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Autore: cipolletta    15/04/2013    3 recensioni
Aileen Jackson era un ragazza normale, più o meno.
A parte il suo nome, che le dava il voltastomaco solo a sentirlo, era una ragazza come tutte le altre.
A parte la sua iperattività e dislessia.
A parte che suo padre, era Poseidone.
Anche Isaac Lahey era un ragazzo normale.
A parte la sua velocità, il suo udito e olfatto.
A parte che era un lupo mannaro.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Isaac Lahey, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lisciò il tessuto nero  con una mano e si perse nell’osservare la gonna a vita alta che a fatica la lasciava respirare. Alla fine il team Lydia-Allison era riuscito nella sua impresa: fargli indossare qualcosa di elegante, che non era il suo solito.
Indossava, appunto, una gonna  nera a tubino che le arrivava più o meno poco più su dell’ombelico e a metà coscia, un toppino verde acqua con le maniche a tre quarti, infilato all’interno della gonna e lasciato un po’ sblusato e infine dei tacchi vertiginosi a tronchetto, sempre neri. Fortunatamente aveva avuto la meglio sui capelli e sul trucco, lasciando così la sua chioma mora libera senza acconciature troppo elaborate, giusto le punte un po’ più abboccolate del solito, e il viso naturale, con solo del mascara , della matita nera per evidenziare i suoi occhi ed un velo di far rosa.
In realtà, dopo un’ora e mezza di preparativi si era guardata allo specchio, e strano a dirsi, si era piaciuta.
Ora aveva paura solo che Isaac l’avesse trovata troppo ridicola, troppo elegante per quella che poi sarebbe stata una semplicissima uscita.
Ma soprattutto aveva paura di non piacergli affatto.
Un suono di gomme sull’asfalto la distrasse da tutte quelle paure che le ronzavano in testa, costringendola a distogliere lo sguardo dai suoi piedi.
La macchina nera di Isaac si era appena accostata davanti a lei, e il ragazzo era appena sceso dal posto del guidatore con tutta la naturalezza di questo mondo, raggiungendola in poche falcate.
-Ehi-  le disse un Isaac in camicia nera, jeans e blazer nero.
Certo, non era niente male.
Ok, ma chi voleva prendere in giro?
Era una specie di principe azzurro moderno, con la differenza che quella sera, il suo principe, era un lupo mannaro. Ma quel pensiero, non la infastidì nemmeno un po’.
-Ehi- ripeté sussurrando in risposta Aileen.
 
Cazzo se era bella.
Con quella gonna e quei tacchi che mettevano in risalto il corpo e con il viso quasi acqua e sapone, semplice ma pur sempre bellissimo, Aileen faceva un certo effetto.
Soprattutto per chi, come Isaac, era abituato nel vederla sempre con i suoi jeans a sigaretta le sue felpe colorate e la crocchia disordinata in testa.
Non che non fosse stata bella anche in quel modo, anzi, l’aveva notata proprio per il suo essere semplice.
Aveva il sospetto che infatti, sotto quell’abbigliamento, ci fosse lo zampino di Martin.
Bene, ora doveva solo trattenersi dal saltarle addosso.
-Andiamo?- le domandò
- Dove?- chiese.
-E’ una sorpresa- rispose Isaac circondandole le spalle con il braccio e lasciandole un bacio sulla guancia sinistra, consapevole di averla fatta arrossire.
 
Il campanello di casa suonò, e Lydia si alzò dal divano svogliatamente, intuendo che probabilmente Allison si fosse scordata qualcosa, visto che se ne era andata da poco.
Quando invece aprì la porta, per poco la lattina di coca che teneva fra le mani non le cadde a terra.
Saldò nuovamente la presa sull’alluminio colorato e assottigliò lo sguardo, squadrando il ragazzo davanti a lei, che se ne stava appoggiato allo stipite con un braccio.
-Cosa vuoi?- sputò acida.
Jackson entrò in casa sorpassandola, e si guardò intorno, per poi sorriderle maliziosamente- Mi manca farlo con te Lydia- confessò piegando la testa da un lato.
-Cosa c’è, Silver non ti soddisfa?- ribatté la rossa chiudendo la porta.
-Oh andiamo- si avvicinò-  lo so che ti manco- sussurrò afferrandola per i fianchi e guardandola negli occhi- ne abbiamo bisogno entrambi- concluse poi cominciando a baciarle il collo, afferrandola per i glutei e prendendola in braccio.
Lydia chiuse gli occhi, sorpresa dal brivido di piacere che le attraversò la schiena e si aggrappò con le gambe al corpo di Jackson.
Lo sapeva, lo sapeva di star sbagliando. Lo stava accontentando, gliela stava dando vinta nuovamente, si stava facendo usare per l’ennesima volta.
Ma lei lo amava, lo desiderava, lo voleva., non ne poteva fare a meno.
E forse, forse anche lui l’amava.
Afferrò i lembi della maglietta del ragazzo, facendola cadere a terra.
Forse anche lui quella sera si era reso conto che lei era la ragazza giusta per lui.
Continuarono a baciarsi con foga, ansimando e sbattendo più volte contro i muri della casa, cercando di arrivare in salone.
Forse, forse aveva scaricato quella sciacquetta di Silver per lei ed era corso a casa sua.
Rimase con solo gli slip neri addosso, come Jackson di cui l’unico indumento erano i boxer firmati.
Forse quella volta avrebbero fatto l’amore, e non il solito sesso.
 
Quando il rumore della portiera dell’auto che veniva aperta le arrivò alle orecchie, tirò un sospiro di sollievo. Non ne poteva veramente più. Quei venti minuti di macchina- che aveva passato in silenzio e bendata- erano stati i minuti più lunghi della sua vita.
Sfiorò con i polpastrelli il foulard rosso che Isaac le aveva annodato intorno agli occhi e fece per abbassarlo, ma una mano glielo impedì.
-Ancora non devi guardare- le spiegò Isaac prendendola per un polso e conducendola dolcemente verso chissà dove.
Poi quando un rumore lieve ma ben riconoscibile di onde increspate le giunse alle orecchie ispirò a pieni polmoni l’aria salmastra e sorrise istintivamente.
Ebbe la conferma di stare in uno dei suoi luoghi preferiti quando affondò i tacchi in un terreno sabbioso.
-Allora… ho indovinato il posto?- le domandò Isaac togliendole la benda dagli occhi.
Aileen annuì con veemenza e senza giri di parole si tolse i tacchi, prendendoli in mano, e corse verso il bagnasciuga.
Quando un’onda abbastanza fredda le travolse i piedi, si sentì nuovamente a casa.
-E’ il posto più azzeccato in assoluto- esclamò al ragazzo che la raggiunse poco dopo, immergendo anche lui i piedi nell’acqua salata.
Isaac ridacchiò e puntò lo sguardo davanti a sé – lo immaginavo-
La ragazza giocherellò con la sabbia con le dita dei piedi e sospirò – di solito non faccio queste cose, vorrei che lo sapessi. E non so perché io voglia farlo, ma colgo l’occasione- spiegò a raffica.
Isaac inarcò un sopracciglio, girandosi a guardarla
- Cosa dovresti far- non riuscì a terminare la frase, perché si ritrovò le labbra di Aileen  attaccate alle sue, e non sarebbe stato carino staccarsi per finire di parlare.
E poi, lui voleva baciarla.
Come a svegliarsi da uno stato di trance, la ragazza si staccò e scosse la testa con disappunto.
-Scusa- mormorò.
Isaac non ebbe il tempo di ribattere e dirle che non aveva nulla di cui scusarsi e che forse avrebbe dovuto farlo lui visto che non aveva preso l’iniziativa che Aileen si tuffò in mare, lasciando il lupo a bocca aperta.
 
Ordinò alla corrente di trasportare Isaac giù con lei, così dopo pochi minuti se lo ritrovò affianco, con un’aria che era un misto fra paura, sorpresa e stupore.
Prima che potesse morire soffocato Aileen creò una bolla d’ossigeno intorno a loro, sedendosi poi sul fondo di essa.
Isaac boccheggiò senza saper cosa dire, si limitò a sgranare gli occhi alla vista della bolla che scendeva in profondità, senza meta apparente.
-Mi dispiace di essermi..- Aileen prese respiro- di essermi fiondata sulle tue.. s su di te insomma- ridacchiò nervosamente- è strano. Te l’ho detto, io non sono questo tipo di persona ma tu.. tu mi hai.. non lo so, il cervello mi è andato in black out probabilmente e io..- Isaac premette un dito sulle sue labbra, zittendo quel parlare a raffica.
Aileen scacciò la mano – Potremo essere amici no? Insomma lo so che quello che ho fatto prima non ha senso con quello che sto dicendo adesso ma… potremo essere amici- concluse per nulla convinta.
Isaac scosse la testa- Un ragazzo ed una ragazza posso essere solo amici, ma prima o poi si innamoreranno l’uno dell’altro. Forse contemporaneamente, forse al momento sbagliato, forse troppo tardi, troppo presto o forse per sempre. Ma sarà così- disse
-Possiamo provarci- azzardò Aileen.
Isaac scosse nuovamente la testa, con più veemenza- No, non posso-
-Perché? E’ per quello che ho fatto prima? No perché io non intendevo confonderti. Sono stata stupida e non lo devi considerare com-
Si trovò le labbra del ragazzo appiccicate alle sue e quasi automaticamente le schiuse, lasciando che le loro lingue giocassero insieme.
Quando si staccarono più che altro per prendere aria, Aileen si trattenne dal picchiarsi da sola, perché cavolo, le era piaciuto davvero.
-Non posso perché tu già mi piaci e sarebbe inutile negarlo o provare ad esserti amico. Ionon voglio essere tuo amico- prese respiro – non ce la faccio ad essere tuo amico. Voglio essere qualcosa di più-
Erano farfalle quelle che sentiva nello stomaco?
No, probabilmente solo un branco di cavalli impazziti.
Ed Aileen, sul fondo del mare, quella sera, per la seconda volta, si fiondò sulle labbra di Isaac.


Un brivido di freddo le percorse tutto il corpo e la costrinse ad aprire gli occhi.
Sentì la schiena dolente, come d’altronde il collo, e si mise a sedere, accorgendosi di essere nuda, sdraiata sul tappeto della sala senza un misero plaid addosso, motivo del freddo, e con il corpo di Jackson addormentato vicino.
Una felicità improvvisa le salì in petto quando pensò che si fossero addormentati coccolandosi, ma poi una gelida verità la colpì in pieno petto.
No, non si erano coccolati, non riusciva nemmeno a capire come si fosse addormentata.
Si era limitata ad accasciarsi accanto a Jackson, visto che nei loro rapporti era sempre lei a stare sopra, dopo essere venuta aspettando che il respiro si regolasse e probabilmente si era lasciata andare al sonno.
Un moto di tristezza infinita la nauseò quasi, quando si accorse che lui non aveva pensato nemmeno a coprirla con uno straccio di coperta, mentre per se stesso aveva preso un plaid dal divano.
Stronzo, fu l’unica parola che le venne in mente.
Per l’ennesima volta aveva approfittato di lei e lei come sempre, ci aveva creduto, che quella volta fosse diversa.
Lei, stupida cretina, aveva ceduto, aveva creduto possibile che Jackson tenesse davvero a lei.
Si alzò furiosamente dal divano e raccattando la biancheria sparsa per la stanza la indossò, per poi mettersi i vestiti lasciati su un angolo, poi poco delicatamente svegliò il ragazzo dai capelli biondi.
-Uhm?- mormorò con voce assonnata.
- Vattene.via.di.qui.- sibilò fredda.
-Lydia sei per caso impazzita?-
- HO DETTO VATTENE!- urlò fuori di sé indicando con un braccio la porta dietro di lei.
Jackson si rivestì velocemente e la guardò stranito- cosa c’è che non va?- domandò poco interessato, dirigendosi verso la porta d’ingresso.
-E’ finita Jackson, non venire più qua-
- Cosa Lydia? Noi non abbiamo mai cominciato nulla. Anche se devo ammettere sei veramente brava e mi dispiacerebbe non venire a trovarti- le rispose sorridendo malizioso.
La rossa aprì la porta con rabbia e lo spinse fuori –STRONZO!- urlò.
La richiuse con forza, tirandogli un calcio. Scivolò a terra con le ginocchia al petto e poggiò la testa all’indietro.
Chiuse gli occhi e le mani a pugno – stronzo- sibilò nuovamente.
Una lacrima calda le solcò la guancia e fu presto seguita da altre, finché non si ritrovò a singhiozzare contro la porta di legno scuro.
 
Quando Isaac la riaccompagnò a casa, ancora non le sembrava vero di aver vissuto quella serata.
E quando la salutò con un delicato bacio a stampo, non potè fermare il suo stomaco che aveva deciso di fare capovolte a più non posso.
Girò le chiavi nella toppa ed entrò in casa, poggiando i tacchi sullo zerbino e dirigendosi a passo felpato verso camera sua.
Si infilò velocemente sotto la doccia per togliersi il sale di dosso ed indossò il pigiama, accorgendosi poi di star morendo di fame.
Scese così al primo piano, con l’intento di andare in cucina a sgranocchiare qualcosa.
Ma quando vi trovò un ragazzo dai capelli corvini e il fisico slanciato e muscoloso che seduto su uno sgabello era intento a mangiare patatine da una busta di crik-crok , lanciò un urlo.
E chi diavolo era?
Perché era nella sua cucina?





HOLA.
Allora, le scuse per questo aggiornamento in stra-ritardo le ho pubblicate nel capitolo prima (che ho cancellato) , ma le voglio ripetere:
SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE.
Ok, mi perdonate? *occhi doooooooolcissimiiii*
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia come gli altri e insomma....
VI AMO TUTTE.
Un bacione stra grandissimo :*

Alla prossima,
Cipolletta.


p.s.= a cinque aggiorno :)
 

 
 

  
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