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Autore: lete89    05/11/2007    11 recensioni
Un Principe potente.
Una Principessa straniera.
Un matrimonio combinato.
Accettato e subito.
Cosa accadrà?
I pensieri lenti si trasformano in haiku.
L’ haiku rivela uno specchio vuoto: si inscrive nello spazio senza simbolizzare nulla e senza la pretesa di avere un significato. È un'immagine opaca, priva di riflessi.
Commentare un haiku è dunque impossibile. Si può solo dire che, in tutta semplicità, qualcosa avviene e basta.
Unendo i destini di un giovane guerriero e di un fiore di ciliegio.
Nell'iconografia classica del guerriero il ciliegio rappresenta insieme la bellezza e la caducità della vita: esso, durante la fioritura, mostra uno spettacolo incantevole nel quale il samurai vedeva riflessa la grandiosità della propria figura avvolta nell'armatura, ma è sufficiente un improvviso temporale perché tutti i fiori cadano a terra, proprio come il samurai può cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico. Il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un fatto negativo ma come l'unica maniera onorevole di andarsene, rifletté nel fiore di ciliegio questa filosofia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sakura strinse la stoffa del kimono, imponendosi un contegno

Sakura strinse la stoffa del kimono, imponendosi un contegno.

In fondo, il suo fidanzato era dietro di lei, a pochi metri.

Sorrise alle guardie della scorta che, impacciati, provavano improbabili inchini al suo cospetto.

Se non avesse avuto un nodo alla gola, avrebbe riso.

Certo, non era quello il saluto di congedo ad Haru

Ma aveva informato gli uomini che adesso le cose erano cambiate.

Soprattutto, Haru era libera.

L’assedio era finito.

Le truppe dell’Ovest tornavano a casa.

E la scorta dell’Est doveva ripartire.

Sesshomaru era stato tassativo: un giorno, non di più.

Pian piano la schiera di soldati si dissolse.

Adesso, lo sapeva, veniva il momento più difficile.

Izumy le si fece avanti per prima, accarezzando con le mani il suo piccolo fiore ed inchinandosi devotamente.

 

-Fai buon viaggio Izumy e ti prego… prenditi cura di mio padre…stagli vicino…-

 

La demone chinò la testa, incapace di alzare lo sguardo.

 

-Non alzo la voce

Nel lamento, come invece fa

L’insetto; eppure

Copiose le lacrime

Fluiscono furtive-

 

La Principessa si accorse solo allora, sentita la voce spezzata della demone, delle piccole lacrime chele rigavano il volto.

Izumy si portò una mano al volto, cercando di nascondere i singhiozzi.

Sakura le afferrò la mano, stringendola saldamente fra le sue.

 

-Non tu… ti prego… sii forte…-

 

Inghiottì più volte a fatica.

Non poteva piangere.

Non era consentito ad una futura Regina.

E non voleva rischiare.

Un contratto era solo un contratto e già una volta i regnanti dell’Ovest avevano dimostrato di non saper prestar fede ai patti…

Adesso, adesso che finalmente Haru era libera e che lei era fidanzata, doveva sopportare, inghiottire le umiliazioni della corte e di quell’assurdo cerimoniale…

Almeno per un anno…

Almeno fino al giorno del matrimonio…

Quando lui…

Basta!

Se pensava anche a questo sarebbe impazzita!

Izumy strinse con forza la mano, per poi staccarla a fatica ed allontanarsi con alcune guardie.

Sakura si voltò appena.

Sesshomaru era rimasto lì, immobile, all’entrata del castello.

A fissarla.

Senza guardarla veramente.

La quercia

sembra non curarsi

dei ciliegi in fiore

Si portò con stizza una ciocca di lato.

Non stava piangendo.

E voleva che lo sapesse.

Poteva obbligarla a diventare ciò che non era, poteva obbligarla a sposarlo, ma non avrebbe mai rinunciato alla sua dignità…

Almeno, non ancora…

 

-Certo che il tuo fidanzatino non ha l’aria proprio allegra…-

 

A quelle parole la demone si voltò, incrociando gli occhi scuri dell’amico.

 

-Toryu…!-

 

Rimprovero.

Il giovane umano conosceva bene quel timbro di voce dell’amica…

Lo usava sempre quando era stizzita, quando non voleva che si sapesse qualcosa…

Certo, lui era un semplice umano, non poteva parlare così di un Principe…-

 

-Davvero riuscirai a sopportarlo?-

 

Una carezza, percepibile nonostante la stoffa del kimono…

Perché quel calore sul braccio era inconfondibile…

 

-Devo…-

 

Aveva abbassato gli occhi…

Non credeva in quello che aveva detto…

Era stata costretta a dirlo, per non demoralizzarsi prima del tempo…

Per non ricordare quanto in realtà era forte e determinata…

Per ricordare che, in quei panni, era una debole donna…

Sakura appariva chiusa in se stessa…

Indifesa come Toryu non l’aveva mai vista…

E con il cane da guardia alle spalle…

Si avvicinò sinuoso all’amica.

 

-Che ne dici?… Lo facciamo un po’ ingelosire…?-

 

Prima che potesse capire l’esatto significato di quelle parole, sentì sul volto l’odore fresco dei suoi capelli….

Le sue mani calde dietro la schiena…

E il suo volto, nascosto fra il collo e la spalla…

Come quando erano piccoli…

Come quando aveva paura…

Perché Kamigaw l’aveva messa in punizione per una qualche marachella esagerata e Toryu aveva paura, paura che la mandasse via definitivamente…

Allora la stringeva, l’abbracciava allo stesso modo, per paura di perderla, per non farla allontanare…

Ma questa volta, il loro saluto sarebbe stato definitivo…

Non ci sarebbero più state le sortite notturne degli amici nella sua stanza, a portarle qualche candela e tanto buonumore…

E non ci sarebbe neanche più stata la potente voce di Kamigawa a rimproverarli, per poi unirsi a scherzare con loro…

Lo strinse, sperando che il tempo si congelasse in quell’istante, in quell’abbraccio che così spesso l’aveva rasserenata, facendole capire che nessun ostacolo era troppo difficile da superare…

Ma, in quel momento, nessun calore le avrebbe mai fatto dimenticare ciò che l’aspettava…

Una vita di regole precise, freddezza e parole calcolate…

Nessun affetto o comprensione…

La totale dedizione verso un marito che non solo non conosceva, ma anche freddo e indisponente…

Una lacrima, timida e silenziosa le rigò una guancia.

Con un gesto veloce, se l’asciugò, facendo allontanare il corpo dell’amico dal suo.

Però, a quella piccola goccia ne seguirono altre.

Nonostante la determinazione di Sakura, nello smettere, quel pianto sordo non si fermava.

Una mano grande e calda, le asciugò la guancia…

 

-Le gocce di pioggia primaverili

Che cadono, sono forse lacrime?

Del fiore di ciliegio,

invero, non c’è nessuno

che non rimpiange la caduta.

Ci mancherai, ma non temere. Andrà tutto bene.-

 

Senza aspettare una risposta, Toryu si allontanò, montando sul drago bipede e galoppando, dandole le spalle, verso un gruppo di soldati.

Sesshomaru era ancora dietro di lei.

Lo sentiva.

Sentiva la sua presenza.

Se non il calore del suo corpo, almeno la freddezza dei suoi occhi.

Sospirò, riasciugandosi gli occhi, ma non voltandosi questa volta.

Avrebbe capito, avrebbe capito che aveva pianto.

E non doveva.

Non voleva.

Un singhiozzo.

Alzò la testa, incontrando uno sguardo nocciola e smarrito.

 

-Ami…-

 

La mezzo demone le si gettò fra le braccia, senza ritegno.

La coda abbassata e le orecchiette feline mogie.

Scuoteva la testa convulsamente, stringendo l’amica e sospirando dei “no” accompagnati dai singhiozzi.

Sakura la strinse, facendosi contagiare dalla debolezza dell’amica.

 

-Ami, ti prego… adesso basta… non cambierà nulla… te lo prometto… non esagerare, su! Avanti, se no dopo ti si arrosseranno gli occhi e Toryu ricomincerà a prenderti in giro, chiamandoti “procione”…-

 

Il sorriso tirato della Principessa non fu seguito dalla tipica risata della gattina.

Ami sospirò, imponendosi di calmarsi.

 

-Se fossero, le mie,

Lacrime false,

non torcerei segretamente

le maniche bagnate

del mio abito di seta…

Sakura, promettimi che non ti farai cambiare… promettimi che non diventerai come loro…-

 

Paura…

Di perdere un’amicizia…

Di cancellare dei ricordi…

 

-Te lo prometto…-

 

Ormai le lacrime, immuni ai rigidi protocolli dell’Ovest, scendevano numerose.

 

Sono tiepide lacrime

Quelle che come gioielli indugiano

Sulle maniche.

Invano io tento di frenare

Il torrente impetuoso del pianto.

 

-Se vuoi, posso restare…-

 

Sakura sorrise amareggiata.

Sì, lo sapeva,

Conosceva l’amica, lo avrebbe fatto.

Avrebbe rinunciato alla sua felicità pur di aiutare l’amica.

Eppure in quella guerra combattuta senza armi, ma con contratti, aveva già fatto una vittima…

Non sarebbero state due…

 

-No… torna a casa… torna fra le nostre colline, nei nostri campi, al nostro porto… torna vicino al tuo Toryu, vicino a mio padre, vicino alla nostra gente… e dì loro, a tutti loro, che Haru rimarrà per sempre nel mio cuore e non me ne dimenticherà mai…-

 

Un altro abbraccio, seguito dal doloroso addio.

Il corteo si allontanava lento, mentre la Principessa restava immobile a fissarli, seguendoli, per quanto possibile, almeno con il pensiero.

Aveva veramente fatto la scelta giusta?

Sì, lo sapeva…

Aveva salvato la vita a molti giovani che sarebbero morti nello scontro…

Aveva impedito che le donne della sua gente divenissero schiave…

Aveva permesso che suo padre terminasse la vita a capo del suo regno, almeno come reggente del potere…

Eppure…

Eppure in quel momento aveva solo voglia di piangere…

 

-Sakura-

 

Un richiamo.

Si voltò di scatto, con gli occhi lucidi ma il volto asciutto.

No, si era sbagliata.

Quello non era un richiamo.

Era un ordine.

Un ordine del Principe.

Un ordine che le intimava di tornare a palazzo.

Osservò la reggia e le sue alte mura.

La sua prigione.

Sospirò.

Nulla era finito.

Anzi, tutto era appena cominciato.

 

 

 


Strinse con forza, fino a sentire la carta stropicciarsi sotto le sue mani.

Sorrise, chiudendo gli occhi e ripensando alla sua immagine.

Lontana solo nello spazio.

Kamigawa non si era arrabbiato, certo, era contrariato, ma in cuor suo comprendeva la scelta della figlia.

Riaprì la lettera, rileggendo quel lungo testo.

Si sistemò meglio sul caldo futon della sua stanza.

Strano, era lì ormai da qualche settimana eppure quell’ambiente continuava a esserle ostile, dannatamente ostile.

Incominciò a rileggere piano quegli ideogrammi nei quali riconobbe l’elegante grafia di Izumy e le parole sagge del padre.

Stava abbastanza bene, la situazione era stabile.

Eppure…

Eppure non riusciva a giustificare la scelta della figlia.

Perché sacrificarsi con un Principe dell’Ovest?

L’appello in fondo alla lettera le consigliava veramente di tornare e rinunciare a quel folle progetto.

Apprezzava l’impegno e lo spirito di sacrificio, ma avrebbe preferito avere la figlia a casa e combattere una guerra piuttosto che vederla trattata come una geisha qualunque in una corte ostile e straniera, alla mercé di un Principe freddo e omicida.

Ma Haru

Haru era come risorta alla scomparsa dell’esercito dell’Ovest.

La notizia del fidanzamento della Principessa aveva portato non poco scompiglio in quel piccolo regno.

Balli, feste, felicitazioni…

E tanta amarezza, mista a orgoglio e, purtroppo, anche vendetta.

E c’erano anche altre novità.

Kaminari le si sistemò in grembo, distogliendo Sakura dalla lettura.

Quei giorni erano stati pesanti per lei…

Le lezioni erano molte e troppe le nozioni strane e ridicole da imparare…

E quel rigidissimo protocollo…

Fortunatamente il piccolo demone-grillo le era stato vicino…

Nonostante le ripetute richieste della Regina di allontanarlo, era ancora lì.

E anche la presenza di Sesshomaru non era stata così soffocante come se l’era immaginata.

Lo vedeva poco e non ci parlava mai.

I loro sguardi si incrociavano appena durante i pasti, se il Principe non aveva ricevimenti impellenti, per poi lasciarsi e dirigersi ognuno alle sue occupazioni: strategie e allenamenti militari per lui, dizione e comportamento per lei.

Nei pochi momenti liberi, invece, i due venivano lasciati soli, a girare per il giardino.

Nel silenzio più totale.

Sesshomaru sembrava ricercare la pace e la tranquillità dopo ore di discussione, mentre Sakura cercava solo silenzio e la possibilità di svuotare la mente dai pensieri.

Così, i minuti passavano nel silenzio più totale.

Praticamente, poteva dire che non ci avesse mai parlato veramente, escludendo il primo giorno del loro incontro.

Certo, fra due fidanzati la completa mancanza di dialogo non va a beneficio del rapporto di coppia, ma in quel caso la loro lontananza era di sollievo per Sakura.

Accarezzò la testolina  del grillo, facendo saettare dei piccoli lampi gialli di approvazione, per poi ricominciare a leggere.

Novità importanti.

Novità inattese ma sperate.

Novità che avevano il gusto della malinconia perché lei non era stata presente.

Ami e Toryu.

Finalmente.

Doveva essere successo la sera del grande ballo per festeggiare il fidanzamento della Principessa.

Sospirò.

Le sarebbe piaciuto esserci.

Certo, la lettera raccontava con minuzia tutti i particolari, probabilmente dettati dalla giovane mezzo-demone, ma esserci…

Esserci sarebbe stato molto, molto diverso.

Anche quella sera ci sarebbe stata una festa ad Haru e sempre per lo stesso motivo.

Una delegazione di cittadini e mercanti sarebbero andati dal Sovrano dell’Est a rendergli onore e a ringraziarlo del sacrificio per salvare quella terra.

Voleva dire che stava meglio se c’era scritto che accettava visite…

Anzi…

Rilesse le ultime righe un paio di volte, con gli occhi spalancati e increduli…

No!

Non poteva essere vero!

Kamigawa sarebbe partito, per raggiungere l’Ovest!

Per raggiungere lei!

Le sue condizioni erano migliorate  sperava di essere presente all’annuncio del fidanzamento nei territori dell’Ovest…

Ma mancavano solo due settimane!

Come avrebbe fatto a…

I draghi volanti!

Aveva pensato proprio a tutto!!!

Lei non aveva potuto usarli, perché oltre a se stessa doveva trasportare anche tutte le sue cose per un trasferimento definitivo, mentre per Kamigawa si sarebbe trattato solo di un viaggio…

Comunque lungo…

Almeno dieci giorni continui…

E nelle sue condizioni!

Però, doveva ammettere che le sarebbe piaciuto averlo vicino…

La Regina aveva insistito a spostare l’annuncio di qualche settimana per poter educare bene Sakura…

Logicamente però la notizia era uscita dalle mura del palazzo, ricevendo diffidenza e astio.

Straniera.

Barbara.

Approfittatrice.

Diversa.

Il popolo dell’Ovest era fiero della sua purezza e unicità…

Che presto lei avrebbe contaminato…

Scosse le spalle.

Non aveva importanza.

Avrebbe resistito.

Doveva resistere.

Almeno fino al matrimonio.

Avrebbe retto all’astio e all’odio, sopportato umiliazioni e scherno…

Ma Haru sarebbe stata salva…

E suo padre sarebbe morto nella sua terra, da Padrone.

Riavvolse la lettera, riponendola in un’elegante mobiletto.

Avrebbe risposto più tardi.

Adesso doveva andare a seguire la lezione della Regina.

Uscì dalla sua stanza, trovando i corridoio stranamente vuoto.

Certo, era in anticipo…

Le serve che la avrebbero dovuta accompagnare ancora non c’erano…

Beh, pazienza.

Ne avrebbe approfittato per aggirarsi nel Palazzo…

E poi, Kaminari le saltellava vicino!

Che rischi avrebbe potuto correre con una guardia del corpo così efficiente?

S’incamminò.

I corridoi erano larghi e sontuosi…

Le tele appese delicate e raffinate…

Suo Padre le aveva spesso parlato di Inutaisho

Il grandissimo condottiero che aveva vissuto in quella magnifica reggia…

Eppure…

Nonostante la sua abilità di condottiero…

Nonostante la sua sagacia di politico….

Nonostante la sua vita di demone…

Era stato come dimenticato da quelle pareti…

Inghiottito dal nulla delle travi di legno chiaro.

Nulla a ricordare il suo passaggio.

Nessuno che lo ricordasse.

Kamigawa diceva sempre che era stato un demone forte ma sfortunato.

Aveva vissuto in un Regno che gli aveva rovinato la vita con i suoi stupidi pregiudizi razziali…

Ma non era mai andato oltre.

Non aveva mai svelato cosa volessero dire quelle parole…

Nonostante la curiosità di Sakura, era davvero poco quello che sapeva sul demone padre del suo fidanzato.

 

Com’è desolata.

Ah, quante generazioni avrà visto

Questa dimora!

La persona che vi avrà vissuto

Non viene più a visitarla…

 

Da dietro un angolino comparve, velocissima, una figura arancione che le sbatté subito contro.

L’impatto non fu certo violento, ma di sicuro inaspettato.

E la macchiolina allegra ruotò i suoi occhioni scuri su di lei.

 

-Ti senti bene?-

 

Una bambina la osservava dubbiosa con due grandi occhi scuri e intensi.

Le sorrise, nascondendo lo stupore.

Un’umana.

Ne aveva sentito il profumo nei giorni precedenti e aveva sentito parlare della serve di una bambina umana che aveva viaggiato con il Padrone, ma non aveva mai preso seriamente quelle dicerie…

E adesso se la ritrovava lì davanti, in un ingombrante kimono arancione con piccoli pesciolini rossi e un mazzolino di fiori di campo.

 

-Ciao… e tu chi sei?-

 

Rin dal canto suo la fissava insospettita.

Allora era quella la ragazza che Jaken continuava a ripeterle essere la fidanzata del Sommo Sesshomaru?

Certo, era bella, ma non più di altre…

E non era molto alta…

Anzi, dire il vero, anche la sua voce poteva risultare sgradevole…

 

-Rin…-

 

Appena un debole pigolio, dubbioso, pauroso, timido.

Sakura le accarezzo la testa.

 

-Hai una bellissimo nome, piccina. Io sono Sakura…-

 

Come si permetteva di prendere così tanta confidenza con lei?

Chi la conosceva?

E poi Padron Sesshomaru non le aveva mai parlato di una fidanzata!!!

Chi era quella demone?

 

-Non ti ho mai visto prima a Palazzo…-

 

Dubbio.

Sospetto.

 

-Infatti.. sono qui da poco tempo. Mi dispiace non averti conosciuta prima, Rin, altrimenti avremmo potuto passare più tempo assieme…-

 

No!

Assolutamente no!

Rin non voleva passare del tempo con quella sconosciuta!

Rin voleva vedere Padron Sesshomaru!

Era da settimane che riusciva solo a intravederlo…

Passava tutto il tempo in riunioni o con quella sciocca ragazza!

Non era giusto!

 

-Dov’è Padron Sesshomaru?-

Rin! Dannazione a te! Non ti si può mai perdere di vista un secondo! Si può sapere dove ti sei cacciata?-

 

La voce gracchiante del piccolo demone verde interruppe i loro discorsi.

Jakan, vedendo l’adorata Principessa, si prosternò a terra, biascicando mezze forme di omaggio mescolate a forme di scuse.

Rin alzò gli occhi al cielo, mentre Sakura ridacchiava del comportamento esagerato del piccolo demone.

Il servetto si alzò poi si scatto, avventandosi su Rin.

 

-E tu, stupida! Come ti permetti di entrare negli alloggi della Principessa senza permesso! E di gironzolare da sola nel castello? Sai che non è permesso! E come ti permetti di stare ritta davanti alla futura Regina? Non puoi mancarle di rispetto così! Chi ti credi di essere! Adesso tu…-

-Jaken basta così… non è necessario…-

 

Il piccolo demone tornò ad inginocchiarsi, arrossendo a quelle parole.

Il suo nome…

Non era mai suonato così bene..

Gongolò compiaciuto.

Aveva sentito molti altri servi parlare della Principessa, ma nessuna descrizione poteva eguagliare la realtà…

Discendenza pura stirpe forte, bellezza seducente…

Era la sposa perfetta per Padron Sesshomaru!

 

-Rin voleva solo incontrare il Principe, se ho capito bene… giusto?-

 

La bambina accompagnò la risposta con dei cenni affermativi.-

 

-Sì, esatto. Ho raccolto questi fiorellini nel giardino e volevo darglieli. Sai dov’è adesso?-

-Rin! Che razza di modi sono! Ti sembra questa la maniera corretta per rivolgerti alla Principessa? Altezza, la perdoni è solo una stupida umana… cosa vuoi che importi a Padron Sesshomaru dei tuoi fiori? Ha così tanti impegni che…-

-Lascia perdere Jaken, non riprenderla. Sono lusingata del rispetto che mi porti, ma non sgridare Rin per una colpa che non ha. Sono stata io a permetterle di darmi del tu, non ci sono problemi…-

 

Il demone ammutolì.

Nessuno poteva dare del tu ai Sovrani!

Anche fra la Regina e il Padrone c’era l’obbligo del Voi!!

Neanche la Principessa stessa al Sommo Sesshomaru!

Solo fra un anno, una volta divenuti marito e moglie, i due si potevano dare del tu, ma in nessun altro caso!

Questa gentile concessione della Principessa era indice della sua bontà di cuore e comprensione…

Il demonietto gongolò un po’ all’idea di servire una Padrona che finalmente non lo picchiava ma usava quel tono dolce di rimprovero e un’occhiata d punizione…

 

-… per quanto riguarda il Principe… sono certa che riuscirà a trovare un paio di minuti per questi bellissimi fiori! Adesso se non sbaglio dovrebbe essere all’allenamento… Jaken, ti prego, in quella zona non posso entrare, ti dispiacerebbe dire al Principe che gli devo parlare e che lo aspetto nel cortile centrale del Palazzo?-

 

Con un sorriso, la Principessa si allontanò, seguita da una Rin sempre più incuriosita da Kaminari…

 

-Cos’è?-

 

Sakura sorrise.

Aveva sentito un po’ di ostilità da parte della bimba nei suoi confronti…

Ma povera piccina!

Tutta sola in quel palazzo abitato da demoni!

Chissà come doveva sentirsi!

E poi…

Chissà quante voce sul suo conto avrà sentito dire dai servitori…

 

-E’ un demone-grillo… si chiama Kaminari… sai, nel mio paese è ritenuto essere un portafortuna…-

 

La piccola rise a una capriola dell’animaletto, facendo venire un’idea alla giovane.

 

-Purtroppo però, in questi giorni, è molto triste…-

-E perché…?-

-Perché non posso prendermi cura di lui… Anzi! Perché non lo fai tu?-

 

Rin ci rifletté un attimo.

Non le piaceva quella ragazza, affatto.

Però, prima era stata a salvarla da Jaken e adesso la stava aiutando a vedere il Sommo Sesshomaru…

In fondo era in debito…

E Kaminari era davvero simpatico!

 

-D’accordo!-

-Sei sicura? Guarda che Kaminari ha molte esigenze… gli piace saltare nei prati, stare all’aria aperta e dormire all’ombra degli alberi…-

-Credo che ci divertiremo molto assieme!-

 

Sesshomaru sopraggiunse poco dopo.

Sguardo torvo e passo sicuro.

Si avvicinò continuando a fissare la ragazza che , nonostante i brividi lungo la schiena, tenne gli occhi puntati su di lui.

Le avevano detto che una giovane non poteva fissare negli occhi un uomo.

Soprattutto se questi era il Principe.

Ma suo padre le aveva insegnato a non abbassare mai gli occhi.

E, fra le due regole di vita, aveva scelto quella del padre.

Con una breve corsetta Rin lo raggiunse estasiata, mostrandogli i fiori e parlando a raffica.

Sesshomaru, incredibilmente, l’ascoltava.

Sakura a qualche metro da loro si chiese nuovamente cosa ci facesse una solare bambina umana in compagnia di quel freddo demone.

Come aveva fatto Rin ad affezionarsi ad una persona del genere?

Rin incominciò a gesticolare in direzione del demone grillo.

E fu allora che Sesshomaru alzò nuovamente il suo sguardo si di lei.

Di nuovo freddo.

Di nuovo scostante.

Mantenne di nuovo lo sguardo, sperando che non dicesse nulla per la piccola bugia davanti a Rin.

In fondo non doveva parlargli, ma Rin ci teneva tanto a vederlo e quello era l’unico modo per avere un’udienza immediata…

E la zona di allenamento militare era vietata a una donna sola…

Incredibilmente, tacque, tornando muto ad ascoltare i gridolini esaltati della bambina.

 

-Principessa! Finalmente l’abbiamo trovata!-

 

Le Dame, trafelate, la raggiunsero alle spalle, inchinandosi frettolosamente.

 

-Mi dispiace averi fatto preoccupare, ma vedete…-

-Non c’è tempo! Siete in terribile ritardo per la lezione! La Regina è furiosa!-

 

Solo allora Sakura si rese conto del tempo passato.

Troppo velocemente si voltò, inciampando nella lunga stoffa del kimono e rischiano di cadere.

Fra i risolini e la preoccupazione del ritardo, scomparve presto fra le mura del palazzo, parolottando scuse con le Dame.

Tutto, sotto gli occhi vigili del Principe.

 

 

 


Eppure quell’immagine non riusciva proprio a togliersela dalla testa.

Le era sembrato che…

Eppure sarebbe stato strano…

Immaginazione o realtà?

Davvero Sesshomaru aveva accarezzato la testolina arruffata di Rin?

O era stata solo una sua impressione?

Una sua speranza forse…

Già…

Più probabile…

Sbuffò, ripiegandosi sui rotoli.

Eppure Rin era così carina…

Non riusciva a dimenticarla…

E non riusciva a evitare quell’assillante domanda?

Cosa ci faceva un umana, per di più così piccola, in un Palazzo come quello?

E che razza di rapporto ci poteva essere fra lei e Sesshomaru?

Che fosse….

Scosse la testa, cercando di cancellare quell’immagine…

No!No!No!

Nessuno sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere a quella bambina!

Eppure…

Sesshomaru ha già distrutto villaggi e ucciso uomini…

Una cosa del genere non sarebbe certo contro la sua etica…

Anzi…

Forse non sarebbe neanche la prima volta…

NO!

Scosse la testa con forza, chiudendo anche gli occhi, sperando di non vedere più quell’immagine frutto della sua mente.

E quell’essere fra poco sarebbe diventato suo marito?

Sarebbe stato il proprietario indiscusso di lei, del suo cuore, della sua mente, del suo corpo?

No!

Non poteva!

Non voleva!

Alla mente le tornarono confuse le immagini di racconti narrati da marinai e mercanti…

Le gesta del freddo principe dell’Ovest…

Vite distrutte…

Vite cancellate…

Vite uccise…

In un lampo si ritrovò a fissare con gli occhi sempre chiuse quelle fredde gemme ambrate.

Non era difficile credere che fossero in grado di fare cose simili…

Quegli occhi inespressivi erano certo privi di sentimenti…

No!

Doveva essere un incubo!

Voleva svegliarsi!

Voleva scappare!

Voleva…

 

-Sakura!-

 

Tono fermo e deciso.

Sbarrò di colpo gli occhi, specchiandosi in due truccati occhi ambrati.

Così simili  qelli di lui.

Così diversi da quelli di lui.

Sguardo spaurito.

Aria incerta.

Espressione preoccupata.

 

-Arrivate tardi alla mia lezione e ancora non mi ascoltate, Cara?-

 

Sakura scosse la testa, cercando di ritrovare un minimo di autocontrollo.

 

-Mi…mi dispiace Regina…-

 

La Demone chiuse il ventagli in un gesto secco, accucciandosi poi vicino alla giovane.

 

-A cosa stavate pensando?-

 

Sakura arrossì vistosamente.

Cosa poteva dirle?

Che stava pensando di aver sbagliato, che non sarebbe dovuta essere lì,

Che pensava a quanto potesse essere pericoloso suo figlio?

 

-Nulla di particolare, Altezza…-

 

Si grattò con nervosismo la testa, subito ripresa dalla Demone.

C’era qualcosa che non andava.

Lo aveva sentito.

Lo aveva sentito bene.

Aveva sentito il muto grido di quegli occhi, la richiesta di aiuto in quel volto pallido e delicato.

Con eleganza si sedette vicino a lei.

 

-Ne siete sicura?-

 

Scoperta.

Aveva intuito qualcosa.

Bisognava ricorrere ai ripari.

E in fretta.

 

-Veramente pensavo alla cerimonia… Mio padre mi ha scritto una lettera! Dice che cercherà di essere presente!-

 

La Regina alzò un sopracciglio.

Male…

Gesto che non sfuggì alla giovane…

 

-Non ne siete contenta, Altezza?-

 

Sviare il discorso.

Sviare la mente.

Distrarre il pensiero.

Unico modo per poter restare ancora padrona di se stessa.

 

-Veramente io e Vostro padre non siamo mai andati molto d’accordo Nobile Sakura…-

 

Questo non lo sapeva.

Suo padre non glielo aveva detto.

 

-Posso osare chiedere come mai?-

 

Aveva abbassato il tono di voce, per paura di aver osato troppo.

Un colpo secco e il ventaglio si riaprì.

 

-Troppo diversi… invece lui e il Sovrano andavano molto d’accordo… non capisco ancora cosa ci trovasse in un uomo tanto rozzo Inutaisho-

 

Era la prima volta.

No, non che sentiva offendere suo padre, ma che sentiva chiamare per nome il precedente Sovrano…

Con nostalgia…

Con malinconia…

Con rimpianto…

Come accortasi di quegli occhi indagatori la Regina si coprì il volto, voltandosi leggermente.

 

-Comunque non ha importanza. Non sarete mai pronta per la prestazione ufficiale se non torniamo al lavoro…-

 

No, non era il caso di chiedere come fosse scomparso…

La Regina era già abbastanza scossa…

Sarebbe stato per un’altra volta…

 

-Secondo Voi sarò pronta per quella data?-

 

Sakura si era ripiegata sui fogli, ricopiando con una calligrafia elegante e ricercata le regole del comportamento femminile.

 

-Forse…avanti. Ripetetemi le doti fondamentali di una Regina.-

 

Sakura sbuffò senza farsi vedere.

Odiava studiare quelle cose.

Odiava cosa avrebbe dovuto fare.

Come si sarebbe dovuta comportare.

 

-Silenziosa, eschiva,aggraziata, cortese, ponderata, educata, raffinata, non maldicevole, non frivola, non litigiosa, non inattiva, discreta, prudente, ingegnosa, non superba, non invidiosa, non malédica, non vana, non contenziosa, serena, umile, saggia, scherzosa, severa, prudente, magnanima, moderata, accondiscendente,…-

 

Una cantilena senza senso, con parole avvicinate per musicalità.

Nessuna fiducia.

Nessuna fede.

Un inutile enumerazione.

 

-… assolvere i propri doveri con calma e con rispetto. Riflettere prima di agire.-

 

La Regina sorrise compiaciuta.

 

-Bene. a che distanza devi stare dal Principe?-

-Tre passi dietro.-

-E una volta divenuta Regina?-

-Al suo fianco.-

-La disposizione a tavola?-

-Alla sua sinistra-

-E durante le riunioni come dovrete comportarvi?-

-Gli unici interventi a me riservati sono per regolare i discorsi dei vari interlocutori nel tempo e nell’attinenza al tema o per attivare la produzione e l’articolazione dei ragionamenti. Non dovrò comunque mai contribuirvi in senso attivo. Neppure se introdotta direttamente dalla misoginia di uno degli invitati dovrò reagire verbalmente, anzi, dovrò limitarmi a scarse battute polemiche o fingere scherzosamente di aggredire il denigratore, usando il gesto ma mai la parola. Se lo riterrà necessario, sarà il Principe in persona a prendere le mie difese, in caso contrario, voleva dire che non era necessario. Non mi è mai concesso di parlare in presenza del Principe senza il suo consenso. Per questo devo avere cognizione di causa in ogni argomento per non mostrarmi mai disorientata, neppure riguardo ad argomenti maschili che non mi convengono. Proprio per essere all’altezza di tutto questo, Voi Altezza, mi aiutate nell’affinare le arti apprese nella mia terra e nell’apprendere anche la letteratura, la musica, e la pittura di questa terra. Per allietare gli ospiti devo quindi essere in grado di danzare e festeggiare, senza però dimenticare le necessarie virtù della modestia e dell’onestà.-

 

Perfetto.

Queste cose erano state assimilate.

 

-Passiamo agli spostamenti. Come devi muoverti fuori da Palazzo?-

-Non posso uscire se non accompagnata dal mio Consorte o con una cospicua scorta…-

Bene… e nel Palazzo?-

 

Sakura sbuffò.

Che noia.

Ogni giorno le stesse assurde domande.

E lei, fedele, le stesse false risposte.

 

-Sempre accompagnata da almeno due dame.-

-Non ci siamo ancora…-

 

La Regina trattenne la sua irritazione con fermezza.

Non capiva perché quella ragazza non completasse mai la risposta.

 

-Puoi stare sola con un uomo?-

-Sì…-

-NO! Mai appartarsi in privato con un uomo, a parte se questi è un eunuco!

Incontrerai persone dell’altro sesso, questo è certo, ma ai ricevimenti e alle feste e mai da sola!

C’è però un uomo con cui DOVRAI stare sola…

Il Principe…-

 

Un brivido lungo la schiena.

Disgusto.

Lo sapeva.

Ma non voleva saperlo.

Non voleva pensare a un momento di “intimità” fra lei e il Principe…

Anche se fosse solo vicinanza…

Come quei pomeriggi che erano obbligati a trascorrere assieme…

Assieme perché nella stessa stanza, nello stesso giardino…

Ma su due pianeti differenti…

Ognuno con i suoi pensieri e il suo odio.

Il suo sguardo angosciato colpì la Regina.

Uno sguardo in cui riconobbe le stesse paure e angosce di una giovane Nobile di molti anni prima.

 

-So a cosa state pensando…-

 

Sakura alzò il volto, sorpresa.

Era strano sentire nella voce della Regina quel tono dolce e carezzevole.

 

-Sakura, sapete qual è il vostro compito qui a Palazzo?-

 

La Principessa abbassò la testa.

Lo sapeva.

E non voleva sentirlo.

Lo sapeva.

E lo odiava.

Lo sapeva.

E non poteva opporsi.

La Regina la fissò statica, bellissima nella sua fredda maschera di regnante.

Intenerita nell’animo di donna.

 

-Procreare un erede maschio.-

 

Spalancò gli occhi, incredula nel sentire quella verità conosciuta e celata a se stessa.

Fissò con gli occhi impauriti la Regina.

Sapeva questo cosa comportava.

Cosa avrebbe dovuto fare con il Principe.

Donare tutta se stessa a lui.

Al Principe.

All’assassino.

Allo spergiuro.

Al traditore.

 

-Non temete. Dovete solo unirvi a lui. Nessuno vi obbliga ad amarlo.-

 

Sospirò.

Magra consolazione.

Che sapeva di menzogna.

La Regina continuò.

 

-E’ vero, non dovete amarlo. Ma dovete riconoscere in lui l’unico referente e vivere in sua funzione, adattarvi ad ogni situazione e stargli accanto, indipendentemente dal suo comportamento. La moglie non è padrona del suo corpo ma quello è tutto in potere del marito che ne può disporre a suo piacimento. –

 

Sakura si raggomitolò su se stessa, avvicinandosi le gambe al petto, noncurante del protocollo, e avvinghiandosi alla ricerca di un abbraccio.

Alla ricerca di un calore che placasse il freddo che sentiva dentro.

 

-Ma non dovete preoccuparvi di questo. I Principi dell’Ovest si sono sempre dimostrati rispettosi nei confronti delle mogli. Mio marito, ad esempio, dopo la nascita del Principe non ha più preteso nulla… e ha dimostrato chiaramente che non gli era mai importato nulla di me. Naturalmente anche il nostro era un matrimonio combinato, e io ho rispettato il mio ruolo. Quello di Regina. Quello di progenitrice dell’erede. E adesso, ho potere, ho un figlio che ha dimostrato essere il più potente demone della casata, ho diretto un territorio che oggi è il più vasto mai conosciuto… raggiunto questo punto, posso dirmi soddisfatta della mia vita. Il ruolo di amante… quello non mi è mai appartenuto… per quello ha scelto un’altra… e per quest’altra ha pagato un prezzo altissimo.-

 

Una luce negli occhi.

Uno sguardo omicida.

E un profondo odio dettato da amarezza e gelosia.

Ma non proseguì.

Ricordi dolorosi.

Ricordi da dimenticare.

Ricordi ce non dovevano mai essere pronunciati.

Era strano come la Regina parlasse del defunto sovrano.

Con una voce dolce e devota.

Strana da sentire in una Regina tanto potente e capace.

 

-Lo amavate?-

 

Le era venuto spontaneo da chiedere.

La Sovrana finora aveva solo parlato del marito e di questioni di governo, mai di sentimenti.

Sorrise della curiosità della giovane.

Piccolo difetto che continuava a esistere in quella sua opera.

In quella sua creazione.

Ma presto, lo avrebbe eliminato.

Insieme a tutti gli altri sentimenti.

 

-Ha importanza?-

 

Che senso aveva pensarci dopo tanto tempo?

Che senso aveva riaprire vecchie ferite ormai cicatrizzate?

 

-Per Voi sì…-

 

Sorrise.

Ecco la luce particolare di cui avevano parlato i viaggiatori che venivano da Haru.

Una giada spendente e profonda.

Uno sguardo nell’anima e un cuore aperto.

Troppo.

Troppo esposto alle ferite.

Un cuore che poteva sanguinare facilmente.

 

-Una vergine si sposa per far piacere

Al regno, una vedova per far piacere

A se stessa-

 

La Regina sorrise di quell’affermazione.

Già.

Lei era stata tutto:figlia, amica, sorella, moglie, madre e vedova.

Aveva toccato tutti gli stadi di una donna, e anche di più, diventando Regina.

Ma non era mai stata amata.

Fissò quella ragazzina, quella straniera dal profumo lontano e dalla carnagione chiara.

Quella ragazzina che, dopo poche parole, aveva capito cosa sentisse la Regina.

Unica che ne avesse compreso le debolezze.

Se una vedova si risposa, lo fa per amore.

Se una vedova non si risposa, è perché ha amato il marito.

Sorrise compiaciuta.

 

-Sarete una brava Regina. La saldezza dell’unione matrimoniale è strumento per conservare l’integrità economica del regno, mentre l’insistenza sull’obbligo della fedeltà per la donna assicura la purezza della discendenza. Certo al marito non è richiesta la stessa fedeltà, ma credetemi, è meglio così. Non avete nulla da temere da mio figlio, Hime. Questo matrimonio non farà altro che portarvi lustro e onore. E’ un demone bellissimo, un ottimo stratega e il miglior guerriero conosciuto.-

 

Ma lei non voleva questo.

Ma lei non vedeva questo.

Vedeva due freddi occhi assassini.

Vedeva un volto marmoreo.

Incantevole nella sua bellezza.

Freddo nella sua immutabilità.

 

 

 


-Ne sei proprio sicuro? E’ stato lui a convocarti?-

-Lui chi?-

-Sesshomaru!-

-Ah… mi ha convocato? Al momento non ricordo….-

 

Il vecchio demone si accarezzò la barba, assorto in pensieri lontani.

 

-Insomma!!!! Leggi quella lettera!!!-

 

Il demone pulce saltellò insistentemente sulla spalla dell’amico, cercando di invitarlo con forza a muoversi.

 

-Che c’è Myoga? Di cosa hai paura?-

 

Il demone pulce sussultò rabbrividendo.

Mosse le zampette allarmato.

 

-Zitto Totosai!!! Non senti che siamo nel giardino interno del Palazzo? Si quel palazzo!!!-

 

Il piccolo demone si nascose in una piega del vestito, rabbrividendo spaventato.

 

-Ancora non capisco come tu mi abbia convinto a venire…-

 

Il fabbro sorrise della paura dell’amico.

Aveva sentito mormorare fra i demoni di “certe” novità a Palazzo.

E voleva che il suo amico lo sapesse.

Cero però, solo dopo averne avuta conferma.

 

-Totosai…-

 

Il vecchio fabbro si girò, smettendo di accarezzare il dorso della mucca che lo aveva trasportato fin là.

Il Principe.

Cresciuto dall’ultima volta che lo aveva visto.

Elegante negli abiti signorili.

Dannatamente simile d’aspetto a un amico perso da tempo.

Dannatamente simile nel carattere ad una donna che non aveva mai sopportato.

Sesshomaru gli gettò ai piedi una spada, ancora custodita nella fodera.

 

-Riparala-

 

E senza aggiungere altro, scomparve.

Invisibile come era apparso.

Totosai fissò la sua creazione lasciata morente ai suoi piedi.

Tenseiga.

La spada che resuscita i morti.

L’arma con cui il Principe dell’Ovest aveva combattuto Naraku una volta scoperto il suo potere speciale.

Povera Tenseiga

Naraku era stato un nemico difficile…

E il potere usato da Sesshomaru molto.

Si capiva subito il suo stato.

Sgualcita.

Rovinata.

La lama non affilata.

In effetti si aspettava che lo avrebbe chiamato molto prima.

Subito dopo la morte del mezzo-demone.

E invece niente…

Aveva continuato a girovagare, a combattere contro demoni potenti solo con la forza fisica.

Ma con Tenseiga al fianco.

Borbottò qualche espressione di dolore, massaggiandosi la schiena nel tentativo di recuperare la spada.

Maledetti reumatismi!

Anche lui,ormai, aveva una certa età…

 

-Non temete Nobile Totosai. Vi aiuto io. Che razza di modi…-

 

Voce gentile e carezzevole, leggermente abbassata e roca a fine frase.

Come se avesse paura di farsi sentire.

Totosai si riportò eretto, sforando con le mani una cascata di seta viola e incontrando con lo sguardo gemme di giada.

Sakura raccolse velocemente la spada, consegnandola nelle mani del vecchio demone.

Sorrise gentile nel ridargliela.

Quell’improvviso silenzio fece uscire il piccolo demone pulce dal suo nascondiglio, rimanendo anche lui sorpreso a quella vista.

 

-Ma… ma tu chi sei? Cosa ci fai in questo Palazzo?-

 

Totosai, sordo alle parole dell’amico, accettò la spada, estraendola piano dal fodero per poterne studiare ogni piccola scalfittura.

Sakura assottigliò un po’ gli occhi per vedere di chi fosse quella strana voce.

Un demone pulce!

Quel demone pulce!

 

-Sono lieta che siate venuto a palazzo anche Voi, nobile Myoga. Il Principe non mi aveva informato…-

 

Sakura lanciò uno sguardo poco lontano da loro dove, all’ombra di un acero, Sesshomaru fissava assorto i suoi pensieri.

Il demone pulce continuò a fissarla incuriosito.

Eppure…

Gli ricordava qualcuno…

Quel qualcuno…

 

-Ehi, Totosai… non ti sembra di aver già visto questa ragazza?-

 

Il vecchio fabbro rimase concentrato a fissare la spala davanti a lui, muto osservatore delle sue ferite.

 

-Credete di poterla riparare?-

 

Totosai si sedette sull’erba con Tenseiga in braccio.

Se Sesshomaru gli aveva chiesto solo ora di ripararla, questo non poteva voler dire altro che…

 

-Non sembra troppo grave… Questo tipo di spada per la sua qualità costruttiva e la sua eleganza estetica mi ha molto affascinata, non ostante non sia un uomo d`armi e quindi non sia in grado di apprezzarla veramente. Ma è l`aspetto profondamente mistico che la lega al suo proprietario che ne fa un`arma particolare. Come Mastro Spadai Katanakaji, per poterla forgiare, ha dovuto studiare e fare il complesso rituale della costruzione della lama, nel quale l`arte di dominare il Ferro, il Fuoco e l`Acqua si fonde alla visione simbolica della Vita. Nella forgia tutti gli elementi del cosmo tradizionale assumono una parte determinante: il Metallo partecipa come ferro e acciaio sovrapposti e saldati, il Fuoco presiede alle varie fasi del lavoro modellando le forme, l`Acqua è l`ingrediente del raffreddamento e indurimento della lama, il Legno costituisce l`elemento combustibile, la Terra è l`argilla che serve a rivestire il metallo durante la tempra. Ogni elemento usato è fortemente simbolico e caratterizza il rituale stesso: il Kaji ne deve tenere conto e deve seguire fedelmente le varie fasi immergendosi in questa spiritualità purificato, per non rendere "impura" la spada.-

-Vi intendete di katane?-

 

Totosai non aveva alzato lo sguardo dalla spada, continuando ad accarezzare con dolcezza la lama ferita.

Myoga si era ammutolito, perso nei suoi ricordi.

Eppure quella ragazza la aveva già vista…

 

-Mio padre oltre che essere un guerriero è anche un ottimo fabbro. Mi divertivo sempre molto ad assisterlo nell’officina, mentre mi raccontata dello stretto legame che vige fra un guerriero e la sua spada: ricordava sempre che un guerriero non si riconosce dalla sua forza ma dalla forza che ci mette nel credere nella sua spada perché sarà essa che lo seguirà fino alla sua morte che un vero guerriero affronterà con indomito coraggio ed orgoglio.-

 

Anche quel discorso non era nuovo a Myoga

Con forza il piccolo demone iniziò a premersi le zampette sulla testa, cercando di riportare alla memoria un ricordo lontano.

 

-Vostro padre è molto saggio… mi piacerebbe conoscerlo…-

 

Totosai aveva finalmente rialzato lo sguardo sulla Principessa, incontrandone il sorriso sincero e gli occhi allegri.

 

-Oh, ma voi e il vecchio Myoga lo conoscete già, nobile Totosai-

 

Myoga s’intromise improvvisamente nel discorso.

Finalmente era riuscito a collegare quel volto e quelle parole a un nome conosciuto.

 

-Kamigawa!-

 

Sakura si nascose il sorriso dietro il ventaglio, mentre Totosai si voltava interrogativo verso l’amico.

 

-Eh? Cosa dici Myoga…-

 

Il demone pulce iniziò a saltellargli sulla punta del naso, agitando concitatamente le zampette.

 

-Kamigawa!!! Il precettore alle armi di Inutaisho! Il Sovrano dell’Est, quella terra di Haru dove Inutaisho era andato durante il suo errare prima di essere Sovrano, quando ancora era Principe!!!-

 

Il Fabbro si grattò dubbioso la fronte…

 

-Al momento non mi ricordo…-

-Ci risiamo!-

 

Myoga sospirò sconsolato per poi osservare nuovamente la Principessa che rideva da dietro il ventaglio.

 

-Quindi Voi dovete essere la figlia di Kamigawa-

 

Sakura gli sorrise, chiudendo il ventaglio con un gesto elegante e esperto.

 

-Sì Saggio Myoga. Il mio nome è Sakura, Principessa…-

 

La demone si bloccò di colpo.

Principessa…

Non lo era più…

O meglio…

Lo era grazie al titolo del Fidanzato…

Non era più la Principessa di Haru

Haru non era più un regno unico…

Adesso era una regione dell’Ovest…

E lei era la fidanzata del Principe…

 

-E cosa ci fate così lontano da casa, Altezza?-

 

Totosai osservò di nascosto il volto della giovane.

Che fosse lei ad aver portato tanto scompiglio nel regno dell’Ovest?

 

-Io sono a casa, Vecchio Myoga…-

 

La sua nuova casa…

Myoga sbatté più volte gli occhi, incredulo…

 

-Volete… volete forse dire che…-

 

Sakura sorrise, abbassando gli occhi.

 

-Esattamente…-

-Cosa? Cosa vuol dire Myoga?-

 

Totosai fissò l’amico con i grandi occhi bovini curiosi.

Il demone-pulce saltellò, fino ad arrivare all’altezza dell’orecchio dell’amico.

 

-E’ giunto il tempo! Sesshomaru diventerà Sovrano dell’Ovest!-

 

Il fabbro volse lo sguardo alternativamente fra la demone e il Principe lontano.

 

-Accidenti… lui Sovrano? Sarà il caso di trasferirsi in fretta… magari potremmo andare nel villaggio Musashi-

-Credo sia una buona idea… quello è fuori dai confini dell’Ovest… almeno per il momento…-

 

Sakura rise, nascondendo la bocca dietro il fine ventaglio.

Strano, eppure quei vecchi amici del padre se li era immaginati proprio così…

Però…

Forse avevano ragione a voler fuggire…

Anche lei avrebbe fatto lo stesso…

Se…

Se solo avesse potuto…

Con un sospiro si sedette accanto al demone fabbro, contenta di poter finalmente parlare con qualcuno durante quei noiosi e stranianti pomeriggi in compagna del silenzioso demone.

Quei demoni appena conosciuti le ricordavano incredibilmente il padre… probabilmente perché lo avevano conosciuto…

Haru

Casa…

 

-Però è strano che il vecchio Kamigawa abbia accettato di dare sua figlia in sposa al Principe dell’Ovest…-

 

Sakura sviò lo sguardo del demone pulce.

No…

Non aveva voglia di ripensare a quell’argomento…

Non aveva voglia di essere la futura sposa del Principe anche in quel momento, seduta sull’erba con degli sconosciuti…

Voleva semplicemente essere se stessa…

Cosa che fra quelle mura le era vietato…

Però ciò che voleva lei non aveva importanza…

Totosai lanciò uno sguardo torvo a Myoga che si rese presto conto di quanto la domanda posta fosse indiscreta e avesse intristito la ragazza.

 

-Padron Sesshomaru! Padron Sesshomaru!-

 

Una macchiolina gialla schizzò davanti ai tre seduti sull’erba, per poi tornare indietro.

Rin si guardò intorno spaesata, cercando qualcuno con lo sguardo vicino a Sakura…

Ormai, se non si allenava, Rin era sempre lì che lo trovava…

Al fianco di quella odiosa ragazza…

 

-Rin, stai cercando il Principe?-

 

Rin voltò la testa, mettendo un broncio infantile e accarezzando la testa di Kaminari che le si era appolaiato in spalla.

Il Principe!

Ma come si permetteva?

Padron Sesshomaru aveva un nome!

E poi, vedeva come lo guardava quella straniera…

Sempre di traverso, con l’aria imbronciata e arrabbiata…

Ma come si permetteva!!!!

 

-Guarda, è laggiù. Sotto quell’albero…-

 

Sakura le indicò la sagoma luminosa di Sesshomaru, appoggiato al tronco dell’albero.

Rin, senza neanche degnarla di uno sguardo, corse dal Principe, chiamandolo disperatamente per tutto il percorso.

 

-Certo che quella bambina deve essergli proprio molto affezionata per riuscire a sopportarlo…-

 

Già.

Myoga aveva ragione.

Sakura osservò da lontano le due figure: una alta e possente, l’altra bassa e in movimento.

Era incapace di fissarli a lungo.

Troppi brutti pensieri.

Però, le venne un’idea.

 

-Sapete per caso come si sono conosciuti?-

 

Totosai fece cenno di no con la testa.

In effetti non se l’era mai chiesto.

E, in fondo, non gli era mai interessato.

Nulla gli interessava di quel principe algido e insensibile.

 

-Veramente conosco poco sul loro incontro ma… sì… credo che il Signorino Sesshomaru le abbia salvato la vita con Tenseiga una volta…-

 

La Principessa fissò incredula il demone pulce.

Il Principe?

Salvare la vita?

Con una spada poi?

…impossibile…

 

-Intendete forse dire che ha salvato Rin da un attacco usando questa spada…questa Tenseiga-

 

E che dopo l’ha presa con sé per puro gusto carnale?

Che oltre ad essere assassino è anche un approfittatore?

Che ha illuso quella piccola di averla salvata per poi costringerla nel buio?

 

-Tenseiga non è una spada come le altre… e’ stata forgiata con una zanna di Inutaisho e ha un potere molto particolare… quello di far guarire le persone e di farle resuscitare se morte entro breve tempo…-

 

Sakura osservò sorpresa la spada nelle mani del demone…

 

-E’… incredibile…-

 

Una spada in grado di resuscitare i morti.

Magica.

Preziosa.

Unica.

 

-Già, ma bisogna anche avere cuore per usarla…-

 

Totosai lasciò cadere le sue parole nel vuoto, mentre Sakura fremeva di curiosità per scoprire qualcosa in più.

Il fabbro sospirò sconsolato.

 

-Se Tenseiga è ridotta in questo stato, non oso proprio immaginare in che condizioni potrebbe essere Tessaiga…-

 

Le orecchie a punta della Hime si drizzarono incuriosite.

Tessaiga?

 

-Zitto!!! Ti ricordi dove siamo?!-

 

Il demone pulce saltellò sul volo dell’amico esagitato.

 

-Non ho detto nulla di male… se Sesshomaru ha ridotto Tenseiga in questo stato dopo lo scontro con Naraku, chissà cosa avrà fatto Inuyasha con la sua spada…-

 

Naraku…

Questo nome lo aveva sentito molto spesso nei racconti di mercanti e viaggiatori…

Dicevano che fosse molto pericoloso, che volesse impadronirsi di una qualche Sfera… e che fra i suoi assassini, naturalmente, ci fosse anche il suo futuro marito…

Invece, quell’altro nome…

Inuyasha…

Chi mai poteva essere?

 

-Zitto!!!! Se il Signorino Sesshomaru ti sentisse!-

-Non ho certo detto nulla di male… vorrei solo chiedere a Inuyasha come sta la mia Tessaiga dopo lo scontro finale e …-

-Ti sei forse dimenticato cos’è successo durante lo scontro finale!?!?-

 

La voce del demone pulce risultò rialzata di diversi toni.

Alterato.

Sconfortato.

Rattristito.

Totosai riportò velocemente alla memoria quei racconti che aveva sentito della battaglia…

E del suo esito finale…

 

-Mi dispiace Myoga… io…-

 

Di cosa diavolo stavano parlando?

Sakura passò lo sguardo alternativamente dall’uno all’altro, cercando di capire qualcosa…

E avrebbe anche chiesto ulteriori spiegazioni, se una improvvisa presenza non la avrebbe fatta desistere dall’intervento.

Sesshomaru fissava algido i due demoni.

Myoga rabbrividì, pregando in cuor suo che non avesse udito i loro discorsi.

Sakura, velocemente si portò in piedi, inchinandosi davanti a lui e mettendosi alla sua sinistra.

 

-Perdonatemi, Nobile Sesshomaru, ma la piccola Rin non era lì con voi poco fa?-

 

La mancanza della bambina…

Un pretesto facile e semplice per abbassare la tensione che si era formata.

 

-Sì.-

-E adesso dove si trova?-

-La Regina l’ha richiamata…-

 

Certo, in quella zona del Palazzo Rin non avrebbe potuto accedere…

Soprattutto durante i pomeriggi in cui i due futuri sovrani passeggiavano assieme…

Però, nonostante i discorsi della giovane, Sesshomaru aveva continuato a fissare Totosai.

Senza degnarla di attenzione.

 

-Allora, vecchio Totosai? Quanto tempo ti occorre per riparare Tenseiga?-

 

Totosai si alzò, massaggiandosi dolorante la spalla e rinfoderando la spada.

 

-Chi ti dice che lo farò, Sesshomaru?-

 

Un fremito.

Sakura percepì bene quel movimento convulso sotto la stoffa del demone.

Myoga, preoccupato, si nascose nuovamente nella piega del fabbro, sperando in bene.

 

-Non è la prima volta che mi affidi una commissione, Sesshomaru. E non è la prima volta che te la rifiuto. Non sei degno di questa spada…-

-Ma se la richiesta fosse stata di Inuyasha non avresti desistito, giusto Vecchio?-

-Già…-

-Sono certo di poterti far cambiare idea… e comunque di fabbri capaci di riparare spade è pieno il mio regno…-

 

Un leggero scricchiolio.

Gli artigli allungati.

I canini appena mostrati.

Sakura rabbrividì.

Nonostante la rabbia, Sesshomaru manteneva praticamente inalterata la sua espressione.

Era davvero privo di sentimenti.

 

-Temo sia sorto uno spiacevole equivoco…-

 

Con velocità la ragazza si pose fra il Principe e il fabbro, sorridendo imbarazzata ad entrambi.

 

-Nobile Totosai, sono certo che sarete in grado di riparare Tenseiga. Sicuramente il Principe vi ha convocato conoscendo la vostra abilità di fabbro, oltre che perché ne siete il creatore, giusto? Beh, un vero artista non permetterebbe mai ad un altro pittore di completare la sua opera… dico bene? E poi Tenseiga è una spada davvero eccezionale, unica nel suo genere… ogni spada è i grado di uccidere, ma nessuna prima d’ora avevo mai sentito che riportasse in vita… Sarebbe un vero peccato, non trovate? Certo, grande deve essere anche il guerriero che la impugna, e se questa è veramente, come mi avete accennato prima, l’eredita che il Potente Inutasho ha lasciato al Principe, credo che non ci sia nessuno più degno di lui nell’impugnarla. Se è vero che l’anima di un guerriero risiede nella sua spada, allora il Principe vi ha affidato la salvezza di una parte di sé, e ciò significa che ne è veramente degno…-

 

Osservò in ansia l’espressione di Sesshomaru alle sue parole…

Nulla.

Nessun effetto.

Eppure aveva ritirato gli artigli.

Totosai sospirò.

 

-E’ inutile… mi arrendo. Siete troppo simile a Vostro Padre Principessa… tornerò fra tre giorni.-

 

Forse, in fondo, quel matrimonio era un bene.

Forse, la vicinanza di quella ragazza piena di emozioni lo avrebbe migliorato.

Per lui era certamente una possibilità di salvezza.

Forse l’unica.

Per lei invece…

Il vecchio Fabbro montò faticosamente in groppa al suo mulo, per poi sparire nel cielo.

Sakura rimase a fissare le nuvole.

Ce l’aveva fatta.

Aveva evitato che Sesshomaru compisse un atto del genere…

E dire che si era quasi ricreduta sul suo conto…

Ma probabilmente il vecchio Myoga si era sbagliato…

Quella storia che aveva raccontato riguardo lui e Rin aveva il gusto di favola, non di realtà.

Ma in cuore sperava per la piccola Rin che fosse tutto vero…

Con sorpresa, si accorse non trovarsi più al fianco del Principe, pochi metri più avanti.

E adesso, c’era un’ultima questione da chiarire.

 

-Perdonate la mia impertinenza, Principe, ma posso chiederle di cosa parlavano prima il Vecchio Totosai e il saggio Myoga…?-

 

Sesshomaru rimase a fissare davanti a sé, imperturbabile.

 

-Non seguivo i loro discorsi.-

 

Bugia.

Ma solo lui lo sapeva.

Lei ne aveva solo il sospetto.

 

-Hanno nominato un certo… un certo… Inuyasha… posso sapere chi sia?-

 

Sesshomaru si bloccò di colpo.

Quel nome…

 

-Nessuno che abbia ormai importanza. Non nominatelo mai più-

 

 

 

 

 


BACIO A:

 

Kaimi_11: Sakura è un personaggio che all’inizio mi era antipatico se devo essere sincera…. Troppo passiva agli avvenimenti che la circondano… ma dopo ho imparato ad apprezzarla per il pensiero e l’attenzione.. in certi casi potrà fare rabbia epr degli atteggiamenti di sottomissione esagerati, ma in realtà bisogna pensare alla condizione della donna in quel tempo… tutt’altro che felcie… E’ da tantissimo che non ci sentiamo!!! Forse non leggerai neanche questa risposta tanto presto ma spero che, quando lo farai, saprai che ti penso e ti sono vicina!!!!! Un bacio e un abbraccio speciali solo epr te!!!!

 

AYRILL: Sviluppare… sei la seconda persona che vorrebbe che i due approfondissero la conoscenza ma… ti sembra facile con uno come Sesshomaru!?! Povero amore mio… è tanto freddo e distaccato… ma tranquilla!!! Sakura saprà trovare la strada per avvicinarsi a lui… magari non tanto presto ma comunque sempre in tempo… e con questo gioco di parole ti lascio!!! Ciao e grazie del commento!!!! Ciao!!!!

 

Ary 22: Già, i matrimoni forzati sono brutti.. ma io sarei disposta a sposarmi anche subito con uno come Sesshy!!!!! Amore mio!!!! Scusa, piccola divagazione…. Ah, quanto lo amo!!!! Anche secondo te dovrebbero conoscersi meglio, il problema è avere il coraggio per farlo!!! Un bacio!!!

 

Gemellina Dolly: Chi ha detto che Miroku non ci sarà!? Volevo solo lasciarvi un po’ in sospeso… e infatti lo farò ancora, non dicendo niente di Inuyasha… chissà se c’è, chissà se non c’è!!! Sono cattiva!!! Intanto anticipo però che se ci sarà, non ci sarà subito… prima voglio dedicarmi completamente a questa nuova coppia!!! Bacio!!!

 

Celina: Esatto!!!! Hai centrato in pieno!!!! Questa storia l’ho sviluppata proprio studiando Sissi!!! Solo che non inizia in un modo tanto felice al contrario della principessa asburgica… Sakura cercherà di adattarsi alle leggi dell’Ovest, ma non è certamente facile!!! Grazie della recensione un bacio!!!

 

Flori: Ciao!!! Scusa ma arrivo ad aggiornare solo adesso!!!! Mi odi!? Chiedo perdono!!! Il problema è che ci metto tanto a scrivere i capitoli, ho poco tempo e ho anche iniziato tante storie!!! Accidenti, devo darmi una mossa!!!! Grazie del commento!!! Bacio!!!

 

Sesshidyl: Sakura è forte da questo punto di vista ma… chi ha detto che rinuncia per sempre alla felicità!? Vedrai che le cose andranno bene… almeno credo e spero!!! In effetti però c’è una cosa che non ho detto del passato di Sakura e che voi scoprirete non molto presto… e così sarà anche chiaro perché Sakura ha tanto coraggio e è così forte anche di fronte alla rinuncia della sua vita!!! Grazie delle belle parole!!! Ciao!!!!

 

Sessho94: Ringraziamo Celina in due per averci fatto conoscere!!! E sono contenta di aver trovato tante estimatrici degli haiku!!! Gli adoro moltissimo anch’io!!!

 

Avalon9: Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! TVB!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Tanto tanto (sembra che parlo in codice ma tu mi capisci, vero!?!!?!?!?) e tu!? Quando aggiorni!?!?!?! CONSIGLIO PUBBLICAMENTE A TITTE DI LEGGERE LA SUA STORAI “UN SOFFIO DI VITA”!!!!!! C’è un Sesshy affascinante al massimo e un a protagonista mooolto strana…. Grazie per il commento!!!! Un BACIONE ONE ONE!!!

 

Sweetprincess: Ciao!!! Finalmente ci conosciamo!!! Prima di tutto, volevo salutarti e ringraziarti di cuore!!! Forse per errore (probabile!) ma hai inserito una mia storia originale fra le tue preferite!!! Grazie di cuore!!! E grazie mille per i comlimenti!!! Sei troppo gentile!!! ^////^ però, devo dire che in fondo parto avvantaggiata e non è tutto merito mio! In fondo tutte le ragazze hanno chi più chi meno un animo romantico e cosa c’è di più avvincente che un matrimonio combinato?! Bacione!

 

Avviso:

Per farmi perdonare per il ritardo (così flori non mi uccide) e per ringraziare tutte quelle che i hanno dato dei fantastici suggerimenti per i nomi, vi avviso che ho creato i miei personaggi!!!

Nel senso che ho Sakura e tutti i personaggi nuovi di questa fic fatti a disegno!!!

Se vi interessa vederli contattatemi a questo indirizzo (non è il solito):

 

acquadilete@gmail.com

 

E provvederò  inviarveli al più presto!!!!

 

Un bacio a tute voi!!!

Siete fantastiche!!!!

 

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