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Autore: _ayachan_    09/11/2007    3 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-15


Capitolo quindicesimo

Nine tails’ tale









Allora... era questo ciò che si provava.


Niente caldo, né freddo.
Non c’era dolore.
Non c’era sofferenza.
Nemmeno rimpianto.
Ma neanche gioia.
Era... il nulla più assoluto.
Circondato da un candore accecante, non ricordava nemmeno il suo nome.
E’ questo il momento della morte?” si chiese. “Anche Gaara l’avrà provato?”
Chi era Gaara?
Non importava.
Ora doveva attendere, forse.
Ma per quanto?
Abbassò lo sguardo su una mano, che non avrebbe saputo dire di chi fosse.
Era bianca, traslucida. Sul punto di scomparire.
Ah, meno male; non doveva aspettare troppo a lungo.
Però... c’era qualcosa che lo disturbava.
Un fastidio sottile, un disturbo che increspava le acque del nulla.
C’era qualcosa che doveva ricordare.
Qualcuno.
Dei nomi, dei volti si susseguivano ai margini della sua coscienza, inafferrabili...
Un simbolo, una foglia.
Occhi neri.
Occhi verdi.
Una parola, fratello.
Un sospiro di piacere, profumo di pesca...
Un ringhio.
Code che frustano l’aria.
...Io te l’ho sempre suggerito...”
Si voltò di scatto, seguendo l’eco della voce che aveva invaso il suo universo di nulla.
Ogni altro suono era scomparso, ogni altra sensazione si era spenta.
C’era solo quel mormorio gorgogliante, quelle parole indefinite che lo facevano sentire strano...
...Cos’era?
Paura?
Ma anche... sollievo.
Un timore in qualche modo familiare.
...Quanto sei debole, ragazzino...”
Voleva continuare a sentire quella voce, anche se non sapeva a chi appartenesse.
Non voleva perderla...
...Ma anche lei si stava allontanando.
...E’ tutto buio...!”
Il candore uniforme iniziò a corrompersi.
Macchie grigie, come muffa, presero a crearsi tutt’attorno a lui.
Si guardò nuovamente le mani; ora il suo sguardo le attraversava.
Ahh... ci siamo” pensò, e ogni emozione si annullò.
Chiuse gli occhi, in attesa.
E all’improvviso ci fu un sussulto nel suo mondo vuoto.
Risollevò le palpebre, senza capire, e si accorse che il nulla si era... riempito.
Ora attorno a lui c’era una foresta.
Alberi, foglie, insetti... ogni più piccolo particolare era replicato perfettamente. Anche il profumo dell’erba e della pioggia caduta di recente.
Quel luogo gli era in qualche modo familiare, ma non avrebbe saputo dire perché né quando lo aveva visto.
Cosa è successo?” si chiese, senza muoversi.“Cos’è questo?”
Voci.
A breve distanza.
...Gli sembrava di conoscerle.
Con insolita curiosità si fece largo tra i cespugli, fino a intravedere una sagoma nel folto. Si fermò, in attesa, in un punto da cui fosse impossibile scorgerlo.
L’uomo, perché di un uomo si trattava, indossava un mantello nero e aveva capelli lisci e sparati dello stesso colore. Sembrava parlare con qualcosa che stringeva tra le dita.
«Di nuovo?» chiese il qualcosa, con voce bassa e gorgogliante.
«Ti dispiace?» ribatté l’altro, ironico.
Un ringhio basso in risposta.
«Ora esci e devasta il villaggio» proseguì l’uomo, questa volta duro. «In fondo sei il mio animale domestico...»
L’attimo seguente ci fu una luce accecante, un lampo e un rombo basso.
Una folata di vento frustò il suo viso, costringendolo a coprirsi con le mani, e sentì un brivido nel momento in cui un chakra anomalo, malvagio, gli lambì e braccia.
Cos’è?” si chiese con una stretta allo stomaco.
Quando riuscì a riaprire gli occhi, dovette alzarli molto più su per capire... e vide un essere che andava al di là di ogni suo peggiore incubo: una volpe, immensa e terribile.
Il pelo rossiccio era ispido, una sua zampa più grande di un uomo, le zanne acute e lucenti... e... aveva nove code. Ad ogni loro movimento l’aria vibrava, il terreno tremava.
Cos’è questa mostruosità?” si chiese con un brivido. “E chi ha osato evocarla?”
Istintivamente riabbassò gli occhi sull’uomo che parlava prima, e lo vide guardare verso l’alto. Il suo volto era coperto da una maschera arancione, stranamente familiare.
«Vai» ordinò. «Io mi occuperò di un’altra faccenda...»
Con un ruggito – di rabbia o cosa? – la volpe affondò gli artigli nel terreno e spiccò un balzo.
L’uomo ammantato di nero rimase fermo ancora un istante... poi portò due dita sotto il mento e scomparve in uno sbuffo di polvere.

All’improvviso si ritrovò molto più in alto.
Un sussulto gli fece perdere l’equilibrio, e istintivamente si aggrappò a ciò che aveva di più vicino. Con sconcerto, si rese conto che stava stringendo spessi peli caldi e rossicci. Abbassò lo sguardo... e si rese conto con orrore di essere sulla testa della volpe, tra le sue orecchie.
Ma che...?!” si chiese, mentre un secondo balzo dell’animale rischiava di catapultarlo a terra.
Si costrinse a guardare avanti, per avere almeno un’idea di quanto stava succedendo, e vide a breve distanza alte mura, che da quell’altezza sembravano poco più di un recinto da giardino. Più oltre, su una grande parete, erano scolpiti quattro volti di pietra; quello più a destra sembrava molto recente... guardandolo, inspiegabilmente avvertì una stretta allo stomaco.
Gli uomini sulle mura, formiche da lassù, videro la volpe e presero ad agitarsi. Il suono di una campana si diffuse per l’aria, accompagnato dopo un istante da un ruggito. E quella volta fu sicuro di capire che era di ebbrezza.
Dal grande portone del villaggio presero a sciamare uomini, che lui riconobbe in qualche modo come ninja. La volpe smise di avanzare, e snudò le zanne in un ghigno.
Con un attimo di ritardo, lui si rese conto che stava per finire nel mezzo di uno scontro di proporzioni epiche. Il primo kunai volò fin lassù, costringendolo a chinarsi bruscamente, e per un attimo ponderò l’idea di saltare a terra. Gli occhi gli caddero verso il basso. Decise immediatamente di lasciar perdere.
Ma restare in equilibrio sulla testa frenetica della volpe non era così facile. Dovette aggrapparsi alle setole ruvide con tutte le sue forze, e spesso le sue mani persero la presa, scivolarono. Rischiò di cadere fino al muso, ma all’ultimo istante si afferrò a un ciuffo robusto.
Dal basso sentiva provenire grida e ordini. Gettò un’occhiata per un istante, e nella confusione riuscì a distinguere solo il sangue. Vicino alle mura, un bambino ferito trasversalmente sul naso veniva trascinato via urlante. Guardandolo, avvertì una leggera fitta di nostalgia e dolore... e una consapevolezza improvvisa lo colse: da qualche parte, nel villaggio, un neonato attendeva un destino che avrebbe odiato per sempre.
Ma chi era quel bambino, che ancora non poteva capire o pensare e che nonostante tutto gli creava una sorta di ansia nel petto?
Dal basso gli giunse una voce più acuta delle altre: «E’ arrivato il quarto Hokage!»
Istintivamente alzò lo sguardo, alla ricerca di una figura che non sapeva nemmeno come fosse... Senza conoscerne la ragione, sentiva che era importante che vedesse.
Ed ecco, in lontananza, un rospo enorme con una spada al fianco... e sulla sua testa, tra gli occhi, un uomo.
Da quella distanza poteva solo vederne i capelli, biondi e scompigliati... ma smise di respirare.
Perché?” si chiese. “Chi è questa persona...?”
La volpe ringhiò, vedendolo. Le sue code frustarono l’aria, abbattendo segmenti di foresta, e i ninja ai suoi piedi si allontanarono veloci.
Quale uomo poteva da solo affrontare un simile mostro?
Morirà!” realizzò angosciato, mentre la volpe spiccava un balzo verso di lui.
E si accorse che non voleva che ciò accadesse.
«Fermati!» gridò, serrando le dita attorno a una delle lunghe orecchie. «Lascialo stare!»
Ma la sua voce non sembrava risuonare. Era come... se la sentisse solo lui.
In un attimo di orrore puro, alzò gli occhi... e vide che ormai erano praticamente davanti alla persona che i ninja avevano chiamato ‘quarto Hokage’.
Da un lato lui, tra le orecchie della volpe, ritto in piedi; dall’altro l’uomo biondo, fermo tra gli occhi del rospo.
Lo vide congiungere le mani sotto il mento... e si accorse che i suoi occhi erano di un azzurro infinitamente intenso.
Duri come diamante.
E offuscati dalle lacrime.
La volpe mosse la testa all’improvviso, e la sua mano perse la presa.
Mentre cadeva verso il basso, si sorprese a soffrire. Per il destino di quell’uomo, e per quello di un bambino che non conosceva... e vide le lacrime, le proprie lacrime, brillare nell’aria.
La volpe lanciò un ruggito di rabbia.

Non toccò mai il suolo.
All’improvviso fu altrove, presumibilmente all’interno del villaggio, in piedi accanto all’uomo mascherato che aveva evocato la volpe. In quel momento era fermo in un vicolo, nascosto, e osservava un’abitazione lussuosa.
Davanti all’ingresso un bambino sui cinque anni sedeva sul patio, leggendo un rotolo con espressione intenta.
La porta si aprì improvvisamente, e ne uscì una donna dai lucenti capelli neri, con in braccio un neonato addormentato.
«Itachi, vieni dentro!» disse in fretta, afferrando il bambino che leggeva per un braccio.
Quello alzò gli occhi color dell’ossidiana, per nulla turbato.
«Yondaime sta per vincere» commentò atono.
«Tu vieni dentro!» insisté la madre.
Il bambino finì per lasciarsi trascinare all’interno... ma un attimo prima che la porta venisse richiusa, puntò gli occhi verso l’uomo mascherato.
Ne era sicuro: lo aveva notato.
In quell’istante un ruggito dilaniò l’aria.
L’uomo mascherato voltò la testa di scatto, e lui lo imitò.
In lontananza, la volpe agitò un’ultima volta le sue code nel cielo... e poi si disfece in mille e mille bolle di chakra, che sembrarono sfumare nell’aria. Le vide vorticare per un breve istante, e poi sfrecciare via più veloci del suo sguardo.
Cercò con gli occhi il grande rospo e il ninja che lo guidava... ma non li vide.
«Maledizione...» imprecò l’uomo mascherato al suo fianco. Estrasse da una tasca un rotolo bianco, lo aprì e vi premette le dita. Dalla carta si sollevò un filo di fumo, e un complesso intreccio di segni scarlatti... che a un tratto smisero di formarsi, lasciando il disegno incompleto.
«E questo cosa vuol dire?» si chiese l’uomo mascherato.
Poi, facendo schioccare la lingua, portò due dita sotto il mento e scomparve.

Gli attimi seguenti furono molto confusi: ci fu un vorticare di immagini indistinguibili, e ruggiti e gemiti di rabbia e dolore nelle sue orecchie.
Intravide una stanza scura. Molti visi.
Sentì il pianto di un bambino... e per una frazione di secondo, gli parve di intravedere un neonato dai capelli biondi. Attorno al suo ombelico c’erano segni di sangue.
Ma la scena tornò confusa, indefinita.
A un tratto ci fu una foresta. La voce dell’uomo mascherato, e il suo viso... quegli occhi rossi, dallo strano disegno.
«Sei mia»
Un altro ruggito.
Sofferenza.
Prigionia...
E poi, d’improvviso, di nuovo il candido nulla in cui si era trovato prima.
Si accorse che le lacrime scendevano ancora dai suoi occhi, e si rese conto che non riusciva a spiegarselo...
Tese le mani avanti a sé, sperando di vederle quasi trasparenti... ma tutto ciò che vide fu la pelle bianca... e una goccia scarlatta.
Poi un’altra. E un’altra ancora.
Alzò lo sguardo, e vide larghe chiazze di un rosso scuro e denso allargarsi nel bianco, malsane, tiepide... come sangue.
Cadevano su di lui a gocce spesse, sul suo viso, sui suoi capelli... e non scivolavano, ma si fermavano, lo ricoprivano.
Cosa sta succedendo?” si chiese, mentre il suo cuore accelerava, e le sensazioni tornavano a riempirlo come un’ondata di piena.
Spalancò gli occhi azzurri, a corto d’aria, e una voce gorgogliante invase l’ambiente.
...Finalmente sarò libera” riecheggiò. “Il tuo corpo sarà mio... e dietro le sbarre ci sarai tu”
Dalle oscure profondità del suo limbo si sollevarono sbarre d’acciaio davanti a lui. Pareti di cemento lo circondarono su tre lati, mentre il sangue gli bruciava la pelle e gli impediva di muoversi.
Con orrore, vide la sua prigione prendere forma.
Ringrazia tuo padre per questo, ragazzino...” ghignò la voce della volpe. “Ringrazia il quarto Hokage, Naruto Uzumaki...”
L’immagine dell’uomo biondo sul capo del rospo si impose prepotente alla sua testa.
Suo padre...
Yondaime...
Ma certo... ogni cosa tornava al suo posto... le sensazioni, le persone... quindi aveva visto un ricordo della volpe? Aveva partecipato alla battaglia in cui suo padre era morto?
E lo aveva visto... piangere.
Aveva visto sé stesso bambino.
Aveva visto il maestro Iruka...
...Suo padre... aveva dato la vita per salvare tutte quelle persone...

...Lasciò che il sangue lo ricoprisse.
Chiuse gli occhi.






Madara attendeva.
Era un uomo paziente.
Aveva aspettato per secoli qualcuno come Itachi Uchiha... aveva aspettato diciotto anni per riavere Kyuubi... ora avrebbe pazientato due minuti.
Era questione di poco, pochissimo tempo... e già stringeva in mano il rotolo per l’evocazione, quello che conteneva anche il chakra malvagio che Yondaime non aveva sigillato in Naruto.
All’epoca il quarto Hokage aveva diviso l’essenza della volpe, separando Yin e Yang che la componevano, e aveva conservato la parte cosiddetta buona, quella che non avrebbe potuto danneggiare il suo straordinario bambino. Il figlio che un giorno l’avrebbe governata, che sarebbe stato al livello di Madara...
Un ghigno si disegnò sul suo volto devastato.
Sogni.
Soltanto illusioni... nessun uomo comune sarebbe mai stato al livello di un possessore di sharingan.
Il rotolo iniziò debolmente a scaldarsi tra le sue dita. Lo guardò, sorridendo, e vide sbiadire il disegno che lo copriva per metà, fino a scomparire del tutto.
Spostò l’unico occhio sul corpo di Naruto, sull’addome ora bianco... e lo vide sussultare impercettibilmente.
«Ci siamo...» mormorò.
Le palpebre abbassate fremettero.
Le sue labbra si dischiusero, nel rantolo di un respiro.
E all’improvviso aprì gli occhi.
Occhi scarlatti.
Si alzò a sedere con un unico movimento fluido, e la sua testa ricadde mollemente sul petto.
Il coprifronte che gli cingeva il capo si slacciò, scivolando sulle sue ginocchia, e i capelli gli caddero sugli occhi.
Non lo raccolse.
Era il simbolo della Foglia, ciò in cui credeva, ciò per cui avrebbe dato la vita...
...Eppure non lo raccolse.
Sputò un grumo di sangue.
«...Non avrai mica intenzione di mantenere questa ridicola forma?» chiese Madara, con una punta di impazienza nel tono. «Dove sono le code?»
Kyuubi inclinò la testa di lato fino a guardarlo.
Ghignò, snudando le zanne acuminate.
«Chi ne ha più bisogno?» chiese.
La sua voce era un gorgoglio basso e roco...








Nel prossimo capitolo:

Alzò lo sguardo, seguendo la traccia del suo chakra, e lo sentì provenire dal tetto su cui si affrontavano gli Uchiha. Corrugò la fronte indispettito: era stato messo al secondo posto?
Da Kyuubi?
Stava per seguirla e riprendere da dove si era interrotto... quando una voce sconosciuta lo chiamò, con il nome sbagliato:
«Obito?»
Abbassò lo sguardo infastidito, e incontrò...
...l’occhio che gli mancava.














*      *     *   *    ȣ    *   *     *      *

Spazio autore

Ebbene sì.
L'ho fatto.
Mi sono azzardata a spaziare nel passato e ad inventarmi completamente qualcosa di cui Kishi non ci ha mai detto nulla!
Certe volte mi stupisco della mia faccia tosta...
Comunque, ecco il capitolo.
Sinceramente, amo parecchio il finale! XD Sarà perché adoro i buoni che diventano cattivi,
sarà che è Kyuubi a parlare, ma mi piace da matti!
Sulla mia pagina personale, come sempre, trovate il titolo del prossimo capitolo!


Kaho_Chan: e chi ha mai detto che siamo vicini alla fine? Dopo questo capitolo, è ormai chiaro che Naruto è vivo... non si capisce in che rapporti sia con la volpe, ma è vivo. E ci sono ancora un sacco di questioni da sistemare! Senza contare che, sfortunatamente, sono logorroica non solo quando rispondo alle recensioni, ma anche quando scrivo... Realisticamente, ti direi di aspettarti una trentina di capitoli minimo (anche perché ora come ora ho scritto fino al 28! XD)
Urdi: ho capito che era un complimento, tranquilla! Anzi, grazie ancora! Il mio problema è che i complimenti non so mai da che parte prenderli, e spesso finisco così come è successo ora! XD Ti sembra che le cose siano migliorate in questo capitolo, comunque? Ovviamente dipende da quello che penso di Kyuubi... se fosse per me, terrei questa situazione costantemente! *ç* Solo che dopo la volpacchiotta mi piace anche Naruto, non posso fare a meno di lui... uhm... accidentaccio a Kishimoto, non poteva mettermeli divisi?
Ancora per un po' le atmosfere saranno tristi, ma poi si tornerà più o meno alla solita, idiota normalità! XD Non dovrai attendere molto!
OneWingedAngel: uff uff, adesso arrossisco! >///< Le tue analisi e i tuoi commenti sono un balsamo per i miei due neuroni stanchi, una vera manna dal cielo! Grazie per aver trovato qualcosa di bello anche in un capitolo che vede Sasuke praticamente protagonista (XD), e spero che continuerai a leggere e che continuerà a piacerti!
Kage_Naru89: ma come, perché ti cade un mito con la liberazione di Kyuubi? Se non fosse accaduta, non ci sarebbe stato questo capitolo, e quindi nemmeno la breve comparsata del caro Minato! Eheh... sei ansiosa di sapere come andrà a finire? Purtroppo dovrai aspettare ancora un po', mi sa! XD Come ho già detto, sono logorroica... e poi ho così tanti personaggi da sistemare! @_@
La fidanzata di Goku: grazie mille per i complimenti, e mi dispiace di averti fatto commuovere! XD Cioè, da un lato sono felice, perché vuol dire che sono riuscita ad avere una reazione, ma dall'altro mi spiace per te! Cercherò di farti anche ridere! XD

Aya
  
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