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Autore: DontMindMe    19/04/2013    0 recensioni
Sono in blocco dello scrittore, quindi cerco ispirazione in quello che vedo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giardinetti


La si vedeva uscire due volte al giorno, Rosanna, con lentezza e convinzione, un passetto malfermo dopo l’altro.
Si manteneva in forma, nonostante i suoi ottantatré anni, e camminare le piaceva ancora tanto. Spiare la vita con la coda dell’occhio, mentre piano piano vi si immergeva; il sole sulla testa, la gente affannata intorno, veloce.
La sua casa era vuota da troppo tempo, ormai, e guardare da lontano, dalla finestra, nel silenzio più completo, rotto solo a volte dal canto di Giovannino, non faceva per lei. Lei la vita la voleva ancora sentire addosso, intorno.
Così si sistemava i capelli bianchi, mossi e corti, si metteva un bel vestito a fiori, le scarpe comode, l’oro finto, e andava ai giardinetti con un sacchetto di pane e semi ficcato nella borsa.
Dare da mangiare agli uccelli, però, non era il suo scopo principale. Rosanna si portava un segreto nel cuore.
Certo aveva sempre amato gli uccelli: Giovannino, il suo canarino di nove anni, era la sua compagnia, il suo figlio adottivo, colui che ora riempiva il vuoto della sua casa. E prima di lui ce n’erano stati altri, tanti altri da quando i suoi figli erano andati via di casa. Gianmarco, il più grande, le portava i nipoti ogni fine settimana, riempiendo la sua vita di voci. Poi anche i nipoti erano diventati grandi e avevano smesso di andare a trovarla, presi da tutt’altro. Lorenzo, il più piccolo, aveva preso la laurea ed era andato a lavorare in America, lo vedeva una volta ogni due anni, quando andava bene. La sua vita ormai era là, non poteva pretendere molto di più.
E poi c’era Vincenzo, l’uomo che le aveva cambiato tutto, il modo di vedere il mondo. Era stato un matrimonio normale, per quegli anni passati. Rosanna aveva rinunciato al suo sogno di fare l’infermiera e aveva messo su famiglia, diventando una mamma a tempo pieno, come tantissime altre donne del suo tempo.
Il matrimonio con Vincenzo era stato tranquillo, piacevole, pieno d’amore. Quell’uomo era sempre stato corretto nei suoi riguardi, rispettoso come pochi. Lei lo amava davvero, profondamente. Quando era morto di infarto, trent’anni prima, aveva lasciato un tale vuoto nel suo cuore che pensava non si sarebbe mai più ripresa dalla perdita. E così fu, per lunghi anni, ma il tempo era passato e aveva sanato le ferite, lasciandole solo i ricordi, quelli che la facevano ancora sorridere, anche se li aveva richiamati alla memoria centinaia di volte.
Di una cosa era sicura, però. Non avrebbe mai più amato in quel modo. Eppure… eppure ora si portava dentro questo segreto, come un’adolescente alla prima cotta.
Si sedeva su una panchina dei giardinetti e tirava fuori il suo sacchetto, cibando i piccioni, o i passerotti, creandosi intorno una cerchia di graziosi volatili che la facevano sorridere, sempre, ricordandole quanto perfetto fosse il lavoro del Signore, su qualunque creatura, e semplicemente attendeva. Attendeva il suo arrivo, ogni ora, ogni minuto.
Pinuccio lo conoscevano tutti, ai giardinetti. Aveva una cerchia di fedeli compagni in zona, e si avvicendavano ogni giorno per discutere di politica, di società, dei problemi del quartiere. Da quello che Rosanna aveva capito, tenendosi sempre un po’ in disparte, limitandosi a sorridere e salutare con il capo, Pinuccio era stato un insegnante e un militante del Partito Comunista, uomo di grossa cultura che affascinava ancora con le sue parole, dall’alto dei suoi ottantasei anni.
Ad ottantatré anni, a Rosanna batteva ancora il cuore per un altro essere umano, una benedizione che credeva non le sarebbe più spettata nella sua esistenza.
Per quanto Pinuccio avesse tentato di coinvolgerla nelle discussioni più volte, lei faceva fatica a tirare fuori la voce, abituata com’era al silenzio, alla solitudine, e restava lì ad ascoltare, ad annuire timidamente e a sfamare gli uccelli, fino a che un giorno Pinuccio, per una volta da solo, le si sedette di fianco sulla panchina, cautamente, con un piccolo gemito di dolore e un sospiro. Rosanna sorrise, aggiustandosi i capelli. Quella vita che ancora agognava sembrava essersi ripresentata alla sua porta per davvero, arrossì appena e si sentì giovane un’altra volta. Non poteva sapere che lui non avrebbe più lasciato il suo fianco, che sarebbe diventato il suo nuovo punto saldo, la sua nuova àncora.
C’erano stati tanti altri giorni come quello, lei aveva imparato a parlare di nuovo, come fosse la prima volta, e fra loro c’erano stati scambi di pura saggezza. Si trovava bene con lui, anche da vicino, e andare ai giardinetti aveva un nuovo significato, tutto speciale.
Non si sentiva più sola, e anche se probabilmente non avrebbero passato il resto della loro vita insieme come una coppia, era comunque bello avere un nuovo amico, dei nuovi amici che Pinuccio le aveva ufficialmente presentato.
Si scoprì a sorridere molto di più, anche a casa da sola. Iniziò a parlare a Giovannino, piena di entusiasmo, come se avesse dimenticato i suoi anni su una panchina ai giardinetti. Si era riaperta alla vita ancora una volta, come se rinascere, e rinascere, e rinascere ancora fosse possibile, sempre, finché un alito di vita smuove ancora il tuo corpo.
La vita ha sempre sorprese in serbo, che siano esse positive o negative, basta fare qualcosa per andare a cercarle, senza rinchiudersi in una gabbia volontariamente. Lei l’aveva fatto, timidamente, e questo l’aveva accompagnata verso quel giorno, quello in cui Pinuccio prendendole la mano le aveva proposto di passare insieme i loro ultimi anni, come compagni o come marito e moglie e lei gli aveva risposto che non aspettava altro che glielo chiedesse.
Il giorno che andarono a sposarsi al comune, comprarono Giuseppina, un canarino femmina, così che anche Giovannino non fosse più solo. Perché nessuno merita di essere solo.
Ogni giorno trascorso con Pinuccio fu un dono del cielo, per mano ai giardinetti a cibare gli uccelli. Ogni giorno trascorso con Pinuccio, Rosanna ringraziò il Signore per averle dato ancora la forza di camminare, e camminare fino a lui, di andargli incontro e conoscerlo. E ogni giorno trascorso con Pinuccio, Rosanna sperò di morire assieme a lui, così da non dover soffrire ancora una perdita troppo dolorosa.
  
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