Disclaimer: I personaggi e alcune situazioni qui citati appartengono a JKRowling o a chi ne fa le veci.
Note: fanfiction
scritta per il concorso "Mille e una fic" sul forum delle L&L,
sulla traccia di Kit 05: [pioggia, Quidditch, Grattastinchi, una
fotografia]
Favole
Sono passati ormai quatto anni, ma
non sono ancora riuscita
a varcare questa soglia. Non è per cattiveria, lo sai...
è solo che non riesco
ad accettare il fatto che tu te ne sia andata per sempre.
Qualche passo e mi ritrovo in questo
piccolo cimitero
babbano, sotto la pioggia che cade fitta e i goccioloni che scendono
dagli
alberi.
Guardo i fiori che tengo in mano e mi
rendo conto solo ora
che hanno il colore di quel gatto pulcioso a cui tu tenevi tanto.
Tranquilla,
Grattastinchi è ancora con me. Non so con cosa l'hai nutrito
tutti questi anni,
ma è ancora vivo. Ricordo ancora le parole con cui me l'hai
donato:
<< Perché abbia ancora una
padrona >>.
Sapevi che saresti morta, vero?
Finalmente.
Sorrido soddisfatta, anche se non
c’è molto di cui essere
felici. Ma ti ho trovata. Mi sorridi da una fotografia immobile,
giovane come
non ti ho mai conosciuta. Appoggio i fiori vicino alle tue date, una
macchia
allegra contro il biancore della lapide. La Hermione della fotografia
resta
indifferente a tutto e con un po’ di amarezza mi rendo conto
che quella non sei
tu, perché tu non sei mai stata indifferente a qualcosa:
sempre vigile, sempre
attiva.
Non so se puoi sentirmi, ma sappi che
mi dispiace di non
averti mai ringraziato adeguatamente per tutto quello che hai fatto per
me, per
tutto quello che mi hai insegnato. Mi hai trattata come tua figlia, mi
hai educato
con tutte le tue conoscenze. Io, figlia di babbani, ti devo la mia
magia.
Ho messo Grattastichi a nanna, nel
suo cesto. Si è
addormentato subito. Ormai è vecchio anche lui, ha sempre
bisogno di riposare.
Nel sonno soffia ancora contro qualcuno; contro di me, probabilmente,
come quel
primo giorno. Quel primo giorno che io considero la mia rinascita.
Quel primo giorno in treno.
Sono
in treno, ed è il mio primo viaggio da sola! I miei
genitori, di solito così apprensivi, mi hanno lasciato
andare perché in questi
giorni sono preoccupati. Hanno ricevuto strane lettere, a mio nome,
ricoperte
di inchiostro verde. Lettere che dicono che sono una strega. Io non li
capisco.
Sono ormai grande per queste storie. Non ci credo mica più a
queste favole!
Io
sono in treno. Li ho visti farsi sempre più piccoli, alla
stazione. Mi salutano. Sto andando dalla nonna. Lei mi aspetta, fra
qualche
ora.
Guardo
fuori dal finestrino. Non so che fare, il treno è
così noioso! Anche il paesaggio è noioso. Fuori
piove, e il suono martellante
delle gocce che battono sul vetro mi dà un po’
fastidio, ma non posso farci
molto...
Mi
sveglio a uno scossone del treno. Non sono più sola,
c’è
un’anziana signora con me. Con noi, il suo gatto.
È strano. È grosso e
arancione. Sta sdraiato nella sua cesta, ha il muso imbronciato e un
po' schiacciato.
Mi guarda male e ha occhi grandi e gialli. Mi soffia contro. Ho anche
un po'
paura... Ma la signora sembra gentile. Accarezza il cuscino a quadri
verdi e
bianchi e crede che sia il gatto. Forse è un po’
matta. Però sembra gentile.
Lo
accarezza e dice, buono Grattastinchi. Buono che svegli
la bambina.
Ha
un sorriso ballerino, le rughe e i capelli riccissimi,
grigi ma forti. Si è accorta di me, ma io guardo fuori,
perché ha gli occhi
dorati. Fuori piove ancora. E penso intensamente che sembra proprio una
strega
matta. Mi sorride e dice, Grattastinchi non è solo un gatto
strano. Mi guarda
come se custodisse un segreto. Anche il gatto mi guarda come se
custodisse un
segreto.
Ma
io non rispondo, perché mamma mi ha sempre detto di non
parlare con gli sconosciuti. Lei insiste. Dice che la posso chiamare
Hermione,
così non sono più una sconosciuta, dice.
E
tu come ti chiami piccina, chiede.
Mi
chiamo Lea signora, ho risposto, e non sono una bambina.
Ho già undici anni!
Lei
sorride e le brillano gli occhi. Il gatto pazzo ha
smesso di agitarsi. Lei non accarezza più il cuscino ma
cerca qualcosa nella
sua borsetta. Lea, mi chiede. Vuoi un cioccolatino?
Tira
fuori una bustina che non ho mai visto, verde con delle
rane. C’è scritto in grande Cioccorana.
Dev’essere un nuovo tipo. Mamma dice
sempre che non devo accettare cibo dagli sconosciuti, ma ho fame e la
signora
sembra gentile. Lei me lo porge. Lo scarto un po’ titubante.
Credo di
sbagliarmi, ma l’ho sentito muoversi... All’interno
c’è una rana di cioccolato,
mi balza in mano ed io la guardo stupita. È molto
realistica! E sembra davvero
muoversi. Ma comincio a mangiarla, non mi sembra avvelenata.
È anche buona, a
dire il vero. Ma forse questo non lo dirò a mamma.
Già è preoccupata per quello
scherzo delle lettere... Lei sorride ancora quando la ringrazio
educatamente.
Dice, non è niente, è una vita che le mangio
anche io! Ho cominciato proprio
quando avevo la tua età. Un mio amico faceva anche la collezione delle
figurine, aggiunge.
Ha
ragione. Nella cartina c'è anche una figurina,
però non
conosco la serie. Guardo l’immagine. C’è
su il viso di un uomo. Ha gli occhiali
tondi e i capelli neri in disordine. Sorride, ma ha una cicatrice a
forma di
saetta sulla fronte. Sotto c’è il nome: Harry
Potter.
Mai
sentito. Giro la figurina e leggo "Harry Potter, ex
capo all’ufficio degli Auror. È
meglio
conosciuto come Bambino Sopravvissuto, essendo scampato
all’età di un anno alla
peggiore delle Maledizioni senza perdono. È noto soprattutto
per aver sconfitto
molteplici volte il mago del male Voldemort, definitivamente vinto nel
1997. Da
sempre, si dedica a uno dei suoi passatempi preferiti, il Quidditch,
assieme
alla moglie e ..."
Alzo
lo sguardo stupita dai nomi. Lei si allunga sul sedile,
per vedere chi ho trovato. Rigiro la figurina per mostrarglielo e.
L’uomo
è sparito!, esclamo.
Lei
ride, be', non puoi mica pretendere che se ne stia lì
tutto il giorno.*
Io
non capisco, ho detto.
Mi
guarda comprensiva. Allunga una mano e con dolcezza mi
accarezza la testa. Mi chiede:
La vuoi sentire una bella storia?
* Questa scena si svolge anche in
“Harry Potter e la Pietra
Filosofale”, ma è Ron che pronuncia questa frase.