Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: j3yinlove    16/04/2013    2 recensioni
quella sera non dovevo lavorare, ma Margaret aveva il figlio con la febbre alta e mi chiese di sostituirla!
Io non conoscevo ancora molta gente nella "grande mela", vivevo lì da soli 4 mesi; quindi non avevo di meglio da fare!
Fare una sera in più da barista non mi avrebbe sconvolto la vita, almeno non quanto quell'inaspettato incontro.
Lui era scontroso, impertinente e fin troppo affascinante per permettermi di dargli corda. Ero una barista squattrinata che viveva in un monolocale in un piccolo quartiere che avrebbe fatto ribrezzo persino agli scarafaggi, e dai suoi vestiti lui sembrava di un altro mondo! Feci finta di niente e continuai il mio turno! Ma lui aspettò a quel tavolo per tutta la sera prima di rivolgermi la parola!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
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Non avevo mai visto niente di simile. La casa nella quale abitavo da circa sette secondi era enorme. Avrebbe potuto viverci comodamente la mia mega famiglia e quella di Josh e avrebbero comunque avuto problemi a incontrarsi per casa.
<< Se sua signoria a finito di contemplare la casa, può riferire a quel poco di buon senso e animo buono che le rimane che avremmo bisogno di una mano?>> mi dice Nick con voce affannata per lo sforzo nel portare uno scatolone gigante.
<< Hei, scusa stavo ammirando la casa. Guarda che non è necessario che le portate, ci penso io. Sarete tutti stanchi ormai.>> dico mentre gli prendo lo scatolone dalle mani e lo poso accanto a un divano rosso di pelle.
<< Avete pagato il servizio completo! Ahahaha. Non c’è problema. Finiamo qua e vado a casa. Tranquilla.>> mi rassicura con un grosso sorriso.
 Gli metto una mano sulla spalla e sorridendo torniamo al furgone a prendere altri scatoloni.
Ci sono Josh e Connor che ridendo e scherzando, posano gli scatoloni per terra uno alla volta.
<< Ora non è più la casa dei maschietti Hutcherson.>> gli rinfaccia ridendo Connor.
<< Come se a te fosse mai importato, sei qui sono nel fine settimana.>> gli rammenda Josh posando uno scatolone molto pesante per terra e appoggiandosi al furgone con una spalle.
<< Si, ma quel fine settimana era spaziale>> farfuglia Connor mentre ci avviciniamo. lui è dentro in fugone a passare gli scatoloni da mettere fuori. Quindi non ci vede. Al contrario di Josh che nota subito la nostra presenza.
<< Ehi finalmente vi siete decisi a tornare per dare una mano.>>scherza Josh.
<< Si.>> risponde Nick prendendo lo scatolone ai piedi di Josh e tornando verso casa.
<< Non ho intenzione di fare tutto da solo Hutcherson! Intendo entrambi i fratelli Hutcherson.>> ci urla mentre con la schiena leggermente inclinata sorregge lo scatolone per farlo passare dalla porta.
Scoppiamo tutti a ridere.
<< L’intenzione era quella!>> ci dice senza urlare troppo Connor.
<< Ti ho sentito….e …. Sei morto>> ci urla dall’interno della casa.
Torniamo a ridere.
Intanto Josh mi aiuta a prendere uno scatolone, era molto pesante. Sicuramente erano i miei libri. Amo leggere. Il mio professore diceva che il peso dei libri che porti in spalla è equivalente al peso delle parole sagge che sai dire alla gente.
Non ho mai capito appieno quella metafora, ma l’ho sempre interpretato come un complimento.
Poso lo scatolone accanto a tutti gli altri, e torno fuori per prenderne un altro. Intanto Josh entra dalla porta con due scatoloni impilati dall’aria pesante. << Il mio uomo forzuto>> lo sfotto.
Lui mi fa la linguaccia e prosegue verso il divano. La casa è diventata un ammasso di scatole e valigie.
Nick e Connor portano dentro i restanti tre scatoloni. Io vado verso il furgone a prendere la borsa e un paio di piccoli trolley con i vestiti che Josh aveva a casa mia più il mio beauty-case.
Appena entro in casa ,  tutti parlano amabilmente. Quando Josh mi vede si stacca da gruppo e viene  ad abbracciarmi. Lo stringo forte e spero lui faccia lo stesso. Voglio solo smettere di aver paura che sia solo un sogno, voglio sentirlo vero.
<< è ufficiale, questa non è più una casa anti femmine!>> ci dice Connor.
Ci stacchiamo, ma manteniamo un contatto, se pur minimo, con le nostre mani. Sorrido a Connor.
<< Scusa Connor, se ho rovinato il tuo sogno di vivere solo con tuo fratello. Per farmi perdonare vi preparo la cena. A te sta bene Josh se cucino io?>> domando facendo al mio compagno gli occhi dolci.
<< Per me è perfetto, ma mi sa che in frigo ci siano solo un paio di carote appassite. Se vuoi vado a comprare qualcosa al supermercato in città.>> chiede dandomi un buffetto sulla guancia.
<< Se non ti spiace… se no non fa niente ordiniamo la pizza.>> Risponde Connor. Lo guardo. Sarò mai così spontanea in questa nuova casa. Beh ho fatto un passo avanti offrendomi di cucinare.
<< Allora cinque minuti e torno!>> mi da un lieve bacio sulla bocca, prende la giacca di pelle marrone poggiata sul bracciolo della poltrona rossa come il divano, le chiavi e esce di casa.
<< Avrà fame!>> ci scherzo su.
Josh sembrava nervoso, e ansioso di uscire. Forse si era reso conto che non era pronto per convivere con me.
<< Beh io andrei. È stato un piacere conoscerti Jiulia. Spero ci rivedremo.>> mi offre la mano e mi saluta. Sulla porta di gira e con un cenno della testa invita Connor a seguirlo.
<< Allora? Andiamo Connor?>> gli dice infilando le braccia nella sua giacca di jeans.
Connor annuisce e lo segue. Mi da un bacio sulla guancia e scappa dietro l’amico.
Sola.
Sola in una casa enorme e deserta.                                                                                        Già che sono sola, ne approfitto per dare un’occhiata alla casa. Inizio dal piano di sopra perché ho sempre voluto avere una casa su più piani, fin da piccola; mi dava l’impressione di essere una principessa.                                   Salgo lentamente le scale, accarezzando il passamano, liscio e lucido.
Arrivata all’ultimo gradino stacco la mano e la infilo nella tasca posteriore dei jeans. Sono sbalordita. È bellissimo. Tre stanze enormi. Il piccolo corridoio era a semicerchio e le stanze erano una dopo l’altra. Porte di un legno scuro con dei pomelli dorati. Solo tre stanze da letto, quindi ogni stanza era abbastanza grande da ospitare anche un bagno privato.
Forse servono tutte queste stanze per quando vengono i genitori di Josh qui e rimangono a dormire. La stanza in mezzo è quella di Connor. Si riconosce. All’interno si intravede un poster con le costellazioni, lui è un patito di scienza.
Mi avvicino a quella sulla  sinistra. Al centro un letto matrimoniale con copriletto e cuscini sul dorato/marroncino. Era molto ordinata. Tutto era quasi maniacalmente apposto. Libri un comodino messi in ordine di grandezza, riviste sull’altro. Doveva essere la stanza di Josh. Solo lui era così ordinato. In questo siamo talmente diversi. Io amo il disordine. Quando Josh stava da me, la sua parte di stanza era pulita e in ordine, la mia sembrava fosse passato da poco un uragano.
Cercherò si essere ordinata, così non mi sbatterà per strada. Con ancora le mani nelle tasche posteriori, mi avvicino ai libri. Sono curiosa di scoprire cosa gli piace leggere.
"Frankestein" - Mary Shelley. Gli piacciono gli horror, un punto al mio Josh. Io adoro gli horror.
Era tutto così perfetto in quella stanza, che stando lì mi sembrava di rovinare tutto.
Esco e chiudo la porta alle mie spalle. Suppongo che l’altra stanza sia simile alla sua( futura nostra), quindi scendo le scale e mi dirigo verso gli scatoloni. Dalla valigia viola, prendo dei vestiti puliti e salgo per farmi una doccia.
Ho caldo e ho proprio bisogno di lavarmi, anche per scacciare l’ansia.
Non mi sento ancora a mio agio, prendere iniziative in una casa che fino a quel momento era solo del mio ragazzo, ma ne ho bisogno.
Entro nella stanza di Josh e mi dirigo verso una porticina di legno anch’essa. La apro.
Il paradiso dei bagni è davanti a me. Datemi un pizzicotto. È spettacolare, è enorme, è…. Non so nemmeno cos’è. Ma so che è bellissimo. Questo bagno è grande come casa mia in Italia; e li ci viviamo in sei.
Poggio i vestiti sulla vasca da bagno giallina e inizio a togliermi i miei vestiti appiccicaticci.  Li metto nella cesta dei vestiti sporchi. Non mi sorprende vederla vuota, negl’ultimi mesi i vestiti di Josh li aveva lavati la lavanderia sotto il mio appartamento.
Mi infilo sotto la doccia e apro il getto d’acqua. L’acqua calda è rigenerante. Mi rilassa. Mi passo le masi sui capelli marroni e lisci per lasciare che si appiattiscano sulla mia schiena nuda.
È una sensazione bellissima, l’acqua bollente su un corpo stanco e dolorante. Quando ero depressa, arrabbiata o semplicemente stanca nella mia casa a Torino facevo una doccia bollente; e tutto passava.
Anche il cioccolato aiutava, ma mai quanto il getto della doccia a contatto con la pelle.
Comincio a cantare una delle mie canzoni preferite. Lego House di Ed Sheeran.
And it's dark in a cold December, but I've got ya to keep me warm
and if you're broke I'll mend ya and keep you sheltered from the storm that's raging on
I'm out of touch, I'm out of love
I'll pick you up when you're getting down
and of all these things I've done I think I love you better now
I'm out of sight, I'm out of mind
I'll do it all for you in time
And of all these things I've done I think I love you better now
I'm gonna paint you by numbers
and colour you in
if things go right we can frame it, and put you on a wall
And it's so hard to say it but I've been here before
and I'll surrender up my heart
and swap it for yours
I'm out of touch, I'm out of love
I'll pick you up when you're getting down
and of all these things I've done I think I love you better now

I'm out of sight, I'm out of mi….
<< Non sapevo cantassi così bene.>> una voce grida da dietro la porta.
Mi sciacquo bene i capelli ed esco dalla doccia. Prendo l’asciugamano e me lo avvolgo attorno al corpo. Strizzo bene i capelli nel lavandino e apro la porta.
<< E io non sapevo ti piacesse origliare.>> gli rispondo ridendo.
<< Ti piace la casa?>> mi domanda
<< Casa, tu la chiami casa? Questa è una villa per dieci persone.>> gli faccio notare.
Lui scoppia a ridere.
<< è all’altezza di noi due?>> mi chiede scherzando.
Gli do un bacio, tengo ben stretta la tovaglia al mio corpo.
<< è bellissima!>> ribatto alla fine.
Cominciamo a baciarci, prima piano e poi sempre più intensamente.
Lui mi prende e mi stringe a se, ci sono  cose che andavano fatte e basta, anche se è una pessima idea.
Josh fa scivolare la sua mano tra i miei capelli bagnati. Lentamente tra un bacio e l’altro ci avviciniamo al letto, continuando a baciarci; Josh si sfila la giacca di pelle e la lascia cadere giù dal letto. Non ci eravamo mai trovati su un letto in quel modo, non così. Quando lui viveva nel mio appartamento, su un letto avevamo sempre e solo dormito come due amici. Quando ci siamo messi insieme eravamo a casa di mia madre, e non mi sembrava il massimo scambiarci effusioni nella stanza accanto a quella sua e di suo marito, tornati a New York abbiamo avuto appena in tempo di dormire e mangiare tra uno scatolone e l’altro.
 Tremo.                                                                                                                          << Hai freddo?>> mi domanda dolcemente.
Faccio segno di no con la testa. Tra un bacio e l’altro cerco di dirgli qualcosa, ma la mia test è completamente vuota. Riesco solo a pensare alle sue labbra e al trovarsi in casa sua, sul suo letto.
<< Non dovevo cucinarti la cena?>> chiedo senza fiato, staccandomi un attimo.
Mi guarda per un secondo, poi torna a baciarmi.                                                       << E se… te la preparo io … come … benvenuto?>> mi dice con l’affanno tra un bacio e l’altro. Ci sdraiamo lentamente. Il suo corpo completamente vestito preme leggermente contro il mio, sento il suo possente petto alzarsi e abbassarsi a ogni respiro affannato alla ricerca d’aria tra un bacio e l’altro. Le mie mani quasi inconsciamente finiscono sulla sua vita e incominciano ad accarezzare la sua schiena da sotto la t-shirt bianca. Nessuno dei due riesce a tenere a freno  quello che prova per l’altro. Questo mi piace e mi rasserena, quasi quanto perdermi nel battito del suo cuore prima di addormentarmi.
<< Josh!>> lo fermai prima che riuscisse a slacciare il nodo dell’asciugamano. Mi guarda perplesso.
<< Ho leggermente fame! Possiamo… continuare il discorso dopo. Ha pranzo abbiamo mangiato caffè.
Annuisce e sorride. Mi da una mano a rialzarmi dal letto, e mentre mi da un piccolo bacio e corre giù io vado in bagno mi lego i capelli bagnati in una coda di fortuna e mi infilo i vestiti che avevo scelto prima. Un paio di pantaloncini della tuta e una maglia leggera e larga che mi cadeva da una spalla. Do un’occhiata al mio riflesso sullo specchio. Sembravo una che aveva appena visto un fantasma. Mi do qualche schiaffetto sulle guance per ridargli un po’ di calore e mi incammino per scendere le scale.
Preparo un po’ di carne per lui e un insalata per me. Non ho molta fame. Dopo tutto quello che stava succedendo al piano di sopra, come potrei anche solo pensare di ingozzarmi di cibo? Josh sembra non avere lo stesso problema. Si gusta soddisfatto la sua bistecca.
<< Tuo fratello non torna a dormire? Avevo capito che abitavate insieme>> dico infilzando una foglia verdognola nella forchetta e avvicinandola alla bocca.
<< No! Durante la settimana sta nel dormitorio del college. Nel fine settimana viene qua a fare il bucato e mangiare cibo vero.>> mi risponde sorridendo.
Finiamo la cena con tranquillità,  chiacchierando del più e del meno.
Lavo i piatti e li metto sullo scola piatti. Mentre ripongo l’ultimo piatto sento delle mani che mi accarezzano i fianchi, e delle labbra che posano dolcemente piccoli e delicati baci sul mio collo, la mia guancia… Josh mi fa girare e i baci arrivano alla bocca.
<< Allora dov’eravamo prima? Discutevamo dell’importanza di un letto comodo se non sbaglio!>> mi dice continuando a fare su e giù per il mio collo. Sento dei brividi partire dal fondo della schiena.
Sorrido.
<< Mhhhh>> un verso di apprezzamento sale nella mia gola.
Continuando a baciarci poso lo strofinaccio che avevo in mano sul ripiano in acciaio tra i fornelli e il lavandino e ci avviamo verso le scale. Sono leggermente tesa.
Una volta in camera Josh  si chiude la porta alle spalle e rimasti alla maglietta prima di cena, si sfila lentamente anche quella.
Con molta calma mi sfilo la maglia anche io e …. Quello che doveva succedere è successo.
 
Il sole che filtra dalla finestra mi riscalda la pelle coperta solo dall’intimo.
Ho gli occhi chiusi ma riesco a vedere la sagoma di Josh al sole, anche lui sdraiato a prendere in pieno viso il sole caldo di Los Angeles.
Lo sento girarsi sul letto e rivolgere la faccia vesto di me. Sento il suo respiro caldo sulla spalla.
È sveglio.  
Gli lascio qualche minuto prima di fargli capire che sono sveglia.
<< La smetti di fissarmi?>> gli chiedo fingendo di essere infastidita, ma tenendo ancora gli occhi chiusi.
<< è come se chiedessi a una persona di non respirare.!>> risponde il solito sdolcinato.
Apro gli occhi e lo guardo.
Prendo il cuscino e lo lancio sulla sua pancia nuda.
<< Scemo!>> gli dichiaro ridendo.
Lui in tutta risposta mi rilancia il cuscino . << Scemo io? Adesso me la paghi!>> mi risponde con aria minacciosa quanto quella di un cucciolo di gattino.
Scendo dal letto e inizio a correre fuori dalla stanza. Sono con i miei pantaloncini e il reggiseno. Scendo di corsa le scale tenendomi al poggia mani. Sento i suoi passi che mi seguono.
Corro verso la cucina e mi fermo davanti al ripiano dove la sera prima avevo lasciato lo strofinaccio dei piatti. Era ancora li.
Mi giro per vedere dove si trova il mio aggressore a petto nudo, e me lo ritrovo davanti, con solo i boxer neri addosso e una collana lunga d’argento che balla su i suoi pettorali.
Sembra un angelo con la luce che arriva dalle finestre della veranda.
<< Presa!>> annuncia con voce sexy mettendomi nell’angolo per bloccare ogni mia via di fuga.
<< Oh signor aggressore sexy la prego, mi lasci andare. Se lo fa le preparerò la colazione.>> dico con voce da bambina sperduta.
Lui sorride e mi bacia. E sorride anche mentre mi bacia.  Poggia la sua fronte sulla mia.
<< Dobbiamo sbrigarci allora! Tra un’ora devo essere a lavoro. Che palle. Volevo passare tutto il giorno con te.>> dice non muovendo nemmeno un muscolo da posizione assunta, estremamente romantica.
Lo spingo via e incrocio le braccia. << signor Hutcherson non le sembrano abbastanza i giorni di lavoro che ha perso quando stava con me a New York?>> gli dico con aria offesa, facendo la vociona da capo arrabbiato. Lui sorride e scappa via.
Nei minuti della sua assenza inizio a preparare la colazione per entrambi. Ormai sapevo cosa amava mangiare alla mattina.
Preparo il tavolo per la colazione. Dalla mia parte metto una tazza di caffè e dei biscotti. Ovviamente facendo la spesa aveva preso lo stretto necessario anche per la mia sopravvivenza, sapendo che sono un’abitudinaria aveva comprato persino la stessa marca di biscotti che avevo nella dispensa nella vecchia casa.
Dalla sua parte invece metto una colazione più ricca. Lui amava mangiare tanto a colazione. Una tazza di caffè, un bicchiere di succo d’arancia e una tazza con cereali e latte. Era come un bambino troppo cresciuto amava i cereali quelli colorati a forma di anello. Era tenero vederlo mangiare quei cosi.
Josh scende lavato e vestito e si siede a tavola.
L sua colazione se pur di gran lunga più sostanziosa della mia dura di meno. Mentre io sorseggio ancora il mio caffè lui si alza, infila la giacca e mi da un bacio.
<< Ci vediamo alle tre, ti porto a vedere la scuola.>> mi dice scappando via dalla porta di vetro dell’entrata.
Di nuovo sola in una casa immensa.
 
  
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