Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Emrys    16/04/2013    1 recensioni
Ilaria studiò il locale con occhio critico, sulle labbra le apparve un sorriso fugace e per qualche minuto si lasciò cullare dalla musica. Il Blood Moon le trasmetteva sempre una sensazione rivitalizzante, era grande poco più di una quarantina di metri quadri, aveva cupe decorazioni gotiche e praticamente ogni settimana riusciva a riempirsi come una scatola di sardine.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ilaria spaziò lo sguardo lungo la stanza, come se si aspettasse che potesse improvvisamente cambiare, era tutta la mattina che non riusciva a stare ferma e cominciava seriamente ad intuire le emozioni degli animali in cattività. Più si sforzava di ignorarli e più i ricordi della cena si facevano vividi: perché era stata tanto tesa ? Perché aveva interpretato ogni piccolo gesto o complimento di Eric come qualcosa di cattivo e puntiglioso? Un momento lo voleva stringere tipo peluche e l’attimo dopo l’avrebbe preso a volentieri a calci fino al Polo Nord. Questa altalena di emozioni era normale? In realtà, con tutto quello che stava succedendo forse era comprensibile che non facesse caso ai vestiti che lei indossava. Lo capiva, eppure non bastava a farle dimenticare il modo in cui Eric aveva spudoratamente ignorato il fatto che si fosse tirata a lucido, “Mi sono sforzata in ogni modo, ma non riesco più a negarlo. Neanche a me stessa.” Giocherellava con la spilla a forma di piuma, uno stupido gesto di distensione che le permetteva di ritardare, anche solo di pochi istanti, ancora il momento in cui lo avrebbe detto ad alta voce. All’improvviso la strinse nel palmo e si sedette sulla sponda del letto. “Lui ha secoli, per non dire millenni di esperienza, ed è virtualmente immortale.” Allora inghiottì a vuoto, percependo negli occhi un pizzicore premonitore di lacrime. “Mi vedrebbe come una stupida, lo considererebbe soltanto il complesso della principessa infatuata del suo cavaliere, tuttavia non riesco a soffocare quello che provo. Mi piace, lo desidero …” Si fermò, come se la frase successiva fosse fin troppo grossa per le sue stesse orecchie. “Io lo amo, terribilmente, e mi sento una stupidissima adolescente.” Si morse le labbra e accostò la spilla alla fronte: i suoi sentimenti erano sciocchi, se ne rendeva conto, tuttavia non poteva continuare ad ignorarli. Scagliò la spilla in un angolo, frustrata, e dopo qualche minuto la riprese subito da terra. Se continuava a rimuginarci il cervello le sarebbe scoppiato: doveva tenersi occupata o altrimenti sarebbe sul serio impazzita. Seguendo questi pensieri Ilaria si decise a fare una doccia gelata, sperando che quel gelo bastasse a scacciar via anche i suoi sentimenti, e indossata felpa e Jeans uscì di casa. Sapeva che era pericoloso uscire da soli, tuttavia non era paranoica quanto Eric e non le sembrava giusto che continuasse ad occuparsi da solo degli approvvigionamenti. Inoltre, quel testone aveva ripreso l’abitudine di sparire senza dire niente e un po’ di shopping era un buon metodo per non pensare a quanto le mancasse. “Almeno fino a quando non troverò il coraggio per parlargli, se mai accadrà.”

§§§

Iris si sentiva felice e desiderata, solo il cielo sapeva da quanto non provava entrambe quelle sensazioni. La giornata di acquisti con Anna era stata favolosa e in un certo senso le aveva fatto finalmente capire come sarebbe potuta essere la sua vita senza i mostri. Rientrando a casa avevano scoperto che il si signor Anderson non era ancora arrivato, così Anna si era messa a preparare la cena e li si era preparata un bagno. Essere riempita di attenzioni la inebriava e al pensiero che entro poche ore avrebbe incontrato Dario il suo cuore batteva al ritmo di una macarena. “E se poi non gli piacessi? E se dicessi qualcosa di stupido?” Si era concessa di esprimere questi dubbi soltanto nell’intimità della vasca tiepida, in fondo la paura del rifiuto era ancora più che radicata nel suo intimo. “Allora, come abbiniamo i colori?” Anna era entusiasmo allo stato puro: non appena Iris era uscita dal bagno l’aveva trascinata nella sua camera e ora studiava, con l’attenzione di uno stilista navigato, tutti i possibili accostamenti di abiti che le venivano in mente. Iris si limitava a osservarla, annuendo o facendo una smorfia quando le proponeva magliette con brillantini o la faccia di un cartone animato. Era un’uscita e lei non era una poppante. 

Ok, ora però la cosa stava diventando paradossale: non aveva detto “Beu” a nessuno dei consigli di Anna, infatti tra pochi minuti sarebbe uscita indossando un paio di fuseau, scarpe da ginnastica semplici e una polo color rosso papavero. Tutto rigorosamente consigliato da sua mamma, ma  sul trucco era irremovibile: la sola idea le dava la sensazione di trasformarsi in un pagliaccio. Da quando le aveva detto che non si sarebbe truccata sua mamma la guardava con una silenziosa disapprovazione, era una cosa strana: era sul serio così grave dire no a qualcosa? Iris dette un’ultima occhiata ll’ingresso, Paul era tornato e le stava rivolgendo un sorriso colmo di incoraggiamento, mentre sua mamma la fissava con un broncio di disappunto. Lì strinse entrambi in un veloce abbraccio e corse fuori. Richiusa la porta alle spalle si avvicinò ad un muretto di fianco alla casa e fece un sorriso sghembo. “Certo che anche le dinamiche dei genitori giusti sono ben strane.” Se lo lasciò sfuggire guardando i passanti e un sorriso beato apparve sulle sue labbra: nelle altre famiglie era stata una gara al rilancio per chi si disinteressava di più, ma fino ad ora gli Anderson erano sempre stati lì, pronti per lei. Dopo un istante Iris scacciò queste cupe riflessioni e tornò a guardarsi intorno: Janet le aveva detto soltanto il nome di suo cugino, Dario, e quindi uno qualunque dei ragazzi che passavano poteva essere lui. Sinceramente, non sapeva cosa aspettarsi.

§§§

Eric era arrivato alla piccola piazza con largo anticipo ne aveva approfittato per prendersi un caffè. Da quando aveva preso con se Ilaria si era sforzato di tagliere ogni contatto con le schiere alate e proprio per questo la richiesta di un incontro da parte di Castar l’aveva fatto all’armare: Come l’aveva trovato? Era in pericolo? L’ultima volta erano rimasti che si sarebbe riunito al gregge per raccogliere informazioni, tuttavia il darsi alla macchia aveva reso abbastanza fuorvianti quegli accordi. Se anche Castar avesse scoperto qualcosa di grosso poteva non avere i mezzi per riferirglielo, allora come diamine gli aveva mandato il messaggio? Si scostò un ciuffo dalla fronte e fece uno sbuffo scocciato: quando era in compagnia della rossa quasi non riconosceva più se stesso, con lei arrivava a dimenticare la loro condizione di latitanza, il pericolo della sua rivolta contro gli Anziani e tutto il resto. “Per quanto lo voglia, purtroppo non siamo in tempi tranquilli e a conti fatti i senza ali rischiano anche più di noi alati.” Erano riflessioni amare, soprattutto all’idea di quanto le volesse bene. “Eppure io per lei non sono altro che qualcuno che l’ha catapultata in un mondo ai limiti della follia.” Riflettere su quel che provava lo rendeva triste, così tornò a guardare la piazza, e soffocando un’imprecazione  si chiese quali casini fossero in grado di far ritardare il suo amico.

Bastò una frazione di secondo ed Eric percepì la presenza di qualcuno che veniva verso di lui. Saltò appena in tempo per vedere il cemento su cui si era fermato ridursi in frantumi, per poi appoggiarsi a un balcone e rendersi conto di aver fatto la figura dell’idiota: Castar non gli avrebbe mai dato appuntamento a un’ora e in un posto così pieni di umani! Era una trappola e il numero degli avversari che si stavano rivelano rappresentava un segno bizzarro della reputazione che si era fatto agli occhi del mandante. “Non c’è modo di parlarne?” Non sapeva bene a chi si stesse rivolgendo, aveva un tono afflitto e un’aria quasi scocciata. “Non ci sono parole che spieghino il tradimento!” La risposta aveva un’origine indistinta, dava l’idea di provenire da ogni dove, e digrignando i denti Eric ribatté con poco più di un mormorio. “Odio giocare a nascondino.” Tre ombre emersero dall’appartamento di fianco al balcone dove si trovava e con un salto all’indietro Eric evitò ancora una volta i loro fendenti. “Sempre con questa vuota retorica, pensare che alcuni di noi son tanto vecchi da aver conosciuto Cicerone.” Il suo atteggiamento continuava ad apparire indolente, quasi divertito, e all’ennesimo attacco di un avversario Eric si limitò a evitarlo con una mezza giravolta. Poi, appena prima che questi tornasse nel gruppo, lo afferrò per la gola e lo fissò dritto negli occhi. “Non ci siamo, non ci siamo proprio. Non sembrate una vera squadra, mancate di sincronia, siete più simili ad un’accozzaglia di derelitti. Beh, almeno non avrete problemi a raccontarmi i vostri piani riguardo a questo assalto casareccio.” Lanciò l’angelo contro il palazzo accanto e raccolse la sua arma: ora si che si sentiva a suo agio. “Che dite, si comincia?”

§§§

Osservare il mondo attraverso gli occhi dei suoi manichini era sempre stato divertente e in questo caso risultava anche molto comodo: sfruttando le sue creature avrebbe comodamente tenuto d’occhio l’irruenza di Eric e allo stesso tempo si sarebbe occupato della sua piccola Nephlim. Lo scorrere dei secoli non aveva influito in modo particolare sul traditore, che aveva mantenuto un carattere distaccato e intransigente, tuttavia quella femmina c’era riuscita. Forse aveva fatto anche di più, visto che sotto la sua scorza odierna poteva percepire la scorza di rabbia così estranea al vecchio Eric.

“Prima di andarsene non si è neanche disturbato a controllare le difese.” L’immobile era apparentemente vuoto, e quando volse lo sguardo all’ambiente circostante il sorriso compiaciuto lasciò le sue labbra di bambino. “Così è troppo facile, però sarà lo stesso interessante scoprire come reagirà alla vista del cadavere di quella ragazza.” Si fregò le mani con soddisfazione e nel suo unico occhio sano apparve una luce sinistra. Si lasciò andare ad una risata di follia e il ciuffo di capelli che gli copriva parte del volto si scoprì leggermente: al posto dell’occhio sinistro, parzialmente coperto dalla pettinatura, c’erano un’orribile cicatrice trasversale e un’orbita vuota.

§§§

In tutta la sua esistenza aveva sempre odiato i damerini abituati a riempirsi la bocca con dichiarazioni altisonanti, quasi sempre si dimostravano soltanto ciarlatani e non raggiungevano mai un effettivo risultato. Per questo aveva scelto di servire l’anziano Caiel e si era offerta volontaria per guidare l’offensiva, così che il suo padrone avrebbe avuto tutto il tempo per pensare all’umana. Purtroppo, anche i piani meglio elaborati erano soggetti a imprevisti e sia le bambole che i novellini del suo contingente si stavano dimostrando maledettamente scadenti. Eric era riuscito a soverchiarli dal primo momento, con distacco derisorio ed esperienza. Per quanto fossero superiori di numero, non erano ancora riusciti a fargli un solo maledetto graffio. “Sei sempre stato abile e vederli cadere ai tuoi piedi m’infiamma come mai prima.” Si umettò le labbra, continuando a seguire la lotta e all’improvviso l’espressione imbronciata del suo volto fu sostituita dall’eccitazione. “Alla fine nessuno di loro riuscirà a fermarti, lo sapevo, solo io posso domare il tuo fuoco. Eric, sarai mio prima dell’alba.”

Eric fermò la caduta aggrappandosi a un palo, che sotto il suo peso si piegò come fosse fatto di burro, ormai stavano raggiungendo la periferia e una volta lì si sarebbe potuto muovere più liberamente. In ogni caso, il problema del loro esorbitante numero restava ancora più che mai tangibile. Trenta. Non riusciva ancora a crederci, gli avevano messo alle calcagna un’intera trentina di sgherri, e per quanto ne avesse stesi una decina durante la corsa, l’incognita sulle potenzialità dei restanti era un qualcosa da non sottovalutare. Digrignò i denti e mentre lì osservava avvicinarsi gli apparve alle spalle un giovane dai capelli color del grano. Questi aveva la schiena sormontata da un paio d’ali frementi e nella sinistra stringeva una corta sciabola: scrutò Eric per qualche secondo, quasi non riuscisse a credere a chi si trovasse davanti, poi il dubbio e la sorpresa furono soppiantati dalla decisione. Con un gesto deciso Gli affondò la lama nel bel mezzo delle scapole e quando sfilò la lama dal suo corpo lui cadde sul marciapiede con un rantolo.

“Ce l’ho fatta ! Ho fermato il traditore !” Jinael era in preda all’euforia, ancora non si capacitava di essere riuscito nell’impresa. Nessuno dei veterani di Caiel l’aveva mai trattato con rispetto, per loro  era meno di una delle bambole dell’Anziano, ma nonostante questo lui c’era riuscito e loro avevano fallito: aveva  trovato Eric, l’aveva colto di sorpresa grazie a una semplice mimetizzazione e come ciliegina sulla torta l’aveva infilzato come uno spiedo. “Non eri poi granché, solo uno sporco cane che ha rifiutato i propri fratelli per queste disgustose senza ali.” Aveva dimostrato il suo valore, una volta tornati magari lo avrebbero premiato con un titolo e gli Anziani stessi avrebbero lodato il suo valore !

§§§

Iris superò l’auto con un salto, per poi riprendere fiato rotolando sul marciapiede. Correva da più di una ventina di minuti e loro non avevano ancora mostrato l’ombra di un cedimento. Era nei guai, in grossi guai. Va bene, lei non credeva alle favole da quando aveva compiuto 10 anni e l’idea di un principe azzurrognolo che accorreva in suo aiuto era notevolmente fuori luogo. Comunque, le avrebbe fatto fottutamente comodo. Perché i mostri erano tornati proprio quella sera? Afferrò un lampione per darsi maggior spinta e svoltò il quarto angolo: le corse quotidiane le avevano donato una notevole resistenza, tuttavia non poteva ne voleva correre tutta la notte, e quei bavosi avevano sfondato un Suv sfruttando soltanto l’impeto del loro slancio. “Così imparo ad adagiarmi, sognare appuntamenti anche solo lontanamente romantici e una famiglia normale.” Iris se lo lasciò sfuggire con uno sbuffo d’amarezza: prima non aveva mai avuto niente, ma gli Anderson e Janet le avevano fatto sperare che le potevano cambiare. Grosso errore. L’ennesimo tonfo alle sue spalle la fece sussultare e per un pelo non inciampò  nelle crepe del malmesso marciapiede. Doveva almeno portarli lontano dagli Anderson, loro erano buoni e non meritavano di avere altri problemi.   

 

§§§§§§

Hola, rieccomi qua , pronto a lucidare i retini per la caccia ai dispersi. e lo so che vi state guardando intorno ma parlo proprio di voi :-p
Per quanto questo capitolo un titolo lo abbia, rinnovo l'invito ai suggerimenti rigurdo titoli consigli, critiche (a volte anche agognate in fondo) e quant'altro
Quasi dimenticavo, che sia la volta buona che ci siamo liberati del pennuto Eric?
Alla proxima !

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Emrys