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Autore: SmartieMiz    20/04/2013    3 recensioni
Spoiler! Characters
Sono fuggiti, hanno combattuto, hanno sconfitto i demoni e spezzato la maledizione.
Sebastian Smythe, Thad Harwood, Nick Duval, Jeff Sterling, Blaine Anderson e Trent Nixon, i sei ragazzi che hanno pianificato la fuga dalla Dalton Academy, l’assurdo e agghiacciante riformatorio dove sono stati rinchiusi, si sono illusi, credendo di poter sfuggire ai loro incubi, ma si sa che il passato ritorna sempre a bussarti alla porta.
Ora sono nei guai, ma forse un nuovo arrivato potrà essere la loro ultima speranza…
Ecco a voi il sequel – l’ultimo – di “Welcome to Dalton Academy, Sebastian Smythe” e “Welcome to Montgomery Manor, Warblers”.
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Hunter Clarington, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Welcome to the hell, W.A.R.B.L.E.R.S.'
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Reg. 4 – Bisogna essere completamente rispettosi nei confronti degli altri studenti

Hunter era in biblioteca a studiare storia. Un silenzio religiosissimo rendeva la biblioteca un posto quasi ostile.
Il ragazzo sfogliò le pagine del libro, sbuffando leggermente.
«Sei nuovo?», un ragazzo asiatico e uno dalla pelle scura gli si avvicinarono.
«Sì», rispose Hunter.
I due ragazzi si guardarono, con occhi preoccupati.
«Wes e David, piacere», si presentò l’asiatico.
«Hunter», rispose il ragazzo senza nemmeno alzare gli occhi dal libro.
«Per caso hai sentito parlare di Sebastian, Thad, Trent, Nic…».
«Non so nemmeno chi siano», tagliò corto Hunter interrompendo David.
 
Blaine si rannicchiò ad un angolo della cella.
Si sentiva colpevole di tutto e non si sarebbe meravigliato se Thad e gli altri lo avessero odiato.
Non sapeva niente di Kurt: che fine avevano fatto i fantasmi e i demoni?
Fantasmi. A causa dei diversi eventi, non ci aveva dato tanto peso: Blaine realizzò che Kurt era come lui, era di nuovo vivo.
Ma lo aveva perso. Di nuovo. Sperò con tutto se stesso che stesse bene.
 
Anche quel giorno vennero ripetute quelle assurde terapie.
«Signor Harwood», la signorina Harrison si avvicinò alla sua cella.
Il ragazzo alzò leggermente il volto: «Mi segua», ordinò la donna aprendo la porta.
 
Trent si era scocciato di quella situazione: a causa dei suoi poteri, era sempre scortato da un gruppo di docenti.
Era furioso: quella July e gli altri stavano cercando di far “guarire” lui e i suoi amici con metodi poco rosei. Perché non capivano che quelle abilità non erano malattie o disturbi, ma erano semplicemente parte di loro?
«Se davvero la storia dei nostri poteri è tutta una fandonia, perché devo stare sempre con voi? Se la magia non esiste non posso rischiare di aprire una porta con la forza del pensiero, o mi sbaglio?», ebbe il coraggio di dire loro Trent quel giorno.
Il suo ragionamento filava. «Lei è pericoloso come tutti gli altri, signor Nixon», si limitò a rispondere un professore.
Trent rise, sarcastico: «Davvero non volete capire…», mormorò, amareggiato.
«Signor Nixon, siete proprio voi a non voler capire come devono andare le cose».
 
Thad venne portato di fronte alla porta di una stanza.
«Che cosa volete ora?», chiese, brusco.
Nessuno gli degnò di una risposta. La signorina Harrison bussò: un ragazzo alto dai capelli castani e gli occhi verdi venne ad aprire.
«Signor Clarington, ricordo bene?», chiese con un leggero sorriso.
Il ragazzo annuì: «Sì, sono io».
«Il signor Weston?», domandò la donna.
«È lì», rispose pronto Hunter, scostandosi leggermente e lasciandole vedere il ragazzo.
La signorina Harrison annuì: «Bene, avete un nuovo compagno di stanza. Vi consiglio di stare attenti, è un tipo un po’… impulsivo».
La donna spinse leggermente Thad all’interno della stanza: «Ah, e mi raccomando, signor Harwood: potrà uscire di qui soltanto quando saremo noi a bussare».
Senza aggiungere altro, la signorina Harrison chiuse la porta.
 
Hunter e Brody restarono visibilmente sconvolti dall’aspetto del nuovo arrivato: aveva occhi rossi e incredibilmente stanchi, come se non dormisse da molte settimane, e a stento si reggeva in piedi.
Il ragazzo si appoggiò alla parete, lasciandosi cadere lentamente.
«Vuoi una mano?», si offrì Brody pieno di buonsenso.
Il ragazzo scosse leggermente il capo. Hunter e Brody gli si avvicinarono ugualmente, trascinandolo delicatamente e facendolo distendere su un letto.
«Cosa ti hanno fatto?», chiese Hunter serio.
Il ragazzo socchiuse gli occhi: «Niente…», tagliò corto.
«Come ti chiami?», chiese invece Brody.
«Thad… Thad Harwood», rispose.
«Io sono Brody Weston, lui è Hunter Clarington», fece il ragazzo: «Vorremmo aiutarti, non sembri affatto essere in buone condizioni».
«Ma no, non ci saremmo mai arrivati senza il tuo geniale intervento», rispose aspro Hunter, poi guardò Brody in faccia: «È ovvio che non sta in buone condizioni! Lo vedi che è sfinito?».
Thad incurvò le labbra in un sorriso impercettibile: «Non preoccupatevi. Grazie lo stesso», disse, pieno di gratitudine.
«Devi riposare», ordinò Hunter autoritario, poi prese una bottiglina d’acqua che stava sulla scrivania: «Bevi», gli intimò.
Thad non aveva molta sete, ma non protestò: bevve un po’ dell’acqua che gli aveva offerto Hunter.
«Hai fame?», chiese Brody premuroso: «Ho solo dei crackers in valigia, nient’altro…».
Thad scosse il capo: «Va bene così, grazie».
I due ragazzi annuirono leggermente e, dubbiosi, lasciarono riposare Thad.
 
Hunter aveva inevitabilmente osservato i suoi occhi, ma non era riuscito a leggere nessuna data.
Era così esausto e malridotto quel ragazzo che non gli avrebbe dato più di un mese di vita, e invece si sbagliava: a giudicare dall’assenza di una qualsiasi data, la sua morte doveva essere molto lontana.
L’ansia assalì il ragazzo: Brody non gli stava particolarmente simpatico, o meglio, Hunter stava provando a non legarsi a nessuno, ma non poteva negare che era in pensiero per lui.
 
I due ragazzi gli si avvicinarono con aria quasi minacciosa. Nick non ricordava i loro volti; di sicuro non erano dei Warblers.
«Nick Duval», fece uno dei due sprezzante: «Il coraggioso Nick Duval».
Nick si alzò in piedi, cercando di dare poco peso alle ferite sul suo corpo. Sostenne il loro sguardo: «Che vuoi? Problemi?», chiese, gelido.
«Vedo che la vostra fuga si è svolta nel migliore dei modi», parlò l’altro, cinico: «Ricordo ancora le parole del tuo biondino che sono andate a farsi fottere: l’unione fa la forza. Abbiamo visto!».
«Ci abbiamo provato, e comunque non mi interessano le vostre prediche», replicò Nick risoluto.
«Senti, Duval, ora che sei costretto a dividere la stanza con noi devi sottostare a delle regole perché io e Nate non vogliamo alcun fastidio, okay?», parlò il ragazzo di prima.
«Cosa diavolo vorreste?», fece Nick.
«Innanzitutto vogliamo cercare di avere poco a che fare con te perché ci stai sulle palle», asserì Nate.
«Viva la sincerità», mormorò Nick sarcastico.
«Ah, e mi raccomando: siamo etero, non vogliamo che ti infiltri all’improvviso nel nostro letto, non siamo licenziosi come te e Harwood», parlò l’altro.
«E poi ci teniamo al Regolamento d’Istituto», aggiunse Nate, accigliato.
Nick li guardò, torvo: «Non lo conoscete, e comunque non ho affatto queste intenzioni, in particolare con voi due».
«Giusto, ora c’è soltanto Jeffie», fece Nate con una risata.
«I cazzi vostri no, eh?», rispose il moro irritato.
«Ti cambieremo, Duval, che ti piaccia o no», concluse l’altro con un sorriso obliquo.
 
Jeff odiava già Jake, il suo nuovo compagno di stanza: era un essere viscido e perfido. Ryder, invece, sembrava essere quasi gentile, ma Jeff ormai non si fidava più di nessuno, se non di Nick e i suoi amici.
Jeff era andato in panico. Aveva il fiatone e le palpitazioni; era convinto che questa volta non ne sarebbe uscito vivo.
«Ma come si fa a piangere?», fece Jake alludendo ai suoi occhi gonfi e inumiditi: «Capisco che questa scuola è dura, ma è assurdo e patetico arrivare al punto di piangere».
«Come sei superficiale! Non puoi sapere cos’è successo», lo rimproverò Ryder, difendendo Jeff.
Il ragazzo gli si avvicinò: «Calmati, per piacere. Possiamo parlarne».
 
«Smythe, qualcosa non va?», Peter gli si avvicinò, poggiando una mano sulla sua spalla.
«Non toccarmi, stronzo», tagliò corto Sebastian.
Peter rise: «E io che cosa dovrei dirti? Hai ucciso mio padre».
«Non ho ucciso proprio nessuno, ha fatto tutto Karofsky», ribatté il francese.
«Quindi non ti senti responsabile di quel che stavi facendo al tuo caro Harwood?», lo sfidò Peter.
Sebastian sospirò. Sì, si sentiva maledettamente in colpa: avrebbe potuto perdere completamente il controllo e ucciderlo.
Peter sorrise, compiaciuto: «Chissà se lo rivedrai ancora», disse, in un sussurro.
Sebastian trattenne la calma: «Lo rivedrò», asserì, risoluto: «Rivedrò lui e tutti gli altri».
«Non con me come compagno di stanza», fece Peter con un sorriso divertito: «Attento, Smythe: non si gioca con il fuoco».



Angolo Autrice


Buon pomeriggio a tutti! :D
Scusatemi per l'ennesimo imperdonabile ritardo! çç Credo che ormai avete imparato a memoria il perché del mio ritardo xD: scuola. ;) xD :(
Bene, i ragazzi vengono smistati nelle camere di altri studenti, proprio come aveva detto la segretaria a Sebastian nel secondo capitolo: Thad sembra essere in buone mani, è con Hunter e Brody; Nick è con Nate, personaggio di mia invenzione, e un altro tizio di cui ancora non si sa il nome; Jeff è con Jake e Ryder (sì, Jake Puckerman e Ryder Lynn, proprio loro! ;) xD); Trent, per ora, con nessuno (a causa dei suoi poteri particolari); Blaine non si sa ancora e Sebastian con Peter e qualcun altro.
Sono comparsi gli amati Wes e David che, ciccini, sono giustamente in pensiero per i nostri sei ragazzi.
Cassandra tornerà presto, e forse nel prossimo capitolo accadrà qualcosa di... importante (?) Vedremo ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono e BrokenRoses, AngelAnderson15, Diana924, nessiep96 e Sunflower_ che hanno recensito lo scorso capitolo! :)
Alla prossima! :D 

   
 
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