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Autore: stillfreeit    20/04/2013    0 recensioni
Nella penisola Italica del 1458, in pieno Rinascimento, non è affatto comune che il Capitano della polizia locale sia una donna. D'altra parte, a quanto pare, esiste una piccola città sulla costa tirrenica della penisola che può vantare questo singolare prodigio. Viene da sé che Elena abbia sempre da dimostrare di essere all'altezza del suo ruolo. Il killer silenzioso piombato dal nulla in città è esattamente l'opportunità che Elena non avrebbe mai desiderato di dover cogliere per mostrare di che pasta è fatta.
Genere: Mistero, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6 Aprile 1458

"Dove siete stata ieri notte?"
La domanda la raggiunse lontana e disturbata come se avesse avuto le orecchie tappate con del cotone.
Erano le sette e un quarto del mattino, mancavano sedici ore e tre quarti alla scadenza della promessa della sfregiata, ed Elena non aveva la più pallida idea di dove sbattere la testa.
Era affacciata alla finestra, dalla quale era stato eliminato il vetro rotto per essere sostituito in seguito.
Guardava la città avanti a sé. Ogni angolo le sembrava un possibile nascondiglio, ogni uomo che passava una possibile vittima. Quasi li vedeva camminare già nudi e sfregiati.
Di dormire non c'era stato verso. Appena chiudeva gli occhi, l'immagine vivida di quella cicatrice riaffiorava come se l'avesse avuta nuovamente di fronte. Quello sguardo folle, e quella risata maniacale la perseguitavano.
La domanda del Maresciallo non la colse affatto di sorpresa. Ormai credeva di aver dimenticato anche cosa significasse la parola “sorpresa”. Da un po' di tempo a questa parte aveva cominciato ad aspettarsi di tutto da tutti. Era passata dal ghiaccio duro e gelido, all'aridità dell'anima più totale, in cui non sarebbe mai potuto crescere nulla.
Quella notte, a mezzanotte, il mondo avrebbe segnato la definitiva sconfitta del Capitano Elena. Quelle sedici ore erano solo un'agonia.
Si voltò verso il Maresciallo.
Era un ritratto, come al solito. Non ricordava di averlo mai visto in qualsiasi altra posizione. Sull'attenti davanti alla sua scrivania, né più a destra e né più a sinistra del solito, quasi avesse messo la croce sul pavimento nel punto esatto in cui i piedi dovevano posizionarsi.
"Dove sono stata ieri notte?" domandò di rimando, quasi volesse che fosse lui a dirglielo. Lei era troppo stanca.
Stanca di ragionare. Stanca di cercare di interpretare le filastrocche di una fuori di testa.
Incredibile. Capitano della polizia, e una pazza totale riusciva a farla perdere in un bicchier d'acqua.
Si lasciò cadere sulla sedia, abbandonando la schiena all'indietro e le braccia sui braccioli di legno. Lo guardò con gli occhi gonfi cerchiati dal viola delle occhiaie, due borse che conservavano al loro interno decine di ore di sonno arretrate.
"Capitano..." c'era solo una leggerissima, quasi impercettibile nota di impazienza che risaltava rispetto al solito tono apatico. Scomparve, dopo qualche secondo di pausa e una schiarita di gola. "Vi è caduto questo dalla tasca ieri sera...".
Elena riconobbe il rotolino di pergamena ancor prima che il Maresciallo lo aprisse mostrandole il messaggio. Era quello dell'assassina, arrivatole insieme al sasso il pomeriggio precedente.
Se solo non l'avesse mai ricevuto...
Vedere quel biglietto nelle mani del Maresciallo, non le provocò alcun effetto particolare. Si limitò ad annuire lentamente, senza dire altro. "Ho mandato le guardie a controllare ieri sera, forse troppo tardi. Non ho detto niente a loro. Vi ho già detto che mi fido di voi... ma vi prego di spiegarmi per quale ragione siete andata...". Sembrava un padre paziente, che tentava in tutti i modi di arginare quello che avrebbe dovuto essere un rimprovero verso la figlia ribelle.
Senza volerlo, Elena ripensò a suo padre.
L'aveva odiata. L'unica figlia che invece di pensare a filare la lana, si divertiva con armi e bastoni, a giocare al soldato.
Quale uomo al mondo l'aveva mai amata?
Elena sospirò, cercando invano di buttar via quanta più depressione poteva.
"Riccardo, giusto?" gli chiese all'improvviso. Non gli si era mai rivolta dandogli del “tu” o chiamandolo per nome. Persino sul viso imperscrutabile del Maresciallo si intravide crescere un leggerissimo punto di domanda.
"Come dite?" chiese lui, riuscendo a stento a far uscire la voce dalla gola.
Elena sorrise con pazienza.
"Immagino sia questo il tuo nome, vero? Oppure i tuoi genitori avevano tanto senso dell'umorismo da battezzarti Maresciallo?" da dove uscisse questa nuova lei, non sapeva dirlo, soprattutto davanti a chi avrebbe dovuto trattare con la disciplina di Capitano.
Doppiamente sorpreso era lui stesso.
"Sì, Riccardo, Capitano". Continuava a chiamarla così, probabilmente nel tentativo di ricordarle quale fosse la realtà. Lei non ci badò affatto.
"Siediti" disse indicando una delle due sedie di fronte. La sorpresa del Maresciallo quadruplicò, se possibile. "Per cortesia" insistette dolcemente.
Ancora un secondo di esitazione, infine il Maresciallo capì che Elena non stava affatto scherzando. Obbedì.
"Bene, Riccardo... ora dimmi, quante donne conosci che hanno assunto una posizione cosiddetta di potere" gli disse, quasi lo stesse interrogando a proposito della cultura generale.
"Nessuna, oltre voi..." non si aspettava che il Maresciallo osasse prendersi la sua stessa confidenza chiamandola per nome o dandole del tu, perciò non gli chiese di farlo.
"Molto bene" approvò Elena annuendo vistosamente con il capo. "E quante assassine conosci?" la risposta a questa
domanda non arrivò veloce come quella precedente. Il Maresciallo la fissò a bocca semiaperta per qualche istante, poi balbettando parve trovare una risposta soddisfacente.
"Be'... be', le streghe..." cominciò, ma Elena interruppe quella frase alzando appena la mano destra.
"Riccardo, non stiamo raccontando favole ai bambini... Per cortesia, dimmi quante assassine reali conosci..." ripeté, sperando in una risposta migliore.
"Solo questa, Capitano..." disse accennando al rotolo di pergamena che ancora teneva tra due dita. "Spero non vogliate
paragonarvi a lei...".
"Sto solo cercando di fare un ragionamento... Sarà logico anche per te, Riccardo, pensare che un'assassina del genere, che per movente si vendica su stupratori, non si rivolgerà mai ad un membro maschile della polizia" rispose, tentando di
trascinarlo lentamente e con pazienza nel suo ragionamento. Solo in quel momento la frustrazione di non aver capito niente in quella storia, esplose anche nelle parole del Maresciallo.
"Gli assassini non si rivolgono alla polizia. Cercano di sfuggirle. E in ogni caso, non sareste dovuta andare da sola" ricominciò con il rimprovero, ma Elena lasciò che le scivolasse addosso, come stava facendo gran parte delle emozioni che avrebbero dovuto colpirla. Arida come un secchio di sabbia. "Che cosa voleva, in ogni caso? E perché non è qui?" insistette il Maresciallo quando capì che non avrebbe aggiunto altro.
"Mi è sfuggita" ammise stancamente Elena stropicciandosi gli occhi con due dita. "Credo volesse che comprendessi il suo gesto, da donna a donna, diciamo... che la incoraggiassi a continuare... magari che l'aiutassi anche".
"Ma...".
"Maresciallo, mi conoscete abbastanza per non dover neanche porre questo genere di domande" tornò bruscamente ai modi militari, quasi senza accorgersene. Non avrebbe messo apertamente in discussione la propria realtà proprio mentre era divorata dalla colpa proprio in tal senso.
Funzionò, il Maresciallo tacque, quasi imbarazzato di aver potuto dubitare per un secondo della lealtà di Elena verso la polizia, verso la sua città.
Elena sospirò di nuovo, crollando ancora in quell'apatia che ormai aveva conquistato il trono del deserto dentro di lei. "So di aver sbagliato a decidere di incontrarla senza scorta. Forse semplicemente sapevo che non mi avrebbe fatto del male, e infatti
non era sua intenzione, altrimenti, ti assicuro, ci avrebbe perlomeno provato".
Per un momento pensò anche di aggiungere della sfida che le aveva lanciato. Ma ci ripensò ancor prima di prendere fiato per parlare. Era inutile renderlo partecipe, non poteva aiutarla.
Qualcosa però, doveva pur dirla, per dare l'immagine di chi, al contrario di ciò che sentiva dentro, faceva qualcosa per proseguire le indagini. "Di buono c'è che l'ho vista in faccia... e ti assicuro che non è un viso che si mimetizza facilmente...".
Gliela descrisse, fingendo di acconsentire al suggerimento di mandare le pattuglie a cercare una donna del genere.
Non l'avrebbero mai trovata. Elena l'aveva vista solo perché era stata lei a decidere di mostrarsi, e non l'avrebbe mai fatto se non fosse stata comunque certa di essere al sicuro.
Era pazza, mica scema...
   
 
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