria camera e scoppiò in lacrime. Sembrava un fantasma. Era a metà tra la felicità più assoluta per ciò che stava vedendo accadere tra lei e l’amico d’infanzia che le aveva rubato il cuore tanti anni prima e la disperazione più totale per la situazione in sè. Sì, era quella la definizione giusta: stava guardando l’inizio della sua storia d’amore come non fosse presente, come se fosse davanti ad una di quelle fiction televisive, eterne, che ti tengono incollato allo schermo per anni, prima che succeda finalmente ciò che vuoi tra i due protagonisti. Era quella la sua situazione. Stava guardando la propria vita, anziché viverla.

Così, quando si ritrovò tra le sue braccia, si riscosse, riprese vita, e chiuse gli occhi, per rendere quel bacio un anestetico al suo dolore. No: l’antidoto ad un veleno che l’aveva logorata. No: un biglietto di sola andata per la felicità. No: LUI. Semplicemente LUI. La sua vita. La felicità non avrebbe avuto senso senza di lui. Ringraziò mentalmente la sua cara amica Kazuha, ricordando ciò che le aveva detto: “quando una donna dimostra interesse nei confronti di un uomo, è impossibile che non succeda nulla”. Quella frase le aveva dato coraggio. Il coraggio necessario per lasciarsi andare al suo amore, baciarlo fino a non respirare, a non sentire più i polmoni, ad avere i crampi alle labbra e alla lingua, a riempire ogni centimetro del suo corpo di baci, come un vestito che mai avrebbe potuto togliersi.

Sentì le sue mani (meno tremanti delle proprie) toglierle la camicetta, accarezzarle la schiena, l’addome, il petto, il suo profumo pervaderla.

Sentì le sue mani porgerle la camicetta, dopo che le proprie si erano appropinquate all’orlo dei suoi pantaloni.

Sentì le proprie gote arrossarsi, e pian piano ne capì il motivo: si era lasciata andare, troppo. Aveva dato fondo a tutte le fantasie che l’avevano tormentata in quel periodo. Aveva spento il cervello e acceso l’amore.

L’aveva rifiutata?

Si sentì una stupida, una pazza. Come aveva potuto comportarsi così?

«diciamo che non sembravi lucida» il riso strozzato del ragazzo la raggiunse, facendola sentire ancora peggio.

Voleva spiegargli, voleva dirgli che sera stata una stupida, che, sì, voleva stare con lui (anche se probabilmente ormai era palese), voleva.. non lo sapeva nemmeno lei. Voleva lui, punto. Qualunque cosa significasse.

«Shinichi? – “ora glielo chiedo, ora glielo chiedo ‘l-la tua proposta.. è ancora valida?’” ma non lo fece. La voce le tremava nel pensiero, figuriamoci cosa ne sarebbe venuto fuori – buona notte» gli disse solo, prima di essere baciata sulla fronte dall’espressione più ambigua che avesse mai visto sul viso del detective: felicità, divertimento, tristezza, dolore.. cos’era?

 

“devo dirglielo. Non posso continuare così: lui ha fatto il primo passo (il “ti amo”), il secondo (il bacio sulla ruota panoramica), il terzo (gli abbracci e i baci di questa – magnifica – notte).. e io? Io sono rimasta lì, ad attaccarlo, a fare la diffidente, a fare la pazza con gli ormoni a palla..”

Decise: sarebbe andata di là.

Aprì piano la porta della camera di Conan, consapevole che il giorno successivo in quel letto avrebbe ritrovato il suo fratellino, e rimase a fissare il corpo perfetto di Shinichi: le gambe toniche, l’addome scolpito, le braccia tenere ma forti, il viso d’angelo che si ritrovava, con i capelli corvini che gli cadevano sulle palpebre. Dormiva. Prima ancora che potesse rendersene conto, si era chiusa la porta alle spalle, si era rintanata nel proprio letto e si era addormentata.

 

Sentì un paio di labbra sfiorare appena le sue. Probabilmente stava ancora sognando di essere al parco in sua compagnia, come una coppia normale. Aprì gli occhi: consapevole della realtà avrebbe trovato impossibile trattenere un’ utopia. Non sarebbero mai stati una coppia normale. Non erano nemmeno una coppia. Aprì gli occhi e vide il suo viso così vicino, gli occhi chiusi, il naso respirava il suo odore. Rimase immobile, gli occhi gonfi di lacrime, ancora per un secondo, incredula, poi lui si staccò. Chiuse gli occhi, aspettando che se ne andasse per “svegliarsi”.

«scusa – lo sentì dire, sfiorandole la guancia con due dita – so di non essere abbastanza per te, ma tu sei tutto per me»

Si alzò e chiuse la  porta dietro di sé, tornò dopo meno di un minuto.

«perdonami, per tutto» si chinò e la baciò un’ultima volta. Ran smise di fingere e ricambiò il bacio, assecondando i suoi movimenti e, ancora mezzo addormentata, gli disse «ti amo»

«pensavo dormissi»

«anch’io – rispose – pensavo fosse un sogno»

 

 

Il giorno seguente fu un vero incubo: nel weekend non avevano studiato assolutamente nulla, ed erano consapevoli che il lunedì era il giorno più duro della settimana, dovendo affrontare pure il rientro pomeridiano.

All’entrata dovettero sorbirsi i commenti fuori luogo dei compagni, e due ore di matematica, con tutto ciò che comportava, poi inglese, e due ore di letteratura. Il pomeriggio due ore di educazione fisica.

Nell’intervallo Shinichi dovette aiutare i compagni a portare in aula il televisore: nelle ore di letteratura avrebbero visto un film (sorpresa della professoressa benevola, la preferita di Ran, dopo il trasferimento di Jodie) e Sonoko ebbe tutto il tempo per fare a Ran un terzo grado degno di un agente di polizia

«allora? »
«allora che? »
«che è successo ieri? Dopo lo shopping non ti sei più fatta viva.. » le disse, maliziosa

«beh, ero al concerto: non si sarebbe sentito nulla, e poi è finito tardi, quindi non avrebbe avuto senso svegliarti» si era preparata la scusa incamminandosi verso scuola, dopo aver fatto i salti mortali perché Goro, in agenzia, non si accorgesse che dalle scale, insieme a lei, stava scendendo anche il “moccioso” che tanto detestava

«se, come no.. dai, raccontami! Dopo il concerto che avete fatto? » chiese, con curiosità morbosa

«niente.. mi ha riaccompagnata a casa e fine della storia» disse, tentando di non pensare a ciò che in realtà era successo

«ma ce l’ha fatta a baciarti o no? »

Ran stava tergiversando, non sapendo cosa dire, quando arrivò l’innominabile

«Suzuki.. » la guardò storto

«Kudo.. allora.. la tua mogliettina non vuole raccontarmi nulla, mi dici che è successo tra voi? Direi che me lo devi! »
La karateka la guardò, interdetta: che intendeva? Guardò Shinichi, che si affrettò a risponderle, alquanto seccato

«la tua amica, qui presente, è la persona più incoerente ed egocentrica del pianeta.. nessuna novità, insomma.. »
«ma che stai dicendo? » chiese la  ragazza, all’unisono con il «ma come ti permetti? » dell’amica oca

«è stata Sonoko a regalarmi i biglietti per il concerto di ieri, “gli ultimi due”» concluse, storpiando la sua imitazione

«ma allora..

«appunto.. »

Dissero le ragazze, in un altro coro

«appunto un corno! – le rispose, duro – se non erro (e non erro) avevi detto qualcosa tipo “ti cedo i biglietti così potrai andarci con Ran e combinare qualcosa di buono, per una volta..

«ricordi benissimo» lo interruppe, fiera, l’ereditiera, incurante del rossore che quelle parole avevano acceso sul volto dell’amica

«non avevo finito: hai detto “ti cedo i biglietti così potrai andarci con Ran e combinare qualcosa di buono, per una volta.. e Ran penserà che sia stata tutta un’idea tua.. ma guarda come sono generosa!”»

Adesso quella viola era Sonoko, che capì: aveva rivelato la sorpresa all’amica.. e si era pure vantata (cosa che non aveva ancora capito come Ran potesse sopportare. Lei si divertiva, a sentirsi un metro sopra gli altri, ma la sua migliore amica era umile e riservata, e spesso la vedeva alzare gli occhi al cielo, durante le sue performances da prima donna..)

«Sonoko?! – la karateka si mise quasi ad urlare – davvero è stata tutta opera tua?! »
«ehm.. forse.. » ammise, afflitta

«sei l’amica migliore del mondo! – le sussurrò in un orecchio, prima di riprendere ad alta voce – comunque è stato bellissimo il concerto! Gigliola ha cantato meglio del solito, le abbiamo addirittura chiesto il tris! »

«non era questo che mi interessava.. ma Kudo ha sopportato tutto questo? Da quando ti piace la musica, stoccafisso? »
«è stata dura – rispose, guardingo, controllando che gli altri studenti fossero fuori per la ricreazione prima di mettere un braccio intorno alla vita di Ran, davanti agli occhi spalancati di Sonoko – ma, per lei, questo ed altro! » e concluse con un teatrale bacio sulla fronte.

La ricca adolescente dedita ai gossip non poteva credere ai suoi occhi

«m-ma.. state insieme?! »
«scusa – la interruppe il detective – ma non era quello che volevi? »

Ran continuava a non parlare.. con lui avrebbe chiarito dopo. Sperò solo che la notizia non si diffondesse ai quattro venti

«s-sì.. insomma.. ma avrei voluto che me lo dicesse QUALCUNO spontaneamente! »

«che?! – le rispose, aspro, il suo eterno nemico – hai bisogno anche dei sottotitoli?.. non è abbastanza evidente? »

Fortuna volle che Shinichi avesse smesso di abbracciare Ran prima che gli altri studenti tornassero in classe per la quarta ora, che l’aula fosse buia per godere meglio del film, e che Shinichi fosse abituato, per la sua altezza, a sedersi in ultima fila, in quelle occasioni, per permettere agli altri di vedere, e che fosse normale che tutti lasciassero a Ran il posto vicino a lui. Di solito avrebbero lottato per evitare quella situazione, ma quella volta si limitarono a mostrare una finta espressione scocciata, contenti internamente di potersi sedere vicini, lontani da sguardi indiscreti

Il film iniziò: aveva un titolo che non avevano mai sentito, la professoressa disse che l’avevano fatto guardare a sua nipote, in Europa. Il titolo era “Il cacciatore di aquiloni”, tratto dall’omonimo libro di Khaled Hosseini, un romanziere americano di origine afgana, molto famoso.

Dopo la pubblicità iniziale del DVD e la sponsorizzazione della Dreamworks ( casa di produzione del film), Ran si interessò alla storia triste e dura del protagonista, non senza lasciarsi scappare un cospicuo numero di lacrime (che Shinichi si affrettò ad asciugare sfiorandole la guancia con un dito).

L’aula era buia, gli studenti – persino Sonoko – si appassionarono talmente al film da smettere di guardare i due piccioncini in ultima fila.

Dopo un quarto d’ora circa, Shinichi decise bene di distrarre la compagna, che già aveva iniziato a piangere.

«ehi.. sai che non sopporto quando piangi » le sussurrò, dolce

“ ma questa storia è angosciante! Come fa a rimanere impassibile?”

«come faccio a non piangere, davanti ad un film simile? » chiese, stupita: davvero riusciva a non farsi coinvolgere?

«guarda me.. » le rispose, malizioso e serio al tempo stesso.

Ran incrociò i suoi occhi azzurri e per il suo cuore perse un battito.

Il detective ebbe l’impudenza di metterle un braccio intorno alle spalle, fingendo – alla vecchia maniera – di stiracchiarsi, provocandole un risolino sommesso, poi l’avvicinò a sé, e le sussurrò una cosa che mai si sarebbe aspettata di sentire

«ho voglia di baciarti»

Ripensò a quello che gli aveva detto Heiji: lui e Kazuha dormivano abitualmente insieme. Ripensò a tutto il tempo che avevano perso per colpa dell’organizzazione. Pensò che finalmente l’effetto dell’APTX era svanito.. pensò a Shiho: chissà quando sarebbe tornata normale anche lei..

Pensò a Ran, lì, vicino a lui, stretta nel suo abbraccio (dal quale non si era scostata), col volto a pochi centimetri dal suo, che lo fissava.

Era stato ironico nel confessarle il suo desiderio, ma non era mai stato così serio in classe: voleva baciarla.

E lei non gli aveva ancora risposto

«ehm.. che?! » chiese di rimando, imbarazzata

“prevedibile” pensò Shinichi, conoscendola

«hai sentito.. » le rispose, seccato dalla situazione imbarazzante che si era venuta a creare.

«volevo chiederti.. – gli rispose, evasiva – se avessi ancora bisogno di ripassare matematica, visto che tra poco dovrai recuperare gli esami.. »
le sorrise. Dopotutto anche lei voleva ritagliare qualche momento per loro. Era incredibile quanto li avesse avvicinati quella disavventura: fino a poco tempo prima non avrebbero osato sfiorarsi nemmeno per sbaglio, né parlare di loro, per carità. Fingevano che non ci fosse niente, mentivano a se stessi, non volevano guardare in faccia la realtà. La lontananza li aveva costretti ad aprire gli occhi, a confessare, prima a se stessi, poi l’uno all’altra, che non c’era nulla di più importante dello stare insieme, che niente, divisi, avrebbe avuto un senso. Le difficoltà non erano mancate, ma sembrava davvero che fosse tutto tornato a posto. Sembrava davvero che la situazione avesse preso una nuova piega, che i loro destini si fossero, finalmente, indissolubilmente uniti, che, alla buon’ora, sarebbero potuti stare insieme.

«eh, direi di sì – le confessò, divertito dal dialogo serio/faceto e metaforico che avevano adottato – altrimenti la prof non mi darà tregua: mi costringerà a studiare con lei» la sfotté, sperando che si ingelosisse.. almeno un po’

Non rimase deluso

«beh.. – ribatté, stizzita – più che matematica, mi sa che si improvviserebbe prof di biologia! E poi supereresti l’esame col massimo dei voti, immagino.. »

Forse non aveva colto il doppio senso in ciò che aveva detto, ma non glielo fece pesare: non sapeva ancora come considerarsi, in QUEL frangente.. certo, negli sport eccelleva, ma in QUELLO non si era mai cimentato.. che Ran volesse davvero..? nah, era impossibile.

«cosa immagini? » la stuzzicò, per mantenere vive le allusioni, facendola arrossire

«niente.. so per certo che la prof ti muore dietro: il suo comportamento lascia ben poco all’immaginazione..»

«Ran Mouri – la riprese – sei forse gelosa di me? » nonostante gli sforzi, arrossì lievemente

«noo! Esattamente come tu non saresti geloso di me se accettassi di farmi dare ripetizioni di educazione fisica da quel figo del professor Seiji.. » lo rimbeccò

«ehm.. non ti ha proposto di fare ripetizioni, vero? »

«boh! »

Non gli diede una risposta, incurante della sua insistenza, ma poggiò il capo nell’incavo della sua spalla, annusandolo silenziosamente, avida.

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: lur