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Autore: didi93    20/04/2013    2 recensioni
Bella si è appena trasferita a Seattle per allontanarsi da un passato che le condiziona la vita quando incontra Edward, l’unico con il quale sente di potersi aprire. Per un attimo crede di aver trovato nell’amore la sua salvezza, ma anche lui nasconde qualcosa…
Dal cap. 4
Tutto intorno a me era buio. Attesi che i miei occhi si abituassero all’oscurità, scostai piano le coperte e scesi dal letto, evitando accuratamente ogni rumore. Faceva freddo e il pavimento era gelato. Riuscivo a capire dove mi trovassi, era la mia vecchia camera, le pareti ancora dipinte di rosa come quando ero bambina, gli oggetti perfettamente in ordine sugli scaffali. Ogni cosa era uguale a se stessa, tutto esattamente al proprio posto…tranne me.
Dal cap. 7
Mi guardò per un po’ senza parlare, poi, tenendomi le mani sui i fianchi, mi si avvicinò. Credetti che stesse per baciarmi. In realtà volevo che lo facesse, ma non accadde, si fermò a pochi centimetri dal mio viso, accostò la guancia alla mia e mi sussurrò all’orecchio. -Ho una voglia terribile di baciarti.-
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAP 13
Stesso sole, stesse nuvole, stesse strade, stesse stanze, stessi volti…e io? Forse un po’ diversa. Finalmente…o…purtroppo? Non potevo saperlo. Già quella sensazione strana imperversava nel mio stomaco e già pregustavo il senso di benessere e stupida felicità che avrei provato rivedendolo. Era passata una settimana da quando mi ero accorta di essere innamorata di Edward, nonostante tutto, nonostante il mio passato e il suo, le mie e le sue sofferenze. Non ero ancora riuscita a pronunciare quelle parole ad alta voce ma non mi preoccupava, mi limitavo a cullarmi nel ricordo dei momenti passati con lui, non un istante senza la sua immagine, la sua voce, il suo profumo impressi nella mia mente e nella mia anima e persino Rose cominciava a pensare che essermi trasferita lì mi stesse giovando. Non era così, non era il cambiamento ad avermi aiutata, forse avevo solo cominciato a provare un sentimento più forte del mio dolore. Camminavo sul molo sovrappensiero, accartocciando tra le mani il biglietto dell’autobus, mentre i piedi producevano un fastidioso scalpiccio sull’acqua. Ad un tratto un’immagine catturò la mia attenzione. Mi fermai. Appoggiato alla passerella che conduceva al piccolo yacht di fronte a me Edward abbracciava una ragazza magra e bassina, con i capelli neri tagliati corti. D’un tratto, sollevò lo sguardo, mi vide e si allontanò da lei per raggiungermi. Mi diede un bacio sulle labbra che io ricambiai con un’occhiata torva. Rimase un attimo perplesso, poi capì.
-Alice, vieni voglio presentarti Bella.-  disse riferito alla ragazza.
Sgranai gli occhi sorpresa.
Edward ridacchiava mentre Alice mi porgeva la mano. –Piacere di conoscerti Bella.-
Non mi mossi.
-Bella, lei è Alice, mia sorella.- sottolineò a quel punto Edward.
-Oh scusami…io…pensavo…pensavo che…-  
-Non preoccuparti- mi interruppe lei –Edward si diverte molto quando riesce a creare situazioni imbarazzanti, lo fa sin da quando era bambino.-
-Oh insomma Alice, mi manderesti in galera con le tue bugie.-
-Eddy, ho sempre detto la verità su di te.-
-Non chiamarmi Eddy. Non hai più otto anni, non sono tenuto a sopportare.-
Alice alzò gli occhi al cielo –Vieni Bella, oggi si fa un giro in barca.- disse prendendomi sotto braccio e conducendomi verso la passerella.
-Togli le scarpe.- mi sussurrò Edward all’orecchio appena fummo dall’altra parte.
Solo allora feci caso a com’erano vestiti, sembrava che si fossero accordati in anticipo per risultare quasi identici, pantaloni bianchi di tessuto spesso, un po’ più attillati quelli di Alice e giacche a vento. Tutt’a un tratto mi sentii fuori posto, indossavo il solito jeans e la solita felpa, nascosta sotto una giacca nera e avevo i capelli legati in una coda. Per di più, non avevo mai messo piede su una barca.
 Alice riprese subito a trascinarmi verso la prua, con un entusiasmo ingiustificato, faceva volare lo sguardo da me ad Edward in continuazione e non smetteva di sorridere.
La barca non era di grandi dimensioni, ma molto elegante. Un unico sedile rivestito, come quasi tutto il resto, di parquet rossiccio correva lungo il bordo interno della prua.
-Accomodatevi!- disse Alice indicandolo.
-Allora Bella eri mai stata su una barca?- chiese senza lasciar passare neppure un secondo.
-No.-  risposi con una punta di imbarazzo mettendomi a sedere.
-Beh, che te ne pare?-
-E’ bellissima, complimenti.-
-No, no, no, sono stata una stupida a chiederlo, non puoi saperlo finché non faremo un giro…oggi potremmo, c’è un bel sole e il mare è calmo.-
-E al timone ci saresti tu da sola?- intervenne Edward frenando lo slancio della sorella.
-No, per la vostra sicurezza, ci sarà Riley questa volta. Comunque sono diventata piuttosto brava quest’estate e se avessi accettato il mio invito te ne saresti accorto.-
-Non avevo voglia di vedere gente.- rispose seccamente lanciandole un’occhiataccia.
Alice rimase per un attimo interdetta e gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma lui non diede segno di voler concedere spiegazioni.
-Bella e tu di che cosa ti occupi? Studi o…lavori?-
La domanda mi colse di sorpresa. “Scappo da me stessa”, questa era la risposta che avrei dovuto dare.
-Nessuna delle due per adesso, la mia famiglia non vive a Seattle, sono venuta a stare qui a casa di parenti per chiarirmi un po’ le idee.- deglutii provando a non pensare a quanto fosse ormai inappropriata la parola famiglia. – e tu che cosa fai?-
-Io studio architettura.-
-Oh, dev’essere interessante.-
-Si lo è, l’adoro a dire la verità.-
-Alice, non avevi detto che possiamo fare un giro in barca?- continuò Edward.
-Si certo!- rispose lei entusiasta –vi lascio un attimo soli, vado a chiamare Riley.-
-Chi è Riley?- chiesi appena Alice se ne fu andata.
-Lavora al porto, quest’estate Alice ha fatto un viaggio con alcuni amici e lui pilotava la barca, è imprudente che guidi da sola.-
-Non mi avevi detto che mi avresti presentato tua sorella.-
-Non sapevo che volesse vedermi, oggi volevo solo uscire con te, ma lei mi ha chiamato all’ultimo momento e quando le ho parlato di te ha detto che voleva conoscerti, dovrei imparare a dirle di no, ma proprio non ci riesco.-
-Non frainterdemi, mi ha fatto piacere averla conosciuta, è solo che non mi avevi mai detto di avere una sorella.-
-Non ce n’era stata occasione.-
Di colpo i motori si accesero e la barca partì con un botto. –Ecco questa è Alice che guida.- commentò Edward con un sorriso sghembo e mi cinse la vita con un braccio, per evitare che cadessi.
-Ah…ora capisco l’importanza di Riley.-
Edward scoppiò a ridere.
-E Alice vive ancora con tuo padre?-
-Quando io sono andato via lei aveva quindici anni. E’ rimasta lì, poi è andata al college e a quanto ne so per un pò non ha più rivisto nostro padre, se non in occasioni particolari, per fortuna mia madre prima di morire aveva lasciato un fondo a nostro nome, quindi non dipendiamo economicamente da lui, e questa è una grande consolazione.-
-E perciò adesso anche lei non ha più nessun rapporto con tuo padre?-
-Sembra che le cose tra loro stiano migliorando, forse ad Alice basta uno yacht per dimenticare tutto. Questo è stato il regalo che mio padre le ha fatto per il suo diciannovesimo compleanno, l’anno scorso.-
-Ah…-
-Eddy!!! Vieni un attimo qui, abbiamo bisogno di te!- la voce di Alice risuonò squillante dalla cabina dei comandi.-
Edward si alzò con un espressione scocciata e divertita al tempo stesso. –Scusami Bella, torno subito.- disse sfiorandomi un leggero bacio sulle labbra.
Quel breve contatto bastò a far volare le farfalle nel mio stomaco.
Mi voltai verso il mare a guardare la scia bianca e spumeggiante prodotta dal movimento della barca. Il vento soffiava gelido sul mio viso, ma la sensazione che produceva era quasi piacevole. D’istinto portai le mani alla testa e sciolsi la coda. Lasciai per un po’ che i capelli svolazzassero liberi, poi mi distesi sulla schiena e chiusi gli occhi respirando l’odore dell’acqua salata, stanca per le notti agitate dagli incubi che non davano segno di volermi concedere pace. Senza accorgermene, mi addormentai.
 
Bisbigli concitati mi riportarono gradualmente alla coscienza. Tra veglia e sonno, ascoltavo i sussurri animati di Edward ed Alice, continuai a tenere gli occhi chiusi e cercai di concentrarmi sulle loro voci basse per capire di cosa parlassero.
-Da quanto tempo?- chiese Alice.
-Più o meno un mese.-
-Solo un mese? Credevo che la conoscessi da più tempo…sembri così…-
-Ti prego non dirlo.-
Realizzai confusamente che parlavano di me. Cosa non doveva dire?
-Ma è la verità Eddy…non ti avevo mai visto così…premuroso…sei innamorato?-
-No.-
Una coltellata. Alice sbuffò con impazienza.
-E va bene…forse si…non lo so, ma sarebbe meglio di no, questo è certo. Hai idea di quanto mi faccia stare male la cosa?- la voce di Edward si era fatta ancora più flebile.
Sarebbe meglio di no? Quelle parole mi ferirono.
-Dovresti superarlo Edward…in fondo sono passati tre anni…e poi…non arrabbiarti, ma devo dirti quello che penso…io credo che quella donna ti abbia fatto più male che bene, e forse neanche ti ha mai amato, di certo non come l’amavi tu, io vedevo come si comportava anche prima di interessarsi a te, era così…era come se cercasse continuamente distrazioni per sottrarsi ad una vita insopportabile e tu sei stato una di queste, una distrazione e tutto quello che è successo dopo…insomma ormai è successo…perché continui a incolparti? Non ne verrai mai fuori e…- il tono di voce di Alice si era alzato notevolmente nella foga del discorso.
-Adesso basta.- la interruppe Edward bruscamente.
Qualche minuto di silenzio carico di tensione, poi di nuovo la voce di Alice, questa volta molto meno sonora.
-Bella non lo sa vero?-
–No, e gradirei che non glielo dicessi.-
-E cosa potrei dirle? Neanche io so tutto, so quello che ho visto, ma tu non mi hai raccontato niente.-
-E perché mai avrei dovuto?-
-Non so, forse perché sono tua sorella?-
-Questo non c’entra, sei mia sorella e ti voglio bene anche se non sai tutto di me.-
-In ogni caso, puoi non raccontare la verità a me e io posso credere lo stesso che tu non abbia colpe perché ti conosco bene, ma Bella dovrebbe saperlo…se io fossi in lei vorrei saperlo.-
Nessuna risposta.
-Beh, certo non posso obbligarti a parlarne. Vado al timone, ti lascio ai tuoi pensieri.-
 Sentii il rumore dei passi di Alice perdersi pian piano mentre si allontanava. Non avevo il coraggio di riaprire gli occhi e guardarlo, ero sicura che non avrei potuto fare affidamento neppure sulla mia espressione. Che cosa avrei potuto dirgli?  La parte più orgogliosa di me bramava spiegazioni. Chi era la donna di cui parlavano?  Quali erano le sue colpe? Perché mi nascondeva quella storia? Queste domande fluttuavano nella mia mente in cerca di risposte. Nel frattempo, un’altra parte di me, più codarda, temeva l’effetto che avrebbero avuto quei dubbi espressi ad alta voce. Avevo l’ingiustificata certezza che mi avrebbero portata a perderlo. Basta. Mi voltai nella sua direzione e lo guardai. Era disteso nella mia stessa posizione e fissava il cielo già rannuvolato con un’espressione assente. Non ebbi il coraggio di dire nulla, la voce si spegneva nella gola prima ancora che riuscissi a pronunciare una parola.

Mezz’ora dopo eravamo tornati al porto. Salutammo Alice e scendemmo dalla barca. Edward mi teneva un braccio intorno alla vita mentre camminavamo in silenzio lungo il molo.
Ad un tratto si fermò.
-Come mai così silenziosa?- chiese indagando la mia espressione come un investigatore che cerca la conferma del proprio sospetto.
Non risposi.
-Insomma Bella che c’è adesso?- continuò alzando i toni. Cosa potevo dirgli senza chiedere troppo a me stessa? Non avevo la forza di affrontare quel discorso, avevo solo un terribile bisogno di solitudine.
Si avvicinò per baciarmi, come per costatare la mia reazione. D’istinto voltai il viso dall’altra parte e feci per andarmene, ma mi trattenne stringendomi un polso.
-Che succede?-
La sua voce era irriconoscibile, lasciava trasparire rabbia e frustrazione. Per un attimo mi trovai spiazzata, poi presi coraggio, ormai non avevo scelta. -Cos’è che non mi dici?-
Aggrottò le sopracciglia perplesso, poi un lampo gli illuminò lo sguardo, il volto si distese e gli occhi, per un istante, si colorarono di sorpresa. –Tu non dormivi.-
Scossi la testa, questa volta imbarazzata e presi a fissare la strada come alla ricerca di meraviglie nascoste.
-Bella, io…- la sua voce si fece incerta –ti prego Bella non farmi questo.-
Cosa?
Sollevai lo sguardo di nuovo al suo viso. La mascella era contratta, gli occhi imploranti. Non potevo continuare, e se lo avessi perso? Avrei ferito anche me stessa. Una piccola parte di me mi accusava di non avere neppure un briciolo di orgoglio, ma la parte più sensibile di me stessa aveva messo da parte l’orgoglio già da molto tempo.
Provai un ultimo disperato tentativo –Perché non vuoi parlarmene Edward?-
Rimase in silenzio.
-Perché?-
–Non ti serve saperlo, fa solo male.-
Avrei dovuto ribattere, dire qualcosa, ma non potevo, ero vincolata a lui inesorabilmente e mi sembrava di correre un rischio enorme, mi sentivo un equilibrista, ogni parola poteva rivelarsi una mossa sbagliata.
-Proprio non capisco…ma che cosa te ne importa?- continuò più arrabbiato.
Sospirai e ricacciai indietro le lacrime. –Almeno tu mi ami?-
Quella domanda lo sorprese, sgranò gli occhi e subito lasciò andare il mio polso dolorante. –Io…non lo so.-
-Perché hai detto che sarebbe meglio di no?-
-Non posso dirtelo.-
-Perché?-
-Perché se tu sapessi tutto…cambieresti idea.-
-Cambierei idea? Su di te? E’questo il problema?-
-Si, cambieresti idea su di me.- il suo sguardo si fece serio. Non mi stava mentendo.
-Io non cambierei mai idea su di te.-
-Tu non sai di che parli.-
-Certo, non lo so perché non me lo dici.-
Rimase per un attimo in silenzio, poi mi prese le mani con più dolcezza, quasi credevo che stesse per raccontarmi tutto –Senti Bella, io sono questo…avrò sempre un segreto e non posso ancora dire di amarti, se vuoi stare con me devi accettarmi, senza se e senza ma. Non posso pretendere che tu mi dica di si, questo lo so, quindi pensaci e decidi.-
Erano proprio le parole che meno avrei voluto sentirmi dire. Rimasi immobile a fissarlo con gli occhi lucidi.
-Va bene.- dissi con un filo di voce, mi voltai di scatto per nascondere il viso, non riuscendo più a trattenere le lacrime, e mi allontanai senza voltarmi indietro.
 
  
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