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Autore: Roblol    16/04/2013    1 recensioni
La storia è ambientata nei nostri giorni e parla di un ragazzo di 16 anni che si butta nel mondo della musica rock senza avere una minima idea del mondo che c' è dietro il genere in questione. Nell' arco di tre anni il protagonista vivrà avventure divertenti e spiacevoli con la sua rock band che lo porteranno a crescere artisticamente sempre di più. In parallelo vivrà la sua difficile vita privata tra amici, ragazze, scuola e famiglia che influenzerà la sua carriera musicale. Un tragico evento però lo porterà ad avere una visione completamente diversa della vita e comincerà ad uscire fuori il vero artista, il vero rocker, il vero cantante che inizialmente era sepolto dentro di lui. Una storia di intrighi, amori, passioni e molto altro.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Due mesi dopo. La scuola ormai era alle porte. Mi ero lasciato alle spalle l' accaduto con Mary e mi abituai alla vita di tutti giorni, a casa mia, nel mio paese, nella mia famiglia.
Mia madre fu particolarmente contenta del mio ritorno, motivo? In quel periodo Mio fratello e la sua fidanzata, Tania, riempivano le giornate, a casa mia, cantando ogni giorno canzoni di Gigi D' alessio. Tania è la ragazza più strana che abbia mai conosciuto. Lei dice di essere una Napoletana doc. e forse lo è sul serio, ma sta di fatto, che è nata a Bari e ha vissuto gran parte della sua vita a San benedetto, nelle Marche. Comunque apparte il suo carattere un pò lunatico, che a volte faceva impazzire mio fratello, Tania era una bellissima ragazza, una bellezza rara, una bellezza che non si vede tutti i giorni, la classica bellezza meridionale, capelli neri, occhi scuri, carnagione molto scura ed espressione decisa.
Tutto ciò che è Napoli per lei è oro colato e, in quel periodo specialmente, lei era totalmente attaccata a Gigi D' alessio, influenzando purtroppo, anche mio fratello.
Al mio ritorno le cose cambiarono totalmente. Mia madre ricominciava a sentire le canzoni di Tizano Ferro, uno dei suoi cantanti preferiti e cercai di raddrizzare in qualche modo anche mio frratello. Cavolo era un Dj, se non ne capiva lui di buona musica, chi altro poteva capirne.
Un giorno di Settembre, mio fratello si mise d' accordo con un altro nostro zio, Paolo, per registrare alcuni pezzi che lui suonava insieme ad un suo amico chitarrista. Il rapporto che avevo con questo mio zio era fantastico, lui vedeva sempre in me una persona con delle grandi potenzialità e, molte volte, mi spronava a uscirle fuori. Fisicamente è un pò bizzarro, basso, pochi capelli, voce squillante, quasi insopportabile e uno stile unico nel suo genere.
Quando arrivarono, ai miei occhi importava solo di vedere una cosa, la sua tastiera. Era un modello vecchio di una marca apprezzabile, io la trovavo stupenda perchè le stregonerie di cui era capace, mi affascinavano molto, mi davano gli stimoli giusti che servono per suonare felici.
Montarono tutto insieme a mio fratello. La chitarra del suo amico, Tony, un sessantenne, era molto bella, non capitava spesso di vedere una chitarra elettrica da vicino e quindi, ne restai parecchio affascinato.
Comiciarono a suonare. Il pezzo che stavano registrando era " And I love her " dei Beatles, non era proprio il cavallo di battaglia della band londinese, tuttavia era piacevole da ascoltare. Allora conoscevo molto poco dei Beatles quindi, giudicai la band su quell' unico pezzo che sentì, non particolarmente bello rispetto a molto altro.
Si vedeva che mio zio e l' amico suonavano da tanto insieme, tra loro l' intesa era perfetta e il pezzo, era strumentalmente preparato in modo discreto. La passione che ci mettevano nel fare detta attività era ispiratrice e più suonavano, più mi veniva voglia di suonare.
La registrazione andò molto bene, nonostante il programma un pò spartano usato da mio fratello per il recording. La testiera faceva la base strumentale e la chitarra, la melodia vocale originale, tutto amalgamato in modo concreto. Quando finirono io mi avvicinai alla tastiera, toccai i tasti, studiai i numerosi bottoni che ne fabbricavano la magia, contai tutti gli effetti di cui era capace. Rimasi per molto tempo a guardarla, così tanto che mio zio se ne accorse e mi disse " vuoi che te la lascio per un pò? così magari ti eserciti ", al momento avrei risposto positivamente, non desideravo altro ma feci il modesto dicendo " no serve a te " " tranquillo per ora non mi serve, te la lascio e tra qualche giorno torno a riprenderla " e io risposi contento " ok, va bene, grazie ".
Vedendo suonare mio zio, imparai ad usare le funzioni più importanti di cui disponeva, a scegliere gli effetti, a selezionari i tipi di ritmi corrispondenti ai generi e a rimembrare qualche costruzione di accordo. Per molti gli accordi sono difficili da imparare tutti ma non lo è affatto, basta conoscere la teoria di ognuno di essi e il resto li trovi da te.
In quei giorni che avevo la tastiera, mi esercitai con l' aiuto di un canzoniere, dove erano presenti molte conzoni Italiane. Suonavo, suonavo e ancora suonavo e molte volte mia madre restava li a sentirmi. La passione per il piano a poco a poco mi stava tornando e questo lasciava molto soddisfatta mia madre.
Qualche anno prima prendevo lezioni private da una maestra di musica, a casa sua. Un pò fù il programma che mi fece seguire non di mio gradimento, un pò fù che la tastiera che avevo simile a quella dei bambini, lasciai tutto con grande dispiacere di mia madre.
Purtroppo quel mio abbandono al piano deluse oltre che mia madre, anche la mia maestra di musica alla scuola media, che vedeva in me delle qualità maggiori rispetto a quelle dei miei compagni e forse, aveva ragione. Mi disse una frase che mi motivò a provarci ancora, " uno su mille ce la fà ", aveva ragione? Probabilmente si.
Fatto stà che credevo di avere tutte le competenze che servono per cercare di creare una canzone, così, ci provai. Sapevo che avrei scritto il testo riferendomi alla sera in cui Mary mi lasciò, dovevo liberarmi di quella rabbia e il modo migliore, era sfogarlo nella musica. Feci alcuni ragionamenti prima di iniziare, ad esempio; dovevo scrivere una canzone triste, allora avrei cominciato con un accordo minore, ma creare dal nulla sarebbe stato troppo difficile per un novellino, così mi ispirai al genere di Tiziano Ferro, ritenuto il cantante più vicino alla mia timbrica vocale.
Cominciai a suonare. Do minore, Mi minore, Do minore, Mi minore, accordi che insieme fanno la musica più deprimente che ci sia ma probabilmente, era così che io la volevo. Il ritornello prendeva praticamente tutti gli accordi sulla scala del do maggiore. La minore, Sol maggiore, Fa maggiore, Mi minore e Re minore. Una musica più stupida non potevo farla ma, infonfo, era solo la mia prima creazione.
Chiamai la canzone " zero ", come quello che valeva Mary in quel momento per me. Il testo era paurasamente schifoso ma li per li, non me ne accorsi, ero accecato dalla rabbia da non accorgermi che stessi scrivendo un testo vuoto, una musica straziante e una melodia vocale orribile.
Completai la canzone e decisi di registrarla. Il programma spartano lo sapevo usare anche io, così feci tutto da solo. Registrai la base dalla tastiera per prima e poi ci cantai sopra. Ammetto che fui seriamente soddisfatto del mio lavoro, nonostante era un pericolo per le orecchie di tutti. Mia madre però, senza aver ascoltato la canzone, era felice che mi stavo applicando a questo tipo di attività e, convinto che potesse funzionare, inviai la registrazione a tutti i miei amici. Le conseguenti critiche voglio evitare di raccontarle.
L' unica cosa di cui mi importava seriamente, era vedere mia madre felice del mio interesse a prescindere della qualità del mio operato.

  
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