Film > Il pianeta del tesoro
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Autore: Lirah    14/04/2013    1 recensioni
Sono passati cinque anni dalle avventure che Jim ha vissuto andando alla ricerca del tesoro di Flint e dopo l'accademia il ragazzo si è impegnato anima e corpo nelle missioni che gli venivano affidate.
Una di queste però lo porta a salvare Erin, una strana ragazza che però non sembra ricordare il suo passato e non conosce nessuna lingua.
Dal momento in cui Jim la salva però la sua vita viene sconvolta da un susseguirsi di strani eventi.
Chi è la ragazza e che cosa sta succedendo nell'universo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JIM
 
Dire che il tempo non passava mai, quella notte, era dir poco. Sebbene avessi chiuso i libri praticamente alle 2 di mattina, non riuscivo proprio a prendere sonno. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, mentre il piccolo Morph russava beato su di un piccolo cuscino sul comodino.
Mi ritrovai inevitabilmente seduto, a guardare quella piccola creaturina rosa. Quante ne avevo vissute con lui. Fin da quanto ero salito per la  prima volta sulla Legacy , Morph si era attaccato a me  iniziando a farmi dei piccoli scherzi per attirare l’attenzione. In una ciurma di pirati e ufficiali, lui era di certo  l’essere più simpatico con cui passare il tempo.
Poi c’era Silver. Mi aveva insegnato tanto, nascondendo il suo essere pirata dietro una faccia da padre. Si, perché era così che l’avevo visto ad un tratto: come il padre che non avevo mai avuto. Poter imparare da qualcuno, vivere quei piccoli gesti come qualcosa di prezioso che solo quella persona ti può insegnare. Mi ero sentito immensamente tradito quando avevo scoperto che il suo scopo era quello di usarci per trovare il tesoro.
Alla fine , però , mi aveva salvato la vita e io l’avevo lasciato fuggire. Erano passati anni, e non l’avevo più rivisto: nessuna lettera, nessun messaggio. Silver era sparito nel nulla, senza lasciare alcuna traccia. Lui però mi aveva salutato almeno, sapevo perché doveva andare via, sapevo di poterlo ritrovare in un modo o nell’altro.
Mi spostai indietro i capelli che cadevano spettinati sulla fronte e sbuffai, guardandomi intorno. Quanto era cambiata quella stanza. Giocattoli e libri di fiabe spariti per lasciare il posto ai tomi pesanti e pieni di informazioni sull’astronomia, i poster dei pianeti sostituiti da vere e proprie mappe dettagliate. L’unica cosa che era rimasta invariata era un piccolo angolino pieno di pezzi di ricambio. Fin da piccolo mi divertivo a modificare quello che mi interessava, come il solar surfer che ora riposava tranquillo in garage.
-Tutto sommato essere bambini non era così male-
Andai in quell’angolino frugando qua e la. Non era rimasto moltissimo ma se avessi voluto avrei potuto ricavarci qualcosa di utile.
Vidi pian piano sorgere il sole che oscurava leggermente la vista dello spazio porto. Di li a poco sarebbe arrivata Charlot per aiutarmi con le ricerche di quei loschi individui.
Avevo parlato anche a lei di quella scoperta durante un incontro in cui dovevamo discutere di Erin e , rifiutando la mia insistenza nel dirle che quella era una “missione” difficile, aveva deciso che mi avrebbe dato una mano. Quella ragazza non era certo una delle classiche signorine ben educate e composte. Per quanto cercasse di sembrare un tipo rigido e austero non poteva nascondere il fatto di voler vivere la vita in modo un po’ più movimentato.
Presi il borsone che avevo preparato il giorno prima e buttandolo in spalla uscii dalla stanza cercando di fare meno rumore possibile.
Avevo salutato tutti la sera prima , in modo tale che mamma e Erin non si scomodassero a svegliarsi ad ore assurde del mattino.
Scesi le scale il più piano possibile, per poi arrivare al salone principale. Le sedie erano tutte a gambe all’aria sopra i tavoli, prive delle solite tovaglie e dei piatti che mia madre posizionava con tanta attenzione.
Riuscire a recuperare il pezzo della prima mappa di Flint avrebbe segnato l’inizio di una nuova avventura e , molto probabilmente, anche un nuovo periodo segnato da una lunga assenza da casa.
Ripensai a tutto quello che mi era successo quando avevo 16 anni e tante emozioni iniziavano ad agitarsi nel cuore: tristezza, eccitazione, voglia di uscire di corsa da quella casa e scoprire cosa c’era in quell’enorme universo.
Dopo qualche istante sentii Morph avvicinarsi alla mia guancia e strusciarsi leggermente. Quando lo vidi davanti a me ed indicare un punto alla mia sinistra non potei fare a meno di girarmi.
-Erin. Che succede? Come mai sei sveglia?-
Sistemai lo stivale e mi alzai in piedi. Aveva una strana espressione sul volto e il colorito diafano, come se la notte non le avesse portato molto riposo.
Un po’ titubante scese gli ultimi scalini e mi si avvicinò giocherellando con una ciocca di capelli che le si spostava puntualmente sulle spalle quando si muoveva.
-Stai già .. partendo?-
Continuava a tenere lo sguardo basso, mentre le dita passavano fra i capelli. Lo faceva sempre quando  non sapeva come dire qualcosa oppure quando era estremamente imbarazzata. Dovendomi occupare di lei, mi era riuscito semplice imparare in poco tempo alcuni tic.  Mi abbassai leggermente per arrivare alla sua altezza e le sorrisi.
-Sei preoccupata per me?-
Scattò leggermente indietro, portando le braccia lungo i fianchi mantenendole sempre in tensione e iniziò a scuotere forte la testa a occhi chiusi . Non potei fare a meno di scoppiare in una piccola risata, mentre Morph mi guardava con occhioni di rimprovero e cinguettando in continuazione. In fondo però non potevo farci nulla, a volte Erin sembrava così tanto una bambina che mi faceva tenerezza.
-Volevo solo salutarti … e dirti di stare attento. Sarah era molto preoccupata per te.-
-Grazie allora. Ad ogni modo non vi dovete preoccupare. Tornerò molto prima di quanto non pensiate. Di certo trovare la mappa non sarà facile, da quello che so Charlot è riuscita solo a recuperare delle foto e delle indicazioni sul luogo in cui trovare  quell’energumeno. Prima di partire tornerò qui a salutare e a prendere alcune cose-
-Ma cercare quell’essere non è pericoloso. La sua voce era così … spaventosa-
-Andrà tutto bene, ti prometto che non mi caccerò nei guai va bene?-
Fece un lieve cenno con la testa, per poi sbuffare e alzare lo sguardo verso di me con un sorriso. Si mise a frugare in una delle tasche del pigiama fino a che non ne estrasse una catenina con un ciondolo a forma di pianeta.
-Questo l’ho preso per te. Chi me l’ha venduto mi ha detto che è un ciondolo che contiene molte mappe dell’universo. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto. Vedilo come un portafortuna-
Lo lasciò ciondolare davanti ai miei occhi con le guance ricoperte di un lieve rossore e mordendosi piano il labbro inferiore.
-Così non ti potrai mai perdere … E magari ti potrà essere utile per trovare il tesoro di Flint-
Le sorrisi, prendendo la collana e mettendola al collo, per poi portarle una mano sulla testa e accarezzandole leggermente i capelli. Era passato poco più di un mese da quando mi era stata affidata quella ragazza di cui non sapevo nulla, eppure ormai era diventata come una sorella. In moltissime ore del giorno me la ritrovavo intorno, curiosa di imparare il più possibile e tentando in ogni modo di formulare frasi sempre più difficili. A volte si divertiva persino con i clienti del locale chiedendo loro di insegnarle qualcosa nella loro lingue. Non mi ero nemmeno reso conto di quanto fosse in grado di farsi amare facilmente dalle persone.
-Non mi perderò promesso.-
-Promesso?-
-Si-
-Bene. Allora puoi andare via … Ciao Jim … e ciao anche a te Morphy, mi raccomando sgridalo se non fa il bravo-
Il piccolo Morph le andò vicino e prendendo le sembianze di un bastone in miniatura iniziò ad agitarsi a destra e a manca. A volte guardandoli insieme tornavo indietro con la memoria, rivedendomi quand’ero più piccolo, sul ponte della nave, insieme a Silver.
Ad un tratto sentii qualcuno bussare alla porta della locanda e andai ad aprire trovandomi davanti Charlot vestita con abiti civili. Entrò senza fare tante cerimonie, andando immediatamente a salutare Erin. Non si vedevano da quando eravamo tornati a casa dallo spazioporto e in fondo, anche se non l’aveva mai ammesso, anche Charlot si era affezionata a quella ragazza dal passato sconosciuto.
Rimasi appoggiato ad un tavolo aspettando che la finissero con i vari convenevoli , sperando che prima o poi si accorgessero del fatto che io ero ancora li.
-Ad ogni modo Erin, tranquilla, riporterò Jim a casa nel giro di una settimana. Spero di trovare presto quello che sta cercando-
-Si-
-Bene. Hawkins andiamo!-
-Nemmeno mi saluti e già mi dici di andare?-
-Non eri tu quello che mi aveva messo fretta perché trovassi informazioni su quella mappa?-
-Va bene, va bene-
Nello stesso modo in cui era entrata eccola uscire. Una sottospecie di toccata e fuga. Andai a recuperare la borsa che era rimasta ai piedi di Erin e con un ultimo sorriso la salutai.
 
ERIN
 
Lasciarlo partire così mi faceva sentire strana. Avevo voglia di raccontargli quello che avevo sognato , quali brutte emozioni mi aveva suscitato vedere quelle immagini. Sicuramente se gli avessi detto che qualcosa nella mia memoria sembrava essersi sbloccato, avrebbe aspettato ancora un po’ per partire, magari solo mezza mattinata. Eppure, mentre lo vedevo discutere delle ultime cose con Charlot non avevo il coraggio di aprire bocca, nemmeno di avvicinarmi. Me ne rimanevo in piedi, ferma come una statua, appoggiata leggermente alla sedia su cui era seduto Jim pochi minuti prima.
Ad un tratto sentii Moph strusciarsi sulla guancia, come era solito fare con Jim quando lo vedeva assorto. Immediatamente mi scossi e portai le mani intorno al piccolo esserino rosa, che mi guardava con occhi preoccupati e tristi.
-Sto bene Morph . Sono solo un po’ stanca e preoccupata per lui-
Dissi a bassa voce, in modo che Jim non mi sentisse. Usavo spesso parlare con Morph; non sapevo come ma riuscivo a capirlo molto meglio di quanto non comprendessi la lingua degli umani. Quando Jim andava via di casa per qualche commissione per la madre o per puro piacere, quel piccolo amico mi rimaneva vicino riempiendo quei buchi silenziosi che andavano a formarsi nel corso delle giornate.
Era diventato una specie di amico e di confidente. Sapevo che non avrebbe mai detto a nessuno quello che gli rivelavo ogni volta. In fondo anche solo avere qualcuno con cui confidarsi poteva permetterti di tenere i nervi ben saldi.
-Morph andiamo!-
Ci voltammo entrambi verso Jim. Charlot era già uscita di gran fretta e in lontananza la vidi salire su di una navicella, mentre lui con la borsa in spalla aspettava che il suo amico gli corresse in spalla. Protesi le mani in avanti, come per intimare Morph di volare da lui, ma il piccolo cinguettò qualcosa verso Jim, per poi prendere le sue sembianze e stringermi un dito.
Gli stava chiedendo di rimanermi accanto, per vegliare su di me in sua assenza.
Guardai Jim che, scostatosi i capelli all’indietro, si avvicinò.
-Va bene. Rimarrai qui e baderai a Erin per mio conto. Mi raccomando, non combinate troppi guai voi due insieme-
-Si!-
Non potei fare a meno di sorridere e stringermi al viso il piccolo Morph che aveva ripreso le sue buffe sembianze.
Fu nel momento in cui vidi Jim voltarmi le spalle che mi mossi senza nemmeno accorgermene. Protesi il braccio verso di lui come per toccarlo, ma quando sfiorai a malapena la sua mano, la vista si fece buia. Lui non si era minimamente accorto del mio gesto e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Io invece rimasi a fronteggiare immagini che non capivo e che, allo stesso tempo mi terrorizzavano. Fu un flesh veloce, ma tanto mi bastò per appoggiarmi al tavolo accanto a me. Una luce improvvisa e subito dopo Jim che cadeva a terra privo di respiro.
-Morph … Devi dirmi dove andranno a cercare la mappa. Tu lo sai non è così? Hai visto gli appunti che aveva l’altro giorno.-
 
JIM
 
Dal giorno in cui mi trasferii allo spazio porto per le ricerche della mappa , non avevo fatto altro che tenere sotto controllo i movimenti di quello strano energumeno e , in contemporanea, i movimenti degli asteroidi. Quella tempesta stava durando fin troppo, e di certo questo mi avrebbe permesso di avere più informazioni. Alcuni dei nostri uomini, se così potevamo chiamarli, si erano infiltrati in quella che avevamo scoperto essere una ciurma di pirati. Effettivamente alcune leggende ben celate nelle storie narravano di un possibile secondo mondo in cui il capitano Flint aveva nascosto altre ricchezze.
-Eccoti il caffè-
-Grazie-
Dissi appoggiando le carte sul tavolo e prendendo la tazza che Charlot aveva appoggiato poco distante dalle mie mani. Si era seduta sulla poltrona davanti alla mia, accasciandosi letteralmente. Sul volto iniziavano ad intravedersi i primi segni di nottate passate alzata. Non avevo mai capito che cosa la spingesse ad aiutarmi così tanto, in fondo lei non si era mai interessata alla caccia di tesori, si limitava a svolgere le missioni assegnate prima dall’accademia e poi dai vari comandati sotto cui era passata.
-Sei riuscito a ricavare qualcosa?-
-Le informazioni che sono riusciti a passarci gli infiltrati sono poche. L’unico modo per raggiungere il tesoro prima di loro è rubare il pazzo della mappa e il diario. Sicuramente li ci dev’essere scritto qualcosa.-
-Non si faranno rubare un oggetto così importante facilmente. Molto probabilmente lo terranno in un posto sicuro.-
-Già-
Mi appoggiai allo schienale della sedia, bevendo un altro sorso di caffè. Cinque giorni di continuo cercare per ritrovarsi con un pugno di mosche.
Persino l’argomento “Erin” sembrava dare ben pochi risultati. Qualche volta ricevevo delle lettere da Montressor con notizie su di lei, su come aiutasse alla locanda, e del fatto che non ricordasse ancora nulla. Le ferite e le ustioni che aveva subito erano ormai guarite, forse fin troppo in fretta per la loro gravità, ma era comunque una buona notizia. Senza rendermene conto iniziai a giocare con il ciondolo che mi aveva regalato. Lo facevo spesso quando mi ritrovavo a pensare a lei e a casa.
-Ti manca?-
-Cosa?-
-Erin . In fondo , da quello che dicevi nei rapporti, ti stava sempre vicino. Non ti manca la sua presenza? Sei preoccupato?-
Mi alzai, andando verso l’oblò e guardando il molo a cui eravamo attraccati. Durante le prime ore del mattino c’era sempre un continuo via vai di marinai che montavano i carichi nelle navi da trasporto merci. Sbuffai, scostando così un ciuffo di capelli.
-È curiosa, vuole imparare in fretta. Molto probabilmente sta cercando di ricordare qualcosa. Per quanto riguarda l’essere preoccupato, se la sa cavare da sola. È in gamba-
-Non temi che qualche bel ragazzo possa corteggiarla mentre sei via?-
Mi voltai verso Charlot che stava giocherellando un una penna. Non mi stava guardando e, stranamente, il suo atteggiamento sicuro e fiero aveva lasciato il posto a qualcos’altro.
-Bhe non ci vedrei nulla di male. È una ragazza carina, però non credo che mia madre permetterà che qualcuno la possa importunare. L’ha presa molto a cuore, ormai è diventata una sorella-
Tornai a sedermi al mio posto, riprendendo le carte in mano e ricominciando a tracciare delle possibili rotte. Il punto di partenza era il Pianeta del Tesoro, ma le vie nell’universo erano davvero infinite.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta, facendoci sobbalzare entrambi. Ci alzammo velocemente, dopodichè Charlot disse all’uomo di entrare.
Le notizie furono positive, finalmente le spie avevano scoperto il luogo in cui la mappa e il diario erano stati nascosti, ora bastava solamente andare li e rubarli.
-Perfetto! Va avanti e di agli altri di prepararsi!-
-Si signore-
L’uomo uscì dalla stanza in gran velocità lasciandoci nuovamente soli. Presi la giacca, infilandola e riponendo le carte in un cassetto che chiusi a chiave.
-Finalmente qualcosa si muove-
-Hawkins…-
-Mhm?-
-Dopo aver preso il pezzo di mappa … ti andrebbe … di uscire insieme?-
Mi bloccai sul posto, per poi voltarmi a guardarla.
 
ERIN
 
L’ennesima giornata di lavoro al BemBow era iniziata a pieno ritmo. Ormai avevo trovato tutte le carte che mi servivano per riuscire a capire che cosa stesse cercando Jim. Da quando l’avevo sfiorato, il giorno in cui se n’era andato, i sogni erano cambiati. All’inizio continuavo a vedere quel flash e Jim che cadeva a terra, ma pian piano tutto si era arricchito di altri particolari. Sebbene nel sogno fosse buio pesto, potevo distinguere delle sagome in lontananza, degli scatoloni. Potevo persino sentire delle urla, degli strani odori come di chiuso e qualcosa andato a male.
-Signorina un altro piatto di minestra per favore!-
-Arrivo subito-
 Presi posate e piatti dal tavolo cinque, per poi correre in cucina per ordinare un’altra minestra per il tavolo ventisette. Sarah e B.E.N erano impegnatissimi, l’una a lavare i piatti , e l’altro a preparare la disposizione dei piatti. Ogni minuto cambiavano mansione , velocissimi, e senza perdere nemmeno un attimo.
-Erin, tesoro, ho bisogno che tu vada in paese. Stiamo finendo le carote e frutti marziani. Ho messo i soldi sul tavolo e la lista, se corri riuscirai a prendere la navetta che ti porta in città-
-Vado subito-
Finalmente si era presentata l’occasione. Tolsi il grembiule e la cuffia, presi la lista e i soldi e corsi fuori dalla cucina. Intravidi Morph corrermi incontro mentre uscivo dalla taverna, per poi ritrovarmelo accanto. 
Avevamo trovato i fogli che riguardavano la mappa del Pianeta del Tesoro e le sue teorie sul secondo pianeta, i dettagli sui tipi loschi che avevo visto il giorno in cui eravamo andati insieme al mercato. Doveva trovare un pezzo della mappa precedente e un diario. Nel mio sogno ricorrente continuavo a vedere un edificio, la strada per arrivarvi, il paese. Se i miei sogni erano qualcosa di così reale, doveva esserci per forza un motivo.
Sentii Morph squittire e guardare la navetta passarci davanti. Io però mi stavo dirigendo verso il garage. Se volevo tornare all’ora giusta, dovevo per forzare trovare un mezzo di trasporto veloce e che mi permettesse di muovermi da sola, e il solar surfer faceva proprio a caso mia.
Lo tirai fuori da sotto un telo polveroso e dopo averlo portato all’aperto e lontano dalle possibili orecchie di Sarah, ripetei per filo e per segno quello che avevo visto fare molte  volte a Jim.
-Ok Morph, reggiti! Speriamo solo di imparare ad atterrare senza distruggere o uccidere qualcuno-
 
Arrivai al paese prima di quanto pensassi , atterrando in un vicolo poco frequentato. Nascosi il solar surfer  dietro un bidone della spazzatura e inizia a gironzolare. Dall’alto la zona era quella che avevo visto in sogno, ora dovevo solamente trovare un edificio vecchio, con finestre scure e un cortile pieni di fango e di motori di navette sparse qua e la. Morph continuava a stare appoggiato alla mia spalla, guardandosi in giro, tremando qualche volta. Dovevo ammetterlo, quel posto metteva i brividi persino a me.
Ad un tratto, una risata cupa  mi fece saltare e nascondere. Quando cercai con gli occhi la fonte di quel suono così fastidioso incontrai finalmente l’edificio che stavo cercando.
Un essere alto, con un abito simile a quello che avevo visto indossare dal Capitano Flint nel libro, rasato, con il volto che ricordava lontanamente quello di un pappagallo. Quello che doveva essere il becco però era più schiacciato e l’occhio sinistro era attraversato da una cicatrice che impediva di vederne bene il colore rosso che dominava nel destro.
-Mi raccomando, lascio qui diario e mappa. Finalmente abbiamo trovato qualcuno abbastanza intraprendente da partire con questa tempesta. Tornerò entro il pomeriggio-
L’uomo davanti a lui risposte affermativamente, per poi entrare nell’edificio, mentre l’energumeno si avviava verso il centro della città.
-Morph ce l’abbiamo fatta! Recupereremo tutto e lo spediremo a Jim, così non dovrà venire qui e rischiare di morire-
Morph squittì per poi  portarsi una zampina alla fronte e mettersi sull’attenti. Tornai a guardare l’edificio, sperando di trovare una via d’ingresso che non desse troppo nell’occhio. Per mia grande fortuna, una delle vetrate sul lato sinistro era rotta e poco più in la una pila di pezzi di ricambio creava una montagnola che dava al cornicione. Avrei potuto arrampicarmi, passare per il cornicione ed entrare all’interno.
-Ok , ascoltami bene. Tu stai qui, se vedi qualcuno arrivare avvisami. Riesci a riprodurre un fuoco d’artificio?-
Il piccolo esserino rosa simulò un piccolo fuoco per darmi conferma. Sorrisi e, subito dopo , mi ritrovai a percorrere quel poco tratto di strada che mi avrebbe permesso di entrare all’interno dell’edificio.


**********
 

Ciao a tutti!
Scusatemi per l'enorme ritardo nel mettere l'ottavo capitolo ma purtroppo ho avuto problemi in questo periodo e in più internet non mi ha permesso di navigare per un po'.
Eccoci comunque al continuo. Lo so, non è successo un gran che , ma spero comunque di avervi messo curiosità in alcuni punti. Erin inizia a farsi un po' pi indipendente e Charlot , a quanto pare non è poi così dura come persona.
Aspetto i vostri commenti, pareri, consigli per migliorare.
Un bacione! Lirah

  
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