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Autore: Salice_    21/04/2013    5 recensioni
SEQUEL di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Sono passati sei mesi dalla battaglia finale contro Deep Blue e, da quel giorno, Zakuro non ha mai più visto Kisshu, l'alieno del quale è perdutamente innamorata.
Ma il destino, burattinaio maldestro, li farà rincontrare, divertendosi a spezzare e riallacciare le vite dei due amanti.
Con un nuovo e potente nemico da fronteggiare, la storia d'amore tra la Mew Lupo e l'alieno dagli occhi dorati prosegue.
Kisshu sbatté violentemente la ragazza contro il muro, i suoi occhi dai tratti felini illuminati dalla rabbia e dal rancore.
- Come puoi far finta di nulla, Zakuro?! – urlò esasperato. – Sono sei mesi, sei fottutissimi mesi che non ci vediamo, sei sparita dalla mia vita, mi hai fatto star male come un cane e hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi dicendomi una cosa del genere?! Tu mi fai schifo! –
Zakuro, per tutta risposta, si sollevò dalla parete contro la quale era stata spinta, e assestò uno schiaffo secco sulla guancia dell’alieno; questo si portò una mano alla parte lesa, guardando Zakuro stupefatto.
- Sei solo un idiota, Kisshu. -
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
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La vigilia di Natale.

La settimana trascorse velocemente, senza particolari sviluppi; Ryan, Kyle, Pie e Kisshu continuavano a lavorare senza sosta in laboratorio, cercando qualsiasi cosa che potesse metterli sulla giusta strada, ma invano. Le ragazze riuscirono a trovare una scusa plausibile per la loro prolungata permanenza a casa di Ryan, senza destare sospetti.
Erano gli ultimi giorni di dicembre, e la squadra Mew Mew si era ritrovata a combattere contro altri sei Chimeri spuntati dal nulla; non era stata notata nessuna presenza aliena e nessun indizio sull’entità della minaccia si era palesato.
Arrivò in fretta il giorno della vigilia di Natale. Un Natale da trascorrere forzatamente lontano dalle famiglie, un Natale senza gioia, dominato dall’ansia e dall’incertezza, un Natale senza luci colorate e gli animi spenti.
Le ragazze erano sempre più demoralizzate: nonostante continuassero a combattere e a farsi in quattro, non riuscivano a venire a capo di nulla. Purin continuava a mantenere la sua facciata di spudorata allegria, anche se alle volte crollava, vinta dall’esasperazione. Il sorriso dolce sul volto di Retasu si era spento e pareva che nulla fosse in grado di tranquillizzarla. Minto era stanca, il suo volto pallido segnato da scure occhiaie; basti pensare che aveva addirittura rinunciato a raccogliere i suoi capelli neri nei soliti due chignon. Ichigo sembrava aver perso la facoltà di sorridere, passando le giornate a sospirare continuamente. Zakuro si era chiusa in un silenzio impenetrabile, elevando un muro sempre più altro tra lei e l’incertezza del presente; un muro che solo un paio di occhi color dell’oro riuscivano ad abbattere.
- Quella che gli alieni stanno combattendo contro di noi è una guerra psicologica. – Si era ritrovata più volte ad affermare Zakuro.
Mai fu detto qualcosa di più vero.
Taruto era diventato stranamente silenzioso, mentre Pie combatteva la frustrazione gettandosi rabbiosamente nelle sue ricerche, fino a procurarsi potenti emicranie. Kyle cercava di rivolgere sempre un sorriso di incoraggiamento a tutti, nonostante non riuscisse a conferire forza nemmeno a se stesso. Ryan, nel suo silenzio ostinato, passava notti insonni davanti a quei maledetti monitor, cercando in qualsiasi cosa una soluzione, nonostante l’ennesimo buco nell’acqua lo costringesse ogni volta a serrare con forza la mascella dalla rabbia e a passarsi stancamente una mano fra i capelli biondi. Kisshu era provato sia fisicamente che mentalmente; nonostante tutto, lui era quello che aveva risentito di più della forzata e ingiusta prigionia passata su Edren. Il suo carattere menefreghista e testardo non lo aveva aiutato, anzi: le ferite impresse nella sua psiche si erano fatte sempre più profonde e non accennavano a voler guarire. Aveva paura di poter impazzire da un momento all’altro, guidato dalla rabbia e da quell’incontenibile desiderio di vendetta che solo Zakuro, con il suo sangue freddo, riusciva a placare in lui.
Era il 24 di dicembre, quando i ragazzi si riunirono tutti quanti nel salotto di Ryan.
- Direi che continuando di questo passo non arriveremo da nessuna parte. – esordì Ryan incrociando le braccia al petto.
Le Mew Mew gli rivolsero un’occhiata curiosa, invitandolo così a continuare.
- Prendiamoci una pausa, per oggi. Andate pure a fare un saluto alle vostre famiglie; non è giusto tenervi lontano da loro per tutto questo tempo e per questa guerra. -
- Poi, - si inserì Kyle accennando un sorriso – stasera ci rivedremo di nuovo tutti qua per festeggiare il Natale tutti insieme. –
Quella notizia sembrò scaldare un po’ i cuori delle ragazze, che annuirono felici all’idea di rivedere i propri genitori. Subito dopo pranzo, Minto e Ichigo abbandonarono la villa di Ryan per dirigersi a casa, con un nuovo sorriso impresso sulle labbra; Purin aveva convinto Taruto ad andare dai suoi fratellini assieme a lei, cercando con successo di coinvolgerlo nella sua nuova e ritrovata felicità.
Retasu decise di rimanere; i suoi genitori erano partiti per Osaka per passare il Natale con alcuni parenti, e a nulla sarebbe servito far ritorno nella sua casa vuota.
Pie rivolse un pensiero ai genitori lontani, soffermandosi a riflettere sul significato di quella strana festività terrestre che sapeva tanto di amore e famiglia, per poi avviarsi verso il cortile esterno a fare una passeggiata senza proferire parola.
Kisshu e Zakuro, entrambi senza nessuna famiglia alla quale fare ritorno, abbandonarono l’abitazione per fare un giro in centro, in mezzo alle persone impegnate nei regali dell’ultimo minuto e fingendo di trovarsi in una situazione del tutto normale.
La coppia stava camminando tranquillamente per le affollate vie di Tokyo, quando Zakuro venne fermata da una donna alta e dai capelli biondi raccolti in un elegante chignon: in lei, riconobbe la sua manager.
- Oh cielo, signorina Fujiwara, da quanto tempo non la vedo! -
Inaspettatamente, la donna abbracciò di slancio l’ex modella, che rimase per qualche secondo stupita prima di ricambiare l’abbraccio.
Le due presero così a parlare, mentre Alina, così si chiamava, cominciava a domandare a Zakuro il motivo della sua improvvisa sparizione. Kisshu approfittò della situazione per defilarsi, dicendo di aver appena visto un conoscente, mentre Zakuro, troppo impegnata a propinare una scusa qualunque, non realizzò che Kisshu, essendo alieno, non poteva avere alcuna conoscenza estranea su quel pianeta.
Dopo quasi venti minuti, Zakuro e Alina ripresero entrambe la propria strada; la Lupa sapeva che quello era stato il punto definitivo che andava a segnare la fine della sua carriera.
Aguzzando la vista in mezzo al via-vai di persone, intravide Kisshu, elegantemente seduto sulla panchina di un parco poco distante. Zakuro attraversò la strada e si diresse verso il giovane ragazzo alieno, pensando a quanto fosse bello con indosso pregiati abiti umani, soffermandosi sul ghigno divertito dipinto sulle sue labbra fredde e sui suoi occhi dorati che la fissavano intensamente, mentre alcuni ciuffi di scuri capelli verdi sfuggivano da sotto al berretto di lana.
- Mi chiedo quali conoscenze umane tu possa avere al di fuori di noi. – buttò lì Zakuro con un sorriso a mezze labbra una volta che fu di fronte al ragazzo.
Kisshu sorrise a sua volta, rispondendo: - Immagino di non essere bravo quanto te a mentire, dolce tesoro. –
Con questo si alzò e si portò di fronte a Zakuro; si avvicinò e le accarezzò delicatamente una guancia con la sua mano affusolata, provocandole un brivido lungo la schiena.
- Sai Zakuro, nonostante io sia lontano dal mio pianeta e dai miei cari, con te non riesco a sentirmi solo. Sei tutto ciò che di più bello la vita ha potuto donarmi. -
- Come siamo sentimentali. – commentò freddamente Zakuro, abbandonandosi però ad una risata che contagiò anche il suo compagno.
- Ho qualcosa per te. – le rivelò mestamente Kisshu, cominciando a frugare nella tasta interna del suo cappotto;  dopo pochi secondi, estrasse un piccolo pacchettino, incartato con una carta blu cobalto e ornato da un fiocco argentato.
Zakuro sgranò i suoi bellissimo occhi scuri, stupefatta.
- Ma Kisshu, perché? Io non ti ho preso nulla, non lo ritengo necessario… -
- Oh, io sì invece mia cara. So benissimo che, per te, farsi i regali in queste festività imposte non ha molto senso, e su questo mi trovi d’accordo, anche perché tu sei il regalo più bello che io possa mai desiderare. Ma ho visto questo piccolo oggetto, e non ho potuto fare a meno di pensare a te. –
Con mano leggermente tremante, Zakuro accettò il pacchetto e cominciò a scartarlo in religioso silenzio, mentre Kisshu carpiva gelosamente ogni suo movimento.
Nella scatolina di una nota gioielleria, appoggiata su un morbido strato di cotone, si trovava una collana dalla catenina estremamente fine ed elegante, in oro bianco. Zakuro la prese fra le dita per osservarla meglio, posando tutta la sua attenzione sul ciondolo finemente lavorato che penzolava: una mezza luna in argento diamantato, che, con la sua eleganza, rifletteva i timidi raggi del sole che facevano capolino fra le nubi, proiettandoli sulla ragazza dallo sguardo stupito che reggeva quel magnifico gioiello.
- Kisshu, ma è bellissimo! – esclamò Zakuro stupefatta, puntando i suoi occhi color del mare in quelli d’oro dell’alieno.
- Ammetto di avere degli ottimi gusti. – scherzò Kisshu togliendo gentilmente la collana dalle mani della ragazza, per poi attivarsi per allacciarla attorno al suo esile collo.
Il ciondolo ricadde delicatamente sul petto di Zakuro, che lo osservò ancora per un secondo prima di rivolgersi a Kisshu.
- C’è un motivo ben preciso che ti ha spinto a scegliere proprio questo simbolo? -
Il sorriso sul volto dell’alieno si allargò. – Non vedevo l’ora che mi facessi questa domanda. – ammise, prima di cominciare a spiegare.
- Forse non l’hai mai saputo, ma prima che tu entrassi a far parte della squadra Mew Mew, io ti controllavo spesso. Per ordine di Deep Blue, ero stato messo sulle tracce della quinta Mew Mew, quella che agiva da sola, e che si diceva fosse la più potente di tutte.
Ricordo perfettamente la prima volta in cui ti vidi: avevo appena creato un Chimero pesce, ordinando di attaccare una coppia che stava passeggiando sul ponte nei pressi del parco Ihnoara. La creatura stava per farli fuori, quando venne distrutta da un solo colpo sferrato da una frusta di luce. Sollevando lo sguardo, ti vidi per la prima volta: in piedi su di un lampione, a braccia conserte, la tua figura perfetta stagliata contro la Luna. Quella Luna che, pallida e lucente, metteva particolarmente in risalto la tua sagoma, in ombra e avvolta dal mistero. Io ero nascosto in mezzo agli alberi, rapito dalla scena alla quale avevo appena assistito: non potevo sapere che mi ero messo sulle tracce della persona che poi mi avrebbe rubato il cuore.
Questo è uno dei ricordi più importanti che ho, e la Luna è ciò che rappresenta al meglio te, con il tuo modo di vigilare costantemente sulla città, in silenzio, proprio come la Luna. –
Kisshu terminò il suo racconto, senza mai abbandonare gli occhi color zaffiro della ragazza. Attorno a loro aveva preso a nevicare,e i piccoli fiocchi di neve si posavano sulle loro teste indisturbati.
Zakuro, emozionata per via di quell’alieno che amava più di se stessa, lo strinse in un abbraccio, che lui non tardò a ricambiare, serrando le palpebre e abbandonandosi al calore della ragazza, che sembrava cullarlo dolcemente.
- Grazie Kisshu. Ti amo. -
L’alieno non fece in tempo a comunicare a sua volta il suo sentimento: in quel momento, un rumore sordo, simile ad un’esplosione, squarciò l’aria. Il terreno tremò sotto di loro, mentre la folla si agitava e prendeva a scappare da una parte all’altra, terrorizzata.
 
Pie stava camminando lentamente in mezzo al giardino innevato, la sciarpa avvolta stretta al collo per proteggersi dal freddo e le mani affondate nel giaccone. Passeggiava senza meta e pensava alla sua missione, scervellandosi senza sosta sui dati che aveva ricavato con i due scienziati americani, cercando di giungere ad una conclusione che non c’era.
Non sapeva da quanto tempo fosse lì fuori al freddo, quando sentì una voce dolce chiamare il suo nome.
- Pie! -
L’alieno si voltò lentamente, notando Retasu poco distante da lui.
“Non l’ho neanche sentita arrivare.”
La ragazza indossava un pesante cappotto scuro e portava, per la prima volta, i capelli sciolti lungo le spalle, che si agitavano al vento. Il suo volto pallido era arrossato dal vento freddo e i piedi, coperti dagli stivali, sprofondavano quasi completamente nella neve.
- Retasu. – fece Pie con voce incolore voltandosi completamente verso la Mew Mew.
La ragazza si avvicinò a lui, arrossendo lievemente, e Pie non seppe dire se per il freddo o per altre cause.
- Non hai freddo? È da più di mezz’ora che sei fuori. -
- Sto bene, grazie. – rispose Pie, per poi scoccarle un’occhiata obliqua. – Tu invece cosa fai ancora qui? Non vai dalla tua famiglia? –
Retasu scosse il capo, incrociando le mani in grembo. – No, i miei genitori e mio fratello sono partiti; non ho nessuno da andare a trovare. –
- Mi spiace. – fece Pie, per poi darle le spalle.
- No, non fa niente: a me basta sapere che loro stanno bene! – sorrise la Mew Mew, portandosi a fianco dell’alieno.
- A te non mancano i tuoi genitori? –
Pie odiava le domande personali: odiava tutto ciò che avesse a che fare con i sentimenti, ma, nonostante tutto, si ritrovò a rispondere alla domanda di Retasu.
- Io sono un soldato, e sono stato abituato a stare lontano dalla mia famiglia. Non ti nego che sono stato preoccupato per loro dopo aver lasciato Edren, ma la visione di Kisshu mi ha rassicurato. Sai, anche a me basta sapere che stiano bene. – concluse con un mezzo sorriso.
Retasu gli sorrise benevola, e qualcosa nell’animo del gelido Pie si agitò: da sempre, gli occhi azzurri di quella ragazza gli facevano provare una strana sensazione, e quel giorno, in quel giardino freddo, si sentiva particolarmente attratto da lei.
- Visto che sei sola, vuoi fare una passeggiata con me? – si ritrovò a proporle Pie, prima di domandarsi cosa lo avesse spinto a farlo.
- Oh… Va-va bene! –
I due presero così a camminare insieme, fianco a fianco, mentre i loro respiri si condensavano all’istante. Dopo alcuni minuti, Retasu non poté trattenersi dal porre una nuova domanda all’alieno.
- Che piega pensi prenderà questa guerra? –
Pie si ritrovò a fissare quegli occhi azzurri e dolci con i suoi, grigi e incantatori, prima di trovare le parole giuste.
- Non lo so ancora, di preciso. Tutto ciò in cui credevo si è rivelato essere qualcosa di incorporeo ed effimero, tutte le mie supposizioni non avevano basi solide su cui reggersi. Per la prima volta nella mia vita, mi pare di aver perso il controllo sulla situazione, e non so come comportarmi. -
Retasu avrebbe voluto rispondergli che non doveva preoccuparsi di nulla, che a tutto c’è una soluzione; che, finché erano uniti, niente avrebbe potuto fermarli. Avrebbe voluto rassicurarlo, abbracciarlo, sciogliere il ghiaccio che c’era in lui. Avrebbe voluto aiutarlo. Ma non lo fece.
La sua sbadataggine si manifestò per l’ennesima volta: Retasu inciampò in un ramo secco che fuoriusciva dalla neve e, nel misero tentativo di non cadere, si aggrappò al bracciò di Pie, trascinandolo a sua volta al suolo.
L’alieno, troppo preso dai suoi pensieri, non riuscì a reagire in tempo, trovandosi fradicio di neve a cavalcioni di Retasu, stesa a pancia in su sotto di lui in mezzo a quel manto candido, i lunghi capelli verdi sparsi al suolo.
“Sembra un angelo.”
Retasu arrossì di botto e prese a scusarsi a raffica, assumendo un colorito molto simile a quello dei capelli di Ichigo.
Malgrado tutto, Pie si ritrovò a sorridere alla ragazza sotto di lui.
- Sei sempre così distratta… -
Quelle parole risuonarono come una eco lontana, facendole balzare il cuore in gola.
Pie avrebbe potuto alzarsi e abbandonare quell’imbarazzante posizione, avrebbe potuto offrirle una mano per aiutarla a rimettersi in piedi. Avrebbe potuto far finta di nulla e dirigersi nuovamente per la sua strada, lasciando la Mew Mew ad osservarlo attonita, come aveva sempre fatto. Ma non lo fece.
Con estrema lentezza, l’alieno avvicinò il volto a quello di Retasu, che si ritrovò a socchiudere le palpebre. Mentre leggeri fiocchi di neve cominciavano a cadere su di loro, Pie trovò le labbra rosee della ragazza, depositandovi un bacio casto; gli sguardi dei due si incrociarono nuovamente, e, in quel silenzio, era come se mille e più parole fossero state pronunciate. L’alieno si chinò nuovamente su di lei e la baciò nuovamente, questa volta con più foga, mentre la sua lingua si faceva strada all’interno della bocca della Mew Focena, che ricambiò il bacio di buon grado.
Retasu, ora più disinibita, lasciò che le sue mani fredde accarezzassero la nuca di Pie, la sua treccia di capelli viola, il suo collo pallido, mentre lui faceva aderire alla perfezione i loro corpi, andando ad accarezzare le guancie infuocate della ragazza.
Dopo qualche minuto, Pie sciolse il bacio, sollevandosi leggermente per osservare Retasu negli occhi.
- Pie… -
Improvvisamente, il suolo sotto di loro cominciò a tremare, mentre il rumore di un’esplosione poco distante li faceva sobbalzare.
 
- Che sta succedendo?! – urlò Kisshu stringendo possessivamente a sé la ragazza.
- Non lo so. – rispose Zakuro guardandosi intorno, mentre le persone in fuga li spintonavano. – Ma ho un brutto presentimento. –
Le nuvole coprirono completamente il sole, e il cielo si oscurò di colpo.
- Questo non è un terremoto. – mormorò Kisshu con lo sguardo puntato in un punto imprecisato oltre alla spalla di Zakuro. La ragazza si voltò, giusto in tempo per vedere un’immensa coltre di fumo che si innalzava da uno dei tanti quartieri di Tokyo.
- Vieni con me! – esclamò Kisshu afferrando la ragazza per un braccio, dopodiché, non visti, saltarono sui rami di un albero nelle vicinanze, dal quale si poteva godere di una vista migliore sul luogo della catastrofe.
- Trasformati. – le ordinò. – Più tardi potrebbe essere pericoloso. –
Zakuro annuì e, una volta estratto il suo ciondolo Mew, si tramutò in Mew Zakuro.
Kisshu afferrò per la vita la ragazza e si alzò in volo nel cielo terso, in modo da fare il più velocemente possibile.
Una volta giunti sul luogo del disastro, Kisshu atterrò e lasciò andare la Lupa, che si mise immediatamente in posizione di difesa, guardandosi intorno.
Si trovavano in una zona periferica della città; questa era stata quasi completamente rasa al suolo e alti muri di fuoco si ergevano nonostante la neve fresca.
- Non vedo nessun Chimero… - sussurrò Mew Zakuro.
Una risata folle, senza gioia, scoppiò alle loro spalle, obbligandoli a voltarsi di scatto.
Ciò che videro di fronte a loro li lasciò senza fiato: era la figura alta e slanciata di un’aliena dai lunghi capelli corvini stretti in una coda; i suoi occhi color del ghiaccio dardeggiavano impazziti. Stretto nella mano destra, aveva un gatto a nove code.
Cordelia.

 
Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Mi scuso per l’enorme ritardo, solo che tra scuola e tutto non sono più riuscita a mettermi ad aggiornare seriamente! Spero almeno di essermi fatta perdonare con questo capitolo.
Cosa succederà ora che Cordelia si è mostrata?
Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Salice_
Ps: Per quanto riguarda il punto in cui Kisshu racconta della prima volta in cui vide Zakuro, mi riferisco all’episodio numero 10 dell’anime.

   
 
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