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Autore: Nicolessa    19/04/2013    1 recensioni
In questa storia si svilupperà finalmente quello che è il vero sentimento tra i personaggi che più adoro in Supernatural: Dean e Jo.
Benchè questo si sviluppi proprio nel periodo "pre-morte-imminente" di Dean (e sto parlando di giorni), la loro complicata relazione riuscirà a mettere in chiaro i loro pensieri, all'inizio confusi e discordanti.
Il capitolo inizia con la presentazione di un nuovo personaggio che spingerà Dean a dire addio alla biondina.
Credo che inizierò a piangere fin da ora.
Ma ehi, infondo sono pur sempre un testardo Winchester e una ribelle Harvelle! Mi faranno sempre piangere!
Quindi godetevi il momento e... fazzoletti alla mano!
Questa fanfiction è la quinta parte della saga (?) che potrete trovare sempre sul mio profilo.
~ Dangerous Hunt
~ Dangerous Feelings
~ Dangerous Secrets
~ Dangerous Couples
• Dangerous Goodbyes
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Jo, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Vecchi sogni (2)

  • Capitolo 2 - Vecchi sogni (2).








    Beh se non l'aveva uccisa prima per pietà o per chissà cos'altro, adesso ne aveva un'improvvisa voglia.
    Detestava la sua arroganza e in qualche modo, per un momento, capì cosa provava Sam di fronte ad una testa dura come la sua.
    Entrambi sapevano che Rowena
    ci aveva visto lungo, in tutti i sensi. Dean, però, non voleva darle troppa libertà nel rovistare nella sua testa, era abbastanza irritante soprattutto se fatto da un demone. Ciò che provava era qualcosa di privato, qualcosa che soltanto con se stesso poteva confrontare.
    Si chiamavano sentimenti apposta, perché era personali. O no? 

    «Che cosa hai in mente?» 
    Tuttavia lo tentò a tal punto che il cacciatore cedette. 
    «Beh, ti mostrerò ciò che desideri ardentemente vedere. Tu pensi che la vita di Jo sarà molto più ''leggera'' senza te attorno, non è così?» 
    Dean non rispose, ma abbozzò un sorrisetto ironico e poco divertito. 
    Sì, decisamente aveva tanta voglia di svegliarsi e cercare il metodo più crudele per ucciderla. 
    «Hai intenzione di tenermi sulle spine a vita?» 
    «Potrei, ma non mi è possibile vista la situazione in cui ti sei cacciato.» Ribatté riferendosi alla sua prossima fermata nei piani bassi. 
    Il cacciatore ridacchiò appena, come a volerle ammettere di aver appena fatto una decente battuta, e annuì alzando gli occhi verdi su quelli azzurri del lato umano del demone. 
    «Che cosa devo fare?» Chiese poi facendosi improvvisamente serio. 
    «Tu? Assolutamente niente.» Gli assicurò lei accennando un sorriso malizioso. «Non questa volta almeno.» 
    Dean aggrottò la fronte e la osservò incuriosito. 
    «Chiudi gli occhi, cacciatore.» Gli consigliò la ragazza. 
    Lui obbedì e sospirò incrociando le braccia al petto, dondolandosi sui piedi, impaziente. 
    «Stai per portarmi da Megan Fox, vero?» 
    Rowena sorrise, poi scosse la testa e schioccò le dita.
  • Il viaggio non fu molto lungo: dopotutto cos'era un misero battito di ciglia? Nemmeno una frazione di secondo, benchè il tempo fosse il principale problema del Winchester in quel momento. 
    «Adesso puoi aprire gli occhi.» Gli sussurrò soddisfatta adatta
    ndo nuovamente l'abito all'ambiente che aveva attorno. Niente era meglio di un paio di jeans e una maglietta scollata per sentirsi a proprio agio in un locale buio di periferia.
    «Guardare ma non toccare.» Lo avvertì lei come una mamma faceva con il figlio attratto da una moltitudine di giochi in un negozio.

    «Sarebbe qui che Megan dovrebbe fare il suo spettacolino? Molto triste.» Constatò ironico il cacciatore non avendo la minima idea di dove si trovasse.
    E come poteva? Infondo lì non c'era mai stato.
    «Preparati ad assistere ad un altro tipo di spettacolo Dean, ci sarà da divertirsi.» Lo "consolò" lei, sapendo cosa sarebbe successo. 
    Sembrava più una punizione quella ma, dopotutto, ci voleva il pugno di ferro con i Winchester, era risaputo. Se davvero voleva convincerlo ad andare dalla Harvelle, avrebbe dovuto essere molto più che crudele, quasi senza cuore. Niente di più facile per un demone no?
    «Non capisco cosa ci facciamo qui.»
    «Cosa c'è? Non vedi l'ora di sapere cosa ho preparato per te? O meglio, cosa ti stai preparando da solo, con le tue mani?» Lo provocò lanciando uno sguardo verso il bancone.
    Qualcuno, di spalle, si consumava i polpastrelli a furia di pulire a fondo il bancone. No, non era Jo... ma il DNA era lo stesso.
    Ellen Harvelle, forse con un paio di rughe in più di quante ne avesse in quella realtà, faticava affinchè quel locale, benchè non fosse il suo, risultasse per lo meno presentabile.
    «Ellen?» Colpì nel segno Dean chiudendo gli occhi in due fessure per poterla riconoscere.
    «Già... non è esattamente Megan Fox, vero?» Disse retorica 
    Rowena avvicinandosi al centro della scena, seguita dal cacciatore.
    Improvvisamente il telefono del locale squillò, attirando immediatamente l'attenzione della donna, la quale si precipitò a rispondere.
    «Jo?? Oh Bobby, sei tu. No, non è ancora tornata. Hai chiesto a Rufus? D'accordo, tienimi aggiornata.» E riattaccò con un sospiro pendente ancora sulle labbra. 
    «Sembra stanca, non è vero?» Proseguì con le sue domande retoriche non mostrando minimamente interesse per la forma sfibrata che presentava la donna.
  • Quando Dean riaprì gli occhi si guardò attorno.
    Si trovavano in un vecchio bar, abbastanza grande ma apparentemente poco frequentato.
    In un primo momento pensò di essere tornato indietro nel tempo, quel posto gli aveva tanto ricordato la RoadHouse. Poi però
     si rese conto: se fosse davvero la RoadHouse, al posto di una macchinetta del caffè, nell'angolo a destra della stanza, avrebbe dovuto esserci un tavolo da biliardo e uno strano ragazzo dai capelli strani quanto lui che ci dormiva sopra. Avrebbe dovuto esserci una ragazzina, bella e in gamba che trasportava le birre, ogni volta salendo e scendendo le scale della cantina. E poi una bella donna dietro il bancone a servire i cacciatori che si fermavano lì quand'erano di passaggio. 
    Nah, quella non era la RoadHouse. 
    «Oh, andiamo! Come lontana parente dei Dijinn, mi dispiace dirtelo, non sei proprio il massimo.» 
    «Sta' a vedere.» Rispose lei, indicandogli qualcosa che stava succedendo alle sue spalle. 
    Dean si voltò e notò una figura avvicinarsi, superarli da un lato. La donna che per un attimo aveva immaginato di vedere, Ellen, era lì in quella stanza ora. Era però più cupa, aveva un'espressione pensierosa e preoccupata, tanto che le rughe sul suo viso diventavano leggermente più visibili. 
    «Ellen...» mormorò lui aggrottando la fronte, avvicinandosi di qualche passo. «Ellen!» 
    «È inutile Cowboy, non può sentirti. Qui siamo come fantasmi.» 
    Dean le gettò un'occhiataccia. 
    «Cos'è questo? Uno scherzo? Perché se lo è ti assicuro che non è divertente!» 
    «Sta' zitto e osserva.» Lo ammutolì lei, inarcando le sopracciglia. 
    D'un tratto squillò il telefono e quella scena attirò di nuovo l'attenzione di Dean. 
    «Bobby...» 
    Quando le sentì dire quel nome, il cacciatore sorrise appena, decisamente tranquillizzato al pensiero che il vecchio e burbero Bobby stesse bene. Ma la situazione non sembrava delle migliori, a quanto aveva capito Jo era... scomparsa? 
    «Che vuol dire? Dovè Jo?» chiese tornando a guardare 
    Rowena. 
    Lei sorrise divertita e alzò le spalle come a giustificare la sua ignoranza sulla questione. 
    «Ok, cos'è questa stronzata alla Christmas Carol? Sempre se è davvero così, perché i Dijinn non ti portano nel futuro, creano soltanto un mondo ricco di belle cazzate credibili.» 
    «Siamo nel futuro, Dean. Io ti sto mostrando cosa accadrà se tu non andrai dalla piccola Harvelle prima della tua morte.»
  • Ci stava provando, sul serio, ma Dean sembrava essere molto più che scettico riguardo la sua abilità nel mostrargli gli avvenimenti futuri. Sì, sembrava una sorta di Christmas Carol in versione disastrosa ma in realtà era così che sarebbe andata.
    «Non 
    mi credi, eh?» Domandò retorica lei sedendosi sul bancone per poi essere attraversata da parte a parte dalla mano di Ellen che, più preoccupata di prima, continuava a pulire il piano in legno. Ecco la dimostrazione che non erano altro che fantasmi invisibili: solo in quel modo Dean non avrebbe potuto interferire con una sfera temporale che non gli apparteneva... non ancora almeno.
    «E va bene, ti darò un altro piccolo indizio...» disse con finto animo gentile fissando l'entrata, come se a comandare quella sceneggiata fosse proprio lei.
    Di fatti, pochi istanti dopo, entrò nel locale un'altra figura che ormai Dean conosceva per quello che realmente era: un ragazzo innamorato.
    «È tornata?» Fece capolino senza neanche salutare quel ragazzo dai capelli corvini che, come Ellen, aveva l'espressione tesa.
    «No. Ha appena chiamato Bobby. A quanto pare anche Sam è scomparso. Non risponde alle chiamate, non lascia tracce del suo passaggio da nessuna par-»
    La donna non riuscì a terminare la frase che un'altra piacevole sorpresa varcò la soglia, più sanguinante del sopportabile.
    Tutte le pupille presenti in quella stanza, di fantasmi e non, si dilatarono alla vista della ragazza ricoperta da un velo di sangue denso che le colava da dei graffi che le adornavano le braccia. Solo 
    Rowena sembrava essere più dispiaciuta per i vestiti che per la pellaccia dura della cacciatrice bionda. 
    «Jo!» La chiamarono all'unisono i due cacciatori. Purtroppo lei avrebbe udito solo quella di Miles.
    «Joanna Beth, non sai in che guai ti sei caccia-»
    «Sono tornata a prendere le mie cose.» Disse secca non degnando i presenti di una spiegazione plausibile a quei suoi graffi da Cerbero.
    «Cosa credi di fare in quelle condizioni?» Urlò senza tanti complimenti Miles seguendola con lo sguardo. «Stai cercando di farti uccidere, per caso? Sei impazzita?»
    «Sta zitto, Miles. Non puoi permetterti di farmi la paternale, non tu. Io sarei impazzita? Al contrario di te, io non vado a letto con un demone.» Rispose lei quasi con un che di spregiante nella voce. Quante cose erano cambiate da quel giorno.
    Non era gelosia la sua, era semplicemente stupore.
    Credeva che lei non lo sapesse? Che non sapesse di lui e quel demone? Illuso.

    «Tu non andrai da nessuna parte! Non capisci?? Tuo padre, Ash, questa famiglia ha perso già abbastanza!» Si sfogò la donna gettando lo straccio sul bancone.
    «Non si tratta solo di loro, mamma! Abbiamo perso molto di più. Ma sembra che non te ne freghi nulla!»
    «Jo, lo sai che anch'io ci tenevo a De-»
    «Lascia stare.» La pregò quasi Jo scuotendo la testa e salendo le scale che portavano al piano di sopra, terminando quella battaglia dove in realtà erano tutti dalla stessa parte.
    «La gattina ha gli artigli affilati, non trovi anche tu?» Canzonò 
    Rowena riportando l'attenzione sul piano "viaggio nel futuro".
  • Certo era un bel casino.
    Vedere Ellen in quelle condizioni -e non era la prima volta nella sua vita- preoccupata e frustrata, gli faceva male.
    La maggior parte dei casi in cui si era trovato in una situazione del genere, aveva scatenato lui stesso l'
    ira della donna.
    Ad esempio un anno prima all'incirca, quando Jo le disse di stare a Las Vegas dimenticandosi di accennarle che avrebbe fatto comunella con i Winchester durante un caso che riguardava un fantasma depravato. Quella volta fu rapita da quest'ultimo e rischiò di lasciarci la pelle. 

    «Oh, è arrivato l'idiota!» Annunciò con sarcasmo quando notò Miles entrare nel locale, anche lui con un'espressione preoccupata, la stessa che Ellen teneva stampata in viso. 
    Nessuno dei due sapeva dove la ragazza si trovasse e Dean cominciava a pensare che si fosse cacciata nei guai, guai molto più grossi dei quali si cacciava di solito.
    Poi un'altra notizia fu costretto ad udire. 

    «Che vuol dire Sam è sparito? Dov'è mio fratello?» 
    «Tuo fratello sta bene.» Rispose 
    Rowena. «Io non mi preoccuperei per lui al posto tuo.»
    «D'accordo, questo è troppo. Non voglio nessun altro indizio, voglio sapere dov'è.» Rispose a voce alta, tanto nessuno a parte 
    Rowena poteva sentirlo dei presenti. 
    Stava perdendo le staffe. 
    Ma nemmeno ebbe il tempo di finire la frase, che la porta del bar si spalancò una seconda volta lasciando spazio ad una nuova figura.
    Era lei... era Jo. Un po' malridotta, con graffi sul viso e sulle braccia ancora sanguinanti. Almeno era viva, questo era l'importante. 

    «Jo...» mormorò aggrottando la fronte. 
    Era un sollievo per lui rivederla ancora sapendo che lei non aveva la possibilità di vederlo, ma era il contrario sapere che stava soffrendo... e tutto per causa sua. 
    «Chiudi il becco.» Fece alla sua provocazione, osservando la scena mentre i sensi di colpa aumentavano a dismisura. «Non è possibile, non può accadere davvero.» 
    «Oh, temo di doverti deludere, Dean. Accadrà eccome.» 
    «Stai mentendo.» Disse con finta convinzione, perché in realtà sapeva perfettamente che le cose sarebbero andate in quel modo, se non peggio. 
    «No, e tu lo sai. A quanto pare, sei molto più importante di quanto credi per le persone che ami.» 
    Dean si voltò verso 
    Rowena e sospirò, frustrato. Restò per qualche secondo in silenzio, gettando un'occhiata alla scalinata che portava al piano superiore, quella che Jo aveva appena salito a passo di marcia.
    «L'unica cosa certa è che ti vedrò sotto un aspetto diverso adesso, credimi.» 
    Rowena sorrise divertita a quella battuta, sembrava felice di essere "odiata", in qualche modo. 
    «Che cosa dovrei fare?» Domandò infine, arreso all'idea di dover cambiare le cose. 
    Non poteva andarsene con la consapevolezza che dopo la sua morte sarebbe successo un casino. Sempre se poteva farci qualcosa. 
    «Come sai il futuro può essere modificato, Dean. Sta solo a te decidere quale strada prendere.» 
    «Beh è davvero confortante. L'ultima volta che ho preso una decisione del genere mi son ritrovato con il culo per terra.» Ribatté mentre guardava Ellen piangere e Miles consolarla come un figlio faceva con la propria madre. 
    «Questa volta non te ne pentirai.» Disse 
    Rowena, inclinando la testa da un lato come per osservarlo meglio.
  • Certo che Rowena per sdebitarsi stava infrangendo diverse regole.
    Senza contare il fatto che, per un demone, il numero di queste regole era forse il doppio, se non il triplo. Lo stava facendo a fin di bene e questo rendeva la situazione molto più grave di qua
    nto potesse realmente permettersi. 
    Stava mostrando il futuro a Dean per sdebitarsi, per "ringraziarlo", ma non poteva rischiare di essere uccisa dai suoi superiori per aver concesso clemenza ad un umano. O ancora peggio ad un cacciatore.
    Era pur sempre un demone, aveva il suo onore -se davvero così poteva chiamarsi la crudeltà di quegli esseri-. Se fosse stata rispedita all'inferno la colpa sarebbe stata solo sua e della sua fetta da umana che l'aveva guidata fino al cacciatore per salvarlo da dei sensi di colpa che l'avrebbero schiacciato sotto il loro enorme peso.
    Doveva quindi sbrigarsi, doveva andare via prima che qualcun altro si accorgesse della loro presenza.
    Sembrava averlo convinto, non occorreva calcare ancora la mano, non quando rischiava di fargli perdere le staffe. 
    Anche perchè, ciò che sarebbe venuto dopo non era certamente meglio di quello che avevano già visto in quei pochi minuti di tensione.
    «È ora di andare, Dean.» Lo avvertì quasi gentile posandogli una mano sulla spalla più per scrollarlo dai suoi pensieri che per donargli conforto. 
    Gli concesse appena un'altra manciata di secondi per assimilare la scena e poi posò una mano sui suoi occhi per prepararlo al risveglio. 
    No, non sarebbero ritornati in quello spazio senza forma, l'avrebbe semplicemente fatto svegliare. Non c'era tempo né per ulteriori convenevoli né per ardenti minacce, per loro. 
    Quasi quasi era dispiaciuta per quel destino che Dean aveva scritto con le proprie mani, seppur spinto dalla forza di altri eventi.
    Il sapere che l'avrebbe rivisto ai piani bassi non era che una magra consolazione, se davvero avesse dovuto vedere il "lato positivo" per la sua razza.
    «Il tour è finito Ebeneezer Scrooge, è l'ora di tornare a casa propria. E se quando ti sveglierai vorrai ancora uccidermi... beh, sei un idiota.» Gli sussurrò all'orecchio prima di lasciare spazio ad una sorta di raggio di luce che l'avrebbe guidato verso la sua realtà, quella che avrebbe dovuto cambiare. «Credimi dolcezza, faresti meglio a seguire il mio consiglio... anche perchè non ne riceverai altri da un demone.» Mormorò queste sue ultime parole mentre scompariva dalla sua mente come se fosse stata solo un brutto mal di testa. 
    Aveva svolto il suo dovere morale che -oltretutto- non avrebbe mai dovuto avere per via della sua natura ma... quelli erano solo dettagli.
    Dopotutto avverare un ultimo desiderio non era forse un atto di clemenza che anche i peggiori del passato avevano concesso ai proprio nemici?
  • Dean riaprì gli occhi: era circondato dal buio e dalla soave e appena accennata luce dei lampioni fuori dalla finestra.
    Alla sua destra, Sam dormiva tranquillamente come un angioletto, raggomitolato tra le lenzuola. 

    In realtà lo sorprese vederlo dormi
    re, dopotutto erano mesi che si svegliava e lo trovava davanti al computer immerso in ricerche per trovare un modo di salvare il fratello maggiore, del tutto inutili a dire il vero. 
    Sospirò e si drizzò sulla schiena, poggiando i piedi per terra. 
    Aveva pensato che una volta sveglio sarebbe stato diverso, si sarebbe sentito meglio, ma ovviamente la realtà era molto più complessa dei sogni e molto più difficile di quanto 
    Rowena potesse immaginare.
    Quella stronza aveva colpito ancora e questa volta in modo differente. Doveva ringraziarla però, o almeno credeva. Se lei non fosse intervenuta non avrebbe mai saputo ciò che stava per provocare.
    Si trovava di fronte un vulcano in eruttazione e lui doveva fermarlo. Certo, non sarebbe stato facile. Ma, come già detto, cosa lo era nella sua vita? 

    L'indomani sarebbe andato da Jo, per quanto potesse servire a qualcosa.
    Se quello significava cambiare gli avvenimenti futuri, lo avrebbe fatto.
    Se significava alleggerire almeno un po' il peso che le persone che amava dovevano sopportare, l'avrebbe fatto.








    ------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

    Ed è qui che il personaggio di Rowena... esce di scena. (Rima non voluta, come al solito xD)
    Allora, l'avete inquadrata meglio oppure no? Sono sempre curiosa di saperlo u.u
    Per quanto riguarda la nostra Jo sbrandellata invece? Troppo esagerata come reazione?
    E poi lui, il mio colpo di scena preferito: Miles che va a letto con un demone. EEH??
    Ero sconvolta anche io che già lo sapevo xD 
    ...credo che scriverò qualcosa anche dal suo punto di vista, poverino :/
    Mmmh... vabbè, dettagli!
    A presto gente! ;D
  
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