Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: DominoB    20/04/2013    1 recensioni
Salve :) Questa è la mia prima ff, con tema Brittana.. spero vi piaccia!
******************
Santana è davvero strana. Nel Mondo Emerso sembra non esserci nessuno come lei: grandi occhi neri, orecchie appuntite, capelli neri. E' stata cresciuta da un armaiolo e vive in una dette tante città della Terra del Vento, giocando a combattere insieme a un gruppo di amici che l'ha eletta capo, in virtù della sua forza e agilità.
Per Santana tutto cambia improvvisamente quando la Terra del Vento viene attaccata dal Tiranno, che ha già conquistato cinque delle otto Terre che compongono il Mondo Emerso. E a Santana non rimane che una scelta: diventare un vero guerriero e difendere gli innocenti, contando solo su due alleati: Brittany, la giovane maga che diventerà il suo amore e, la sua spada si cristallo nero!
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 11

 

 

Erano passati due anni da quando Santana si era recata ai margini della Foresta per conoscere Emma e chiederle di accettarla come allieva. Due anni di studio, di crescita, di legami che erano andati rinsaldandosi. Primo tra tutti quello con Brittany: amica, confidente, complice e, finalmente, maga a tutti gli effetti.

La cerimonia di investitura doveva aver luogo presso il Consiglio dei Maghi, e sarebbe stata ancora più solenne, poiché Brittany aveva deciso di continuare i suoi studi per diventare consigliere.

Il Consiglio dei Maghi spostava la propria sede ogni anno, in modo che a turno ogni Terra avesse l’onore di ospitarlo, ed era composto dagli otto maghi più potenti di ciascuna delle otto Terre.

Era tutto quello che restava della democrazia del Mondo Emerso. Da quando il Tiranno aveva fatto la sua comparsa, capitava sempre più di frequente che tra le file dell’esercito ci fosse almeno un mago che imponeva incantesimi sulle armi o addirittura, nei casi più disperati, scendeva a combattere con la forza della sua magia.

 

Per Santana era il primo vero viaggio della sua vita. Non che fino ad allora fosse rimasta richiusa tra le mura di Lima: accompagnando Tanaka dai suoi fornitori aveva avuto modo di visitare altre torre della Terra del Vento, ma non si era mai allontanata per più di mezza giornata di viaggio. E al tramonto era sempre a casa.

Quella volta era diverso: avrebbero dormito all’aperto, camminato per leghe e leghe e infine sarebbero arrivato in una Terra che non aveva mai visto e di cui aveva sentito favoleggiare.

A questa prospettiva Santana si sentiva molto eccitata, e continuò ad esserlo per tutto il viaggio. Mentre le miglia scorrevano sotto i suoi piedi, o quando riposavano la sera intorno al fuoco, con le gambe doloranti e la mente svuotata dalla fatica, pensava che le sarebbe piaciuta una vita così, trascorsa di viaggio in viaggio, di Terra in Terra, vivendo mille avventure con la sua spada.

 

Brittany era di ben altro umore. Tutto compreso nel suo nuovo ruolo, non faceva che pensare alla sua imminente iniziazione. Non sapeva se fosse più forte il desiderio di essere presto maga o la paura del rito: da una parte temeva di non essere all’altezza, dall’altra non vedeva l’ora di ricevere l’investitura.

Poi c’era Emma, che aveva un comportamento davvero strano. Lei, in genere così misurata e imperscrutabile, era improvvisamente solare, serena, addirittura ridanciana. Santana aveva imparato a conoscerla e ad amarla, ma poche volte l’aveva vista mostrare così apertamente la propria la gioia. Sembrava che l’attesa di qualcosa la illuminasse di luce nuova, una luce che faceva risplendere la sua bellezza.

 

 

 

Giunsero in vista del confine al decimo giorno di marcia.

La Terra del Vento, seppur con qualche riserva, era considerata dalle Terre libere un territorio amico: il confine non era ancora sorvegliato e il passaggio di uomini, e in una certa misura anche di merci, non era sottoposto a controlli.

Santana camminava con gli altri, catturata come al solito dal suo mormorio interiore, quando la sua attenzione venne attirata da un’ombra enorme, troppo veloce per essere quella di una nuvola. Levò d’istinto lo sguardo al cielo e quel che vide la inchiodò sul posto, con la testa per aria e gli occhi colmi di meraviglia.

Poco sopra di loro volteggiava un drago. L’animale descriveva pigri giri nell’aria ferma del mattino e i raggi di sole trafiggevano le sue ali sottili. Era proprio come il drago della sua spada: stessa possanza, stesso vigore, stessa bellezza. Aveva finimenti e sella dorati ed era cavalcato da un uomo completamente ricoperto da una fulgida armatura.

Dopo un giro più ampio degli altri, il drago planò con delicatezza sull’erba, poco discosto dalla comitiva. Santana lo guardava con occhi spalancati, quasi volesse colmarsi la vista e il cuore di quello spettacolo. Non si accorse che, con slancio inconsueto, Emma era corsa contro il cavaliere. L’uomo smontò agilmente dal drago, si tolse l’elmo, prese la mano di Emma tra le proprie e ci posò un lungo bacio.

Emma sorrise. “Mio adorato.”

Il cavaliere rivolse alla maga uno sguardo complice. “Mi sembra un’eternità che non ci vediamo.”

Ed Emma, che di solito sosteneva lo sguardo di chiunque, e anzi costringeva gli altri ad abbassare il proprio, chinò gli occhi.

 

“Un drago! Hai visto? Un drago!”

L’esclamazione di Brittany riportò Santana tra i mortali. La giovane maga era entusiasta e si muoveva decisa verso quell’immenso animale.

Dopo un attimo di esitazione Santana si decise a seguirla. A mano a mano che si avvicinava al drago ne coglieva i dettagli: aveva penetranti occhi rossi, che la scrutavano minacciosi, e le sue ali erano ripiegate a coprire i fianchi maestosi, pulsanti di vita. Immobile come una scultura, di una scultura aveva la fierezza. Era verde chiaro, ma di un verde pieno di sfumature sorprendenti: ai lati della testa stemprava nel rosso, si scuriva sulla sporgenza della colonna vertebrale e nelle venature delle ali e si rischiarava sul petto imponente.

Santana si disse che non esisteva niente di altrettanto bello e forte, niente di così grandioso e possente: cosa doveva essere poterlo cavalcare, sentire il battito del suo cuore, solcare con lui il cielo…

Quando Brittany iniziò ad accarezzare il drago sul muso, il suo cavaliere si riscosse immediatamente. “Sta’ attenta, ragazza!”

“Non ti preoccupare” rispose Brittany senza fermarsi.

Il cavaliere rimase a guardare con circospezione, pronto a scattare al minimo segno di pericolo, ma si rese conto, non senza una certa sorpresa, che il suo drago era tranquillo. Anzi, era decisamente a suo agio.

Santana non resistette. Si avvicinò ancora un po’ e allungò a sua volta la mano. La voce di Emma gliela bloccò a mezz’aria.

“Tu no, Santana!” le ingiunse. “Un drago è devoto solo al suo padrone e non si lascia avvicinare da estranei. Brittany può farlo in virtù dei suoi poteri.”

Santana abbassò la mano, delusa: desiderava enormemente sfiorare quella creatura. I Cavalieri del Drago rappresentavano tutto ciò che lei avrebbe voluto essere. Erano guerrieri, i più forti del Mondo Emerso, e lottavano con le Terre libere contro il Tiranno. E poi volavano nel cielo in contatto telepatico con il loro drago, fusi in un’unica entità.

 

“Ragazzi, questo è Carl, generale dei Cavalieri del Drago, della Terra del Sole. Carl, lascia che ti presenti Brittany, mia allieva. E lei invece è Santana… Santana?”

Ora che aveva di fronte un vero drago, Santana non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Era completamente imbambolata, tanto che si rese conto a malapena che Emma stava parlando.

Una gomitata di Brittany la costrinse a sposare l’attenzione dal drago al cavaliere. E fu una folgorazione.

 

Carl era un uomo giovane, sebbene non proprio un ragazzo. Alto, imponente, di una bellezza che Santana credeva esistesse solo nelle statue. Sotto l’armatura si indovinava un fisico asciutto e forte come quello di un atleta. I capelli castani si avvolgevano in riccioli intorno al suo capo. Il volto era un ovale perfetto, le labbra ben disegnate e carnose, incurvate in un sorriso spavaldo, e gli occhi di un verde intenso. In quegli occhi c’era il colore della Foresta in primavera, il verde di tutti gli smeraldi del Mondo Emerso.

A Santana quel cavaliere parve bello, forte e coraggioso come un eroe. Si sentì improvvisamente arrossire e balbettò qualcosa, ma le sembrava che le parole le fossero fuggite in massa dalle labbra.

Carl sorrise alle due ragazze. “E’ un piacere conoscervi. Emma mi ha parlato tanto di voi” disse. “E devo proprio dirtelo, Brittany: non avevo mai visto nessuno accarezzare Gaart come fosse un gattino!”

Poi si rivolse di nuovo a Emma, e le strinse dolcemente un braccio. “E’ stato duro il viaggio?”

“Per nulla. Ci siamo divertiti. E’ una bella estate.”

“Non mi piace che tu vado in giro da sola con i tempi che corrono.”

“Sciocchezze!” disse lei con un cenno della mano. “Sai bene che so difendermi.”

“Comunque, ora sarò io a condurti fino al palazzo reale.”

Il cavaliere non aggiunse altro: nonostante la divertita protesta di Emma, Carl la prese in braccio e la depose galantemente sulla sella di Gaart in modo che cavalcasse all’amazzone.

“Per voi, ragazze, mi sono procurato due cavalli: un mio scudiero vi aspetta al confine.”

Santana ritrovò le parole tutto a un tratto:” Posso salire anch’io sul drago?”

“Mi dispiace, Santana, ma Gaart non sopporta più di due persone sul dorso.”

“E’ che… è così bello…” farfugliò Santana, e subito dopo si maledisse per non essersi morsa la lingua.

Carl rise di gusto. “Hai sentito, Gaart? E’ il tuo giorno fortunato!” Poi guardò con attenzione il fianco di Santana. “Piuttosto, la tua spada: quella sì che è bella.”

“Quale… quale spada?”

“Questa” disse il cavaliere e, accompagnando il gesto alle parole, toccò l’elsa della spada.

Non appena la mano di Carl le sfiorò il fianco, Santana si sentì le orecchie in fiamme.

“Emma mi ha detto che vuoi diventare guerriero: come tiri di scherma?”

Santana rivolse al cavaliere uno sguardo sperduto. “Chi, io?”

Brittany alzò gli occhi al cielo e mollò all’amica una seconda gomitata.

“Me la cavo” si decise a risponde la ragazza.

“Ottimo. Allora quando saremo a New Heaven, nel palazzo reale, ci scambieremo qualche colpo. Così mi farai vedere di cosa sei capace.”

Quindi Carl montò su Gaart, avvolse le braccia attorno al corpo di Emma e spiccò il volo.

 

A Santana parve di ritrovare il respiro dopo una lunga apnea.

Brittany le mise una mano su una spalla. “I cavalli ce li dobbiamo andare a prendere: meglio avviarci.”

“Certo, certo…” disse Santana riscuotendosi e cercando di ritrovare la calma.

 

 

Mentre cavalcano nel cuore della Terra dell’Acqua, Santana non fece che pensare a Carl. Persino Gaart si era eclissato al suo confronto.

Si chiedeva cosa le fesse preso: diamine, in fin dei conti nella sua vita aveva visto molti più uomini donne. E Carl non era altro che un guerriero, punto. Eppure, se ripensava a quegli occhi…

 

“Non fa per te” disse Brittany con un tono di voce quasi irritato.

“Come, scusa?”

“Cosa credi, che non mi sia accorta di come guardavi Carl? Uno sguardo, te lo giuro, davvero inappropriato” aggiunse infastidita.

Santana arrossì. “Ma… ma che cavolo dici? E come ti permetti, poi? Io stavo guardando il drago!”

“E dai, dì la verità alla tua cordiale nemica…”

“Io non guardavo Carl!” ribatté Santana risentita. “E’ che lui è un Cavaliere del Drago… e io voglio essere una guerriera… e poi il suo drago è bellissimo… e la sua armatura… le armi…” Quella patetica giustificazione morì in un balbettio.

“Guarda che non è mica uno scandalo se ti piace: è alto, imponente, forte. Ed è cavaliere, come a dire un eroe no? Certo che non ti si può neppure prendere un po’ in giro!”

“E a te piace?” chiese Santana curiosa.

“No. Non è il mio tipo” rispose la bionda con un sorrisetto ironico.

 

Santana strinse le briglie del suo cavallo e cercò di pensare ad altro. Ma se chiudeva gli occhi continuava a rivedere Carl, e il suo cuore accelerava i battiti.

Dopo qualche minuto di silenzio, Santana chiese a Brittany: “Tuo padre era scudiero di un cavaliere: che cosa sai dell’Ordine?”

 

“Il cavaliere che mio padre serviva cavalcava un Drago Azzurro: è un animale diverso, più piccolo, simile a un grosso serpente. Carl appartiene all’Ordine dei Cavalieri della Terra del Sole, un ordine antichissimo. I love draghi vengono allevati solo nella Terra del Sole, ma un tempo non era così: i draghi venivano da diverse Terre e i cavalieri non erano soggetti ad alcun potentato. Erano legati solo al proprio drago e all’Ordine e vivevano per lo più come mercenari, mettendo le loro capacità al servizio del miglior offerente. Durante la guerra dei Duecento Anni quasi ogni esercito contava tra le proprie file un Cavaliere di Drago.”

Santana ascoltava con attenzione.

“Quando si stabilì la pace, l’Ordine sembrò disperdersi. Alcuni cavalieri rimasero nella Terra del Sole per fondarvi l’Accademia, mentre altri abbandonavano il Mondo Emerso, varcando le correnti del Saar o attraverso il Grande Deserto. Da quando poi è iniziata la guerra con il Tiranno e tutte le Terre libere hanno unito i loro eserciti in un’unica grande armata, i Cavalieri di Drago sono impegnati più che altro come generali e comandanti di quelle truppe. Oggi sono al servizio del Consiglio dei Maghi. Questo è tutto quel che so. Comunque, posso darti un consiglio? Se fossi in te non penserei a Carl…”

 

Ma quelle ultime parole di Brittany furono gettate al vento.

Santana era già persa nello sguardo del Cavaliere di Drago.

 

 

 

Lo stupore crebbe a poco a poco. Parecchie leghe all’interno della Terra dell’Acqua non sembrava esserci alcuna reale mutazione nel territorio: ancora steppe, forse più verdi di quelle che circondavano Lima, ma pur sempre il solito, sconfinato, piatto oceano d’erba.

Poi, dal nulla, iniziarono a spuntare ruscelli. Sembravano emergere dalla terra come sangue che sgorga lento da una ferita. Dapprima non furono altro che rigagnoli, larghi quanto un braccio e poco profondi, ma ben presto presero ad allargarsi in corsi d’acqua più copiosi fino a confluire in veri e propri fiumi.

L’acqua divenne padrona assoluta del paesaggio: c’erano fiumi ovunque, e polle limpide, e ancora piccoli ruscelli che rigavano la terra come lacrime. I corsi d’acqua sembravano di cristallo: pesci multicolori facevano la gimcana tra i giunchi e lunghe alghe si piegavano al soffio lieve di correnti. Il colore dell’erba era di un’intensità accecante. Quel luogo era il regno del verde e dell’acqua: una terra pura, lavata da mille fiumi e adorna di migliaia di alberi.

 

Santana si guardava intorno a occhi sgranati. Le tornò in mente la visione che aveva avuto nella radura: forse era quella la Terra dove gli spiriti della natura manifestavano tutto il loro potere, il luogo dove le foreste si estendevano all’infinito.

“Chiudi la bocca, Santana” scherzò Brittany, ma anche lei era colpita da tutto quello splendore.

Lentamente comparvero anche i primi villaggi: sorgevano su isolette create dalle anse dei vari corsi d’acqua, e spesso si protendevano con palafitte fin sui fiumi. Sembrava che in quella Terra gli uomini avessero trovato il modo più simbiotico per convivere con una natura lussureggiante.

 

Brittany e Santana passavano di meraviglia in meraviglia, ma il meglio doveva ancora arrivare. Dopo mezza mattinata di trotto i due viaggiatori giunsero infine dinanzi al palazzo più straordinario che avessero mai visto.

Era una sorta di castello piuttosto massiccio, fatto di pietroni squadrati, che si sviluppava internamente sul ciglio di un’immensa cascata. L’ingresso principale si apriva proprio sulla parte centrale della cascata. Lì, davanti al castello, li attendevano Carl ed Emma.

 

 

 

I visitatori vennero accolti da alcuni paggi, che dettero loro il benvenuti e li scortarono nelle loro stanze, tutte affacciate a strapiombo sulla cascata.

La vista che si godeva dalla finestra era da mozzare il fiato: affacciandosi Santana non capì se quello che vedeva fossero le acque del lago o piuttosto il cielo che, per un qualche capriccio degli dei, avesse deciso di capovolgersi e scendere in terra.

Rimase lì, incantata, finché Emma non bussò alla sua porta: era arrivato il momento di conoscere i regnanti della Terra dell’Acqua.

 

Emma condusse Brittany e Santana nel cuore del palazzo reale: una sala perfettamente circolare, sormontata da un tetto semisferico di cristallo sul quale scorreva l’acqua della cascata.

Sembrava di stare in un altro mondo. Brittany e Santana, naso all’insù, non si stancavano di guardare il movimento dell’acqua che deformava e ridisegnava i contorni di quel che era fuori, tanto che quando Ryder e Marley fecero il loro ingresso furono quasi presi alla sprovvista.

 

Santana non aveva mai visto una ninfa dell’acqua. Marley camminava come trasportata da una brezza leggera e sembrava non toccare terra: era scalza e il suo corpo sottile era avvolto da una veste impalpabile. Aveva capelli trasparenti, simili ad acqua pura, che si dissolvevano lunghissimi nell’aria circostante dopo avervi descritto ampie volute. La regina della Terra dell’Acqua era una diretta emanazione della natura, una figlia prediletta.

Ryder la teneva per mano. Il re era un semplice umano: una certa delicatezza nei tratti lo faceva sembrare molto giovane, ma al braccio della ninfa sembrava uno dei soliti, grevi abitanti della terraferma.

 

Marley si rivolse a Emma:” Mia maga, sono lieta che tu torni a farci visita dopo una così lunga assenza. Il mio popolo e il Consiglio hanno bisogno della tua saggezza: circolano voci terribili e sento nel mio cuore che la potenza del Tiranno cresce sempre di più.”

A quelle parole il suo consorte le strinse la mano e la guardò con dolcezza.

“Ti ringrazio, regina” rispose Emma “ma sai bene che il mio contributo alle decisioni del Consiglio è poca cosa. Per questo ho condotto fin qui la mia miglior allieva, Brittany. Ho avuto modo di vedere e affinare le sue enormi capacità. E sono certa che sarà di grande aiuto al nostro mondo oppresso dalla tirannide.”

Ryder guardò Brittany con simpatia. “Credo che tu abbia ragione, Emma: forse questa giovane è ciò che il Consiglio attende da tempo, dal giorno in cui Kitty lo ha abbandonato. Una guida forte e sicura che sappia mostrarci la via per la libertà.”

La giovane maga si schiarì la voce. “Tutto quello che spero, per ora, è di poter dare il mio contributo alla lotta di tutte le Terre libere contro il Tiranno. Non so quali piani il destino abbia in serbo per me, ma sono lusingata della fiducia che voi tutti mi dimostrate.”

Mentre quel discorso si svolgeva, però, l’attenzione di Marley era tutta per Santana. La fissava con curiosità, tanto che la ragazza cominciò a sentirsi a disagio.

“Ma quella fanciulla al tuo seguito, Emma…” La regina non ebbe modo di continuare: uno sguardo di Emma la pregò di fermarsi.

Santana era confusa. Si domandò cosa stesse per dire la regina, e perché la guardasse così intensamente. Fu tentata di chiedere spiegazioni a Emma, ma la compagnia si era già sciolta e ciascuno prendeva posto alla lunga tavola apparecchiata al centro del salone.

 

Santana seguì gli altri, ancora pensierosa, finché la vista della grande tavola imbandita non spazzò via ogni riflessione. Era rimasto solo un posto libero, e quel posto era accanto a Carl.

Santana sentì un sussulto allo stomaco. Il cuore iniziò a batterle con forza e per un attimo temette che quel pulsare fosse percettibile anche dagli altri commensali. Si avvicinò al suo posto con artificiosa compostezza, ma non appena fece per spostare la sedia Carl le rivolse un sorriso luminoso.

Maledette orecchie, pensò Santana, sentendosele in fiamma. E maledette ginocchia. Perché diavolo state tremando?

Brittany, che era seduta proprio di fronte a lei, si sentì infastidita, ma cercò di non farlo vedere.

All’altro fianco di Carl c’era Emma. Per tutta la durata del pranzo parlò con Ryder e Marley della guerra e del Tiranno. Solo di rado si girava verso il cavaliere, ma lui non le risparmiava alcuna premura. Le versava da bere, le sorrideva e di tanto in tanto le sfiorava il ginocchio sotto la tovaglia.

 

Santana cercò di mantenere la calma. Piantò gli occhi nel piatto e si mise a mangiare di fretta e furia. Non gustava il sapore del cibo. Non partecipava alla conversazione. Percepiva solo la presenza del cavaliere al suo fianco. Le faceva lo stesso effetto di stare accano al fuoco. E poi sentiva il suo profumo: non una fragranza particolare, il semplice odore della sua pelle. Si, accanto al fuoco, a testa in giù.

 

Nonostante i suoi sforzi, tuttavia, Santana non riuscì a evitare Carl e il suo sguardo per tutto il pranzo.

“Ebbene, vuoi rivelarmi il tuo segreto?”

Santana deglutì troppo in fretta il boccone che stava masticando, ci versò sopra un’abbondante razione d’acqua e si voltò verso il cavaliere con l’aria dell’agnello che va incontro al lupo.

“Quale… quale segreto?”

“Quello della tua spada, intendo. Da dove arriva un’arma così bella?”

“Da dove arriva?”

Carlo scoppiò a ridere. “Senti un po’, ma tu rispondi sempre alle domande con altre domande?”

“Si. Cioè, no. Non sempre. A volte.”

“Ho capito, non vuoi rivelarmi il nome del tuo armaiolo di fiducia. Ma è giusto così. A ogni guerriero il suo mistero.”

Santana borbottò un “Certo, esatto…” finché la voce provvidenziale di Emma non interruppe quella patetica conversazione.

“Santana, Brittany ha bisogno di un assistente per questa notte. Resterà in meditazione per prepararsi alle prova di domani e ci vuole qualcuno non del tutto digiuno di magia che la aiuti. Ho pensato a te. Che ne dici?”

Santana non vedeva l’ora che quel supplizio di pranzo terminasse. “Si, si. Certo. Lo farò con piacere.”

“Vorrà dire che dovremo sbrigarci nel pomeriggio a tirare di spada” concluse Carl. E le orecchie di Santana ebbero un’ultima, definitiva vampata.

 

 

 

Terminato il pranzo Ryder e Marley si congedarono e gli ospiti si ritirarono. Percorrendo il lungo corridoio che li conduceva alle loro stanza, Brittany si mise a punzecchiare Santana.

“Allora?”

“Allora cosa?”

“Sei pronta a un bel sonno ristoratore?”

“Certo. Perché?”

“No, niente. E’ che stanotte ci spetta una lunga veglia, per cui ci conviene riposarci un po’ adesso. E non vorrei che tu, con tutti i pensieri che hai…”

Santana si indispettì. “Guarda che mi farò il sonno più placido della mia vita. Non ho proprio nessun pensiero.”

Brittany sorrise. “Meglio così. Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi.”

Santana aprì la porta della sua stanza e la richiuse sul naso all’amica.

 

Se quel pomeriggio Santana avesse bussato alla porta di Brittany non sarebbe stata una novità. In più d’occasione era capitato che, durante le lunghe notti passate nella casa sul limitare della Foresta, Santana mettesse da parte il suo orgoglio e andasse a cercare l’amica.

Le era successo spesso di avere incubi simili a quello della prima notte nella Foresta e di sentire nel sonno mille voci cariche di disperazione.

Da quei sogni si svegliava terrorizzata. Le prime volte era rimasta a piangere nel buoi, ma una notte si era fatta coraggio e si era risolta ad andare da Brittany. Da allora si era sempre appoggiata all’amica per superare quei momenti spaventosi, anche se non gli aveva mai svelato la natura dei suoi incubi.

Quel pomeriggio, però, Santana non ebbe bisogno di Brittany: semplicemente non riuscì a chiudere occhio.

 

Carl le aveva dato appuntamento per qualche ora più tardi e lei non riusciva a pensare ad altro. Stava per affrontare un Cavaliere di Drago, ovvero uno dei più forti combattenti del mondo: era giunto il momento di provare se aveva davvero la stoffa del guerriero. Ma non era solo quello che la tormentava. E se davvero Brittany avesse ragione e mi fossi innamorata? , si chiedeva. L’eventualità le sembrava assai poco dignitosa: i guerrieri combattono, non si perdono in romanticherie.

Ciò nonostante, continuò a pensare a Carl e al modo in cui le aveva sorriso quando si era seduta a tavola.

 

 

 

Sebbene non fosse addormentata, l’ora del combattimento la colse di sorpresa: lo scudiero di Carl, un ragazzetto più piccolo di lei, venne a bussare alla sua porta per condurla nella sala d’armi del palazzo.

Il cavaliere la attendeva già pronto per il duello. Fermo al cento della sala, coperto eccetto che per il capo dalla sua armatura dorata, aveva un’espressione del tutto diversa da quella di qualche ora prima. Il sorriso gli era scomparso dalle labbra e nei suoi occhi si leggeva una concentrazione assoluta.

Di fronte a quell’uomo Santana si sentì piccola e spaesata. Ebbe la tentazione di scappare a gambe levate, ma si trattenne, ripetendosi che la prima dote di un guerriero è il coraggio.

“Non hai di che proteggerti il corpo?” le chiese Carl appena la vide.

“No. È che in realtà non ho mai combattuto. Sul serio, intendo” rispose Santana.

“Poco male. Vorrà dire che avrai dalla tua agilità.”

Santana annuì con aria sicura, ma aveva un nodo alla gola che non andava né su né giù e la mente ingombrata di pensieri.

“In guardia” intimò Carl.

 

E Santana non seppe più che fare.

Cercò di calmarsi e di ripassare tutto quel che aveva imparato sull’arte delle armi nella sua breve vita, quindi si dispose all’attacco.

L’assalto di Carl fu travolgente e inatteso: combatteva di forza, mirando scopertamente a stancare e confondere l’avversario. Ebbe gioco facile: Santana era terrorizzata, confusa e poco concentrata. Come se non bastasse, non riusciva a staccare gli occhi dal volto di Carl. Le sembrava che il mondo finisse e iniziasse da quell’uomo, che con movimenti precisi avanzava verso di lei con la spada in pugno.

Santana iniziò a retrocedere subito. Non riuscì a organizzare nemmeno mezzo assalto: dopo un paio di battute la spada le volò via di mano e lei cadde rovinosamente a terra.

Carl la guardò stupito. “Bè? Vuoi combattere o cosa? Non mi dirai che è tutto ciò che sai fare!”

Santana sentì che stava per piangere.

“Emma mi ha detto che sei brava. Non avere paura. Fammi vedere di cosa sei capace.”

Non pensare a niente. Combatti. Combatti e basta! Santana si alzò, decisa a fare sul serio. Chiuse gli occhi. Svuotò la mente. Chi ti sta davanti, Santana? Un nemico. Nient’altro che un nemico. È bello, certo, e forse te ne stai innamorando. Ma questo non ha nulla a che fare con il combattimento. Del resto, vuoi far colpo su di lui? E allora dimostragli quanto sei brava con la spada. Perché se brava, lo sai. Tu sei brava. Devi solo farglielo vedere.

Santana restò a occhi chiusi finché non sentì il colpo di Carl che calava su di lei. Solo allora fu pronta per iniziare davvero. Lo schivò all’ultimo momento con uno spostamento laterale e iniziò a prendere confidenza con lo spazio in cui si muoveva. Non parava, non assaltava. Si limitava a schivare con precisione ogni colpo di Carl.

Chiuse di nuovo gli occhi e ascoltò il ritmo dei passi del suo avversario. Ne indovinò la cadenza, capì quali erano i suoi movimenti abituali. Poi iniziò ad attaccare.

 

Il punto debole di Carl era la prevedibilità: aveva una tecnica impeccabile ma proprio per questo scontata. In breve tempo Santana fu in grado di anticiparne le mosse. Allora iniziò a muoversi con velocità. Parò ogni singolo colpo. Prese ad attaccare con ampi fendenti dall’alto, costringendo Carl a indietreggiare. Poi fece un paio di finte e si portò molto vicino all’avversario, costringendolo a levare in alto la spada. Era quello che lei aspettava: si piegò sulle ginocchia e si accinse a colpire dal basso.

Ma il cavaliere non era tanto sprovveduto.

Santana non aveva notato che da un po’ teneva la spada con una mano sola. Carl aveva una mano libera e con quella, in un lampo, le afferrò il braccio torcendole il polso: era disarmata.

Rimasero in quella posizione per qualche istante, immobili e ansimanti. Tutto a un tratto Santana fu consapevole di essere a un soffio dalle labbra di Carl. Arrossì, si liberò e con un balzo riguadagnò la distanza di sicurezza.

Carl si deterse il sudore dalla fronte. “Allora Emma aveva ragione!”

Santana trattenne un sorriso d’orgoglio. Combattere con quell’uomo le piaceva. Non era affatto prevedibile. Era preciso. Aveva la capacità di restare lucido. Ed era pronto a tutto pur di vincere.

“Pronta a ricominciare?” le chiese Carl.

Santana aveva superato la paura. “Non chiedo di meglio.”

 

I due contendenti passarono il pomeriggio in esercizio, combattendo ininterrottamente. Santana si sentiva libera e felice: non pensava a nulla, il suo corpo scattava preciso e sembrava muoversi autonomamente. La grinta e la foga dello scontro la inebriavano, e più combatteva e più si sentiva eccitata. Non si accorse nemmeno che Brittany li aveva raggiunti e li osservava da un angolo.

Alla fine si sedettero sul pavimento, la schiena appoggiata alla parete, sudati e sfiniti.

“Con chi ti alleni di solito?” chiese Carl.

“Con nessuno.”

“Come sarebbe a dire ?”

“Bè, sai… Brittany con la spada è un disastro…”

“Allora ascolta, Santana. Ho una proposta da farti. Tu hai un talento naturale che non va sprecato. Emma spesso viene a trovarmi. Vorrei che venissi anche tu e ti facessi allenare da me.”

A Santana parve che il cuore le si fermasse.

Si immaginò di trascorrere insieme a Carl migliaia di pomeriggi come quello, e magari altri ancora passati solo a parlare. Traboccante di gioia, cercò di mascherare l’emozione assumendo un’aria navigata. “Per me… sì, credo che per me possa andare.”

Carl rise di gusto. Poi le tese la mano e l’aiutò a rialzarsi.

Fu così che Santana iniziò la sua carriera di guerriero.

 

Non vedeva l’ora di raccontare tutto a Brittany, ma ebbe la sorpresa di vedersela davanti appena uscita dalla sala d’armi, nera in volto.

“Brittany, non sai cosa mi ha appena…”

Brittany non la lasciò proseguire. “Lo so, invece. E permettimi di idre che ti stai mettendo nei guai.”

“Ma che diavolo dici?”

“Santana, non farti venire strane idee su Carl.”

“Oh, insomma. Ancora? Ma allora è un chiodo fisso!”

“Guarda che qui se c’è qualcuno con un chiodo fisso sei tu.”

La ragazza sbuffò. “E se anche fosse?”

“Santana…”

Ti lamenti sempre che sembro un ragazzo. Se mi sono presa una cotta significa che non ho scordato qual è il dovere di una brava signorina…”

“Santana, ascoltami...”

“… Trovare qualcuno che la sposi!” concluse Santana con un sorriso smagliante.

“Senti, Santana. Voglio essere chiara con te. Carl ama Emma. Ed Emma ama lui.”

Il sorriso scomparve lentamente dalle labbra della fanciulla.

“Mi dispiace. Non so come hai fatto a non accorgertene. Ma è così, credimi.”

Tutto a un tratto Santana si sentì immensamente stupida. Già, come aveva fatto a non accorgersene? Era chiaro come il sole. La gioia di Emma durante il viaggio. Il loro incontro. La mano di Carl sul ginocchio di lei durante il pranzo.

Santana non disse una parola. Strinse l’elsa della spada e si diresse verso la sua stanza a testa alta.

 

 

La notte prima dell’iniziazione di Brittany fu lunga e insonne.

Santana assistette l’amica con premura. Cercò di non pensare a niente e di starle vicina, ma verso le prime luci dell’alba non resistette più. “Britt, posso farti una domanda?”

“Dimmi.”

“Sei mai stata innamorata?”

“Bè… credo di sì” disse guardandola negli occhi.

“E com’è?”

“Non è uguale per tutti, ma in generale pensi di continuo alla persona che ti piace, appena la vedi ti si chiude lo stomaco, ti batte forte il cuore… roba del genere, insomma. Possibile che tu non lo sappia?”

Brittany conosceva bene quelle sensazioni.

“Britt…”

“Santana, per favore! Lasciami concentrare!

“Mi sa che avevi ragione tu.”

 

 

La cerimonia di iniziazione ebbe luogo a porte chiuse, con sommo dispiacere di Santana, che era molto curiosa di vedere come si svolgeva. Invece dovette accontentarsi di una fugace sbirciatina alla sala del Consiglio mentre Brittany ne varcava la soglia.

Poi la porta fu chiusa, e Santana rimase fuori a rodersi nei suoi pensieri.

Non sapeva cosa fare. Non aveva il coraggio di andare a cercare Carl. Non conosceva quella Terra, dunque non sapeva neppure dove recarsi per fare una passeggiata. Alla fine tornò nella sua stanza dove, inevitabilmente, si mise a rimuginare sulle pene d’amore.

Sapere che Carl aveva già una donna la faceva soffrire, e versò anche qualche lacrima da amante disperata. Però quel dolore era anche immensamente dolce e Santana ci si crogiolò senza ritegno. Improvvisamente amava l’amore. E amava la sensazione di essere innamorata.

L’idea di dimenticare Carl perché era il compagno di Emma non la sfiorò neppure. Quel pomeriggio Santana chiuse gelosamente quei sentimenti dentro di sé e li alimentò di speranze e di sogni, di lieve disperazione e di fugaci esaltazioni.

 

La cerimonia di iniziazione fu un successi. I membri del Consiglio del Maghi rimasero profondamente colpiti da quella ragazzetta alta e magra e dalla sua prepotente forza magica.

Brittany uscì dalla sala esausta, pallida e sudata, e da quel momento maga. Ebbe in dono una veste blu che da allora non abbandonò mai: una tunica dal taglio simile a quella che indossava da novizia, ma ornata da intricati fregi verdi che culminavano in un enorme occhio spalancato sul ventre.

“Accidenti. È davvero inquietante” commentò Santana.

Emma, Brittany e Santana partirono quel pomeriggio stesso, dopo essersi congedati da Marley e da Ryder.

Davanti all’ingresso del palazzo, circondati dal fragore della cascata, Emma e Carl si abbracciarono amorevolmente.

Brittany e Santana si erano allontanati di qualche passo quando la voce del cavaliere sovrastò il rumore dell’acqua.

“Santana!”

La ragazza si voltò.

“A presto! E tieniti in esercizio!”

 

Appena giunta a casa, Santana iniziò a contare i giorni.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ciao a tutti e scusate il ritardo. Ma almeno questo capitolo è più lungo! 15 pagine… ci ho messo una vita LOOL

E’ stata una faticaccia.

Spero vi sia piaciuto. Vi ricordo che sto scrivendo un’altra FF Brittana se volete passare a dare una lettura veloce… e poi ho iniziato una storia originale Yuri, senza pretese :D

Non so voi…. Ma come Santana anche io mi sarei innamorata di Carl… cioè guardatelo!

https://www.google.it/search?hl=it&gs_rn=9&gs_ri=psy-ab&cp=11&gs_id=3&xhr=t&q=john+stamos&bav=on.2,or.r_qf.&bvm=bv.45175338,d.d2k&ion=1&um=1&ie=UTF-8&tbm=isch&source=og&sa=N&tab=wi&ei=L_tqUe67FKyR7AaXsYDgAw&biw=1920&bih=979&sei=RvtqUe60MJOS7AaFq4DoAw#imgrc=SSr6ybEA6orpaM%3A%3BJOiBMps5DyIwwM%3Bhttp%253A%252F%252Fimages5.fanpop.com%252Fimage%252Fphotos%252F25400000%252FJohn-Stamos-john-stamos-25480750-1819-2560.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.fanpop.com%252Fclubs%252Fjohn-stamos%252Fimages%252F25480750%252Ftitle%252Fjohn-stamos%3B1819%3B2560

 

Avete sentito di Dianna in Italia? Poteva anche avvertire però! LOOL

Vorrei ringraziare HeyLopez per l’aiuto, e inoltre la mia beta Lu-dex :D

Vabbè vado! A presto…

Con affetto,

Heya_Sister

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: DominoB