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Autore: AxXx    16/04/2013    3 recensioni
Sono passati venticinque anni dalla sconfitta dei razziatori e la galassia è tornata ad una parvenza di pace.
Ma questa parvenza è destinata a non durare: alcune scelte del comandante non sono state apprezzate da tutti e una nuova guerra sembra essere alle porte, tanto violenta che potrebbe sovvertire l'ordine galattico.
Il Comandante Shepard e sua moglie Miranda Lawson sono scomparsi senza lasciare traccia e toccherà ai loro figli Kaidan ed Allison ritrovarli ed evitare una guerra su scala galattica.
Alleati vecchi e nuovi, sorprese e pericoli in una galassia nel caos che cerca di risollevarsi da una guerra sanguinosa.
[La storia è vista dal punto di vista di Allison, la figlia.]
(La storia ha ricevuto varie modifiche e correzioni)
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Triangolo
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                                             Nemico.

 

 

 

 

 

 

 

Era impossibile: mio padre, davanti a me e mi stava puntando conto la pistola.

Difficile dire cosa provassi o se provassi qualcos'altro oltre ad un forte senso di smarrimento e confusione.

Persino Kirrahe e Oriana sembravano confusi, impreparai a trovarsi una persona molto vicina ad entrambi che li minacciava.

"State indietro o sparo!" Urlò lui di nuovo facendo un passo avanti, facendomi sobbalzare.

Intanto dietro di lui la Asari e il Drell, stavano facendo qualcosa al server centrale. Parlavano tra di loro, dicendosi due o tre parole, ma lui non schiodava mai i suoi occhi da noi.

'Calmati, Allison! Calmati! Non farti prendere dal panico!" continuavo a ripetermi disperata, cercando di ritrovare un minimo di autocontrollo.

Ma era un impresa impossibile: mio padre stava aiutando dei crminali e ci stava puntando contro una pistoli... mi stava puntando contro una pistola e questo andava contro tutto ciò in cui avrei potuto credere.

Non corrispondeva affatto a ciò che ricordavo di mio padre: lui era un brav'uomo, simpatico, giusto, sempre premuroso con noi esempre pronto a sostenerci nei momenti del bisogno.

Non potevo credere che mi stesse per sparare come se fossi un'estranea... era assurdo.

Non riuscivo nemmeno a pensare a qualcosa di sensato, mentre Oriana e Kirrahe, almeno cercavano di aggirarlo, anche se con scarso successo dato che lui li teneva entrambi sotto tiro.

"Vi ho detto di non muovervi o vi apro un buco in testa!" Urlò di nuovo, spostando l'arma verso il Salarian.

Intanto gli altri due, continuavano indisturbati il loro lavoro di furto ed io non potevo fare assolutamente niente per fermarli.

"Dannazione, Shepard! Cosa stai facendo!?" Rispose il Salarian puntando l'idra, ma senza sparare. "Sei uno di noi! Hai sacrificato tutto per il bene della galassia ed ora stai complottando contro il consiglio!"

"Fottiti, bastardo Salarian! Non osare rivolgermi la parola o ti ammazzo!" Fu la secca risposta di mio padre che si avvicinò a lui con l'arma puntata.

Non l'avevo mai visto con quell'espressione: sembrava pazzo, del tutto diverso da come lo ricordavo e questo non faceva altro che aumentare quel senso di estraneità che provavo da quando avevo visto il suo volto.

"Abbiamo finito... andiamocene." Disse ad un tratto la Asari estraendo una piccola scheda di memoria dal server ed infilandosela in tasca.

"Merda..." Sussurrai muovendomi senza riflettere verso di loro, certa che mio padre non mi avrebbe sparato.

Mi sbagliavo... e di grosso anche.

"Ally!" Urlò Oriana, mentre un colpo di pistola rimbombava nella sala facendomi tremare, mentre lei si frapponeva tra me ed il proiettile.

Fu il caos più completo: il drell e la asari fuggirono tramite una porta laterale, mentre Kirrahe si lanciava contro Shepard.

I mio padre cercò di sparargli, ma il salarian riuscì a disarmarlo prima che sparasse tentando di colpirlo con un pugno.

Kirrahe cercò, a quel punto, di estrarre la sua pistola, ma il suo avversario aveva riflessi pronti quanto i suoi e, con una rapida mossa del braccio, lo disarmò.

"Ora siamo alla pari, bastardo!" Urlò mio padre cercando di colpirlo con la lama factotum, prontamente parata da quella rotante di Kirrahe, che era riuscito a materializzare appena in tempo per non essere ucciso.

"Dimentichi che... anche io... sono un soldato e non... non ho certo paura di te..." Rispose il salarian, non senza una nota di orgoglio nella voce.

Era una lotta alla pari, mentre le due armi sprizzavano scintille dai punti in cui si incrociavano, i due soldati spingevano ognuno l'uno contro l'altro, nel tentativo di sopraffarsi, mentre io, più inutile che mai, mi avvicinai ad Oriana per vedere come stava.

Il colpo l'aveva colpita alla spalla sinistra, ma era molto profondo e sanguinava parecchio; inoltre era svenuto, probabilmente il proiettile era disgregante per superare gli scudi e gli l'elettricità doveva averla tramortita.

La mia attenzione fu di nuovo attirata dallo scontro che avveniva a pochi metri e solo allora mi accorsi che la pistola di mio padre era caduta proprio in mezzo ai due soldati.

Anche loro se ne dovevano essere accorti, perché entrambi allungarono il braccio sinistro nel tentativo di afferrarla.

"Ally! Aiutami! Spara al Salarian!" Urlò mio padre, mentre cercava di avvicinarsi all'arma.

"Non ascoltarlo! Non è tuo padre! Ti ha sparato! Ha cercato di ucciderti!" Rispose Kirrahe di rimando.

Io puntai la mia pistola... ma contro chi?

Da una parte mio padre... dall'altra Kirrahe...

"Sparagli, Ally!" Urlò l'umano.

No, non avrei mai sparato a mio padre non ne avrei mai avuto la forza, non pensavo di poterci riuscire... ma Kirrahe...

"Spara a lui, Shepard. Se fosse tuo padre non ti avrebbe mai sparato!" Rispose il Salarian, cercando di agguantare la pistola, senza successo.

No, non avrei sparato nemmeno a lui... mi aveva aiutato ed aveva ragione: mio padre non mi avrebbe mai sparato.

"L'ho fatto solo per difendere i miei compagni!" Urlò l'uno.

"Sta mentendo! Sono criminali!" Rispose l'altro.

Che dovevo fare?

"Aiutami!"

"Non ascoltarlo!"

Ero sempre più confusa... doveva essere un incubo...

"Sono tuo padre!"

"Non ascoltarlo!"

Sì... era un incubo... non c'erano altre spiegazioni...

"Ally!"

"Shepard!"

Chiusi gli occhi... non volevo vedere... mi sentivo così male che, quando premetti il grilletto, fui sul punto per svenire.

Poi... tutto tacque...

Odiavo non sapere, ma avevo paura di quello che potevo vedere...

E l'avevo fatto...

Avevo colpito mio padre.

Ora si teneva la gamba ferita, indietreggiando.

"Come... come hai... Come hai potuto!?" Era arrabbiato, ma anche stupito... ed io mi sentivo troppo male per riuscire a dire qualcosa.

"Stia fermo, capitano! Non voglio arrivare a tanto!" Ordinò Kirrahe che aveva raccolto la pistola e la puntava contro il vecchio compagno. "Non... mi... costringa."

Lui, però, continuava ad indietreggiare, il viso irriconoscibile, contratto in una smorfia di dolore.

Non riuscivo a credere di avergli sparato... non credevo di poter arrivare a tanto.

"Non... mi avrete mai!" Urlò creando la lama factotum con rabbia.

Non osavo respirare...

"Non mi costringa!" Urlò di nuovo il Salarian puntando la pistola.

Appena mio padre mosse un muscolo io chiusi gli occhi aspettando il colpo di pistola che avrebbe posto fine alla sua vita.

Ma non ci fu nessuno sparo...

Si era pugnalato da solo alla giugulare con la sua lama factotum.

"No! Papàààà!" Urlai sconvolta correndogli accanto.

Doveva essere un incubo per forza... prima minacciava di spararmi e poi si uccide.

Non potevo assolutamente credere che l'avesse fatto spontaneamente.

"Qui caporale Allison Shepard, alleanza! Mandate immediatamente immediatamente una squadra di soccorso: alto ufficiale dell'alleanza ferito mortalmente!" urlai all'auricolare mentre cercavo di applicare alla ferita del medi-gel.

Inutilmente...

Quelle ferite erano troppo gravi per essere guarite in quel modo.

"Dio... ti prego, papà... resiti!" Sussurrai, mentre cercavo di salvarlo, tutto inutile.

Ferite così profonde erano letali in qualunque caso e, nonostante tutto il medi-gel che usavo, il sangue non accennava a rallentare.

In poco tempo perse i sensi e mi ritrovai a stringere il corpo esanime di mio padre che respirava appena.

Il personale di soccorso di Archangel arrivarono in meno di un minuto, e cercarono di rianimarlo, mentre mi allontanavano per poter lavorare senza ostacoli.

Oriana, ferita solo alla spalla, mi si avvicinò cercando di rassicurarmi con un abbraccio, sussurrandomi di stare tranquilla, ma io sapevo cosa sarebbe successo.

Dopo pochi attimi uno dei medici si alzò con lo sguardo basso e scosse la testa.

Fu allora che capii che mio padre era morto e l'avevo ucciso io.

Gli avevo sparato e non mi ero fatta scrupoli.

Non volevo ucciderlo, solo ferirlo....

Non avevo pensato che avrebbe avuto una simile reazione.

Mi sentii sporca e disumana, come un agente patogeno nel corpo di una persona.

Desiderai sparire, rifugiarmi nel angolo più buio della galassia per aspettare che la morte mi raggiungesse per impartirmi la giusta punizione.

Quando arrivarono anche Kaidan e Kolyat, mio fratello osservò il corpo senza vita di nostro padre. Sembrava sul punto di svenire.

"Cosa... cos'è s-successo?" Chiese, mentre cercava di trattenere le lacrime.

Io non osai rispondergli, non riuscivo nemmeno a piangere tanto ero sconvolta; mi sentivo così in colpa...

Seguì un silenzio tombale che sembrava prolungarsi all'infinito, mentre nessuno sembrava intenzionato a parlare: troppo sconvolgente, troppo orribile.

"Shepard stava per uccidere la signorina Lawson... Allison... tua sorella... non ha avuto scelta... gli ha sparato..." Sussurrò Kirrahe, titubante, trovando il coraggio di parlarle.

In meno di un secondo me lo ritrovai addosso, cercando di strangolarmi.

"Cazzo hai fatto!? Cosa diavolo ti è venuto in mente!?" Urlava fuori di se dalla rabbia e dalla disperazione.

Io non reagivo nemmeno mentre sentivo l'aria mancarmi a causa delle sue dita premute contro la mia gola: era impazzito per il dolore e non potevo dargli torto, ancheio mi trovavo in una situazione simile. Dava la colpa a me e probabilmente gli stavo dando ragione.

"Fermo! Fermati!" Urlò Kirrahe, separandoci per evitare conseguenze spiacevoli. "Lei ha solo sparato per ferire... è stato lui ad uccidersi, anche se non so perché!" Spiegò freneticamente, trattenendo Kaidan per le spalle.

"Non me ne frega niente!" Urlò lui fuori di se dalla rabbia. "Tu hai sparato a nostro padre e questo tanto basta! Stronza! Che ti passava per quella testa!?" Urlò rivolgendosi direttamente a me con un tono che non gli aveva mai sentito usare.

Io non riuscivo a rispondere, ma credo che qualunque cosa avessi detto mi sarei ritrovata con una pallottola piantata in fronte.

I soldati ci scortarono verso la navetta che ci aveva portato alla base e Kaidan ci riportò alla Skybreak, insieme ad Oriana che doveva parlare con il capitano.

Mentre andavo verso l'ascensore, mi accorsi che diversi membri dell'equipaggio stavano parlando tra loro osservandomi con strane occhiate. Solo Kirrahe mi si avvicinò dandomi una pacca sulla spalla.

"Non so cosa diranno gli altri, ma secondo me hai fatto la cosa giusta in una situazione difficile. Riprenditi." Mi augurò amichevole.

Io mi limitai ad annuire borbottando un "grazie" raggiungendo l'ascensore salendo fino al ponte equipaggio, dove trovai il capitano ad aspettarmi. "Caorale, va' immediatamente in infermeria." Mi ordinò, osservandomi con aria critica.

"Non serve signore... sto bene." Risposi sbuffando, ma non ci credevo nemmeno io: l'unica cosa che volevo era raggiungere la mia stanza e, magari, sparire.

M lui mi trattenne per un braccio e mi costrinse con energia a rimanere davanti a lui. "No. Non stai bene: sembri un dannato fantasma, quindi muovi il culo e vai in infermeria da quel mollusco!" Mi ordinò con energia ed io non ebbi altra scelta che ubbidire.

Appena entrai Waltoo si votò verso di me. Non sapevo se fosse preoccupato o sollevato di vedermi, ma di certo era indaffarato: una delle postazioni terapeutiche era stata caricata con uno strano liquido azzurro luminoso.

Il medico hanar mi fece sdaiare e, dopo avermi fatto un anestesia locale al braccio, mi iniettò quella roba nel corpo.

"A che serve?" Chiesi, mentre Waltoo controllava alcuni ologrammi raffiuranti il mio corpo all'interno: con ossa, muscoli e organi interni.

"Esso dovrebbe farti stare meglio. Tale composto ti renderà temporaneamente incosciente, ma ciò è irrilevante... dopo mezz'ora dovresti risveglarti." Spiegò lui con la sua voce cantilentante, quasi come una litania rassicurante.

"Perché?" Chiesi, mentre sentivo la mia testa farsi pesante, come le palpebre.

"Sei evidentemente sotto l'effetto di un trauma affettivo molto violento... è d'uopo che tu rimanga incosciente per permettere al tuo corpo di assprbire il colpo psicologico." Furono le ultime parole che riuscii a sentire prima che i miei occhi si chiudessero sul volto bianco dell'infermeria di bordo.

 

Mi sentivo... strana.

Non riuscivo a capire cosa mi stasse succedendo.

Era come dimenticare tutto e ritovarsi nel buio più totale, senza sapere né come, né quando ero arrivata.

All'inizio sapevo che sarebbe stata una questione di percezione dovuta al composto chimico che mi era stato iniettato, come per una droga allucinogena, ma non pensavo che mi avrebbe fatto così tanto effetto.

Tuttavia non avevo paura, una volta che i ricordi furono spariti, mi sentii leggera e rassicurata da quell'oscurità che mi circondava, mi sentivo come nella mia stanza da letto nella casa della mia famiglia alla Cittadella.

Non ci andavo da un anno e non avevo nemmeno avuto il tempo di andare a dargli un'occhiata, ma quello stato di coma artificiale me la ricordava.

Desiderai essere di nuovo con i miei genitori, in quel momento, dimentica di ciò che era successo, di nuovo a casa...

Di nuovo insieme...

 

 

 

 

 

Quando mi risveglia la realtà mi travolse di nuovo con tutta la sua spietatà indifferenza ed i ricordi mi tornarono, così come il dolore.

"Merda..." Sussurrai scutendo la testa, mentre una lacrima mi attraversava il volto. Ero di nuovo triste e disperata, ma il panico e i pensieri peggiori erano miracolosamente passati.

"Ben sveglia..." Disse Waltoo, avvicinandosi a me. "Ho pensato che sarebbe stato meglio farti stare a riposo un'altra mezz'ora... lo shock sembrava troppo forte." Spiegò con gentilezza.

"Sto bene... posso alzarmi?" Chiesi energica, mentre uno strano desiderio mi nasceva nella testa: mio padre non era un debole, se si era ucciso, qualcuno l'aveva costretto e chiunque l'avesse fatto era ancora là fuori. Dovevo trovarlo ed ucciderlo per quello che avesse fatto. Poi c'era mia mamma, lei nella base non c'era. Se era ancora viva, dovevo trovarla.

"Aspetta... credo che tu abbia bisogno di un po' di energizzante per alzarti, ora sei euforica, ma tra poco, potresti sentirti spossata a causa del composto che ti ho somministrato." Mi avvertì il medico usando i suoi tentacoli per tenermi alla postazione di cura.

Io però non volevo rimanere sdraiata lì senza far niente: dovevo muovermi e scoprire chi aveva spinto mio padre a uccidersi. Dovevo alzarmi, parlare con il capitano e prendere in mano un dannato fucile per far fuor qualcjhe bersaglio di addestramento e magari anche qualche nemico vero. Per me, era quella la cura migliore. Alla fine, però, fui costretta ad ubbidire al medico che mi iniettò a tradimento un sedativo, prima che io potessi reagire.

 

Solo dopo altre due ore di controlli mi fu permesso di uscire da lì: aveva fatto un analisi completa della mia attività celebrale, con un'attenzione quasi maniacale. Sembrava cercare in ogni mio gesto un possibile segno di pazzia,, ma dopo gli esami più accurati che poteva fare sul momento, mi dovette lasciare andare.

"Ti impianterò una sonda, comunque, monitorerà la tua attività celebrare nelle prossime quarantotto ore e mi avvertirà se ci sono attività anomale." Disse il mollusco, dopo aver usato una siringa per impiantarmi tra capo e corpo un cip dalle dimensioni di una cellula.

Io lo ringraziai, anche se avrei voluto rifilargli un pugno in quella specie di muso di cui non si capiva da dove uscisse la voce.

Mi fiondai di nuovo nella stiva come un missile, senza prestarte attenzione a nessuno, nonostante alcuni membri dell'equipaggio cercassero di fermarmi per parlarmi, probabilmente per tirarmi su di morale e risollevarmi, ma io non volevo parlare con nessuno.

L'ascensore scese rapido lungo quel cunicolo verticale velocemente, anche se per me era troppo lento, ed arrivai all'Hangar navette, dove si trovavano anche le armi di prova.

Lì, però, trovai il capitano.

"Caporale." Mi chiamò in maniera autoritaria. "Dobbiamo parlare."

Io annuii, pronta a rispondere ad ogni possibile domanda, certa che sarebbero venuti fuori un sacco di interrogativi.

"Ora, fare ogni cosa per dimenticare ciò che è accaduto su quella base, allenati, prendi a botte qualcuno, credo che il quattr'occhi sia disponibile, ma ho bisogno di te per scendere su Tuchanka. Quindi riprenditi velocemente." Ordinò con decisione.

Io non avevvo nulla in contrario.

"Oriana Lawson ci ha fornito di armi migliori, quindi adesso abbiamo armi migliori in armeria, inoltre voglio dirti che ho preferito, in accordo con la direttrice Lawson di tenere la cosa sotto silenzio, finché non avremo capito meglio cosa stia succedendo." Aggiunse sempre in tono marziale.

Io annuii di nuovo, senza dire nulla, preferivo ascoltare, senza commentare per non dire qualche idiozia, dopotutto ero d'accordo.

Lui fece per andarsene, ma si fermò un attimo sulla porta dell'ascensore: Ti consiglio di non avvicinarti a tuo fratello, non sembra intenzionato a parlarti senza puntarti contro una pistola.Potrebbe fare qualche pazzia." Disse, questa volta in modo meno formale e più amichevole.

Io feci il saluto militare. "Grazie, signore." Dissi, avvicinandomi alla parte della nave dove erano riposte le armi, mentre il capitano tornava al ponte di comando.

Le casse di metallo contenevano armi diverse dagli avenger-M8 a cui ero abituata, queste armi ricordavano i Mattock, fucili d'assalto semiautomatici usati da alcune agenzie di sicurezza e che io stesso aveva usato qualche volta.

"Fucile Harriel..." Lessi sul bordo del contenitore, mentre afferravo una di quelle nuove armi caricandola con una clip termica depotenziata per poi attivare i bersgli olografici. Anche se molti affermavano che il Mattock, con la loro precisione, fossero migliori della maggior parte dei fucili, ma io non riuscivo a sopportare la loro lentezza.

Questi, tuttavia, era diverso: l'harriel era un fucile automatico e, sinceramente mi sembrava un ottima arma, non troppo pesante, veloce nella ricarica e molto più preciso di quanto pensassi.

Colpii i bersagli più di dieci volte, prima di dover ricaricare: un ottima potenza.

"Ottimo, una mira impeccabile!" Esclamò una voce profonda alle mie spalle.

Ketar mi stava osservando con i suoi quattro occhi imperascrutabili, con un aria compiaciuta. Nella mano destra impugnava il suo famoso AT12-Raider, mentre afferrava una clip termica depotenziata.

"Non ti dispiace se mi unisco a te, vero?" Chiese, posizionandosi al mio fianco, puntando il fucile contro altri due bersagli olografici.

Iniziammo a fare a gara a chi riusciva a beccarne di più in meno tempo.

"Se lo vuoi sapere, credo che tu abbia fatto la cosa giusta." Disse dopo diversi minuti, mentre ricaricava.

Io mi voltai verso di lui con rabbia: non avevo voglia di parlare di questo. Non con lui. Da troppo tempo avevo le mie idee sui batarian e dubitavo fortemente che lui potesse, in qualche modo farmi cambiare idea.

"Non sono affari tuoi!" Risposi bruscamente, mentre sparavo al bersaglio, immaginando che avesse il volto di quell'Asari che era con mio padre.

"Hai fatto ciò che dovevi e, vuoi sapere la mia?" Continuò il quattr'occhi tranquillo.

"No!" Risposi.

"A mio parere, quello non era tuo padre." Concluse, rimettendosi a sparare, abbattendo altri due bersagli olografici.

Io mi fermai e lo osservai: cosa stava dicendo? L'avevo visto: quello a cui avevo sparato era mio padre, conoscevo e conosco la sua faccia, diavolo, mi aveva preso per deficiente?

"So quello che ho visto." Affermai, anche se sapevo che era la dura verità, non potevo nascondermi dietro ad una speranza così piccola.

Lui sembrò divertito da quello che avevo detto, come se avessi dimenticato una cosa davvero ovvia.

"Non ho detto che tu non abbia visto la faccia di tuo padre, ma sei davvero sicura che fosse lui?" Chiese sornione, continuando a fare fuoco, come ad ignorarmi.

Mi aveva colto di sorpresa: nel furore della battaglia, non ci avevo pensato: ci sono molti modi per far apparire una persona simile ad un'altra. La chirurgia può rendere identici due visi, oppure c'è la clonazzione, sebbene costosa e lunga, in termini di tempo, poteve far nascere una persona identica a quella da cui hanno preso le cellule.

Ma qualcosa non tornava.

"A che scopo farlo?" Chiesi pensierosa e preoccupata dalle implicazioni della cosa.

"A screditare il comandante Shepard... oppure far vedere che è in un posto, quando, in realtà, è in un altro." Rispose il batarian, ponendo la sua arma su una banco da lavoro e osservandolo.

Sembrava pensieroso, come se qualcosa lo turbasse.

"Forse, allngando la canna, posso imprimere più potenza." Disse, all'improvviso, sollevando l'arma.

"Come, scusa?" Chiesi stupita dal repentino cambio di argomento, ed anche parecchio perplessa: quello, fino a pochi secondi prima, stava snocciolando possibili idee su ciò che era accasduto, mentre, un attimo dopo stava ragionando su come potenziare la sua arma.

"No, niente, stavo solo pensando alle modifiche del mio fucle... credo di poterlo migliorare." Spiegò, riponendolo sul tavolo.

In quel momento mi venne a mente che anche io avrei voluto potenziare la mia arma, dopotutto lui mi aveva offerto di modificarla, e volevo averla al meglio per quando avessi incontrato quella maledetta.

"Be', visto che ci sei, potresti dare un occhiata anche alla mia arma." Suggerii, porgendoli l'harriel.

"Cazzo, Sì!, accidenti! Non ho mai lavorato su armi così sofisticate: entro domani ne avrò raddoppiato la potenza!" Disse, con soddisfazione afferrandola.

"Mi basta che non esploda mentre la uso. Ci tengo alle mie mani." Dissi, mentre osservavo la povera arma, fatta a pezzi, smontata e lavorata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente! Dopo mooooooolto tempo, eccomi di ritorno!

Cavolo, con gli esami in avvicinamento lavorare qui diventa una faticaccia, ma una riga alla volta, sono riuscito a continuare questa storia.

Sinceramente, spero che il mio colpo di scena non vi abbia impressionato, recensite in molti e non vi preoccupate, non tutto è come sembra.

AxXx  

  
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