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Autore: Preussen Gloria    17/04/2013    9 recensioni
"E cosa racconterò a mio figlio, quando nascerà?"
Tony ha mandato a monte la sua relazione con Pepper, l'unica stabile e di valore che abbia mai avuto e cerca di venirne fuori sprofondando nella totale immaturità.
Steve fatica a trovare un suo posto nel ventunesimo secolo e comprende che, nel passato come ora, Captain America non gli ha mai permesso di averne uno suo.
Thor ha fallito con Loki ancora una volta e la conseguenza lo ha portato a perdere il trono di Asgard ed il rispetto di suo padre.
"Gli racconterai l'avvincente storia di come papà e gli zii, costretti da una serie di sfortunati ed inaspettati eventi, si decisero a crescere per rendere il mondo un posto un pochino migliore a posta per lui."
[Loki x Thor]
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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La Prova

[Secondo Mese.]

“Ok, uomini, mettiamo in chiaro la situazione: l’unico periodo in cui ho dovuto badare a me stesso in senso pratico ero stato preso in ostaggio da un gruppo di terroristi che mi servivano sbobba, tanto per non farmi morire. Non so cucinare, non ho intenzione d’imparare ma vi posso assicurare che la colazione non è avvelenata.”
“Rassicurante, Tony,” commentò Steve sarcasticamente, ciò nonostante afferrò al volo una delle frittelle ancora calde, “davvero rassicurante.”
“Nessuno ti obbliga a mangiarle!”
Thor non fece commenti, si limitò a servirsi quanto più velocemente possibile e prendendo il primo boccone senza troppe cerimonie.
“Oh, bene! Qualcuno apprezza i miei sforzi!” Esclamò Tony sedendosi a sua volta.
“Sono buone!” Apprezzò Thor entusiasta, appena un istante prima di vomitare sul piatto pieno di Stark.
“Credo che al bambino non siano piaciute…” Mormorò Steve allontanando da sé le sue frittelle.
Quella mattina, nessuno fece colazione.

Quattro settimane di convivenze ed ancora non era morto nessuno.
Forse… Solo forse, Tony poteva cominciare a credere che esistesse la possibilità di un lieto fine per quella storia assurda.                 Questo, ovviamente, non dava per scontato che potesse esserci un lieto fine anche per la sua sanità mentale perché era disturbante che Steve – sì, proprio Rogers, il reperto di guerra – avesse accettato di buon grado l’evento che aveva investito Thor, mentre lui cercava automaticamente una bottiglia dal contenuto alcolico ogni volta che vedeva il semi-dio diventare verde per le nausee mattutine.
Come Thor riuscisse ad affrontare la situazione con tanto contegno, poi, era un mistero a cui proprio non riusciva a trovare una degna spiegazione.
Si era preparato psicologicamente a mesi e mesi di pioggia e fulmini causati da scompensi ormonali ed emotivi di vario genere, invece, Thor affrontava l’evento come se fosse qualcosa di completamente ordinario. Il modo in cui si era deciso a portare fino in fono quella questione aveva dell’incredibile!
Un istante prima piangeva ed era in completa negazione e quello dopo era stato come se qualcuno gli avesse mandato un insperato dono dal cielo.
Sorrideva, Thor. Si toccava la pancia distrattamente, poi allontanava la mano imbarazzato.
Poi andava a rifugiarsi in camera sua con la scusa che non si sentiva bene ed era a quel punto che, probabilmente, il fantasma legato a quell’elmo dorato tornava a tormentarlo.
“Pensi che pianga?” Domandò ingenuamente Steve risistemando i piatti nella credenza.
“Lo spero…” Confessò Tony da dietro il giornale, “se fingesse anche mentre è da solo, comincerei a temere in che condizioni arriverà alla fine.”
Steve scrollò le spalle, “non credo gli faccia bene piangere da solo.”
Tony alzò lo sguardò dalle pagine incolori, “e con chi dovrebbe? Aveva ragione quando ha detto che nessuno può condividere questo dolore con lui e ha ragione a non volere la nostra pietà, quando sa benissimo che Loki morto, per noi, è solo una lieta notizia!”
“E parla piano!” Lo rimproverò Steve sedendosi davanti a lui, “non so… Ha accettato questa storia del bambino così velocemente…”
“Lo hai fatto anche tu…”
“Non avere, per ora, tutto completamente in vista è stato di aiuto.”
“E come la metti con tutto il resto, eh?” Domandò Tony ripiegando il giornale, “va bene, io ho qualche problema a guardare un metro e novanta di muscoli e pensare che diventerà mamma sotto i nostri occhi! Ma, sinceramente, se ci penso con un po’ più di calma, dopo tutto quello che ci è passato davanti negli ultimi anni, posso quasi catalogarlo sotto assurdità quotidiane. Quello che davvero mi disturba, come disturba te, è la questione paternità.”
“Non ho il cuore di mettermi a giudicare le azioni di Thor in questo momento.”
“Oh, certo, nemmeno io. Di fatto, non siamo noi il problema.”
Steve inarcò le sopracciglia, “che vuoi dire?”
“Che dobbiamo cominciare a fare progetti a lunga scadenza.”
“Smettila di essere vago!”
Tony sbuffò, “abbiamo un principe semi-dio che aspetta un bambino e tu non ti poni nessun problema tecnico? Ok, il fagiolino dovrebbe avere all’incirca un mese. È troppo presto per preoccuparsi di ogni cosa. Ma, mentre noi ce ne stiamo qui e ripeterci che l’argomento Loki può essere evitato per bontà d’animo, Thor ha una vita al piano di sopra,” disse puntando l’indice verso il soffitto, “un padre che non deve essere stato un granché, una madre che penso sia amorevole ma non è qui ad accudire un figlio distrutto e un motivo deve esserci, una schiera di amici di cui Thor nemmeno parla. È un sacco di gente e vorrei tanto sapere come il nostro semi-dio ha intenzione di affrontarli!”
Steve non la prese in modo così nefasto, “Beh… Se riusciamo a comportarci bene noi, non vedo perché i suoi amici d’infanzia debbano infierire,” disse, “e i suoi genitori… Sono i suoi genitori! Non hanno nessun altro, oltre a lui e quel bambino sarà pur sempre loro nipote… Da più punti di vista del dovuto…”
Tony lo fissò per un lungo minuto di silenzio, “sai perché io non sono di là a dire a Thor quanto sia stato sbagliato, per non dire di peggio, divenire l’amante di un elemento caotico ed instabile come Loki?” Domandò, “perché ho fatto la mia fortuna sulla morte della gente, Steve. Non ne vado fiero, ho cercato di migliorare ma ci sono peccati che non si cancellano. Per questo, per quanto abbia tante cose poco carine da dire a riguardo, non sono di là a calpestare quel che rimane di Thor…” Una pausa, “ed anche perché, poteri o no, una sberla e finisco al creatore…”
“Capisco te…” Annuì Steve riflettendoci su, “ma cosa centra con i suoi affetti ad Asgard?”
“Centra che, per quel che ho capito, ad Asgard o sei perfettamente conforme a determinati schemi o puoi anche abbonarti all’umiliazione pubblica. È la società che ha creato Loki, non dimentichiamolo. Ora, immaginiamo che Odino, creduto un re senza macchia e senza paura, venga a sapere che il suo adorato erede aspetta un bambino, e quindi erede al trono a sua volta, dal figlio criminale e traditore. Quanto potrebbe mai essere rosea la sua reazione?”

Thor non era mai stato capace di recitare, sul serio.
Tony aveva ragione: quel ruolo spettava a Loki, ma non poteva mostrarsi in quelle condizioni davanti ai suoi compagni. Era già stato infinitamente fortunato a non essere stato umiliato e cacciato per pretendere che gli fossero di qualche conforto.
Loki era morto.
Loki era morto appena poche ore dopo aver fatto l’amore con lui.
Loki era morto… Senza sapere…
Thor fece in tempo a chiudere la porta della propria camera che vi appoggiò la schiena lasciandosi scivolare a terra. Il destino aveva una pietà crudele: avevano concepito un figlio, la cosa più bella che potevano fare in vita l’avevano fatta insieme e Loki non l’avrebbe mai saputo. Avrebbe voluto piangere, Thor, ma non ci riusciva: se avesse cominciato, dopo temeva non sarebbe riuscito più a smettere e non poteva provocare un simile stress al suo corpo. Si portò una mano al grembo fissando qualcosa che non poteva ancora vedere, cercando di percepire quella piccola vita che cresceva dentro di sé in mezzo a tutta la morte che sentiva opprimergli il cuore. Non ci riusciva.
Non aveva nulla che gli ricordasse che quel che stava facendo anche solo respirando, c’erano state solo le parole di Tony e, per quanta fiducia potesse dare al compagno d’armi, viveva nel terrore di scoprire che quella dolce assurdità non fosse altro che questo: un’assurdità.
Non si era fermato a riflettere, Thor.
Non aveva valutato tutti i pro ed i contro, non poteva: Loki era morto e suo figlio era dentro di lui.
Una vita per una vita.
Era l’unico equilibrio precario a cui riusciva ad aggrapparsi per non cadere nel baratro. Perché se si fosse ritrovato completamente da solo in questo, avrebbe cominciato a ripensare a tutto il veleno che gli aveva sputato addosso Loki, anche dopo le più dolci notti d’amore e avrebbe realizzato che, probabilmente, di quel bambino non gli sarebbe mai importato niente.
Come non gli era mai importato niente di lui…

Il cercapersone di Steve suonava a tutte le ore e Tony lo odiava.
Odiava quel suono monotono che lo disturbava di giorno e di notte e un giorno di quelli si sarebbe premurato di far misteriosamente sparire l’oggetto che lo provocava, godendosi l’immagine mentale di Fury che premeva a ripetizione un pulsante di chiamata che non sarebbe mai arrivata al destinatario.
Anche Steve cominciava ad odiarlo il suo cercapersone solo che, a differenza di Tony, teneva quel sentimento per sé.
Se Thor fosse disturbato da quel bi-bip stridulo e continuo durante la giornata, non era dato saperlo.
“Ma Fury non ha qualche altro super-qualcosa?” Domandò Tony una mattina esasperato dall’ennesima chiamata, “chiama sempre te! Solo te!”
“E chi altri dovrebbe chiamare?” Replicò Steve annoiato afferrando lo scudo e cercando la giacca con lo sguardo, “Bruce è disperso e sappiamo il motivo. Thor è meglio che sia irreperibile per i prossimi anni. Tu sei troppo occupato a non fare niente!”
Tony finse un’espressione scandalizzata, “oh, davvero? E il mio continuo monitoraggio dei file dello S.H.I.E.L.D. come lo chiami?”
“Appropriazione illecita di materiale top secret?” Provò Steve con una nota di sarcasmo.
Tony sbuffò, “a proposito di Thor…” Cominciò colto da un pensiero improvviso, “tu non hai detto nulla della condizioni in cui si trova al nostro vecchio, caro Nick, vero?”
“Mi credi un idiota?”
“Nel dubbio…”

***

C’era solo neve tutt’intorno, ma non faceva freddo.
La strana creatura che lo aveva evocato era davanti a lui avvolta alla peggio in un mantello rosso che gli sembrava vagamente familiare. Storse il naso…
“Chi sei?”
La creatura lo guardò con occhi vuoti ed incolori. Non aveva capelli, non aveva nemmeno un viso reale.
“Cosa sei?”
Non aveva neanche una voce.

***

“L’ho sentito muoversi!” debuttò Thor una mattina, mentre sul grande schermo del televisore il telegiornale annunciava il lieto fine dell’ennesima impresa di Captain America. Tony gettò il telecomando sul divano inarcando entrambe le sopracciglia, “penso proprio che te lo sia immaginato…” Commentò.
Thor fece una smorfia, “so quello che ho sentito.”
“Senza dubbio,” Tony annuì, “ma sei in boxer e t-shirt e questo mi fa presumere che ti sei appena svegliato, sei sicuro di non averlo sognato o qualcosa del genere?”
“No, l’ho sentito chiaramente, è stato questo a svegliarmi.”
“Forse devi andare in bagno…” Ipotizzò Tony, “non credo che il fagiolino abbia ancora qualcosa che assomigli a delle gambe, Thor. Dubito che possa già cominciare a scalciare.”
Thor si acquietò di colpo: sembrava deluso. Abbassò lo sguardo e si toccò la pancia piatta, “l’ho sentito veramente…”
“Non fare quella faccia! Da quel che si legge e si vede in tv, molte mamme pensano di sentire il bambino muoversi molto prima che questo sia possibile.”
Thor scosse la testa poco convinto e Tony decise di lasciargli credere quel che voleva: qualche settimana e forse il bambino avrebbero cominciato a sentirlo tutti.
“Che succede?” Domandò Steve, appena le porte dell’ascensore d’ingresso si aprirono.
“Oh, è tornato il grande eroe!” Esclamò Tony indicando il televisore con un cenno del capo, “è dall’alba che mandano servizi speciali solo per te.”
Steve si fermò dietro al divano fissando con sguardo funereo i titoli scorrevoli del telegiornale.
Captain America… Captain America… Captain America…
Gli facevano quasi venire la nausea. “È tutto per il Capitano,” commentò acidamente Steve, “non per me.”
Tony lo squadrò, “che avete tutti e due stamattina?”
“Perché tu cos’hai?” Chiese Steve sinceramente preoccupato all’indirizzo di Thor che lo guardò per la prima volta da quando era entrato nella stanza.
“Deve andare in bagno,” intervenne Tony.
“Ho sentito il bambino muoversi,” rispose Thor con convinzione e Stark alzò gli occhi al cielo.
“Thor, è la tua immaginazione, come te lo devo dire?”
Steve sgranò gli occhi, “è possibile?”
Tony gli puntò un indice contro, “non ti ci mettere anche tu, adesso! Secondo i miei calcoli, il fagiolino ha circa sei settimane: in condizioni normali, una donna potrebbe anche non sapere di essere incinta ancora, figurarsi sentire qualcosa!”
“Ma io non sono una donna,” commentò Thor forte delle sue convinzioni, “non sono nemmeno umano.”
Steve annuì, “è vero! Non lo è!”
Tony si portò le mani alla testa, “piantatale di coalizzarvi contro di me!” Esclamò irritato, “l’appartamento è mio, quello che sborsa i soldi e vi mantiene sono io…”
“Anche io lavoro…” Protestò Steve indicando il teleschermo.
“Tu fai volontariato, è diverso!”
“Io non collaboro in alcun modo,” realizzò improvvisamente Thor. Steve lanciò a Tony un’occhiata obliqua avvicinandosi al semi-dio, “nessuno te lo chiederebbe mai, Thor…”
“Cap ha ragione,” Tony annuì, “dicevo per dire, non pretendo mica che tu ti metta a cercare un lavoro, quando ancora nemmeno sappiamo se il fagiolino divino sta bene…”
“Mi chiamo Steve, Stark,” lo corresse l’altro Vendicatore con freddezza.
“Cos’è successo?” Domandò Tony frustrato, “lui è gravido e tu stai sviluppando una sindrome da pre-ciclo mestruale?”
 L’espressione di Thor divenne improvvisamente allarmata, “perché? C’è qualche possibilità che stia male?”
“Io…” Tony si guardò intorno smarrito, “sinceramente, non lo so.”
“Allora perché ne parli?” Sbottò Steve.
“Si faceva per parlare…”
“Non puoi dire una cosa così delicata tanto per parlare!” Lo rimproverò Steve.
“Ma chi sei? Mia madre?”
“Smettetela!” Sul viso di Thor era comparsa di nuovo l’espressione dura del guerriero facilmente irritabile, “non è mia intenzione arrecarvi più disturbo del necessario…”
“Non ci arrechi alcun disturbo,” intervenne subito Tony per tranquillizzare la situazione, “piuttosto traumi.”
Thor non credette di capire ma accennò un sorriso pieno di gratitudine, “esiste… Non so se quel che dico ha senso, ma nel mio mondo è possibile valutare se una gravidanza sta procedendo nel modo giusto.”
“Anche noi abbiamo i nostri metodi,” confermò Tony, “non so se siano paragonabili ai vostri, ma per i cuccioli di mortale funzionano piuttosto bene.”
Thor annuì mordendosi il labbro inferiore imbarazzato, “sarebbe possibile provarli ad usare su di me?”
Steve scrollò le spalle, “servirebbe un dottore…”
“Bravo, Rogers!” Tony applaudì, “ho ancora il numero del ginecologo di Pepper. Lo chiami tu per spiegargli che abbiamo un maschio in dolce attesa?”
“Ovviamente non possiamo rivolgerci ad un medico qualunque,” sottolineò Steve.
“Se stai proponendo lo S.H.I.E.L.D. scordatelo! Non mi sento responsabile per l’incolumità di Thor e del suo fagiolino, ma non per questo lo scaricherei nelle mani sbagliate…”
“Sono alleati,” disse Thor confuso, “perché dovrebbero farmi del male?”
“Oh, amico mio, gli esseri umani sono creature diabolicamente infime,” spiegò Tony e Steve si guardò dal ribattere in alcun modo.
“Tony ha ragione,” disse il Capitano.
“Che il cielo si apra!” Esultò sarcastico Stark.
“Sì, sono alleati, ma non sono per forza amici, Thor. Non so come funzioni su Asgard, ma qui da noi, un uomo nelle tue condizioni potrebbe diventare interessante agli occhi delle persone sbagliate e credo che qui nessuno voglia vedere tuo figlio divenire una cavia.”
“Disse l’ex cavia!” Esclamò Tony.
Thor si sedette sul divano, le mani ancora in grembo, “devo aspettare e sperare?” Domandò con sguardo basso. Tony sospirò profondamente, “intuisco che proporti di tornare a casa e chiedere aiuto a mamma e papà non sia fattibile.”
Thor scosse la testa immediatamente, “se tornassi ad Asgard in queste condizioni…” Si passò una mano tra i capelli con nervosismo, “no, non posso rischiare tanto!”
“Siamo messi bene!” Sbuffò Tony, “lo S.H.I.E.L.D. è una possibile minaccia, l’Olimpo sembra anche peggio. Mi chiedo cosa faremo tra nove mesi…”
Thor abbozzò un sorriso, “non ci sarà alcun problema per allora.”
“Davvero?”
Il semi-dio annuì, “mio figlio nascerà su Asgard, non vi getterò addosso una responsabilità così grande.”
Tony e Steve si scambiarono uno sguardo confuso.
“Avevamo capito che non era tua intenzione coinvolgere la tua famiglia,” disse Steve inarcando un sopracciglio.
Thor annuì, “non ora… Ora potrebbero fargli del male…”
“E dopo?” Tony non sembrava riuscire ad intuire il grande piano del principe, “hai intenzione di trascinarti davanti alla porta di casa in pieno travaglio, così che nessuno abbia nulla da ridire?”
“No, voglio solo aspettare che il bambino si senta,” Thor arrossì appena, “e si veda.”
“Non capisco e la cosa m’irrita, cosa cambia dall’avere il bambino dentro al far vedere a tutti che c’è?” DomandòTony incrociando le braccia intorno al petto.
Thor sospirò e guardò Stark negli occhi, “sappi che non è mia intenzione offenderti, Anthony.”
Steve rise sotto i baffi, “oh! Oh! Se è quello che credo, ti odierà per tutta la vita.”
Tony sgranò gli occhi, “pensi che i risultati della mia invenzione siano errati?!” Sbottò e Steve rise di cuore, “lo capisco perfettamente.”
“Zitto tu.”
“Ne ho paura, Anthony!” Esclamò Thor al massimo della sincerità, “voi non avete… Ero terrorizzato all’inizio e tutt’ora lo sono. Non so cosa farò, quando questo bambino nascerà. Ogni giorno mi sveglio pensando a cosa gli dirò quando sarà abbastanza grande da chiedermi chi era suo padre e perché non è con lui. Cerco d’immaginarmi la scena, poi rivedo il mio stesso padre dire a Loki che non è figlio di Asgard, che ha vissuto tutta la vita all’ombra di una menzogna e morirei… Morirei se dovessi provocare a mio figlio un dolore simile a quello di mio fratello...”
Thor sentì un nodo stringergli la gola.
“Poi penso a chi era Loki, penso a quanto ho provato a farmi amare, solo per perdere un altro frammento di cuore e mi chiedo se avrò mai il coraggio di raccontare a mio figlio una verità simile, se lui sarà mai abbastanza forte d’accettarla. Alla fine, non faccio che realizzare che non sono pronto a questo e che non lo sarò mai, non importa quanto tempo abbia per prepararmi.”
Il semi-dio alzò gli occhi blu sui due compagni, “fa paura… Fa dannatamente paura. Ma c’è qualcosa che mi terrorizza più di questo ed è la possibilità che Loki sia morto e… Basta. Che tutto sia finito, che non ci sia nulla dentro di me, che non ci sarà più nulla di lui… di noi se non ricordi e… Ricordi.”
Dovette stringere gli occhi con forza per non scoppiare a piangere. Si chiese quando era diventato così debole, ma sapeva già che la risposta era legata a Loki.
“Io ho bisogno di vedere mio figlio,” Thor sorrise istericamente, “so che è un’assurdità, ma questo dubbio mi distrugge… Ho bisogno di avere una prova concreta che è dentro di me e che sta bene.”

***

“Voi avete bisogno di sapere dove si trova Banner…” Ripeté Nick Fury osservando i due Vendicatori al di là della sua scrivania con sguardo indecifrabile.
“Sì!” Tony annuì con vigore sorridendo esageratamente.
“Ed io non dovrei fare nessuna domanda in merito.”
Steve abbozzò un sorriso, “si tratta di una cosa personale e…”
“Rimpatriata tra vecchi compagni d’armi,” intervenne Tony e Fury gli fu subito addosso, “temo che gli ultimi avvenimenti abbiamo minato al tuo talentuoso sarcasmo, Stark.”
Tony sospirò sconfortato alzando le mani in segno di resa, “touché!”
“Seriamente, signore, non è nulla di grave,” tentò di nuovo Steve, “vorremmo solo avere l’opportunità di parlare con Bruce, niente di più.”
“Risparmiami quella faccia da bravo ragazzo innocente, nessuno contatta l’Hulk per fare due parole.”
“Noi non vogliamo l’Hulk,” sottolineò Tony, “vogliamo Bruce. La differenza non è poi così sottile: quello che ci serve è un dottore dalla mente brillante, non un mostro verde furioso. Quest’ultima cosa potrebbe suonare sospetta, ma la seconda! Suvvia, che c’è di male nel condividere un’informazione tanta banale con chi ha salvato il mondo?”
“C’è del male in qualcuno che viene a chiederti un’informazione di persona, solo perché non è riuscito trovarla con le sue sole forze introducendosi di nascosto nei nostri date-base.”
Tony non smise di sorridere nemmeno per un istante, “non so di che cosa…”
“Risparmiamelo, Stark e Capitano, tu risparmiami un’altra scusante che vi siete preparati lungo la strada da casa a qui. Perché volete contattare Bruce Banner con tanta urgenza?” Il tono di Nick Fury era perentorio, non avrebbe ammesso un’altra bugia, come non avrebbe ammesso una risposta vaga e priva di sostanza.
 Steve guardò Tony e Stark ricambiò l’occhiata.
“Spiacente di averti fatto perdere tempo, buon, vecchio Nick!” Si scusò Tony alzandosi di colpo dalla sedia, “evidentemente non solo il vostro sistema informatico fa ridere i polli, ma persino le vostre spie sono esperte nel perdere i loro soggetti da osservare ed ecco spiegato perché nei vostri file ci sono tutti i movimenti della mia carta di credito e nemmeno mezza informazione su Bruce da circa un anno.”
Steve si alzò a sua volta con fare incerto. Nick lo imitò, “voglio la mia risposta, Stark.”
Tony fece spallucce, “il mondo va avanti a forza di scambi, Fury. La nuova residenza di Bruce per il mio piccolo segreto. Tu non possiedi la prima, non vedo perché io debba metterti la seconda su un piatto d’argento.”
“Devo trattenervi per farvi parlare?”
“Signore…”
“Rilassati, Steve, non può farlo,” intervenne Tony prima che il compagno inciampasse nell’ennesimo trucchetto della spia, “non solo è illegale, ma sa bene che può sprangare la porte, legarci a queste due sedie e liberare tutti i suoi adorati cagnolini e nulla sarebbe sufficiente a fermare un nostro amico in comune il cui nome comincia per T.”
Fury sospirò rilassando le spalle, “Steve ci aveva informato del cambio di residenza di Thor. È bello avere degli amici nei momenti difficili, vero, Stark?”
“In realtà sto facendo beneficienza!” Spiegò Tony con espressione teatrale, “Thor è un pericolo per se stesso e per il gli altri non appena si avvicina ad un elettrodomestico e Steve è un poveraccio che non può pagarmi l’affitto perché è troppo occupato a fare beneficienza qui da voi, per cercarsi un lavoro vero.”
Steve sgranò gli occhi e lo fissò scandalizzato.
Fury si lasciò cadere di nuovo sulla sua poltrona, “ti tengo d’occhio, Stark.”
“Reciproco amico mio!”
Non appena usciti, Tony sbuffò rumorosamente, “tu e le tue fottute idee moraliste.”
“Valeva la pena tentare…” Replicò Steve.
“Sì! Adesso dovrò riprogrammare ogni sistema della casa in modo che sembri un bunker!” Esclamò Stark stancamente imboccando il corridoio che portava all’ascensore di uscita, “se mi avessi lasciato fare a modo mio…”
“Ci saremmo ritrovato Fury direttamente dentro casa!” Lo interruppe Steve premendo il pulsante di chiamata, “sapevo che avevano individuato una falla nel sistema e sapevo che erano risaliti a te.”
“Oh, certo! Perché tu sei il Cap senza macchia e senza paura a cui si può riferire tutto!”
“Fai l’offeso, ora? Pensa a cosa sarebbe successo se lo S.H.I.E.L.D. ci fosse piombato in casa con Thor in quelle condizioni.”
“Quali? Quelle che ancora non si vedono?” Le porte scorrevoli si aprirono con un bip e Tony fu il primo ad entrarvi. Fu il turno di Steve di sbuffare, “non si tratta di qualcosa di visibile, Tony. Thor non ha più il controllo delle sue emozioni…”
“È sempre stato un tipo emotivo!” Commentò Tony facendo spallucce, “non credo avesse il totale controllo delle sue emozioni nemmeno quando ha proposto a Loki si cambiare schieramento in piena distruzione di New York.”
Steve sospirò tristemente, “dopo le ultime rivelazioni, dovremmo reinterpretare molte cose.”
Tony gli lanciò un’occhiata inquisitoria, “mi meraviglio di te, sai? Quando abbiamo scoperto del bambino di Thor, sembravi sul punto di avere una crisi di panico.”
“Te l’ho già detto,” Steve abbozzò un sorriso, “Thor è scettico, figurati se non lo sono io!”
“Quindi fingi di non crederci?”
Steve fissò il proprio riflesso nella parete metallica dell’ascensore per qualche secondo, “seriamente, Tony… Quanto erano attendibili le tue analisi?”
Tony alzò gli occhi al cielo, “è strano, ok? Se quello che ha detto Thor è vero, il concepimento dovrebbe essere avvenuto appena poche ore prima la comparsa dei primi sintomi.”
“E?”
“Umanamente parlando è impossibile valutare se vi è una gravidanza o no, dopo così poco tempo.”
“Eppure uno dei sintomi è piovuto sopra la tua colazione.”
“Devi proprio ricordarmelo?”
“Domanda diretta,” Steve si spostò per guardare Tony negli occhi, “so cos’hanno detto quelle analisi, ma considerando quello che è Thor e tutto il resto… Puoi affermare con assoluta certezza che Thor aspetti un bambino?”
Tony lo fissò come un moccioso indignato, “Cap, io penso che il tuo autocontrollo derivi tutto da una fase di negazione, ordinariamente compresa nel pacchetto trauma.”
“Ti è così difficile prendere in considerazione l’idea che tu abbia sbagliato?”
“Te l’ho già detto, Cap! Io non sbaglio mai e, dopo di me, c’è solo una persona a cui potrei dare un minimo di fiducia.”
“Bruce?”
“No, Loki.”
Steve inarcò un sopracciglio, “cosa centra lui adesso?”
“Beh…” Tony fece spallucce, “ha preso molto bene la mira, quando ha spruzzato.”
Steve aprì la bocca inorridito al pensiero, poi le porte scorrevoli si aprirono e corse fuori scuotendo la testa con forza, “per l’amore del Cielo, Tony!”
“Che c’è? È vero! E prima o poi dovrai accettarlo anche tu!”

***

C’era di nuovo neve intorno a lui, di nuovo quella creatura dall’aspetto che non era un vero aspetto.
“Te lo chiederò di nuovo,” disse con freddezza, “chi sei? Cosa sei?”
La creatura lo guardò confusa e, forse, spaventata. Gli s’inginocchiò davanti ed essa afferrò i lembi del mantello rosso avvolgendoselo intorno al corpo nel tentativo di proteggersi.
Che sciocca presunzione.
“Perché mi hai evocato?”
La creatura scosse la testa. Decise di osare: allungò una mano per toccarla.
Quando i suoi polpastrelli gli sfiorarono la guancia, si sorprese di scoprire che era calda.

***

Thor si svegliò di colpo con una mano premuta contro il ventre.
Il respiro corto ed il cuore impazzito.
Non ricordava di essersi addormentato ma Tony lo aveva rassicurato su questo fin dall’inizio: sarebbe stato stanco per i prossimi nove mesi e la mancanza di sonno notturno non migliorava la situazione. Un familiare senso di nausea lo indusse ad alzarsi dall’angolo del divano in cui si era appisolato, sebbene non avesse fatto colazione quella mattina, c’era pur sempre la possibilità che il bambino trovasse qualcos’altro da fargli buttar fuori.
Il bambino…
Strinse con forza la stoffa della t-shirt: aveva detto ai suoi compagni che avrebbe tolto il disturbo non appena il piccolo fosse stato abbastanza grande da vedersi  ma la verità era che non si fidava del suo stesso mondo e questo lo dilaniava. Tony aveva ragione, sarebbe bastato tornare a casa per trovare qualcuno che gli confermasse che sì, dentro di lui c’era il figlio di Loki e sì, era forte e sano e tutto andava bene.
E dopo? Nessuno ne sarebbe stato felice, nessuno e se avessero deciso di portargli via il bambino, avrebbero trovato un modo molto velocemente, perché senza i suoi poteri non avrebbe potuto far molto per proteggersi.
Avrebbero detto che era stata colpa di Loki.
Avrebbero detto che lo aveva ingannato, stregato, usato.
Avrebbero detto che aveva pianificato tutto fin dal principio, che rendere il grande Thor l’incubatrice del suo mostruoso erede era il modo migliore per sconfiggerlo ed umiliarlo anche dopo la sua dipartita.
Inutile sarebbe stato raccontare loro della notte in cui avevano concepito il bambino.
Inutile sarebbe stato dirgli che il terrore e la sorpresa che aveva provato, Thor li aveva visti riflessi anche negli occhi verdi di Loki.
Inutile sarebbe stato dire che suo figlio lo voleva!
Il nodo alla gola lo bloccò a metà strada tra la cucina ed il corridoio. Appoggiò una spalla alla parete trovando difficile il semplice respirare: la parte più ingenua di sé continuava a ripetere che sarebbe andato tutto bene, che se si fosse presentato ai suoi genitori con la prova concreta di quanto fosse bello quello che gli stava succedendo, forse avrebbero provato a capirlo.
Si lasciò scivolare sul pavimento colto da un’improvvisa debolezza.
Avrebbe tanto voluto che suo figlio nascesse ad Asgard, che suo padre lo presentasse alla corte ed al popolo nella grande sala del trono come era accaduto a lui e suo fratello ed ogni altro principe, prima di loro. Avrebbe voluto tante cose per lui. Tante, troppe.
“Loki…” Bastava sentire il nome che si ritrovava a chiamare in quel momento di disperazione per capire quando fosse infinitamente solo in quella storia.
“Oddio, Thor!”
Una mano gli strinse una spalla con un po’ troppa forza.
“Point Break, rispondi! Stai bene?”
Quando riuscì a focalizzare di nuovo l’ambiente intorno a sé, li riconobbe: Steve sembrava mortalmente preoccupato, Tony gli tastava il polso per non sapeva quale motivo. Il primo alzò due dita e gliele mise davanti agli occhi, “quante ne vedi?”
L’altro sbuffò sonoramente e gli diede una gomitata, “niente metodi dell’anti guerra in mia presenza, grazie!”
“Non vi ho sentiti rientrare…” Fu l’unica cosa che Thor riuscì a bofonchiare.
“Oh, grazie al cielo, parla!”
“Certo che parla, Cap. Non è in coma vegetale,  è solo gravido.”
“Ti gira la testa? Non ti senti le gambe? Qualcos’altro non va?”
“Gravido, Cap! Non paralitico!”
“Potresti chiamarmi col mio nome, per favore!” Sbottò il Capitano e Tony gli fece la linguaccia. Era tutto molto maturo. Thor accennò un sorriso, poi scosse la testa, “sto bene, io stavo solo…” Fece per alzarsi in piedi e Steve si offrì subito per aiutarlo.
“Ok, stai bene ma… Possiamo fare qualcosa per farti stare meglio?”
“Ditemi che avete trovato Banner,” sospirò Thor.
Steve guardò Tony che sbuffò di nuovo, “Oh, tocca a me, ora? Dunque, Thor, Bruce per quel che ne sappiamo noi ed anche lo S.H.I.E.L.D. potrebbe aver deciso di trasferirsi momentaneamente sulla luna!”
Thor inarcò un sopracciglio.
“Intende dire che nessuno sa dove si trova,” tradusse Steve.
“Oh…” Thor abbassò lo sguardo deluso.
“Però! C’è un però!” Tony raccolse da terra una busta di plastica che Thor non aveva assolutamente notato, “dato che il divino principe dubita dell’attendibilità della mia tecnologia e l’irritabile ed irritante Capitano non fa che migliorare la situazione…”
“Steven, Stark! Mi chiamo Steven!”
“… Ho deciso che faremo un tentativo con questi!” Tony gettò la busta di plastica a terra mostrando ai due compagni una piccola scatola con aria trionfante. Steve lesse la scritta della confezione con espressione perplessa, “Test… Test che?”
“Testa di gravidanza, analfabeta! Ma che te lo dico a fare? Ai tuoi tempi si uccidevano le rane (1)! Questo è il contributo del ventunesimo secolo!”
Thor prese la scatola tra le mani ancor più confuso di quanto non fosse Steve, “non capisco…”
“Nemmeno io,” concordò il Capitano.
Tony sospirò stancamente, “lui non è di qui e passi, ma tu, Rogers…”
“Spiegaci e basta!”
“Bene!” Tony si riappropriò della scatola tirandone fuori un piccolo arnese di plastica, “tu urini qui sopra e noi ci togliamo un pensiero! Sì, per funzionare dovresti avere degli ormoni femminili e non credo che tu… Al diavolo! Tu non dovresti nemmeno aspettare un bambino! Prendi questo affare e vai!”
Thor prese il Test tra le mani, poi guardò Steve che ricambiò lo sguardo confuso.
“Ma che avete! Devo accompagnarvi anche al bagno?”

***

Questa volta non parlò: aveva perfettamente capito che era inutile.
Si sedette sulla neve rimanendo ad osservare la creatura che si era accoccolata tra il mantello rosso e il terreno ghiacciato. Non faceva nulla, non diceva nulla, eppure continuava a trascinarlo in quel mondo che sembrava simile all’onirico ma aveva come la sensazione che fosse di tutt’altra natura.
La creatura respirava con la bocca aperto, come se avesse difficoltà ad usare il naso. Inalava aria velocemente, come se stesse per soffocare, ma dall’espressione rilassata non sembrava essere quello il problema.
“Chi sei?”
Era un ritornello ormai.
“Cosa sei?”
La creatura lo guardò e, come era prevedibile, rimane in silenzio.

***

“Qualcuno mi dica perché ce ne stiamo tutti qui,” borbottò Tony seduto sopra la toilette.
“Siamo amici,” Steve fece spallucce dall’angolo della vasca in cui si era accomodato, “facciamo sostegno morale.”
“A me sembra di fare l’adolescente in ritardo…”
“Quindi se vi sono due linee, è positivo… Cioè significa che il bambino c’è,” ripeté Thor seduto sul tappetino accanto alla vasca, “mentre se ve ne è solo una…”
Steve gli appoggiò gentilmente una mano sulla spalla, “a quello penseremo dopo, in caso.”
Tony annuì distrattamente armeggiando con il mobile del lavandino.
“Che stai facendo?” Domandò Steve, l’altro fece spallucce, “credevo di aver nascosto una bottiglia…”
“Tony!”
“Che c’è?”
“Quanti minuti sono passati?” Chiese Thor. Tony controllo l’orologio che aveva al polso, “sì, direi che possiamo procedere…”
Thor non doveva essersi aspettato un risposta simile, perché non si mosse.
“Coraggio, Thor…” Lo incitò Steve amichevolmente. Il Dio del Tuono prese un respiro profondo, poi si alzò in piedi. Gli bastò un passo per arrivare al lavandino, eppure gli sembrò una distanza infinita.
Decise di non dilungare ulteriormente l’attesa: afferrò il Test in un movimento fulmineo.
Due linee, positivo. Una linea, negativo, si ripeté, prima di rigirarsi tra le dita quell’arnese di plastica.

***

“Chi sei?”
“Non lo so.”
“Che cosa sei?”
“Non lo so.”
“Perché mi hai evocato?”
“Volevo vederti, prima di nascere.”

+++
Varie ed eventuali note:
Ed eccoci qua con il secondo mese. Non sapete quanto mi faccia piacere che questa storia sia stata così ben accolta!
Sì, so che Preg!Thor può essere un trauma per molti amanti del ThunderFrost che sono stati abituati ad altre modalità, anche io sono tra questi e volevo sperimentare un total reverse della situazione canonica del fandom. Con Tony e Steve invece mi diverto da morire e penso lo si capisca dai lunghi dialoghi che caratterizzano le loro scene, spero che divertano anche voi in un modo o nell'altro.
Che cosa sono le piccole scene in corsivo? Chi sono i due personaggi misteriosi? Non ve lo dico! Anche se so che la maggior parte di voi ha già intuito perfettamente...

(1) in realtà non so se in America usasserro questo metodo, tuttavia il riferimento alla rane è dovuto ad un tipo di test di gravidanza entrato in uso negli '40 nei laboratori medici europei per accertarsi dell'esistenza di una gravidanza o meno. Alle rane in questione veniva innietato un campio di urina della donna e, a seconda della reazione dell'animale, si poteva valutare se la paziente fosse in stato interessante o meno. 

  
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