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Autore: SusanTheGentle    13/04/2013    16 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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24. Destino

 

Non puoi dirmi che non vale la pena tentare
Non posso farci nulla, non c'è niente che voglio di più
Sì, combatterò per te

Mentirò per te
Andrò lontano per te
Morirò per te

 

 
 
Shira sorvolava i cieli azzurri e limpidi sopra l’Oceano Orientale, godendosi finalmente un po’ di libertà.  Era abbastanza sgradevole per lei rimanere rinchiusa in gabbia tutto il tempo e far finta di essere muta e sciocca, ma questo era il compito affidatole da qualcuno di più grande di lei. Qualcuno al quale mai e poi mai avrebbe osato disobbedire.
Piccola e fulminea, la sua meta era il lontano palazzo Imperiale di Tisroc, a Tashbaan.
Rabadash l’aveva spedita dal padre subito dopo essersi ripreso quasi completamente dalla ferita inferta da Caspian X.
Quando infine giunse a destinazione e vide in lontananza i bianchi tetti della capitale di Calormen, emise un verso acuto volando in ampi cerchi sopra la cupola più alta del palazzo, dov’erano situate le stanze private di Tisroc. Si posò poi sulla ringhiera del balcone. Un servo che stava rassettando la camera in quel momento la vide e avvertì subito le guardie.
Shira passò di mano in mano, fino ad arrivare finalmente in quelle del Gran Visir di Calormen, un uomo avanti negli anni, magro e con una barbetta ispida a punta.
Quando Tisroc si vide arrivare nella sala delle udienze il suo primo consigliere, si affrettò a concludere la seduta il più in fretta possibile e congedare tutti quanti.
Il Gran Visir passò Shira all’Imperatore, goffamente, cercando intanto di inchinarsi e di farla scendere dal suo braccio e posarla su quello di Tisroc.
Shira protestò, facendo un verso acuto e guadando seccata il Visir che le tirò una piuma della coda.
“Lasciami solo” ordinò subito Tisroc e l’altro obbedì indietreggiando e uscendo dalla stanza.
L’Imperatore si diresse allora verso le sue camere private. Ma non era ancora la loro destinazione definitiva. Tisroc si avvicinò a una parete in fondo alla camera da letto, spostò un pesante tendaggio e si insinuò in una stanza segreta.
“Finalmente possiamo parlare” esordì l'uomo, posando il falchetto su un alto trespolo accanto al quale c’era tutto ciò di cui aveva bisogno per rifocillarsi.
Shira bevve e mangiò, mentre iniziò a raccontare tutto ciò che era accaduto al principe Rabadash e al suo equipaggio sull’Isola delle Voci.
Tisroc si adirò molto nell’udire certe notizie. Il figlio era stato come sempre troppo avventato ed era stato di nuovo sconfitto. C’era da aspettarselo.
“Mmm…Capisco, capisco” annuì Tisroc pensieroso, facendo ondeggiare la piuma rossa che ornava il suo sfarzoso turbante. “Le cose non vanno come previste. Abbiamo sottovalutato i narniani. La Strega Bianca aveva ragione, dopotutto. Bisogna fare nuovi piani, ci vuole cautela e Rabadash ne ha assai poca. E’ un giovane troppo irruento. Vuole tutto e subito”
Shira arruffò le penne. “Cosa volete che faccia, adesso, Grande Tisroc?”
“Tu, piccola Shira? Credo che dovresti riposare prima di ripartire. Non vorremmo mai ti accadesse qualcosa, sei la nostra preziosa informatrice”
“Oh, ma Vostra Maestà non deve temere per me. Io ho qualcuno che mi aiuta”
“Davvero? Chi?”
“Ma la nostra comune amica: la Dama Bianca, insomma, la Strega, come la chiamate voi. Lei mi ha mandato a voi, lo sapete, e mi aiuta nei miei spostamenti. Per quanto io sia velocissima, non potrei mai viaggiare così rapidamente su grandi distanze senza il suo aiuto”
Tisroc sogghignò e le accarezzò la testolina morbida. “Bene, bene…”
Shira emise un cinguettio compiaciuto e poi fissò l’umano con i suoi occhietti neri.
“C’è qualcos’altro che devi dirmi?”
Shira esitò un attimo, poi scosse la testa. “No, nulla, mio signore. Nulla”
Ma non era propriamente vero. C’era qualcosa che Shira aveva visto una notte di ormai molti giorni addietro, chiusa nella gabbia nella cabina del principe Rabadash: un soldato di Calormen che aiutava una regina di Narnia a fuggire…
 
 
Rabadash osservava il suo equipaggio salire sugli alberi della nave per sciogliere le vele e metterle in posizione. L’ancora venne issata e il veliero fu finalmente in condizione di riprendere il largo.
I quattro giorni erano passati e la marea si era pian piano rialzata, riempiendo di nuovo il vuoto lasciato dalla magia della Driade nella baia dell’Isola delle Voci.
Il principe era in via di guarigione, anche se il medico dell’Occhio di Falco diceva che doveva stare a riposo ancora per un po’, o rischiava che i punti di sutura si riaprissero.
“Quando finirà questa tortura?” chiese seccato Rabadash dopo l’ennesima medicazione.
“Quando Vostra Altezza si deciderà ad ascoltarmi”
Di comune accordo, paziente e dottore, decisero allora che il primo sarebbe rimasto buono almeno finché Shira non fosse tornata con notizie da Calormen, e non avessero riavvistato il Veliero di Narnia.
Nel frattempo, comunque, Rabadash non se ne rimase certo con le mani in mano. Fece piani su piani e ordinò che la nave fosse spinta al massimo dei nodi che poteva raggiungere. Di questo si occupò Ader, il capo dei pirati, che sostituì quasi definitivamente il capitano dell’Occhio di Falco al timone.
Nessuno a bordo della nave si fidava dei pirati, ma essi non facevano caso alle malelingue.
Rabadash osservava tutti attentamente, e ripensò improvvisamente a quando il padre lo aveva messo in guardia da un possibile traditore che si nascondeva tra il suo equipaggio. Guardandoli, era più che convinto che non potesse che celarsi in uno dei sei filibustieri. Ma chi di loro? Ader stesso? Di sicuro, il volto affilato, la grossa ascia dietro la schiena e gli occhi scuri perennemente socchiusi come se stesse sempre in ascolto di qualcosa (i suoi dicevano che ascoltava il mare) non aiutavano a farne un elemento raccomandabile.
Ma poteva essere anche il pirata grosso e possente, tutto muscoli. O magari quello con la lunga barba grigia, o l’uomo basso, più simile a un nano che a un uomo. Oppure quello alto e allampanato. O ancora, quello con un occhio finto.  O tutti insieme. Sei spie a bordo del suo veliero.
In quel momento, Aréf tarkaan interruppe le sue riflessioni, scattando sull’attenti quando si presentò di fronte a lui.
“Il mio signore mi ha fatto chiamare?”
“Ah sì, Aréf. Volevo porti le mie condoglianze per la perdita di tuo figlio Emeth. Ho saputo che è perito in battaglia”
Il capitano delle guardie abbassò il capo. “Vostra Altezza è molto gentile con me. Vi ringrazio”
“Era un buon soldato, anche se con la lingua troppo lunga”
Aréf strinse i pugni, ma Rabadash non lo notò.
“E’ morto per servire la sua patria e questo deve essere motivo d’orgoglio. Manderò una lettera di condoglianze anche a vostra moglie”
“Grazie, mio signore”
Il senso di colpa verso il principe era molto forte, ma ormai ciò che era fatto era fatto.
La sola paura di Aréf tarkaan era che si venisse a scoprisse che Emeth non era affatto morto, ma fuggito, e che fosse stato lui stesso a farlo scappare.
D’altronde,  mandarlo via era stato l’unico modo per impedire che fosse giustiziato per alto tradimento per aver aiutato la Regina Lucy a scappare.
Ma le uniche due persone che avevano assistito alla scena erano i suoi soldati più fidati, nonché cari amici. Avrebbero mantenuto il segreto, Aréf ne era più che certo.
“Volevo anche dirvi che al prossimo scontro, vi voglio più preparati” continuò Rabadash, cambiando completamente discorso. “Il nostro avversario è forte e astuto, non si lascia sorprendere facilmente e avete visto come hanno risposto prontamente ai nostri attacchi”
“Sì, Altezza, ma è anche vero che i soldati erano spaventati dalle strane cose cui hanno assistito”
“Non possiamo attaccare Narnia senza aspettarci i loro diabolici colpi bassi. Sono forti, orgogliosi, caparbi. Ma io non sono da meno”
Sul volto del principe si aprì un ghigno malevolo.
“Il mio avversario è fuggito, ma io lo ritroverò. E gliela farò pagare cara.”
Oh, sì, Caspian X…il suo più grande rivale.
Rabadash fissò gli occhi neri in quelli altrettanto scuri del capitano della guardia.
“Ricordate ai vostri uomini che è a causa dei narniani se Calormen rischia di cadere nella rovina. Vogliono invaderci, stanno radunando le creature più spaventose, non ultimo il loro Grande Leone, per poterci infine attaccare quando meno ce l’aspettiamo. Non facciamoci mai più cogliere impreparati. E’ un ordine”
“Certamente, Vostra Altezza”
“Ora andate”
Rabadash congedò Aréf e rimase solo nella sua cabina a riflettere.
Non c’era alcun motivo che lo spingesse a dire le verità ai suoi uomini. Era preferibile che nessuno sapesse la reale ragione del loro prolungato viaggio. Rabadash non poteva dire a nessuno che rischiava di non avere mai un erede. Era terrorizzato all’idea che la notizia potesse scatenare, non solo l’ilarità del popolo e trasformarlo un altro Rabadash il Ridicolo, ma soprattutto che si potesse credere che la sua futura sovranità era messa in discussione dall’impossibilità di generare figli.
“Presto”pensò. “Devo fare presto”
“Mia amata Susan, sto venendo a prendervi” aggiunse ad alta voce. “E grazie a voi, nessuno oserà mai pensare nulla del genere, e la mia reputazione sarà salva”
 
 
Lucy aveva di nuovo il suo cordiale. La fiaschetta era tornata colma fino all’orlo come la prima volta che Babbo Natale gliel’aveva donata.
La ragazzina corse subito da Susan e Ripicì, costringendo la sorella a bere ugualmente una goccia del liquido anche se pareva non averne affatto bisogno. Dopo molte insistenze, Susan accettò di farlo e poi fu la volta di Rip.
Se non fosse che era già di nuovo sera, la ragazza e il topo avrebbero protestato contro il dottore, il quale aveva ordinato loro di rimanere a riposo fino al mattino seguente.  Ma l’idea fu più che buona, a dire il vero, perché non appena Ripicì si rimise sdraiato nella sua amaca crollò nel sonno, e lo stesso Susan.
Gli strascichi che l’incubo aveva lasciato su di lei erano poco evidenti, ma la Regina appariva stanca, tirata, benché tutti avessero notato che nei suoi occhi brillava una nuova luce. Qualcuno l’aveva chiamata ‘la luce della speranza’.
Ora, Susan attendeva l’arrivo di Miriel in cabina.
Adesso che erano aumentati ancora di numero, si era reso necessario riorganizzare i posti letto e non fu facile. Per Emeth era stata aggiunta una branda in più negli alloggi dell’equipaggio, mentre la Driade aveva appunto preso stanza insieme a lei.
Le due si erano scoperte sempre più affezionate man mano che il tempo passava. Miriel aveva ancora un atteggiamento troppo formale nei suoi confronti, ma Susan confidava che prima o dopo si sarebbe sciolta un poco, comprendendo finalmente che ormai era parte integrante del gruppo.
Questa era una delle cose che i Pevensie preferivano dei loro viaggi a Narnia: ogni volta il bagaglio di amicizie si allargava, anche se, purtroppo, molti dei primi amici non erano più con loro…ma erano con Aslan, nelle sue terre, di questo era certa. E forse, chissà, un giorno si sarebbero rivisti tutti…
Il caro signor Tumnus, i Castori, Oreius il centauro, la Vecchia Volpe…
Posò il libro delle Leggende di Narnia che aveva trovato sullo scaffale della sua cabina. Ce n’erano molti altri, ma quello più di tutti aveva attirato la sua attenzione non appena lo aveva sfogliato e aveva visto il disegno della Lanterna Perduta…il lampione!
Tutti i ricordi, stavolta lieti ed emozionanti, erano riaffiorati alla sua mente.
La Strega Bianca le aveva voluto far credere che c’erano stati solo momenti tristi nella sua vita. Ma non era vero.
Quella che aveva avuto lei era una fortuna che a pochi altri era stata concessa: essere venuta a Narnia e aver conosciuto persone e creature tanto meravigliose.
Non avrebbe più sprecato il suo tempo a piangersi addosso. Lo avrebbe impiegato per impegnarsi a far avverare i suoi sogni e rimanere lì, con la possibilità futura di conoscere tanti altri amici.
Susan sorrise, un poco malinconica ma felice. Si stiracchiò con grazia, posò la testa sul cuscino, ed era in uno stato di dormiveglia quando avvertì la presenza di qualcuno accanto a lei che le sfiorava delicatamente il viso.
Subito aprì gli occhi per specchiarsi in quelli di Caspian, che la guardava con dolcezza infinita.
“Non volevo disturbarti, ma eri così bella…”
Lei gli sorrise e si tirò su a sedere, mettendogli piano le braccia attorno al collo. Caspian l’accolse subito tra le sue braccia, forse un po’ stupito.
“Stai tremando” le disse, ora preoccupato.
Lei si strinse un po’ più a lui. “Non è niente.”
“La sai che puoi dirmi tutto, vero? Anzi, devi”
Susan prese a giocherellare con il colletto della sua camicia.
“Il medico mi ha ordinato di riposare, ma io non ci riesco molto bene. Ho anche cercato di distrarmi leggendo un po’, però non serve a molto”
“E’ normale. Anche Lucy non era riuscita a dormire la notte del suo rapimento, ricordi?”
Susan annuì e fece un lungo sospiro.
“Sta tranquilla…” fece piano Caspian, posandole un bacio delicato sul capo. “Vuoi che resti qui?”
“Sì” rispose lei, appoggiando la testa alla sua spalla. “Almeno finché non torna Miriel”
Caspian sbuffò lievemente e lei rise, accorgendosene.
“Vorrei poter dormire insieme a te” disse lui, guardandola imbronciato.
“Ma non puoi” gli ricordò la ragazza mettendogli l’indice sulla punta del naso. Caspian fece una smorfia e lei rise ancora.
“Mmmm…” protestò il ragazzo con un finto broncio. “Bè, allora vorrà dire che risistemeremo di nuovo i posti, perché io stasera dormo con te”
“Caspian…”
“Certo che aumentiamo a vista d’occhio a ogni avventura” commentò il giovane, senza darle retta “Tra un po’ dovremo buttare qualcuno a mare per farci stare i nuovi arrivi”
“Mi meraviglio di te!” lo rimproverò lei, scherzosa. “Un Re non dovrebbe parlare in questo modo. Un Re di Narnia non dovrebbe mai dimenticare che l’ospitalità è…”
“L’ospitalità è sacra e deve accogliere chiunque chiede aiuto, amico o nemico, per non venir mai meno ai valori di ospitalità e gentilezza che da sempre contraddistinguono il popolo di Narnia” terminò Caspian alzando gli occhi al cielo.
“Oh. Complimenti, Vostra Maestà: dieci con lode” disse Susan e poi entrambi scoppiarono a ridere. Un riso vero e sincero, spensierato.
 “Cornelius me lo faceva ripetere mille volte al giorno. Diceva che era una delle regole più importanti” spiegò il Re.
“E io sono pienamente d’accordo con lui.”
Caspian aspettò qualche minuto prima di parlare ancora. Lei capì che c’era qualcosa che lo impensieriva, ma attese paziente.
“Sue, ascolta” riprese il giovane poco dopo. “Devo dirti una cosa importante”
“E’ successo qualcosa?” chiese subito lei, allarmata, vedendolo agitarsi un poco.
“Bè…diciamo di sì. Ho fatto una cosa mentre tu eri preda dell’incubo della Strega Bianca. Ma non è nulla di grave, non temere”
“Allora sto tranquilla?”
Lui annuì e la guardò serio. “Sì, però prometti di non arrabbiarti?”
“D’accordo” promise lei fissandolo un po’ ansiosa.
Caspian tirò un bel respiro. “Ho detto a Peter che voglio sposarti”
Susan si accigliò solo un secondo, e quello dopo spalancò un poco gli occhi chiari con espressione incredula.
“Che hai fatto?!”
“Scusa, non ti arrabbiare” ripeté il giovane, “Lo so che avremmo dovuto dirglielo insieme, solo che io…”
“Ma no, non sono arrabbiata” replicò lei scuotendo il capo. “Più che altro sono stupita. Così su due pedi…”
“Lo so che non era il momento adatto, Peter aveva ragione, però…”
“No, invece credo che fosse quello più giusto”
Caspian la guardò attentamente. “Credi davvero? Perché non ho mai voluto approfittare della sua vulnerabilità, credimi”.
“Lo so, non lo faresti mai. E sì, lo penso davvero. Lo ripeto, hai fatto bene. Se fosse stato per me, probabilmente avremmo aspettato ancora chissà quanto.”
Caspian si tranquillizzò.
“Non ho potuto farne a meno: avevo troppa paura di perderti e volevo che Peter sapesse che non ho intenzione di lasciarti, mai, per nessun motivo e in nessun caso.”
Susan fu pervasa da un’emozione indescrivibile. Quando Caspian esprimeva il suo amore in quel modo assoluto, lei sentiva che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa insieme a lui, anche la più impossibile.
“Peter che ha detto?” chiese la ragazza subito dopo. “No, immagino”
“Non esattamente. Ha detto che non poteva dare la sua approvazione”
“Lo sapevo…”
“Ma ha anche aggiunto che saremmo tornati sul discorso una volta che ti saresti svegliata. Per cui, credo che se non lo farà stasera, sarà domattina”
Susan gemette preoccupata. “Mi devo preparare a un altro sanguinoso litigio?” tentò di scherzare.
Caspian sorrise a metà. “No. Mi ha spiegato le sue ragioni e le capisco perfettamente”
Il Re le raccontò la conversazione avuta con Peter e la ragazza rimase molto stupita di scoprire quei sentimenti e quelle paure nel fratello, in parte molto simili alle sue. Anche lei avrebbe sofferto nel lasciare i suoi cari, ma ormai aveva deciso ed era più che mai sicura. Doveva solo cercare di farlo capire a Peter.
Solo…certo, fosse facile…
“Non ho intenzione di discutere ancora con tuo fratello” aggiunse Caspian. “Però desidero arrivare in fondo alla questione. Non voglio che rimanga in sospeso”
“E se dirà di no?” chiese ancora Susan.
“Se dirà di no, sarò costretto a rapirti e a sposarti su un’isola deserta”
“Non scherzare…” fece lei, sorridendo insieme a lui.
“Io non scherzo. Se sarò costretto lo farò.”
“Guarda che io ci credo”
“Per questo te lo dico. Perché ci devi credere.”
Rimasero a parlare ancora a lungo, fino a sera tarda.
Susan continuava a pensare a quello Caspian le aveva detto a proposito di Peter: non poteva credere che quello fosse davvero l’ultimo viaggio di suo fratello. Non poteva esserne così sicuro...
Cosa ne sarebbe stato di Miriel quando Peter fosse andato via? La Driade provava un sentimento profondo per il ragazzo, era evidente.
Quindi, pensò Susan, la loro nuova amica avrebbe sofferto esattamente come aveva sofferto lei quando aveva lasciato Caspian?
Improvvisamente, le vennero alla mente gli avvertimenti di Coriakin, ma soprattutto le tre profezie pronunciate da Miriel: possibile che proprio Peter poteva essere colui che avrebbe detto addio per sempre a Narnia?
“Aslan non può volere questo” disse Caspian, la schiena abbandonata contro la spalliera del letto, le gambe allungate su di esso, con Susan appoggiata alla sua spalla.
“Sono sempre più convinta che siano delle prove” disse la ragazza, parlando a voce più bassa ora che l’oscurità era scesa.
“Se è così, tu e Lucy avete già affrontato le vostre, allora, e superate con successo”
Non era difficile capire che ciò che era successo a Lucy sull’Isola delle Voci, era in corrispondenza con la prima parte del suo avvertimento.
Non avrebbe dovuto voler essere più di ciò che era già, o avrebbe potuto perdere qualcosa che poteva essere suo per sempre.
Pronunciando l’incantesimo del libro di Coriakin e assumendo l’aspetto di sua sorella, aveva rinnegato se stessa, aveva voluto essere più di ciò che era.
Ma la seconda parte era ancora alquanto ambigua...Non era ancora accaduto nulla che avrebbe potuto portare Lucy a perdere quello che poteva essere suo per sempre. O forse…non sarebbe mai successo. Chissà, Lucy poteva essere riuscita a cambiare il suo destino. Se così era, allora anche loro due e tutti gli altri avrebbero potuto farcela.
“Credo di essere riuscita anch’io a cambiare il mio” disse Susan alzando la testa e sorridendo a Caspian. “Già da tempo sapevo di dover prendere una decisone definitiva sul mio futuro, decisione che continuavo a rimandare perché avevo sempre troppa paura di qualsiasi conseguenza. Ma sapevo anche che cosa era davvero importante per me, l’ho sempre saputo: tu, la mia famiglia, Narnia. E tornando qui per la terza volta ho capito ancora di più cosa voglio davvero e cosa sono disposta a fare per averlo”
Susan si mosse per mettersi di fronte  a Caspian, per guardarlo dritto negli occhi profondi.
“Accetterò le conseguenze, non dimenticherò mai più e resterò con te per sempre, perché sei tu la cosa più importante, Caspian. Perdonami se ci ho messo tanto per decidermi. Perdonami se ero sempre così insicura”
Lui si raddrizzò e la strinse forte. “E’ legittimo. Anch’io mi troverei in seria difficoltà se dovessi decidere una cosa simile.”
“Narnia deve venire al primo posto, lo so” disse Susan molto seriamente, senza traccia di risentimento. “Ma mi accontento di essere la numero due nella tua scala delle priorità, perché anch’io amo Narnia immensamente, proprio come te.”
Caspian sorrise dolcemente e scosse piano il capo. “Io ringrazio il cielo ogni giorno, sai, per averti mandata da me. Tu sei la creatura più straordinaria, più meravigliosa, più dolce che abbia mai incontrato”
Susan arrossì davanti a tanta sincerità. “Guarda che sono molto sensibile ai complimenti”
Lui continuò a sorridere. “Però ti sbagli su una cosa”
“Cosa?”
“Sei tu la numero uno”
 
 
Poco dopo, Lucy venne a dare la buonanotte a Susan e Miriel rientrò in camera. Dietro di loro Gael, che teneva in braccio Ripicì quasi del tutto guarito. Caspian fece per andarsene, ma con l’arrivo di Peter, Edmund e Eustace fu inevitabile rimanere a chiacchierare ancora a lungo. Mancava solo Emeth per completare la squadra. Lucy lo convinse a intrattenersi con loro e il ragazzo non riuscì a dire di no visto che era lei a chiederglielo.
La quiete della serata si era spezzata, ma a Susan e Caspian non seccò affatto la piccola ‘riunione’ che li tenne impegnati fino a notte fonda. Stare tutti insieme era bellissimo e dava un senso di serenità che li faceva sentire ancora più uniti.
La Regina Dolce rammentò le parole pronunciate da Aslan quand’era ancora prigioniera dell’incubo di Jadis: “Prendetevi cura gli uni degli altri”.
Sì, lo avrebbero fatto. Lo stavano già facendo. Erano più che compagni, più che amici. Erano una famiglia e avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di rimanere insieme. L’uno avrebbe dato la vita per l’altro. E nonostante i contrasti, le divergenze, i litigi, si volevano bene.
L’arrivo della Strega Bianca aveva risvegliato i dubbi e le ansie per le profezie di Coriakin anche in tutti gli altri. Si tornò di nuovo sull’argomento ma nessuno osò esprimere apertamente le proprie preoccupazioni su quanto li riguardava.
Parlarono delle Sette Spade, dei Lord, di quante terre dovevano ancora fare la conoscenza.
“Speriamo che la storia dei serpenti marini non sia vera” disse Edmund, che ogni tanto rifletteva sugli strani racconti di Drinian a quel proposito. “Lui dice che suo padre li ha visti in passato”
“Potrebbe anche essere vero” convenne Ripicì “ma se è così, noi li affronteremo a spada tratta!”
Ma l’argomento principale era Narnia. Sempre e soprattutto Narnia. C’era sempre qualcosa da dire, qualcosa da ricordare, da raccontare. Era un infinito susseguirsi di meraviglie sia per chi già conosceva tutto e ancor più per chi ne sapeva poco.
Il racconto più entusiasmante fu quello di Miriel e Ripicì. Da quando lui aveva scoperto che la ragazza era la figlia della Driade che, mandata da Aslan, gli aveva cantato la famosa filastrocca che era solito canticchiare, aveva voluto sapere da lei tutto e più sulla Fine del Mondo.
“E’ da là che venite, vero Miriel?” chiese Rip con gli occhietti scintillanti.
“Sì, è vero.”
“Com’è la Fine del Mondo?” chiese Peter elettrizzato.
“Non ho mai visto la Fine venendo da Narnia” spiegò Miriel.
“Allora come sei arrivata qui?” chiese Susan.
“Dalla Vetta Ancestrale, che si trova sopra i cieli, al di là di ogni cosa e sopra il tutto. Da quel punto si possono scorgere tutti i mondi esistenti. E’ da lì che vi osservavo nel passato” e il suo sguardo cadde sui Pevensie, in particolare su Peter. “E da quel punto si scende direttamente dove si vuole viaggiando sulle nuvole.”
“Hai viaggiato sulle nuvole?” chiesero tutti in coro.
Miriel annuì ridendo. “Vedere i confini della nostra terra sarà una sorpresa anche per me. Poter guardare da vicino la Grande Onda che separa Narnia dalle Terre di Aslan, sarà un’emozione incredibile”
 “Oh, la Grande Onda!” saltò su Ripicì “Ne ho sentito parlare dai racconti di qualche amico della foresta. Ed è solo la prima di tante strabilianti storie”
“E che altro c’è là?” chiese Gael con gli occhi scuri attenti e le guance rosse.
“Ebbene, ascoltate…”
Ripicì, aiutato da Miriel, iniziò a raccontare.
Alla Fine del Mondo c’erano alte colonne d’acqua che arrivavano fino al cielo e le loro gigantesche masse celavano quel che c’era al di là: qualcosa di talmente straordinario e impossibile da comprendere per un essere mortale. Qualcosa che pochi avevano il privilegio di vedere e capire davvero di cosa si trattasse.
E l’onda era così alta da arrivare sino alle nuvole e sembrava fondersi con l’azzurro dello stesso cielo. Sovrastava il mondo intero, così vasta in altezza e larghezza da non sapere dove avesse fine o inizio.
Era il confine mai violato tra questo mondo e un altro: il mondo dell’origine, le Terre di Aslan, la Vera Narnia.
Si diceva ci fossero arcobaleni e cascate che scendevano fin sulla terra da monti maestosi, alcuni addirittura sospesi nel cielo. Le Valli del Sole erano tra questi ultimi. Su altri potevi scorgere la neve perenne, oppure enormi foreste scure e impenetrabili. E c’erano prati verdi e infiniti, pieni di fiori profumati, di alberi danzanti e creature mai viste dall’occhio umano, creature talmente belle che erano inconcepibili dalla mente umana.
E ancora, lunghi fiumi e profondi laghi e mari, più azzurri dell’azzurro, con l’acqua più pura che si fosse mai vista o assaggiata. E quell’acqua, per chiunque la beveva, era la Fonte della Vita. La vera vita che si poteva solo sognare in questo mondo ma che in quell’altro era possibile avere.
E la morte e la sofferenza lì non esistevano e tutti vivevano in eterno, giovani e forti, nella gloria di Aslan e di suo padre, il Grande Imperatore d’Oltremare.
“Sarebbe bellissimo poterla vedere” commentò Caspian “solo per un momento”
Gli altri furono d’accordo. Ciò nonostante, sapevano che non era possibile fare ritorno nel mondo dei mortali una volta varcato il confine. Una volta provata la vita delle Terre di Aslan non si voleva più tornare indietro. Alcuni dicevano di esserci stati, di essere tornati ed aver sofferto immensamente per non essere potuti rimanere.
 “E’ meraviglioso” mormorò piano Peter, quasi incantato.
Con gli occhi della mente, tutti stavano provano ad immaginare tale magnificenza, ma solo vedendola dal vivo avrebbero veramente capito la potenza di Aslan e la bellezza di Narnia.
“Sarà meglio andare a dormire, ora” disse infine Susan, vedendo che Gael si era addormentata in braccio a Lucy.
Mentre anche il resto degli amici si preparava per ritirarsi nei rispettivi alloggi, Peter indugiò ancora qualche istante. Quello era probabilmente il momento in cui avrebbe potuto parlare liberamente con Caspian e Susan senza interruzioni.
Anche Miriel tentennò, mentre si scambiava qualche parola a bassa voce con la Regina Dolce.
“Davvero, non c’è nessun problema” disse la Driade un po’ rossa in viso. “Se volete dormire insieme al Re non ho nulla incontrario. Io mi arrangio nelle cabine dell’equipaggio”
“Ma no, stai scherzando?” replicò Susan “Con tutto il russare che fa Eustace e Edmund che salta su di notte a urlare? Non se ne parla!”
“Sì, ma…”
“Davvero, non c’è problema…a meno che tu…”
Le due ragazze si fissarono un attimo negli occhi, piegandosi leggermente in avanti l’una verso l’altra.
“Che io…?”
“Non…”
“Non?”
“Voglia…dormire con Peter” concluse Susan talmente di fretta che quasi l’altra non capì le sue parole.
Il viso già arrossato di Miriel divenne di porpora. “Co-come ti viene in mente una cosa così…così…!”
“Sue, puoi venire dentro, per piacere?” disse Peter comparendo sulla soglia.
Le due si voltarono. Miriel distolse subito lo sguardo e girò la testa, non riuscendo a guardarlo in faccia.
“Io…sarà meglio che vada un momento dalle altre, scusate”
La Driade corse via, lasciando Peter allibito e Susan con una voglia matta di mettersi a ridere.
“Ma che cosa le succede?” chiese il Re Supremo. “Sta bene?”
“Oh sì. Credo di sì. Ehm…arrivo”
Susan rientrò nella stanza e la voglia di ridere le passò immediatamente.
Caspian era in piedi accanto alla finestra e osservava fuori, con un'espressione così seria che lei pensò per un attimo che Peter avesse annunciato una terribile notizia.
Appena sentì i passi di lei, il Re si votò e Peter chiuse la porta.
Un silenzio carico di tensione  e imbarazzo cadde nella stanza. Rimasero per un attimo lì a fissarsi tutti e tre. Fu Peter a rompere il ghiaccio.
“Allora…che intenzioni avete, voi due?” esordì, pronto a fare un discorso e non sapendo bene cosa avrebbe detto o cosa avrebbe dovuto dire.
Caspian e Susan si guardarono e poi guardarono lui, cominciando a parlare contemporaneamente così che non capì nemmeno una parola.
“Ok, ok…frenate un secondo!”
“Scusa” disse Caspian. Poi fece un cenno a Susan, invitandola a parlare per prima.
“Prima promettetemi, tutti e due, che qualunque cosa diremo non litigherete. Per favore” disse lei.
I due Re si lanciarono un’occhiata strana, non troppo convinta, ma promisero.
“Quand’eravamo rinchiusi nella stiva dell’Occhio di Falco, appena tornati qui” esordì Susan con calma. “Avevi detto che non saresti stato contrario se mai un giorno ci fossimo sposati.”
“No” ammise Peter. “Non del tutto. Ma…non pensavo arrivaste a farlo davvero.”
“Ormai è tanto che l’abbiamo deciso” disse Caspian.
Peter scosse il capo. “Non potete farlo. Mi dispiace, ma non potete pianificare la vostra vita senza pensare agli altri.”
Li osservò entrambi a lungo. Erano davanti a lui, in silenzio. Dalle loro espressioni capiva che anche se glielo avesse negato, loro sarebbero passati sopra al mondo intero pur di rimanere insieme. In ogni caso, aspettavano comunque che lui desse il suo consenso.
“Ascoltate…Non si tratta solo del voler stare insieme, il problema è che con la vostra decisione cambierete radicalmente le vite di tutti. Le nostre, Susan: la mia, la tua, e di tutta la famiglia. Quella di Ed e Lucy. Quella di Eustace, di zio Harold e zia Alberta. E di mamma e papà”
La Regina ebbe un fremito ma non disse nulla. Dio solo sapeva quanto amava i suoi genitori…
“Non avrai più tutta la libertà che avevi in Inghilterra”
“Ti sbagli, Peter. Solo qui io sono libera.” ribadì lei. “Essere Regina non mi spaventa. E’ quello per cui sono nata, adesso lo so. Se il destino esiste, questo è il mio. Non intendo ripartire ora che sono tornata”
“Dimmi perché?”
“Perché sono innamorata di lui” disse Susan, guardando Caspian negli occhi per un attimo appena ma con tutto l’amore di cui era capace.
“E se dovessi ripartire ancora?”
“Non cambierebbe niente. E’ l’unica cosa certa, anche se tutto il resto dovesse cambiare: io voglio passare con lui tutta la mia vita”
Caspian si avvicinò a lei e le mise un braccio attorno alle spalle, stingendola un poco a sé in un gesto automatico. Susan non poteva sapere cosa significava per lui sentirla parlare così.
Peter fissò la sorella negli occhi. “Gli metti addosso una grande responsabilità” disse, spostando per un attimo la sua attenzione sul Liberatore.
“Io voglio questa responsabilità, Peter” replicò il Re di Narnia.
“E avete pensato a cosa succederà una volta arrivati alla fine del viaggio?”
“Certo” affermò Caspian con sicurezza. “Ho già deciso che parlerò con Aslan e gli dirò che sono disposto a fare qualunque cosa pur di stare con tua sorella. Qualunque.”
“E continueresti a provare questo per lei in ogni caso?”
“In ogni caso”
“Anche se non vi darò il permesso di sposarvi?” chiese, guardandoli dritto negli occhi.
“Sì” dissero in coro Caspian e Susan.
“Caspian, tu dovrai ridimensionare tutto quanto” proseguì il Magnifico. “Impostare non solo il regno, ma la tua intera esistenza in un modo completamente diverso, perché sul trono e nella vita non sarai più da solo. E dovrai prenderti cura di lei, proteggerla”
“E’ quello che desidero”
Peter respirò sonoramente, le labbra strette. “Non è un gioco, lo sapete? Non è una favola d’amore, è la vita intera. Dovrete fare delle rinunce”
“Un gioco?” fece Susan, aggrottando la fronte. “Credi che sia tornata per giocare all’innamorata, Peter? Sono giovane ma so che cos’è l’amore. So cosa provo per Caspian e non è di certo un gioco!”
“Non l’ho mai pensato”. Peter si passò una mano tra i capelli. “Mi state mettendo seriamente in difficoltà, lo sapete?”
Fece qualche passo per la stanza, riflettendo.
“Ho sempre creduto che foste troppo diversi per stare insieme. Che, dopotutto, le vostre strade non si sarebbero mai incrociate se noi quattro non fossimo stati chiamati a Narnia. E credevo che questo bastasse per farvi capire che, probabilmente, dovevate accettare che prima o poi sarebbe finita. Ma a questo punto...”
Peter si fermò e li guardò con un misto di incredulità e rassegnazione.
“Miriel parla sempre di due tipi di destino:  quello immutabile e quello che scriviamo con le nostre mani. Credo di doverle dire che si sbaglia e che esiste solo il secondo.”
 “Quindi…” tentò Caspian speranzoso. “Quindi per te va bene?”
“Io…no, non so se va bene” rispose Peter con calma. “Adesso riesco a capire quanto è forte il sentimento che vi lega, lo vedo in ogni cosa che fate, e so che non vi serve il mio permesso per sposarvi perché lo fareste comunque. Però…mi serve del tempo per decidere. Devo pensare a tutti, Sue, lo capisci, vero?”
Susan abbassò il capo, stringendo la manica della camicia di Caspian. “Sì, Peter. Lo capisco. Probabilmente al tuo posto farei lo stesso”
Caspian fece per parlare ma il Re Supremo lo fermò alzando una mano.
“Non sto dicendo queste cose per mettervi i bastoni tra le ruote. Non sto cercando di far questo. Però continuo a pensare a quando anche Edmund, Lucy e Eustace si renderanno conto che una delle persone a cui tengono di più non tornerà mai a casa. Io stesso non riesco ancora ad accettarlo. E credo che nemmeno loro potranno farlo.”
“Peter, ti prego!” esclamò la ragazza, separandosi un poco da Caspian e prendendo la mano del fratello. “Ti supplico, non dire di no”.
 “Non ho più nulla da aggiungere, per adesso” concluse Peter con aria mesta. “Datemi ancora qualche giorno. Poi vi darò una risposta”.
 
Viaggiarono senza incidenti per alcuni giorni. Le giornate passavano calme ma non senza un sentore di inquietudine e l’impaziente, continuo adocchiare l’orizzonte per essere certi che la nebbia verde non ricomparisse da un momento all’altro.
Anche la presenza di Emeth a bordo metteva a disagio i marinai, che chiaramente non vedevano di buon occhio il giovane soldato. Aveva forse il merito di aver salvato la Regia Lucy ma era pur sempre di Calormen. Chi diceva loro che non fosse una spia di Rabadash e che tutto il suo comportamento- dal salvare la Valorosa al venire ferito- era stato tutto frutto di una macchinazione ordita dal principe?
Lucy si arrabbiava molto quando udiva i bisbigli degli uomini e cercava di coinvolgere Emeth in ogni attività per non farlo mai sentire solo o a disagio.
“Ci alleniamo insieme?” gli chiese allora un pomeriggio.
 “Sì, ottima idea!” esclamò Edmund d’un tratto. “Anche Eustace deve riprendere le sue lezioni di scherma ora che Ripicì sta meglio”
Emeth e Eustace risposero quasi contemporaneamente: “Volentieri!” e “Oh, no…”
“Perfetto! E…posso provare la tua scimitarra?” chiese Edmund al soldato, incapace di trattenere la sua voglia di spadaccino di scoprire le capacità di nuove lame.
“Sarà un onore, Vostra…Maestà, cioè, Edmund” disse Emeth un po’ impacciato, sorridendo all’altro ragazzo.
Uscirono sul ponte dove Susan aveva fatto posizionare i bersagli per allearsi con gli arcieri. La Regina Dolce stava a prua, proprio sotto il drago d’oro. Il resto del ponte era tutto per gli spadaccini, i quali avevano bisogno di spazio per muoversi in quanto più scalmanati degli arcieri.
Susan afferrò il suo arco e la faretra. Incoccò la freccia...ma qualcun altro tirò prima di lei andando al colpire il bersaglio che si era scelta.
La ragazza corrugò la fronte e si voltò. A tirare era stato Caspian.
“Sono un po’ fuori allenamento per quanto riguarda arco e frecce” disse lui, avvicinandosi con la balestra in mano. “Scusa, ho colpito il tuo bersaglio”
“Figurati…” sorrise lei facendogli posto. “Ti alleni con me?”
“Per un po’, poi devo tornare in cabina di comando. Ho del lavoro da fare”
C’erano certi momenti in cui Susan percepiva maggiormente la differenza di statura che c’era tra lei e Caspian. Non sapeva bene come spiegarlo, ma proprio come in quel momento, quando lui le era così vicino, lei percepiva la sua forza, la sua protezione, la capacità che aveva di avvolgerla nel suo calore solo con la sua semplice presenza, anche senza toccarla con un dito.
“Aspetta” gli disse, mentre lui alzava la balestra, la riabbassava e l’alzava di nuovo. “Aspetta, distanzia le mani e rilassa le spalle”
La voce di lei era un sussurro piacevole che gli solleticava il viso. Susan era vicinissima a lui. Ormai doveva esserci abituato, erano sempre insieme, eppure si stupiva tutte le volte delle fortissime emozioni che lei sapeva far nascere in lui.
La Regina Dolce posò appena le mani sulle sue, per posizionare meglio la balestra.
“Un po’ più in alto…ora tira”
Caspian lasciò andare la corda e la freccia si puntò quasi nel centro del bersaglio.
“Ottimo! Sei migliorato tantissimo dall’ultima volta” esclamò lei soddisfatta.
“E’ perché ho una buona insegnante” sorrise lui, ammiccando appena.
Lei gli sorrise ma tornò seria l’attimo dopo. Improvvisamente incrociò lo sguardo di Peter. Non sembrava arrabbiato, né infastidito. Non sapeva cosa gli passava per la testa, ma il silenzio del fratello maggiore non contribuiva di certo ad accrescere il suo ottimismo.
“Hai più parlato con lui?” chiese Caspian, intercettando lo sguardo di Susan.
Lei tornò a rivolgersi al Re. “No…non del matrimonio, almeno. Non so cosa pensare…”
“Non importa. Io ti sposerò ugualmente”
Susan lo guardò. Il vento scompigliava i capelli scuri del giovane e il sole creava leggeri riflessi più chiari.
“E’ passato solo qualche giorno. Diamogli tempo di metabolizzare la cosa”
Caspian storse leggermente le labbra, seccato. “E va bene, ma solo un altro po’, perché altrimenti va a finire che ti rapisco e ti porto in capo al mondo”
Susan alzò un sopracciglio. “Guarda che stiamo già andando in capo al mondo”
Lui la guardò e fece un’espressione buffa. “Già...è vero” sorrise, e Susan scoppiò a ridere.
Intanto, dall’altra parte della nave, Lucy e Emeth avevano iniziato il loro addestramento.
Lucy si muoveva con grazia e destrezza, i lunghi capelli rossi legati nella solita coda rilucevano come fiamme alla luce del sole.
“Non trattenerti solo perché sono una principiante” replicò la ragazzina, “Combatti sul serio”
“E va bene” rispose Emeth, con un sorrisetto che un istante dopo era già scomparso dal suo volto per far posto all’espressione seria e caparbia tipica dei soldati di Calormen.
Affondò, scattando in avanti così all’improvviso che Lucy lo schivò appena. Lei cercò di rispondere al fendente ma riuscì solo a pararlo, percependo lungo le braccia l’attrito vibrante della grossa lama su quella più piccola.
Emeth approfittò dell’attimo di incertezza di lei e alzò la scimitarra, facendo volare in alto la spada di Lucy. Poi le portò la lama appena sotto il mento, ovviamente senza intenzione alcuna di farle davvero del male.
La ragazza si ritrovò a fissarlo negli occhi nocciola, il viso vicinissimo al suo.
“Mai esitare” furono le parole di Emeth, soffocate dal clangore della spada di lei che cadeva al suolo.
“Accidenti…” esalò la Valorosa, ammirata e forse un po’ intimorita.
Si fissarono per qualche istante. Gli occhi azzurri di Lucy splendevano di stupore e Emeth non avrebbe mai voluto smettere di guadarli, di specchiarsi in quei due zaffiri lucenti che l’avevano stregato sin dal primo istante. Non quand’era trasformata in Susan, ma quando l’aveva veduta per sé stessa.
In quel momento, non seppe perché, si ritrovò a pensare che fosse bellissima.
Piccoli ciuffetti rossi le cadevano sulla fronte, sfuggiti alla pettinatura. La camicia bianca e i pantaloni scuri disegnavano la sua figura sempre più matura ogni giorno che passava.
Anche la Regina Susan era davvero splendida, e così Miriel, ma Lucy...per lui aveva qualcosa di più.
Piano, allontanò la lama da lei e l’abbassò.
“Perdonami. Ma tu hai detto di fare sul serio e io…”
Lucy scosse il capo e sorrise. “No, no, niente scuse. Era quello che volevo. Altrimenti non imparerò mai”
“Sei brava. Ti manca solo un po’ di tecnica”
“Lo dicono anche Rip e Edmund”
“Scusate…” li interruppe la voce di Eustace. “Possiamo continuare o volete rimanere lì come due stoccafissi ancora per molto?”
Lucy e Emeth si scambiarono uno sguardo e si resero conto di essere ancora estremamente vicini.
“Lu, perché non ti alleni con Peter?” fece Edmund all’improvviso, piazzandosi tra loro.
“Ah…s-sì, va bene…”
“Peter non c’è” disse Eustace bevendo un sorso d’acqua dal suo bicchiere. “Sta facendo non so cosa con il nostromo”
“Ah, allora vieni tu”
“Io ho appena finito, sono stanco!” protestò il cugino.
“Allora Caspian può allenarsi con Lucy…ma dov’è?”
“Caspian sta facendo il cascamorto con Susan”
Edmund storse il naso. “E ti pareva…”
“Guarda che ti ho sentito!” esclamò il Re di Narnia passandogli vicino proprio in quel momento e assestandogli uno schiaffo amichevole sul collo.
“Ahia! Però è vero, scusa!”
 
 
Con l’avanzare della sera e l’incoraggiante bella giornata tiepida nonostante fosse ormai autunno inoltrato, si pensò di organizzare una cena all’aperto.
In quei momenti ci si dimenticava dei cerimoniali di corte e la traversata riusciva a trasformarsi per qualche ora in un vero e proprio viaggio di piacere.
Non era come all’inizio, purtroppo, quando si riunivano sotto le stelle a pensare a quali fantastiche avventure avrebbero vissuto ancora. L’ombra dei nemici aveva steso un velo di paura su di loro, ormai dovevano stare pronti, le armi sempre a portata di mano, quand’erano invece abituati a non indossarle anche per più giorni di fila.
Non c’era solo la Strega Bianca ad impensierirli, anche Calormen tornava ad incombere su di loro.  Certo, il Veliero dell’Alba aveva guadagnato cammino, ma sapevano di non aver fermato l’Occhio di Falco per sempre, e tutti si chiedevano quando la nave di Rabadash sarebbe di nuovo ricomparsa all’orizzonte.
Speravano anche di avvistare la Stella Azzurra, così da sapere se la rotta era quella giusta e se si stavano avvicinando alla loro destinazione finale. La Stella era la guida del cielo e Miriel spiegò che la sua dimora era vicino alla Fine del Mondo. Ma a molti pareva assai improbabile che fossero già vicini alla Fine, dato che per ora solo una delle sette Spade era in mano loro. Sembrava passata un’infinità di tempo da quando avevano ottenuto la prima, ma tutto sommato, erano appena due mesi.
Il Veliero dell’Alba, in tutto, navigava da quasi novanta giorni.
“A Cair Paravel aspetteranno notizie” disse Drinian, le mani dietro al schiena, mentre era a colloquio con Caspian nella cabina di comando la stessa sera dopo cena, quando gli altri erano già tutti nelle loro stanze.
Il Re era chino sulle carte nautiche e osservava con attenzione la strada percorsa finora. Aveva in programma di farlo quel pomeriggio, ma aveva finito per allenarsi tutto il giorno, prima con Susan e gli arcieri e poi con gli altri spadaccini.
“Avete ragione, capitano” asserì il Re afferrando una pergamena e una penna. “Scriverò a Briscola al più presto e manderò uno dei nostri uccelli viaggiatori a Narnia il prima possibile. Siamo partiti l’ultimo giorno di agosto e avevamo detto che saremmo tornati per la fine di dicembre. Siamo in ottobre, e ho idea che ci vorrà ancora parecchio tempo prima di poter virare e far ritorno a casa.”
Drinian si schiarì la voce. “Perdonatemi Vostra Maestà…”
Caspian alzò il capo e lo guardò, aspettando.
“C’è una questione urgente su cui vorrei di nuovo discutere con voi”
Caspian sospirò stancamente. “Credo di sapere già di cosa si tratta, Drinian” disse, riabbassando gli occhi sul lavoro. “Ma dite pure”
“Ecco, io so che quando siete partito da Narnia, molti tra nobili e sudditi avevano la speranza che sareste tornato con una sposa. Tuttavia, avete rifiutato tutte le proposte avanzatevi finora…”
“E voi sapete il perché” replicò Caspian, intingendo la penna d’oca nel calamaio e cominciando a scrivere. “Avevo già scelto la mia Regina prima ancora di divenire Re e non cambio idea: se non potrò sposare Susan, non sposerò nessuna. Inoltre, non ho mai detto che avrei effettivamente preso moglie in questa traversata. Né tantomeno dopo. Era solo il pensiero altrui.”
“Perdonatemi, Sire, ma vorrei insistere…”
“Non intendo più discutere di questo, capitano, ve l’ho già detto decine di volte” fece Caspian piccato. “Da quando siamo partiti non fate altro che ripetermi sempre le stesse cose. Ma le mie scelte riguardano solo me”
“E’ qui che vi sbagliate” disse Drinian, avanzando di qualche passo verso il tavolo e alzando un poco la voce.
Caspian lo fissò stupito.
“Sire, le vostre scelte influenzeranno anche il regno. Non è qualcosa che potete decidere preoccupandovi solo di voi stesso. Tutto ciò che fate, riguarda anche e soprattutto Narnia”.
Drinian fece una breve pausa e poi riprese subito, approfittando del momentaneo silenzio del Sovrano.
“Voi avete un dovete verso il vostro popolo. Dovete assicurargli pace e stabilità. Ma come potrà mai essere così se la vostra consorte sarà una donna che potrebbe lasciarvi da un giorno all’altro? Non sarà mai una buona Regina, né una buona moglie”
“Non parlate di Susan come se fosse colpevole della sua posizione!” esclamò Caspian alzandosi in piedi di scatto, facendo stridere la sedia sul pavimento. “Lei non vorrebbe andarsene e lo sapete!”
 “Non avrei nulla in contrario, Maestà, se potesse rimanere. Ma sappiamo che non sarà così. Per cui non potete sposarla”
“Non ho mai chiesto la vostra approvazione”
“Ma voi…”
“Chi è ai comandi, Drinian?” chiese il Re all’improvviso, senza guardarlo.
Il capitano vene preso alla sprovvista da quel repentino cambio di argomento.
“Vostra Maestà?”
“Chi c’è al timone in questo momento, se voi siete qui?”
Drinian raddrizzò la schiena. “Oh…Tavros. Tavros è ai comandi, Sire”
“Bene. Prendete di nuovo il suo posto” ordinò Caspian sbrigativo, tornando alla sua missiva.
Aveva assunto un tono così ostile e aveva uno sguardo così furioso che Drinian non aveva mai visto. Sapeva che il giovane sovrano stava reagendo in quel modo brusco non perché fosse un arrogante cocciuto, bensì perché stava soffrendo terribilmente pensando al momento della nuova separazione dalla ragazza che aveva sempre avuto nel cuore.
Lord Drinian voleva bene al suo Re, e proprio per questo doveva cercarlo di farlo ragionare. Voleva il meglio per lui e per Narnia, ed era sempre stato convinto che la Regina Susan non facesse parte di quel meglio.
Conosceva già Caspian quando l’argomento moglie era stato trattato per la prima volta. Drinian aveva sentito parlare sempre e solo di Susan Pevensie. All’inizio credeva si fosse trattato di una forte infatuazione del ragazzo per questa bella e leggendaria Regina di Narnia, ma col passare del tempo aveva capito che era vero amore.
Tuttavia, era un legame non destinato a durare nel tempo.
“Vi prego, non adiratevi, Maestà. Non era mia intenzione farvi innervosire e vi chiedo perdono. Ciò nondimeno, dovete essere ragionevole: non potete sposare la Regina Susan e voi conoscete la ragione: siete già promesso a un’altra”
Caspian posò i palmi delle mani sulla superficie del tavolo di legno, sporgendosi un poco in avanti verso il capitano.
“E voi sapete che tale ragione non sussiste, perché non è mai stato deciso nulla riguardo a quel fidanzamento. Io non ho mai dato la mia parola” esclamò il ragazzo, cominciando ad innervosirsi per davvero. Succedeva sempre quando Drinian si intrometteva nell’argomento ‘Susan’.
“Io sapevo che lei sarebbe tornata, e ora che è qui, tutto quello che è stato detto e fatto non ha più alcun valore”
“Purtroppo non è così” replicò Drinian con espressione incerta. “Le vostre nozze sono già fissate.”
“Non è possibile. Io…io non ho mai dato la mia parola” ripeté Caspian.
“Maestà, il duca di Beruna ha agito in vostra vece e ha stabilito che vi sposerete non appena tornato a Narnia”
Caspian sbarrò gli occhi scuri e sentì le gambe cedergli.
“E’ assurdo…è assurdo!” gridò, quasi senza accorgersene.
“Il duca ha già organizzato tutto ma ha fatto promettere di non dire nulla così che Vostra Maestà potesse concentrarsi solo sul suo viaggio e il suo dovere”
Caspian si passò una mano tra i capelli, dando le spalle a Drinian. Poi si rivoltò verso di lui, parlando a fatica tanto era il suo sconcerto.
“Avete permesso che un altro desse il suo consenso in mia vece, per farmi sposare una donna che non ho neppure mai visto e della quale non m’importa nulla?!”
“Sono desolato…”
Caspian fece il giro del tavolo e si piazzò davanti a Drinian, guardandolo negli occhi. Il suo tono di voce si alzò notevolmente.
“E tu lo sapevi e non mi hai detto niente?!”
“No”. Drinian abbassò il capo, assumendo un atteggiamento remissivo. “Non l’ho fatto per due motivi: uno è quello che già conoscete, e l’altro è perché volevo che capiste: voi siete il Re! E dovete porre dinanzi ai vostri desideri quelli del regno”
“Ma prima di tutto sono una persona, Drinian! Sono un uomo!” protestò il giovane, adirato. “Anch’io ho il diritto di essere felice!” gridò Caspian, respirando affannosamente tanto era furioso. Cercò di controllarsi ma non ci riuscì. “Non m’importa se verrò meno alla parola data. Non m’importa cosa diranno gli altri. Non m’importa se non è da re. M’importa solo di lei”
Sapeva che quello che aveva detto forse era sbagliato, ma era la verità.
Drinian avrebbe voluto insistere ancora, ma non aggiunse altro.
“Ora andate, capitano” disse il Re, cercando di calmarsi. “E vi prego di non parlarne più. Ne con me ne con nessun altro.”
Drinian chinò il capo e fece per lasciare la cabina.
“Solo un’ultima cosa, Maestà” aggiunse ancora il capitano, rivoltandosi un momento soltanto. “Incontrerete la vostra futura sposa tra le ultime terre del mondo. Vi consiglierei pertanto di porre fine alla vostra relazione con la Regina Susan il prima possibile e dirle tutto quanto. Per quanto non lo vogliate, Sire, non potete tirarvi indietro. Probabilmente, questo è il volere di Aslan. E se davvero amate Susan, se vi importa davvero di lei, lasciatela libera di vivere la sua vita. Non fatela soffrire, non lo merita.”
Detto ciò, Drinian si chiuse la porta alle spalle.
Caspian rimase lì in piedi per qualche istante, immobile, poi tornò al tavolo e prese la cartina delle Nuove Terre. Dopo un secondo, la strinse tra le mani e la gettò a terra con un grido soffocato.
Drinian aveva ragione su una cosa: non poteva raccontare bugie a Susan, non su una cosa così importante. Non le aveva mai detto niente del suo mancato fidanzamento perché non lo riteneva importante. Perché aveva già deciso di dire no ancor prima che lei tornasse.
Non poteva sposare un’altra.
Nessuna è te, nessuna sarà mai te…
Ma tutti sembravano essere contro di loro: Peter, Drinian, forse Aslan. E i lord a Cair Paravel e Briscola…Erano soli contro il mondo.
Ma ci doveva essere una soluzione! Altrimenti, per cosa aveva lottato in tutto quel tempo? A cosa era servito tutto quello che aveva sofferto? E  l’attesa, la felicità nell’averla ritrovata…E tutto quello che lui e Susan avevano fatto insieme, tutti i loro momenti, le risate, le promesse scambiate…inutile, tutto inutile. Non significava più nulla, perché lui era promesso a un’altra…
“NO!!!” gridò, stavolta più forte,  sbattendo un pugno sul tavolo, rabbioso, facendo rovinare a terra alcuni fogli e oggetti.
“Caspian!” esclamò allarmata la voce di Susan.
Lui si voltò e la vide chiudere in fretta la porta e precipitarsi da lui. “Che cosa è successo?”
“Nulla…ahi!”
Susan afferrò la sua mano e solo allora lui si accorse di essersi ferito leggermente, forse con la punta affilata di una delle penne d’oca.
“Sta più attento” lo ammonì lei dolcemente, prendendo un fazzoletto e asciugando il sangue. “E’ già passato…”
Caspian si allontanò bruscamente da lei e chiuse a chiave la porta.
“Cosa stai…?” ma Susan non finì mai la frase, perché dopo un attimo lui la prese tra le braccia, togliendole il fiato, iniziando a baciarla con foga.
“Fai l’amore con me” sussurrò Caspian, guardandola con una strana luce negli occhi.
Il cuore di Susan prese a martellare così forte da farle male.
La sollevò con decisione, allacciandole le mani dietro la schiena e stendendola sul divano in fondo alla stanza, avventandosi di nuovo e subito sulle sue labbra.
C’era qualcosa in lui, qualcosa di diverso…nel modo di baciarla, di accarezzarla, di stringerla a sé. Caspian era premuroso e dolcissimo come sempre, ma anche più possessivo.
Ma Susan non ebbe il tempo di riflettere troppo a lungo, perché i pensieri si confusero, la ragione scomparve, completamente persa nel turbine di emozioni che Caspian le stava facendo provare.
Susan non protestò in nessun modo, non replicò, non disse nulla. Lo lasciò semplicemente fare quello che voleva.
Infine, lui le sciolse i capelli, togliendo piano il fiore blu che ormai lei portava sempre e posandolo delicatamente da parte prima di unirsi a lei.
Perché doveva andare in quel modo? Perché non poteva vivere un attimo di felicità insieme a Susan ed evitare che questo si trasformasse sempre e comunque in dolore?
Il fatto che lui non avesse dato la sua parola doveva contare qualcosa, dannazione! Eppure, tutti parlavano come se non ci fosse più soluzione. Come se davvero il destino fosse già tracciato.
Destino…sempre questa parola. Sempre questo maledetto destino!
Ma il ritorno a Narnia di Susan e Peter non era una prova tangibile che non era già stabilito? La volontà e le loro preghiere avevano modificato il corso degli eventi. I due fratelli non sarebbero mai dovuti ritornare, eppure erano lì. E se Aslan fosse stato contrario al loro ritorno di certo sarebbe intervenuto. Invece…invece non lo aveva fatto, anzi, li aveva aiutati in più di un’occasione, era apparso a tutti loro sull’Isola delle Voci.
Appoggiò la testa sul suo petto, stanco, chiudendo gli occhi e ascoltando i loro respiri accelerati, il battito del cuore di lei.
Susan gli posò un bacio delicato sulla fronte, passando le dita tra i suoi capelli scuri.
“Io ti amo” fu il sussurro appena udibile della Regina.
Caspian aprì gli occhi e la strinse, guardandola a lungo.
“Sei qui con me?” chiese la ragazza dopo un attimo, passandogli una mano sul viso.
Sembrava lontano con la mente…perso in chissà quali pensieri.
“Sì…sì, scusami” disse lui, baciando piano la sua pelle.
“Cosa c’è?”
Lui serrò le labbra per un secondo e poi le piegò in un lieve sorriso. “Niente”
La strinse forte, facendola pian piano scivolare sopra di sé. Si appoggiò su un gomito e la guardò ancora. Susan aveva chiuso gli occhi e si era accomodata sul suo braccio, il suo respiro caldo gli faceva il solletico sul collo. Attorno a loro il silenzio più completo, solo il rumore del mare, lieve.
“Sue…” la chiamò dopo molto tempo. “Susy?”
Credette si fosse addormentata non vedendola rispondere, ma dopo un attimo lei aprì gli occhi stanchi.
“Mmm?”
La sentì tremare leggermente. “Hai freddo?”
“Un po’…”
“Vuoi andare in camera?”
Le si mosse un poco. “Che ore sono?”
“Tardissimo.”
Susan fece per alzarsi  “Sarà meglio andare, allora”
“Aspetta” la fermò Caspian.
Lei lo guardò interrogativa. “Ma che cosa c’è? Sei strano…”
“Non ho niente. Non preoccuparti”
“Caspian, lo capisco quando hai qualcosa che non va. E se posso aiutarti…”
Susan era seria, ma lui non poteva dirglielo…non in quel momento. O forse mai.
Il giovane sospirò. “Ho discusso con Drinian a proposito di una cosa…”
“Ti prego, dimmi che non sono io la causa della discussione”
Susan lo guardò implorante, ma Caspian abbassò lo sguardo.
“Non è nulla, non ti preoccupare” la tranquillizzò immediatamente, abbracciandola e nascondendo il viso nei suoi lunghi capelli “Lo sai com’è fatto”
“Sei sicuro che sia solo per questo?”
“Sì…sì, non c’è nulla di cui ti devi preoccupare. Non è niente, Susan. Niente”

 
 
 
Hello everybody! Come state questa settimana?
Io bene, ed ecco che vi presento il capitolo N° 24! Sono moooooolto contenta di com’è riuscito, forse un po’ lunghetto, ma ormai quasi tutti i capitoli raggiungono le 15 pagine.
Mi sono scatenata con le scene Suspian, però era tanto che non ce n’erano di così…come si può dire…cariche di amore e passione? XD Waaaaaaaaa!!!!!!!!!! Io però non voglio sulla coscienza nessuno, spero che nessuno sia morto…! IO SI’!!! Ma ormai muoio e resuscito un minuto sì e uno no, quindi mi sono munita di sali rinvenenti. Chi ne vuole, chieda pure.
Nelle recensioni, sbizzarritevi! Più fuori di testa sono, meglio è!!! XD
Purtroppo non sempre riesco a fare tutto quello che vi prometto...Scusate, non vogliatemene! Vedi Shanna ad esempio, che non è comparsa, ma mi premeva troppo mettere la conversazione tra Peter, Caspian e Susan. E la scena degli allenamenti, dove la parte di Suspian è ovviamente ispirata alla scena che hanno eliminato dal Principe Caspian…NOOOOOOOOO!!!!!!!!! Maledettiiiiiiiiii!!!!!!!!! Era una delle più belle!!! T________T

 
 
Ringraziamenti:

Per le preferite:
ActuallyNPH, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, ErzaScarlet_ , EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, piumetta, SrenaVdW, susan the queen, The Freedom Song e tinny
 
Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, dalmata91, Miss Hutcherson e postnubilaphoebus.
 
Per le seguite: Allegory86, ArianneT, Arya512, Bellerinasullepunte, catherineheatcliff, Chanel483, cleme_b, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, LenShiro,  Luna23796, Mari_BubblyGirls, piccola_cullen, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, The Freedom Song, yondaime, Yukiiiiii e _Autumn
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:
Angie_V, Babylady, Charlotte Atherton, EstherS,  FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon,  KingPetertheMagnificent, piumetta, SerenaVdW,  The Freedom Song,
e tinny
 
Angolino delle anticipazioni:
Penso di far apparire Shanna e anche la Strega, forse, nel prossimo capitolo.
I nostri eroi sbarcheranno su una nuova isola e stavolta toccherà a Peter o a Edmund vedersela con i propri incubi. Non so se seguire il film o no…perché se fosse così mi concentrerò su Ed…vedremo cosa verrà fuori.
Susan scoprirà il segreto di Caspian? Non ancora, ma sarà sempre più preoccupata dal suo strano atteggiamento.
 
L’altro giorno, riguardando i miei appunti di Queen, ho cercato di fare un calcolo approssimativo di quanto ancora potrebbe durare…e non lo so XD Forse la storia sta andando un po’ a rilento, no? Hanno trovato solo una Spada, c’è ancora un sacco di roba da fare!!! Penso, quindi, di poter confermare che la storia andrà avanti ancora per tutta l’estate! Non vi libererete di me tanto facilmente, cari!! Ahahahah!!!
Alla prossima gente! Un bacione grosso così!
Susan<3
   
 
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