Desclaimer: i personaggi di questa fanfiction non appartengono a me, ma alla Level-5 che si fuma molte canne.
Warning:
a chiunque plagerà e/o prenderà indebitamente ispirazione
da questa fic verrà tolta la capacità di sognare ♥
Leggendo questa fic si corre il rischio di impazzire. Tra gli altri
effetti collaterali vi è vomito, mal di testa, torcibudella (?),
apparizzioni improvvise di Giralli fantasma e varia altra roba. Leggete
quindi a vostro rischio e pericolo.
Buona fortuna ~
Titolo:
La fabbrica dei sogni.
Genere:
Sentimentale, malinconico.
Avvertimenti:
OOC, nonsense, AU.
Rating: giallo.
Pairing: het, shonen-ai.
Note:
non chiedetemi perché Akane, perché non saprei rispondervi nemmeno io. E la
cosa è grave, sotto un certo punto di vista, perché significa che sto scrivendo
questa fic puramente a caso.
Ah, questa fic inizia non dal principio –presentazione
del protagonista e roba varia- ma parte dall’inizio della storia vera e
propria, insomma, quando incomincia l’avventura (?) di Akane. Non so se
definirlo propriamente medias res, quindi boh (?).
Note3: so che ho già in corso Codename: Bloody
Mary e altre millemila fic (?), ma per un gesto egoistico ho voluto
pubblicarla. Comunque, non so ogni quanto la aggiornerò, ma sicuramente non
anteporrò questa fic a Bloody Mary.
Spero possa piacervi almeno un po’, anche se il
prologo è molto corto.
Ps: dite che il titolo della fic è troppo ... "appariscente"? .u.
La
fabbrica dei sogni.
Akane
tastò con le mani il terreno su cui era caduta. Era morbido al tatto e anche un
po’ appiccicoso.
Aprì lentamente gli occhi e un bagliore di luce accecante la
investì, facendoglieli richiudere subito. Si alzò da terra, mettendosi seduta e
riaprì piano gli occhi. La luce le colpì di nuovo il viso, così abbassò il
volto e tenne gli occhi socchiusi.
Sentiva
sul viso una strana sostanza quasi simile a colla, così si toccò una guancia e
guardò meglio: era qualcosa di azzurro.
Si alzò e tenendo lo sguardo puntato a
terra spalancò gli occhi, sorpresa.
Akane si trovava su una strada fatta di zucchero filato.
Tentò di alzare lo sguardo per vedersi intorno e constatò soddisfatta che
quello strano bagliore era scomparso.
Guardando
ciò che la circondava notò che tutto intorno a lei era fatto di una sostanza
simile allo zucchero filato.
Era un sentiero di un tenue azzurro pastello, con
alberi di un candido bianco. Il cielo era di un delicato giallo e le nuvole
erano rosa.
Il terreno era soffice e la gravità era
minore rispetto a quella sulla Terra, tanto che invece di camminare davvero
saltellava sul terreno soffice.
Continuò
ad avanzare nella quiete di quel luogo per chissà quanto. Aveva perso la
nozione del tempo, in effetti, e quando diede un sguardo al suo orologio vide
che si era fermato, anche se lei ricordava perfettamente che una volta uscita
dall’orologiaio funzionava perfettamente.
Sospirò
e fece qualche altro passo, sino a quando il sentiero sotto di lei non iniziò
letteralmente a risucchiarla. Quella strana sostanza la intrappolò fino alla
vita e la fece sprofondare sempre di più. Trattenne il respiro e quando anche l’ultima
punta dei suoi capelli fu passata oltre cadde.
Stava
cadendo in quello che pareva il vuoto più totale. Urlò a pieni polmoni sentendo
il vuoto sotto di sé e continuò a precipitare per interminabili minuti, forse
giorni, ore, e dopo un po’ non ebbe più nemmeno la forza di gridare.
Chiuse
solo gli occhi e aspettò. Qualche istante più tardi sentì una mano fredda
appoggiarsi alla sua guancia.
Aprì
nuovamente gli occhi e incrociò quelli di un sorridente Hikaru. Akane non
riuscì a trattenere un moto di sorpresa e si ritrasse a quel tocco.
Si
guardò intorno, pensando che magari quello era stato solo un sogno e lei era
semplicemente svenuta, ma non era così.
Si
trovava in un ambiente del tutto diverso dal precedente.
Era
un’enorme stanza circolare con mobili dalle forme strane. Un tavolo triangolare
verde mela, delle sedie arancioni che assomigliavano a fragole e una grande
libreria color rosa shocking. Il pavimento era formato da piastrelle di vari
colori e non sembrava morbido come il sentiero di prima.
«
Che volo! » esclamò Hikaru, ma più che preoccupato per la caduta della Yamana
sembrava entusiasta « Come è stato? » chiese, con gli occhi che brillavano di
curiosità.
«
Quanto era alto? » borbottò lei ignorando la domanda.
«
Circa seimila metri, ma te la sei cavata egregiamente! » rispose Hikaru
sorridente. Akane si massaggiò la testa e si chiese come mai non fosse morta
dopo una caduta del genere. Si guardò intorno una seconda volta e poi posò nuovamente
lo sguardo su Hikaru.
«
Come ci sono arrivata qui? »
Il
ragazzino la guardò sorpreso « Beh, attraverso lo zucchero filato mobile, mi
pare ovvio. In questi giorni stiamo cercando di chiudere i buchi e limitare il
problema. L’altro giorno un paio di operai sono precipitati nel vuoto e sono
atterrati nella stanza degli incubi. » mormorò Hikaru pensieroso « Brutta cosa
» concluse poi, ma senza perdere il sorriso.
Akane
lo fissò « Intendo … dove sono adesso. E che ci fai tu qui, Hikaru. » disse,
cercando di sembrare calma.
«
Io non sono Hikaru » rispose l’altro con disarmante tranquillità.
«
C-Cosa?! » esclamò Akane e nel suo tono di voce non nascose una nota isterica.
Era
appena arrivata in … qualsiasi posto fosse arrivata, ma era già stanca.
«
Sono solo un’emanazione. » spiegò calmo Hikaru, aiutandola ad alzarsi e
facendola sedere su un divano ad acqua color lilla.
«
… Emanazione? »
«
Sì, della tua mente. Sono solo un sogno. » continuò.
La
Yamana lo fissò mentre Hikaru si sedeva accanto a lei « Intendi dire che questo
è un sogno? »
Hikaru
arricciò il naso « Sì e no. » fece alla fine, ma non sembrava troppo convinto
nemmeno lui della risposta.
«
Quindi? » mormorò Akane guardando le scarpe, ancora ricoperte di zucchero
filato. Sentì Hikaru muoversi, accanto a lei.
«
Quindi? » ripeté il ragazzino.
«
Dove sono. » si spiegò lei, senza spostare lo sguardo.
Il ragazzo si guardò intorno per pochi secondi « Beh, la risposta mi pare ovvia. Sei nella fabbrica. » disse Kageyama.
La
Yamana lo fissò attonita « Fabbrica? E di cosa? ».
Hikaru
si mise a ridere « Di cosa? Beh, da dove credi che arrivino tutti sogni che
fai? » chiese stupito.
Akane
fece spallucce. Di fatto non se l’era mai chiesto davvero, visto e considerato
che riteneva i sogni solo un frutto della sua mente, nient’altro che fantasie
che il suo cervello creava durante la notte.
«
Beh, Akane … » disse Hikaru, prendendole la mano e facendola alzare dal divano
ad acqua « Benvenuta nella Fabbrica dei Sogni » e il sorriso sul volto del
ragazzo si spense per alcuni attimi, per poi tornare nuovamente allegro.