The Cruellesth Month
[
Every act of love is separateness ]
L’Ichiraku
Ramen era meno affollato del solito, quel giorno,
e Sakura non poté far altro che ringraziare mentalmente
qualsiasi divinità
avesse provveduto a quella condizione: un po’ di quiete era
il minimo, se voleva
tirar fuori qualcosa dal ragazzo seduto di fianco a lei.
Nonostante si fosse già preparata mentalmente a
un’attesa di
svariate tazze di ramen e altrettante chiacchiere sconclusionate prima
di
riuscire ad attirare minimamente l’attenzione di Naruto, la
kunoichi dovette
ricredersi. Dopo aver ordinato una doppia porzione di miso ramen e
averla
divorata con la solita velocità, benché con meno
entusiasmo, aveva posato le
bacchette di fronte alla ciotola vuota e si era limitato ad attendere,
evidentemente poco a suo agio.
<< Naruto? Va tutto bene? >>,
domandò cauta la
ragazza, guardandolo con aria perplessa.
<< Uh, certamente Sakura-chan. Tutto a posto.
>>,
rispose lui, esitante, senza ricambiare lo sguardo.
“E io dovrei
crederci?”, pensò lei, tutto meno che
convinta. Aveva aspettato molto quel
momento, ma adesso che si trovava nella situazione perfetta, non sapeva
come
iniziare il discorso.
<<
Senti – incominciò quietamente, dopo qualche
secondo d’incertezza – lo sai perché ho
insistito tanto a volerti trascinare
qui. Io capisco che tu non voglia parlarne, davvero, però io
ho bisogno di sapere
cos’è successo,
capisci? Qualsiasi cosa sia accaduta, pensi di… Di riuscire
a parlarmene? >>,
e si voltò a guardarlo con apprensione evidente.
Naruto la
fissò per un istante negli occhi, ma distolse
subito lo sguardo, accennando un sorriso poco convinto.
<<
Sì, io capisco.
Beh, in effetti hai il diritto di sapere, come membro del Team seven!
Il fatto
è, che è un po’ difficile da spiegare,
visto che non mi ricordo molto bene. In
effetti ho una certa confusione in testa. >>
Sakura non
disse niente, ma nella piega delle labbra era
facile leggere una certa delusione.
<<
Senti, perché non chiedi a Sasuke? Lui
sicuramente…
>>
Un secondo
dopo averlo detto, Naruto capì di aver fatto la
mossa sbagliata.
L’espressione di Sakura,
che già non era raggiante, cadde
completamente, mentre i pugni si strinsero sulla stoffa del vestito, e
qualche
ciocca di capelli cadde a coprirle il volto.
<<
No, è meglio di no. Non credo che Sasuke-kun sarebbe
entusiasta all’idea di parlarmene. – una risata
amare le uscì dalle labbra –
come se tu invece volessi,
poi. Che stupida… >>
Questa volta
fu Naruto a non sapere cosa dire.
<<
Se non hai intenzione di farlo, se per te è così
difficile, io capisco. Solo dimmelo, e ti lascerò in pace,
ok? >>,
mormorò la ragazza, sforzandosi di fare un sorriso.
Lui scosse la
testa, e si lasciò sfuggire un suono buffo,
tra una risata e un singhiozzo.
<<
Ehi, ehi, non ho appena detto che in quanto parte
del Team seven devi saperlo? Beh,
se
il Teme non ha intenzione di fare lo sforzo, ci penserò
io… >>
Sakura lo
guardò, sorpresa. Un piccolo sorriso, questa volta
spontaneo, le piegò le labbra.
<<
Io… Grazie, Naruto. >>
* * *
<
< Hai intenzione di stare lì ancora per molto?
>>
Ino
sussultò, colta decisamente di sorpresa: si
voltò, e per
il suo estremo imbarazzo vide che Sasuke Uchiha si trovava a pochi
metri da
lei, la solita espressione di pura indifferenza stampata sul volto. Ci
volle tutto
il suo autocontrollo per non arrossire.
E in effetti, farsi prendere alla sprovvista come uno studente
dell’accademia, e per di più proprio di fronte a
casa sua…Non riusciva a
immaginare di peggio. Avrebbe voluto sprofondare.
<<
Se ti do così fastidio me ne vado. >>,
borbottò, cercando di minimizzare.
Com’era
prevedibile, Sasuke non disse nulla, ma lei non si
mosse.
<<
Yamanaka…
>>
<<
Beh? Non mi chiami più per nome? >>,
mormorò
lei, con un sorriso triste.
Lo shinobi la
guardò per qualche secondo, una luce
indecifrabile negli occhi, prima di parlare di nuovo: <<
Cosa ci fai qui,
Ino? >>
<<
Volevo parlarti. >>, rispose semplicemente.
Aggrottò
le sorpracciglia, confuso.
<<
Cos’è successo? >>
Ino lo
guardò con una sorta di curiosità nello sguardo,
prima
di lasciarsi andare a una risata: << Ma devi sempre
pensare che al
peggio, eh?! No, non ho nessun buon
motivo per disturbarti, se è questo che intendi.
Volevo semplicemente
vederti. >>
<<
Ah. >>
Stettero
così, uno di fronte all’altro, chiusi in silenzio
impacciato, senza sapere bene cosa dire o fare. Lui era stanco, esausto
per
l’allenamento appena concluso, avrebbe voluto soltanto salire
nel suo
appartamento e buttarsi sul letto. Eppure, per qualche motivo, non
riusciva a
dire quelle tre semplici parole che l’avrebbe reso libero
dalla fastidiosa
presenza della kunoichi.
Non ci
riusciva o non
voleva?
Lei era preoccupata e confusa, e
questo le impediva di
pensare razionalmente: era andata là senza un’idea
precisa nella testa, non
pensava neanche di incontrarlo, forse neanche voleva farlo.
E allora
perché era
andata lì?
<<
Sei stato ad allenarti? >>, domandò dopo un
poco, per tentare di smuovere quella situazione imbarazzante per
entrambi.
<<
Sì. Con Naruto, Sakura e Kakashi. >>
<<
Ah. Il tuo Team, certo… Ovviamente. >>,
mormorò Ino con voce debolmente, improvvisamente distante.
In qualche
modo, Sasuke capì di aver detto qualcosa di
terribilmente sbagliato.
<<
Tu, ecco… - incominciò a borbottare con tono
sommesso – Tu vieni qui spesso, per caso? >>,
aveva un’espressione
perplessa in volto, e questa volta, Ino non riuscì a
dissimulare il rossore che
le colorò il volto.
<<
Perché me lo chiedi? >>, replicò
mentre una
sgradevole sensazione le attanagliava lo stomaco.
Sasuke non
aggiunse nulla, il che voleva dire, rispondi
e basta.
Visto che ormai non aveva più un briciolo di
dignità, e non
vedeva cosa ci fosse da perdere, la kunoichi pensò bene di
lasciar perdere
qualsiasi scusa e parlare chiaramente.
<<
Sì, a dir il vero sì. >>, ammise,
guardandolo
di sottecchi per studiare la sua reazione.
Sasuke dette
segno di aver udito, ma non mostrò alcuna
emozione.
<<
Ma come… Come hai fatto a, ecco, uhm… Ad
accorgertene? >>
Lui fece un
gesto vago con la mano, come a indicare l’ aria.
Ino
inarcò un sopracciglio, confusa.
<<
L’odore. >>, borbottò infine il
ragazzo,
incrociando le braccia al petto.
Dalla
sorpresa, l’espressione della kunoichi passò al
fastidio.
<<
L’odore?! >>, replicò con una
smorfia.
<<
Insomma, il profumo. >>, ribatté Sasuke
seccamente, sul punto di spazientirsi.
<<
Il… Oh!
>>, si lasciò sfuggire lei, capendo cosa
intendesse dire.
Era diventata
un’abitudine tale, quando era a casa, che non
ci faceva praticamente più caso: metteva sempre qualche
goccia di un profumo
che le aveva lasciato sua madre, ormai era come una seconda pelle, per
lei. Ma
non avrebbe mai pensato che a causa di quello… Era stata
decisamente stupida.
<<
Beh, allora… Insomma, mi dispiace per
l’inconveniente, io… >>,
incominciò a mugugnare, cercando disperatamente
di trovare qualche giro di parole che potesse salvarla da quella
situazione.
Le bastava
ripensare a tutte le volte che, effettivamente,
era passata sotto quella parta, e si era fermata proprio lì,
alzando lo
sguardo, magari sperando di scorgere un’ombra dietro le
finestre appannate. Si
sentì doppiamente
stupida, e si pentì
del proprio comportamento: cosa le era saltato in testa?
<<
Non importa. >>
Quelle due
semplici parole, pronunciate da Sasuke con la
solita noncuranza, bastarono ad offrirle un appiglio per scampare a
quella
situazione.
<<
Oh. Beh, allora… Adesso sarà il caso che me ne
vada. Sarai stanco, no? >>
<<
Sì. >>
Lui era
praticamente arrivato alla scala di servizio, quando
sentì di nuovo la sua voce, un mormorio basso e nervoso,
talmente veloce che fu
difficile captarne le parole.
<<
Domani partirò per la sabbia. Una missione.
>>
Si
bloccò immediatamente, voltandosi.
<<
Una missione? Per quanto tempo? >>
Quasi sorpresa
dal suo interessamento, Ino riuscì a
rispondere solo dopo un attimo: << Una settimana. Non di
più. >>
<<
Capisco. >>, rispose lui distrattamente,
tornando all’usuale indifferenza.
Ino lo
guardò ancora un istante di sottecchi, per poi
indietreggiare di qualche passo.
<<
I-Io-
<<
Anche noi partiremo domani. >>
<<
Una… Una missione? >>
<<
Sì. >>
<<
Oh. >>
Pausa.
<<
Buona fortuna, allora. >>
Sasuke
annuì appena, ma per i suoi standard questo era
più
che sufficiente.
<<
Allora ci vediamo, Sasuke. E… E scusami per il disturbo!
Alla prossima! >>, prima che lui potesse rispondere, lei
era già sparita
nella distanza.
* * *
<< E’ stata colpa mia. >>
Naruto era
lì, di fianco a lei, eppure la sua voce sembrava
provenire da miglia e miglia di distanza. Sakura fissava la tazza
semivuota di
ramen posta davanti a lei, senza realmente vederla. Teneva le mani
appoggiate
in grembo, e la sua espressione era indecifrabile.
<<
Mi dispiace. >>
Prese un
profondo respiro, cercando di ricomporsi: <<
No, non scusarti. Non sei stato tu, non solo, sicuramente…
Voi due siete
proprio i soliti idioti, eh? >>, mormorò
piegando le labbra in una
smorfia che avrebbe voluto essere un sorriso, ma risultò
solo un’espressione
abbattuta.
<<
Sakura-chan… >>
<<
Io non mi ero mai accorta di nulla, sai? Non mi ero
mai accorta che tu e Sasuke steste così.
Forse non sono in grado di capirvi come pensavo, o magari non riesco a
vedere i
problemi perché non voglio. Vorrei tanto che non ci fossero,
però… >>, la
sua voce incominciò a tremare, e Sakura dovette fermarsi.
Serrò gli occhi per
fermare il bruciore, prima di andare avanti.
<<
…La verità è che tutta va sempre
peggio, e io non
riesco mai a fare niente. Come posso aiutare gli altri se non riesco
neanche a
vedere le difficoltà della gente che mi sta attorno? Sono un
disastro, e so
solo piangermi addosso, a quanto pare. >>,
mormorò alla fine, realizzando
dove le parole l’avessero portata.
Si
pentì immediatamente di aver parlato così, di
aver
mostrato le proprio debolezze. Con un sospiro di frustrazione,
appoggiò i
gomiti al bancone dell’Ichiraku, coprendosi il volto con le
mani.
Naruto si limitò a stare lì di fianco a lei,
senza dire
niente.
Dopo qualche secondo Sakura si ritirò su, strofinandosi con
forza gli occhi.
<<
Posso… Posso chiederti un’ultima cosa?
>>
Lui non
rispose.
<<
Se io non ti avessi chiesto, se non avessi
insistito così, tu me ne avresti parlato? Mi avresti
raccontato cos’era
successo, di tua volontà? >>,
mormorò lei, guardandolo dritto in volto, e
Naruto questa volta non riuscì a distogliere lo sguardo da
quegli occhi verdi.
Avrebbe voluto
dire “sì,
Sakura-chan”, e aprì la bocca per farlo,
ma nessun suono volle uscire. Lei
non aggiunse altro, distogliendo lo sguardo.
<<
Come immaginavo. - disse fra sé e sé, con un
sorriso amaro – grazie di tutto, Naruto. Credo che
andrò, dopotutto domani ci aspetta
una missione importante. >>
Anche dopo che
lei se ne fu andata, il ragazzo non si mosse.
* * *
<< Sapevo che l’avrei trovata qui, sensei.
>>
Kakashi
Hatake, in piedi di fronte al monumento ai caduti di
Konoha, non dette il minimo segno di aver udito le parole della sua
allieva,
che si avvicinava lentamente, mentre lui ancora le dava le spalle,
immobile. La
kunoichi non insistette, limitandosi a scorrere lo sguardo sui nomi
incisi
sulla lapide, cercando di non abbassare troppo
gli occhi, cercando di non ricordare.
<<
La tua presenza qui invece è una novità, Sakura.
Qual’è il problema? >>
<<
Dev’esserci per forza un problema? >>
<<
Ce ne è sempre uno. >>
La sua risata
suonò terribilmente vuota e stanca, ma lei non
se ne preoccupò.
<<
E’ vero. Qualsiasi cosa facciamo, le cose non vanno
mai per il verso giusto. >>
Il jounin non
rispose.
<<
Perché questa missione, così
all’improvviso? Che
cosa significa? >>
<<
I dettagli li avrete domani mattina. >>
<<
E’ di livello massimo! Ne abbiamo affrontate solo
altre due! Una cosa del genere normalmente richiede un minimo di
preparazione!
>>
<<
Abbiamo convenuto nel farlo, e abbiamo i nostri
buoni motivi. >>
<<
Ma quali motivi? E poi, voi chi? Voi…? >>, la
ragazza si interruppe, spalancando gli occhi come colta da una
rivelazione
improvvisa.
<<
L’altro ieri, nell’ufficio dell’Hokage,
insieme a
Yamato-taichou… E’ di questo che stavate parlando,
vero? >>
<<
Sì. Era di quello. >>
<<
Ma cosa significa, una decisione così affrettata? E
poi, giusto dopo quello che è successo fra Sasuke-kun e
Naruto, non-
Si
bloccò nuovamente, e questa volta i suoi occhi mostrarono
confusione, ma anche paura.
<<
Non… Non può essere che…
>>
Kakashi non
disse nulla.
Sakura si
morse un labbro, cercando di calmarsi e raccogliere
i pensieri.
<<
Che cosa… Che cosa avete pianificato?
Cos’è questo,
una specie di test? E’ per vedere se Sasuke e Naruto sono
ancora buoni per le
missioni sporche? Volete controllare che siano abbastanza sani di
mente, o
dovrete rinchiuderli in gabbia?! Cosa sta succedendo, cosa diamine sta succedendo? >>
Sakura
terminò la frase quasi urlando: era rossa in viso, e
i suoi occhi esprimevano tutta la rabbia e la preoccupazione che non
era
riuscita a celare. Passarono alcuni secondi privi di risposta, durante
i quali
continuò a fissare con dolorosa insistenza il suo ex-sensei,
pronta a insistere
anche tutta la notte, pur di ricevere le risposte di cui aveva bisogno.
Finalmente, Kakashi si
voltò a guardarla (e nei suoi occhi
non c’era rabbia o nervosismo, non c’era niente,
solo quella nota sottile quasi
impercettibile, quella tristezza sempre celata che non sembrava
abbandonarlo
mai) e finalmente parlò.
<<
Sakura, non c’è nessuna congettura ordita nei
vostri confronti, niente del genere. Quella che successo ieri notte,
è più
grave di quanto abbiamo voluto farvi credere, questo sì. Ed
è per questo, che a
parte noi, Tsunade e Yamato, nessuno sa nulla. >>
La kunoichi
non riuscì a mascherare la sorpresa: <<
Cos… Perché? >>
<<
Il concilio avrebbe sicuramente preso
provvedimenti. Ci sono forze… Ci sono cose
che appartengono al passato, e non andrebbero risvegliate. Il sigillo
di
Orochimaru, come la Volpe a nove code, sono ancora argomenti delicati,
nonostante tutto il tempo passato. La gente non vuole più
sentirne parlare,
perché ricorda i tempi in cui nessuno era al sicuro.
>>
<<
Quindi, questa missione…? >>
<<
Puoi considerarla una prova, sì. >>, concluse
Kakashi con uno dei suoi sorrisi pressoché invisibili, ma
comunque
innegabilmente reali.
La kunoichi
riuscì a tirare un sospiro di sollievo, ma c’era
ancora qualcosa che non capiva, che non quadrava perfettamente.
<<
Eppure… Naruto, nelle condizioni in cui è,
affrontare una missione di quel tipo… Mi sembra insensato.
No, no non riesco
proprio a capire. >>, terminò scuotendo la
testa.
<<
Io partirò con voi, poi ci raggiungerà anche
Yamato. Puoi stare tranquilla, la situazione è sotto
controllo. >>
Sakura si
sentì un poco rincuorata, e neanche si accorse che
in realtà non aveva ricevuto
risposta
alla sua domanda. Non riuscì comunque a calmare
completamente la propria
ansia: << E se le cose non dovesse andare bene? E se
invece-
Il jounin le
posò una mano sulla spalla: << Sakura.
Smettila di tormentarti in questo modo. Io ho fiducia in Naruto, e
anche in
Sasuke. Andrà bene, vedrai. >>
La ragazza
abbassò lo sguardo, annuendo appena.
<<
Sì. Sì, sicuramente sarà
così. >>, mormorò in
tono appena udibile.
Kakashi
lasciò andare la sua spalla e fece un ultimo, breve
sorriso, come a confermare ciò che aveva appena detto.
<<
Grazie di tutto, sensei. >>, disse lei con un
inchino.
<<
Non sono più il vostro sensei. >>
Sakura
accennò un breve sorriso.
<<
Lo so. >>
Kakashi
guardò la sua allieva allontanarsi nuovamente, e i
suoi occhi tornarono alla superficie liscia della pietra, fissandola
senza
guardarla realmente.
Andrò
tutto bene…
Io ho fiducia in loro.
Non
c’è nulla di cui preoccuparsi.
E’ solo una
prova.
<<
Già… Certo.
>>
Gli sarebbe
piaciuto riuscire a crederci lui stesso.
Cosa volete fargli?
* * *
La mattina dopo, alle sei il sole era
già sorto da un pezzo,
nonostante la luce non fosse ancora forte, e il sole apparisse filtrato
da una
nebbia leggera. Sasuke si incamminò senza alcuna fretta
verso l’uscita della
città, sapendo che qualcuno
sarebbe
comunque arrivato in ritardo.
Com’era prevedibile, una volta arrivato scorse solo Naruto e
Sakura, seduto a terra in perfetto silenzio. Nessuno di loro tre
sembrava aver
passato una notte particolarmente tranquilla.
<<
‘giorno, Sasuke-kun. >>, mormorò
Sakura
alzando appena lo sguardo, mentre Naruto si limitò a un
cenno del capo, al
quale Sasuke rispose svogliatamente.
Si
appoggiò al muro della torre di guardia. Gli Ambu, a
pochi metri da loro, fissavano la distanza con gli occhi ciechi delle
maschere,
immobili come statue.
Passarono i minuti senza che nessuno di loro parlasse.
Sasuke forse
se ne accorse, ma non volle rifletterci troppo,
perché dopotutto la voce squillante di Naruto e gli strilli
di Sakura gli
causavano sempre un brutto mal di testa, soprattutto di prima mattina.
Quindi,
meglio così. Però era
strano.
Naruto non ci fece caso, o meglio, non riuscì a farci caso: per lui
non c’era quel pesante silenzio, ma un
continuo, snervante sibilare nella testa, e sapeva perfettamente a chi
appartenesse. Poi c’era quel dolore sordo, una specie di
pulsare in prossimità
dell’occhio destro (l’occhio che non
c’era, non c’era
più), e quindi non avrebbe dovuto preoccuparsene. Però era strano.
Sakura il silenzio lo sentiva perfettamente, e
le rimbombava
nelle orecchie come il più fastidioso dei frastuoni. Ma non
vedeva perché
dovesse essere lei a romperlo, sempre lei, lei che non riusciva a
capire, lei
che continuava a rimanere un po’ indietro. Le piaceva fare
finta che non le
importasse, davvero, quando invece capiva perfettamente che era strano,
e c’era qualcosa che non andava.
<<
Vi trovo più tranquilli del solito, oggi. >>
I membri
dell’ex- Team Seven si voltarono all’unisono verso
la voce del loro sensei, che apparve passeggiando tranquillamente
proprio
dall’uscita del Villaggio della Foglia, come se stesse
rientrando solo in quel
momento.
<<
Sei in ritardo, sensei. >>, mormorò Sakura
aggrottando le sopracciglia, perché questa volta, un motivo
doveva esserci.
<<
Lo so. Ma vedete, l’alba nella foresta è
così bella...
>>
I tre ragazzi
si scambiarono occhiate perplesse, come a
dire, di questo se ne riparlerà
dopo.
Come se potessero sperare di tirare fuori qualcosa
dall’enigmatico sensei.
<<
Beh, cosa state aspettando? Forza, in marcia.
>>
La foresta era
silenziosa quanto loro, ogni passo risuonava
sugli arbusti secchi e sul fogliame sparso. Si muovevano velocemente,
scattando
fra gli alberi.
Avanzavano ormai da parecchie ore,
quando Kakashi ruppe
brevemente il silenzio.
<<
Se riuscite a tenere questo ritmo, per sera
dovremmo arrivare al villaggio del suono. >>
Per quanto
fosse impossibile, Sasuke ebbe quasi l’impressione
di aver sentito i suoi compagni
irrigidirsi.
Il villaggio
del Suono. Sapevano bene che significato avesse
per lui, come lui non ignorava ciò che significava per loro.
Era il passato. Il
passato che avrebbero voluto cancellare.
Dopo la morte di Ororchimaru, Otoagure era rimasta priva di
un capo politico. In realtà il Sannin non si era mai
particolarmente
preoccupato dell’amministrazione del paese che aveva fondato,
troppo occupato a
inseguire le sue follie: dopo il suo decesso però, la
situazione era precipitata
nel caos. Le grandi nazioni aveva voluto fare niente, e il Suono era
ben presto
diventato un covo di assassini e ninja fuggitivi, dove regnava
l’anarchia più
completa. Nessuno sapeva con certezza cosa stesse accadendo
laggiù, poiché le
comunicazioni ufficiali si era interrotte molto tempo prima. Nessuno
degli Ambu
mandati in avanscoperta era mai tornato indietro.
Era quasi
pomeriggio, quando si fermarono a fare una pausa.
Dopo aver consumato velocemente un
pasto, si sedettero al
riparo di alcuni alberi, ancora una volta in silenzio, ma questa volta
per
l’assenza di fiato.
<<
E’ il caso che vi comunichi i dettagli della
missione – incominciò subito Kakashi, senza
perdere tempo – e vi avverto che
non sarà facile. >>
I tre jounin
rimasero in attesa, tesi.
<<
Come tutti voi dovreste sapere, eccezion fatta
forse per Naruto, il villaggio del Fulmine confina con quello Suono.
Ancora,
anche se a grandi linee, dovreste ben sapere quale sia la situazione
laggiù. E’
da molto che il nostro Hokage e il Raikage non hanno una comunicazione
ufficiale: questo perché quest’ultimo, da qualche
tempo, si rifiuta di concederci
l’onore di una sua visita. E la cosa ha allarmato il
consiglio, visti anche i
precedenti di Kumokagure. >>
Durante la
Grande Guerra dei Ninja, Foglia e Tuono avevano
combattuto fra loro.
<<
Si teme un’alleanza fra il Fulmine e il Suono volta
a destabilizzare i trattati di pace? >>
<<
Esattamente, Sakura. >>
La kunoichi
non sembrò felice di avere conferma dei propri
sospetti, e si limitò a stringere le labbra.
<<
Il nostro compito sarà quello di passare attraverso
il Suono inosservati, per poi arrivare a Kumokagure sempre sotto
copertura.
Nessuno deve sapere che siamo lì. >>
Questa volta
fu Sasuke ad intervenire.
<<
Ma il consiglio di Konoha ne è a conoscenza, vero?
>>
Silenzio.
<<
…Avremmo dovuto immaginarlo. >>
<<
Oh, cazzo. >>, biascicò Sakura, abbassando la
testa.
<<
Cosa significa? >>, borbottò Naruto, che
aveva seguito distrattamente tutto il discorso.
<<
Significa – sibilò Sakura – che non
è una missione
ufficializzata. Non è affatto una missione, a dire il vero:
nessuno sa che
siamo qui, e se dovessimo avere bisogno di una copertura, non verrebbe
mandato
nessuno! Significa che quando torneremo a Konoha e scopriranno
qualsiasi cosa
dovremo fare nel Fulmine, verremo denunciati per atti illegali come ninja dal consiglio, ecco cosa! Neanche
Tsunade-sama…! >>
<<
L’Hokage ci coprirà, invece. –
intervenne
tranquillamente Kakashi – l’ha già
fatto, a dir il vero: ufficialmente, questo
è un allenamento organizzato da me con la previa
autorizzazione per assicurarmi
che le vostre capacità in quanto Jounin siamo effettive.
>>
Nessuno disse
niente.
<<
Anche se questo ci darà solo due giorni. Quando non
ci vedranno tornare, probabilmente qualcuno capirà.
>>
<<
Ecco perché Yamato-taichou non è partito con
noi…
>>, sussurrò Sakura, portandosi una mano al
volto.
<<
Sì, è per questo. >>
<<
Fantastico. Davvero fantastico. >>, mugugnò
Naruto.
<<
La situazione potrà sembrarvi spiacevole, ma vi assicuro
che è l’ultima cosa di cui mi preoccuperei, al
momento. Se riusciremo a
completare la missione, andrà tutto bene. >>
<<
E se invece non dovessimo riuscirci? >>,
domandò Sakura in un soffio.
<<
Oh, in quel caso il Consiglio degli Anziani sarebbe
l’ultimo dei nostri pensieri. >>, rispose con
aria noncurante Kakashi,
con un sorriso che li rassicurò affatto.
<<
Adesso si che ci sentiamo tutti più tranquilli.
>>, sospirò Naruto con una nota di sarcasmo.
<<
Ne sono oltremodo felice. Ora, passando alla parte
seria… >>
* * *
<<
Yamanaka!! Da questa parte, presto! >>
Nella
confusione, Ino riuscì a distinguere una voce
femminile chiamare il suo nome. Voltò appena la testa, per
cercare di
individuarne il proprietario, ma nella folla fu impossibile distinguere
alcunché. Invece, si concentrò sulle sue mani:
aumentò la pressione del chakra,
cercando di cicatrizzare il moncherino dell’uomo sdraiato a
terra: con un
ultimo sforzo, riuscì a fermare l’emorragia, e
lasciò terminare il lavoro a
un’apprendista, mentre correva verso la direzione opposta.
<<
Arrivo! >>, gridò con la poca voce che le
rimaneva.
Arrivò
all’entrata dell’ospedale, e ciò che
vide la fece
impallidire. Fu solo la stanchezza che le impedì di
lasciarsi sfuggire un grido
d’orrore.
<<
Oh… Oh, dio. >>
Un gruppo di
ninja avanzava aveva appena fatto il suo
ingresso: due uomini portati in barella presentavano ustioni sul 70%
del corpo,
a giudicare a vista d’occhio: i volto erano deformi e
irriconoscibili, l’odore
della carne bruciata fortissimo. Gli altri due, una ragazza e un
ragazzo, non riuscivano
neanche a reggersi in piedi, sorretti da i compagni messi un
po’ meglio di
loro: erano retti di peso, e a giudicare da come le gambe poggiavano
prive di
forza al suolo, i collegamenti neuronali dovevano essere stati
completamente
recisi dalla vita in giù. Avevano gli occhi spalancati e
fissi, ma non erano
coscienti: più probabile che si trovassero in stato di shock.
<<
Delle barelle… - Ino si accorse un momento dopo di
aver appena sussurrato – Tamaki! Nagino! Qui, subito, con due
barelle! >>
L’inferno
doveva essere un posto del genere.
Quando aveva accettato (o meglio, era
stata costretta ad
accettare) quella missione, non avrebbe mai immaginato nulla del
genere. Che
Sunakagure avesse bisogno di ninja medici, non era una
novità: il villaggio
della Sabbia, nonostante avesse aperto un’accademia per le
Arti Mediche,
rimaneva cristallizzata sull’offensiva. I ninja di quelle
terre aspre e
solitarie desideravano combattere, non perdere tempo su libri di
anatomia ed
erbe medicinali.
L’avevano
mandata lì insieme ad una squadra di altri quattro
ninja medici. Il capo spedizione era della casata degli Hyuuga, e anche
la
piccola Hanabi aveva insistito per venire. Pochi minuti prima
l’aveva
incontrata di sfuggita per i corridoi del grande ospedale: il volto era
pallido
e le mani sporche di sangue, gli occhi spaventati, ma comunque fermi,
decisi.
Era terrorizzata, ma questo non le impediva di combattere e sforzare al
massimo
le sue capacità.
Non sapevano
ancora perfettamente cose fosse successo, ma
era evidente che ci fosse stato un attacco a sorpresa. I ninja che
erano stati
attaccati erano quelli alle porte della città: nessuno era
stato in grado di
riconoscere gli offensori. Il Kazekage si trovava proprio in quel
momento in
colloquio privato con lo Tsuchikage, ed era risultato subito chiaro
l’intento
provocatorio dell’azione.
<<
Nagito, cerca di estrarre il veleno, io penserò
all’emorraggia, e-
Nagito Hikaru
le posò una mano incrostata di sangue sul
braccio, con fermezza, come a voler fermare i suoi movimenti. Lei si
bloccò.
<<
Yamanaka… >>
Ino non
trovò la forza di alzare gli occhi e guardarla in
faccia.
<<
E’ morto. >>
La situazione
tornò sotto controllo solo a sera.
I feriti erano stato sistemati nelle
stanze dell’ospedale,
sorvegliati costantemente e tenuti sotto monitoraggio. Alcuni volontari
si
preoccupavano di identificare i morti e garantire loro una sepoltura
perlomeno
decente. Nonostante le urla e la paura, Ino non ricordava di aver visto
una
sola persona versare una lacrima.
Si lasciò cadere, esausta, su una delle scomode sedie di una
sala d’aspetto completamente vuota. Le girava la testa, si
sentiva tremare le
gambe e le costava uno sforzo enorme mantenere gli occhi aperti, ma
sapeva di
non poter assolutamente dormire. In caso di emergenza, ci sarebbe stato
bisogno
del suo aiuto.
Facendo mente
locale su ciò che era accaduto in quella
giornata, le venne quasi da ridere riflettendo su qual’era
stata la sua
maggiore preoccupazione, nell’apprendere di dover andare a
Suna.
Shikamaru: durante
quelle ore, non aveva pensato a lui neanche una volta.
Ma non poté fare a meno di richiamare alla mente i contorni
del suo volto, ancora così vividi nella memoria, mentre
Temari della Sabbia
faceva il suo ingresso in quella stanza.
* * *
<< Quindi dobbiamo
semplicemente assicurarci che ‘sti
tipi non stiano pianificando nulla di losco e poi tornarcene
tranquillamente a
Konoha, no? Troppo facile. >>
Sakura, Sasuke
e Kakashi si voltarono a fissare il ninja,
decisamente perplessi.
<<
Dobe, quanto invidio il tuo semplice circuito
mentale. >>, borbottò Sasuke, alzando gli
occhi al cielo.
<<
Ottima capacità di sintesi, Naruto. Più o meno
è
così. >>
<<
E in caso stessere invece pianificando qualcosa?
Cosa dovremmo fare? >>
Per un attimo,
l’aria sembrò gelarsi intorno a loro. Gli
occhi dei tre ragazzi era fissi sulla figura del loro sensei, che se ne
stava
tranquillamente appoggiato con la schiena ad un albero, gli occhi bassi
e le
braccia incrociate. Quasi poteva sentire
il suo ghigno.
<<
Nulla. Non siamo autorizzati a prendere iniziate di
alcun tipo. Dovremmo solo tornare al Villaggio molto in fretta, e
riportare
quanti più dettagli è possibile. >>
Sasuke e
Sakura si scambiarono un’occhiata. Entrambi
celavano la stessa perplessità e preoccupazione, che Naruto,
troppo impegnato a
intimare alla maledetta Volpe di stare zitta una volta per tutte (e
l’occhio,
no, non c’era nessun occhio, ma pulsava continuavaapulsare) mentre il dolore alla testa gli
impediva di focalizzare
l’ambiente come di dovere.
I suoi
compagni di squadra continuarono a discutere un altro
po’, ma le loro voci erano distanti e ovattate, e non capiva
perché avrebbero
dovuto fare tutte quelle domande, a lui bastava combattere, doveva
combattere, sapeva
che quella era l’unica cosa che potesse aiutarlo, qualsiasi
cosa purché dannazionestaizittostaizittosmettila.
<<
Naruto? >>
Il ragazzo
spalancò gli occhi, guardandosi intorno confuso,
come se fino a quel momento non fosse stato lì. Finalmente
riuscì a inquadrare
Sakura, che lo fissava con una certa curiosità mista a
preoccupazione.
<<
Uhn… Cosa c’è? >>, disse
bruscamente,
tirandosi in piedi.
<<
Stiamo andando. >>, fu la risposta secca
della kunoichi.
* * *
<< Yamanaka, giusto? >>
Temari non
aveva mostrato particolare sorpresa nel vederla
lì, né si era lasciata andare a convenevoli. A
pensarci bene, essendo sorella
del Kazekage, doveva già essere stata informata del suo
arrivo. Quindi, anche
lui sicuramente…
<<
Sì. Puoi chiamarmi Ino, Temari-san. >>
La kunoichi
annuì appena, senza neanche tentare di
sorridere. Si sedette su una panca posta di fronte a lei e chiuse gli
occhi,
rimanendo ferma e in perfetto silenzio.
Ino non riuscì a nascondere il nervosismo, e
passò i minuti
seguenti muovendosi sul sedile improvvisamente scomodo, e lanciando
occhiate di
sottecchi alla ragazza. Le sarebbe piaciuto ostentare la stessa
indifferenza,
ma la cosa le riusciva impossibile.
Con un sospiro
di frustrazione, cercò di concentrarsi su
qualcos’altro, ma appena chiudeva gli occhi, il sangue, le
ferite e l’odore
della carne bruciata la facevano sussultare. Si guardò le
mani, che erano
ancora sporche di sangue ormai secco, e solo in quel momento si accorse
di non
essersi neanche sciacquata una volta.
<<
Temari-san – inaspettatamente, a parlare fu proprio
la sua voce – è stato scoperto cosa sia successo?
Chi ha mandato l’attacco?
>>
La kunoichi
spalancò gli occhi fissandola dritta in volto,
mentre i suoi lineamenti si irrigidirono visibilmente.
<<
Queste – mormorò quietamente, ma con voce gelida
–
queste sono questioni private che riguardano Sunakagure. In quanto
ninja di
Konoha, non avete alcun diritti di sapere dei nostri affari interni.
>>
Ino rimase
sorpresa dalla risposta brusca, ma la stanchezza
le impedì di reagire o arrabbiarsi, come avrebbe fatto
altrimenti.
<<
Noi di Konoha – ribatté stizzita –
abbiamo lavorato
tutto il giorno al vostro fianco salvando i vostri
ninja come fossero stai nostri
compagni, e questo penso mi dia perlomeno il diritto a una domanda!
>>
Temari
ascoltò impassibile il suo sfogo, prima di lasciarsi
sfuggire
uno sbuffo.
<<
Sempre pronti a scaldarvi, voi della Foglia.
>>
<<
Già… >>, assentì
passivamente lei.
Le due ragazze
si scambiarono una smorfia, una specie di
sorriso divertito. Per entrambe era come guardare uno specchio al
contrario: erano
uno l’opposto dell’altra, ma in quel momento i loro
volti mostravano gli stessi
segni della stanchezza e della preoccupazione, per il medesimo motivo.
Passarono
alcuni secondi. Temari la guardava, come in
atteggiamento di attesa.
<<
Temari… Vorrei parlare con Shikamaru. >>
Ancora una
volta, Ino non poté credere che fosse stata
proprio lei a dire quelle parole.
Ma Temari,
inaspettatamente, non smise di sorridere.
<< Sì. >>
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Un capitolo straordinariamente lungo necessita di note
straordinariamente lunghe.
In realtà so che nessuno ne sente l'impellente bisogno, ma
comunque lasciatemi blaterare un po', suvvia ù_ù
sarà che sono appena tornata da Lucca Comics, ma mi sento
leggermente su di giri... Tranquilli, non ho intenzione di farvi un
sermone su quanto fantastica
fosse la fiera (anche se sarebbe terribilmente divertente) mi
limiterò invece a qualche precisazione tecnica.
Il capitolo è
probabilmente strapieno di imprecisioni, e anche dal punto di vista
stilistico avrei potuto essere più pignola, ma è
da talmente tanto che l'ho pronto, ed è talmente tanto che
volevo pubblicarlo che non ho saputo resistere.
Forse qualcuno avrà notato la questione: Naruto, Sakura e
Sasuke già jounin, nonostante non ancora ventenni, il che
è peculiare, visto che i jounin più giovani che
vediamo di solito non hanno meno di 24 anni (casi speciali a parte,
come Kakashi e Itachi) ma tenendo presente che all'età di 16
anni, punto attuale del manga, tutti loro hanno raggiunto i rispettivi
maestri, credo sia plausibile. Ok, nessuno me l'aveva chiesto, ma ci
tenevo a dirlo.
L'incontro tra Temari e
Ino. Sarebbe stato molto più logico mettere una scazzottata
al femminile, visto il carattere dei personaggi, però
sinceramente lo trovo decisamente banale, oltre che triste: entrambe
perderebbero completamente la dignità, nel battersi per lo
stesso uomo <.< quindi ho optato per qualcosa di meno
ovvio, anche se forse un po' sforzato. Ditemi voi che ne pensate.
Per chi si fosse aspettato
chissà cosa riguardo a "l'appuntamento" tra Sakura e Naruto,
avrà visto che le cose non sono esattamente rose e fiori,
anzi. Ho calcato molto la mano sull'angst, ma dopotutto, ve l'avevo
detto.
Un ultima nota prima di qualche anticipazione: ci
tengo a questo capitolo, in caso non si fosse notato. Quindi non sapete
quanto mi farebbe piacere ricevere recensioni articolate e costruttive,
davvero. Anche la minima cazzata che vi venga in mente... ditela.
E vi ringrazio tanto, tantissimo per aver recensito: la storia
è rimasta ferma scandalosamente a lungo, ma ho visto che
molte persone non hanno mollato^^ Grazie
mille!
Adesso, qualche anticipazione.
- Ritorno di Shikamaru. Ebbene
sì, vedremo un ritorno in scena.
- La missione del Team 7. Ci
sarà parecchia azione, e un'altra new entry.
- Angst. Oh, dio, quanta angst.
Credo proprio di aver detto abbastanza♥
suzako