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Autore: LuLu96    19/04/2013    2 recensioni
"Non sono forte come i lupi o il Kanima, non sono veloce come loro, non ho i sensi sviluppati come i loro, non so maneggiare archi, balestre o armi varie come i cacciatori. Sono un'impiccio, ecco tutto. Ma ormai ci sono dentro, e la cosa non mi dispiace affatto, questa è la cosa che mi preoccupa. Dovrei correre per le strade urlando, cercando una via di fuga da tutta questa storia, invece di sentirmi come se io fossi il mostro, quello anormale, invece che loro." (Dal primo capitolo)
"Quell'uomo mi metteva in soggezione. Tutto in lui ispirava paura e rispetto. Era senza dubbio bellissimo: quegli occhi stupendi erano capaci di gelare e bruciare al contempo, potevano sciogliere come potevano far rabbrividire. Mi strinsi nell'abbraccio di Zac, in cerca di un po' di protezione. Non ero abituata a sentirmi in quel modo." (Dal quinto capitolo)
Stiles è in crisi, non sa chi è, cosa vuole, se è di aiuto o di impiccio per i suoi amici, cosa fare della sua vita. La sua vita, però, sta per cambiare.
C'è un nuovo arrivo a Beacon che sconvolgerà gli eventi.
E' la mia primissima fic, spero vi piaccia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Nda: Sono imperdonabile, lo so! Chiedo scusa a chiunque stesse aspettando il nuovo capitolo, ho avuto un periodo complicato sotto ogni punto di vista e non riuscivo a trovare nè il tempo nè la voglia di scrivere. Nn so come chiedere perdono, davvero! Spero almeno che il capito vi piaccia, prometto che cercherò di essere più puntuale.
Un bacio e grazie a tutti quelli che recensiscono etc <3
Lulu



Pov Derek/
 
Un sogno. Ma come diavolo poteva quel ragazzino pensare che fosse stato tutto u... Un momento. Certo che poteva. Non mi aveva trovato al suo risveglio, certo, ma non poteva essere per quello. Si sarebbe ricordato. Ricordare. Quella era la parola chiave.
"Pensi siano stati loro?" Mi chiese Stiles in un soffio.
"Sì" dissi. Non volevo pensarci. In quel momento tutto quello che volevo era lui. La sua pelle, il suo odore, il suo sapore, le sue labbra. A chi importava di tutto il resto del mondo? "Ma ora puoi chiudere quella dannata bocca?" Tornai a prendere possesso delle sue labbra, che però si serrarono sotto le mie, imprigionate tra i denti. Risi. Una risata naturale spontanea. Da quanto non sentivo quella risata? Troppo. Continuai a baciarlo nonostante le labbra chiuse cercando di tentarlo e fargliele aprire. Così fu, dopo pochi secondi. Mi compiacqui dell'effetto che avevo su di lui. Sentivo il suo cuore battere, sentivo i suoi sospiri, sentivo il calore della sua pelle, sentivo il suo desiderio, scatenato anche dalle mie mani, percepivo i brividi che scaturivano dal suo corpo. Lo strinsi ancora completamente perso in lui e nel nostri bacio.
All'improvviso un rumore di vetri infranti e nello stesso istante io corpo di Stiles fu strappato da me, mentre delle mani forti mi tenevano ancorato allo sportello. Tentai di liberarmi e in pochi secondi fui di nuovo in piedi, fuori dalla macchina. Lo spettacolo che mi si parò davanti era orrendo.
Un uomo teneva Stiles stretto per la gola a una ventina di centimetri da terra. Sentivo il cuore del ragazzo battere veloce come un treno, stavolta per la paura. Fissai gli occhi in quelli dell'uomo. Avevo visto la donna che lo affiancava, ma non era lei il mio obbiettivo. Ringhiai forte verso quell'uomo. La testa di Stiles era coperta di tagli provocati dal vetro rotto, del sangue gli scorreva lungo una tempia. Dio, la voglia di uccidere che mi assalì in quel momento era tale che faticavo a trattenerla!
"No, no, no, Derek, così non va" disse l'uomo che tono con un tono di falso rimprovero, e arcuando le labbra in un'espressione di disappunto. Mi stava prendendo per i fondelli. Mostrai i denti, raddrizzandomi e dandomi un contegno, cosa mi risultava abbastanza difficile, dati gli artigli che giocavano con la pelle della gola di Stiles. Dovevo concentrarmi, dovevo stare calmo.
"Così va meglio" disse il licantropo sorridendo compiaciuto. Anche la ragazza accanto lui fece lo stesso. Ma non la degnai di uno sguardo: i miei occhi erano tutti per l'uomo che stringeva fra gli artigli la mia vita. Qualcuno doveva avercela con me, lassù. Ogni volta che ero felice succedeva qualcosa che rovinava tutto.
"Sai, non doveva andare così." ricominciò a parlare lui. Odiavo quella voce, era troppo profonda, troppo liquida. Sembrava scivolarmi addosso come il sangue. "E' interessante, però, la piega che ha preso questa cosa. Non lo avevo previsto." Scoprii i denti e arricciai il labbro superiore un po di più. La conferma al timore mio e di Stiles era questa. "Non doveva sembrare un sogno, doveva semplicemente scomparire, ma qualcosa l'ha bloccato." I suoi occhi si posavano alternativamente sul mio volto e su quello di Stiles.
Dio, non sopportavo che lo guardasse così, come se fosse solo carne. Tornò a guardare me.
"Non ti sembra strano, Der? Posso chiamarti Der, vero" Un mio ringhio profondo segnò la risposta. Lui rise. " Hai idea di cosa possa essere?" aggiunse poi tornando serio e stringendo inevitabilmente gli artigli sulla gola di Stiles, lo sentii gemere dal dolore. Il moi cuore iniziò a sanguinare per quel suono. Era possibile provare del dolore fisico per veder soffrire qualcun altro? Evidentemente sì.
"Ecco, ti sei risposto da solo." Aggiunse con un nuovo sorriso compiaciuto. Aveva scovato il motivo del suo fallimento. "E' un amore forte, vero Derek? Lo ami più di quanto tu non ami te stesso, più della tua stessa vita. Senti che finalmente con lui respiri, vero? Senti che puoi farcela ad andare avanti, se lui rimane con te." Fece una pausa per poi aggiungere scandendo bene ogni singola parola.
"Io so tutto."
Quelle tre parole mi fecero rabbrividire. Abbandonai leggermente le spalle. Nella mia testa si iniziava a delineare il sentiero che portava al punto che volevano raggiungere. Volevano me, questo lo sapevo, ma perchè ora? Perchè prendersela con lui? Puntai gli occhi in quelli di Stiles, sentendo tutte le mie emozioni venir fuori quando anche lui smise di ribellarsi e ancorò i suoi occhi nei miei.
"Vi amate qi quell'amore che è salvezza, che è fuoco e ghiaccio insieme, che è vento e aria e terra, che è tutto." Rise di gusto, divertito dal nostro dolore. "E così il freddo Derek Hale, il lupo senz'anima, ha ritrovato una ragione di vivere."
La mia vera ancora, pensai.
In un secondo mi trovai il viso dell'uomo a pochi centimetri di distanza e sentii il suo fiato di sangue soffiarmi sulla pelle.
"Questo è un avvertimento, Hale, vedi di non farmi essere ripetitivo" Non ebbi nemmeno il tempo di ribattere che entrambi erano spariti, lasciando cadere Stiles tra le mie braccia. Sul suo collo si potevano vedere quattro linee rosse, abbastanza profonde che avrebbero lasciato il segno, da cui sgorgava del sangue. Troppo sangue.
"Stiles" farfugliai incapace di dire altro, mentre gli sorreggevo la testa.
"Derek, sto bene, è tutto a posto. Non ti preoccupare."
Lo ignorai e lanciai un ululato straziato dal dolore. Poggiai una mano sulle sue ferite e premetti piano, per fermare l'emorragia. Con il pollice sentii un altro segno lasciato dalla quinta unghia sul retro del collo. Ringhiai di rabbia e presi su di me un po' del suo dolore. Mi investì forte come un treno, amplificato dal mio dolore. Lanciai un altro ululato. Perchè non si muovevano?
 
Pov. Peter/
 
Jolene uscì da scuola dopo pochi secondi da quando avevo ricevuto la sua risposta. Non potei trattenere un sorriso nel vederla. Gli occhi verdi erano messi in risalto da un maglione a maglia larga dello stesso colore, con sfumature anche color panna e marrone, con sotto una maglia che ne richiamava i toni. Le gambe erano coperte da jeans attillati che ne mettevano in mostra la forma stupenda,  ai piedi degli stivaletti color panna sporco, con qualche centimetro di tacco. Una giacca di pelle marrone e la borsa abbandonata su una spalla a completare il quadro. Era una visione stupenda. Mi sorpresi a ringhiare appena quando notai lo sguardo che un ragazzo le stava lanciando, ma lei non lo considerò e si precipito in macchina.
"Ciao" dissi con un gran sorriso.
"Ciao" rispose a sua volta. Mi sporsi verso di lei per baciarla. Il contatto con le sue labbra mi colmò. Ci lasciammo trasportare, ma dovetti interrompere il bacio.
"Non qui, siamo davanti ad un luogo di cultura" dissi scherzando e rimbeccandola.
"Sarà la volta che imparano qualcosa" ribattè maliziosa. Risi, le diedi un ultimo bacio a stampo e modo in moto. Derek non si sarebbe arrabbiato se avessi preso la sua auto. Anzi, potevo dire di averlo fatto per lui, per dargli una scusa per passare del tempo con Stiles. Ci dirigemmo verso il bosco, lasciando l'auto al limitare della riserva, per poi andare a piedi fino alla radura dove ci eravamo dati quel primo bacio. Quando credevo di aver sbagliato tutto. Mi tirò con un sorriso verso quello stesso tronco e vi si appoggiò. Ridendo a mia volta la assecondai. La costrinsi attaccata alla corteccia dell'albero e la baciai. Stavolta niente remore, niente paura e soprattutto niente ragazzini intorno. Con la lingua sfiorai le sue labbra, che si schiusero senza farmi aspettare nemmeno un secondo. Le mie mani ripresero ad esplorare il suo corpo, come già avevano fatto la sera precedente. Solo che stavolta non avevo paura.
"Dove eravamo rimasti?" Chiesi con tono basso e suadente.
Rise appena mentre mi afferrava i capelli con le dita e mi tirava a sè. La baciai con più foga mente le mie mani si insinuavano sotto la sua maglietta. Dio, quanto la amavo! Ma non per il suo corpo, non perchè voleva che io la toccassi, ma perchè mi dava forza e coraggio quando avevo paura, perchè mi scaldava quando avevo freddo, perchè dopo la morte mi aveva dato la vita. Volevo dirglielo. Volevo gridarlo al mondo intero. Le parole erano lì lì per uscire dalle mie labbra quando un ululato squarciò l'aria. Un ululato disperato, pieno di dolore. nello stesso istante sia io che Jolene ci raddrizzammo e volatammo la testa verso la direzione da cui era arrivato quel suono infernale.
"Derek" sussurrammo nello stesso momento. Non ci servì neppure uno sguardo per iniziare a correre più veloce che potevamo verso quella richiesta di aiuto.  Cosa diavolo era successo? Nella mi amente si focalizzò subito un solo motivo che avrebbe potuto far gridare Derek a quel modo, come se fosse morto, e questo motivo era Stiles. Cosa gli era successo? Anche questo volta nella mia mente si andò a formare a caratteri cubitali una sola parola. Gli Alpha. Un altro ululato si sommò al primo. In questo c'era, oltre al dolore, anche una rabia devastante. Arrivammo seguimmo la direzione dettata dell'odore di mio nipote fino davanti a casa nostra. Ci pietrificammo. Derek era inginocchiato a terra, Stiles sdraiato appoggiato sulle sue ginocchia. La mano di mio nipote, insanguinata, gli copriva la gola e le vene del suo polso erano nere. Una rapida occhiata mi permise di vedere che l'intero corpo di Stiles era insanguinato: aveva tagli su tutta la testa, sulla gola, sulle braccia. Indiviaduai subito la causa dei tagli. Il finestrino dalla parte del guidatore della jeep azzurrognola del ragazzo era spaccato, infranto in mille pezzi. Io e jolene eravamo come pietrificati dalla scena. Poi ci riprendemmo. In un attimo fummo ai lati di Derek.
"Scott, Isaac portalo via, ci pensiamo noi qui." disse con voce ferma Jolene. La guardai per un secondo prima di vedere i due Beta, scioccati, costringere mio nipote ad alzarsi da terra e trascinarlo a forza via d aquel posto.
"Peter devi tenergli ferma la testa e il collo. Non lasciare che si muova per nessun motivo." Non l'avevo mai vista così. Era sicura di ciò che faceva, con uno sguardo forte e determinato che non le vedevo addosso da molto. L'ultima volta era stato quando Derek la aveva morsa. Feci come mi aveva chiesto, obbedendo in silenzio. Le nostre mani erano sporche di sangue. Jolene strinse le ferite che Stiles aveva sul collo, per poi bendarle con delle strisce della mia camicia, strappati poco prima. Strinse forte reclindando appena la testa del ragazzo all'indietro. Questi urlò, squarciando l'aria con voce strazionate. Il suo grido fu seguito poco dopo dall'ululato dei Derek, da qualche parte nel bosco. Jolene alzò gli occhi, cercando disperatamente qualcosa nel sottobosco.
"Eccola! - disse all'improvviso- Tienilo così, non lascire che si muova." Si alzò dopo che io ebbi velocemente preso il suo posto. Corse verso un punto al limitare del bosco e prese delle foglie. Tornò veloce da noi e aprì la mano. Nel suo palmo c'era una strana polverina verde. Mi guardò con occhi preoccupati e severi: dovevo tenerlo più stretto, adesso. Con un movimento secco aprì le bende e rovesciò sulle ferite sulla gola quella strana polverina. Un altro ulro fece vibrare l'aria. Questa volta, però, gli ululati che si unirono al grido del ragazzo furono tre: Derek, Scott e Isaac.
"Zac, me ne serve ancora" disse Jolene ricoprendo le ferite cosparse di quella roba verde con nuove bende strappate dalla mia camicia che ormai era ridotta a brandelli. Il ragazzo faceva forza sulle mie mani per contorcersi e sfuggire alla mia presa. Zac arrivò pochi secondi dopo con altra di quella polverina. Jolen la sbriciolò ancora un po' e rifece lo stesso procedimento di prima. Sentivo le lacrime nell'ululato di mio nipote.
"Cos'è?" chiesi sottovoce guardando le ferite di Stiles iniziare a rimarginarsi.
"E' un misto di foglie di ortica e muschio." rispose concentrata sulle ferite di Stiles.
Dopo qualche minuto in cui tutti rimanemmo in silenzio, le ferite iniziarono a richiudersi, diventanto meno profonde e con i contorni più definiti. Non erano ferite troppo gravi, per essere state inflitte da un Alpha, erano paragonabili a graffietti, ma per un umano potevano essere rischiose se non venivano curate in tempo. Stiles aprì gli occhi sbattendo le palpebre un paio di volte. Si guardò intorno spaesato come a cercare qualcuno. Probabilmente l'ultima persona che ricordava di aver visto, ossia Derek. Tirammo un sospiro di sollievo quando puntando gli occhi nei miei sussurrò il mio nome. Fece per tirare su la testa, ma un gemito di dolore lo fermò.
"Sta fermo, non ti muovere. -lo rimproverò Jolene ripoggiando la testa del ragazzo sulle sue ginocchia- Stanno guarendo, ma ci vorrà qualche ora perchè rimangano solo dei graffi. In ogni caso ti rimarranno le cicatrici." disse piano l'ultima frase. "Non sono stata abbastanza veloce" Aggiunse poi in un sussurro dispiaciuto e triste.
"Sei stata magnifica" le dissi guardandola negli occhi e prendendole la mano.Lei la strinse e alzò gli occhi nei miei. Sorrise appena grata.
Un risata divertita e sadica si levò tra gli alberi, da qualche parte, lontano.
   
 
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