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Autore: fragolottina    17/04/2013    18 recensioni
"Ogni sei mesi tutti i ragazzi di tutte le scuole dello stato, di età compresa tra i diciassette ed i venti anni, venivano sottoposti ad un test.
Tutti i test erano spediti direttamente alla sede centrale dell’ADP a Vernon, dove erano analizzati, smistati e valutati.
C’erano tre responsi possibili: il primo, ragazzo normale, potevi continuare la tua vita come se niente fosse successo; il secondo, potenziale Veggente, non eri arrestato – od ucciso, come ebbi modo di scoprire in seguito – come un Veggente attivo, ma ad ogni modo eri obbligato a sottoporti a test clinici per valutare la tua resistenza al Mitronio, per calibrare una cura su misura; il terzo, potenziale Vegliante, un soldato, una risorsa del governo, da quel giorno la tua missione era quella di dare la caccia ai Veggenti attivi.
A quanto pareva, io ero una potenziale Vegliante."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Synt'
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Mitrono fragolottina's time
buongiorno care lettrucciole.
dunque questo capitolo l'ho odiato, ma un odio vero, intenso ed autentico, fino a tipo, due giorni fa, quando improvvisamente si è trasformato da "capitolo insensato ed in basso nella classifica dei capitoli - in testa c'è "Il soldato perfetto", ma che ve lo dico a fare, lì Zach da il meglio di se - a capitolo topico, perchè c'è una parte cruciale o per lo meno very important nello sviluppo del rapporto tra Zach e Becky...
il bacio? ma no che dite, siamo lontane anni luce da ogni possibile contatto intimo... beh, ok, un po' meno... ma questo non vuol dire che non ci possiamo divertire.
è fondalmente un capitolo di aggiustamento, che mette le basi per quello che succederà in futuro, mette un sacco di basi...
ci vediamo più giù!


11. Non andare

Jean si sedette sulla brandina dove dormiva Zach e lo scrollò per una spalla. Lui mugugnò e si girò su un fianco, cercando di escludere l’elemento di fastidio dal suo sonno. Come se potesse essere così facile.
    «Zach, svegliati!» bisbigliò.
    «Che c’è?» biascicò senza rigirarsi.
    Guardò il fagotto addormentato nel suo letto. «Hai fatto sesso con la ragazzina senza dirmi niente?» gli diede un pizzicotto e lui balzò a sedere, fissandola con odio e massaggiandosi il braccio. «Allora?»
    «Ma ti pare che ci scopo e poi dormo da un’altra parte?!» sbottò indispettito, sempre a voce ridicolmente bassa.
    «Magari per paura di essere scoperti da me…» insinuò lei.
    «A-ah. Ma che mi frega se lo sai! Nate e Lynn li sentiamo tutti, pensi che sia timido?!»
    La Responsabile lo fissò in cerca di eventuali tracce di menzogna, ma non ce n’erano.
    «Se mi hai svegliato solo per questo non sarò di buon umore domani mattina.» la minacciò.
    Lei scosse la testa annoiata. «È già mattina.» sospirò. «Vestiti e svegliala, in questo ordine, stanno arrivando i rinforzi!»
    «Di già?»
    Annuì. «Zach, ho bisogno di farti una domanda ed ho bisogno che tu risponda sinceramente.»
    Lui la osservò più serio e fece di sì con la testa.
    «La squadra che arriverà non ha mai avuto contatti né con tuo padre né con tuo fratello, ho parlato con il capo, sembra una persona apposto.» sospirò. «Però sono comunque soldati. Riesci a lavorare con loro come se fossero la tua squadra?»
    «Posso provarci.» concesse.
    «È già qualcosa.» fece per alzarsi, ma si fermò. «Zach, tu ti sei accorto, vero, che la ragazzina ha una cotta per te?»
    Lui la guardò addormentata nel suo letto. «Si.» ammise.
    «Cerca di tenerlo a mente, d’accordo?»
    Lo stava già facendo.

La prima cosa che vidi aprendo gli occhi fu la schiena di Zach davanti a me, sotto una t-shirt nera, scomparve in fretta sostituita dalla sua giacca verde. Mi tirai su a sedere e mi lisciai i capelli dietro le orecchie, sbadigliai. Lui si voltò e mi lanciò un’occhiata, aveva anche i pantaloni neri.
    Non era presto per la tenuta da battaglia? Non potevo aver dormito così tanto.
    «Che succede?» chiesi con voce roca per poi schiarirmela subito dopo.
    «Dobbiamo accogliere gli uomini dell’esercito, ricordi? Te ne avevo parlato.»
    Ci pensai ed aggrottai le sopracciglia. «Nessuno mi aveva detto che sarebbero arrivati oggi.»
    Scrollò le spalle e mi lanciò appena un’occhiata, sembrava in difficoltà. «Dovevano venire domani, il trasporto è domani, ma a quanto pare preferivano essere qui con un giorno d’anticipo per impostare una tattica precisa.»
    «Oh.» commentai debolmente, non so perché ma mi sembrava strano. Come riguardare un film e scoprire che era completamente diverso da come lo ricordavo.
    «Devi andarti a vestire anche tu.» mi disse rigido. «Ed i capelli.» continuò studiandoli. «Devi tirarli su, non devono coprire il colletto.»
    Mi chiesi se mia madre fosse stata tanto previdente da mettermi in valigia anche forcine ed elastici.
    «Se ti serve fatti aiutare da Court.»
    Scivolai fuori dal letto ed infilai i piedi nelle mie scarpe slacciate. «Ce la farò da me.»
    Con la coda dell’occhio vidi un sorriso di scherno sulle sue labbra.
    Attraversai la sua camera, ma mi fermai con una mano sul pomello della porta. «Zach?»
    «Nh?»
    «Andrà tutto bene, vero?»
    Lui rimase in silenzio per alcuni secondi, fermo, poi sospirò. «Ma si, non preoccuparti, cheerleader.» rise. «Ma la caverò anche senza di te che mi salvi.»
    «Ok.»
    «Tu resta qui.» mi ordinò di nuovo e capii che forse non era così sicuro che le cose andassero bene.

Non ci misi tanto ad infilarmi la divisa, ma per trovare il coraggio di uscire dalla mia camera vestita di tutto punto me ne servì molto. Mi metteva a disagio farmi vedere dagli altri così, era la prima volta che mi vestivo davvero da Vegliante e sarei stata presentata come tale all’esercito… ed io non mi sentivo proprio una Vegliante.
    Così cercai di perdere più tempo possibile alla ricerca di forcine che non c’erano, finché infine fui costretta ad arrendermi; presi la giacca e mi avventurai in bagno.
    Dentro c’erano Courtney, Lynn e dieci beauty case che sospettavo essere dell’ultima.
    «Ciao, Becky. Alzataccia, eh?»
    Courtney mi studiò tutta, ero sicura che mi trovasse ridicola, perché io ero la prima a sentirmi così. Lei vestita da Vegliante sembrava la sexy protagonista di un videogioco d’azione, io probabilmente soltanto una “Becky a caccia di frutti”, dubitavo di essere in grado di catturare qualcos’altro. Entrambe avevano i capelli raccolti.
    «Già.»
    «Serviti pure.» mi invitò Lynn, abbracciando con un cenno della mano tutte le borsette da trucco sparse in giro. Io avevo un mascara nella tasca interna della borsa e due stick di burro cacao alla fragola, il mio make-up era tutto lì.
    Courtney si spennellò una polverina rosa antico sulle guancie. «Mascara, matita e rossetto rosa.» mi disse. «E fard, se ti viene un attacco d’ansia davanti all’esercito nessuno deve accorgersi che stai impallidendo. Starò vicina a te, tu mi fai un cenno e ci congediamo con una scusa che mi invento lì per lì, d’accordo?»
    La osservai sorpresa che si stesse preoccupando per me. «O-okay.» così sorpresa che mi sentii arrossire. Ultimamente mi sa che arrossivo più spesso del solito, forse il fard non mi serviva dopo tutto.
    «Bene.» concluse. «Ti serve una mano con i capelli?»
    Cincischiai mordendomi il labbro per qualche secondo. «Ancora non lo so.»
    La vidi alzare gli occhi al cielo.
    Lynn frugò in uno dei suoi beauty e mi lasciò sul lavandino quello che aveva elencato Courtney. «Divertitevi, vado a vedere se Nate ha fatto!» disse frizzante, abbandonandomi con l’unica persona al mondo con la quale sarei voluta rimanere sola.
    Courtney non disse niente mentre prendevo il posto di Lynn davanti allo specchio e recuperavo il mascara, nemmeno io avevo molto di cui parlarle. Cioè volendo qualcosa avrei anche potuto trovare, ma lei si era offerta di sistemarmi i capelli, quindi non volevo essere io quella cattiva. Soprattutto perché Zach lo avrebbe saputo.
    Pescò una manciata di forcine dalla tasca e si sistemò dietro di me iniziando a tirarmi indietro ciocca dopo ciocca.
    «Lo so che mi odi.» dissi ad occhi bassi.
    Lei fece una mezza risata. «Oggi non è la giornata giusta per litigare.»
    Cercai il suo sguardo sulle specchio, ma era troppo concentrata sui miei capelli. «Perché?»
    «L’esercito qui, vuol dire un rapporto dettagliato al governo per raccontargli tutto quello che facciamo.»
    «Oh.» avrei dovuto arrivarci da me.
    «Quindi niente svenimenti, niente attacchi di panico, niente liti imbarazzanti e, davanti agli estranei, Jean si chiama Responsabile Roberts e Zach ha sempre ragione. Domande?»
    I miei capelli erano in ordine ora. Girai la testa a destra e sinistra studiandomi la complicata crocchia che mi aveva fissato sulla nuca.
    «Grazie.»
    «Non si sceglie la propria squadra.» disse andando a lavarsi le mani, senza guardarmi. «Ma è la propria squadra. È come la tua famiglia: la zia di tua madre non la sopporti e tuo cugino è un poco di buono, ma li difendi da chi non è dei vostri.»
    Annuii.
    «Avremo tempo per parlare.» concluse lasciando il bagno.

«I preparativi sono quasi finiti.»
    Romeo si accese una sigaretta, aveva trovato bizzarro che lui e Zach fumassero lo stesso tipo di tabacco. Il destino era qualcosa di incomprensibile e potente, aveva disegni tutti suoi, piano suoi, come il Dio che una volta veniva pregato in quella chiesa.
    Nessuno andava nei boschi di Synt, le persone, perfino i Veglianti, si sentivano al sicuro solo circondati da cemento. Qualcuno in passato, una presentatrice forse, aveva ipotizzato che i Veggenti, anzi, che il terribile capo dei Veggenti potesse nascondersi sugli alberi nel bosco, come una scimmia.
    Ma lui non era una scimmia ed ancora non era nemmeno il capo dei Veggenti.
    Però gli avevano fatto venir voglia di fare un giro e Dawn Dandley era stata pronta a consegnargli una torcia ed un piede di porco. Quella donna lo sorprendeva sempre e sorprendere lui non era affatto semplice.
    Aveva trovato una chiesa diroccata.
    Ryan l’aveva accompagnato, era nel suo momento di infatuazione per il potere quindi lo seguiva ovunque. Aveva urlato perché dentro c’era un serpente, che era scappato davanti all’evidente inferiorità numerica, e Romeo aveva avuto il presentimento che fossero troppo lontani dai sentieri, troppo inoltrati nel fitto degli alberi, perché qualcuno sapesse dell’esistenza di quel posto. Avevano controllato ogni centimetro, avevano trovato una botola, sotto c’era tutta una diramazione di cunicoli sotterranei.
    Aveva avuto un’intuizione e si era documentato.
    Tra gli architetti che avevano trasformato il distretto industriale in una città, c’era stato qualcuno che sposava la loro causa e che con anni di distanza, lo aveva visto cercare un posto dove nascondersi, dove organizzarsi, dove diventare l’unica e sola cura contro un’umanità spaventata da un cambiamento inevitabile.
    Paura, la più grande colpa dell’uomo.
    Synt sarebbe diventata la sua città e quel mondo apparteneva ai Veggenti, ché ne dicessero quelle stupide autorità civili.
    Percorsero ogni tunnel e scoprirono che scivolavano sotto la città unendosi alle fogne, avrebbero portato un nuovo ordine a Synt. Il suo. Gli altri lo avrebbero ascoltato. Lo aveva visto.
    Anzi, lo aveva visto lei.
    Era stata Dawn Dandley a dargli un nome nuovo, era troppo presto per rivelare chi era veramente, non erano pronti.
    «Chi è “Romeo”?» gli chiese quando glielo suggerì.
    Lei sorrise. «Un eroe tragico, costretto a diventare un assassino per amore.» gli aveva lanciato un’occhiata, mentre imboccava il pranzo a Connor. «Ti calza a pennello, non credi?»
    Aveva fatto così tanto in quegli anni, vedere andare tutto in malora per una bomba nel posto sbagliato sarebbe stato insopportabile.
    «Manca l’ultima cosa.»
    Iago gli mise davanti due foto, Romeo non le guardò nemmeno, sapeva cos’erano, ma non sapeva cosa scegliere.
    «Aspettiamo ancora un po’.»

Anche i Veglianti avevano un’etichetta.
    L’esercito sarebbe stato accolto al piano terra, Lynn mi aveva spiegato che era quello meno utilizzato perché era il piano dedicato alla burocrazia, c’erano altre stanze lì, dove venivano accolti eventuali visitatori o controllori. Quel giorno gli aiuti mandati dal governo.
    L’atrio della centrale era una sala enorme e vuota, Jean ci fece disporre in fila dietro di lei e Zach, vicini ad un passo davanti a noi.
    L’esercito arrivò su due pullman grigio scuro, intonato alle loro divise mimetiche sulla scala dei grigi. Ne contai più di venti prima di confonderli. Erano piuttosto giovani, non quanto noi, ma dubitavo che qualcuno di loro arrivasse ai quarant’anni. Il capo era un uomo, era l’unico ad indossare il completo borghese, come Jean, che figurava benissimo nel suo abito da cerimonia, identico a quello che avevo anche io nell’armadio, ma con una stella argentata fissata a sinistra sul cuore.
    «Responsabile Roberts.» la salutò il soldato, portandosi una mano alla fronte. «Io sono Martin Jackson e questa è la mia squadra. Siamo ai vostri ordini.»
    Non erano tutti soldati semplici, alcuni avevano a tracolla dei fucili, c’erano una decina di cecchini. Improvvisamente fui presa da una strana ansia e deglutii; Courtney, rigida e perfetta accanto a me, allungò con discrezione una mano e mi strinse il polso con due dita.
    «I tuoi battiti stanno accelerando.» disse. «Vedi di calmarti.»
    «Saremo lieti di lavorare con voi.» li salutò lei cortese, ma rigida.
    «Lei è Sharon Sullivan, la mia luogotenente.» presentò una ragazza dai capelli così chiari da sembrare bianchi, se non le avessi visto gli occhi marroni avrei pensato che fosse albina, ma evidentemente era soltanto tinta.
    Avrei dovuto prestarle attenzione probabilmente, ma in quel momento notai che un ragazzo mi fissava. Uno di quelli con il fucile a tracolla, come se mi conoscesse, aveva i capelli castano chiaro e doveva avere sui venticinque anni, era uno dei più giovani; mi fece un cenno con il capo e sorrise. Mi chiesi se in qualche modo non fosse venuto a sapere cosa sapessi fare, perché sembrava curioso di me.
    «Lui è Zach Douquette e questa è la sua squadra.»
    L’uomo in borghese ci studiò. «Sono tutti in servizio?» chiese.
    Jean scosse la testa. «Soltanto cinque di cui uno non esce.»
    Soffermò lo sguardo su ognuno di noi, prima di tornare a lei. «Ho capito.» annuì attento, molto concentrato.
    «Seguiteci nel mio ufficio, vi mostro i dettagli dell’operazione.»
    «Dopo di lei.»
    Jean e Martin Jackson andarono avanti, mentre Zach e Sharon Sullivan li seguivano parlottando. Per alcuni secondi Courtney continuò a fissarli poi si rivolse a me.
    «Ci sei, cheerleader?» mi chiese.
    Io annuii.
    «Quella bionda non mi piace.»
    Lynn sospirò studiandosi con finta noncuranze le unghie, quel giorno erano laccate di un viola lavanda. «Strano.» osservò sarcastica. «Davvero incredibile che non ti piaccia la donna che guardava Zach come se volesse mangiarselo.»
    Court sbatté le palpebre. «Non sei simpatica, Lynn, affatto.»
    «Scommetti che se lo chiediamo a Becky risponde allo stesso modo? Vero, Becky?»
    Il ragazzo che prima mi fissava stava ridendo con alcuni suoi compagni, mi lanciò un’occhiata ed io spostai di corsa lo sguardo. «Come?»
    Lei sorrise intenerita studiandomi. «Carino.» commentò.
    «Chi è carino?» chiese Matt curioso come sempre.
    «Il ragazzo per cui Becky si sta prendendo una cotta.» le spiegò pratica.
    «Ehi!» mi lamentai.
    «Becky.» mi rimproverò Matt. «Pensavo che fossi innamorata di Zach.»
    «Si!» sbottai esasperata, per mordermi la lingua subito dopo. «Cioè… no! Non c’è niente di vero in quello che dite.»
    Nate strinse la mano di Lynn, mentre lei mi studiava scettica, ma fu Courtney a parlare quasi annoiata dalla cosa. «Qualcosa si.» disse solo.
    «Già.» concordò Matt. «Fattelo dire da un’esperta.»
    Alle sue spalle c’era Jared, ci ascoltava a metà, ma sapevo che l’aveva sentito, lo capii da come irrigidì la mascella. Se Courtney non avesse chiarito presto la situazione sarebbe stato lui e non Romeo ad uccidere Zach.
    Jean uscì dallo studio circa un’ora dopo. Io e Matt avevamo finito per sederci appoggiati al muro e Nate ci aveva prestato il suo palmare per giocare alla versione per Veglianti di “Acchiappa la talpa”; invece del roditore, dai buchi sullo schermo, sbucava la testa rossa e riccioluta di Romeo.
    «Beh, quando uscirete di qui, potrete dedicarvi al mercato dei videogame.» aveva commentato quando l’avevo visto.
    «Veglianti.» ci chiamò Jean e noi ci alzammo. «Il signor Jackson ha chiesto che i propri uomini potessero fare un giro della città prima di domani notte. Mi sembra un’ottima idea, vi prego di accompagnarli mentre noi rimaniamo qui.» spostò lo sguardo su Nate colpevole.
    «Ok, avete bisogno di me.» concluse senza ascoltare altre spiegazioni.
    «Lynn, Courtney, pensateci voi.»
    «Si, Responsabile Roberts.» risposero in coro.
    Lei le fissò stupita ed insieme turbata da quella loro dimostrazione pubblica di obbedienza, ma non disse niente. Aspettò che Nate la raggiungesse, poi si chiusero di nuovo nello studio.

Sembravamo una classe di liceali in gita nella zona gialla di Synt.
    Non tutti i soldati erano venuti, ma quelli presenti erano rumorosi ed incredibilmente a loro agio. Non sapevo esattamente perché, ma non sembravano spaventati. Forse essendosi arruolati volontariamente nell’esercito, erano più disposti ad accettare una morte prematura e con ogni probabilità violenta; forse nel loro addestramento c’era uno speciale allenamento che prevedeva il superamento della paura; forse erano soltanto più grandi.
    «Ehi.» richiamò la mia attenzione il ragazzo che mi aveva fissato quella mattina.
    Lo guardai senza dire niente, aveva lasciato la giacca, indossava solo una maglietta nera ed i pantaloni grigi militari, ma aveva ancora il suo fucile a tracolla. Era così tranquillo che non sembrava armato, camminava accanto a me con le mani in tasca.
    «Ehi.» decisi di ricambiare dopo un po’.
    Mi sorrise. «Sembri piccolissima.» commentò. «Come ti chiami?»
    Sospirai. «Non sono piccola come sembro e mi chiamo Becky.» sbottai infastidita. Forse le persone – e prima di tutto Zach –avrebbero dovuto smetterla di trattarmi come una ragazzina. In una città dove venivano rapiti bambini io potevo essere considerata un’anziana. «Ho diciassette anni.»
    Scoppiò ridere. «Sei una bambina.»
    Incrociai le braccia sul petto piccata. «Se fossi più alta non la penseresti così.» gli lanciai un’occhiata di sbieco. «E comunque, tu non sei così grande.»
    Annuì. «No, hai ragione. Ho solo venticinque anni.»
    Restai in silenzio a pensarci. Venticinque anni nella mia situazione erano moltissimi. Non avevo idea di quanti Veglianti riuscissero ad arrivare a quell’età ed era disturbante pensare che quella che in esercito segnava più o meno l’inizio della carriera militare, per i Veglianti coincidesse con la fine. Venticinque anni, sopravvivi per altri due e ti mandiamo a casa.
    Come avrebbero fatto Jared o Zach ad andarsene lasciando Courtney qui?
    «Comunque io mi chiamo Jamie.» mi disse porgendomi la mano.
    Gliela strinsi debolmente, ancora presa dai miei pensieri.
    «Ti faranno uscire domani?»
    Scossi la testa. «Sono qui da troppo poco.»
    Superammo un vicolo e mi fermai a guardarlo come se qualcuno mi avesse chiamato.
    «Che c’è lì?» mi chiese.
    Sbattei le palpebre stupita. «Non lo so.» ammisi. Guardai verso il capo di quella squadra mista, Lynn e Courtney spiegavano cose ad un gruppetto di soldati più interessati degli altri alla missione, mentre Matt e Jared facevano amicizia, anche se lui continuava a lanciare occhiate poco invitanti ai soldati che parlavano con Courtney. Non volevo distogliere la loro attenzione, soprattutto perché avrebbe significato attirare quella di tutti su di me.
    «Qualcosa non va?» mi domandò Jamie, leggendo la mia inquietudine. Non doveva essere difficile.
    Lo guardai, potevo fidarmi di lui?
    Mi fissò per alcuni secondi. «Se vuoi ti accompagno a controllare.» mi propose come se mi avesse letto nel pensiero.
    Lanciai di nuovo un’occhiata a Courtney, si sarebbe arrabbiata da morire. «Grazie.» accettai.
    Il vicolo era normale, sporco, con spazzatura sfuggita al riciclo ammucchiata qui e lì, tetro, ma la strada dall’altra parte era molto più agghiacciante: era deserta.
    Non c’era niente, nessuno. Nemmeno un piccolo rumore, come se fosse stata evacuata in gran fretta. I negozi che sarebbero dovuti essere aperti avevano le grate abbassate, guardai l’insegna della caffetteria dove ero stata, incredula: fino al giorno prima quella via traboccava di persone, di vita. Era impossibile, impensabile, che ora fosse così vuota.
    Jamie si guardò intorno sempre con le mani in tasca. «Il convoglio passerà di qui.» concluse, poi rise. «Loro lo sanno prima di noi.»
    Sentivo il cuore battermi nelle tempie, quei palazzi erano troppo alti, sembravano inghiottirmi.
    «Ti senti bene?» mi domandò.
    Annuii, ma non era vero. Sarebbe successo qualcosa di brutto lì, qualcosa di molto brutto; appoggiai una mano al muro ed un sudore gelido mi si addensò dietro la nuca, chiusi gli occhi e respirai piano.
    «Ragazzina, stai sbiancando!» esclamò Jamie raggiungendomi.
    Aprii gli occhi sentendo nella testa la voce di Courtney: “Niente svenimenti, niente attacchi di panico”.
    Mi raddrizzai ed allontanai il braccio che mi stava porgendo. «Sto bene.» mentii.
    Lui annuì, ma non cedette, prese la mia mano e la passò sotto il suo braccio come un moderno gentleman, vestito da soldato. «Chi?» mi domandò senza guardarmi.
    Lo guardai. «Come?»
    Sorrise. «Per essere così turbata in quella squadra deve esserci qualcuno a cui tieni molto.»
    Mi morsi il labbro e deglutii ancora, in realtà tenevo a tutti, ero sicura che una parte della mia preoccupazione comprendeva perfino quella strega di Courtney, ma c’era sempre e solo una persona che finiva per farsi più male degli altri. «Zach.» confessai. Lo seguii di nuovo nel vicolo, mi sentivo la testa leggera, il mondo era fuori di me e mi coinvolgeva a metà.
    «Lui ti piace?» mi chiese.
    «Credo di si.» assurdo che non fossi in grado di ammetterlo con nessuno se non con uno sconosciuto.
    Sospirò. «Cercherò di badare a lui, ok?»
    «Grazie.» lo guardai, era molto serio ora, l’espressione del viso corrucciata. «Perché?»
    Lui scosse la testa cupo. «Perché sei così piccola.»

Jean si allontanò per rispondere al telefono, Zach e Nate la osservarono bisbigliare di secondo in secondo meno tranquilla. Tanto che quando tornò non fece nemmeno in tempo a sedersi.
    «C’è qualche problema?» chiese Nate.
    Sospirò e si passò una mano sulla fronte, consapevole della reazione che avrebbero provocato le sue parole. «Becky è sparita insieme ad un soldato.» spiegò. «Lynn la sta cercando.»
    «Becky cosa?!» sbottò Zach incredulo.
    Sharon Sullivan scosse la testa annoiata. «Mi faccia indovinare, è sparita con Jamie Ross?»
    Jean la studiò. «Si.» rispose con circospezione.
    Sharon Sullivan e Martin Jackson si guardarono, fu l’uomo a parlare. «Sono davvero mortificato. Jamie è molto giovane, certo, tutto questo è increscioso, ma le assicuro che non è in pericolo.» spiegò, poi fece una smorfia. «Tende a flirtare un po’ con le ragazze.»
    «Becky ha diciassette anni!» ricordò loro Zach.
    Sharon alzò gli occhi al cielo. «Oh, ti prego, è una Vegliante. Non puoi considerarla come le ragazze normali, i suoi diciassette anni sono almeno ventitre.»
    Jean guardò Zach, si aspettava che ci sarebbero stati problemi, ma quel tipo di problema non l’aveva considerato. Insomma, quella ragazzina non era sembrata particolarmente espansiva o audace, si, beh, aveva una cotta per Zach, ma era sempre stata molto discreta. Impacciata come tutte le ragazzine, aveva dovuto iniziare ad essere a suo agio con gli uomini proprio quel giorno?
    Zach fissò Jean in attesa di quell’ordine. Doveva darglielo, alla fine lei sospirò. «Ok. Valla a cercare.»
    «Aspetta, ti accompagno.» fece Sharon seguendolo.
    «Zach, con calma!» gli gridò dietro, senza la minima speranza che la ascoltasse.
    Nate si alzò tranquillo ed infilò il palmare in tasca. «Vado a preparare il kit del pronto soccorso, vero?» domandò alla Responsabile.
    Lei si massaggiò le tempie. «Si, per favore.»

Io e Jamie ci eravamo fermati in un bar, sulla stessa via dalla quale eravamo partiti e mi aveva comprato un succo di frutta; aveva insistito che non c’era fretta e che sarebbe stato meglio che mi calmassi prima che continuassimo il tour. Inizialmente ci eravamo seduti nel locale, ma si era accorto di quanto fastidio mi dessero gli sguardi delle persone così mi aveva portata via. Essere in mezzo agli altri era diverso dall’essere una Vegliante, sola, in un bar: ero quasi sicura che non sarei mai riuscita ad andarmene in giro tranquilla senza che nessuno mi accompagnasse.
    Avevamo finito per sederci sulle scale antincendio di un palazzo in silenzio e tranquilli, finché Jamie non si irrigidì, si alzò e si sfilò il fucile, poggiandolo dietro di me.
    «Non lasciarglielo prendere.» borbottò nervoso, ma in qualche modo divertito.
    «Che succede?» chiesi allarmata.
    Mi fece un cenno con il capo verso la strada. Seguii la sua indicazione e mi trovai a fissare Zach rincorso da Sharon Sullivan, evidentemente Courtney si era accorta che mi ero allontanata. Mi aspettava una ramanzina niente male.
    Sospirai e quando fu abbastanza vicino mi alzai. «Zach, sto bene.» lo tranquillizzai.
    Lui però fissava il mio accompagnatore, poco amichevole. «Tieni giù le mani dalla mia squadra se non vuoi fare una brutta fine.» lo minacciò.
    Jamie lanciò un’occhiata a Sharon che ci aveva raggiunti con il fiatone, lo ricambiò colpevole. «Ehm… gli abbiamo confessato il tuo vizio di flirtare.» lo informò cercando di essere convincente.
    Alzò gli occhi al cielo sconsolato e scosse la testa, prima di tornare a lui. «Senti amico, non mi aveva detto che steste insieme.»
    «Non stiamo insieme.» puntualizzai.
    «Zitta, tu.» mi ordinò Zach.
    Lo fissai indispettita ed incrociai le braccia sul petto.
    «Se lo avesse detto non mi sarei mai permesso di…»
    «”Di” che cosa?» lo interruppe Zach, in attesa che chiarisse la sua insinuazione. Il suo umore era in caduta libera. «Ha diciassette anni, se l’hai toccata…»
    «Zach non è successo niente!» lo interruppi.
    «Zachy, pasticcino.» richiamò un voce familiare, mi voltai per accogliere Lynn con gratitudine. «Stiamo per attaccare una rissa con l’esercito? Sai, che non sta bene, no?» si avvicinò, mi prese per le spalle e mi spinse davanti a lui. «Guardala: Becky sta bene, le hanno anche pagato la merenda.»
    «Perché sei sparita? Hai fatto preoccupare Courtney!» mi rimproverò.
    Sbuffai, sapevo che la ramanzina sarebbe arrivata; non era piacevole, ma era sempre meglio di una lite tra Zach ed un soldato. «Dovevo vedere una cosa!» sbottai, ma poi abbassai gli occhi. «E credo che dovresti vederla anche tu.» gli dissi ignorando ogni altro suo discorso.
    Non so se fu il mio tono o la mia espressione a spostare la sua attenzione dalla mia scomparsa a quello che avevo scoperto, ma quando mi guardò di nuovo era serio, più calcolatore e meno infuriato. «Mostramela.»
    Girò su sé stesso al centro della strada, il vuoto mi scombinò di nuovo tutta come se avessi le vertigini, ma questa volta Jamie rimase a distanza per non farlo stranire. Zach intrecciò le dita dietro la nuca e rimase fermo.
    Lynn mi strinse la mano, il mio cuore galoppava, ma lei poteva tenermi ancorata lì dov’ero. «Zach.» chiamò.
    Lui si voltò e la guardò.
    «Vado a prendere Nate.» lo informò.
    «Non è sicuro.» rispose automaticamente.
    Scosse la testa. «Sta con Becky.» disse soltanto.
    Zach mi guardò e si avvicinò a me lentamente, Sharon Sullivan e Jamie rimasero a distanza, da come gesticolavano sembrava stessero litigando. Mi chiesi se fosse vero che flirtava sempre con le ragazze, non mi sembrava che lo stesse facendo con me, ma forse non essendo molto pratica non lo avevo capito. Mi sedetti sullo scalino del marciapiede, riuscivo quasi ad immaginarmi la voce di mia madre dirmi “Becky, è pericoloso lì, passano le macchine!”, ma non sarebbe passata nessuna macchina, quella parte di Synt era stata evacuata ed interdetta al traffico.
    «Secondo te chi è stato?» chiesi a Zach, quando si fu seduto accanto a me.
    Scrollò le spalle. «Veggenti.»
    «Perché le persone hanno ubbidito?»
    «Paura?» provò.
    Mi strinsi le ginocchia al petto preoccupata. «Zach…» mi bloccai, che potevo dirgli? Come potevo dirglielo?
    Mi guardò, mi guardò e basta, aspettando che continuassi.
    Raddrizzai la schiena, fissando l’asfalto davanti a me. «Non andate, sai anche tu che sarà un disastro. È solo un carico, ce ne saranno altri. Rimanda.» lo fissai. «Non andare.»
    Zach mi osservò tutta come se potesse guardarmi dentro, forse poteva. Si leccò le labbra e spostò gli occhi più in là, sui due soldati che discutevano tra loro. «Lui ti piace?»
    Risi. «Che c’entra?»
    Non incrociò il  mio sguardo. «Se ti piacesse saresti da controllare, capisci? Si fanno pazzie quando una persona ti sta a cuore.» si interruppe per alcuni secondi. «Voglio essere sicuro che se ci saranno problemi, che tu non corra a cercare di salvarlo.»
    Non riuscii a sostenerlo, non stavamo parlando di Jamie. Restai muta e testardamente voltata da un’altra parte.
    Mi sfiorò la mano e gli lanciai un’occhiata, i suoi occhi erano fermi su di me. «Ti metteresti in pericolo per niente.» mi spiegò. «Non farlo né per lui né per…»
    Strizzai gli occhi terrorizzata all’idea che potesse pronunciare quella sillaba.
    Sospirò. «Né per nessun altro.»
    Quanto potevo sembrargli patetica? Quanto ero patetica? Sciocca ragazzina innamorata, mi vergognavo da morire. Se ci fosse stato Romeo lì, avrei pregato perché mi facesse fuori, ti scongiuro, uccidimi.
    «Innamorati di un ragioniere, cheerleader, di un banchiere, di un barista.» si alzò e si scrollò i pantaloni. «Innamorati di qualcuno che la notte si mette a letto con te.» mi guardò e sorrise dall’alto, bellissimo ed irraggiungibile. «Innamorarsi di un Vegliante è una follia.»
    Si diresse verso i due soldati, io continuai ad osservarlo abbattuta: perché, si poteva scegliere?
   
Romeo sospirò mentre porgeva la foto a Iago. «Mettetela qui.»
    «Sicuro?»
    Lo guardò e scosse la testa.


ok, Zach è un po' tonto a volte, però diciamoci la verità... ultimamente Becky era troppo scoperta perché non se ne accorgesse... se ne erano accorti tutti, doveva accorgersene anche lui, non credete!
ho deciso, che tutti i Veggenti, o almeno i Veggenti che fanno parte del movimento di Romeo, avranno un nome Shakespeariano, grazie al cielo ha scritto un botto, così possiamo sbizzarrirci quanto voglio... ovviamente Ryan no, ma c'è un perchè...
voi abbiate fede in questo, un perchè c'è sempre... magari non è proprio comprensibile però c'è.
ve lo siete appuntato, vero?, che c'è Connor...
dal prossimo capitolo iniziano i drammi veri, sia psicologici che fisici, ci aspettano risse, lotte di supremazia, fughe rocambolesche, doppio giochi... tutto il pacchetto insomma, più la tragedia...
se vi va di farmi sapere se vi è piaciuto sono qui...

ps. ma non è un sacco triste l'ultima parte?
pps. Lamponella

   
 
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