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Autore: Preussen Gloria    19/03/2013    6 recensioni
"E cosa racconterò a mio figlio, quando nascerà?"
Tony ha mandato a monte la sua relazione con Pepper, l'unica stabile e di valore che abbia mai avuto e cerca di venirne fuori sprofondando nella totale immaturità.
Steve fatica a trovare un suo posto nel ventunesimo secolo e comprende che, nel passato come ora, Captain America non gli ha mai permesso di averne uno suo.
Thor ha fallito con Loki ancora una volta e la conseguenza lo ha portato a perdere il trono di Asgard ed il rispetto di suo padre.
"Gli racconterai l'avvincente storia di come papà e gli zii, costretti da una serie di sfortunati ed inaspettati eventi, si decisero a crescere per rendere il mondo un posto un pochino migliore a posta per lui."
[Loki x Thor]
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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L'inizio

[Tony]

“Io vorrei che tu scegliessi... Che prendessi una decisione vera!”

Tu-Tun…Tu-Tun… Tu-Tun…

*Risponde la segreteria telefonica del numero…Tony? Tony sono Steve. Rispondi, per favore… Tony, so cos’è successo, ne discutono tutti! Se non ti va di parlare, va bene, però… Non perdere la testa…*

 
Tony ricordava vagamente di avere un cellulare. Non ricordava a che cosa servisse, come non ricordava chi fosse questo Ste-Qualcosa. Eppure, aveva la netta sensazione che fosse utile come arnese. Era ad appena venti centimetri da lui e si ritrovava a fissarlo come se fosse un’irraggiungibile miraggio nel deserto.
C’era anche il suo nome scritto sopra: decisamente figo!
Peccato che sembrasse complicato, che girasse come una trottola impazzita sul tavolo della cucina mentre quel rumore insopportabile gli trapanava i timpani, già resi decisamente più sensibili dalla medicina per tutti i suoi mali. Per non parlare dell’irritazione crescente che gli faceva venire l’acido in gola ogni volta che la segreteria partiva e a la voce di quell’individuo – con cui credeva di avere un certo rapporto lavoro o simil– attaccava la solita solfa con quel tono da paternale, capace di fargli partire un embolo anche nelle pessime condizioni in cui versava.
Non ce l’aveva mai avuto un padre ed era cresciuto comunque benissimo!
Per questo, per quanto interessante potesse sembrare, ignorava quella scatoletta nera chiamata cellulare. Aveva l’aria complicata, di quelle cose che richiedono un minimo di attenzione per essere usate correttamente: uno sforzo che non era in grado di affrontare, nemmeno grazie alla sua natura megalomane.

“Ma in realtà… In realtà ti sto pregando, Tony! Scegli me! Ama me! Fallo vivendo come un grande uomo…”

La bottiglia di fronte a lui, invece, era un oggetto semplice. Anche il liquido al suo interno era un qualcosa d’incredibilmente facile da capire, nonostante i suoi effetti fossero miracolosi per la malattia di cui soffriva e che, di recente, aveva diagnosticato a sé stesso.
Non doveva fare altro che afferrarla, inclinarla di poco più di centottanta gradi e stare bene attento a versare quel liquido divino all’interno del bicchiere e non su tutto il ripiano dell’angolo bar.
Semplice, veloce…

“Non morendo come un eroe…”

Si era illuso, Tony Stark.
Rendere una fabbrica di armi qualcosa di utile per l’umanità.
Trasformare il genio superficiale e lascivo in un uomo.
Lasciare che l’uomo si evolvesse in eroe, all’occorrenza.
Cambiare tutto, ogni cosa, fino all’ultimo squallido dettaglio, per amore di una singola donna.
La donna giusta.
L’unica che avrebbe potuto definire della sua vita e che era stata tanto vicina ad esserlo da impedirgli di capire come fosse possibile che tutto fosse finito così, ad un passo da un traguardo che avrebbe dovuto essere un nuovo inizio. Non il suo, questa volta, ma il loro.

“Io amo Tony Stark con tutto il mio cuore…”

“Io sono Tony Stark,” mormorò ingurgitando un altro bicchiere.

“Ma non posso vivere nel terrore di Iron Man.”

“Io sono Iron Man.”
Non erano due opposti, non erano nemmeno due entità parallele. Erano i sinonimi con cui indicare un’unica cosa.
“Chiedevo solo che lo capissi…”
Il bicchiere vuoto cadde a terra.

[Steve]

*Risponde la segreteria telefonica del numero…*

“Maledizione, Tony!” Steve premette il tasto per terminare la chiamata talmente forte che il cellulare si spaccò in due, alla stregua di un biscotto. Restò a guardare i rottami tra le sue mani con frustrazione per una manciata di secondi, poi lo gettò nel cestino della spazzatura più vicino.
Si cacciò le mani in tasca e si rimise a camminare: non fosse mai che il grande Tony Stark si azzardasse a mettergli tra le mani una delle sue auto lussuose, c’era pur sempre il rischio che lo sgraziato Capitano provocasse qualche ammaccatura qua e là solo aprendo e chiudendo la portiera.
Quello che Steve temeva, era di ritrovarla ridotta a rottami lungo la strada, una di quella auto, con Tony all’interno in bella compagnia di qualche bottiglia vuota.
Non gli aveva detto una parola a proposito di Pepper.
Niente!
Restavano a contatto per la maggior parte della giornata e Tony non aveva lasciato trasparire nulla. Certo, forse c’erano stati dei segnali: troppe poche battute, troppo poco rumore, troppe poche espressioni… Ma Tony era rimasto in lutto per mesi solo perché la sua adorata maglietta degli ACDC aveva, casualmente, preso fuoco durante un esperimento di prova con l’armatura!
Era impossibile capire cosa gli passasse per la testa.
Figurarsi se era pensabile valutare quando e come intervenire.
C’erano più possibilità che Thor accettasse la perdita di Loki, piuttosto che Tony realizzasse che aveva bisogno di aiuto da parte di un amico e Steve non lo capiva.
Comprendeva che Howard non aveva contribuito un granché nel dargli fiducia nell’umanità.
Comprendeva che aveva vissuto all’interno ed era stato parte integrante del lato più squallido dell’alta società.
Comprendeva anche che era stato tradito e abbandonato abbastanza spesso da portarlo a fare ogni cosa da solo, ma…
Già, c’era sempre quel ma.
Quel ma che aveva portato Steve a tornare a New York e a smettere di cercare in lungo ed in largo un posto che non esisteva. Casa, in qualunque modo l’avesse intesa negli anni della seconda guerra, non esisteva più da tanto… Tanto tempo.
New York, l’appartamento nelle vicinanze della Stark Tower che Tony gli aveva ceduto – ovviamente, in affitto – era l’unica sostituzione che era riuscito a trovare. Non era così male… Forse…
Alzo gli occhi: l’insegna della Stark Tower era ben visibile in lontananza.
Sospirò profondamente e si rimise a camminare: forse sarebbe arrivato in tempo per scortare Tony in bagno, prima che vomitasse per tutto l’angolo bar.

[Thor]

Thor non sapeva se gli altri fingessero di non vedere o se, a forza di stare vicino ad un ricercato, era finito con l’imparare come nascondere le cose invece di portarle stampate in faccia.
Sua madre era convinta che passasse il suo tempo insieme a Jane.
A Tony piaceva abbellire questa versione con particolari che Thor non si era mai permesso di confidargli: non sarebbe stato capace di mentire fino a quel punto.
Steve non chiedeva e non commentava e gli era grato.
Se suo padre sospettava di lui, non lo dava a vedere.
Non che temesse qualcosa: Loki sapeva esattamente quello che voleva e cosa doveva fare per ottenerlo.
Thor, semplicemente, lo lasciava fare.
Quando riuscì ad infilarsi i boxer e la t-shirt, il principe delle illusioni era già completamente vestito e pronto ad andarsene.
“Resta…”
Ogni volta era la stessa preghiera, la stessa umiliazione, la stessa pugnalata al cuore.
Loki gli rispose con una smorfia, “sono più che appagato per questa notte…”
Mancava che gli allungasse due o tre monete d’oro – o, forse, un rotolo di banconote sarebbe stato più adatto al contesto – e la scena sarebbe stata completa.
“Non dobbiamo fare per forza qualcosa.”
Non era un idiota, a differenza di come molti credevano, era solo troppo disperato per farsi scudo col suo orgoglio.
“Vorrei solo che rimanessimo insieme per un’intera notte, è chiedere troppo?”
Sì, perché dopo gli avrebbe chiesto di rimanere al mattino. Poi, avrebbe cominciato a desiderare di averlo con sé per un giorno intero. E dopo…
Non poteva permettere al suo cuore di sognare di più, sarebbe stato troppo pericoloso.
“Non sono tuo fratello.”
“Questo lo so.”
“Non sono il tuo compagno.”
Thor ingoiò a vuoto, “allora perché vieni a cercarmi quasi ogni notte? Perché vieni da me? L’universo è pieno di puttane pronte a soddisfarti per poco denaro o di uomini affamati di qualcosa di proibito!”
Rabbia, sì, di quella ancora ne aveva.
Loki sorrise diabolico, “e togliermi la soddisfazione di vederti così?” Domandò freddamente, “ho perso tutte le battaglie contro di te e i tuoi animaletti da compagnia, è vero. Ma così… Qui, su questo letto, vinco sempre io ed è un trionfo a cui non ho intenzione di rinunciare.”
“Quanto ancora pensi che te lo lascerò fare?” C’era fermezza nella voce di Thor, ma nel suo cuore c’era solo dolore e la consapevolezza che non si sarebbe mai lasciato scappare l’occasione di avere Loki, anche solo per qualche ora.
“Quando ancora pensi di poter sperare?” Ribatté Loki ed aveva dolorosamente ragione. Thor non sarebbe mai riuscito a combatterlo, non sarebbe mai riuscito a respingerlo sul serio, se prima non avesse smesso di amarlo. In che modo non lo sapeva più… Sapeva solo che rinunciare a Loki significava rinnegare tutta la sua vita e non ne era capace.
“Resta almeno fino all’alba.”
Loki sapeva quanto male gli faceva, mentre si allontanava dalla finestra e si avvicinava a lui con lenti passi, “e che cosa saresti disposto a fare per avermi fino al sorgere del sole?”
Non conosceva l’amore, il principe delle bugie.
“Qualunque cosa…”Thor sapeva che gli avrebbe fatto pagare un prezzo decisamente troppo alto per il profitto.
“Hai imparato a prenderti le tue responsabilità, principe Thor?”
E la cosa peggiore…
“Perché questa volta, nessuno sarà dalla tua parte per aiutarti…”
Era che gli andava bene.

***

“Oh! Voglio morire!” Gemette Tony, un istante prima di riaffondare il viso nel water a causa di un altro conato di vomito.
“E finirai per ammazzarti sul serio, così!” Esclamò Steve alla sue spalle che lo sorreggeva per non farlo affogare nel suo stesso vomito, sebbene l’immagine non gli dispiacesse poi tanto, “pensi che l’autodistruzione sia la soluzione migliore?”
Tony approfittò di un attimo di lucidità per guardarlo in cagnesco, “ha parlato quello che mi faceva la predica sullo spirito di sacrificio…”
Steve lo lasciò e Tony batté la testa sul bordo della tazza, “vai al diavolo…”
“Ma perché te la prendi tanto?” Si lamentò Tony massaggiandosi la fronte dolorante, “si tratta dei miei fottuti affari, sono libero di dirli a chi cazzo mi pare i miei fottuti affari.”
Steve non si sforzò di mascherare la sua delusione, “pensavo fossimo amici!”
“Oh! La mia testa…” Tony si prese il cranio tra le mani dondolandosi nel vano tentativo di trovare un po’ di conforto, “troppi paroloni in pochi giorni. Quella parlava di scelta, responsabilità, eroi, uomini… E adesso arrivi tu a parlare di legami. Che brutta cosa che sono!”
“Beato tu che sai vivere senza,” borbottò Steve tirandogli un asciugamano. Tony lo cercò alla cieca sul pavimento per una manciata di secondi, “non vedo niente, Steve! Sono cieco!”
Steve non seppe se mettersi a ridere o piangere. Decise di essere benevolo e sollevò l’asciugamano dalla testa di Tony. Glielo porse, questa volta.
“Che cosa ti ha fatto per ridurti in questo stato?” Non avrebbe dovuto chiederlo così direttamente, ma non aveva potuto farne a meno.
Tony gli sorrise: il sorriso di un condannato a morte. “Mi ha chiesto di uccidere la parte migliore di me…”

***

Loki era stato maledettamente gentile.
Per Thor, era stato tutto incredibilmente meraviglioso.
Ma nessuno dei due era preparato ad una cosa simile.
Quando tutto era finito per la terza volta, Loki era rimasto sopra di lui a fissarlo come un bambino smarrito e Thor aveva ricambiato l’espressione terrorizzata con altrettanta sincerità.
Erano mesi che andavano a letto insieme.
Era passato diverso tempo da quando Loki aveva concesso a Thor quello che non aveva permesso di avere a nessun altro.
Quella prova era stata la più difficile, no? Era stato difficile tornare a mentire, dopo quella notte.
Non poteva accadere tra loro qualcosa che…
Invece sì, quello che avevano condiviso quella notte era molto peggio.
Thor si era accorto di quel tentennamento, di quella pausa, di quel momento di assoluta paura. Aveva alzato una mano per sfiorargli una guancia, “Loki…”
Il primo raggio di sole aveva illuminato la stanza e suo fratello si era allontanato da lui con uno scatto rabbioso, come se volesse mettere tra sé e quel che era successo tra loro tutta la distanza possibile.
Thor rimase sul letto: nudo, esposto, umiliato.
Si mise a sedere.
Faceva male, ma doveva farlo.
Doveva guardare Loki negli occhi e capire che quello che era successo non lo aveva sentito solo lui.
“Loki?”
“Stai zitto!” Sbottò l’altro allacciandosi i pantaloni con rabbia.
“Loki, per favore, noi…”
“No!” Loki si fermò davanti al letto: era bellissimo con i capelli ed i vestiti in disordine e Thor si odiò per non poter evitare di pensarlo. “Non esiste nessun noi e, da oggi, mi assicurerò che lo capisca anche tu.”
Thor inarcò le sopracciglia, “cosa?”
Loki non rispose: corse verso la finestra, come se stesse fuggendo da qualcosa di pericoloso, fatale. La spalancò in panico e fece per andarsene, poi qualcosa lo bloccò…
Qualcosa…
Dannata incertezza. Si voltò a guardare Thor un’ultima volta, “che cosa ho fatto?” Mormorò e sparì prima che l’altro potesse replicare.
Il cuore di Thor si fermò per una manciata di secondi, prima di riprendere a battere con velocità dolorosa. Si alzò dal letto tremando come una foglia, si rivestì come un automa e, in panico, cercò con gli occhi il suo martello.
Lo trovò nell’angolo della stanza, esattamente dove lo aveva lasciato. Un terrore irrazionale lo colse di colpo e si ritrovò ad esaurire la distanza che li separava con poche, ampie falcate.
Allungò la mano, afferrò l’impugnatura.
L’orrore provocato da quel che non accadde, lo dilaniò.

[Primo mese.]

Tony si era addormentato attaccato al radiatore del bagno.
Steve aveva cercato di rimetterlo in piedi e di portarlo a letto, ma al primo segno di obiezione, l’aveva lasciato crollare sul pavimento e aveva deciso di fregarsene.
Alla fine, non era riuscito a dormire per il senso di colpa e Tony riprese coscienza alle prime luci dell’alba dichiarando che un Hulk impazzito doveva aver ballato la tarantella sopra il suo corpo privo di coscienza.
“Ti porto sul divano.”
Trascinare Tony in soggiorno non fu una grande impresa per il Capitano, evitare di sbatterlo contro un muro ad ogni delirio, invece, fu un enorme sacrificio.
“Non posso avere un nonnino per badante, è controproducente! Adesso cosa accadrà? Assumerò Thor come domestica?” Si mise a ridere sguaiatamente da solo, mentre Steve faceva appello a tutta la sua buona volontà.
“Ti porto un bicchiere d’acqua, ti aiuterà a smaltire l’alcol che ti è rimasto in corpo…”
Tony sgranò gli occhi e spalancò la bocca, “Uh! Il nostro Cap sa come affrontare le sbornie! Questo sì che è uno scoop! Allora non facevi la suora prima di entrare nell’esercito!”
“Piantala di urlare, Tony…” Lo pregò Steve appoggiando il bicchiere ricolmo d’acqua sul basso tavolino davanti al divano, “ci sento benissimo.”
“Io no!” Replicò Stark, “tutto è ovattato e distante! Non mi sentivo così da quando ero in punto di morte, che ricordi!”
“Contento tu,” Steve annuì distrattamente, poi il campanello dell’ingresso attirò la sua attenzione.
“Pepper va ad aprire la porta, sono troppo impegnato a non fare niente!”
Tony parlò come se l’altro fosse nella stanza più remota della casa e non ad appena mezzo metro da lui, ma Steve non ebbe il cuore di farglielo notare né di correggere il nome con cui l’aveva chiamato.
“Probabilmente è Thor che ha deciso di farmi da domestica,” si rimise a ridere da solo, mentre Steve premeva il pulsante per accendere la telecamera del citofono.
Guardò il piccolo schermo inarcando le sopracciglia, “Tony? Per caso hai seriamente chiamato Thor, tra un delirio e l’altro, ieri notte?”
“Oh, Steve! Quella di Thor come domestica era una battuta, possibile che tu non l’abbia capito?” Tony bevve un’ampia sorsata dal suo bicchiere d’acqua e Steve desiderò che vi annegasse dentro, prima di permettere al loro ospite di accedere all’ascensore.
Se lo Stark sul divano era uno spettacolo tanto pessimo da far ridere anche il più veterano dei paparazzi, Thor era la rappresentazione vivente della parola trauma.
“Ma che ti è successo?” Domandò Steve allarmato.
“Che maleducato!” Commentò Tony dal divano, “neanche saluti!”
Thor tentò di offrire una qualche spiegazione, ma tutti i suoi tentativi finirono con uno sguardo basso ed un’espressione imbarazzata. Steve fu abbastanza sensibile da non insistere oltre e farsi da parte, “entra, accomodati…”
“Non puoi dire entra ed accomodati a qualcuno in una casa che non è tua!” Lo rimproverò Tony voltandosi di trequarti: si zittì di colpo quando riconobbe il secondo gigante biondo nella stanza.
“Perdona il disturbo, Anthony,” si scusò Thor continuando a tenere gli occhi azzurri incollati al pavimento.
Tony si limitò a fissarlo come se gli fossero spuntate, improvvisamente, due corna ed una paio di ali.
“Non preoccuparti, non è in grado d’intendere e di volere,” lo rassicurò Steve invitandolo a sedersi accanto all’angolo bar con un cenno del capo, “tra due ore, probabilmente, non si ricorderà nemmeno come siamo arrivati qui!”
“Sei tu che soffri di demenza senile, non io!” Tony riprese a ridere come un ossesso.
“Che gli è successo?” Chiese Thor confuso sedendosi su uno degli alti sgabelli accanto al bancone.
Steve sospirò, “Pepper se n’è andata…” Mormorò a tono abbastanza basso da non farsi sentire dall’essere delirante sul divano.
“Lady Pepper ha…” Thor non completò la frase, “perché?”
“Ero venuto qui per capirlo,” confessò Steve, “pensavo che gli avrebbe fatto bene parlare. L’ho trovato che era già così…”
Tony si alzò solo per ricadere seduto a causa di una violenta vertigine,” figo! La stanza gira!”
Steve alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare Thor, “a te, invece, che è successo?”
Il semi-dio lo fissò incerto per alcuni istanti, “ho un problema…”
“Sì, mi basta guardarti in faccia per capirlo.”
“Il vecchio saggio ha parlato!” Tony tentò si rialzarsi ed avvicinarsi, solo per finire ripiegato sul basso tavolino di fronte a lui.
Thor prese un respiro profondo, “non riesco più ad alzare il martello.”
Steve lo fissò smarrito per una manciata di secondi, poi il suo sguardo divenne allarmato.
“Il grande Thor non riesce ad aprire l’ombrello!” Tony emise una risatina stridula.
Steve lo guardò di traverso, “ignoralo…”
“Non riesco a capire da cosa possa dipendere,” la voce di Thor era malferma e sottile, difficile credere che non vi fosse altro da dire sul suo stato, ma era Tony quello perennemente sospettoso, non Steve.
“Tuo padre ha…”
“No,” Thor scosse la testa, “non parlo con mio padre da mesi. Non torno ad Asgard da molto tempo, a dire il vero.”
“E dove sei stato tutto questo tempo, allo S.H.I.E.L.D. non ti convocano da qualche settimana, no?”
“In un appartamento a circa mezzo kilometro di distanza da qui…” Bofonchiò Tony con la faccia premuta contro il vetro del tavolino, “gliel’ha comprato papà…”
Thor si tese di colpo, “come fa…”
“S’introduce nei dati segreti dello S.H.I.E.L.D. una volta alla settimana, se hai registrato la tua permanenza qui, Tony non deve averci messo molto a scoprirlo…”
Thor annuì, “pensavo fosse giusto.”
“Lo è…”
“Se avessero avuto bisogno di me, almeno… Devo pur far qualcosa per sdebitarmi della vostra accoglienza.”
Steve sorrise, “è un mondo libero questo.”
“Sì, ma per i guai della mia famiglia, l’umanità ne ha passati di ben peggiori,” Thor si passò nervosamente una mano tra i capelli, “non è così scontato che mi accettiate.”
Steve gli appoggiò una mano sulla spalla, “sei tra amici qui,” lo rassicurò, “io non ho la minima idea di come aiutarti, ma se c’è qualcosa che non va nel tuo corpo, forse…”
Steve guardò Tony che, nel tentativo si tirarsi in piedi, finì col rotolare sul pavimento.
“Magari tra un paio d’ore…”

Due ore e quarantacinque minuti dopo, Tony li aveva condotti in uno dei laboratori della torre, indossando un paio di occhiali scuri che lo facevano sembrare un uomo affetto da cecità.
“Non c’è nemmeno il sole, oggi,” gli fece notare Steve.
“Non farmi parlare più del dovuto,” bofonchiò Tony dolorante, invitando Thor a stendersi sul lettino operatorio di fronte a lui.
Il semi-dio esitò.
“Coraggio, non ti apro in due, Conan!”
Sebbene Thor non sapesse se questo conan fosse un tipo d’insulto o altro, decise di ubbidire.
“Tirati su la manica del braccio destro.”
Thor annuì ed eseguì.
Tony prese una piccola fiala con un ago dal tavolo alle sue spalle, “per capirci: ti bucherò il braccio per rubare qualche goccia del tuo sangue divino. Resta rilassato, nervi saldi e guai a te se provochi un corto circuito in tutta la struttura.”
“Tony, stai minacciano un semi-dio,” gli fece notare Steve.
“Un semi-dio disarmato, però…”
“Ho capito,” Thor annuì, “non mi muoverò.”
Tony procedette con il prelievo e, in meno di trenta secondi, Thor fu libero di rilasciare il respiro che aveva, inconsciamente, trattenuto.
“Tieni, Steve, fai da infermiera,” disse Tony passandogli distrattamente una garza pulita. Steve si avvicinò al semi-dio, “premi e chiudi il braccio, in pochi secondi passerà.”
Thor era troppo agitato per rispondere o preoccuparsi di un danno minimo come quello, così si limitò ad annuire ed osservare in silenzio.
Tony inserì la parte superiore della fiala all’interno di quello che sembrava un minuscolo computer, “la uso per controllare i miei valori regolarmente, funziona!”
“E quell’arnese capirà che cos’ho?”
“Questo arnese,” disse Tony acidamente, “progettato e costruito personalmente…”
“Dacci un taglio, Tony,” lo frenò Steve alzando gli occhi al cielo.
Stark sbuffò sonoramente, “a voi comuni mortali basti sapere che se c’è qualche anomalia nel sangue di Thor, questo arnese saprà individuarla. Certo, non ho l’opzione dio norreno tra i dati generali ma qualcosa dovrebbe uscirne fuo…”
L’arnese emise un improvviso rumore simile ad un gemito, seguito da una serie di scintille che fecero sobbalzare i presenti.
Tony rimase immobile a fissare la propria invenzione, che ora emetteva fumo, con gli occhiali da sole storti sul naso. Steve non poté trattenersi da ridere, “oh… la geniale invenzione è esplosa.”
Stark guardò il semi-dio steso di fronte a lui, “ti avevo detto di non far esplodere nulla!”
“Io non ho fatto niente!” Si difese Thor.
In quel mentre, un rombo assordante fece tremare l’intera struttura. Steve s’irrigidì, Tony lasciò andare l’arnese per reggersi al tavolo alle sue spalle. Thor rimase immobile: lo sguardo terrorizzato, come quello di un bambino.
“Chi è arrivato, ora?” Sibilò Stark.

***

Se fosse stato per Tony, lui e Steve si sarebbero dati alla fuga tattica, abbandonando Thor in balia del suo destino, ma l’ultima volta che aveva lasciato la sua adorata torre nelle mani di quel semi-dio e degni parenti, era stato costretto a darsi alle gioie della ristrutturazione forzata.
Tony non sapeva realmente chi pregare, mentre le porte dell’ascensore si aprivano sull’entrata dell’appartamento all’ultimo piano, ma era certo di non aver invocato lui in nessuna maniera.
“Padre…”
Tony aveva la netta sensazione che se Thor fosse stato poco poco meno orgoglioso, avrebbe fatto un passo indietro e li avrebbe usati come scudo. Ma non c’era alcuna traccia di rimprovero negli occhi di Odino, né di rabbia o delusione.
Piuttosto, il re degli di Asgard sembrava incredibilmente triste.
“Perdonate il disturbo,” si rivolse a Steve e Tony che scossero appena la testa rimanendo in silenzio, “ma avevo una questione urgente di cui parlare con mio figlio.”
“È accaduto qualcosa, padre?” Domandò Thor allarmato percorrendo la stanza con ampie falcate, “Asgard è…”
“Il nostro regno è al sicuro, Thor. Non devi temere per la nostra gente.”
Thor tentò di calmare il suo cuore impazzito, ma non vi riuscì, “di che si tratta?”
Non poteva essere quello che temeva: suo padre era troppo quieto perché fosse sul punto di punirlo.
Odino abbassò gli occhi sul pavimento, come se non sapesse cosa dire e Thor sapeva che era un evento causato solo dalle tragedie peggiori. Non osò chiedere. Non voleva sapere.
Il re sospirò profondamente, poi guardò il figlio negli occhi per un lungo minuto d’esitazione, “odio dover essere io a dirtelo.”
Thor ingoiò a vuoto, poi annuì, “io non ti odierò, padre.”
Odino non ne sembrava convinto, ma sul suo viso vi era la stessa rassegnazione di chi si arrende al suo crudele destino. Scoprì il braccio destro dal mantello rosso rivelando ciò che stringeva in pugno.
Istintivamente, Steve afferrò il braccio di Tony.
Thor non fece niente, non disse niente. Solo un nero ed oscuro desiderio di morte si distingueva nel caos calmo in cui versava la sua anima.
“Mi dispiace, Thor…”
L’elmo dorato era coperto di fango e sangue fin sulla punta delle corna ricurve.
“Tua madre non sopporta di guardarlo, non avrebbe voluto che tu lo vedessi così, con il suo… Io sapevo che se te lo avessi consegnato immacolato, non mi avresti mai creduto.”
Thor non replicò, non lo guardò nemmeno in faccia.
Non esisteva più nulla in quella stanza o nel mondo che non fosse l’elmo lordo di sangue di Loki.
“Uno di quegli esseri schifosi che servono Thanos ce lo ha consegnato appena un’ora fa,” raccontò Odino, “mi sono premurato che facesse una fine raccapricciante.”
Sia Tony che Steve fissarono Thor, attendendo un suo segno, una sua reazione, qualsiasi cosa. Ma Thor non era lì, non del tutto, almeno.
“Lo ripuliremo noi,” intervenne Tony, senza nemmeno rendersene conto.
Steve annuì, “penseremo anche a Thor. Non credo che voglia tornare ad Asgard, ora.”
Odino si voltò nella loro direzione, gli rivolse un forzato sorriso di gratitudine, poi alzò una mano in direzione del figlio. Thor fece un brusco passo indietro scuotendo la testa, “no, padre… No…”
Odino annuì e si diresse verso la balconata, senza voltarsi.
Una luce abbagliante e di lui non rimase traccia.

Steve era molto più bravo a cavarsela in quelle situazioni di Tony, per questo Stark rimase in silenzio, mentre il Capitano prendeva l’iniziativa in quell’orribile momento, “Thor…”
“Sto bene!” Sbottò il semi-dio voltandosi di colpo verso di loro.
Tony, invece, era molto più bravo a perdere la pazienza e a sbattere scomode verità in faccia alle persone, “non ci crede nessuno, Thor…”
“Allora fingete di farlo,” sibilò il principe di Asgard. Steve non riusciva a capire dove trovasse la forza di non piangere.
“Fate quello che volete,” aggiunse, “ma risparmiatemi la vostra compassione. Non c’è nessuno che possa soffrire con me di questo. Non lo pretendo, ma almeno voglio evitare di guardarvi mentre vi fingete dispiaciuti per la sua…” Thor sentì l’aria mancargli improvvisamente, come il terreno sotto i piedi. Portò una mano sul bordo del bancone dell’angolo bar, ma non fu un sostegno sufficiente: era come se la forza di gravità lo stesse spingendo contro il pavimento.
“Thor!” Steve gli fu subito accanto, seguito da Tony, “Thor, con calma, siediti. Ti aiutiamo noi!”
Thor si ritrovò seduto a terra e dovette chiudere gli occhi per contrastare un capogiro.
“Ehi, Point Break! Ci stai spaventando, parlaci!”
“Mi gira la testa…” Gemette Thor.
“Sì, questo l’avevamo capito, qualcos’altro?”
“Non lo so, non riesco a stare in piedi.”
“Va bene, Thor,” Steve gli strinse una spalla, “non ci muoviamo di qui, fin quando non ti senti pronto.”
“C’è qualcosa che fa male,” disse Thor mordendosi il labbro inferiore.
“Cosa?” Domandò Tony quasi alterato.
“Non lo so… Sotto l’ombelico… Ah!” Thor si piegò in due premendo una mano contro il basso ventre.
“Va bene, ho capito!” Esclamò Tony che, in realtà, non ci stava capendo più niente ma qualcuno doveva pur reagire, “Steve, aiutalo ad alzarsi e portalo in laboratorio! Trascinacelo di peso, se necessario!”

“Un semi-dio può avere la febbre?” Domandò Steve poggiando un panno umido sulla fronte di Thor.
“Non lo so,” ammise lui, “non mi sono mai sentito così, prima d’ora.”
“E forse quello che voi ignoranti chiamate arnese, è riuscito a capire perché,” disse Tony trionfante armeggiando con ciò che rimaneva della sua invenzione insieme ad un computer tradizionale.
“Ho freddo,” mormorò Thor stendendosi su un fianco e raggomitolandosi.
“C’è una coperta sulla sedia, Steve.”
Il Capitano si premurò di coprire il loro divino paziente con cura, “meglio?”
“Sì, grazie,” rispose Thor con un mezzo sorriso.
“Tombola!” Esclamò Tony, mentre il computer cominciò a sputare un lungo foglio stretto simile ad uno scontrino, “i risultati erano ancora in memoria!”
Steve alzò gli occhi al cielo, “immagina quanto saranno attendibili.”
Ma Thor nemmeno lo guardò, assorto in un groviglio di pensieri dolorosi che non miglioravano le sue condizioni fisiche. Steve sospirò tristemente sentendosi incredibilmente inutile. Tornò a guardare Tony e inarcò un sopracciglio: l’espressione di trionfo di Stark si era trasformata in una maschera di orrore e sorpresa al contempo.
Si alzò in piedi, lo scontrino stretto nel pugno, e, in totale silenzio, si fermò di fianco al lettino di Thor fissandolo dall’alto al basso con una certa insistenza.
“Che c’è?” Domandò Thor debolmente.
“C’è che questo è il meraviglioso momento in cui ti guardiamo con sguardo inquisitorio e ti confessiamo che abbiamo capito che non ci hai detto tutta la verità.”
Thor guardò Steve che scrollò le spalle, “io non ho capito niente…”
Tony sbuffò, “segui il copione, Steve! Non hai mai visto una scena simile nei film?”
“I film dei miei tempi erano muti!”
“Oh, per tutte le divinità della mitologia norrena, non l’accendi mai quella tv di ultima generazione che ho installato nel tuo…
“Basta!” Sbottò Thor tirandosi a sedere, “che cos’ho?” Domandò, quasi in panico.
Steve guardò Tony di traverso, “che cos’ha?”
“Non ne ho la più pallida idea,” confessò Tony allargando le braccia in un gesto teatrale, “perché penso che questo fottuto arnese sia rotto!”
Thor sbatté le palpebre un paio di volte, “che significa?”
“Oh, questo devi dirmelo tu, Thor,” rispose Tony guardandolo dritto negli occhi, “c’è una ragione, anche solo lontanamente umana, per cui tu debba aspettare un bambino?”
Steve lo guardò con un’espressione sconvolta che decide d’ignorare per non rischiare di scoppiare a ridere, Thor, invece, sembrava tutto meno che divertito.
“Che scherzo è questo, Stark?” Domandò con voce tremante, forse cercando di sembrare rabbioso.
“Non lo è,” disse Tony gravemente, rendendosi lentamente conto che la possibilità che quei risultati fossero corretti si stava concretizzando nello sguardo disperato di Thor, “considerando i livelli di ormoni nel tuo sangue, è una cosa piuttosto recente ma…”
“No!” Tuonò Thor scuotendo la testa, “no, non può essere no,” piegò le labbra in un sorriso isterico, “non può essere che sia vero questo, come non può essere che sia morto!”
“Stiamo parlando di Loki?” Domandò Steve confuso.
“Sì, Thor, stiamo parlando di Loki?” Ripeté Tony con tono più gelido.
“Non può essere morto! Non può!” Finalmente, una lacrima si decise a scendere da quegli occhi azzurri, “era con me, poche ore fa!”
Steve allontanò subito lo sguardo da Tony per posarlo su Thor e Stark sbatté una mano sula tavolo, “e lo sapevo! Lo sapevo!”
“Non sapevi proprio niente, Tony!” Cercò di zittirlo Steve.
“Ah, no?” Tony lo guardò in cagnesco, “hai riflettuto per almeno una manciata di secondi nelle ultime quattro ore? Il principino ha un appartamento dietro l’angolo, ma sta ben attento a farsi vedere solo quando capita e per brevi periodi. Tuttavia, ci fa la legale cortesia d’informare lo S.H.I.E.L.D. così che nessuno s’insospettisca e quando qualcuno, tipo me, comincia a fare battutine irritanti su di lui ed una certa Jane, la cosa non lo tocca minimamente.”
“Quindi?” Chiese Steve.
“Quindi elementare, Watson! Perché sei venuto da noi?” Domandò Tony al semi-dio, “hai un’intera sacra famiglia che ti adora, ma quando il Mew-Mew ha fatto il capricci, sei corso qui, da un gruppo di comuni mortali inutili. Scelta poco logica, non credi? A meno che… Tu non avessi qualcosa di molto più grosso da nascondere e, credimi, se Steve fosse un po’ più sveglio si sarebbe accorto che hai varcato l’ingresso con la faccia di chi è rimasto a guardare mentre qualcuno di amato gli calpestava il cuore. Sono diventato un esperto di certe faccende, mio malgrado.”
“Mi hai appena insultato?” Chiese Steve irritato.
“Segui il ragionamento, Steve! Segui!” Tony tornò a guardare Thor che si era chiuso dietro un’espressione glaciale ed un muro di mutismo, “Loki era con te poche ore fa? O Loki è stato con te per parecchie ore negli ultimi tempi?”
Anche Steve puntò gli occhi su Thor, a questo punto.
“Non sono affari…”
“Thor, io m’impegnerò solennemente ad essere gentile ed a non giudicare il tuo operato incestuoso, se la smetti di recitare la parte del bugiardo perché, sai, non è tua. Era di Loki…”
“Tony, con calma,” Steve gli appoggiò una mano sulla spalla.
“No!” Esclamò Tony, “non credere che il nostro povero Thor sia una vittima, se lo fosse stato, non sarebbe qui a vergognarsi come un adolescente che appena beccato a compiere atti osceni.”
“Lascialo parlare, almeno!”
“Non mi pare sia molto incline a…”
“Va bene!” Esclamò Thor impulsivamente, “so che non capirete, ma se volete sapere la verità, devo chiedervi che non esca da questa stanza per nessuna ragione al mondo.”
“Hai la nostra parola…” Steve annuì.
“Hai la sua,” lo corresse Tony guadagnandosi una gomitata da parte del Capitano.
Thor si morse il labbro inferiore abbassando lo sguardo, “è successo e basta.”
Tony si passò una mano tra i capelli nervosamente, Steve sembrò non capire.
“Non ci siamo mai persi del tutto,” confessò Thor, “dopo la fuga da Asgard, l’ho ritrovato praticamente subito ma è riuscito a sfuggirmi. Abbiamo giocato al gatto e al topo per un po’, la mia famiglia non sa niente di tutto questo. Mio padre crede che lo stia ancora cercando senza aver ottenuto alcun risultato, fino ad ora.”
Le guance di Thor si colorarono appena di rosso per l’imbarazzo, “alla fine, è successo e basta. Eravamo in questo mondo ma in una regione remota. Non c’era nessuno. Nevicava, faceva freddo e Loki piangeva… Piangeva…” Sorrise con leggerezza a quel ricordo, “Loki mi ha donato la sua verginità, quella notte. Abbiamo fatto l’amore in mezzo alla neve…”
Steve strabuzzò gli occhi, “che cosa?!”
“Congratulazioni per la velocità delle tue intuizioni, Steve!” Commentò Tony sarcastico, “e dopo? Cosa è successo, dopo?”
Thor s’intristì di nuovo, “per tutta la notte lo strinsi a me sperando di averlo salvato, di averlo riportato da me. Non m’importava di riportarlo ad Asgard, volevo solo aggiustare le cose tra noi.”
“Ma Loki si è comportato da perfetto bastardo, vero?”
Thor annuì, “per lui, era come se non fosse successo niente e, di fronte a tanto rancore, ho cominciato a provare vergogna per quel che avevo fatto. Avevo giaciuto con mio fratello, gli avevo tolto la verginità e…”
“Non è tuo fratello, Thor.”
“Sì, ma ci hanno cresciuti come tali. Anche ammesso che, vi fosse stata un’evoluzione del nostro legame da qualche parte, non era così semplice per me accettarlo.”
“E non ne hai parlato con nessuno?” Chiese Steve incredulo.
“Con chi avrei potuto?” Domandò Thor di rimando, “fare l’amore con un uomo è già abbastanza umiliante nel mio mondo, figurarsi con un fratello adottivo, un criminale, uno Jotun.”
“Tu lo amavi?” Tony fu piuttosto crudele nel chiederlo così direttamente.
 Thor sorrise tristemente, “non ho mai fatto l’amore con nessun altro, escluso lui. Ho capito la differenza con il mero sesso, solo dopo la nostra prima notte insieme.”
Tony sospirò stancamente, “ti ha fottuto…”
Thor rise senza gioia, “se vogliamo metterla in questi termini…”
Steve era troppo occupato a rielaborare le confessioni che il semi-dio aveva appena fatto, per poter dire la sua.
“Thor,” la voce di Tony era stranamente gentile, “è Loki il padre del tuo bambino?”
Thor scosse la testa, “non posso aspettare un bambino, non è…”
“Non devi cercare di convincere che non è possibile, Steve è già abbastanza confuso così. Su questa sottospecie di scontrino c’è scritto che aspetti un bambino.”
“Non è possibile, Anthony,” La voce di Thor era ferma, “gli ho concesso di prendermi solo una volta ed è successo appena dieci ore fa. Cinque, se partiamo dall’ultimo rapporto…”
Tony lanciò un’occhiata veloce a Steve, tanto per assicurarsi che, dopo l’attacco di mutismo, non si fosse preso un attacco di cuore. Dall’espressione sembrava solo irrimediabilmente traumatizzato, nulla di letale.
“Questo renderebbe inutili ulteriori analisi,” commentò Tony, “ma il mancamento che hai avuto poco fa, associato alla debolezza improvvisa e al dolore al basso ventre…”
“Io non posso avere un bambino!” Esclamò Thor con rabbia, “è vero, ho lasciato che Loki venisse dentro di me…”
“Eh?” Bofonchiò Steve, dando segno di vita e Tony lo rassicurò con una veloce pacca sulla spalla.
“Ma non è possibile che io aspetti un bambino, a nessun Aesir è mai successo!”
“Dunque… A nessun mortale è capitato di trasformarsi da un asmatico esserino anoressico ad un super-soldier, tanto per fare un esempio tra i tanti che conosci anche tu. Da non dimentica Hulk…”
“Non c’è niente dentro di me,” disse Thor fermamente e Tony non sprecò parole per convincerlo, “non c’è… Io non posso… Non…”
Era straordinario che avesse retto tutto quello stress emotivo fino ad ora, ma Thor non poteva andare oltre, non più. Non dopo quello che era successo nelle ultime ore. Si portò le ginocchia al petto e vi affondò il viso singhiozzando senza vergogna.
Questo sembrò riportare Steve in vita, miracolosamente.
“No, no… Thor, ti prego, non piangere! È più probabile un errore di Tony, piuttosto che tu sia…”
“Rogers, io non sbaglio mai!” Esclamò Tony armandosi di orgoglio e testardaggine.
“Non stiamo parlando di te, se non l’avessi notato!” Lo rimproverò, voltandosi nella direzione del miliardario che si era velocemente spostato dietro al tavolo da lavoro.
“L’ho notato,” aprì un cassetto rivelando una decina di bottiglie di alcolici consumate a metà, “per questo mi faccio un doppio drink!”
“Hai fatto anche le analisi con un doppio drink in mano?!” Sbottò Steve irritato da tanta immaturità da parte dell’altro.
“Non potrei interferire su ormoni divinamente alieni nemmeno volendo… E, credimi, ora lo vorrei!”
“No, voi… Voi non capite…” Singhiozzò Thor riemergendo per guardarli negli occhi.
“Non lo vogliamo, davvero!” Lo pregò Stark disperatamente bevendo una sorsata di scotch.
“Tony!”
L’interpellato alzò le mani al cielo, “che c’è? Thor, ascoltami bene, abbiamo Bruce dalla nostra… Se vuoi, un intervento veloce e…” Tony non era famoso per essere una persona sensibile, ma Steve non poté che scandalizzarsi di fronte a quella proposta mal celata.
“Ma che diavolo stai dicendo?!” Esclamò con orrore.
“No, quello che voglio dire è…” Thor sorrise, non un sorriso forzato. Un sorriso vero, al sapore di lacrime. “Io… Ne sono felice… C-Credo…”
Un silenzio sconfortante cadde sopra i tre Vendicatori. Thor abbassò gli occhi sul suo stesso corpo, poi, con esitazione, posò entrambe le mani sul basso ventre in un chiaro gesto di protezione ed accettazione.
Il sorriso che comparve sulle labbra di Steve ebbe dell’assurdo e Tony si ritrovò a fissare i suoi biondi, baldi, beoti compagni d’armi con profonda rassegnazione, “va bene,” riempì il bicchiere con un mix di alcolici che avrebbe steso persino un energumeno, poi si avvicinò alla neo-mam… No, non poteva accettarlo nemmeno per scherzo. “Thor, prendi la medicina e passa tutto!”
La reazione scandalizzata di Steve non si fece attendere, “santo cielo, Tony, aspetta un bambino!”
“Oh scusa, vuoi la medicina anche tu?” Propose Stark gentilmente, prima di ritrovarsi l’intero contentuo del bicchiere versato in testa.

***
Varie ed eventuali note:
Cosa ci sto facendo qui con l'ennesimo delirio, invece di finire quelli già pubblicati e commentati? Sono masochista, non c'è altra spiegazione, ma questa fic proprio voleva venire fuori e dato che, questa volta, conto di cavarmela con pochi capitoli, ho deciso di non trattenerla oltre.
Lo so! Lo so! La tematica mpreg è già un pochino tabù di per sè, figuriamoci se l'appiccino addosso ad un principe guerriero virilotto come Thor. Ma proprio perchè Thor non è usato in questo modo nemmeno nel fandom inglese, ho deciso di divertirmici un po'.
In realtà, vi confesserò che tutto è nato dalla voglia di scrivere qualcosa con focus sul magnifico Tris-Avy: Tony-Steve-Thor, decisamente sottovalutato da queste parti.

Non temete fan di Loki, non rimarrete a bocca asciutta nemmeno voi!
Fatemi sapere che ne pensate!


 
  
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