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Autore: Bloody Alice    14/04/2013    1 recensioni
[OOC, nonsense, AU] [Pairing varie] [Crack!Pairing] [don't like, don't read ♥]
Akane osservò attentamente l’essere in piedi davanti a lei: a prima vista, dai contorni della figura snella, sembrava indossare una giacca e un paio di lunghi pantaloni e sulla testa un capello.
Le mani avevano dita lunghe, che parevano lame taglienti almeno quanto la sua dentatura. « Chi sei. » chiese, sulla difensiva.
L’ombra rise, mostrando del tutto i denti acuminati, poi si tolse il capello con un gesto fluido ed elegante e fece un profondo inchino
« Je suis Lucifer, incantato, petit mademoiselle. » si presentò, parlando con un accento che, per quanto l’ombra si sforzasse, di francese aveva ben poco [...]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akane Yamana, Altri, Hikaru Kageyama
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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#01
 



« Fabbrica dei sogni? » Akane sbatté le palpebre più volte, si diede un pizzicotto e posò lo sguardo su Hikaru, sempre in piedi davanti a lei, sempre sorridente. Prese delicatamente le guance del ragazzo tra le sue mani senza che lui facesse nulla per impedirlo, poi tirò.
« Ahia. » disse solo Kageyama dopo qualche secondo.
Akane lasciò le guance dell’amico, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Quando li riaprì, parlò « Questo è un sogno. » disse convinta.
« Lucido. » aggiunse Hikaru sorridendo.
La Yamana gli rivolse un’espressione confusa « Lucido? » ripeté e l’altro annuì con vigore, per poi prenderle la mano e trascinarla a gradi passi fuori da quella stanza. Akane si ritrovò in un lungo porticato dal pavimento in marmo azzurro pastello, le pareti di un accesso giallo canarino e colonne verde menta.
« Che posto assurdo. » borbottò lei tra sé e sé « In fondo però è un sogno. » mormorò poi. Hikaru le strinse la mano « Lucido. » aggiunse per la seconda volta, poi si fermò davanti ad un grande portone arancione e blu.
« Questo che è? » chiese la Yamana guardando la targa sopra la grande porta, scritta con caratteri troppo piccoli per vederli.
Hikaru le lasciò la mano e afferrò il batacchio del portone. Il rumore che questo produsse rimbombò per il porticato alcuni secondi, poi qualcuno aprì.
Akane sapeva che Kyousuke aveva un fratello maggiore che non poteva camminare. Così quando si ritrovò di fronte Yuuichi Tsurugi sbatté le palpebre un paio di volte e si diede un pizzicotto così forte sulla guancia che dopo pochi istanti i suoi occhi iniziarono a lacrimare.
Hikaru non fece una piega e riprendendole la mano la trascinò oltre l’ingresso, seguendo Yuuichi. La Yamana guardandosi intorno notò che la stanza era quadrata, con le pareti arancioni e il soffitto blu notte ed era piena di strani macchinari accesi che facevano un rumore assordante.
« Cosa si fa qui? » chiese Akane, e Hikaru la guardò « I sogni, naturalmente. » rispose ovvio. Yamana si guardò intorno « Ah. Ora capisco perché l’hai chiamata fabbrica … quindi in questa stanza si producono tutti i sogni? » domandò.
« Solo una parte. » rispose Yuuichi –o almeno, il ragazzo che sembrava in tutto e per tutto lui- « Qui ci occupiamo dei sogni lucidi ».
Akane sbuffò « Qualcuno vuole spiegarmi cosa significa sogno lucido? » si fermò nel mezzo della stanza, sotto una trave di legno blu cobalto, e da lì all’improvviso scese con un balzo un ragazzo dai capelli arancioni, che atterrò sul pavimento in marmo azzurro pastello con l’eleganza di un felino.
« Il sognatore può esplorare e modificare a piacere il proprio sogno. Ecco in cosa consiste il sogno lucido … ehm … »
« Akane. Akane Yamana. Tu sei …? » borbottò la ragazza, sforzandosi di ricordare. Il ragazzino si avvicinò a Yuuichi, che gli cinse la vita con un braccio « Taiyou Amemiya, molto piacere! » si presentò allegro.
Akane cercò un muro e cominciò a sbatterci contro la testa « Devo svegliarmi, devo svegliarmi, svegliati, svegliati …! » lo ripeté per qualche istante, poi proprio quando stava per dare una testata più forte delle altre Hikaru la fermò.
« Il tuo non è un sogno come tutti gli altri. Sai, entrare nella fabbrica è parecchio complicato.
Ci riescono i bambini di solito, ma ragazzi della tua età no. Probabilmente tu sei … » ma Akane non sentì il resto della conversazione. La vista le si appannò, e l’ultima cosa che udì fu la voce limpida di Taiyou « Ricorda, nasconditi sotto le coperte, così lui non mangerà i tuoi sogni ..! ».

 
Ci fu il suono di un bip. Poi un altro. In successione, altri due, inseguito altri quattro più veloci. Aprì gli occhi e si accorse di vedere leggermente sfocato. Sentì distintamente la mano di qualcuno sulla sua, ma non riusciva che a distinguere una macchia turchese appoggiata a … cos’era quello su cui si trovava? Un letto?
Sentì il rumore ovattato di qualcosa che sbatteva contro la finestra, insieme allo scrosciare più forte della pioggia.
Quando udì anche un tuono sobbalzò e i sensi le si risvegliarono tutti in una volta, così che strinse involontariamente la mano della macchia turchese accanto a lei.
Mise a fuoco l’immagine e notò che la macchia non era altro che l’ammasso di capelli n po’ spettinato di Masaki, che per altro si stava svegliando. Akane rimase a guardarlo, sorpresa, fino a quando il ragazzo, del tutto sveglio, non si accorse delle loro mani intrecciate e si ritrasse di colpo.
« Midori mi ha trascinato qui dicendomi di stare con te mentre parlava con il dottore. » si affrettò a spiegare, leggermente imbarazzato.
Akane gli sorrise « Capisco. » mormorò, poi ebbe un lampo di consapevolezza. « Che ci faccio qui? In ospedale, intendo. » domandò, guardandosi attorno, scrutando le pareti bianche del tutto spoglie. Stava già rimpiangendo lo strano arredamento della fabbrica che aveva sognato …
« Hai avuto un incidente stradale » spiegò Kariya, insolitamente nervoso. Forse per lui parlare di incidenti non era il massimo. Akane ricordava che i genitori del turchese erano morti in un incendio accaduto per sbaglio. Era stato un incidente.
Masaki continuò a parlare, fissando il temporale fuori dalla finestra « Sei rimasta incosciente per cinque giorni, come in una specie di coma. Midori e Aoi erano preoccupate. » spiegò « La rossa si è fatta accompagnare da me per qualche intrinseco motivo che sinceramente non ho capito. Ma fa nulla, quella ragazza in fondo è mezza matta-- »
Una voce femminile decisa proruppe nella stanza « Chi è mezza matta, Kariya? » sbottò Midori, avvicinandosi a lui con fare minaccioso.
« Nulla, Midori. » mormorò Akane. La ragazza guardò l’amica, preoccupata « Dimmi, questo qui ti ha fatto compagnia o ha messo il broncio come per me? » La Yamana allungò la mano verso quella di Kariya e gliela strinse leggermente « Tranquilla. » rispose piano, poi sorrise e Masaki arrossì.
« Ah. » disse la maggiore all’improvviso « Quando sei stata portata qui … in ospedale … hanno dato a me i tuoi abiti e dentro la tua gonna c’era questo. » Midori prese dalla sua borsa un piccolo oggetto circolare. Era un orologio da taschino piccolo, grande la metà del suo palmo, con una copertura in legno dipinto.
Era decisamente particolare. Quando la Yamana lo prese tra le mani notò chiaramente che il legno sembrava essere stato dipinto con colori puramente a caso e nei modi più disparati. « Dove l’hai preso? » chiese Masaki, curioso.
« Un negozietto di cianfrusaglie. » buttò lì lei come risposta, anche se di fatto non aveva idea di come quel piccolo orologio fosse finito nella tasca della sua giacca.
Tra l’altro, constatò quando lo aprì, non funzionava nemmeno, poiché le lancette si muovevano molto più velocemente del normale.
Magari il giorno dell’incidente l’aveva trovato a terra, forse era così, ma non ne era certa, perché i ricordi erano ancora un po’ confusi.
Alla fine, quando venne dimessa, decise di rimettere l’oggetto dove Midori l’aveva trovato, nella tasca della sua gonna, e arrivata a casa, dopo aver fatto la strada con Masaki –lui abitava nella sua stessa via, solo più vicino al centro città-, lo appoggiò sotto al cuscino, colta da chissà quale assurda decisione.
Sua madre la obbligò ad andare a dormire alle otto e quando entrò nel letto ripensò alle parole di Taiyou.
Non aveva idea di chi fosse il lui a cui si riferiva l’Amemiya del suo sogno, ma si mise per bene sotto le coperte, fino a coprire del tutto anche i capelli.

 
Riaprì gli occhi e una luce fortissima per poco non la accecò. Davanti a lei vide Hikaru, immobile, che la guardava sorridendo.
« Ah, sei tornata. » constatò « Credo che tu non abbia sentito la fine del mio discorso, Akane. »
« Beh, io … ecco … » la Yamana si guardò intorno e si accorse di essere finita nuovamente nella stanza in cui venivano “fabbricati” i … come si chiamavano? Ah, sì, sogni lucidi.
Vide Taiyou che gironzolava da un macchinario strano all’altro, mentre Yuuichi guardava assorto un mappamondo su cui brillavano delle piccole luci arancioni.
Hikaru parlò « Ritengo sia meglio raccontarti tutto poco alla volta, così riuscirai ad assimilare tutto più facilmente ».
Lei annuì, ancora confusa, e in verità le sembrava anche inutile ribattere, tanto era solamente un sogno.
« Ci sono tra modi per entrare nel mondo dei sogni e, più precisamente, in questa fabbrica. Come avevo detto poco prima che te ne andassi, di solito sono i bambini quelli che riescono a compiere questo viaggio. » spiegò, serio « Tu, considerata la tua età, non puoi essere arrivata qui semplicemente addormentandoti ».
« No, è vero. » confermò Akane « Ho avuto un incidente » disse e Hikaru tornò a sorriderle « Questo è il secondo modo. Tutti quelli che cadono in coma o comunque perdono coscienza dopo un incidente –di qualsiasi tipo- hanno la possibilità di giungere qui. »
« E il terzo modo …? » domandò la ragazza. Sicuramente non poteva essere ripiombata nel coma all’improvviso. Vide Amemiya avvicinarsi a lei « Con il portale » esclamò, ovvio.
La Yamana lo fissò « Portale? » ripeté e Taiyou annuì « Si tratta di un orologio che collega il nostro mondo al tuo. Ha un aspetto un po’ strano, è molto colorato e le lancette si muovono più velocemente dei vostri comuni orologi ».
« L’andamento del tempo qui è diverso rispetto al luogo in cui abiti tu. » continuò calmo Yuuichi, lasciando da parte il mappamondo e porgendo una mano ad Akane per aiutarla a rialzarsi « La fase REM del sogno secondo voi dura solo alcuni minuti, ma in questi pochi minuti ogni individuo può sognare intere giornate, mesi, persino anni. Il tempo non scorre in modo preciso qui. »
Akane si sistemò i pantaloni stropicciati « Va puramente a caso, insomma. » tagliò corto « Comunque, quell’orologio al momento ce l’ho io. L’ho messo sotto il cuscino ».
Hikaru la guardò, serio « Ricordati che non devi separartene mai. Se qualcuno entrasse in possesso di quell’oggetto potrebbe arrivare qui … Per nessun motivo deve arrivare al Babau … » rifletté, pensieroso.
« Ba … cosa scusa? » mormorò Akane confusa.
Hikaru scosse la testa e tornò a sorriderle, anche se non troppo sereno « Nulla. Ogni cosa a suo tempo. Sappi solo che non devi per nessun motivo perdere quell’orologio, è molto, molto importante. » le raccomandò « Posso fidarmi? » chiese.
Akane annuì. Non troppo convinta, ma annuì, e Hikaru le rivolse un altro grande sorriso.

 
L’ombra si mosse attraverso i muri, strisciò sul pavimento e si infilò sotto il letto, evitando la luce della lampada da notte accesa. Sbucò nuovamente sulla parete più vicina al bambino che dormiva con il cuscino tra le braccia e il peluche dietro la testa.
« Che dolce » sibilò l’ombra, staccandosi dalla parete e appoggiandosi al letto.
Si abbassò sul bambino, lentamente, come un soffio di vento, senza fare rumore. L’ombra cambiò aspetto e prese le sembianze di un uomo magro, con un sorriso orrendo stampato sul volto nero. Aprì la bocca, si videro i lunghi denti appuntiti, poi si gettò sul bambino.
Si udì un urlo, poi altri rumori in successione. Un bambino che piangeva, una madre che veniva a consolarlo.
L’ombra sgusciò fuori dall’abitazione, strisciando nella notte. « Che bel suono. Nulla meglio del pianto di un bambino. » rimase immobile sotto il balcone della casa « Piccolo mio, ti augurerei sogni d’oro … » sussurrò, poi scoppiò in una risata tetra.
« Peccato che non te ne sia rimasto nemmeno uno. »






 






 
/Angolo del Girallo Lallo/
Allora, non ho molto da dire, a parte farvi l’elenco delle cose che mi hanno ispirato questa fic, così, per mettere in chiaro le cose (?). Il titolo “La fabbrica dei sogni” mi è venuto mentre guardavo una pubblicità su Sky e c’era qualcosa simile allo spezzone di un film in cui un personaggio diceva qualcosa tipo “Questa è un fabbrica, ragazzino, da dove credi che vengano tutti i sogni?”.
Poi … il BaBau è una creatura immaginaria inventata per spaventare i bambini e la prima volta che l’ho visto è stato nel film di Tim Burton “A nightmare before Christmas”.
Infine, l’ultima battuta che ho scritto l’ho presa dal film “Rise of Guardians” (Le 5 leggende), un frase detta dall’uomo nero a Sandman, nel momento in cui lo uccide (Sandy çwç). Bene, ecco … non so più cosa dire.
La trama generale di questa storia, almeno nella mia testa, mi piace particolarmente, quindi spero di svilupparla come vorrei.
Mi spiace inoltre di ritardare così tanto il capitolo di Bloody Mary, ma per il prossimo capitolo di quella fic sono proprio bloccata, insomma, temevo che il blocco fosse per tutto, ma mi sono accorta che le idee per le altre fic le ho, perciò per ora mi concentrerò sul resto (ho in mente di scrivere una raccolta di flash, ma devo trovare abbastanza tempo) e poi per Bloody Mary si vedrà, ecco.
Spero che il capitolo, per quanto sia corto, vi sia piaciuto. So che non è una storia ad OC e quindi magari non stuzzica troppo l’attenzione della gente (?), ma io ci provo lo stesso.
Detto questo, vi saluto.
Peace and Love,
Alicchan ~
 

Ps: la tastiera del mio pc sta morendo (la “a”, la “u”, la “s” e la “n” funzionano a intermittenza) quindi probabilmente mi sarò persa degli errori qui e là. Se ce ne sono vi pregherei di avvisarmi. Grazie mille ~

   
 
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