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Autore: formerly_known_as_A    14/04/2013    3 recensioni
Norvegia e Finlandia si ritrovano seduti l'uno di fronte all'altro, in un imbarazzante silenzio, un giorno in cui la neve ha deciso di provocare un guasto alla linea elettrica.
Un silenzio imbarazzante da riempire, per il finlandese, perché conosce parte dei sentimenti del norvegese.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Finlandia/ Tino Väinämöinen, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: Hákon è il nome che uso per Ladonia, considerandolo parte della famiglia Sufinnica (che stiano insieme o meno nel momento in cui si svolge la storia) a tutti gli effetti. Siete liberissimi di usarlo a vostra volta, ma c'è tutta una storia dietro questa scelta, quindi preferirei lo usaste soltanto quando il personaggio è parte integrante della famiglia nordica.

Buona lettura!



«Dovremmo fare un gioco!» Esclamò il finlandese, in imbarazzo, dopo quasi venti minuti di silenzio spesi alla luce di una candela.

Lukas alzò la testa, mettendolo immediatamente a disagio e ci mancò poco a che si facesse sfuggire un gridolino soffocato.

In realtà non era il suo sguardo a renderlo nervoso, non quanto l'ansia di fare qualche stupidaggine. In una situazione normale, la nazione finlandese, infatti, avrebbe riempito l'aria di parole, anche a caso, ma era fin troppo imbarazzato dal silenzio di Norvegia per farlo.

A ragione: Lukas sembrava aver deciso di essere sentimentalmente interessato a lui e, poche settimane prima, la sua confessione l'aveva sconvolto per il suo pragmatismo.

Ovviamente, la sua confessione non era stata fatta con la solita faccia da poker, anzi, Tino aveva potuto ammirare una buona quindicina di gradazioni di rosso sulle sue guance, mentre a fatica era riuscito a comprendere quel suo essere sentimentalmente interessato. Testuali parole.

Ed era altrettanto naturale che la sua reazione fosse stata un lungo grido d'incomprensione, strozzato in fondo alla gola.

Tornando indietro con la mente, il finlandese si era reso conto che i segnali c'erano tutti, ma che, come sempre, era stato troppo ottuso per riconoscerli. Le sue visite frequenti, anche senza parlare troppo, in cui si era accontentato di guardarlo parlare, il consumo di zuccheri decisamente più alto della norma, la malinconia del suo viso... Ma Tino l'aveva preso per uno scherzo e Lukas era uscito dal suo appartamento con lo stesso sguardo di un cucciolo abbandonato in autostrada.

E la situazione era andata peggiorando, il finlandese aveva trascorso notti insonni a preoccuparsi di non averlo perso e, nonostante la propria natura non proprio osservatrice, continuando a pensare a quello che poteva aver perso, si era reso conto che Lukas non era soltanto la compagnia silenziosa che l'aveva tenuto occupato durante i lunghi mesi invernali.

Per tutte queste ragioni si trovava seduto al tavolo della propria cucina, incapace di riempire il silenzio con parole, il televisore muto per un black out, il norvegese intento a fissarlo senza aiutare neppure un po'.

«Un gioco?» Chiese, appena interessato, riuscendo a mandare il finnico nel panico. Ma cosa... Cosa si stava proponendo?! Che figura ci poteva fare?! Non erano bambini!

Prese un respiro profondo, alzando lo sguardo verso di lui, composto sulla sedia, ma che sembrava essere rimasto in attesa, genuinamente interessato. «Uhm...» Iniziò il minore, alzandosi per prendere dei fogli dal fax e una penna, prima di tornare al tavolo.

Armeggiò un momento con il cellulare, cercando il cronometro e poi lo posò tra di loro. Erano seduti ai due opposti del tavolo e non sarebbero riusciti a giocare, così. Fece uno sforzo immenso ad andargli vicino, porgendogli la penna.

«Disegna la parola, io cerco di indovinare!» Esclamò, entusiasta nonostante tutto. Era nella propria natura allegra, quello ed era anche la prima volta che si ritrovava in quel tipo di situazione con il norvegese.

Norvegese che prese la penna e cominciò a segnare il foglio di tratti bombati, fino a delineare quello che era a tutti gli effetti un coniglietto obeso.

Ridacchiò, trovando l'adorabile e Lukas esitò un momento, con la penna accanto, come se stesse decidendo se potesse o meno tirarci una riga sopra.

Gli fermò la mano d'istinto, scuotendo la testa anche quando si sentì esplodere l'imbarazzo. «È un coniglietto dolcissimo.» Spiegò, con un sorriso timido.

Lukas annuì soltanto, porgendogli la penna e spostando appena il foglio. Il finlandese esitò un momento, prima di tentare di disegnare una renna.

I suoi tratti non erano precisi come quelli del collega dell'ovest, ma era abbastanza bravo da distrarre Peter e Hákon nei lunghi viaggi in auto, doveva pur valere qualcosa, no?

Apparentemente no, perché Norvegia continuava a fissare il foglio senza dar segno di aver capito. Cominciò a sospettare di essersi illuso riguardo alle proprie capacità.

Il cronometro arrivò a zero e Tino guardò l'altro uomo, confuso ed imbarazzato.

«È una renna, non si capisce?» chiese, a disagio. Quello sembrò esitare, poi abbassò lo sguardo.

«Sì, ma quale renna?»

Come quale? Si ritrovò a pensare il finlandese, spalancando gli occhi. Scosse la testa,confuso. «Una renna.»

«Non ha un nome?»

Ebbe la spiacevole sensazione di essere un perfetto idiota, soprattutto perché era il maledetto Babbo natale ed era solo logico che potesse disegnare una di quelle renne, quelle che trainavano la sua slitta magica. Lukas ci aveva pensato, lui no. Si sentì avvampare, per l'imbarazzo ed una sensazione più piacevole.

«Diamogli un nome!» esclamò, gesticolando in modo eccessivo. «Che te ne pare di Neve Pazza?» propose, perché dare nomi era un po' la sua specialità.

Vide un sorriso formarsi sulle labbra del norvegese, che nascose la bocca dietro la mano, cambiando così tanto dal suo solito da fargli dimenticare la genialità di nomi come Sanguinario Mago Biologico e Freccia Spaziale Subatomica.

«Renna andrà bene.» sussurrò, lanciando un'occhiata al cagnolino di casa che dormiva nella propria cuccia ed emettendo una sorta di sbuffo che il finlandese riconobbe come l'inizio di una risata.

Non riuscì a protestare, perché l'altro prese la penna dalle sue dita e ricominciò a disegnare qualcosa di incredibilmente paffuto e carino.

Trascorsero una mezz'ora tra animali a rischio diabete -che, però, erano decisamente troppo carini per fare una dieta- e tutta una serie di parole a caso che evitarono al finlandese di circondare di cuori ogni creatura.

La luce tornò ed il norvegese alzò gli occhi verso l'orologio. Si era fatto tardi, erano rimasti al buio quasi due ore. Tino esitò un po', prima di sospirare ed allungarsi verso le candele per spegnerle, ma l'altro lo fermò, allungando un braccio verso il suo petto ed alzandosi per andare a spegnere le luci.

«Continuiamo a giocare.» sussurrò semplicemente, prendendogli la penna dalle mani. Il finlandese fu rapido a lasciarla andare, per ricoprire la mano con la propria. Era calda, più piccola di quella di Berwald, che era abituato a stringere e gli stava provocando un batticuore diverso.

Un batticuore capace di farlo sorridere ed avvicinare ancora la sedia.

Non gli chiese se sarebbe rimasto per la notte, non ce ne fu bisogno. Si alzò a propria volta per fare il caffè e, tornando al tavolo con due tazze fumanti, gli riprese la mano.

Sì, era decisamente diverso da un passatempo, quello. Il calore nel petto, il batticuore, la sensazione di stare bene così, senza bisogno di altro.

Si stava lentamente ed inesorabilmente innamorando di Lukas.

Tino sorrise e gli strinse la mano.



Angolino dell'autrice:

Questa storia è stata scritta durante il mio primo hiatus e mi sono dimenticata di pubblicarla. Trovandola carina, ho deciso di metterla qui su EFP, anche se la coppia non è proprio conosciutissima. Nondimeno spero che vi sia piaciuta almeno un po'.

Fatemi sapere se volete altre inedite, ne ho un paio ancora da pubblicare. :3

   
 
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