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Autore: Bale    15/04/2013    2 recensioni
"E’ incredibile. Sono passati talmente tanti anni che quasi avevo rimosso dalla mia mente la storia con lui. Eppure sembra non essere passato nemmeno un giorno. Ci comportiamo normalmente, come sempre. Come allora"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sto per svenire, me lo sento. Mi porto una mano alla testa e alzo lo sguardo verso di lui.

Sta guardando un punto imprecisato dietro le mie spalle e la sua espressione è di assoluto stupore.

Cerco di riprendermi, poi mi giro a mia volta.

C’è una ragazza fuori dalla porta. Non riesco a metterla bene a fuoco, il sole splende alle sue spalle.

Vedo Edoardo fare un passo verso di lei.

-Rosita-   esclama   -Cosa ci fai qui?-

-Ero venuta qui per farti una sorpresa, ma a quanto pare sei stato tu a farla a me-

Scappa via senza dire altro. Lui la segue.

Resto sola nella polvere, in mezzo ai calcinacci. Non capisco più niente. Non voglio capire.

Sta davvero per sposare la donna che si è messa tra noi due? Ma quanto sono stupidi gli uomini?

Prendo a respirare profondamente per riprendermi, poi mi avvio verso casa.

Ho la nausea. Senza accorgermene raggiungo Piazza del Campo, poi proseguo lungo il Porrione. Sono quasi a casa.

Recupero le chiavi e cerco invano di infilarle nella toppa. Sono troppo sconvolta.

All’improvviso sento qualcuno afferrami con forza un braccio, costringendomi a voltarmi.

E’ lei. E’ Rosita.

Finalmente posso vederla bene in viso. E’ molto bella, proprio come allora. La sua espressione, però, è a dir poco infuriata.

-Che vuoi?-   balbetto cercando di sembrare forte. Gonfio il petto e la guardo indispettita.

-Dovrei chiedertelo io-   mi risponde. Poi mi lascia andare.

Io prendo a massaggiarmi il braccio. Credo che mi uscirà un bel livido.

-Mi dispiace carina, ma io ho delle domande da farti da molto più tempo-   abbaio.

Lei stringe gli occhi e piega la testa da un lato come per scrutarmi meglio.

-Bene-   dice infine   -Sentiamo-

Stringo i pugi lungo i fianchi. Faccio fatica a trattenere la collera. Vorrei prenderla a schiaffi, vorrei toglierle quel ghigno dal viso. Sarebbe anche più carina senza.

-Perché?-   chiedo infine con la voce rotta dalla rabbia.

-E’ una domanda piuttosto vaga-

Senza accorgermene mi ritrovo a colpirla sul petto. La spingo via da me. La odio.

-Perché ti sei messa tra me ed Edoardo?-   urlo.

Alcuni passanti si girano incuriositi, ma poi proseguono per la loro strada.

Lei mi guarda indispettita. Nel suo sguardo riesco a leggere le parole: “E perché dovrei dirtelo?”

Cerco di calmarmi. Prendo a respirare profondamente.

-Ok, sarò sincera-    riprendo dopo qualche minuto di silenzio   -Io non amo più Edoardo. Era solo un amore adolescenziale, non sarebbe mai potuto arrivare fin qui. Voglio solo sapere il perché-

Vedo respirare profondamente anche lei. Vuole calmarsi, vuole fare la brava per una volta.

-Ho detto solo la verità-   risponde, mentre mi guarda ancora in cagnesco   -Ti ho visto con un ragazzo e l’ho detto ad Edoardo-

-Hai mentito-   sbotto.

Lei scuote la testa.

-Hai detto ad Edoardo che conoscevi bene mio fratello e quindi potevi affermare con certezza che il ragazzo insieme a me non era lui-

Mi chino appoggiando le mani sulle ginocchia. Respiro affannosamente. Mi sento stanca, come se avessi appena affrontato una maratona.

-Tu non conoscevi mio fratello, non lo avevi mai visto-    sussurro infine.

La vedo sgranare gli occhi dallo stupore.

-Cosa ne sai tu?-   tenta di negare.

-E’ mio fratello! Certo che lo so!-

Sgrana ancora gli occhi. La vedo piegarsi lentamente, rimpicciolirsi sempre di più.

-Volevo Edoardo per me-   ammette infine, guardandosi intorno come se la cosa non la riguardasse.

-Anche a me piace Johnny Depp, ma non vado in giro a diffondere notizie false sulla sua ragazza-

Mi appoggio al muro. Sono stanca, troppo stanca.

-E questo che cosa significa?-   sbotta lei adirata.

-Perché volevi lui? Perché proprio lui? Perché il mio ragazzo?-

Sento le lacrime salire fino agli occhi. Cerco di trattenerle, di respingerle. Non voglio che mi veda piangere.

Lei sospira e si avvicina. Il suo volto è incredibilmente serio.

-Era un bellissimo ragazzo e lo è ancora-

-Lo eri anche tu. Avresti potuto avere qualunque ragazzo-

Sospira di nuovo e si avvicina ancora.

-Ti ricordi quando organizzammo quello sciopero a Maggio? Andammo a mare tutti insieme, tutta la scuola-

Metto a fuoco quel ricordo, poi annuisco.

-C’ero anch’io e c’eri anche tu con Edoardo-   fa una pausa.

Sento che quel ricordo la fa soffrire, ma questo non l’autorizza ad essere crudele con gli altri.

-A un certo punto tu e Valeria siete andate a prendere un gelato e lui è rimasto da solo sulla spiaggia. Io mi sono avvicinata e ho cercato di attaccare bottone, ma lui non mi ha degnata di uno sguardo. Continuava a guardare nella tua direzione, il punto in cui eri sparita per andare al bar-

Scoppio a ridere. E’ una risata amara, priva di allegria.

-Volevi lui perché non potevi averlo?-

Rido ancora. Lei si allontana spaventata.

-Sai cosa ti dico?-   urlo infuriata   -Eri una bambina, una stupida bambina!-

Lei assume un’espressione offesa, ma non risponde. Sa bene che ho ragione.

-Ma in fondo chi non è ancora un po’ bambino a sedici anni? Quella è l’età migliore per fare i bambini. La cosa triste è che tu lo sei ancora! Stai per sposare un uomo che hai voluto solo perché non potevi averlo!-

Mi riappoggio al muro e prendo fiato. Avevo dimenticato quanto fosse faticoso litigare.

-Lo hai mai amato, almeno?-   chiedo poi con lo sguardo chino sulle mie scarpe.

Lei non mi risponde. Rimane in silenzio per diversi istanti. A me sembra passare un’eternità.

-Anche tu hai mentito-   conclude   -Non è vero che non lo ami più-

Alzo lo sguardo stupita e incontro il suo. E’ glaciale, freddo, distante più che mai.

Che cosa diavolo ne sa lei di quello che provo per Edoardo? Non lo so neanche io, come può saperlo lei?

Si volta facendo svolazzare i capelli e sparisce dietro l’angolo.

Io resto lì da sola. Scivolo giù lungo il muro e mi siedo per terra. Vorrei piangere, ma non ci riesco.

Sono fredda, di ghiaccio. Sono una statua.

Chiudo gli occhi e resto lì ancora qualche istante prima di farmi forza per ritornare a casa.

Mi chiudo il portone alle spalle, ignara della presenza di Edoardo proprio dietro l’angolo. Ha sentito tutto.


   
 
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