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Autore: simply_me    08/11/2007    4 recensioni
Pairing: TamaHaru
Questa ff parte da dopo gli eventi del ch 55 Si ricollega anche in parte al ch 56.
Quali potrebbero essere le reazioni di Haruhi e Tamaki? cosa accadrebbe adesso?e con gli altri?
Piccolo appunto:riaggiornato capitolo 7, mancava tutto un pezzo su Haruhi, non so perchè ma non me l'ha caricato ;__;
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Hikaru Hitachiin, Tamaki Suoh
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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nota: e dopo una lunga attesa arriva il quanto capitolo! XD vi chiedo di perdonarmi ma gestire i pensieri di più personaggi senza incartarsi e facendo capire chi pensa cosa non mi è stato molto semplice. beh! Buona lettura!
ps. devo ancora inviare una mail... gomen!






Battiti di ciglia


Un battito di ciglia.
Il tempo sufficiente a vedere il suo volto, aldilà di quella porta, sorriderle fiducioso.

Così almeno le sembrava.

Per lo meno sufficiente a farle comprendere: aveva esagerato.
Davvero.
In tutto, soprattutto in sé.

Essere stata così nervosa sino a quel momento pensando a… a quel… quel… mentre invece…

Non era di quello che avrebbe dovuto preoccuparsi tutto questo tempo.

Vergogna.

Forse avrebbe dovuto prepararsi a dargli il suo sostegno invece.
Forse, di certo.

E invece…

Battere le palpebre.
Solo questo aveva fatto: un rapido, subitaneo battito di ciglia prima di chinare il capo.

Non riusciva a guardarlo.

Certo, era consapevole che non spettava a lei la prima parola in quel momento, lo sentiva, ma… isolarsi a quel modo…
Per quel motivo poi!

Non lo faceva perchè aspettava che fosse lui a parlare, no, ma perchè non sapeva come affrontarlo quel sorriso perchè…
Stupidamente non aveva fatto altro che pensarci, dalla sera precedente.

Vergogna.

Basta così.
Forza. Basta così.

Serrò la mascella: capiva perfettamente che avrebbe dovuto alzare il capo.

Doveva forse incoraggiarlo?

Doveva?
No, voleva… sebbene non riuscisse a spiegarsi né il perchè né come.
Di una cosa però era certa: se non avesse alzato il capo, se non gli avesse sorriso anche lei, dimenticandosi una buona volta di tutte quelle riflessioni così… così fuori dal suo essere, così non da lei, non se lo sarebbe mai perdonata.

Doveva solo alzare il capo e sorridergli, in attesa che lui parlasse.
Doveva fare solo questo.
Forza, doveva fare solo questo.





Battè le palpebre un paio di volte, arrestandosi sulla soglia, suo fratello a fianco.

- L…Lord? – bisbigliò all’unisono col fratello.

Era stupito, decisamente,così come Kaoru di certo.

A dire il vero però, ciò che più lo stupiva non era tanto l’averlo trovato lì, quanto il comprendere che di questo non era affatto sorpreso.
Era altro…

Era già successo, che si muovesse all’improvviso.
Lui era fatto così, come per Karuizawa.
Probabilmente non aveva resistito.

Si, non aveva resistito.
Non aveva resistito che nove giorni senza il club, non aveva resistito senza…

Scosse la testa.

No, la folle idea che il Lord fosse tornato prima per lei era troppo, anche per lui.
Si era fermato appena in tempo.

Ma allora perchè?
Perchè quella strana sensazione non passava?

Le diede un’occhiata di sfuggita.
Era ferma lì a fianco capo chino.

Non gli piaceva.

Perchè era a capo chino?
Perchè non lo osservava come facevano lui e suo fratello? Perchè non sembrava sorpresa?

Decisamente, non gli piaceva.

E se… il ritardo della mattina… quel suo essere così distratta… se in realtà fosse stato dovuto a lui?

Non gli piaceva affatto.

Se si fossero già incontrati allora…

Lo guardò, dritto in volto.
Uno sguardo che non si vide ricambiare: lui osservava lei.

Beh! Di che stupirsi?
Dal suo arrivo i suoi occhi erano sempre stati indirizzati a lei. A nessun altro se non a lei, sempre.
Se solo avesse avuto chiaro il motivo per cui era così, se solo lo avesse avuto chiaro, allora anche lui…

No. Basta.
Basta con questi pensieri, basta.

Ridicolo. Pensare tutto questo in pochi istanti.
Il tempo di un misero, crudele battito di ciglia.

Perchè diamine non si precipitava ad abbracciarla come suo solito?

Adesso basta.
Era da paranoici pensarla a questo modo.
E di certo non lo era e non lo voleva diventare.

Meglio parlare e farla finita.
Si, parlare. Doveva fare solo quello.

Lo guardò ancora, rimase in silenzio.





Non aveva pensato, fino allora, di veder proprio il suo volto per primo.

Aveva più volte immaginato, nell’attesa, la scena che avrebbe preso vita all’aprirsi di quella porta, ma mai, neppure una sola volta, aveva pensato all’ipotesi che fosse lei ad aprirla.
Mai.

L’aveva immaginata entrare coi gemelli, questo si, ma mai avanti a loro.
Non che lei lo sapesse, ma si era reso conto che lo avrebbe intuito facilmente.
Per questo, aveva pensato, li avrebbe lasciati entrare avanti, andare per primi.

Almeno così aveva creduto.
O forse così aveva voluto credere.

Rimandare di poco l’idea di vederla, solo qualche istante.
Forse era stato anche questo.
Non sapere cosa, da ieri, lei aveva potuto pensare, non sapere se tutto andava bene.

Beh! Non che avesse motivo di temerlo, comunque.
Solo, in quell’incertezza sugli eventi c’era qualcosa a cui aveva preferito non pensare.

Due le ipotesi sul suo atteggiamento che aveva considerato: indifferenza o rabbia. Solo quelle.
La prima avrebbe significato esattamente quello: tutto andava bene.
Anche se…

La seconda… le avrebbe spiegato.

Così aveva accantonato questo pensiero, preoccupandosi degli altri.

Per questo, quando a far capolino dalla porta era stata esattamente la sua chioma castana, rimase un po’ spiazzato.

In un certo senso anche piacevolmente.

Ciò che aveva pensato, in un battito di ciglia, era che lei, l’unica che sapesse, che potesse immaginare, si fosse presentata lì prima di tutti gli altri forse preoccupata per lui, forse per incoraggiarlo, o forse solo per caso.
Ad ogni modo lo stava davvero incoraggiando, seppur magari inconsapevolmente.

Per questo le sorrise sereno guardandola dritto in volto.

La notò così: un’espressione che potè scorgere a mala pena seguita da un subitaneo battito di ciglia prima che chinasse il capo.

Troppo poco il tempo per identificarla, per comprenderla.
Era proprio la seconda allora?
Una collera tale da non volerlo neppur guardare?

Doveva spiegarle… e il più presto possibile.

Era stato un gesto da papà, no?
Haruhi non era così irragionevole da evitarlo se le avesse parlato.
Lo avrebbe ascoltato, no?

La osservò nella speranza che gli fornisse un minimo segnale.
Se solo avesse alzato il capo…

No, lo avrebbe alzato di certo, a momenti.

Continuò a fissarla, dimentico di tutto il resto.

Avrebbe alzato il capo e lui avrebbe avuto modo di spiegarle.
Doveva solo incontrare il suo sguardo ancora una volta, ancora una.
Oppure… gli sarebbe bastato chiamare il suo nome!
Si, chiamare il suo nome… chiamare…

Aprì la bocca per parlare quando le vide alzare il capo, finalmente.
Le sorrise ancora.





Lo aveva alzato, brava.
Adesso poteva con calma ricambiare il suo sorriso.
Gli sorrise.


Un incrocio di sguardi a cui non avrebbe mai voluto essere testimone.
Ne era certo ormai: nascondevano qualcosa.
C’era qualcosa tra quei due di cui, per l’ennesima volta, non era a conoscenza.
Chiuse gli occhi stringendo la mano chiusa a pugno.


- Har… - riprese a dirle con l’intenzione di chiarire al più presto quando…


- Lord!? – lo interruppe Kaoru a voce alta – sei tornato prima degli altri! –

Un’esclamazione più che dovuta, un tono alto a sufficienza per far riprendere gli altri tre da quella stasi apparente di sguardi e battiti di ciglia a cui stava assistendo.
Tutti e tre, specialmente lui.

Quasi stentava a riconoscerlo!
Starsene così in silenzio pur avendo, e ne era certo poiché era il suo gemello, la sensazione che qualcosa non quadrasse.

Quella condizione così statica non gli si addiceva.

Non era perchè diventasse così che lui aveva fatto tutto quello, ma per poter agire, liberamente.
E se gli serviva qualche input in più… beh! Dopo tutto quello che aveva provocato negli ultimi giorni, Haruhi, l’appuntamento, la lite… dopo tutto questo, non poteva che aiutarlo.

L’avrebbe aiutato comunque a dire il vero.
Perchè… era suo fratello. Lo sarebbe sempre stato.
E perchè anche lui gli aveva insegnato qualcosa da quel litigio.

Si doveva svegliare.
Si doveva svegliare e subito.


Lo aveva aiutato, ancora una volta.
Oramai aveva perso il conto di quante volte lo aveva fatto.
Lo ringraziò, in cuor suo prima parlare: lo aveva svegliato.

- Già… Lord… e Kyoya senpai? Non è con te? – chiese risoluto.


Spostò lo sguardo su di loro, non potendo fare a meno di sorprendersi un po’.

Per quanto uguali quell’enorme differenza di colore nelle loro chiome non poteva certo passare inosservata.

Certo, era meno ridicola del Rosa Flamingo del loro falso litigio, ma, in accordo con la preoccupazione di Haruhi, la avvertiva più seria, molto più seria.
A maggior ragione considerando il fatto che, nonostante si fossero già riappacificati, quel colore era ancora lì.

Doveva essere stato serio, molto serio.

Meglio sdrammatizzare al momento, gli avrebbe chiesto con calma, dopo.

Scattò come un razzo in direzione di Hikaru mettendogli le mani sulle orecchie.

- Hikaru! – gli urlò serio quasi facendolo indietreggiare di un passo – che cosa è successo ai tuoi capelli?! –
- Eh? –
- Si, i tuoi capelli! I tuoi bellissimi capelli dai riflessi ramati… - indietreggiò portandosi una mano al mento – mmm… però! A pensarci bene… devo ammettere che così moro… Si! Direi che anche con questo colore risulti sorprendentemente affascinate… - si avvicinò di nuovo dandogli una pacca sulla spalla – ben fatto! – aggiunse strizzandogli l’occhio.


Lo guardò sbigottito, incapace di emettere alcun suono sensato.
Precipitarsi a quel modo su di lui per commentare, ignorando la sua domanda, il colore dei suoi capelli?
Certo che era proprio svitato il Lord, senza alcun dubbio.


- Mmm… - riprese serio – certo che adesso si pone il problema di Kyoya… - si voltò dando loro le spalle – Ah beh! – esclamò voltandosi nuovamente a osservarlo – Non preoccuparti Hikaru! Ci penserò io a convincerlo, se mai dovesse essere contrario… certo, basta che non ne risentano gli incassi del club però, altrimenti chi lo sente! – sorrise.


- Pff! Pff! – cercò di non ridere Kaoru – Lord… se proprio… proprio… ahahahahah! – scoppiò a ridere.

“Un idiota!”.
Questo aveva pensato, rilassandosi in un certo senso.

Nel vederlo precipitarsi così all’improvviso sul fratello, per un attimo aveva temuto che potesse fare qualche domanda, che potesse chiederne la ragione, chiedere cosa era accaduto in sua assenza.

Doverlo raccontare proprio a lui…
Si sarebbe infuriato di certo, nel sapere come aveva coinvolto Haruhi, forse anche più di Hika.

Non che fossero affari suoi, ma era logico che si sarebbe infuriato comunque.

Non voleva mettere Hikaru in quella condizione.
Non di nuovo, non adesso.
Le cose si erano appena sistemate. Poco più di tre giorni.
Hikaru aveva appena cominciato a avvertire con consapevolezza i propri sentimenti.
Metterlo nella posizione di doverlo difendere, perchè sapeva che suo fratello lo avrebbe fatto, fosse anche per spirito di intolleranza nel vedere Tamaki senpai rimproverarlo… non era cosa che voleva gli toccasse.

Hikaru non doveva scontrarsi col Lord, non per questo.
Non a causa delle sue azioni.

Vedere il senpai agire così era stato liberatorio, per questo non poteva che riderne di gusto.
Per fortuna!


Anche lei si portò una mano alla bocca, trattenendo, con suo stupore, una risata.

Era strano: un atteggiamento a cui generalmente rispondeva con totale indifferenza, se non con noia, la rallegrava.

E lei che fino a quel momento si era preoccupata di non sapere che fare!

Lui aveva esordito così, con la sua solita idiozia in primo piano, pronunciando con massima serietà e convinzione un discorso così… così stupido che lei… non poteva fare altro che riderne.

Beh! Forse era proprio questo il punto: ne poteva ridere perchè finora si era preoccupata troppo.
Era liberatorio, riderne.

Si, tutto era normale.
Era il solito senpai… anche lei poteva esserlo, no?


Sinceramente, non sapeva come reagire.

Se non lo avesse ritenuto troppo stupido, probabilmente avrebbe pensato che si stava prendendo gioco di lui.
Ma il Lord non era capace di fare una cosa del genere.

Beh! Si, forse avrebbe dovuto riderne, proprio come Kaoru.
Era certo che era scoppiato a ridere pensando a quanto fosse idiota.
E si, anche a lui veniva un po’ da riderne in fondo.

Lo avrebbe fatto, avrebbe riso se solo non si fosse accorto di lei.

Non che ridesse di lui, questo era certo, ma rideva anche lei.
E il fatto che l’origine di quella risata fosse in qualche modo legata al suo nuovo colore di capelli non gli andava a genio.
Non gli andava affatto a genio.

Ok, lei rideva a causa sua. Era il Lord l’idiota.
Ma quella scenetta paradossale non avrebbe certo avuto origine se lui non si fosse tinto i capelli.

Il Lord lo stava sminuendo.
Lo aveva fatto per una ragione più che valida lui.
Certo, non poteva saperlo, ma la sminuiva comunque.
Non gli piaceva, lo irritava.

Serrò la mascella pronto a rispondergli con la sua solita scontrosità quando una figura bionda non troppo alta gli passò a fianco esclamando:


- Ah? Tama-chan? Tama-chan! – gli corse incontro festoso – Bentornato! –


Sospirò.
Honey senpai gli aveva fatto passare la voglia di attaccar briga.

Meglio così in fondo: non sarebbe passato ancora per un immaturo impulsivo.


Lo vedeva guadarlo dal basso con occhi allegri, sorpresi.

- Takashi! Hai visto? Tama-chan è tornato! – gli sentì esclamare.
- Ah! – accennò Mori rimasto sulla porta.
- Però… - riprese a chiedergli timidamente – se tu sei qui… e gli altri ragazzi delle seconde… anche Kyo-chan… allora… -

Gli sorrise, prima di interromperlo.

- Non sono tornato prima Honey senpai. In realtà io… non sono mai partito. –

Continuò a sorridere.
Vide il senpai battere le ciglia, come immaginò stessero facendo anche gli altri.

No, non tutti.
Tutti tranne lei, sicuramente.

Volse il capo per incrociarne lo sguardo un breve istante prima di riprendere a parlare.


Alle sue parole, aveva appena deglutito, silenziosamente.
Lo guardava adesso, con il cuore che sembrava volesse uscirle dal petto, preoccupata.

Era arrivato il momento: Tamaki senpai avrebbe dovuto dirlo per bene anche agli altri.

Era in ansia.
Non riusciva a spiegarsene il perchè, ma non ne poteva fare a meno: davvero, era preoccupata per lui.

Lo vide voltarsi a incrociare il suo sguardo.
Per un attimo rimase senza fiato. Come se il suo cuore si fosse arrestato all’improvviso.


Vide la sue espressione, preoccupata.
Le sorrise sereno: tutto sarebbe andato bene.


A quel sorriso, per quanto fosse ancora preoccupata, sentì l’ansia affievolirsi lasciando il posto a un gran senso di fiducia.
Era davvero ammirevole, il modo in ci riusciva a infondere fiducia negli altri.
Gli era bastato un sorriso, uno solo. Un dolce piccolo sorriso.
Beh! In fondo era proprio questa la sua magia, il suo motto.
Ricambiò il sorriso, fiduciosa.


Solo allora seguitò a parlare, distogliendo lo sguardo da lei.

- Credo che tutti voi sappiate qualcosa… del mio passato… prima che arrivassi qui. Quando ho saputo che il viaggio delle seconde sarebbe stato in Francia… la prima cosa che mi è venuta in mente… è stata mia madre. Non voglio negare che mi manchi, mi manca moltissimo… e davvero io… avrei voluto rivederla. – guardò in basso un istante.


Perchè sentiva quella strana sensazione?
Qualcosa nel fondo del suo stomaco gorgogliava silenziosamente, provocandole un leggero bruciore agli occhi.
Voler rivedere la propria madre… quante volte anche lei lo aveva pensato!


- Hmf! – riprese - non so nemmeno se sarei stato in grado di incontrarla, di trovarla. Però… - sollevò il capo – se lo avessi fatto… allora… il motivo per cui ho accettato di venire qui, quello che ho pensato allora… quello che mi sono ripromesso, la mia promessa a mia madre… tutto quanto sarebbe venuto meno. Voglio che mia madre sia fiera di me… che non biasimi se stessa. Voglio crescere e continuare a sorridere, proprio come adesso… così da poterle dire con certezza quando ci rivedremo: “ torniamo assieme.” Per questo ho deciso di non partire. Adesso… non potrei dirglielo. Riuscire a incontrarla per poi doverci nuovamente separare… non voglio che pianga ancora. – fece una breve pausa – Probabilmente ve lo avrei dovuto dire prima, che non ero partito… che avevo scelto di non partire. Mi spiace di avervelo nascosto. Non volevo farvi preoccupare. Pensavo che questa fosse la soluzione migliore… mi sbagliavo. Mi dispiace. –


Fece spallucce sospirando rassegnato.
Dopo una tale dichiarazione come poteva dirgli qualcosa?
Come poteva esser ancora infastidito?

- Davvero Lord – disse a voce alata andandogli incontro – sei un tonno!-
- Tama-chan è un tonno! Tonno! – ripeté Honey sorridendogli.
- Ah! – si limitò ad aggiungere Mori.


Anche Kaoru li raggiunse.

- Se lo avessimo saputo prima probabilmente saremo rimasti tutti assieme in questi giorni… - gli sorrise.
- Kaoru… - non potè fare a meno di accennare con occhi lucidi dalla commozione - Eh? Kaoru ma che dici? Non scordare – disse in tono canzonatorio – che ci ha mentiti per tutto questo tempo! Nove giorni da solo… sei davvero un bugiardo Lord! –
- Tama-chan è un “uomo bugiardo”! –
- Eh già! Sei un “uomo bugiardo”! chissà che cosa penserebbero le clienti del nostro club se sapessero che il Lord è un bugiardo… - cominciò a prenderlo in giro anche Kaoru – non trovi anche tu Haruhi? –


Se ne stava lì, a osservare la scenetta con enorme sollievo.
Una piccola vendetta per aver loro nascosto la verità.
Sorrise…
Si, se la meritava.
Annuì allegramente.


- Eh? Haruhi! Anche tu?! - esclamò in stato di shock.

Le si avvicinò un istante mettendole le mani alle spalle.

- Anche tu?! – ripeté tenendola con aria melodrammatica – eppure pensavo che almeno tu… -

Tacque all’improvviso notando l’espressione smarrita sul suo viso.
Che le prendeva?


Che le stava accadendo?
Perchè il suo cuore a quel contatto, a quella vicinanza non riusciva a mantenersi regolare?
Perchè non urlava come suo solito “troppo vicino!”?
Anche la sua testa… non riusciva a ragionare.
Il vuoto, vuoto completo.

Schiuse le labbra senza emettere alcun suono.


Lasciò la presa alle sue spalle.
La vide ritrarsi indietreggiando di un passo a capo chino.

Che cosa…


- Haru-chan! Tama-chan! Torta! – li richiamò Honey festosamente.


Esitò un istante prima di voltarsi a raggiungerli accennando un si incerto.

Era forse per quello?
Davvero doveva spiegarglielo?
Allora perchè non lo aveva respinto immediatamente?
Che cosa…?


Lo vide allontanarsi, mentre Hikaru le veniva incontro.

Stupida!
Che le era preso?
Calma, doveva mantenere la calma.


Lo vide passargli accanto con una strana espressione preoccupata.
Che stava succedendo?

- Haruhi? – la chiamò facendole sollevare il capo – tu non vieni a mangiare la torta? –
- Eh? Ah! Si… certo. – rispose cercando di riacquisire il controllo di se stessa – Andiamo? – sorrise avviandosi anche lei.

Annuì sospettoso, vedendola raggiungere gli altri.

Ascoltò distrattamente la voce del fratello e degli altri.

- Per il Lord bugiardo una porzione minuscola! Anzi! Niente torta per Tamaki senpai! –
- Eh? Ma come?! Honey senpai, diglielo tu!-
- Tama-chan, per te niente torta! Punizione del coniglio!
- Eh? –

Non riusciva a riderne.

L’espressione di lui…
L’espressione di lei…

Qualcosa non quadrava.
Non quadrava, ne era certo.


  
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