Capitolo 11
Erano passati
due anni da quando Santana si era recata ai margini della
Foresta per conoscere Emma e chiederle di accettarla come allieva. Due
anni di
studio, di crescita, di legami che erano andati rinsaldandosi. Primo
tra tutti
quello con Brittany: amica, confidente, complice e, finalmente, maga a
tutti
gli effetti.
La cerimonia di
investitura doveva aver luogo presso il Consiglio dei
Maghi, e sarebbe stata ancora più solenne, poiché
Brittany aveva deciso di
continuare i suoi studi per diventare consigliere.
Il Consiglio dei
Maghi spostava la propria sede ogni anno, in modo che a
turno ogni Terra avesse l’onore di ospitarlo, ed era composto
dagli otto maghi
più potenti di ciascuna delle otto Terre.
Era tutto quello
che restava della democrazia del Mondo Emerso. Da quando
il Tiranno aveva fatto la sua comparsa, capitava sempre più
di frequente che
tra le file dell’esercito ci fosse almeno un mago che
imponeva incantesimi sulle
armi o addirittura, nei casi più disperati, scendeva a
combattere con la forza
della sua magia.
Per Santana era
il primo vero viaggio della sua vita. Non che fino ad
allora fosse rimasta richiusa tra le mura di Lima: accompagnando Tanaka
dai
suoi fornitori aveva avuto modo di visitare altre torre della Terra del
Vento, ma
non si era mai allontanata per più di mezza giornata di
viaggio. E al tramonto
era sempre a casa.
Quella volta era
diverso: avrebbero dormito all’aperto, camminato per
leghe e leghe e infine sarebbero arrivato in una Terra che non aveva
mai visto
e di cui aveva sentito favoleggiare.
A questa
prospettiva Santana si sentiva molto eccitata, e continuò ad
esserlo per tutto il viaggio. Mentre le miglia scorrevano sotto i suoi
piedi, o
quando riposavano la sera intorno al fuoco, con le gambe doloranti e la
mente
svuotata dalla fatica, pensava che le sarebbe piaciuta una vita
così, trascorsa
di viaggio in viaggio, di Terra in Terra, vivendo mille avventure con
la sua
spada.
Brittany era di
ben altro umore. Tutto compreso nel suo nuovo ruolo, non
faceva che pensare alla sua imminente iniziazione. Non sapeva se fosse
più
forte il desiderio di essere presto maga o la paura del rito: da una
parte
temeva di non essere all’altezza, dall’altra non
vedeva l’ora di ricevere
l’investitura.
Poi
c’era Emma, che aveva un comportamento davvero strano. Lei,
in genere
così misurata e imperscrutabile, era improvvisamente solare,
serena,
addirittura ridanciana. Santana aveva imparato a conoscerla e ad
amarla, ma
poche volte l’aveva vista mostrare così
apertamente la propria la gioia.
Sembrava che l’attesa di qualcosa la illuminasse di luce
nuova, una luce che
faceva risplendere la sua bellezza.
Giunsero in
vista del confine al decimo giorno di marcia.
La Terra del
Vento, seppur con qualche riserva, era considerata dalle
Terre libere un territorio amico: il confine non era ancora sorvegliato
e il
passaggio di uomini, e in una certa misura anche di merci, non era
sottoposto a
controlli.
Santana
camminava con gli altri, catturata come al solito dal suo
mormorio interiore, quando la sua attenzione venne attirata da
un’ombra enorme,
troppo veloce per essere quella di una nuvola. Levò
d’istinto lo sguardo al
cielo e quel che vide la inchiodò sul posto, con la testa
per aria e gli occhi
colmi di meraviglia.
Poco sopra di
loro volteggiava un drago. L’animale descriveva pigri giri
nell’aria ferma del mattino e i raggi di sole trafiggevano le
sue ali sottili.
Era proprio come il drago della sua spada: stessa possanza, stesso
vigore,
stessa bellezza. Aveva finimenti e sella dorati ed era cavalcato da un
uomo
completamente ricoperto da una fulgida armatura.
Dopo un giro
più ampio degli altri, il drago planò con
delicatezza
sull’erba, poco discosto dalla comitiva. Santana lo guardava
con occhi
spalancati, quasi volesse colmarsi la vista e il cuore di quello
spettacolo.
Non si accorse che, con slancio inconsueto, Emma era corsa contro il
cavaliere.
L’uomo smontò agilmente dal drago, si tolse
l’elmo, prese la mano di Emma tra
le proprie e ci posò un lungo bacio.
Emma sorrise.
“Mio adorato.”
Il cavaliere
rivolse alla maga uno sguardo complice. “Mi sembra
un’eternità che non ci vediamo.”
Ed Emma, che di
solito sosteneva lo sguardo di chiunque, e anzi
costringeva gli altri ad abbassare il proprio, chinò gli
occhi.
“Un
drago! Hai visto? Un drago!”
L’esclamazione
di Brittany riportò Santana tra i mortali. La giovane maga
era entusiasta e si muoveva decisa verso quell’immenso
animale.
Dopo un attimo
di esitazione Santana si decise a seguirla. A mano a mano
che si avvicinava al drago ne coglieva i dettagli: aveva penetranti
occhi
rossi, che la scrutavano minacciosi, e le sue ali erano ripiegate a
coprire i
fianchi maestosi, pulsanti di vita. Immobile come una scultura, di una
scultura
aveva la fierezza. Era verde chiaro, ma di un verde pieno di sfumature
sorprendenti: ai lati della testa stemprava nel rosso, si scuriva sulla
sporgenza della colonna vertebrale e nelle venature delle ali e si
rischiarava
sul petto imponente.
Santana si disse
che non esisteva niente di altrettanto bello e forte,
niente di così grandioso e possente: cosa doveva essere
poterlo cavalcare,
sentire il battito del suo cuore, solcare con lui il cielo…
Quando Brittany
iniziò ad accarezzare il drago sul muso, il suo cavaliere
si riscosse immediatamente. “Sta’ attenta,
ragazza!”
“Non
ti preoccupare” rispose Brittany senza fermarsi.
Il cavaliere
rimase a guardare con circospezione, pronto a scattare al
minimo segno di pericolo, ma si rese conto, non senza una certa
sorpresa, che
il suo drago era tranquillo. Anzi, era decisamente a suo agio.
Santana non
resistette. Si avvicinò ancora un po’ e
allungò a sua volta
la mano. La voce di Emma gliela bloccò a mezz’aria.
“Tu
no, Santana!” le ingiunse. “Un drago è
devoto solo al suo padrone e
non si lascia avvicinare da estranei. Brittany può farlo in
virtù dei suoi
poteri.”
Santana
abbassò la mano, delusa: desiderava enormemente sfiorare
quella
creatura. I Cavalieri del Drago rappresentavano tutto ciò
che lei avrebbe
voluto essere. Erano guerrieri, i più forti del Mondo
Emerso, e lottavano con le
Terre libere contro il Tiranno. E poi volavano nel cielo in contatto
telepatico
con il loro drago, fusi in un’unica entità.
“Ragazzi,
questo è Carl, generale dei Cavalieri del Drago, della Terra
del Sole. Carl, lascia che ti presenti Brittany, mia allieva. E lei
invece è
Santana… Santana?”
Ora che aveva di
fronte un vero drago, Santana non riusciva a staccargli
gli occhi di dosso. Era completamente imbambolata, tanto che si rese
conto a
malapena che Emma stava parlando.
Una gomitata di
Brittany la costrinse a sposare l’attenzione dal drago al
cavaliere. E fu una folgorazione.
Carl era un uomo
giovane, sebbene non proprio un ragazzo. Alto,
imponente, di una bellezza che Santana credeva esistesse solo nelle
statue.
Sotto l’armatura si indovinava un fisico asciutto e forte
come quello di un
atleta. I capelli castani si avvolgevano in riccioli intorno al suo
capo. Il
volto era un ovale perfetto, le labbra ben disegnate e carnose,
incurvate in un
sorriso spavaldo, e gli occhi di un verde intenso. In quegli occhi
c’era il
colore della Foresta in primavera, il verde di tutti gli smeraldi del
Mondo
Emerso.
A Santana quel
cavaliere parve bello, forte e coraggioso come un eroe. Si
sentì improvvisamente arrossire e balbettò
qualcosa, ma le sembrava che le
parole le fossero fuggite in massa dalle labbra.
Carl sorrise
alle due ragazze. “E’ un piacere conoscervi. Emma
mi ha
parlato tanto di voi” disse. “E devo proprio
dirtelo, Brittany: non avevo mai
visto nessuno accarezzare Gaart come fosse un gattino!”
Poi si rivolse
di nuovo a Emma, e le strinse dolcemente un braccio.
“E’
stato duro il viaggio?”
“Per
nulla. Ci siamo divertiti. E’ una bella estate.”
“Non
mi piace che tu vado in giro da sola con i tempi che corrono.”
“Sciocchezze!”
disse lei con un cenno della mano. “Sai bene che so
difendermi.”
“Comunque,
ora sarò io a condurti fino al palazzo reale.”
Il cavaliere non
aggiunse altro: nonostante la divertita protesta di
Emma, Carl la prese in braccio e la depose galantemente sulla sella di
Gaart in
modo che cavalcasse all’amazzone.
“Per
voi, ragazze, mi sono procurato due cavalli: un mio scudiero vi
aspetta al confine.”
Santana
ritrovò le parole tutto a un tratto:” Posso salire
anch’io sul
drago?”
“Mi
dispiace, Santana, ma Gaart non sopporta più di due persone
sul
dorso.”
“E’
che… è così
bello…” farfugliò Santana, e subito
dopo si maledisse per
non essersi morsa la lingua.
Carl rise di
gusto. “Hai sentito, Gaart? E’ il tuo giorno
fortunato!” Poi
guardò con attenzione il fianco di Santana.
“Piuttosto, la tua spada: quella sì
che è bella.”
“Quale…
quale spada?”
“Questa”
disse il cavaliere e, accompagnando il gesto alle parole,
toccò
l’elsa della spada.
Non appena la
mano di Carl le sfiorò il fianco, Santana si
sentì le
orecchie in fiamme.
“Emma
mi ha detto che vuoi diventare guerriero: come tiri di
scherma?”
Santana rivolse
al cavaliere uno sguardo sperduto. “Chi, io?”
Brittany
alzò gli occhi al cielo e mollò
all’amica una seconda gomitata.
“Me la
cavo” si decise a risponde la ragazza.
“Ottimo.
Allora quando saremo a New Heaven, nel palazzo reale, ci
scambieremo qualche colpo. Così mi farai vedere di cosa sei
capace.”
Quindi Carl
montò su Gaart, avvolse le braccia attorno al corpo di Emma
e
spiccò il volo.
A Santana parve
di ritrovare il respiro dopo una lunga apnea.
Brittany le mise
una mano su una spalla. “I cavalli ce li dobbiamo andare
a prendere: meglio avviarci.”
“Certo,
certo…” disse Santana riscuotendosi e cercando di
ritrovare la
calma.
Mentre cavalcano
nel cuore della Terra dell’Acqua, Santana non fece che
pensare a Carl. Persino Gaart si era eclissato al suo confronto.
Si chiedeva cosa
le fesse preso: diamine, in fin dei conti nella sua vita
aveva visto molti più uomini donne. E Carl non era altro che
un guerriero,
punto. Eppure, se ripensava a quegli occhi…
“Non
fa per te” disse Brittany con un tono di voce quasi irritato.
“Come,
scusa?”
“Cosa
credi, che non mi sia accorta di come guardavi Carl? Uno sguardo,
te lo giuro, davvero inappropriato” aggiunse infastidita.
Santana
arrossì. “Ma… ma che cavolo dici? E
come ti permetti, poi? Io
stavo guardando il drago!”
“E
dai, dì la verità alla tua cordiale
nemica…”
“Io
non guardavo Carl!” ribatté Santana risentita.
“E’ che lui è un
Cavaliere del Drago… e io voglio essere una
guerriera… e poi il suo drago è
bellissimo… e la sua armatura… le
armi…” Quella patetica giustificazione
morì
in un balbettio.
“Guarda
che non è mica uno scandalo se ti piace: è alto,
imponente,
forte. Ed è cavaliere, come a dire un eroe no? Certo che non
ti si può neppure
prendere un po’ in giro!”
“E a
te piace?” chiese Santana curiosa.
“No.
Non è il mio tipo” rispose la bionda con un
sorrisetto ironico.
Santana strinse
le briglie del suo cavallo e cercò di pensare ad altro.
Ma se chiudeva gli occhi continuava a rivedere Carl, e il suo cuore
accelerava
i battiti.
Dopo qualche
minuto di silenzio, Santana chiese a Brittany: “Tuo padre
era scudiero di un cavaliere: che cosa sai
dell’Ordine?”
“Il
cavaliere che mio padre serviva cavalcava un Drago Azzurro:
è un
animale diverso, più piccolo, simile a un grosso serpente.
Carl appartiene
all’Ordine dei Cavalieri della Terra del Sole, un ordine
antichissimo. I love
draghi vengono allevati solo nella Terra del Sole, ma un tempo non era
così: i
draghi venivano da diverse Terre e i cavalieri non erano soggetti ad
alcun
potentato. Erano legati solo al proprio drago e all’Ordine e
vivevano per lo
più come mercenari, mettendo le loro capacità al
servizio del miglior
offerente. Durante la guerra dei Duecento Anni quasi ogni esercito
contava tra
le proprie file un Cavaliere di Drago.”
Santana
ascoltava con attenzione.
“Quando
si stabilì la pace, l’Ordine sembrò
disperdersi. Alcuni cavalieri
rimasero nella Terra del Sole per fondarvi l’Accademia,
mentre altri
abbandonavano il Mondo Emerso, varcando le correnti del Saar o
attraverso il
Grande Deserto. Da quando poi è iniziata la guerra con il
Tiranno e tutte le
Terre libere hanno unito i loro eserciti in un’unica grande
armata, i Cavalieri
di Drago sono impegnati più che altro come generali e
comandanti di quelle
truppe. Oggi sono al servizio del Consiglio dei Maghi. Questo
è tutto quel che
so. Comunque, posso darti un consiglio? Se fossi in te non penserei a
Carl…”
Ma quelle ultime
parole di Brittany furono gettate al vento.
Santana era
già persa nello sguardo del Cavaliere di Drago.
Lo stupore
crebbe a poco a poco. Parecchie leghe all’interno della Terra
dell’Acqua non sembrava esserci alcuna reale mutazione nel
territorio: ancora
steppe, forse più verdi di quelle che circondavano Lima, ma
pur sempre il
solito, sconfinato, piatto oceano d’erba.
Poi, dal nulla,
iniziarono a spuntare ruscelli. Sembravano emergere dalla
terra come sangue che sgorga lento da una ferita. Dapprima non furono
altro che
rigagnoli, larghi quanto un braccio e poco profondi, ma ben presto
presero ad
allargarsi in corsi d’acqua più copiosi fino a
confluire in veri e propri
fiumi.
L’acqua
divenne padrona assoluta del paesaggio: c’erano fiumi
ovunque, e
polle limpide, e ancora piccoli ruscelli che rigavano la terra come
lacrime. I
corsi d’acqua sembravano di cristallo: pesci multicolori
facevano la gimcana
tra i giunchi e lunghe alghe si piegavano al soffio lieve di correnti.
Il
colore dell’erba era di un’intensità
accecante. Quel luogo era il regno del
verde e dell’acqua: una terra pura, lavata da mille fiumi e
adorna di migliaia
di alberi.
Santana si
guardava intorno a occhi sgranati. Le tornò in mente la
visione che aveva avuto nella radura: forse era quella la Terra dove
gli
spiriti della natura manifestavano tutto il loro potere, il luogo dove
le
foreste si estendevano all’infinito.
“Chiudi
la bocca, Santana” scherzò Brittany, ma anche lei
era colpita da
tutto quello splendore.
Lentamente
comparvero anche i primi villaggi: sorgevano su isolette
create dalle anse dei vari corsi d’acqua, e spesso si
protendevano con
palafitte fin sui fiumi. Sembrava che in quella Terra gli uomini
avessero
trovato il modo più simbiotico per convivere con una natura
lussureggiante.
Brittany e
Santana passavano di meraviglia in meraviglia, ma il meglio
doveva ancora arrivare. Dopo mezza mattinata di trotto i due
viaggiatori
giunsero infine dinanzi al palazzo più straordinario che
avessero mai visto.
Era una sorta di
castello piuttosto massiccio, fatto di pietroni
squadrati, che si sviluppava internamente sul ciglio di
un’immensa cascata. L’ingresso
principale si apriva proprio sulla parte centrale della cascata.
Lì, davanti al
castello, li attendevano Carl ed Emma.
I visitatori
vennero accolti da alcuni paggi, che dettero loro il
benvenuti e li scortarono nelle loro stanze, tutte affacciate a
strapiombo
sulla cascata.
La vista che si
godeva dalla finestra era da mozzare il fiato:
affacciandosi Santana non capì se quello che vedeva fossero
le acque del lago o
piuttosto il cielo che, per un qualche capriccio degli dei, avesse
deciso di
capovolgersi e scendere in terra.
Rimase
lì, incantata, finché Emma non bussò
alla sua porta: era arrivato
il momento di conoscere i regnanti della Terra dell’Acqua.
Emma condusse
Brittany e Santana nel cuore del palazzo reale: una sala
perfettamente circolare, sormontata da un tetto semisferico di
cristallo sul
quale scorreva l’acqua della cascata.
Sembrava di
stare in un altro mondo. Brittany e Santana, naso
all’insù,
non si stancavano di guardare il movimento dell’acqua che
deformava e
ridisegnava i contorni di quel che era fuori, tanto che quando Ryder e
Marley
fecero il loro ingresso furono quasi presi alla sprovvista.
Santana non
aveva mai visto una ninfa dell’acqua. Marley camminava come
trasportata da una brezza leggera e sembrava non toccare terra: era
scalza e il
suo corpo sottile era avvolto da una veste impalpabile. Aveva capelli
trasparenti, simili ad acqua pura, che si dissolvevano lunghissimi
nell’aria
circostante dopo avervi descritto ampie volute. La regina della Terra
dell’Acqua era una diretta emanazione della natura, una
figlia prediletta.
Ryder la teneva
per mano. Il re era un semplice umano: una certa delicatezza
nei tratti lo faceva sembrare molto giovane, ma al braccio della ninfa
sembrava
uno dei soliti, grevi abitanti della terraferma.
Marley si
rivolse a Emma:” Mia maga, sono lieta che tu torni a farci
visita dopo una così lunga assenza. Il mio popolo e il
Consiglio hanno bisogno
della tua saggezza: circolano voci terribili e sento nel mio cuore che
la
potenza del Tiranno cresce sempre di più.”
A quelle parole
il suo consorte le strinse la mano e la guardò con
dolcezza.
“Ti
ringrazio, regina” rispose Emma “ma sai bene che il
mio contributo
alle decisioni del Consiglio è poca cosa. Per questo ho
condotto fin qui la mia
miglior allieva, Brittany. Ho avuto modo di vedere e affinare le sue
enormi
capacità. E sono certa che sarà di grande aiuto
al nostro mondo oppresso dalla
tirannide.”
Ryder
guardò Brittany con simpatia. “Credo che tu abbia
ragione, Emma:
forse questa giovane è ciò che il Consiglio
attende da tempo, dal giorno in cui
Kitty lo ha abbandonato. Una guida forte e sicura che sappia mostrarci
la via
per la libertà.”
La giovane maga
si schiarì la voce. “Tutto quello che spero, per
ora, è
di poter dare il mio contributo alla lotta di tutte le Terre libere
contro il
Tiranno. Non so quali piani il destino abbia in serbo per me, ma sono
lusingata
della fiducia che voi tutti mi dimostrate.”
Mentre quel
discorso si svolgeva, però, l’attenzione di Marley
era tutta
per Santana. La fissava con curiosità, tanto che la ragazza
cominciò a sentirsi
a disagio.
“Ma
quella fanciulla al tuo seguito, Emma…” La regina
non ebbe modo di
continuare: uno sguardo di Emma la pregò di fermarsi.
Santana era
confusa. Si domandò cosa stesse per dire la regina, e
perché
la guardasse così intensamente. Fu tentata di chiedere
spiegazioni a Emma, ma
la compagnia si era già sciolta e ciascuno prendeva posto
alla lunga tavola
apparecchiata al centro del salone.
Santana
seguì gli altri, ancora pensierosa, finché la
vista della grande
tavola imbandita non spazzò via ogni riflessione. Era
rimasto solo un posto
libero, e quel posto era accanto a Carl.
Santana
sentì un sussulto allo stomaco. Il cuore iniziò a
batterle con
forza e per un attimo temette che quel pulsare fosse percettibile anche
dagli
altri commensali. Si avvicinò al suo posto con artificiosa
compostezza, ma non
appena fece per spostare la sedia Carl le rivolse un sorriso luminoso.
Maledette
orecchie, pensò Santana,
sentendosele in fiamma. E maledette
ginocchia. Perché diavolo state tremando?
Brittany, che
era seduta proprio di fronte a lei, si sentì infastidita,
ma cercò di non farlo vedere.
All’altro
fianco di Carl c’era Emma. Per tutta la durata del pranzo
parlò
con Ryder e Marley della guerra e del Tiranno. Solo di rado si girava
verso il
cavaliere, ma lui non le risparmiava alcuna premura. Le versava da
bere, le
sorrideva e di tanto in tanto le sfiorava il ginocchio sotto la
tovaglia.
Santana
cercò di mantenere la calma. Piantò gli occhi nel
piatto e si
mise a mangiare di fretta e furia. Non gustava il sapore del cibo. Non
partecipava alla conversazione. Percepiva solo la presenza del
cavaliere al suo
fianco. Le faceva lo stesso effetto di stare accano al fuoco. E poi
sentiva il
suo profumo: non una fragranza particolare, il semplice odore della sua
pelle.
Si, accanto al fuoco, a testa in giù.
Nonostante i
suoi sforzi, tuttavia, Santana non riuscì a evitare Carl e
il suo sguardo per tutto il pranzo.
“Ebbene,
vuoi rivelarmi il tuo segreto?”
Santana
deglutì troppo in fretta il boccone che stava masticando, ci
versò sopra un’abbondante razione
d’acqua e si voltò verso il cavaliere con
l’aria dell’agnello che va incontro al lupo.
“Quale…
quale segreto?”
“Quello
della tua spada, intendo. Da dove arriva un’arma
così bella?”
“Da
dove arriva?”
Carlo
scoppiò a ridere. “Senti un po’, ma tu
rispondi sempre alle domande
con altre domande?”
“Si.
Cioè, no. Non sempre. A volte.”
“Ho
capito, non vuoi rivelarmi il nome del tuo armaiolo di fiducia. Ma
è
giusto così. A ogni guerriero il suo mistero.”
Santana
borbottò un “Certo, esatto…”
finché la voce provvidenziale di
Emma non interruppe quella patetica conversazione.
“Santana,
Brittany ha bisogno di un assistente per questa notte.
Resterà
in meditazione per prepararsi alle prova di domani e ci vuole qualcuno
non del
tutto digiuno di magia che la aiuti. Ho pensato a te. Che ne
dici?”
Santana non
vedeva l’ora che quel supplizio di pranzo terminasse.
“Si,
si. Certo. Lo farò con piacere.”
“Vorrà
dire che dovremo sbrigarci nel pomeriggio a tirare di spada”
concluse Carl. E le orecchie di Santana ebbero un’ultima,
definitiva vampata.
Terminato il
pranzo Ryder e Marley si congedarono e gli ospiti si
ritirarono. Percorrendo il lungo corridoio che li conduceva alle loro
stanza,
Brittany si mise a punzecchiare Santana.
“Allora?”
“Allora
cosa?”
“Sei
pronta a un bel sonno ristoratore?”
“Certo.
Perché?”
“No,
niente. E’ che stanotte ci spetta una lunga veglia, per cui
ci
conviene riposarci un po’ adesso. E non vorrei che tu, con
tutti i pensieri che
hai…”
Santana si
indispettì. “Guarda che mi farò il
sonno più placido della mia
vita. Non ho proprio nessun pensiero.”
Brittany
sorrise. “Meglio così. Se hai bisogno di me, sai
dove trovarmi.”
Santana
aprì la porta della sua stanza e la richiuse sul naso
all’amica.
Se quel
pomeriggio Santana avesse bussato alla porta di Brittany non
sarebbe stata una novità. In più
d’occasione era capitato che, durante le
lunghe notti passate nella casa sul limitare della Foresta, Santana
mettesse da
parte il suo orgoglio e andasse a cercare l’amica.
Le era successo
spesso di avere incubi simili a quello della prima notte
nella Foresta e di sentire nel sonno mille voci cariche di disperazione.
Da quei sogni si
svegliava terrorizzata. Le prime volte era rimasta a
piangere nel buoi, ma una notte si era fatta coraggio e si era risolta
ad
andare da Brittany. Da allora si era sempre appoggiata
all’amica per superare
quei momenti spaventosi, anche se non gli aveva mai svelato la natura
dei suoi
incubi.
Quel pomeriggio,
però, Santana non ebbe
bisogno di Brittany: semplicemente non riuscì a
chiudere occhio.
Carl le aveva
dato appuntamento
per qualche ora più tardi e lei non riusciva a pensare ad
altro. Stava per
affrontare un Cavaliere di Drago, ovvero uno dei più forti
combattenti del
mondo: era giunto il momento di provare se aveva davvero la stoffa del
guerriero. Ma non era solo quello che la tormentava. E
se davvero Brittany avesse ragione e mi fossi innamorata? ,
si chiedeva.
L’eventualità le sembrava assai poco dignitosa: i
guerrieri combattono, non si
perdono in romanticherie.
Ciò
nonostante,
continuò a pensare a Carl e al modo in cui le aveva sorriso
quando si era
seduta a tavola.
Sebbene non
fosse
addormentata, l’ora del combattimento la colse di sorpresa:
lo scudiero di Carl,
un ragazzetto più piccolo di lei, venne a bussare alla sua
porta per condurla
nella sala d’armi del palazzo.
Il cavaliere la
attendeva già pronto per il duello. Fermo al cento della
sala, coperto eccetto
che per il capo dalla sua armatura dorata, aveva
un’espressione del tutto
diversa da quella di qualche ora prima. Il sorriso gli era scomparso
dalle
labbra e nei suoi occhi si leggeva una concentrazione assoluta.
Di fronte a
quell’uomo Santana si sentì piccola e spaesata.
Ebbe la
tentazione di scappare a gambe levate, ma si trattenne, ripetendosi che
la
prima dote di un guerriero è il coraggio.
“Non
hai di che proteggerti il corpo?” le chiese Carl appena la
vide.
“No.
È che in realtà non ho mai combattuto. Sul serio,
intendo” rispose
Santana.
“Poco
male. Vorrà dire che avrai dalla tua
agilità.”
Santana
annuì con aria sicura, ma aveva un nodo alla gola che non
andava
né su né giù e la mente ingombrata di
pensieri.
“In
guardia” intimò Carl.
E Santana non
seppe più che fare.
Cercò
di calmarsi e di ripassare tutto quel che aveva imparato
sull’arte
delle armi nella sua breve vita, quindi si dispose
all’attacco.
L’assalto
di Carl fu travolgente e inatteso: combatteva di forza, mirando
scopertamente a stancare e confondere l’avversario. Ebbe
gioco facile: Santana
era terrorizzata, confusa e poco concentrata. Come se non bastasse, non
riusciva a staccare gli occhi dal volto di Carl. Le sembrava che il
mondo
finisse e iniziasse da quell’uomo, che con movimenti precisi
avanzava verso di
lei con la spada in pugno.
Santana
iniziò a retrocedere subito. Non riuscì a
organizzare nemmeno
mezzo assalto: dopo un paio di battute la spada le volò via
di mano e lei cadde
rovinosamente a terra.
Carl la
guardò stupito. “Bè? Vuoi combattere o
cosa? Non mi dirai che è
tutto ciò che sai fare!”
Santana
sentì che stava per piangere.
“Emma
mi ha detto che sei brava. Non avere paura. Fammi vedere di cosa
sei capace.”
Non
pensare a niente. Combatti. Combatti
e basta! Santana si
alzò, decisa a fare sul serio. Chiuse gli occhi.
Svuotò la mente. Chi ti sta
davanti, Santana?
Un nemico. Nient’altro che un nemico. È bello,
certo, e forse te ne stai
innamorando. Ma questo non ha nulla a che fare con il combattimento.
Del resto,
vuoi far colpo su di lui? E allora dimostragli quanto sei brava con la
spada. Perché
se brava, lo sai. Tu sei brava. Devi solo farglielo vedere.
Santana
restò a occhi chiusi finché non sentì
il colpo di Carl che calava
su di lei. Solo allora fu pronta per iniziare davvero. Lo
schivò all’ultimo
momento con uno spostamento laterale e iniziò a prendere
confidenza con lo
spazio in cui si muoveva. Non parava, non assaltava. Si limitava a
schivare con
precisione ogni colpo di Carl.
Chiuse di nuovo
gli occhi e ascoltò il ritmo dei passi del suo
avversario. Ne indovinò la cadenza, capì quali
erano i suoi movimenti abituali.
Poi iniziò ad attaccare.
Il punto debole
di Carl era la prevedibilità: aveva una tecnica
impeccabile ma proprio per questo scontata. In breve tempo Santana fu
in grado
di anticiparne le mosse. Allora iniziò a muoversi con
velocità. Parò ogni
singolo colpo. Prese ad attaccare con ampi fendenti
dall’alto, costringendo
Carl a indietreggiare. Poi fece un paio di finte e si portò
molto vicino all’avversario,
costringendolo a levare in alto la spada. Era quello che lei aspettava:
si
piegò sulle ginocchia e si accinse a colpire dal basso.
Ma il cavaliere
non era tanto sprovveduto.
Santana non
aveva notato che da un po’ teneva la spada con una mano sola.
Carl aveva una mano libera e con quella, in un lampo, le
afferrò il braccio
torcendole il polso: era disarmata.
Rimasero in
quella posizione per qualche istante, immobili e ansimanti.
Tutto a un tratto Santana fu consapevole di essere a un soffio dalle
labbra di
Carl. Arrossì, si liberò e con un balzo
riguadagnò la distanza di sicurezza.
Carl si deterse
il sudore dalla fronte. “Allora Emma aveva ragione!”
Santana
trattenne un sorriso d’orgoglio. Combattere con
quell’uomo le
piaceva. Non era affatto prevedibile. Era preciso. Aveva la
capacità di restare
lucido. Ed era pronto a tutto pur di vincere.
“Pronta
a ricominciare?” le chiese Carl.
Santana aveva
superato la paura. “Non chiedo di meglio.”
I due
contendenti passarono il pomeriggio in esercizio, combattendo
ininterrottamente. Santana si sentiva libera e felice: non pensava a
nulla, il
suo corpo scattava preciso e sembrava muoversi autonomamente. La grinta
e la
foga dello scontro la inebriavano, e più combatteva e
più si sentiva eccitata.
Non si accorse nemmeno che Brittany li aveva raggiunti e li osservava
da un
angolo.
Alla fine si
sedettero sul pavimento, la schiena appoggiata alla parete,
sudati e sfiniti.
“Con
chi ti alleni di solito?” chiese Carl.
“Con
nessuno.”
“Come
sarebbe a dire
“Bè,
sai… Brittany con la spada è un
disastro…”
“Allora
ascolta, Santana. Ho una proposta da farti. Tu hai un talento
naturale che non va sprecato. Emma spesso viene a trovarmi. Vorrei che
venissi
anche tu e ti facessi allenare da me.”
A Santana parve
che il cuore le si fermasse.
Si
immaginò di trascorrere insieme a Carl migliaia di pomeriggi
come
quello, e magari altri ancora passati solo a parlare. Traboccante di
gioia,
cercò di mascherare l’emozione assumendo
un’aria navigata. “Per me…
sì, credo
che per me possa andare.”
Carl rise di
gusto. Poi le tese la mano e l’aiutò a rialzarsi.
Fu
così che Santana iniziò la sua carriera di
guerriero.
Non vedeva
l’ora di raccontare tutto a Brittany, ma ebbe la sorpresa di
vedersela
davanti appena uscita dalla sala d’armi, nera in volto.
“Brittany,
non sai cosa mi ha appena…”
Brittany non la
lasciò proseguire. “Lo so, invece. E permettimi di
idre
che ti stai mettendo nei guai.”
“Ma
che diavolo dici?”
“Santana,
non farti venire strane idee su Carl.”
“Oh,
insomma. Ancora? Ma allora è un chiodo fisso!”
“Guarda
che qui se c’è qualcuno con un chiodo fisso sei
tu.”
La ragazza
sbuffò. “E se anche fosse?”
“Santana…”
“Ti lamenti
sempre
che sembro un ragazzo. Se mi sono presa una cotta significa che non ho
scordato
qual è il dovere di una brava
signorina…”
“Santana,
ascoltami...”
“…
Trovare qualcuno
che la sposi!” concluse Santana con un sorriso smagliante.
“Senti,
Santana.
Voglio essere chiara con te. Carl ama Emma. Ed Emma ama lui.”
Il sorriso
scomparve lentamente
dalle labbra della fanciulla.
“Mi
dispiace. Non so
come hai fatto a non accorgertene. Ma è così,
credimi.”
Tutto a un
tratto Santana
si sentì immensamente stupida. Già, come aveva
fatto a non accorgersene? Era chiaro
come il sole. La gioia di Emma durante il viaggio. Il loro incontro. La
mano di
Carl sul ginocchio di lei durante il pranzo.
Santana non
disse una parola. Strinse l’elsa della spada e si diresse
verso la sua stanza a testa alta.
La notte prima
dell’iniziazione
di Brittany fu lunga e insonne.
Santana
assistette l’amica con premura. Cercò di non
pensare a niente e
di starle vicina, ma verso le prime luci dell’alba non
resistette più. “Britt,
posso farti una domanda?”
“Dimmi.”
“Sei
mai stata innamorata?”
“Bè…
credo di sì” disse guardandola negli occhi.
“E
com’è?”
“Non
è uguale per tutti, ma in generale pensi di continuo alla
persona
che ti piace, appena la vedi ti si chiude lo stomaco, ti batte forte il
cuore…
roba del genere, insomma. Possibile che tu non lo sappia?”
Brittany
conosceva bene quelle sensazioni.
“Britt…”
“Santana,
per favore! Lasciami concentrare!
“Mi sa
che avevi ragione tu.”
La cerimonia di
iniziazione ebbe luogo a porte chiuse, con sommo dispiacere di Santana, che
era molto curiosa di vedere come si svolgeva. Invece dovette
accontentarsi di
una fugace sbirciatina alla sala del Consiglio mentre Brittany ne
varcava la
soglia.
Poi la porta fu
chiusa, e Santana rimase fuori a
rodersi nei suoi pensieri.
Non sapeva cosa
fare. Non
aveva il coraggio di andare a cercare Carl. Non conosceva quella Terra,
dunque
non sapeva neppure dove recarsi per fare una passeggiata. Alla fine
tornò nella
sua stanza dove, inevitabilmente, si mise a rimuginare sulle pene
d’amore.
Sapere che Carl
aveva
già una donna la faceva soffrire, e versò anche
qualche lacrima da amante
disperata. Però quel dolore era anche immensamente dolce e Santana ci
si crogiolò senza ritegno. Improvvisamente amava
l’amore. E amava la sensazione
di essere innamorata.
L’idea
di dimenticare Carl perché era il compagno di Emma non la
sfiorò
neppure. Quel pomeriggio Santana chiuse gelosamente quei sentimenti
dentro di sé
e li alimentò di speranze e di sogni, di lieve disperazione
e di fugaci
esaltazioni.
La cerimonia di
iniziazione fu un successi. I membri del Consiglio del
Maghi rimasero profondamente colpiti da quella ragazzetta alta e magra
e dalla
sua prepotente forza magica.
Brittany
uscì dalla sala esausta, pallida e sudata, e da quel momento
maga. Ebbe in dono una veste blu che da allora non abbandonò
mai: una tunica
dal taglio simile a quella che indossava da novizia, ma ornata da
intricati
fregi verdi che culminavano in un enorme occhio spalancato sul ventre.
“Accidenti.
È davvero inquietante” commentò Santana.
Emma, Brittany e
Santana partirono quel pomeriggio stesso, dopo essersi
congedati da Marley e da Ryder.
Davanti
all’ingresso del palazzo, circondati dal fragore della
cascata,
Emma e Carl si abbracciarono amorevolmente.
Brittany e
Santana si erano allontanati di qualche passo quando la voce
del cavaliere sovrastò il rumore dell’acqua.
“Santana!”
La ragazza si
voltò.
“A presto! E tieniti in esercizio!”
Appena giunta a
casa, Santana iniziò a contare i giorni.
Angolo autrice:
Ciao a tutti e
scusate il ritardo. Ma almeno questo capitolo è
più lungo!
15 pagine… ci ho messo una vita LOOL
E’
stata una faticaccia.
Spero vi sia
piaciuto. Vi ricordo che sto scrivendo un’altra FF Brittana
se volete passare a dare una lettura veloce… e poi ho
iniziato una storia
originale Yuri, senza pretese :D
Non so
voi…. Ma come Santana anche io mi sarei innamorata di
Carl… cioè
guardatelo!
Avete
sentito di Dianna in Italia? Poteva anche avvertire però!
LOOL
Vorrei
ringraziare HeyLopez per l’aiuto, e inoltre la mia beta
Lu-dex :D
Vabbè vado! A presto…
Con
affetto,
Heya_Sister