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Autore: beatricecuddle    17/04/2013    2 recensioni
Ero tranquilla. Me ne stavo accoccolata in un divanetto nella hall antistante l’Aula Magna della Royal in attesa dell’audizione. Mi guardavo in giro divertita, osservando tutti i potenziali alunni intenti a fare gorgheggi, respirazioni varie, preghiere, segni della croce. Sorrisi tra me stessa, tutti questi fanatici stavano morendo e io ero lì, stravaccata, con addosso un maglioncino bianco, lungo e abbondante, leggings e sneakers, struccata e coi capelli raccolti in una coda spettinata... Avrebbero dovuto cacciarmi solo per la mia tenuta.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi con la sensazione che mi stessero prendendo la testa a martellate.
La luce filtrava dalla finestra, avevo dimenticato di chiudere la serranda, un debole sole si rifletteva sulle lenzuola bianche del mio letto. Guardai alla mia destra. Vuoto, come immaginavo.
Il martellare continuava, provai a chiudere gli occhi ma nulla, finché mi accorsi che in realtà il rumore che sentivo era quello di qualcuno che bussava alla porta.
Feci per alzarmi e mi accorsi che, punto primo, ero nuda, punto secondo, c’erano vestiti sparsi dappertutto. «Porca put... Arrivo!» urlai.
Ero terribilmente indolenzita e temevo che le giunture doloranti delle gambe non mi avrebbero retto. Sorrisi senza rendermene conto, mi infilai una felpa e i pantaloncini di mio fratello e nascosi per lo meno la mia biancheria sotto le coperte alla meno peggio.
Aprii la porta stropicciandomi gli occhi e mi trovai mio fratello davanti. «OH MIO DIO, Josh!» esclamai saltandogli addosso. «Ciao pulce... Che accoglienza!»
Lo feci entrare: «Non far caso ai vestiti – tentai di balbettare imbarazzata – non sono mai stata ordinata...»
Evitai di voler vedere la sua espressione, ci sedemmo sul letto e lui mi guardò ridacchiando. «Allora, come procede qui?»
«Ehm, beh... – continuai a balbettare – non saprei da dove cominciare...»
«Mah – fece lui divertito – potresti partire da questi...». Tolse  le mani da dietro la schiena e mi sventolò in faccia i boxer neri di Harry.
«Cazzo! Non sono miei quelli!» «Ci speravo, in effetti...»
Mi misi a ridere per la battuta e glie li strappai di mano, buttandoli a lato del materasso. «E potresti continuare con questi – disse, alzandosi un attimo e riesumando la mia biancheria da sotto il lenzuolo – sono tuoi, questi, vero? Anche se non sapevo indossassi i perizoma, immagino sia solo per le occasioni speciali...» «Joshua Matthew Hudson, ridammi le mie cazzo di mutande e smettila di sfottere o saranno le ultime parole che dirai!» urlai colpendolo ripetutamente con un cuscino.
«Cos’è, Hope, ti vergogni del tuo fratell.. Ahia! No! Le palle no, stronza!»
Mi prese in braccio, mi sollevò per poi sbattermi di nuovo sul materasso, io, in preda a una crisi di risate, non riuscii a fare nulla per divincolarmi.
Ansimanti, ci fermammo coricati ai due margini opposti del letto. Facevamo così anche a casa. Josh si fece improvvisamente serio. «Hope, stai facendo la brava vero?»
«Si... Cioè, ho solo pensato che dovrei sciogliermi un po’...»
«Certo. Una si rilassa un attimo e per star più sciolta va a letto col compagno di corso... Eri sobria?»
«No – tossii – no, non proprio.»
«Gesù, Hope – disse lui scoppiando in una fragorosa risata – avrei voluto esserci!»
«Ehi! – gli tirai un pugno sulla pancia – ero una ballerina piuttosto sensua... Lascia perdere.» «Com’è lui?» «Gay – risposi semplicemente – almeno così dicono.»
«Ok, non credo di voler saper altro...» sussurrò.
Sorrisi e chiusi gli occhi, rilassandomi sul letto. «Mamma e papà stanno bene?»
«Vuoi davvero saperlo?»
Non risposi.
«La mamma aveva un sorriso enorme quando ha letto il tuo biglietto... Credo di non aver mai visto tanto orgoglio nei suoi occhi. Papà... Beh, non ha detto nulla. Credo si senta deluso o tradito o qualcosa di simile... Non parla quasi più ed è sempre molto, molto irritabile.»
«Che stupida che sono...»
«Gli passerà...»
«E tu cosa ne pensi?»
«Penso che qui sia una giungla, Hope, e tu sei un fiore, ho paura per te... Non voglio che tu tradisca te stessa. Ma è il tuo sogno, e sono certa che quando canti ti senti a casa e in pace con te stessa, ed è questo che conta». Sorrisi, Josh era sempre così bravo a dire le cose...
«Però mi devi promettere che non ti lascerai compromettere.. Hai qualcosa che gli altri non hanno, Hope, sei vera, sei strambe, sei semplice... Sei tu. Non lasciare che te lo portino via.»
«Giuro – risposi dolcemente – grazie Josh...»
«E sei pregata di presentarmi i tuoi tromba mici, devo verificare...»
Qualcuno bussò alla porta. «Isabella? Sei sveglia?»
«Isabella?! Ma che caz...» fece mio fratello con aria interrogativa.
«Oh, eccone uno!» esclamai sarcastica per poi andare alla porta. «Ciao Harold...»
«Ho dimenticato i miei...» disse imbarazzato.
«Certo, certo...»
Mi spostai dall’entrata e gli feci spazio. Entrò nell’anticamera e io lo seguii. La scena che mi si presentò davanti, beh, fui sicura che l’avrei ricordata a vita.
Mio fratello era steso sul mio letto, di fianco, una mano a sostenere la testa, e teneva i boxer di Harry appesi a un dito. «Cercavi questi?»
«Joshua, TI PREGO...» sussurrai senza riuscire a credere ai miei occhi.
Harry prese al volo il lancio, mi gettò un’occhiata tra l’indignato e l’incredulo, poi disse con un tono di voce estremamente basso: «Ne parliamo, ok? Scusa per stamattina...»
Riuscii solo ad annuire. Mi pizzicò la guancia, delicatamente, poi guardò di nuovo Josh, con l’aria un po’ schifata, se devo essere sincera, e se ne andò.
Avevo la tentazione di corrergli dietro e gridargli che era mio fratello, che mi dispiaceva che avesse fatto il cretino e che non avrei scordato quella notte molto facilmente.
Invece appoggiai la schiena al muro e scivolai seduta verso il pavimento.
 
- - -
 
«Louis!» urlai nel bel mezzo del corridoio, cercando di corrergli dietro per fermarlo. Si voltò verso di me, con un’espressione che non gli avevo mai visto in viso, sempre così dolce. «Non ti ho visto alla festa ieri...»
«Io si, invece.»
«Potevi venirmi a salutare!»
Lui mi guardò con una faccia del tipo:“Non puoi aver fatto un’affermazione del genere!” e rispose semplicemente che mi aveva visto molto impegnata ed era con alcuni amici.
Molto imbarazzata, tacqui e giocherellai con una pellicina attorno al mio pollice. «Va tutto bene, Lou?» chiesi, con gli occhi bassi. «Certo.» la sua voce si era leggermente addolcita, ritrovai il suo sguardo ma il sorriso era palesemente falso.
Louis Tomlinson era decisamente la persona più enigmatica che avessi mai conosciuto... Forse più di me.
«Buongiorno signora McBride.» sussurrai entrando nella mia aula di canto.
«Ciao, Hope! – rispose entusiasta lei – come stai oggi?»
«Molto bene, grazie, è venuto a trovarmi mio fratello questa mattina...»
Annuì e venne a sedersi sulla sua cattedra, di fronte a me. Era una bellissima donna sulla quarantina, con lunghi capelli scuri raccolti in uno chignon dall’aria severa, la quale però spariva se paragonata al suo sguardo sveglio e materno. Era una delle più stimate cantanti di musical in circolazione, avendo calcato più volte palchi come quello di Broadway. «Sei molto legata alla tua famiglia?»
«A Joshua in particolare – risposi – è la persona più importante della mia vita. Con i miei è diverso, ci vogliamo bene ma loro hanno molte aspettative su di me, quindi a volte è un po’ difficile essere... Beh, essere Hope.»
«E chi è Hope?»
Improvvisamente mi mancò l’aria. Annaspai tentando di respirare. «Beh... Sono stramba...»
«Ahahah, non ti ho chiesto come sei, ma CHI sei... Vedi, Hope, contrariamente a quanto potresti pensare, io non sono qui a insegnarti a cantare... Voglio prima di tutto aiutarti a capire chi sei. La musica, il canto, l’interpretazione sono secondari, parte tutto da qui.» e mi puntò un dito sul petto.
Una scarica di brividi mi pervase da capo a piedi. Sorrisi con un nodo alla gola.
«Partiamo da una canzone, vuoi? Sai suonare il pianoforte, mi hanno detto...» «Certo!» risposi prendendo lo spartito che mi porgeva.
Mi misi al piano e a prima vista iniziai a suonare l’accompagnamento. Sorrisi ancora una volta, leggendo anche il testo. Colpita nel segno.
 

http://www.youtube.com/watch?v=Jd9zYKLepCw

So when I make big mistake/ When I fall flat on my face/ I know I'll be alright / Should my tender heart be broken/ I will cry those teardrops knowin'/ I will be just fine/ 'Cause nothin' changes who I am.
[...]
Sometimes I'm clueless and I'm clumsy/ But I've got friends who love me/ And they know just where I stand/ It's all a part of me/ And that's who I am/ I'm a saint and I'm a sinner/ I'm a loser, I'm a winner/ I am steady and unstable/ I am young but I'm able.

E allora quando compio un grande errore/ Quando cado con la faccia a terra/ So che starò bene/ Se il mio cuore dovrà essere spezzato/ Piangerò quelle lacrime/Sapendo che starò bene/ Perché niente cambierà chi sono.
[...]
A volte sono enigmatica e goffa/ Ma ho amici che mi amano/ E sanno qual è il mio posto/ E fa tutto parte di me/ E questo è ciò che sono/ Sono una santa e una peccatrice/ Sono una perdente, sono una vincente/ Sono stabile e instabile/ Sono giovane ma capace.


 

  
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