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Autore: arya_stranger    14/04/2013    6 recensioni
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Dal primo capitolo:
"Questa volta non era sicuro di farcela. Le frustate arrivavano una dopo l'altra, la schiena era ormai completamente coperta di sangue. Sua padre non avrebbe avuto compassione, non questa volta, l'aveva fatta troppo grossa. Ma non voleva cedere, non doveva cedere, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dargliela vinta, era determinato, e nonostante la situazione fosse difficile, il suo cuore era riempito dalla consapevolezza della vittoria."
Lyan è il principe delle Terre di Nemunas, odia il re, suo padre e desidera la libertà. Combatterà un ardura lotta contro la sua stessa famiglia e affronterà un viaggio per portare a compimento la sua missione.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2
Il sogno

Le immagini si andavano formando lentamente. Cercò di aprire un po' di più gli occhi ma la stanchezza prevalse. Con uno sforzo immane si tirò su, appoggiando la schiena alla parete. Alzò le mani e si toccò la testa, gli faceva male da impazzire. Finalmente riuscì ad aprire gli occhi verde scuro. Lì per lì non riuscì a capire il perché di quel luogo così angusto, poi ricordò tutto.
Per un momento la paura gli attanagliò lo stomaco ma si calmò quasi subito, rassicurato come da una voce interiore, anche se non capiva bene da dove venisse e cosa avesse detto, il messaggio comunque era chiarissimo.
Recuperata completamente la vista, cominciò a guardarsi intorno. La cella delle segrete era una piccola stanza ricavata dalla roccia. Le pareti completamente spoglie erano ricoperte di disegni incomprensibili a Lyan, forse lasciati da un prigioniero straniero che con tutte le probabilità a quest’ora era morto. Il pavimento, anch'esso di pietra, era quasi completamente coperto di paglia, che era ormai fradicia di umidità. La porta della cella di legno massiccio lasciava a stento passare una lama di luce che però era sufficiente a illuminare il piccolo luogo.
Dopo aver esaminato la situazione in cui si trovava, Lyan era sconfortato e non aveva davvero la minima idea di cosa fare.
Si abbandonò sul pavimento e quasi gridò. Un dolore lancinante alla schiena gli tolse il respiro. Si era quasi dimenticato che la sua schiena doveva essere completamente ferita a causa della sua punizione, aveva ricevuto quaranta frustrate, non si capacitava di essere ancora vivo. Inoltre era strana anche un'altra cosa: gli faceva male sì, ma non quanto avesse pensato. Capì che sicuramente era stato curato. Si portò le mani alla schiena ancora nuda, e sentì che era cosparsa da una sostanza appiccicosa. Li faccio comunque comodo, pensò, non mi lascerà certo morire. E con questo pensiero si sentì rincuorato e una nuova fiamma di speranza gli si accese nel cuore.
Ora era sicuro di poter uscire dalla situazione, e con questo pensiero si addormentò.
La luce era talmente abbagliante che in un primo momento non riuscì a vedere niente. Quando si abituò, cominciò a capire dove si trovasse. Era su una spiaggia, rivolto verso uno splendido mare blu increspato da piccole onde. Il paesaggio dava un incredibile senso di tranquillità e pace. Sarebbe voluto rimanere per sempre lì. Nessuno che lo disturbasse o che gli dicesse cosa fare o non fare. Senza suo padre che criticasse ogni sua minima decisione, ogni sua azione. No, non voleva tornare indietro, non sopportava più tutte le sofferenze cui era sottoposto nella sua vita, era stanco di tutto ciò che era e di tutto ciò che, se fosse rimasto fedele a suo padre, sarebbe poi diventato. Un mostro, pensò guardando il mare, ecco cosa era suo padre, un mostro.
Si avvicinò all’acqua e si accovacciò sfiorando il pelo dell’acqua. Era fresca. Non gelida come le acque del Narim, il mare su cui è affacciata la capitale delle Terre di Nemunas. Il mare a cui era abituato lui era freddo, e solo qualche volta in piena estate ci si poteva fare il bagno. Ricordava che quando era piccolo andava sempre sulla spiaggia dopo che suo padre lo aveva sgridato, e che fosse estate o primavera, anche se l’acqua fosse stata gelida, ci si buttava dentro. Era un modo per dimenticare. Quando suo padre lo aveva scoperto, lo aveva fatto punire severamente, anche se aveva solo dieci anni. La tortura era durata poco ma Lyan se la ricordava ancora con gli occhi di un bambino, e con gli occhi dei bambini tutto appare irrimediabilmente troppo grande. Comunque lui aveva continuato ad andarci fino a quando non era cresciuto, e il mare era solo fonte di brutti ricordi.
Ora però, il mare non lo faceva soffrire, cosi si tolse la casacca e si tuffò.
L’acqua era piacevolissima e rinfrescava la sua pelle.
Nuotò al largo fino a raggiungere una piccola isoletta che dalla spiaggia non aveva notato.
Uscì dall’acqua con il fiatone per la nuotata e si distese sulla sabbia.
-Lyan-.
Una voce sussurrava il suo nome.
-Chi c’è?- esclamò -fatti vedere!-
-Lyan- la voce lo chiamò di nuovo e lui si girò di scatto.
Davanti a lui stava una figura, una donna. Era bella, anche se non era più giovane dai suoi tratti si capiva che era stata bellissima e lo era ancora.
-Chi sei?- Lyan non era spaventato dalla potenziale pericolosità della donna, piuttosto era incuriosito.
-Tutto a tempo debito- sussurrò la donna -come stai?-
-Io...- a Lyan venne improvvisamente in mente le ferite sulla schiena provocate dalla sua punizione. Si tastò la schiena ma non c’era traccia di niente, nemmeno della mistura appiccicosa.
Lyan era perso, non capiva, dove era, cosa ci faceva lì e soprattutto chi era quella donna?
-Va bene, comincio io con le risposte- iniziò la donna -il mio nome è Seheiah, non posso ancora dirti chi sono, ma ti basti sapere il mio nome-.
-Io ti conosco...- mormorò Lyan.
-Forse, solo il futuro saprà dirci se ci siamo già incontrati- ribatté.
-No, io so che tu hai tutte le risposte alle mie domande, perché non mi vuoi dire niente’- ora Lyan era infuriato. -O forse non puoi?-
-Lyan ascoltami, promettimi che sentirai ciò che ho da dire attentamente e che farai ciò che ti dico. Lo so che è difficile e che non sai nemmeno chi sono ma ti devi fidare. Devi farlo.-
-Questo è un sogno, non è vero?-chiese, ma sapeva già la risposta. -Va bene, ti ascolto ma solo dopo che avrò sentito cosa hai da dire accetterò o meno la tua proposta.-
Lyan si fidava di quella donna, sapeva che si poteva fidare. Certo, poteva essere un inganno, ma non ne aveva la certezza, così l’unica scelta possibile era fidarsi.
-Mi sembra un patto ragionevole-. Concordò Seheiah. –Allora- cominciò -ascolta ciò che devo dirti, ma non m’interrompere.
-Devi sapere che il mondo come lo conosciamo oggi è in pericolo. Tutto si basa fra l’equilibrio fra due elementi: il bene e il male. Quando sono in equilibrio, tutto procede secondo il corso naturale degli eventi, ma se uno prevale sull’altro, possono accadere cose terribili. Anche se è il bene a prevalere, troppo di una cosa non è mai un bene. Nel corso del tempo le era che si sono succedute hanno dato spazio a periodi d’instabilità, ma ci sono stati anche momenti in cui le due forze che reggono il nostro mondo sono convissute in perfetta armonia.
È in questi momenti che regna la pace ed è in uno di questi periodi che è nato il regno delle Terre di Nemunas. Conosci la storia, vero?-
-Sì, la conosco- rispose Lyan.
-Ebbene, quando il bene e il male erano in equilibrio, un uomo fondò Derafest, la capitale del regno di tuo padre.-
-Non è più mio padre. Già da troppo tempo è un mostro- inveì Lyan.
-Ti avevo chiesto di non interrompermi! Comunque quell’uomo diventò il primo re di una lunga discendenza di cui l’ultimo erede in vita sei tu Lyan. Tu sei il prossimo re che siederà sul trono di Nemunas, sei tu colui che è destinato a diventare il più grande re di tutti i tempi, tu Lyan.-
-Mi sa che c’è stato un errore, io non voglio stare al posto di mio padre, ho deciso che andrò a combattere per il popolo di Dadasiana, costi quel che costi io combatterò contro l’esercito di mio padre!-
Le parole gli uscirono dalla bocca come un torrente, ci aveva già pensato molte volte alla possibilità di andare a combattere per i nemici di suo padre ma gli era sempre sembrata un’idea assurda. Ma ora e lì gli era apparso tutto chiaro come il sole.
Sul volto di Seheiah apparve un leggero sorriso, che Lyan non capì.
Lyan fece per dire qualcosa ma la donna lo interruppe.
-Prima finisco io- esclamò.
-Lyan è proprio questo il punto tu sarai il grande re delle due terre. Non posso aggiungere altro, ma è questo ciò che riserva il futuro e solo tu lo puoi scoprire- sospirò -tuttavia il destino può essere cambiato, perché è vero che il fato è già scritto, ma siamo non che lo compiamo e solo noi possiamo modificarlo. Questo adesso però non ci interessa. Ora veniamo al vero motivo per cui ti ho chiamato. Conosci l’Elsa della Pace?-
-No, cosa è?-chiese incuriosito.
-è ormai da troppo tempo che non c’è equilibrio fra il bene e il male, e c’è una ragione a tutto questo.
Dopo che il primo re delle Terre di Nemunas fondò il regno, fece forgiare una spada, però solo l’elsa, una splendida elsa decorata. Poi chiamò a raccolta i cinque maghi più potenti viventi, che imposero sull’oggetto un incantesimo che garantisse al regno in cui l’Elsa risiedeva la pace e quindi il giusto equilibrio fra bene e male. Però come ho detto c’era un equilibrio che non comprende solo il bene ma anche una parte di male. Così i re che vennero fecero imporre sull’elsa altri incantesimi, alcuni a scopi benefici e altri no, fatto sta che, la sovrapposizione d’incantesimi causò la distruzione dell’Elsa che si divise in due parti.-
-E che fine hanno fatto poi le due parti?-domandò Lyan.
-Dopo che l’Elsa si distrusse, il re di quel tempo pensò che ormai non servisse più a niente e così la fece portare fuori dal regno e di questa non si seppe più niente- concluse.
-Ma se l’Elsa era ormai inservibile che motivo c’era di impiegare degli uomini affinché la portassero lontano? Insomma era diventato un oggetto inutile la potevano gettare via oppure conservarla al castello- propose Lyan.
-Non è così semplice come sembra- spiegò Seheiah. -Tutti facevano affidamento sull’Elsa per vivere in equilibrio, uno degli ultimi incantesimi imposti sull’Elsa prima della sua distruzione era quello di garantire al regno un raccolto abbondante ogni anno, l’Elsa era diventata fonte di vita per molti contadini che vivevano nelle campagne del regno. Grazie all’Elsa potevano vivere tranquillamente senza nessuna preoccupazione, e un popolo felice significa un re felice e un regno prospero e pacifico.-
-Certo il re voleva continuare a far credere a tutti che l’Elsa esisteva ancora ed era ancora una garanzia per tutti, se avesse detto la verità, avrebbe scatenato una rivolta- proseguì Lyan.
-Esatto, così non disse niente, ma gli effetti dell’assenza dell’Elsa non tardarono a venire e dopo poco più di un anno, dopo che la gente si era accorta che il raccolto non era abbondante come sempre, si ribellò al re che represse la rivolta nel sangue.- Precisò Seheiah -Nonostante tutto, però, il re non sapeva una cosa. L’Elsa in realtà poteva essere in qualche modo rigenerata. Ma non è ancora il momento di parlarti di questo- finì.
-Perché nessuno mi ha mai parlato dell’Elsa della Pace? Penso sia un passo piuttosto importante della storia delle Terre di Nemunas. No?- Lyan era stupito da ciò, ma non era stupido e forse sapeva già la risposta.
-Non è un passo importante della storia di Nemunas, è il passo più importante della storia di Nemunas. Ciò che sta accadendo è la diretta conseguenza di tutto quello che è accaduto e che accadrà.-
-E io cosa c’entro in tutta questa storia?- Esitò quasi a fare quella domanda per paura della risposta.
-Tu hai un compito- spiegò la donna -tu dovrai andare alla ricerca delle due parti dell’Elsa così che possano essere riunite in modo che l’equilibrio fra bene e male ritorni a governare su tutto e tutti.-
-Io! Chi sono io per partire per un’impresa impossibile!- Protestò Lyan -Prima di tutto lo hai detto anche tu che le parti dell’Elsa sono andate perdute e poi non ce la farei mai!-
-Tu ti sottovaluti e questo è quasi peggiore del sopravvalutare le proprie capacità- insistette la donna. -Tu ce la farai, porterai a termine la tua missione. Lo so.-
La sua voce era convinta, sicura. Lyan capì che Seheiah aveva ragione, forse ce l’avrebbe potuta fare veramente, e altrimenti perché la donna avrebbe dovuto prendersi tanto disturbo per parlare di lui?
-Va bene. Dimmi cosa devo fare- dichiarò.
-Ho già risposto a questa domanda: devi trovare le parti dell’Elsa.-
La voce della donna diventò più flebile, mentre la sua figura si offuscò fino a sparire.
-No! Non te ne andare! - gridò - Non mi hai detto dove si trova l’Elsa e cosa devo fare! Torna indietro!-
Ma lei se ne era già andata e Lyan si stava per svegliare.

-No!-
Si trovava di nuovo nella lurida cella delle segrete. Davanti a lui c’erano due uomini, grassi e con la barba folta: due dei servi che stavano nelle segrete. Uno di loro in mano aveva un vassoio con un pezzo di pane, una piccola forma di formaggio e una brocca d’acqua.
I due se ne andarono lasciando il pasto per terra. Lyan lo prese e cominciò a mangiare voracemente. Ormai era quasi un giorno che non metteva in bocca niente.
Mentre mandava giù il cibo a grandi morsi, una fitta lancinante alla schiena lo fece gemere. Costatò che il cataplasma non c’era più e anche se aveva disinfettato e cominciato a rimarginare le ferite sulla schiena, il dolore era ancora tanto.
Finito di mangiare cominciò a pensare a ciò che gli aveva detto in sogno la donna. Era stato un sogno, sì, ma non era il frutto della sua immaginazione, era la donna che aveva voluto quell’incontro e le cose che aveva detto erano vere. Ne era sicuro.
Ora però era combattuto. Sapeva che doveva portare a termine la missione che gli aveva affidato la donna, ma era deciso a raggiungere l’esercito nemico di suo padre e a combattere per loro. In fondo, però, Seheiah, non gli aveva dato delle informazioni precise sul suo compito, anzi non gli aveva detto proprio nulla, se fosse partito in quel momento, era come se fosse andato alla ricerca del chicco di sabbia perfetto. Ciò nonostante doveva trovare l’Elsa.
Appoggiò la testa al muro sconfortato, non aveva nessuna informazione, non sapeva cosa fare, aveva bisogno del consiglio di qualcuno, ma di chi? No, doveva decidere da solo.
Le giornate si susseguivano tutte uguali e suo padre non si decideva a farlo uscire di prigione. Questa volta era davvero infuriato e non lo avrebbe perdonato facilmente.
Mentre passava ore in quella lurida cella, pensava al modo di scappare. Poteva scappare dopo che suo padre lo avrebbe fatto uscire di prigione. Era una possibilità, ma non aveva la minima idea di quanto ancora sarebbe dovuto stare lì e di sicuro dopo essere uscito suo padre gli avrebbe affidato come minimo cinque guardie per sorvegliarlo, e a quel punto sarebbe stato difficile scappare. A pensarci bene sarebbe stato più facile fuggire direttamente dalla prigione. In fin dei conti i prigionieri saranno stati al massimo cinque compreso lui, – suo padre preferiva direttamente la morte e a volte erano persino gli stessi condannati a chiederla – e poi le guardie erano pochissime, e se di notte dormivano o erano ubriachi fradici, di giorno sembravano dei morti che camminano. In effetti, era più facile scappare dalla prigione, se così si poteva dire. Il problema si poneva solo dopo essere usciti da lì, che cosa avrebbe fatto? Come sarebbe potuto uscire dal castello e poi dalla città senza essere visto? Era quasi impossibile. L’unica possibilità era avere un aiuto, qualcuno che lo aiutasse a scappare, qualcuno che in poche parole sarebbe stato disposto a rischiare la propria vita per farlo scappare.
E chi era così pazzo da rischiare la vita per aiutare il figlio di un tiranno? Di certo non qualcuno della cittadella o addirittura qualche membro della corte, erano troppo vicini a suo padre, avrebbe potuto scoprire qualcosa. Forse qualcuno della città bassa o un contadino che stava fuori dalle mura, ma non conosceva nessuno e poi, come avrebbe fatto a contattarli?
Mentre si stava per abbandonare al suo destino, gli venne come un lampo, un’illuminazione. Quando era piccolo, si ricordava che una volta un generale aveva cenato con lui e suo padre. Se lo ricordava perché suo padre lo faceva sempre mangiare in un’altra sala, e quella era stata una delle rarissime volte in cui avevano mangiato insieme. Avrà avuto poco più di cinque o sei anni, e con il generale c’era sua figlia. Quella sera era stato con lei, era una bambina misteriosa, un po’ silenziosa, ma avevano giocato insieme con delle spade di legno. A lui era sembrato un po’ strano, aveva sempre visto le femmine giocare con le bambole di pezza. Gli era rimasta nella mente quella bambina silenziosa che lo aveva battuto con la spada.
Era un ricordo remoto ma vivido, non pensava nemmeno di poterselo ricordare. Non riusciva nemmeno a capire come quel ricordo potesse essere ancora vivo nella sua mente. Sì, quella bambina era la soluzione. A quel punto però non era più una bambina, sarà una ragazza di circa sedici anni, molto probabilmente non era ancora sposata, ma suo padre sapeva già a chi darla in sposa, la figlia di un generale non poteva sposare il primo che passa e poi suo padre non era come tutti gli altri, per quello che si ricordava era il primo generale del re e in più viveva nel castello del re, in un’ala tutta sua.
Ma il problema restava sempre lo stesso, come faceva ad arrivare a lei?
Un modo lo doveva trovare perché sapeva che lei era la persona giusta, lei lo avrebbe aiutato a scappare, lei ce l’avrebbe fatta, ne era sicuro.
Cominciò a pensare a come poterla contattare. Ovviamente non è che poteva convocare suo padre e chiedergli di vederla, era un’ipotesi assurda. Poteva sempre corrompere uno di quei carcerieri ubriachi e chiedergli in qualche modo di far arrivare un messaggio a lei ma nei passaggi fra lui e la ragazza sarebbe di sicuro successo qualcosa e il suo piano sarebbe andato a monte, e non se lo poteva permettere, aveva solo un’occasione.
Poi la soluzione gli apparve semplice e chiara nella sua mente, come ispirato da qualcuno. C’era solo una possibilità. Doveva domandare perdono a suo padre e chiedere in sposa lei.
 
Angolo dell’autrice:
Scusate, sono un po’ in ritardo. Spero il secondo capitolo vi piaccia, è un po’ più lungo del primo, e arriva un nuovo personaggio. Vi prego di recensire, anche se non vi è piaciuto.
Volevo ringraziare:
- KingPeter
- Annawhite
- faithfully
- shadowdust
- e la mitica dirty ice
 
   
 
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