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Autore: Roblol    17/04/2013    1 recensioni
La storia è ambientata nei nostri giorni e parla di un ragazzo di 16 anni che si butta nel mondo della musica rock senza avere una minima idea del mondo che c' è dietro il genere in questione. Nell' arco di tre anni il protagonista vivrà avventure divertenti e spiacevoli con la sua rock band che lo porteranno a crescere artisticamente sempre di più. In parallelo vivrà la sua difficile vita privata tra amici, ragazze, scuola e famiglia che influenzerà la sua carriera musicale. Un tragico evento però lo porterà ad avere una visione completamente diversa della vita e comincerà ad uscire fuori il vero artista, il vero rocker, il vero cantante che inizialmente era sepolto dentro di lui. Una storia di intrighi, amori, passioni e molto altro.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Oltre la canzone che dedicai a Mary, feci altri progetti sempre molto superficiali, mi divertivo a comporre, ma molto meno a registrare. Ogni volta che facevo una registrazione e la riascoltavo sucessivamente, mi accorgevo che stonavo molto, e inoltre, la mia voce non era come la sentivo quando cantavo normalmente. Quasi abbandonai il pensiero di poter cantare ancora.
Dopo una settimana circa di composizioni e schifezze, mio zio Paolo tornò per riprendersi la tastiera ma insieme a lui portò una proposta alettante.
" ciao Rob, divertito con il mostro " riferendosi alla tastiera, e io risposi " si certo, è fantastica, quasi mi dispiace ridartela " " senti sto pensando di fare una cosa, io ho un locale vicino il centro, forse potresti venire a dare un' occhiata " " in che senso? " chiesi io, e lui " c' è mio figlio, Jaiky che suona la batteria e due suoi amici, Paky e Duff che suonano chitarra e basso ma c' è bisogno di un cantante ". Ero un pò titubante all' idea di dover cantare ma ero curioso, così accettai.
Jaiky era l' altro mio cugino, statura bassa come suo padre, espressione insicura e fisico invidiabile. Jaiky è sempre stato un tipo strano sin da piccolo, lui è un ragazzo genuino che non farebbe mai niente di male, molto timido con le ragazze, di fatti, non credo che abbia mai avuto una storia. Io sono il suo cugino preferito e ricordo che da piccolo, mi stimava così tanto da scrivere un tema su di me alla scuola elementare. Certe cose favoriscono molto la tua autostima.
Gennaio 2010.
Arrivò il giorno in cui sarei dovuto andare da mio zio per fare una specie di prova, così da casa mia, presi l' autobus e mi misi in viaggio. Nell' autobus pensavo continuamente che non sarebbe andata molto bene, magari avrei stonato, magari la mia voce non sarebbe piaciuta affatto, ma non potevo tornare più indietro. Ero evidentemente preoccupato. Di fronte a me nel bus, c'era un ragazzo con una maglia che raffigurava i beatles, giubotto di pelle, capelli a caschetto che quasi coprivano gli occhi e una chitarra tra le mani. Ero incuriosito da questo ragazzo così, mi avvicinai per conoscerlo. " ciao " e lui sorpreso rispose " ciao " " mi chiamo Rob " " piacere, Easy " " vai da qualche parte? " chiesi io, e lui " al dire il vero, sto tornando a casa, ho appena fatto una lezione di chitarra " " io sto andando a fare delle prove con un gruppo, c' è solo un chitarrista, vorresti venire anche tu? " " si mi piacerebbe ma come mai lo chiedi a me? " " sinceramente sono un pò nervoso perchè è la prima volta che ci vado anche io quindi, volevo avere qualcuno che mi facesse compagnia " e lui ancora più sorpreso rispose " ah, strano, va bene ".
Easy si dimostrò subito cortese con me ingannando le apparenze. Il suo aspetto un pò misterioso probabilmente disturbava un pò gli occhi della gente comune, le persone guardavano sempre la pettinatura dei suoi capelli, il suo stile da rocker convinto e il suo modo di vestire molto vistoso.
In quei tempi vedere uno come me, rasato a zero, jeans normali e giubotto economico con uno come lui, era una novità. Lui suonava la chitarra da un anno circa, abitava vicino il centro della città e frequentava il primo anno di scuola superiore.
Arrivammo nella caocatica stazione centrale dove sono concetrati per gran parte, gente di basso livello, extracomunitari, ubriachi e drogati. I bus da li arrivano e vanno e la puzza dello smog è sempre asfissiante. Da li imoboccammo la lunga via dove ci sarebbe dovuto essere il locale dove fare le prove. Anche quella strada era parecchio caotica. C' erano sempre auto boloccate, doppie file di parcheggio e la solita gente di basso livello che gridava senza un motivo preciso.
Faticammo molto per trovare il locale ma alla fine arrivammo.
Era praticamente una stanza molto piccola, pareti bianche, lieve puzza di fogna che fuoriusciva dal bagno molto piccolo e amplificatori per chitarre disposti qua e la. Nell' angolo sinistro, opposto all' entrata, c' era la batteria di Jaiky, bianca molto bella e lui era seduto dietro essa pronto per suonare. Alla sinistra dell' ingresso c' era la tastiera di mio zio e dalla parte opposta con i loro amplificatori c' erano Duff e Paky. Duff era molto bizzarro, basso di statura, spalle strette, viso da comico pugliese e lessico limitato a venti parole, mentre Paky, era alto, corporatura robusta, fondo schiena ingombrante e braccia da muratore, tutto sembrava tranne che un chitarrista.
" benevenuto Rob, chi è il tuo amico? " " si chiama Easy, è un chitarrista, ho pensato che magari sarebbe stato utile " e mio zio rispose " vedremo, vedremo, monta la chitarra e attaccati a un amplificatore ". Io mi posizionai alla tastiera dove era sistemato anche un microfono su un supporto all' alteza di chi suonasse il piano.
" Easy, conosci gli accordi? " chiese mio zio, e Easy senza battere ciglio rispose " certo non c' è problema " " bene oggi facciamo una prova di gruppo per vedere come va, suoniamo qualcosa di semplice, Pregherò di Adriano Celentano ". Una scelta strana da parte di mio zio, conoscevo la canzone anche se preferivo la versione in inglese " stand by me ". Cominciammo a suonare. I due chitarristi, Easy e Paky, facevano praticamente la stessa cosa, accordi di sol maggiore, mi minore, do maggiore e re maggiore. Duff suonava la sua linea di basso come se la facesse da tanto tempo e mio cugino, suonava il ritmo di batteria in maniera trascinante. La base c' era tutta sotto così mancavo solo io e, con il testo davanti, cominciai a cantare.
Ovviamente all' inizio la canzone era un pò piatta, aprivamo in un modo e chiudevamo nello stesso modo. Mentre cantavo, accennavo qualche accordo al piano, tanto per essere più partecipe e nel momento dell' assolo strumentale mio zio, si mise a suonare anche lui sulle note alte della tastiera.
Easy era evidentemente felice di essere li in quel momento e non solo lui. Quello più preparato tra di noi era sicurmente Duff che suonava il basso con una semplicità imbarazzante, invece, Paky era un pò impacciato, costruiva gli accordi troppo lentamente e parecchie volte sbagliava anche, Easy aveva le dita molto sciolte rispetto a Paky e costruiva gli accordi sempre a tempo e azzeccando sempre le note giuste.
La chitarra di Easy era una sottomarca della Gibson, una Epiphone Les paul marrone legno nel centro, sfumata al nero nei bordi, invece, quella di Paky era un Ibanez tutta nera con il battipenna bianco. Duff aveva un basso Yamaha marrone di bassa qualità.
Al termine della prova, mio zio ci disse una cosa; " ragazzi, a Giugno di quest' anno, Jaiky fa il suo saggio di batteria e probabilmente porterà voi a suonare, quindi prepariamo due pezzi, uno lo abbiamo fatto stasera. Vi avviserò quando dovremmo fare altre prove ".
Forse quella sera, in quel locale era sbocciato qualcosa? Solo il tempo avrebbe dato la risposta. Ero eccitato di quella notizia e immaginarmi su un palco con band alle mie spalle era una bella emozione.
Uscimmo dal locale. Easy e io tornammo nella stazione e prendemmo lo stesso autobus per tornare a casa. " ti ringrazio di avermi dato questa opportunità, non avevo mai suonato in gruppo prima d' ora " disse Easy e io gli risposi " figurati, anzi ringrazio te che hai accettato di venire ". Easy arrivò alla sua fermata; " allora ci sentiamo " disse lui, e io " si ti chiamo io, magari ci esercitiamo solo tu ed io nell' attesa di farw altre prove con il gruppo ". Rimase molto soddisfatto quella sera e scese dall' autobus con il sorriso. Io invece, prima di arrivare a casa, avevo molta strada da fare ancora e durante il tragitto cantavo " pregherò " nella testa.
 

 
  
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