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Autore: Desiderya    13/04/2013    2 recensioni
Una giovane ballerina di Trento, un ragazzo sardo dalla pelle ambrata, due cuori, due destini che si toccano e subito si lasciano, si avvinghiano e si allontanano, sempre alla ricerca l'uno dell'altra, ma apparentemente irraggiungibili. Arianna, privilegiata danzatrice dell'alta borghesia, vede la propria vita improvvisamente stravolta quando scopre di essere incinta e i suoi genitori la scacciano da casa: da sola, deve trovare la propria strada e il modo di dare un futuro sicuro alla sua creatura.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Settembre giunse con la velocità di una folata di vento e, assieme al rosso e all'arancione sulle foglie degli alberi, arrivò anche il momento per la donna di dare alla luce il suo bambino, la creatura che aveva sconvolto così profondamente la vita della giovane mamma, ma che l'aveva arricchita e impreziosita, come lo scintillio della luce di una stella in un cielo nero.

La sera del ventitré, iniziarono le doglie, dolori atroci che Arianna volle sostenere, con solamente l'aiuto di un'ostetrica, nel salotto della sua casa, dietro alla vetrata dalla quale poteva vedere il giardino e le montagne di Boscoleone. Verso la fine del parto, quando il male era diventato così lancinante che la giovane credeva di non essere in grado di sopportarlo, il cielo scuro fuori dalla finestra fu illuminato da una stella cadente.

Alle lacrime di dolore della madre si aggiunsero quelle di gioia e non appena Arianna udì per la prima volta la voce della sua bambina, seppe che il suo nome doveva essere Stella.

La piccola portò con sè una ventata di freschezza e di vita non solo nella casa di Giulia Pesavento, ma anche in quelle degli altri abitanti del villaggio trentino: le anziane signore gareggiavano tra loro per donare ad Arianna la tutina o la coperta fatta a maglia più bella, le donne adulte facevano di tutto per aiutare la ragazza nel suo nuovo ruolo di madre e quelle più giovani la ammiravano mentre faceva il bagnetto a Stella o la allattava, stupite di quanto una creatura così piccola potesse essere affascinante. Anche alcuni ragazzi dei paesi vicini vollero dare una mano, così venivano a rastrellare le foglie del giardino e a fare gli altri lavori che per Arianna erano ora troppo onerosi.

 

Quando la piccola Stella compì il suo primo mese d'età, una sera d'ottobre qualcuno bussò alla porta di casa. Giulia, col suo passo stanco, ma deciso, andò ad aprire e si trovò faccia a faccia con un uomo, un giovanotto dalla pelle ambrata e dagli occhi dello stesso colore di quelli della bambina che viveva con lei.

-Sei Gianluca.-, mormorò la vecchia, storcendo la bocca. Non era affatto contenta di conoscere quell'uomo irresponsabile, da lei disprezzato.

-Sì, signora. Desidero vedere Arianna.-

La donna sollevò il mento, impettita: -Io non credo che lei voglia vedere te.-

-Signora, con tutto il rispetto, ma credo che questo lo dovrebbe decidere lei.-

-Ragazzo, con tutto il rispetto, sparisci da casa mia o chiamo la polizia.-

Arianna, udendo delle voci concitate all'ingresso, scese dal piano superiore per vedere chi fosse arrivato. Quando vide Gianluca, il suo cuore perse un battito. Gli si avvicinò, piano, facendo segno a Giulia di lasciarli soli.

-Beh?-, domandò, secca, quando la padrona di casa si fu allontanata.

-Ecco... Sono venuto per vedere come state tu e... Stella.-

-Come fai a conoscere il suo nome? Come ci hai trovate? Nessuno sa che siamo qui.-

-Ho telefonato a ogni ospedale e a ogni ufficio anagrafe dei comuni del Trentino per mesi e alla fine ho trovato ciò che cercavo: una bambina che portasse il tuo cognome, priva di padre.-

Quelle parole spiazzarono Arianna, che non se le aspettava. -Mh. Bravo. Ti sei divertito a giocare al detective?-

-Non è stato un gioco, per me. Mi sono pentito di quel che ti avevo detto i primi giorni, ero caduto in una forte depressione! Ti ho cercata a lungo per tentare di ricominciare, perchè volevo stare con te e con la nostra bambina, ma non mi hai mai risposto.-

-Non ho più il cellulare da mesi.-

-Lo immaginavo. Sono andato a casa tua, a Trento. I tuoi genitori mi hanno detto che non sapevano dove fossi e io pensavo che stessero mentendo, così ho preso a pugni tuo padre e mi sono beccato una bella denuncia!-, disse, sorridendo.

-Ti aspetti che ti dica bravo?-

Gianluca chinò il capo, mesto. -No. Sono stato uno stronzo, mi dispiace.-

-E' così. Un vero stronzo.-

-Ti prego, Arianna: perdonami.-

Lei sospirò, stanca. Guardò a lungo quel volto dai lineamenti dolci, che tanto aveva amato e ne percorse mentalmente i contorni col dito. Osservò i suoi occhi celesti, uguali a quelli di Stella e sorrise tristemente. Ma poi ricordò la fatica e il dolore dell'ultimo anno, l'incomprensione di tutti e l'umiliazione patita. Si voltò e diede un'occhiata alla casa che le aveva offerto riparo, un porto sicuro in mezzo al mare in tempesta e notò che, da dietro la parete che delimitava l'ingresso, faceva capolino un occhio severo e grigio, ma colmo di dolcezza, la stessa che nessuno, tranne la sua bambina, le aveva mai dato.

-Io... non sono ancora pronta a lasciare questa casa: qui ci sono l'affetto e la sicurezza che avevo sempre cercato.-, mormorò, afflitta.

Gianluca la fissò, come inebetito: -Che vuoi dire? Non verrai con me...?-

-No, mi dispiace. Ti amo, davvero, e questo non cambierà mai. Ma, lo sai, no? C'è chi viene e c'è chi va e tu hai scelto di andare molto tempo fa. Ora scelgo di farlo io, quindi rispetta la mia decisione. Potrai vedere nostra figlia quando vorrai, ma noi non vivremo insieme. Non andrò via da qui.-

Gianluca si toccò la fronte, nel modo in cui faceva sempre quando doveva riflettere su qualcosa di importante. Aprì la bocca un paio di volte, come se ciò che voleva dire facesse fatica a uscire dalle labbra, ma infine riuscì a parlare: -Va bene, Arianna. Faremo come desideri. Ma io non rinuncerò a te: prenderò una casa qui a Boscoleone, lavorerò sodo e riconquisterò il tuo amore e la tua fiducia.-

Arianna sorrise ancora, con dolcezza: -Ti aspetterò.-



Grazie a tutti coloro che vorranno lasciare una recensione a questa storia.
Dedico il mio racconto a tutte le donne che hanno sofferto per amore, che nella loro vita si sono sentite abbandonate e deluse, derise, sole. Lo dedico a tutte le ragazze madri, ma non solo! Il mio pensiero va anche ai mille angeli che ogni giorno subiscono violenza e soprusi, di tutti i tipi e in ogni angolo del mondo: perchè la violenza è una delle poche cose che non guarda in faccia nessuno e che colpisce, colpisce dove vuole, inesorabile...
Voglio però lasciare un messaggio di speranza: dopo la tempesta, c'è sempre l'arcobaleno e so per certo che nella vita di ognuno di noi ci sarà sempre almeno una Giulia Pesavento pronta a tenderci la mano nei momenti più bui.
Un abbraccio.

  
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