Allora,
prima di cominciare con il 2° capitolo, vorrei prima ringraziare le persone che
hanno recensito, ovvero:
Ammy,
Angel07 e Lucilla_Bella
(la
mia musa ispiratrice, ovviamente ^@^ mucho love tutto per te
^^)
Ovviamente
dedico tutto questo al Kaede Rukawa della mia vita reale...
Favetto mio, ti adoro, lo sai.
Vabbeh,
basta cazzeggiare. Anche questo capitolo è stato scritto senza alcun fine di
lucro e senza la minima volontà di offendere nessuno.
Un
favore... se il volpino dovesse sembrare OOC, non fatevi scrupoli nel farmelo
notare. ^^
Buona
lettura... oggi è pure il mio compleanno quindi siate crudeli mi raccomando.
^^'
2° CAPITOLO
REAZIONI IMPREVISTE
XXXXXXX
Guardo
la mia immagine riflessa allo specchio. Sono appena stata fuori a fumare e il
tempo di merda mi ha demoralizzato non poco. Mi do un’ultima sistemata ai lunghi
capelli corvini ed esco dal bagno della scuola. Sbuffo. Non ho la minima voglia
di andare in classe e sorbirmi l’ora di chimica. Camminando pigramente, decido
di andarmi a prendere una lattina di coca cola al
distributore...
Raggiungo
la macchinetta e conto i spiccioli.
All’improvviso
sento un brivido dietro la schiena. Percepisco una presenza dietro di me che mi
fa rabbrividire e un’ombra enorme mi sovrasta alle spalle. Mi volto lentamente e
mi trovo a 2 centimetri dal petto di un ragazzo mooolto alto. Alzo lo sguardo e
mi ritrovo Rukawa che mi guarda con quella fastidiosa espressione da
rincoglionito. Nonostante i brividi che mi provoca la sua vicinanza, mantengo la
solita indifferenza e sorrido sardonica.
“Chi
si rivede... prendi qualcosa?” gli chiedo con freddezza.
“Sono
senza soldi.”
“Ah.
Allora non credo ti serva a tanto stare qui, sfortunatamente queste macchinette
infernali non sono gratis.” lui non si scompone minimamente e resta a fissarmi
con quella sua tipica faccia da ebete.
Noto,
con sorpresa, che un prof infondo all’atrio ci guarda con la bocca spalancata,
incredulo lui stesso di vedere Kaede Rukawa rivolgere la parola ad una
qualunque forma di vita e, per di più, femminile. Mi guarda come se volesse
dirmi: «Cazzo, approfittane, quando ti ricapita!!» cerco di non farci caso e
torno a guardare il bel tenebroso...
“Ok,
ho capito...” mi volto verso la macchinetta, inserisco i soldi e seleziono un
caffè. Aspetto che esca il bicchiere e glielo porgo. Lui lo prende e alza un
sopracciglio perplesso...
“Così
almeno ti svegli un po’. Ti vedo abbastanza rincoglionito oggi, coso.” inserisco
altre monetine e seleziono la mia coca cola. Una volta prese, giro i tacchi e me
ne vado, lasciandolo lì impalato come un cretino.
Mi
avvio verso la terrazza e mi appresto a salire la rampa di scale mentre il bel
tenebroso mi segue senza spiccicare la minima sillaba.
“Ma
non dovresti tornartene in classe?!” gli dico precedendolo di qualche gradino.
“Potrei
farti la stessa domanda.” hm... astuto il ragazzo, più di quanto credessi. Quel
carciofo sta anche rallentando di proposito per guardarmi sotto la gonna... che
porcello!
“Perché
mi segui?”
“Vai
nella mia stessa direzione.” devo ammettere che non è poi così stupido come
credevo.
Mi
appoggio di spalle alla ringhiera e mi accendo la solita Marlboro rossa. Lui è
davanti a me, appoggiato di schiena al muro con il bicchiere di caffè ancora in
mano. Faccio finta di non calcolarlo minimamente e, guardandolo ogni tanto di
straforo, mi accorgo che mi fissa.
“Perché
mi fissi?” colto in flagrante, volta violentemente lo sguardo e, preso
dall’agitazione, beve il contenuto ancora bollente del bicchiere per poi
sputarlo indelicatamente. Tira fuori la lingua dolorante in un gesto davvero
buffo.
“Dovresti
fare attenzione, se ti si scottasse la lingua sarebbe un dramma...” scherzo
ironica non resistendo alla tentazione di prenderlo in
giro.
“Tzk...”
mi sta praticamente fulminando. Sogghigno divertita e, in quello stesso momento,
la suoneria del mio cellulare mi avverte che è appena arrivato un messaggio.
Tiro fuori il mio Nokia dell’ultima generazione e leggo l’sms. È
Faye...
«Ma
dove sei finita? Il prof ti sta cercando per tutta la scuola. Torna in classe o
ti farai sospendere! Baci Baci»
“Maledizione...”
borbotto tra me facendo scorrere il messaggio. MUORI CHIMICA!! Faccio per
rimettermi il cellulare in tasca ma, in quello stesso istante, mi viene
strappato di mano con un gesto fulmineo.
“Ehi,
ridammi il cellulare!!” cerco di riprendermelo, ma lui indietreggia di qualche
passo, poi protende una mano davanti al mio viso in segno di «Stop». Mi fermo,
portandomi le mani sui fianchi... “Si può sapere che diavolo ti è preso
adesso?”
Cazzo
adesso noterà quello scempio di foto! Dannata Faye che me l’ha fatta mettere
come sfondo! Ecco, l’ha notata dannazione... alza un sopracciglio e avvicina
maggiormente il telefono agli occhi per guardare meglio...
merda!
Non
c’è mica bisogno di fare quella faccia, cazzo!! Quella dannata foto è stata
fatta 2 settimane fa nel bagno della scuola: praticamente ci sono io ammiccante
con le trecce, in una posa decisamente provocante, con la camicia
sbottonatissima per mostrare il tatuaggio che mi sono fatta tatuare un mesetto
fa sul seno sinistro.
Uno
scatto che mi ha fatto Faye durante un ora di buco in cui non avevamo un cazzo
di meglio da fare.
“Smettila
di guardare, idiota!” lui sobbalza e scuote la testa. Poi comincia a comporre un
numero... “Ehi coso, che cazzo fai?! Non vorrai mica chiamare a scrocco!?” cerco
di avvicinarmi, ma lui protende nuovamente la mano in avanti per tenermi a
distanza.
“Vuoi
stare un attimo zitta.” mi ammonisce corrucciando le sopracciglia. Composto il
numero, si porta il cellulare all’orecchio. Deve essere stato uno squillo vista
la rapidità con cui ha riattaccato.
Terminata
la chiamata, mi restituisce il cellulare. Lo guardo
perplessa...
“Ora
ho il tuo numero e tu hai il mio.”
“Tutto
questo casino per prenderti il mio numero?! Non era più semplice chiederlo?!”
gli dico alzando un sopracciglio.
“Me
l’avresti dato?” mi ha fregato. Questo tipo, anche se non sembra, è parecchio
sveglio. Detto questo, gira i tacchi e se ne va... e, stavolta, è lui che lascia
me a brancolare come una cretina.
Non
mi aspettavo questa mossa, lo devo ammettere... stavolta mi ha davvero
spiazzato. Più passa il tempo e più mi rendo conto che Kaede Rukawa non è come
tutti i ragazzi che ho avuto in passato.
No,
lui è decisamente diverso... è un’altra categoria.
XXXXXXX
IL
GIORNO DOPO
Sono
arrivata giusto in tempo, me la stavo quasi facendo sotto. Esco dalla cabina del
bagno e mi sciacquo le mani sotto il getto d’acqua del lavandino. Mi sistemo i
capelli, oggi eccezionalmente legati in due trecce che porto in avanti. Mi do
un’ultima occhiata e apro la porta per uscire. Quasi sobbalzo quando mi trovo
davanti Rukawa appoggiato allo stipite con le braccia incrociate al petto. Ha
un’aria strana...
“Ehi,
hai sbagliato bagno, quello dei maschietti è dall’altra par...” non mi da
neanche il tempo di finire la frase che mi spinge dentro, chiude la porta e mi
sbatte indelicatamente contro il muro. Ma che diavolo gli è
preso??
Mi
ritrovo bloccata tra lui e la parete, decisamente impossibilitata a muovermi. Mi
guarda con uno sguardo indescrivibile... sto facendo una fatica enorme per
mantenere la calma. E chi se l’aspettava una reazione
simile?!
È
molto più rude e passionale di quanto credessi...
Fortunatamente
posso vantare un autocontrollo invidiabile che credo non abbia nessun’altro,
così impongo alla mia mente di darsi un contegno e riacquisto la lucidità
necessaria per razionalizzare la situazione. Mi rilasso sotto la sua
presa...
Lo
stronzetto vuole giocare?? Ok gioia, giochiamocela.
Da
bastarda, mi alzo sulle punte avvicinando pericolosamente il viso al suo. Lui
non si scompone minimamente nonostante lo senta
irrigidirsi.
Mi
fermo ad un soffio dalle sue labbra... sento il suo respiro
veloce.
Cede
quasi subito, provando a colmare la distanza tra la sua e la mia bocca... mi
allontano un istante prima del contatto e, liberandomi dal suo blocco, lo
allontano da me. È allibito... il suo orgoglio, stavolta, è stato
pericolosamente intaccato.
Lo
so gioia, ma una donna deve farsi desiderare... e anche se ho una voglia matta
di strapparti i vestiti di dosso, devo pazientare ancora un
po’.
Lo
guardo con la solita freddezza. Mi do una sistemata veloce e gli rivolgo uno
sguardo glaciale...
“Non
è così che mi farai innamorare di te...” gli dico con una strafottenza che gli
fa stringere le mani in pugni tanto serrati da rendere visibili le nocche sotto
il sottile strato di pelle. Rosica Kaeduccio che ti fa solo bene. “E guarda che
continui a non piacermi.” concludo, uscendo dal bagno come se nulla fosse
accaduto. Stavolta credo di avergli dato la stoccata che si ricorderà per il
resto dell’adolescenza.
Ho
appena incrinato la sua sicurezza... l’ascesa dal trono di onnipotente è
dolorosa, lo so Kaeduccio, posso capirti.
Adesso
è come tutte le persone normali, né più e né meno... ora che è ritornato con i
piedi per terra, ha capito cosa significa non essere il centro dell’universo ma
esserne solo una piccola e marginale parte.
Sentirsi
rifiutato non sarà stato il massimo neanche per lui... per un uomo credo non ci
sia niente di più avvilente.
Ma
Kaede Rukawa non è il tipo da fermarsi davanti ad un rifiuto, per quanto sia
stato umiliante, anzi... questo lo spingerà ad un attacco ancora più serrato.
Ora che comincia a dubitare della sua virilità farà di tutto per riacquistare le
sicurezze che ha perso.
I
belli e dannati, infondo, sono tutti i uguali... appena qualcuno minaccia il
loro orgoglio maschile diventano vulnerabili e
prevedibili.
Il
mio compito è solo quello di mettere benzina sul fuoco... più scappo e più lui
mi verrà a cercare. I ragazzi con le manie di onnipotenza come lui impazziscono
per ottenere una cosa che non possono avere.
Adesso
dipende tutto dalle carte che il bel tenebroso deciderà di giocare... il bello
inizia solo adesso.
XXXXXXX
Quel
giorno stesso in cui Kaede mi ha quasi baciato, mi sono anche presa una sonora
sospensione. In breve è successo che, rientrata in classe, mi sono addormentata
sul banco come faccio sempre, e sottolineo sempre. Ma quel giorno al prof
giravano particolarmente e ha avuto la brillantissima idea di svegliarmi
sbattendomi ripetutamente il libro di testo sulla testa... pessima mossa, è un
consiglio che do a tutti: se amate la vita non osate disturbarmi o ve la
distruggo in un secondo.
E
quel sorcio del prof non era di certo escluso... con molta tranquillità mi sono
alzata, l’ho squadrato, ho preso la mia sedia e gliel’ho rotta su un piede.
L’hanno portato in infermeria e la sospensione è scattata in
automatico.
Da
quel giorno non ho più visto Rukawa.
Poveretto...
si starà mangiando i gomiti in questo momento, non vorrei essere nei suoi panni.
Anzi... nei suoi panni vorrei esserci eccome...
Prima
che me ne rendessi conto, erano già arrivate le vacanze
natalizie.
Non
avendo praticamente più nessun contatto con la donna che da anni non considero
più mia madre, ho trascorso le vacanze prevalentemente da sola. Il giorno di
Natale, Faye mi ha invitato a pranzo a casa sua e sono stata con lei e la sua
famiglia per tutta la giornata.
Prima
di quest’anno, non avevo mai festeggiato o trascorso in compagnia il Natale...
o, perlomeno, lo avevo sempre fatto da sola.
Non
avendo mai avuto una vera famiglia, per me quell’occasione è
stata qualcosa di totalmente nuovo... non ero abituata a quelle situazioni e a
quel calore così familiare.
Inizialmente
ero molto tesa e insolitamente a disagio. Probabilmente perché mi sentivo di
troppo e mi sembrava di violare quell’intimità in cui io non c’entravo
assolutamente niente. Poi sono riuscita a sciogliermi, Faye e i suoi numerosi
fratelli hanno saputo mettermi a mio agio e, alla fine, sono stata anche molto
bene.
Oggi
è il primo di Gennaio. Ieri sono andata a festeggiare il Capodanno in un locale
con Faye e con un paio di vecchi amici del Ryonan e delle medie. C’era anche
Sendoh... il solito schianto. Nonostante i trascorsi, siamo rimasti molto
amici.
Forse
lui è l’unico rimpianto che ho della mia breve esperienza al Ryonan. Siamo stati
insieme per un paio di mesi, poi sono stata espulsa e non mi sono più fatta
sentire. Mi ha cercato per parecchio tempo e quando ci siamo rivisti,
giustamente, ha preteso delle spiegazioni. Gli dissi che semplicemente mi ero
stancata e l’ho lasciato senza tanti giri di parole.
Il
motivo non era proprio quello. Insomma, Akira è bellissimo, ha un fisico
perfetto, è bravo a letto... è il meglio che si possa
desiderare.
Ma
il suo carattere era completamente differente dal mio... eravamo incompatibili
praticamente su tutto tranne che sul sesso. Io sono una ribelle vanitosa che ama
solo ed esclusivamente se stessa, attaccabrighe per natura... io i guai se non
li trovo me li vado a cercare.
Lui
invece è un ragazzo d’oro, tranquillo, dolce, buono con tutti e molto
accondiscendente. È vero, mi ricopriva di attenzioni, ma non si arrabbiava mai
con me, nonostante io gliene facessi di tutti i colori.
Era
follemente innamorato e sono convinta di averlo ferito non poco. Il fatto è che
le differenze tra noi erano incolmabili... credo sia stato un bene per entrambi
che abbia deciso di lasciarlo. Sono convinta che non riuscire a vivere
pianamente una relazione sia un dolore molto più grande della fine di una storia
che, in ogni caso, non sarebbe mai stata di lunga durata.
Akira
è troppo candido per una ragazzaccia come me, non è il tipo di ragazzo che può
starmi dietro...
Per
essere chiara, io cerco un ragazzo coi contro coglioni.
Ho
un sonno allucinante... quasi mi si chiudono gli occhi. Sono rientrata alle 11
di mattina e ho dormito praticamente due ore... il bello di vivere soli è che
puoi fare tardi e nessuno ti rompe i coglioni. Sono uscita subito dopo pranzo,
sono andata a trovare Faye e poi sono venuta qui al parco.
Sono
seduta su una panchina a fumare e guardo il cielo completamente grigio... c’è
odore di neve nell’aria.
Cazzo,
fa un freddo cane! Indosso un paio di jeans neri aderenti, stivali con tacco da
11, maglione nero a collo alto e un Canadese rosso. Odio cordialmente
l’inverno...per un’esibizionista accanita come me, essere costretta a coprirmi
tanto, è un vero e proprio incubo.
Ho
come l’impressione che oggi sia un giorno particolare, ma non riesco proprio a
ricordarne il motivo... purtroppo i miei sbalzi di memoria ultimamente sono
diventati molto più frequenti. Mah... forse dovrei cominciare seriamente a
prendere in considerazione l’ipotesi di andare a farmi visitare da uno
specialista.
Mi
arriva un messaggio. Prendo il cellulare e leggo il nome... è Kira.
Probabilmente mi fa gli auguri di capodanno in ritardo, visto che è in vacanza
in America e lì sono indietro di qualche ora. Lo leggo...
«Tanti
auguri amore!! Mi manchi tantissimo, non vedo l’ora di tornare per rivederti! Mi
dispiace proprio di non essere lì con voi, oggi è anche il complix di Rukawa, se
lo festeggia giuro che mi butto dal ponte di Brooklyn! Ora vado, ciao tesoro,
bacioni!» la solita pazza. Scrivo velocemente e invio la
risposta.
Il
compleanno di Rukawa... allora le mie sensazioni era
esatte.
Potrei
fare uno strappo alla regola e mandargli un messaggio... che sarà mai, magari
gli farà piacere. Ma sì, chissene frega, infondo è dal giorno della mia
sospensione che non lo vedo e non lo sento.
Prendo
il cellulare e vado nella sezioni messaggi. Neanche il tempo di iniziare a
scrivere che l’arrivo di un nuovo sms mi precede. Lo
leggo...
«Ci
vediamo?»
Telepatia!
Devo dire che mi ha spiazzato... ad essere sincera, non mi aspettavo neanche
questa mossa. Questo significa veloce rivisitazione della tattica. Ma
sì, infondo non ho un cazzo da fare, sarà una scusa come un’altra per passare il
tempo. E poi... non so perché ma ho davvero voglia di
vederlo.
«Dove?»
«A
scuola tra mezz’ora.»
Monosillabico
anche nei messaggi non c’è che dire... è uno che non spreca parole neanche per
scrivere. Come ha detto... a scuola? Ma con tanti posti proprio nel luogo che
odio di più al mondo?! Che palle... mi tocca andare in quella galera anche
durante le vacanze. Vabbeh, evito sottigliezze inutili e
rispondo...
«Ok,
a tra poco.»
Arrivo
svogliata davanti scuola e noto con grande stupore che lui è già arrivato.
Wow... puntuale come le tasse.
È
appoggiato con la schiena al muro di cinta, braccia incrociate e testa bassa.
Sicuramente sta dormendo... forse mi aspetta da molto.
Probabilmente
quando mi ha mandato il messaggio era già qui.
Mi
avvicino e gli picchietto un dito sulla spalla. Lui sobbalza facendomi quasi
venire un principio d’infarto. Alza la testa e sbatte le ciglia più volte per
focalizzare l’ambiente.
Che
cazzo di faccia ha?! Sembra appena uscito da Woodstock!
“Ciao...”
“Come
mai hai voluto vedermi?” gli chiedo con voce atona. Oggi ha uno sguardo
strano...
“Così.”
“Non
potremo andare in un posto più caldo, mi sto congelando!” mi guarda ancora un
po’ insonnolito, poi si gratta la testa corvina e con un cenno mi fa segno di
seguirlo.
Entriamo
da un cancelletto laterale e percorriamo il cortile della scuola. Vorrei capire
che cosa cazzo ha intenzione di fare. Non so se l’abbia notato ma siamo sotto
Natale e le scuole sono chiuse...
“Ma
dove stiamo andando? Se nel caso non te fossi accorto, la scuola è
chiusa...”
“Lo
vedo, non sono idiota.”
“Beh...
su questo avrei i miei dubbi se permetti.”
Arriviamo
davanti all’ingresso, ovviamente chiuso, e si affaccia per vedere aldilà del
vetro.
“Non
c’è nessuno.”
“Ma
dai, non dire... =___= che scoperta grandiosa, dopo questa grande intuizione ti
faranno un monumento all’intelligenza!” lo prendo in giro rimediando solo
un’occhiataccia omicida. Sembra senza idee, probabilmente era davvero convinto
di trovare la scuola aperta per i suoi comodi. Si gratta la testa pensieroso con
quella solita faccia da ameba che mi fa venire il nervoso.
“E
adesso che facciamo, genio!?” rimarco l’ultima parola tanto
per farlo incazzare. Lui si mette le mani in tasca e si
allontana...
“Andiamo
in palestra.” dice senza scomporsi, intimandomi di seguirlo. Lo seguo rassegnata
e percorriamo il vialetto che conduce in palestra.
“Oh
genio, ma sai non vorrei sbagliarmi, ma
credo di poter dire con assoluta certezza che sarà chiusa anche quella!”
puntualizzo saccente, ma lui non mi fila minimamente e continua a camminarmi
avanti.
Arriviamo
davanti al portone della palestra chiuso, ovviamente, da un lucchetto grande
quanto la mia testa. Ma l’idiota non ne sembra per niente
preoccupato.
“Fantastico!!
Che grande idea, sei veramente un genio!! Guarda, la tua genialità quasi mi
commuove, non c’è che dire!!”
“Guarda
e impara.” si limita a dirmi prima di cominciare a smanettare con il
lucchetto.
“Non
avrai mica intenzione di farlo davvero?!” non si degna neanche di rispondermi e
lo traduco, purtroppo, come un si. Ecco... ci mancava solo che si
mettesse a scassinare i lucchetti, impedito e rimbambito com’è ci metterà una
vita. Morirò congelata alla giovane età di 16
anni...
Sto
congelando... saltello sul posto infreddolita e mi stringo inutilmente nel
giubbotto che non mi riscalda come dovrebbe. Dovevo vestirmi di più
maledizione.
“Cazzo
che freddo... ma chi me l’ha fatto fare di darti retta!? Fa un freddo
porco!!”
“Sta
zitta un attimo.” finalmente riesce a forzare il lucchetto e apre la grande
porta della palestra.
Ma
che è successo qua dentro??
Dire
che c’è il caos totale sarebbe un eufemismo. Ci sono scatoloni accatastati
ovunque, banchi e cattedre, sedie, materassi per il salto in alto, bilancieri,
attrezzi, carrelli con i palloni di ogni sport... di
tutto!
“Ma
che cazzo è successo?? Stanno aprendo un centro profughi??” cammino a fatica
oltrepassando i vari scatoloni.
“No,
sistemano per il nuovo anno.” dice sbirciando in uno scatolone in cui ci sono
contenute addirittura le coperte e i materiali per
l’infermeria.
“Maledizione,
non riesco a fare un passo senza urtare qualcosa...” mi lamento innervosita
sbattendo ovunque mi giri. “Merda... vado a fumare una sigaretta prima che mi
rompa l’osso del collo.”
Non
so come, riesco a raggiungere miracolosamente illesa, il portone da cui eravamo
entrati. Fuori è già buio e i flebili bagliori dei lampioni illuminano i cortili
di una luce pallida e diafana. Mi piacciono queste
atmosfere...
Accendo
la sigaretta e fumo tranquilla. Lui è dentro che tenta di disincastrare il suo
giubbotto firmato impigliato ai ferri di un bilanciere. Ci sta mettendo troppa
forza, adesso lo strappa...
STRACK
Ecco
appunto... non c’è davvero limite alla deficienza umana. -___- Continuo a
guardarlo curiosa, incrociando le braccia al petto. Oltrepassa vari scatoloni,
gliene sfugge uno e ci sbatte in pieno il ginocchio, ihihih... gli esce una
bestemmia da far crollare i Santi in Paradiso. Non riesco a trattenermi e
scoppio ridere. Ovviamente mi fulmina con uno sguardo di morte mentre,
poveretto, si massaggia il ginocchio contuso.
Decide
di porre fine alle sue torture e si siede sulla panca di un
bilanciere.
“La
smetti di ridere.” mi dice alquanto infastidito dalla mia risata
pazzoide.
“Si
certo...” ringrazio il mio invidiabile autocontrollo che mi permette di non
rovesciarmi a terra in posizione fetale a ridere come una
iena!
“Hai
finito...?!” mi chiede riferendosi alla sigaretta.
“Ho
appena cominciato...” rispondo cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.
Ma ho ancora in testa la comicità della scena di poco prima e, stavolta, neanche
simulare un attacco d’asma acuto mi aiuta a non scoppiare a ridere come una
bertuccia!
“Le
persone che ridono da sole sono pazze.” cos’era un insulto?! Ma che fa, adesso
si mette anche a fare il predicatore??
“Vaffanculo.”
-___- gli alzo il dito medio e lo fulmino con il famoso Sguardo che Uccide che
mi è stato gelosamente insegnato dal sempai Sakuragi! Lui mugugna qualcosa che
interpreto come un «idiota» e si sdraia sulla panca su cui è seduto. Non vorrà
mica mettersi a dormire?!
Ah
no... comincia a fare... gli addominali?? Il freddo non deve fare molto bene a
questo ragazzo... =___=
Ma,
nonostante questo, la sua sensualità tenebrosa è come una calamita... è lì, su
quella panca... e io vorrei farmelo su quella cazzo di panca!! E poi in quella
posizione di resa... se gli saltassi addosso non
potrebbe neanche opporsi... basta, devo darmi un
contegno!
Respiro
profondamente e chiamo in soccorso il mio infallibile self control. Cazzo...
distolgo lo sguardo e torno a guardare fuori. Spalanco gli occhi. No, non ci
credo... sta...
“Nevica...
Guarda coso, sta nevicando!!” squittisco emozionata, contemplando i candidi
fiocchi di neve danzare come eterei cristalli. Ho sempre avuto un debole per la
neve...
Kaede
distoglie momentaneamente l’attenzione e rivolge un’occhiata all’esterno.
Osserva con aria annoiata i batuffoli di neve che cadono leggeri verso
terra.
“Hn...”
senza dire una parola, riprende la sua serie di piegamenti dopo che si era
interrotto per assecondare la mia richiesta.
“Che
entusiasmo, dovessi morire di felicità! Mio Dio, ma come fai a goderti la
vita...” lo prendo in giro tornando a guardare fuori.
Adoro
la neve... la osservo incantata posarsi sui tetti delle case, sugli alberi nel
cortile antistante, sulle panchine, sui lampioni... ammiro quella magnifica
pioggia di cristalli imbiancare la città. È un’atmosfera magica che mi scalda
l’anima ogni volta....
Sospiro...
decido di chiudere la porta per tornare dentro, ma una mano blocca l’anta prima
che possa farlo. Mi volto e vedo Rukawa guardare fuori cercando di sembrare
interessato. Tanto lo so che non gliene può fregare di
meno...
“Non
mi piace la neve... mi mette tristezza.” la sua voce è strana... oggi è così
diverso dal solito, chissà che ha.
“Ho
sentito in giro che oggi è il tuo compleanno. Auguri.” gli dico tentando di
rallegrare l’atmosfera.
“Hn.”
........ tutto qui?? Ma brutto stronzo, come osi!? Gli faccio gli auguri e
neanche mi ringrazia?? Dovrebbe commuoversi e sentirsi onorato del mio raro
gesto di gentilezza! E invece mi snobba!! E io che mi stavo preoccupando per
lui, tz... maledetto volpastro!
“Invece
di andartene in giro a far prendere freddo a quei 2 neuroni schizzati che ti
vegetano nel cervello, perché non sei a casa a festeggiare come tutte le persone
normali?!” lo provoco con malizia mostrandomi, forse, troppa
aggressiva.
Lui
non batte ciglio. È immobile, impassibile, come se la mia affermazione gli fosse
letteralmente scivolata addosso. Che tipo assurdo... io avrei dato in
escandescenza se fossi stata al suo posto. Perché oggi è così dannatamente
tranquillo?! Non c’è neanche gusto a provocarlo, cazzo.
“E
chi ti dice che io sia come tutte le persone normali.” interviene all’improvviso
con voce spenta, colmando quel silenzio che era crollato su di
noi.
Lo
guardo con la coda dell’occhio... ha un’aria molto triste. Nonostante la totale
inespressività del suo viso, i suoi occhi sono spenti... così com’è vuoto il suo
sguardo che si perde a guardare senza vedere i candidi fiocchi di
neve.
“Mi
dici una cosa Rukawa...”
“Kaede.”
mi corregge continuando a fissare un punto indefinito. Non gli chiedo nemmeno
perché mi permetta di chiamarlo per nome...
“...Kaede mi
dici la verità... perché hai voluto vedermi?” il mio tono è insolitamente dolce.
Solito eccesso di gentilezza... ma ora come ora non riesco proprio ad
evitarlo.
“Non
mi andava di stare solo.” la sua espressione fredda non tradisce il minimo
cambiamento. Rimane totalmente impassibile nonostante riesca a percepire
chiaramente un tremito nella sua voce.
Lui
solo? Ma dai... non riesco neanche ad immaginare come possa essere anche
lontanamente solo un ragazzo come Kaede Rukawa. Sì insomma, lui può avere tutto:
è bello, bravo nello sport, sexy... come può essere sola una persona così? Non
riesco a spiegarmelo... e comunque non è questo il punto. Sto cominciando a
provare un’insolita sensazione di disagio che non mi piace per
niente.
“E
perché hai chiamato me? Ti mancavo per caso?” scherzo fingendomi tranquilla. Ho
un brutto presentimento... nei sui occhi comincia a brillare una luce che non
gli ho mai visto. Non so cosa aspettarmi dalla sua risposta, sempre che me ne
dia una ovvio.
La
sua totale inespressività di certo non mia aiuta a capire cosa gli passi per la
testa. Si sta dimostrando molto meno prevedibile di quanto avessi preventivato
in partenza.
“Perché
non avevo nessun’altro da chiamare.”
Non
ne conosco il motivo, ma sento il mio cuore stringersi in una
morsa...
Fine
1°Capitolo
Come
ho già detto, questa storia è parzialmente autobiografica, quindi la maggior
parte dei fatti raccontati sono accaduti veramente. Incredibile ma
vero, l’episodio del prof e della sedia mi è realmente accaduto, con
l'unica differenza che io l’ho scaraventata al muro... non che abbia fatto
la minima differenza, perché mi hanno comunque dato 3 settimane di
sospensione, grandissimi cornuti. -___-
Il
terzo capitolo devo dire che è a buon punto, ma ho avuto il blocco dello
scrittore proprio sul finale, quindi non so quando tornerà l’ispirazione che mi
permetterà di finirlo. Ma pazientate, pargoli, pazientante e verrete ripagati!
Sono indecisa se inserire una lemon (non esagerata perché, purtroppo, il rating
è arancione T___T...) quindi consigliatemi voi. Aspetto i vostri pareri e i
vostri consigli, Peace and Love!