Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: HikariKanna    02/11/2007    11 recensioni
“E così siamo a cinque,mamma…” Una giovane ragazza dai capelli castani e brillanti occhi verdi strappò un piccolo cuoricino di carta,che recava la scritta “Sakura ♥ Kaze”. Ripose i resti del cartoncino rosa in una scatoletta verde,dove si potevano notare alcune foto,un piccolo diario,e un cartoncino azzurro abbastanza voluminoso. Sakura,questo era il nome della ragazza,lo spiegò e scarabocchiò furiosamente il numero 5. Quel cartoncino la accompagnava oramai da ventidue lunghi anni…[...] Una promessa...un nuovo amore all'orizzonte...e la nostra Sakura si troverà a dover ribaltare completamente prospettiva di vita!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Li Shaoran, Meiling, Sakura, Sakura Kinomoto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il settimo è quello giusto

Il settimo è quello giusto

 

“Adesso basta! Vedrai che andrà tutto per il meglio!”

Eriol rinunciò a contare le innumerevoli volte in cui la sua Tomoyo rivolse parole  d’incoraggiamento del genere a Sakura.

Era un’assolata mattina di inizio maggio, una di quelle in cui gli studenti non possono fare a meno di pensare quanto sia sprecata la loro esistenza tra quattro grigie mura.

Il sole splendeva alto nel cielo, ormai faceva caldo e si stava fortunatamente avvicinando l’ora di pranzo.

Ma lo stomaco di Sakura non ne voleva sapere.

E così, hai rassegnato le dimissioni?”

Con voce pacata, Eriol si rivolse alla sua amica, che sembrava camminare verso quella pasticceria sui carboni ardenti.

“Oh, sì...Non è stato facile, tutti erano affezionati a me, ma...è stato giusto così. Si ritrovò a rispondere Sakura.

“Sai, sono fiera di te.”interloquì Tomoyo, aggrappandosi al braccio del suo fidanzato.

“Era ora che rinsavissi. Certo, non pensavo che in un sol giorno avresti potuto prendere tante decisioni!”rise.

Sakura arrossì di piacere, sentendosi davvero in pace con la propria coscienza.

“È ancora molto lontano?” domandò il ragazzo, sentendosi estraneo a ciò che Sakura di lì a poco avrebbe compiuto.

Sakura era arrivata di mattina presto a casa Hiragiizawa, ansante di gioia e di speranza.

Concitata, aveva dichiarato ai due piccioncini che era appena stata all’ospedale, dove avevano dimesso suo padre e dove lei aveva ufficialmente smesso di lavorare.

Come se la portata della notizia non fosse già di per sé strabiliante, aveva aggiunto che amava Shaoran, e che era fermamente intenzionata a dirglielo la mattinata stessa.

Al che, i due non riuscivano a comprendere il loro ruolo in tutto quello, per quanto ne fossero felici...Quando Sakura li implorò di accompagnarla, solo per sostegno psicologico.

Ed ecco il motivo per cui tutti e tre camminavano velocemente in direzione della pasticceria dove lavorava il ragazzo, chi con una punta di curiosità, chi con gioia, chi infine con una tremenda tachicardia.

Sakura sentiva il suo cuore battere in una maniera forsennata, e tutti i dubbi ora le affioravano.

‘E se non mi vuole?’

Vagando come un’anima in pena, non si curava di chi urtava o di quanto fossero diventati distanti Tomoyo ed Eriol...In quel momento importava solo il suo discorso.

Con che faccia si sarebbe presentata da lui, che stava sicuramente servendo sorridente?

E se invece fosse tremendamente triste per il suo stupido atteggiamento?

Tutte queste domande attanagliavano Sakura, ma non ci fu modo di rispondere loro.

Ecco la pasticceria.

Ansanti per la corsa, Tomoyo ed Eriol raggiunsero Sakura in fretta.

“Lo sai che quando ti ci metti vai dannatamente veloce?!”l’apostrofò Tomoyo, sistemandosi il bel foulard attorno all’esile collo.

“Vogliamo entrare?” fece gentile Eriol, notando il groppo in gola che Sakura non riusciva a scacciare.

 

Come al solito, era piena.

Bambini accompagnati dalle proprie nonne, coppiette, genitori che cercavano una torta speciale per il compleanno del proprio figlio...

Sakura si sentiva così avulsa, in mezzo a tanta felicità.

“In cosa posso esservi utile?”

Una ragazza con una lunga coda castana li accolse con un sorriso, a cui risposero nervosi.

Non vedevano Shaoran da nessuna parte.

“Cercavamo il signor Li.” Comunicò impassibile Tomoyo.

“Oh”fece quella, visibilmente delusa “Mi dispiace, Shaoran si è preso qualche giorno di ferie. Ad essere sinceri, sono qui per sostituirlo...Non so proprio come aiutarvi.”

Considerando la questione chiusa, la giovane distolse la propria attenzione da loro per rivolgersi ad un arzillo vecchietto.

“Mi scusi”la interruppe Sakura con foga “Ma devo assolutamente sapere dov’è Shaoran!”
“Glielo ripeto” replicò quella con falsa cortesia “Si è assentato per motivi personali, non ho la benché minima idea di dove sia.”

Sakura sentì una fitta al cuore. Motivi personali...

E allora ci dia il suo indirizzo.”

Tomoyo, con fredda razionalità, non reputava affatto chiuso l’argomento.

Non ne sarebbero usciti così.

“Non sono autorizzata a fornire dati del genere, quand’anche lo sapessi. Rispose la giovane, in palese difficoltà.

Cosa sta succedendo qui?”

Un altro pasticcere uscì da una piccola stanza attigua, con immenso sollievo di Sakura.

Era stato proprio lui a dirle, qualche giorno addietro, che Shaoran aveva il giorno libero.

Che ironia della sorte! Adesso si ritrovavano, anche se ignoravano l’una il nome dell’altro.

“Nulla, i signori se ne stavano andando.”

“Affatto” disse Eriol, rivolgendosi infine all’uomo. “So perfettamente che non sarebbe lecito quant’altro, ma...”
“Usciamo un attimo, per favore.

Una volta fuori, Eriol continuò a parlare in nome di Sakura.

“Abbiamo assolutamente bisogno di conoscere la via in cui abita Shaoran.

Si rassettò gli occhiali, mentre quello ribatteva: “Non potrei darvelo, lo sapete.”
“Senta...” intervenne Tomoyo. “Lo sappiamo, lo sappiamo bene, ma...”
Guardò teneramente Sakura, che si ostinava a tenere gli occhi bassi e a fissare un punto imprecisato nel suolo.

L’uomo la scrutò.

Anche lui ricordava le circostanze in cui si erano rivolti.

“Ok, d’accordo. Dal momento che credo che sia lei l’incarnazione di motivi personali di Shaoran...Ve lo darò.”

Sospirò.

Sakura alzò gli occhi, arrossendo.

Quando i loro sguardi si incrociarono, bastò un sorriso colmo di gratitudine a fungere da ringraziamento.

 

“Non dovrebbe essere molto lontano.”decretò Eriol, cercando la strada che aveva loro indicato Kido(era questo il suo nome, e Sakura lo rammentò non appena svoltarono l’angolo).

“Sakura...Sei pronta?”

Tomoyo le toccò affettuosamente un braccio.

“Sì, credo.”rispose lei, con quanta più naturalezza aveva in corpo.

“A proposito, ma il cartoncino che fine farà?” s’intromise l’unico uomo del gruppetto.

Sakura si fermò, basita.

Il cartoncino!

Se lo avesse portato da Shaoran, lui avrebbe capito tutta la storia...L’avrebbe perdonata...

Doveva assolutamente recuperarlo!

“Oh kami, devo tornare a casa a riprenderlo!!” strepitò, esasperata.

Ma dai, a cosa ti può servire?” domandò Tomoyo, stupita.

“Così...Capirà e...”

Non concluse la frase, poiché cominciò a correre speditamente.

Tomoyo fece per raggiungerla, ma Eriol la fermò con un braccio.

Sakura stava gridando qualcosa: “Non vi preoccupate per me! Avete fatto già tanto! Ora tornerò da Shaoran col cartoncino e...”
Il resto della frase lo conobbe solo il caldo vento primaverile, che vide allontanarsi la figura sempre più sfocata di Sakura sempre di più.

Eriol allentò la presa.

“Tu credi che ce la farà?”sospirò Tomoyo, rassegnata ai colpi di testa dell’amica.

“Guarda quel fiore, amore.”

Eriol indicò un piccolo ciliegio che si ergeva di fronte a loro, ma più precisamente un bocciolo che prima o poi sarebbe divenuto uno splendido fiore.

“Io credo che fra un po’ sboccerà.”
“Lo credo anche io” convenne Tomoyo “Ma ora cosa c’entra?”
Eriol si limitò
a risponderle dapprima con un sorriso.

“Per Sakura sarà lo stesso.”

 

Certo, come aveva potuto essere così stupida?! Quel pezzo di carta azzurra sarebbe potuto diventare un ottimo alleato per la sua missione...

‘Non ho mai fatto tante cose per amore...’ si ritrovò a pensare mentre saliva a perdifiato le scale di casa sua.

Eppure, era entusiasta.

Bussò, sperando che suo padre le aprisse.

“Già tornata, tesoro?” la salutò Fujitaka, insolitamente in forma per uno che era appena tornato dall’ospedale.

Aveva in mano delle cesoie ed un annaffiatoio.

“Papà, ma cosa stai facendo?” esclamò divertita lei, entrando nella sua stanza.

“Bè, non è che tu ti sia curata granché delle mie camelie, mentre io ero via... la criticò lievemente lui.

“Scusami...Avevo un po’ di pensieri per la testa...”ammise colpevole lei, aprendo la scatola verde.

“Come mai stai aprendo quella scatola?”

“Devo mostrare il cartoncino a Shaoran.”rispose, stranamente sicura.

“Non hai mai voluto che qualcuno lo guardasse. Notò con tenerezza il padre.

“Papà”

Sakura indirizzò il proprio sguardo alla foto di sua madre, e poi alla finestra.

“Hai mai avuto la sensazione di aver fatto tanti sforzi per costruire qualcosa, e poi renderti conto che questo qualcosa era troppo fragile per essere ciò che volevi veramente?”

Fujitaka capì che finalmente qualcuno le aveva aperto gli occhi.

“Tante volte, figlia mia. E altrettante volte ho ricostruito. Sakura...Non eri destinata a quella vita. Guarda tua madre, che mi ha sposato giovanissima contro il volere dei suoi genitori. Guarda tuo fratello, che ha combattuto contro molti per avere Kaho. E guarda te stessa...Sei troppo bella per vivere una vita preconfezionata.”
Le carezzò gentilmente una guancia. “Ma l’importante è che tu l’abbia capito in tempo.

Sakura sentì gli occhi pesanti.

“Tu credi, papà? E se anche questa non fosse altro che un’illusione?”
“Non ti resta che scoprirlo a tue spese.”
Sakura si morse le labbra, mentre suo padre si allontanava per curare i suoi fiori.

“Devi riflettere su una cosa soltanto, Sakura. Più si cerca di evitare il dolore, più si soffre. Ed ora...avrai bisogno di questi per arrivare più celermente, no?”

Le lanciò i suoi pattini, e lei sorrideva fra le lacrime.

 

Ultimamente piangeva troppo spesso...

Sperava solo che Shaoran le avrebbe provocato lacrime di gioia.

Pattinava, pattinava instancabilmente, senza mai fermarsi un minuto.

Non poteva concederselo.

Strinse a sé il cartoncino, invocando l’aiuto di sua madre e tutto il suo coraggio.

Il portone era aperto.

Con un immenso vuoto allo stomaco ed un’improvvisa perdita della parola, Sakura abbandonò i pattini in un piccolo spazio nell’atrio del palazzo.

La targhetta “Li, Shaoran” recitava quarto piano.

Armandosi di tutto l’amore che provava, Sakura iniziò a salire.

Ogni scalino le ricordava un fotogramma vissuto con Shaoran.

E si accorse che di ricordi con lui ne aveva davvero tanti, e che ne avrebbe voluti ancora a iosa.

Tremando per l’emozione e la speranza, Sakura si ritrovò davanti ad una sobria porta color ebano.

Come iniziare?

Shaoran, ti amo-diretto ed efficace?

Shaoran, mi dispiace- degno di una lacrimevole starletta di film di serie b?

Bussò, senza continuare ad indugiare oltre.

 

#Sì, mamma...Ho capito che vorresti che anch’io mi sposassi, ma...#

Uno scampanellio distrasse Shaoran dalla conversazione con sua madre.

Molto istruttiva, a suo parere: non faceva che dirgli quanto fosse felice la piccola Mei Lin.

Non che Shaoran non volesse sentire di storie felici, semplicemente, non era dell’umore adatto.

Continuava a sperare che un giorno lui e Sakura si sarebbero incontrati di nuovo.

Ma era poco più che un’illusione...

#Scusa, mamma, vado un attimo ad aprire...#

Col telefono premuto contro il petto, Shaoran aprì la porta, non controllando neppure dallo spioncino.

Furono attimi confusi.

Il telefono ruzzolò a terra, attivando la funzione del vivavoce; entrambi si chinarono a riprenderlo, senza smettere un solo secondo di guardarsi, mentre la signora strillava come impazzita.

#SHAORAN!MI SPIEGHI COSA STA SUCCEDENDO?!#

Pur avendo sfiorato la delicata mano di Sakura, Shaoran si riscosse abbastanza per raccogliere il cordless e sussurrare:#Mamma, scusami, ma mi sta succedendo la cosa più bella della mia vita.#, per poi chiudere in fretta la chiamata.

Osservò il telefono a lungo, non osando fissare un’altra volta Sakura negli occhi.

Cosa...Semplicemente, cosa ci faceva lei lì?
Sakura si mordeva le labbra fino quasi a farle sanguinare.

Ora che erano l’uno di fronte all’altra, tutti i bei progetti di un discorso serio e sentito erano andati al diavolo.

Com’era difficile trovare le parole...Eppure, confessare l’amore è una delle cose più gratificanti del mondo, se si è certi del suo essere ricambiato.

Almeno in teoria.

Così, Shaoran e Sakura in quel momento erano fermi sulla soglia dell’abitazione di lui, senza nulla di davvero intelligente da dirsi.

Il cartoncino sarebbe stato presto ridotto a brandelli.

A-allora...Qual buon vento ti porta qui?”domandò Shaoran, appellandosi a tutto il suo autocontrollo.

“Dovevo mostrarti questo.”

Sakura dispiegò la carta azzurra, che Shaoran identificò subito.

“Sarebbe questo il cartoncino che ti ha lasciato tua madre?” chiese, deluso.

Era un addio in pompa magna?

Il numero 7 era ancora intonso.

“Sì...”sussurrò lei. “Mi potresti dare una penna?”

“Certo...Oh, che stupido! Accomodati!”

Da perfetto imbranato, si rese conto che lei non aveva ancora messo piede in casa sua.

Ricordava che Kido gli aveva detto di fare il duro, di non permetterle di giocare più con i suoi sentimenti...Ma ora che Sakura era così vicina a lui, non poteva trattenersi dall’arrossire, dal credere fermamente che lei fosse lì per esaudire i suoi sogni...

Al diavolo i manuali di autostima.

Nessuno degli autori di quei libri si era mai trovato in quelle situazioni, pensò sicuro Shaoran, porgendole una stilo nera.

Sakura si chinò sul cartoncino, poi osservò la penna e il ragazzo.

Gliela porse indietro.

“Non va bene?” chiese sollecito.

“Non è questo.” Sakura scosse la testa. “Vorrei che lo cancellassi tu.”

“Cancellare cosa?”
Sakura prese la sua mano, per guidarlo sul 7 cerchiato e in bella vista.

Incredulo, Shaoran la fissò con i suoi speranzosi occhi nocciola.

Erano così vicini...Così poco e...

Sakura abbassò lo sguardo, pudica, mentre lui sorrideva e cancellava con fin troppa foga quel maledetto numero.

“Ehi, mica lo devi bucare!”gli fece notare.

Sc-scusami...”

Sakura sorrise.

Aveva dimenticato quanto fosse piacevole rassicurare ogni volta Shaoran, quanto fosse splendido il suo sorriso spontaneo...Di quanto realmente lo amasse...

“Shaoran, io...”iniziò lei, portandosi una mano al petto.

D’accordo, era stato un buon inizio, ma chi le garantiva che...

Prese un sospiro profondo.

“Ti prego, non interrompermi. È già...difficile così. Shaoran, io...io ti amo, e...”

Sakura riprese il contatto visivo, sforzandosi di non piangere-invano-.

Shaoran l’ascoltava sconcertato. Ignorò completamente il telefono che squillava imperterrito.

Non...Non rispondi?”
“Può aspettare.”

Sakura lo prese come un incitamento a continuare.

“Sai...In questi giorni io ho capito tante cose...Sono stata così stupida...Ma ci tengo davvero a te...Mi sono resa conto di quanto fosse vuota la mia vita. Ho abbandonato il lavoro. Non so cosa mi riserverà il futuro. Ma se sono qui...è perché...Io voglio che nel mio futuro ci sia tu...”
Si asciugò le guance, evitando i suoi occhi.

“Sono stata una sciocca, insensibile, ti ho fatto del male...Non avevo capito nulla...Ma ti chiedo un’altra possibilità...Perché non ce la faccio più a continuare così...”

Era evidente che i singhiozzi non l’avrebbero fatta continuare ancora a lungo.

Si nascose il viso tra le mani, aspettando e temendo al contempo una risposta.

La reazione di Shaoran non tardò ad arrivare.

Posandole una mano su una spalla, mormorò: “Hai ragione. Sei stata sciocca, insensibile, crudele. Mi hai ferito. Per qualche giorno, ho creduto che non saresti più tornata, che forse era stata solo colpa mia se...Se te n’eri andata. Che era impossibile che tu ti facessi condizionare da questo” indicò il cartoncino. “Ma...Ma ho sempre sperato che un giorno tornassi.”
Deglutì a fatica, scoprendo il viso di Sakura e prendendole le mani.

“Non m’importa se ho sofferto. Ora so che mi ami e...e questo è l’importante. Essere orgogliosi, mi porterebbe soltanto ad una vecchiaia triste. Ma quello che voglio è vivere con te ogni momento, che ci sia pioggia e che ci sia sole, che ci siano liti o che ci sia amore...Non mi perdonerei mai se ti perdessi.”

Sakura sentiva dentro di sé una voglia matta di esplodere.

Era troppo piccolo il suo cuore per l’incontenibile gioia che stava provando.

Shaoran, per la prima volta da giorni, e forse per la prima volta in assoluto, si sentiva completamente ed invariabilmente...felice.

Forse avrebbe dovuto farla soffrire, forse avrebbe dovuto rimanere un po’ di più sulle sue posizioni, ma...Ma che uomo sarebbe stato a far star male l’unico vero amore della sua vita?

Sorridevano, sorridevano entrambi, diffidenti che potesse davvero essere umano quel sentimento che provavano.

Perché era troppo perfetto.

“Sakura, vuoi...”
Shaoran non ebbe il tempo di finire la domanda che Sakura lo baciò intensamente.

 

Era vero, avevano sofferto.

Era vero, avevano sentito su di loro l’insostenibile peso delle aspettative familiari.

Ma era anche vero che nessuno più di loro in quel momento era vicino al paradiso.

 

                                                         Epilogo

Sakura si rimirò ancora una volta allo specchio.

Era stata una splendida cerimonia e miracolosamente il suo vestito era ancora bianco, nonostante il piccolo Haru Hiragiizawa ne avesse combinate di tutti i colori!

Forse non sfarzosa come quella di Mei Lin molto tempo prima, ma...

Estrasse una piccola scatola verde, da cui a sua volta tirò fuori un plico azzurro.

Accarezzò la ruvida carta sul numero 6, che cerchiò visibilmente con un pennarello rosso acceso.

Il sesto era stato quello giusto.

O, per meglio dire, era stato semplicemente Shaoran, qualunque numero fosse.

Sorrise, rimirando il cielo terso.

Le pareva quasi di vedere il sorriso rassicurante di sua madre.

“Sakura...Dobbiamo partire!”

La voce di suo marito- che bello, poterlo definire suo marito-la invitò ad ottemperare ai suoi doveri di novella sposa.

Sentì Shaoran entrare nella stanza.

“L’hai portato anche qui?”

Non le sfuggì il tono di lieve rimprovero che lui assunse, sedendosi sul letto su cui lei era stesa.

“Ormai è parte di me.” Rispose lei,genuinamente.

“Sono lieto che alla fine tu non l’abbia seguito del tutto.”
Sakura si pose a sedere, avvicinandosi a lui.

Anche io.”

Shaoran le strinse le mani, sussurrandole un dolce “Ti amo” seguito a ruota da un altro di lei.

Entrambi osservarono ancora il cielo sgombro da nubi.

Sakura poté sentire il cielo augurarle buona fortuna.              

                                                     ***Fine***

 

Ragazzi, è davvero finita.

Non so se piangere o meno...

Certo, è stata un’avventura durata un anno esatto, ma è stata una sofferenza scrivere la parola “Fine”. Sembra irreale, noi scrittori non vediamo l’ora che qualcosa finisca per poterci dedicare ad altro, e poi? Soffriamo perché abbandoniamo i personaggi!
Non credo sia l’ultima fic su Sakura che scriverò, ma certo questa mi mancherà davvero tanto...sniff sniff sniff...

Ovviamente, un sincero ringraziamento va a chi ha seguito tutta quest’opera dal principio, a chi ha letto e/o commentato, a chi ha addirittura messo la storia tra i preferiti(siete tantissimi, davvero!)...Al meraviglioso film che mi ha permesso di scrivere questo rifacimento(pensate che lo sto scaricando in inglese!XD)...Un po’ a tutti coloro che mi hanno sostenuto nell’arco di quest’anno!

Bè, tante cose sono cambiate, e tante altre ne cambieranno...Tuttavia sono fiera di aver scritto questa fanfiction. Non sono molto brava nei discorsi d’addio, così vi lascio con questo capitolo, che spero vi piacerà(ci ho messo davvero tutta me stessa), e con un solennissimo GRAZIE, dal profondo del cuore.^^

HikariKanna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                          

   
 
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