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Autore: stillfreeit    20/04/2013    0 recensioni
Nella penisola Italica del 1458, in pieno Rinascimento, non è affatto comune che il Capitano della polizia locale sia una donna. D'altra parte, a quanto pare, esiste una piccola città sulla costa tirrenica della penisola che può vantare questo singolare prodigio. Viene da sé che Elena abbia sempre da dimostrare di essere all'altezza del suo ruolo. Il killer silenzioso piombato dal nulla in città è esattamente l'opportunità che Elena non avrebbe mai desiderato di dover cogliere per mostrare di che pasta è fatta.
Genere: Mistero, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sì, ti sfido Capitano".
Pazza. Non era solo il viso ad essersi sfigurato con quella ferita. Il coltello in qualche modo doveva averle lesionato anche la mente, non c'era altra spiegazione.
Forse cominciò a guardarla sotto la giusta luce, cioè una donna completamente fuori di senno. Cominciò ad averne quasi paura. Aveva visto che cosa era capace di fare: i pazzi non si battono alla stessa maniera di un normale essere umano... era come una bestia feroce e selvaggia.
In che modo aveva intenzione di sfidarla? Non certo un duello, con quel coltellino lì non sarebbe andata lontano confrontandosi con la sua spada... Elena avrebbe dovuto ucciderla. Ma nonostante la freddezza che tentava di tirare fuori dal suo ruolo di Capitano, non ne aveva il coraggio.
Com'era assassina, contemporaneamente era anche vittima... erano stati altri a ridurla in quelle condizioni, a renderla pericolosa. Non era colpa sua.
Ciononostante, Elena sapeva che doveva fermarla al più presto. Non poteva lasciarla in libertà.
Quando parlò di nuovo, Elena si rese conto di non aver ancora visto il fondo della sua follia. "C'è una donna... che non merita di essere tradita..." disse. Solo vagamente, Elena si accorse di essere quasi ipnotizzata da quelle parole, all'apparenza senza senso. Avrebbe dovuto disarmarla e trascinarla in vincoli in caserma.
"Vuoi sapere come continua? Bene, Capitano, ti sfido a prendermi...c’è qualcuno che merita di essere punito….per averla….ferita!
Entro la mezzanotte di domani, Capitano, qualcun altro verrà punito….e allora sono sicura che mi ringrazierai!" scoppiò a ridere.
Come poteva una persona ridursi in quel modo? Abbandonare a ragione ai demoni della vendetta. Vendetta che avrebbe logorato lei molto più che coloro che tentava di punire.
Non l'avrebbe cambiato il mondo, non certo in quel modo.
Alla fine Elena riuscì a comprendere perché l'aveva chiamata quella sera... e comprese quale sarebbe stato il suo compito.
"Lascia che ti aiuti" non sapeva bene come. Aveva ucciso delle persone, e questo comportava la condanna a morte, se l'avesse catturata. Ma se non l'avesse fatto, avrebbe continuato ad uccidere, fino a distruggere quel poco che restava di se stessa. La rabbia che aveva provato nei giorni precedenti verso quell'assassino che la faceva impazzire, si era del tutto convertita in pietà per chi aveva davanti.
Non seppe mai la risposta della donna, perché in quello stesso momento, nella locanda poco distante da loro scoppiò la scintilla di quella che sarebbe divampata presto in una vera e propria rissa. L'incantesimo si ruppe con quella distrazione come un bicchiere di cristallo lasciato cadere per terra.
Doveva intervenire... no, non poteva lasciarla fuggire... aveva intenzione di uccidere ancora, e lei non aveva idea neanche di dove cominciare a cercarla per poterla fermare.
Quell'indecisione durò un momento di troppo. Quando decise finalmente quale fosse la priorità, l'assassina si era già dileguata, e a nulla valse tentare di rincorrerla. Era come se il buio della notte l'avesse inghiottita, trasportandola più lontano di quanto avrebbero fatto delle semplici gambe.
Lo stridere metallico delle armi le suggerì l'arrivo imminente delle guardie per sedare la rissa. Non dovevano trovarla, non avrebbe mai dovuto essere lì e non aveva intenzione di dare spiegazioni in merito.
Solo in quel momento, lontano dall'incantesimo della follia dell'assassina, si rendeva conto della grave mancanza che aveva avuto nei confronti della polizia andando all'appuntamento da sola, e quanto lo fosse maggiormente l'essersela fatta sfuggire sotto il naso.
Si coprì lesta con il cappuccio e si allontanò a passo veloce dal campanile e dalla vista delle guardie, mimetizzandosi nella notte grazie al mantello nero.
E adesso? Pensava mentre tornava in caserma, ormai suo alloggio definitivo. Che avrebbe fatto? Dove l'avrebbe cercata?
Aveva tempo fino alla mezzanotte successiva per farsi illuminare da una brillante idea.
Se aveva detto che avrebbe ucciso, così avrebbe fatto... E se ci fosse riuscita, come avrebbe potuto perdonarselo? Gli altri omicidi erano sì sotto la sua responsabilità, ma istituzionale, non morale... non era stata avvertita... come era accaduto quella notte.
C'è una donna che non merita di essere tradita. C'è qualcuno che merita di essere
punito, per averla ferita. Non riusciva a capire. Troppo concentrata sul tono con cui l'aveva quasi canticchiata. Deliri di una fuori di testa, ma... se credeva che ci fosse qualcuno da punire, si sarebbe arrogata il diritto di farlo. Ma chi?
Doveva entrare nella sua psicologia, ma a differenza dell'assassina, lei era sana di mente... non era facile.
A quanto era riuscita a carpire da quel breve discorso, per lei nessuna donna meritava di essere maltrattata... e allora quale uomo avrebbe punito?
Doveva essercene qualcuno in particolare.
La guardia davanti alla caserma stava dormendo praticamente in piedi. Non avrebbe dovuto, ma per quella volta decise di chiudere un occhio. Doveva approfittare di quella svista, nessuno doveva sapere che era uscita.
A passo leggero rientrò nel suo ufficio buio.
Atmosfera adatta per pensare... no, non ci riusciva a pensare... doveva risposare. Si asciugò superficialmente i capelli fradici con un panno di stoffa e si sdraiò sulla brandina improvvisata accanto ad un archivio.
Guardò il vetro infranto della finestra... non riusciva a pensare... Era poco più lucida di quanto non fosse stata pochi minuti prima. Quella sfregiata era pazza, sì... ma una pazza furba. Sapeva di averle fatto effetto e che con l'immagine di quello sfregio lungo il viso, difficilmente sarebbe riuscita a concentrarsi in tempo su come risolvere quel caso.



   
 
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