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Autore: Salice_    15/04/2013    5 recensioni
SEQUEL di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Sono passati sei mesi dalla battaglia finale contro Deep Blue e, da quel giorno, Zakuro non ha mai più visto Kisshu, l'alieno del quale è perdutamente innamorata.
Ma il destino, burattinaio maldestro, li farà rincontrare, divertendosi a spezzare e riallacciare le vite dei due amanti.
Con un nuovo e potente nemico da fronteggiare, la storia d'amore tra la Mew Lupo e l'alieno dagli occhi dorati prosegue.
Kisshu sbatté violentemente la ragazza contro il muro, i suoi occhi dai tratti felini illuminati dalla rabbia e dal rancore.
- Come puoi far finta di nulla, Zakuro?! – urlò esasperato. – Sono sei mesi, sei fottutissimi mesi che non ci vediamo, sei sparita dalla mia vita, mi hai fatto star male come un cane e hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi dicendomi una cosa del genere?! Tu mi fai schifo! –
Zakuro, per tutta risposta, si sollevò dalla parete contro la quale era stata spinta, e assestò uno schiaffo secco sulla guancia dell’alieno; questo si portò una mano alla parte lesa, guardando Zakuro stupefatto.
- Sei solo un idiota, Kisshu. -
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
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Il Futuro è Incerto.

Il giorno in cui dimisero Ryan e Kyle dall’ospedale, il gruppo si era finalmente riunito e aveva deciso di festeggiare l’evento con una cena a casa di Zakuro, una cosa molto semplice: pizza per tutti, dolci, alcune birre e il piacere di stare ciascuno in compagnia dell’altro.
Ryan era quasi completamente guarito, mentre Kyle, nonostante oramai fosse fuori pericolo, era pieno di ustioni molto profonde ovunque. Ciò, però, non era in grado di spegnere il sorriso gentile e rassicurante dal suo volto, sorriso che rivolgeva continuamente alle sue ragazze, per incoraggiarle.
I dieci ragazzi erano seduti attorno al lungo tavolo nella sala da pranzo di Zakuro, intenti a consumare la loro cena, quando il discorso ricadde, inevitabilmente, sulla recente battaglia avvenuta contro il Chimero rettile.
- La cosa strana – cominciò Ryan, appoggiando la sua bottiglia di birra al tavolo – è il fatto che non ci fosse nessun alieno presente al combattimento; hanno creato un Chimero lasciandolo agire da solo, rimanendo dietro le quinte. –
- Evidentemente credevano bastasse quello per sconfiggerci! – ribatté Minto stizzita.
Purin prese la parola: - Be’, effettivamente quel mostro era molto più forte di quelli incontrati fin’ora. –
Il resto della squadra annuì, pensieroso.
- Che cosa dovremmo aspettarci, adesso? – mormorò Ichigo, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
Pie puntò il suo sguardo di ghiaccio in quello castano della leader delle Mew Mew, prima di rispondere: - Non ne ho idea. Sinceramente, mi aspettavo che l’esercito di Cordelia ci attaccasse direttamente, senza creare Chimeri; a questo punto, non so più a quale gioco stia giocando. –
Un silenzio carico di tensione calò sulla tavolata. Inevitabilmente, Zakuro rivide davanti ai suoi occhi i corpi senza vita, intrappolati in quelle bare di lamiera, che lei non era riuscita a salvare.
“Quante vite dovranno essere spezzate ancora? Quante persone dovranno pagare per le nostre azioni?”
- In ogni caso – esordì Kyle – domani ci trasferiremo nella seconda casa di Ryan e cominceremo le ricerche; entro le prossime ventiquattro ore, saremo nuovamente operativi. -
La serata trascorse all’insegna dei sentimenti più discordanti: paura, agitazione, speranza aleggiavano nella villa. A mezzanotte, i ragazzi fecero ritorno ognuno a casa propria, mentre Ryan e Kyle si diressero nella casa in periferia del biondo, lasciando soli Kisshu e Zakuro.
Dopo aver sparecchiato e sistemato la sala, i due si lasciarono cadere sul divano, esausti. Kisshu prese ad accarezzare i lunghi capelli di Zakuro, appoggiata al suo petto marmoreo.
- Sei preoccupata? – domandò l’alieno a mezza voce, continuando a coccolare la ragazza.
- E’ naturale. Ci troviamo di fronte a nuovi nemici, mentre una guerra è scoppiata attorno a noi. –
Zakuro si ritrovò a pensare amaramente al fatto che lei non avesse nessuno da avvisare per la sua assenza. Immaginò le ragazze inventare storie più o meno credibili per giustificare la loro improvvisa sparizione del giorno seguente, parlando con i genitori e cercando di tranquillizzarli. Lei non aveva nessuno a cui dare spiegazioni, e, forse, era anche meglio così: nessuno avrebbe sofferto per lei. Nemmeno il suo lavoro di attrice la preoccupava più; non si sarebbe più fatta rintracciare da nessuno. Zakuro Fujiwara sarebbe uscita di scena, in silenzio.
 
Kisshu continuava ad accarezzare sovrappensiero i capelli di Zakuro, quando la stanza attorno a lui sparì, assieme alla ragazza. Improvvisamente, l’alieno si vide catapultato in una camera buia, mentre tre figure prendevano forma di fronte a lui: in loro riconobbe Dyana, Alexander e Leandra. I tre erano coperti di graffi e ferite, mentre i loro occhi erano cerchiati da profonde occhiaie; sulle gote di Leandra era possibile vedere la strada tracciata dal sale delle lacrime, che si era seccato sulla sua pelle. Kisshu prese a guardarsi attorno freneticamente, in preda al panico, senza poter fare nulla per aiutarli. Sua madre, al centro del terzetto, mosse qualche passo verso di lui, stendendo le labbra in un sorriso sollevato, mormorando qualcosa, una frase, che Kisshu riuscì a interpretare leggendo il labiale:
“Stiamo bene.”
Con un ultimo sorriso benevolo, Leandra sparì, assieme ai genitori di Pie e Taruto e al resto della stanza buia; attorno a Kisshu, riprese forma il salotto di Zakuro, che lo fissava attonita.
- KISSHU?! Che ti è successo?! -
Solo in quel momento, il ragazzo si rese conto ti essere balzato in piedi non appena quelle immagini avevano preso forma innanzi a lui; era fermo in una posizione rigida, la mascella contratta e gli occhi dorati sgranati, mentre Zakuro, alle sue spalle, non riusciva a mascherare la paura negli occhi scuri.
Kisshu si voltò lentamente nella sua direzione, le labbra sottili dischiuse per la sorpresa.
- Ho avuto una visione. – disse semplicemente.
- Una visione? –
- Si. – ammise rilassando le spalle e voltandosi completamente verso la ragazza. – Da sempre ho il potere di ricevere messaggi da mia madre tramite la telepatia, e questi si manifestano attraverso delle visioni. –
- E che cosa hai visto? – domandò Zakuro aggrottando la fronte.
Malgrado tutto, Kisshu sorrise. – Stanno bene. Mia madre e i genitori di Pie e Taruto sono stati interrogati e torturati affinché parlassero, ma così non è stato. Stanno bene. –
Zakuro si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e avvolse le sue braccia attorno alla vita dell’alieno, che ricambiò l’abbraccio.
- Sono felice che sia tutto a posto. -
 
Il mattino seguente, la squadra Mew Mew e i tre alieni erano a bordo del treno che li avrebbe condotti nella dimora di Ryan; Pie e Taruto erano sollevati dopo essere venuti a conoscenza della visione di Kisshu, soprattutto il più piccolo, che, nonostante volesse ostentare sicurezza, non aveva mai smesso per un secondo di essere in ansia per i suoi genitori.
Le ragazze erano piuttosto silenziose, ognuna con la maniglia della propria valigia stretta nel piccolo pugno e la paura impressa negli occhi: la paura dell’ignoto.
Dopo quasi tre ore di viaggio, il gruppetto scese dal treno e si avviò verso l’uscita della stazione.
I tre alieni erano perfettamente vestiti da umani, bardati in sciarpe e pesanti cappotti per proteggersi dal freddo e dalla neve; nessuno avrebbe mai potuto capire che non erano di quel pianeta, a meno che non si fossero soffermati sui loro occhi dai tratti felini.
Le ragazze erano riuscite ad inventare la scusa comune di un soggiorno alle terme offerto da Ryan e della durata di una settimana; per il momento poteva bastare, avrebbero inventato qualcos’altro più avanti.
Una volta giunti al luogo dell’incontro, nel bel mezzo della periferia della città, notarono immediatamente Ryan e Kyle ad attenderli seduti sulla panchina, l’uno elegantemente, l’altro con aria svogliata.
- Eccovi, finalmente. – li accolse Ryan alzandosi, mentre Kyle rivolgeva a tutti uno splendido sorriso.
- E’ sempre un piacere vederti, Biondo. – fece Kisshu con un sarcasmo che gli fece guadagnare un’occhiata truce da parte di Ryan.
Kyle si alzò a sua volta e si intromise in quella che, sicuramente, sarebbe sfociata in una futura litigata tra l’americano e l’alieno.
- Forza ragazzi, seguiteci. -
Vennero condotti di fronte ad una grande villa, che sembrava estremamente fuori posto in mezzo a tutte le altre case ingrigite e lasciate a loro stesse.
- Aspetta Ryan. – si fece avanti Pie, rivolgendosi al padrone di casa. – Io e gli altri abbiamo pensato di creare una barriera difensiva attorno a casa tua, come abbiamo fatto per l’astronave; in questo modo, nessuno potrà essere a conoscenza del nostro nascondiglio. -
Ryan era sinceramente sorpreso; sorrise, apprezzando la trovata geniale degli alieni.
- Perfetto, ottima idea. Procedete quando volete: la strada è deserta. -
Così, i tre alieni agirono come avevano fatto in precedenza con la navicella spaziale, racchiudendo la casa in una sorta di bolla di luce e salvaguardando così la loro incolumità, per adesso e per i giorni a venire.
Una volta che Kisshu, Pie e Taruto ebbero completato la loro opera, il gruppo entrò finalmente in quella che, da quel momento, sarebbe stata la loro nuova dimora: l’interno era arredato con uno stile sobrio e moderno e le pareti bianche facevano risaltare ancora di più gli immensi spazi in cui si trovavano. Ryan condusse gli ospiti al piano superiore, dove si trovava la zona notte e le diverse camere da letto; i due americani dormivano in due stanze separate, mentre a disposizione del resto del gruppo erano rimaste quattro camere matrimoniali. Gli otto dovettero, quindi, dividersi a coppie: Kisshu e Zakuro, Minto e Ichigo, Purin e Retasu, Pie e Taruto.
Dopo aver sistemato i loro bagagli nelle rispettive camere, si riunirono tutti nella sala da pranzo per mangiare l’ottimo cibo che Kyle aveva preparato per loro. Il pranzo trascorse tra chiacchiere e risate; sembrava quasi di vedere un gruppo di adolescenti in vacanza, anche se così non era. Ognuno cercava solamente di ergere un muro tra il presente e quello che era un futuro incerto e farraginoso.
Dopo mangiato, i due scienziati si rinchiusero in laboratorio assieme a Pie, mentre le ragazze, Kisshu e Taruto si recarono nel giardino improvvisando una battaglia a palle di neve che degenerò in una vera e propria lotta corpo a corpo nel momento in cui Kisshu creò un’enorme sfera innevata con i suoi poteri e la scagliò addosso a Minto, infradiciandola dalla testa ai piedi. Inutile dire che, alla fine della giornata, tutti erano bagnati fradici e dovettero riunirsi di fronte al caminetto per non prendersi un malanno.
 
Nel pieno della notte, Kisshu si svegliò di soprassalto; doveva aver fatto qualche sogno agitato, nonostante non ricordasse precisamente in che cosa consistesse. Completamente vigile, buttò un occhio sulla sveglia digitale sul comodino: segnava le 01:37.
Kisshu si voltò per guardare Zakuro, che dormiva beatamente di fianco a lui e sembrava non essersi accorta di nulla.
“Non è il caso che io la svegli, potrebbe preoccuparsi inutilmente.” Pensò Kisshu guardando il profilo addormentato della modella; non riuscendo però a riprendere sonno, si alzò silenziosamente dal letto e si diresse al piano di sotto con l’intento di uscire in giardino a fare due passi.
“Magari potrei ripagare Minto di oggi lanciandole un po’ di  neve sul letto mentre dorme.” Questo pensiero fece sorridere malignamente l’alieno. Mentre era in preda alle sue congetture più o meno serie, Kisshu si bloccò nel bel mezzo del corridoio, vedendo la luce della cucina accesa: c’era qualcuno.
Le pupille del ragazzo si erano fatte completamente verticali per abituarsi al buio, e in quel momento il suo sguardo si indurì ancor  di più; richiamò uno dei suoi Sai e, volteggiando a qualche centimetro dal suolo per non far rumore, si diresse di fronte alla porta semichiusa della stanza. Una volta lì, prese un profondo respiro e assestò un potente calcio alla porta, spalancandola, per poi lanciarsi nel bel mezzo della cucina brandendo la sua arma in mano.
- Hai fatto male a venire qui stanot… -
 Le parole piene di rabbia di Kisshu gli morirono in gola per lasciare posto ad una risata alla vista dell’occupante della stanza: Ryan, seduto su una sedia, lo sguardo leggermente velato e un bicchierino contenente un liquido trasparente in una mano.
- KISSHU, CHE CAZZO FAI?! – urlò il biondo, vedendo comparire l’alieno armato nella stanza.
- Ma che cazzo ci fai tu a quest’ora qua da solo? – domandò a sua volta Kisshu dopo aver smesso di ridere.
- Potrei farti la stessa domanda. – rispose Ryan sollevando un sopracciglio.
- Non avevo più sonno e ho pensato di fare un giro, prima di imbattermi in un cretino che mi ha fatto pensare che qualcuno ci avesse scoperti. –
Ryan sorrise mestamente. – Complimenti Kisshu, vedo che non sei il tipo da abbassare la guardia, e questo ti fa onore; ora, però, potresti anche far sparire quell’affare. – fece indicando con la testa l’arma dell’alieno, ancora stretta nella sua mano affusolata.
Kisshu, ricominciando a ridere, smaterializzò la spada che stava brandendo, avvicinandosi poi all’americano.
- Tu invece come mai sei qui? -
- Più o meno per il tuo stesso motivo. Avevo troppi pensieri per la testa e sono sceso a bere una cosa. –
Kisshu abbassò lo sguardo sulla bottiglia piena di quel misterioso liquido trasparente che troneggiava sul tavolo e diffondeva un forte odore di anice in tutta la stanza.
- Cos’è quest’affare? – domandò l’alieno incuriosito.
- Sambuca. –
- Fammi assaggiare! – fece Kisshu togliendo prontamente il bicchierino dalle mani di Ryan e bevendo quel goccio che vi era rimasto.
- Come ti permetti?! – si alterò il biondo, mentre Kisshu strabuzzava gli occhi.
- E’ buona! Però fa bruciare la gola. –
Questa fu la volta di Ryan di ridere. – E ci credo! Non avete niente di simile su Edren? –
 - No. – rispose Kisshu scuotendo il capo. – Dai, bevo anche io! – propose poi l’alieno, andando verso la mensola per prendere un bicchiere per sé.
- Non credo sia il caso. – rispose seriamente Ryan mentre Kisshu si sedeva di fronte a lui, il bicchierino vuoto tra le mani. – Se non sei abituato potrebbe farti un effetto un po’ strano.
- Ti ricordo che non è la prima volta che bevo i vostri alcolici terrestri; reggo sicuramente più di te. –
Ryan si passò una mano fra i capelli biondi, sconsolato. – Si, va bene. –
- Non ci credi? Facciamo una gara? -
- Dai Kisshu, non sono in vena. –
- E’ perché sei consapevole del fatto che perderesti! – continuò Kisshu convinto, fulminando l’americano.
Continuò a punzecchiarlo per i seguenti cinque minuti, fino a che Ryan, scocciato, sbuffò: - E va bene! Vuoi fare la gara? Facciamola! –
- Perfetto! – rise Kisshu strofinandosi le mani; tempo un secondo e aveva già riempito i due bicchierini di Sambuca.
- Alla salute. – dissero all’unisono, prima di inghiottire il liquido in un’unica sorsata.
Il calore pervase il viso dei due giovani, rendendo i loro occhi lucidi, ma poco gli importava; quella fu la volta di Ryan di versare da bere, e, ancora una volta, i due ingollarono la Sambuca in un sol sorso.
Dopo aver bevuto cinque shot a testa, Ryan era seduto a braccia conserte, lo sguardo forzatamente serio, intento ad osservare il suo compagno; Kisshu si reggeva il volto col mento e aveva un ghigno storto impresso sulle labbra sottili. Non appena i loro sguardi si incrociarono, i due scoppiarono a ridere.
- Ne hai avuto abbastanza? – domandò a bruciapelo Ryan, tra le risa.
- Scherzi? Dimentichi che io sono un soldato! – ribatté Kisshu, versando nuovamente da bere.
“Ho la netta sensazione che la cosa ci stia sfuggendo di mano.” Si ritrovò a pensare Ryan, mentre mandava giù l’ennesimo bicchiere.
 
Erano le 03:50 quando Zakuro si svegliò con l'impressione che ci fosse qualcosa di insolito. Voltandosi dall’altro lato, si accorse immediatamente di che cosa si trattasse: Kisshu non era nel letto. La modella si alzò, sistemandosi la camicia da notte di seta rossa, leggermente trasparente, prima di dirigersi al piano inferiore. Una volta giunta in corridoio, udì delle risatine sommesse che attribuì senza alcun dubbio a Kisshu e un forte odore di fumo, molto nauseante.
“Ma che cosa sta succedendo?”
Zakuro varcò la soglia della cucina e riuscì a trattenere a stento una risata: Kisshu e Ryan erano seduti al tavolo, uno di fronte all’altro, ubriachi marci e a petto nudo. Di fianco a loro giacevano due bottiglie vuote di sambuca e una scatola di sigari che Ryan doveva aver tirato fuori da non si sa dove; proprio in quel momento, i due reggevano tra le dita un sigaro a testa e stavano fumando allegramente, facendo cadere la cenere in un bicchiere e impregnando la stanza di fumo.
- Qualcuno ha intenzione di spiegarmi che cosa state facendo? – domandò Zakuro reggendosi i gomiti, mentre di due si voltavano verso di lei.
- Un party! – rispose Kisshu prima di scoppiare nuovamente a ridere, seguito da Ryan. – Vuoi aggiungerti, Tesoro? –
- No, grazie. – rispose la modella trattenendo il sorriso che cercava di stirarle le labbra alla vista di quella scenetta inconsueta. – Anzi, penso che sia meglio che torniate a letto. –
Ryan la guardò come se avesse appena bestemmiato. – Ma sei impazzita? Ci stiamo divertendo! –
- Lo vedo. – fece con sarcasmo Zakuro, mentre le sue parole venivano nuovamente soffocate dalle risate sguaiate dei due ragazzi.
La modella si diresse verso la finestra e la aprì leggermente, in modo da mandar via la puzza di fumo, dopodiché tolse gentilmente i sigari dalle mani dei due ubriachi, che non opposero resistenza; li spense con cura e li buttò via.
Kisshu si stava dondolando pericolosamente sulla sedia, quando si rese conto dello sguardo malizioso che Ryan stava riservando alla figura perfetta di Zakuro.
- SHIROGANE! – urlò, facendo sobbalzare gli altri due presenti. – Smetti di guardare Zakuro o ti infilzo! – minacciò, faticando a tenere gli occhi aperti.
SBAM!
La testa di Kisshu ricadde pesantemente sul tavolo: si era addormentato di colpo, i capelli verdi che erano sfuggiti ai codini sparpagliati sulle spalle, le braccia piegate accanto a lui sul tavolo.
Ryan cominciò a ridere più di prima, mentre Zakuro scuoteva la testa, rassegnata.
Quando l’americano ebbe finito di sganasciarsi, la modella gli domandò: - Almeno tu hai intenzione di tornare a dormire? –
Il biondo la guardò seriamente, come se la vedesse per la prima volta, prima di risponderle.
- Si, forse è meglio: non vorrei mai fare la fine di questo idiota. -
Detto ciò, si alzò con passo incerto e si diresse verso l’uscita, assieme a Zakuro. Dopo qualche passo, i due si voltarono verso Kisshu, che aveva preso a russare placidamente.
- Che cosa facciamo con lui? – fece Ryan indicandolo con la mano.
- Lasciamolo qui. –
Ryan e Zakuro si diressero ognuno nelle rispettive camere, lasciando che Kisshu continuasse a dormire beatamente con la faccia sul tavolo.

 
Angolo Autrice:
Ciao! Eccomi con un nuovo capitolo; è di passaggio, come avrete capito. Ho voluto inserire una parte divertente alla fine, dato che l’inizio mi sembrava piuttosto pesante, per staccare anche dal resto della storia che, fin’ora, non è stato molto felice. E poi, una bevuta tra amici ci sta sempre :)
Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Salice_

   
 
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