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Autore: moni_cst    18/04/2013    9 recensioni
Cosa succede se Josh Davidson rientra improvvisamente nella vita di Kate Backett nel cuore di una notte?
Una one shot.... originariamente. Ora una mini long.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Josh Davidson, Kate Beckett, Lanie Parish, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Capitolo 4. Le sorprese non finiscono mai.

Rumori e suoni che non riconosceva le arrivavano ovattati. Cominciò a muovere lentamente le gambe ancora intorpidite dalla posizione che aveva assunto e poi allungò le braccia. La mano cercava tastoni al suo fianco ma le lenzuola accanto a lei erano fredde. Aprì lentamente un occhio dopo l’altro e corrugò la fronte rendendosi conto di non essere a casa sua né al loft di Castle. Alzò leggermente la testa per guardarsi intorno e un sorriso le incorniciò il viso.
I ricordi le riapparvero velocemente nella mente. Istintivamente si morse il labbro mentre con lo sguardo cercava di intravedere oltre la porta della camera da letto se Castle fosse nell’elegante soggiorno. Non vedendo nulla, si sporse in avanti cercando di ascoltare eventuali suoni provenire dalla stanza da bagno, ma non sentì nulla. C’era molto silenzio se non per un fruscio di rumori indistinti in lontananza. Ed effettivamente c’era anche molta luce. Ma che ore erano? Si alzò in fretta cercando distrattamente qualcosa con cui coprirsi, ma lasciò perdere quasi subito. Non erano al loft e non rischiava di incontrare Martha e Alexis. Pensò che se Castle stava scrivendo al suo pc, avrebbe sicuramente gradito vedersela arrivare nuda alle sue spalle.
Una sorpresa dopo l’altra!
Ma diamine, dove aveva messo l’orologio o il cellulare? Che ore erano? Finalmente vide il cellulare appoggiato sul comodino dall’altra parte del letto. Lo raggiunse e si accorse che era spento. Non ricordava di averlo spento, non lo spegnava mai, casomai lo silenziava. Misteri!
In ogni caso premette velocemente il piccolo tasto sulla parte superiore e attese che la mela bianca sparisse dal display per fare spazio alla foto che aveva inserito come sfondo.
Oh cielo! Non poteva essere! Ma quante ore aveva dormito?
Si lasciò cadere sul letto pesantemente e accarezzò con le mani le lenzuola. In quel momento intruppò qualcosa che cadde per terra. Si sporse in avanti e vide un foglio di carta ripiegato in quattro. Dopo averlo raccolto, vide la scritta con l’inconfondibile calligrafia di Castle con la dicitura “per te”. Il battito del suo cuore come per magia si fece sentire per qualche secondo. Quanto le piaceva il fatto che Rick usasse ancora la penna per scrivere. Certo di solito le inviava sms. Qualche volta era capitato anche che le mandasse delle e-mail, soprattutto quando erano lontani. Ma la cosa che più le piaceva era trovare i bigliettini che a volte le lasciava sparsi per la camera. Piccoli messaggi scritti sempre a mano. Quel tipo di messaggi che ti scaldano il cuore solo perché al di là di quello che c’è scritto ti dicono “sto pensando a te in questo momento”. Poi da quando aveva scoperto che le piaceva ricevere in regalo libri, glieli aveva regalati spesso e ogni volta, sopra la prima pagina, c’era sempre una dedica. Di solito, un meravigliosa dedica. La trovava un’usanza un po’ superata forse, ma così bella, personale.
Sicuramente era dovuto andare a lavorare e non aveva voluto svegliarla. Si accomodò sul letto appoggiandosi alla spalliera, prese un cuscino per stare più comoda appoggiò le braccia alle ginocchia piegate al petto e, con lentezza voluta, spiegò quel foglio con meticolosa cura, come se stesse tenendo tra le mani un oggetto prezioso.

Cara bellissima Kate,
ti sei addormentata così profondamente che non ho avuto il cuore di svegliarti prima di andare via.  Sono così felice che tu sia riuscita a riposare qualche ora, ne avevi proprio un gran bisogno. A proposito, non so che ore siano, ma ho ordinato per te il pranzo. Pranzo, cena insomma quello che è!- Ho fatto portare un paio di piatti freddi e della frutta fresca in modo che potrai sfamarti e smettere di far brontolare il tuo stomaco.  Alt! Non ridere. Lo so che il tuo stomaco sta brontolando in questo momento e non dirmi di no. 
Avrei tanto voluto essere lì con te al tuo risveglio ma probabilmente mentre stai leggendo io sarò in libreria ad autografare libri.
Stamattina quando ti ho vista alla mia porta, così bagnata e visibilmente stanca mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo . Anche le condizioni atmosferiche si erano messe d’accordo con te? Ma lo hai sentito quel tuono proprio nel momento in cui ti spingevo contro la porta per chiuderla? Mi sembrava di star rivivendo uno dei momenti più belli che abbia mai passato con te. Ormai sono tanti, sempre di più e spero che ogni giorno continuerà ad essere sempre così inebriante e pieno di stimoli nuovi per noi.
Che bella sorpresa che mi hai fatto!!!
Spero davvero che tu ora sia riposata. Ho anche spento il tuo cellulare per evitare che qualcuno ti svegliasse. Eri davvero stanca per crollare così.
Torniamo a noi .
Non so che progetti hai fatto. Non mi hai detto se hai già prenotato un volo per rientrare a New York. In ogni caso ti dico quelli che sono i miei impegni, così puoi eventualmente raggiungermi.
Dalle 15,30 alle 18,30 sarò al Barnes & Noble Booksellers  al 8358 S Orange Blossom. Se ti va e se fai in tempo, potresti raggiungermi lì. Dovrebbe essere una situazione tranquilla,, non è prevista una conferenza stampa ma solo un incontro con i lettori per firmare autografi, quindi non dovrebbero esserci  giornalisti.
Avrò il cellulare spento fino alle 18,30. Spero che per quell’ora tu non sia già su un aereo.
Ci sentiamo presto.
BACI
Rick

Ripiegò in quattro il foglio e lo accarezzò dolcemente, quasi senza accorgersene. Si alzò dal letto e andò nel soggiorno a sbirciare cosa c’era da mangiare.


Richard Castle stava continuando a firmare autografi. Aveva un sorriso per tutti. Era splendido con quella camicia a quadri di varie tonalità di blu che risaltavano il colore dei suoi occhi. La fila delle lettrici era molto meno lunga di quelle che lei stessa aveva fatto tanti anni prima quando Will l’aveva convinta che ogni tanto si possono fare anche pazzie del genere. Aveva indossato i jeans con cui era partita quella mattina, le sue amate comode sneakers e una felpa grigia con cappuccio che aveva tirato su per evitare di essere vista. Ma Rick aveva ragione, non sembrava un evento mondano, niente giornalisti. Era una situazione piuttosto dimessa rispetto agli eventi di Castle, a cui lei aveva partecipato. Si cominciò a chiedere se tutto questo non dipendesse, magari indirettamente, da lei. Castle non era più il re della cronaca rosa ed era da un po’ che il New York Ledger non si occupava di lui, neanche per fare illazioni su questo cambiamento. Continuò a guardarsi intorno ma non le sembrò di scorgere neanche Gina. Ne approfittò per girare un po’ tra gli scaffali e curiosare tra le novità editoriali. Nell’ultimo anno aveva scoperto dei generi letterari nuovi a cui non si era mai avvicinata prima, ma il loft di Castle era pieno di libri e lui era una fonte inesauribile di consigli. Non riusciva ancora a capire come riusciva a leggere così tanto, scrivere e lavorare con lei contemporaneamente. Quando ne avevano parlato, ricordò sorridendo tra sé, lui aveva sminuito dicendo che era il suo mestiere scrivere e quindi era bravo e veloce e da quando la conosceva la parte più difficile, ovvero quella di costruire la storia, era diventata la più semplice! Era un grandissimo adulatore, non c’era proprio niente da dire al riguardo. Ogni tanto si rigirava per vedere quanta gente c’era in fila davanti a lui, indecisa se presentarsi un’altra volta a chiedergli un autografo. Le piaceva vedere la sua faccia sorpresa davanti, come un paio di anni prima quando si era presentata con Heat Rises in mano dopo 3 mesi che non si vedevano. Alla fine la donna decise di desistere, per quella giornata Castle aveva già avuto il suo flashback. E che flashback! Inspirò lentamente. Lo avrebbe aspettato fuori, tanto era quasi ora di chiusura.

Rick uscì dalla libreria dopo aver stretto le mani a tutti, gentile e affabile come sempre. Prese il cellulare e lo accese sperando di trovare un SMS di Kate. Cominciò ad incamminarsi per la strada senza rendersi conto della donna con la felpa grigia appoggiata al muro.
“Rick!” lo chiamò.
“Hey! Non ti avevo visto! Sei venuta!” la salutò con un ampio sorriso, dandole un lieve bacio sulla guancia e passandole una mano dietro la vita.
“Si, sono venuta a salutarti. Scusami per oggi, sono crollata”.
“Scusarti? Giammai! Dovrai ripagarmi per ques…” si interruppe  improvvisamente cominciando a guardarsi intorno, voltando la testa a destra e a sinistra. Guardò indietro verso la libreria ormai chiusa e riguardò verso Kate.
“Oggi non finisci mai di stupirmi, detective, e di farmi rivivere il passato…”
La donna sorrise.
“Beh se è per questo, questa volta c’è anche il tuo zampino” si divertì ad osservare lo sguardo stupefatto di Rick che era rimasto a bocca aperta. Con una mano gli tirò su il mento e avvicinandosi lentamente, gli sussurrò sulle labbra “Hai indossato la stessa camicia di allora. Me ne sono accorta subito. Adoro questa camicia”. e gli schioccò un bacio con le labbra sorridenti.
Poi cominciò a incamminarsi verso quella che sembrava un’area verde “Non mi dirai che qui c’è pure un parco con le altalene?”
Castle la scrutò pensieroso, non riuscendo a capire se la stesse prendendo in giro. Figurarsi se lui poteva ricordarsi cosa indossava un giorno, seppur un giorno speciale, di quasi due anni prima! Tzè!
“Il detective sei tu, non io, non ne ho la minima idea se ci sono le altalene lì!” poi proseguì “Hai detto che sei venuta per salutarmi. Riparti subito? Ti devo accompagnare in aeroporto?”
“No, ho dormito oggi. Pensavo di prendere il volo delle 22,00 in maniera che per l’una, se non ci sono ritardi, dovrei essere a casa. Abbiamo… diciamo… un paio d’ore abbondanti per fare una passeggiata e mangiare qualcosa insieme, se vuoi”.
“Wow, non chiedo altro”. Passandole un braccio intorno alla spalla, la strinse a sé e si incamminarono verso il parco.

Il volo era stato tranquillo e puntuale. La scesa verso New York era sempre molto piacevole, la vista della città illuminata era uno spettacolo metropolitano molto affascinante. Nonostante non ci fossero più le Torri Gemelle a stagliare l’orizzonte, rimanevano sempre i grattacieli storici, come l’Empire State Building, che rimanevano i più incantevoli da rimirare, con quel senso di antico che contrastava perfettamente il senso di progresso e modernità, di cui New York era il simbolo.
Kate aveva riletto un paio di volte la lettera che le aveva lasciato Castle nella suite ed era sempre più convinta che la notte precedente era stata presa da Josh alla sprovvista, mentre dormiva ed era quello il motivo per cui si era dimostrata a lui così fragile e impaurita.
Non era facile ritrovarsi improvvisamente davanti agli spettri del passato ma lei in questo era una maestra… questo pensiero amaro la rabbuiò per un po’ e rimase così pensierosa per tutto il tragitto del taxi. Certamente era stanca e stressata e quel giorno appena passato ad Orlando le aveva ricaricato le batterie.
Pagò il tassista lasciando il resto di mancia e si incamminò verso il portone di casa.
Aveva necessità di schiarirsi le idee, da sola.
Non aveva neanche bisogno di parlare con Lanie della questione. Sapeva che doveva fare quei maledettissimi controlli ma doveva capire quale sarebbe stata la modalità migliore. Non aveva molta voglia di farsi visitare da Josh, di rimanere a seno nudo davanti a lui. Ok, sarebbe successo in una sala operatoria, ma non era comunque una situazione piacevole. Josh sarebbe stato sicuramente molto professionale, di questo ne era certa. Ma non si sarebbe sentita a suo agio proprio perché c'era stata intimità tra di loro in passato. Era strano ma sarebbe stato meglio spogliarsi davanti ad un estraneo piuttosto. Ma non aveva tanta voglia di rivederlo. Era arrabbiata con lui per come si era fatto sentire, per come l’aveva fatta sentire. Avrebbe dovuto rifletterci su questa cosa. Josh l'aveva seguita fin dall'inizio e andare da lui sarebbe stata la scelta più ovvia e più sensata.
Mentre stava facendo questi pensieri, pensò che avrebbe dovuto mandare un sms a Castle per avvisarlo che era arrivata a casa. Proprio in quel momento, mentre infilava la chiave nella toppa, sentì un leggero rumore provenire dall’interno. Istintivamente mise la mano al fianco per prendere la pistola e cominciò a tastare non trovando niente. Certo non era in servizio! Frugò immediatamente nel borsone che aveva con lei, lo posò con delicatezza a terra, senza fare rumore. Afferrò la pistola togliendo immediatamente la sicura. Girò la chiave nella serratura con cautela, socchiuse la porta e intravide solo una luce flebile. Entrò silenziosamente con le braccia tese in avanti. Sentiva pulsare la vena sulla fronte come le succedeva ogni volta che era concentrata e tesa. Nel salone non c’era nessuno ma una luce filtrava dalla sua camera da letto. Non aveva modo di chiamare rinforzi, avrebbe dovuto pensarci prima.
Avanzò nel corridoio con passo leggero e si avvicinò alla porta socchiusa. La spalancò con un piede ed entrò bilanciandosi immediatamente sulle gambe con le braccia tese, con la pistola puntata verso l’uomo che si ritrovò di fronte.

Spazio di Monica:
Capitolo molto molto sofferto. Per me intendo ;-)
E’ la prima volta che affronto una long/mini long e mi sono resa conto di quanto sia difficile organizzare i pensieri e dargli una sequenza logica rispettando tempi e ritmi. Questo capitolo ha davvero faticato a nascere e a strutturarsi così. Alla fine il risultato finale è questo...

  
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