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Autore: AmieRice94    20/04/2013    1 recensioni
C'è Lui e c'è Lei.
Due mondi destinati ad aversi, ma a non toccarsi mai.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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“Due centesimi per favore. Un euro. Ho bisogno di soldi, ho fame. Ho bambini. Ho un’operazione da fare”.
Devo fare il biglietto del treno. Hai cinquanta centesimi da prestarmi?
Le scuse alla stazione degli ubriachi di vita. Le scuse alla stazione dei drogati d’amore. Dei malati di cuore.
C’è Selene che è seduta per terra. Ma è sporco a terra. 
C’è Selene con le ginocchia strette al petto e il viso tra dita. Ma le gambe le scivolano e le dita, le lacrime, non le coprono. La disperazione e il desiderio non li nascondono. 
Rimane in silenzio. 
Ha dei bei capelli lunghi, Selene. Sono lunghi, morbidi e marroni. Da dormirci, da baciarli e, ad ogni bacio, condannarli. Ha dei bei capelli lunghi, Selene. E rimane in silenzio. In silenzio fino a che non passa un ragazzo alto, più grande di lei. Ma con un sorriso diverso dagli altri, Lui. Con un’attenzione che la chiama, con l’aria che la soffoca.
Lo blocca afferrandogli un braccio:
“Dammi un po’ di soldi. Sto male, ho fame”.
“Tu non stai male. Hai fame di bene”, gli risponde. “Vieni con me, ti offro un caffè”.
Selene s’illumina. La pelle bianca si colora. Selene si alza e segue il ragazzo alto, più grande di lei, con un sorriso diverso da tutti quelli contro cui ha sbattuto. Lui.
Prendono il caffè, senza scambiarsi una parola. Si guardano con audacia e curiosità, ma nessuno ha il coraggio di dire niente, e allora nessuno dice niente.
Sorso.
Sguardo a destra.
Sorso.
Sguardo a sinistra.
Sorso.
Sguardo a terra.
Sorso.
E’ finito il caffè.
Il ragazzo alto, più grande di lei, con un sorriso diverso da tutti quelli che ha incontrato, si alza.
“Potresti darmi dei soldi?”, lo supplica, Selene.
“A cosa ti servono?”
“Sono malata, te l’ho detto!”
Le scuse alla stazione degli ubriachi di vita. Le scuse alla stazione dei drogati d’amore. Dei malati di cuore.
 
Lui le lascia dieci euro sul tavolo. 
Selene li prende subito come se avesse raggiunto il Paradiso. 
Come se per un attimo qualcuno le avesse messo delle pile nuove. 
Con dieci euro, uno zingaro ci mangia per due giorni, almeno. Se è bravo, per tre. 
Con dieci euro, Selene ci prende un grammo di droga. Che dura un secondo. Ma un secondo le basta. Che è un secondo fuori dal mondo. Ma il fuori dal mondo più straordinario di qualsiasi altra cosa sulla terra.
Allora Selene si alza e questa volta corre.
Corre nel bagno della stazione, bussa in un bagno occupato ed entra. Una donna piazzata, sulla quarantina, l’aspetta. Selene ha solo diciotto anni. Le dà dieci euro. Si prende una siringa. 
La nasconde nel giubbotto, cambia bagno e si chiude dentro. E’ agitata, Selene.
Posa la siringa a terra. Si mette seduta. Trema tutta. Suda. Si alza la manica. Senza laccio, prende la vena. 
E’ un attimo. Il sangue le pulsa. Il cuore le batte. Fa caldo. Fa freddo. Gira tutto. Vomito. 
Selene finisce di ansimare sotto voce. Si calma. Si rilassa e sembra non essere sul pianeta. Tocca con le spalle il muro freddo e le s’increspa la pelle. Rimane lì. Senza riprendere conoscenza.
 
La stessa urgenza di essere felice,
il chiodo sulla parete che tiene il quadro,
un mobile antico in casa,
lo stesso desiderio,
l’anestesia totale di un’operazione,
la terra bagnata,
e il bisogno del profumo di un respiro.
Uguale, è quel secondo,
l’amore.
Così qualche volta.
  
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