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Autore: Water_wolf    22/04/2013    5 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Adesso è la verità
L'unica cosa che conta
Dimmi se farai qualcosa
Se mi stai sentendo"
Luce, Elisa


Fu la sensazione di trovarsi in un luogo sconosciuto a svegliare il ladro.
Si guardò attorno, cercando un qualsiasi oggetto conosciuto, ma nulla in quel posto gli era familiare. Si accorse di essere sdraiato su un divano solo quando, provando a camminare, cadde giù da esso. Imprecò a bassa voce e si rialzò.
Era in un appartamento confusionario, su un attaccapanni c’erano giacche di varie taglie e, frugando nell’armadio, trovò anche abiti da donna. Fu quella visione a fargli ricordare l’accaduto della sera prima.
Si tastò il naso e inveì contro la ragazza che l’aveva colpito, probabilmente glielo doveva aver rotto. Camminò affiancando l’armadio e si fermò solo quando vide una porta socchiusa.
Spiò l’interno dalla fessura ed entrò. Era una stanza spartana, con una finestrella al centro del muro frontale, una scrivania a parete, un comodino di legno bianco a sinistra da dove partiva un letto singolo.
Sopra vi era adagiata una ragazza mora, con delle ciocche colorate di rosso e blu, e la pelle diafana, come se fosse stata affetta da qualche malattia. Dimitri le si avvicinò. No,  non era la stessa che lo aveva colpito.
Osservò meglio il viso della giovane, seguì la linea delle labbra rosse, l’unica nota di colore su quella bambola di porcellana. Il respiro non era del tutto regolare, come quando qualcuno è nel bel mezzo di un sogno o di un incubo.
<< Allontanati. >> intimò una voce maschile alle sue spalle.
Dimitri si alzò e si voltò. Innanzi a lui si trovava un giovane ragazzo, piuttosto alto, capelli castani che terminavano in un ciuffo ribelle, e straordinari occhi grigi, impenetrabili, fitti come la nebbia.  Il ladro sfoggiò un sorriso sprezzante.
<< Buongiorno, mister grigio. >> lo salutò, con tutta l’intenzione di far arrabbiare quello sconosciuto.
Jonas strinse le mani in pugni, facendo sbiancare le nocche. Non aveva idea di che cosa Shai avesse passato dentro quel ragazzo, ma, a giudicare dal dolore che aveva provato, non doveva essere stato piacevole. E non riusciva a tollerare che lui le avesse fatto quello. << Mi devi delle spiegazioni. >> disse, duro. Il ladro allargò il sorriso << E perché mai? Non ho idea di chi tu sia, mister grigio, e nemmeno del perché io sia qui. Dunque, mi pare che sia tu quello che mi deve dei chiarimenti. >> Jonas chiuse gli occhi e dominò il suo istinto di prendere il collo di quella feccia e strozzarlo.
<< Sei qui perché, dopo che Emilia ti ha colpito, sei svenuto, e grazie alla sua enorme intelligenza ti ha portato qui. >> spiegò l’angelo, visibilmente irritato.
Dimitri passeggiò per la stanza, sotto costante osservazione del Custode dell’Aria.
Si fermò al centro, si passò una mano sul mento con fare pensoso e commentò << Emilia… allora è così che si chiama la ragazza calorifero… >>
L’angelo si permise un sorriso tirato. << Ora, dimmi chi sei. >> lo incalzò.
Dimitri si voltò di scatto, perdendosi ad osservare quegli occhi nuvolosi. << E’ una lunga storia e non ho il tempo per raccontarla. >> ribatté Dimitri, passando accanto all’angelo e superandolo. 
Jonas lo prese per una spalla e lo sbatté alla parete. << Io ne ho molto, invece. >> disse, sprezzante.
Dimitri chinò la testa di lato e schioccò la lingua. Con un movimento fluido si liberò della stretta del Custode e lo colpì a mano piatta sul coppino. L’angelo rimase intontito, dando il tempo a Dimitri di raggiungere il soggiorno e iniziare ad aprire la porta.
Improvvisamente sentì un freddo irreale attorno a lui e una morsa sempre più stretta attanagliargli lo stomaco. Si voltò e vide un tentacolo argenteo attorno al suo torace. Tentò di romperlo, ma non appena lo toccava si dissolveva in sbuffi freddi, mantenendo però la presa.
Alzò lo sguardo e incontrò il sorriso sghembo di Jonas, appoggiato con le spalle alla parete, mentre con una mano giocava col tentacolo.
<< Cos’è, sono ricercato? >> scherzò il moro.
L’angelo aumentò la stretta.
<< Direi proprio di sì. Chi sei, Dimitri? >> domandò, malizioso.
Il ladro nascose il suo stupore.
<< Dimitri. >> rispose.
Un tentacolo lo agguantò alla gola.
<< Non scherzare con me. >> lo mise in guardia l’angelo.
<< Senti, se speri che ti racconti la storia della mia vita ti sbagli, ho già fatto troppi errori facendo cose come questa. >> disse Dimitri, serio.
“Ma allora…non può essere, non può essere lui ” pensò Jonas.
Invece può, spiegherebbe molti inconvenienti, gli suggerì la sua coscienza. Bastò quell’attimo di distrazione e Dimitri si liberò della sua stretta, sciogliendosi in acqua e ricomponendosi sulla soglia della cucina.
Jonas strabuzzò gli occhi, come era riuscito a fare ciò?
<< Ehi! >> gridò << Se mi dici che cosa ti è successo ti aiuterò! >>
Tentò un approccio più dolce, ma la voce non riusciva a mistificare la nota d’odio che provava nei confronti del ladro. Quest’ultimo scomparì nella cucina e, quando ne uscì fuori, brandiva un coltello da carne.
<< Sono già stato aiutato troppe volte in vita mia. E sai il divertimento? Tutti hanno solo peggiorato la situazione! >> urlò, i suoi occhi scuri divennero neri come le piume di un corvo.
<< Merda… >> mormorò Jonas, prima che Dimitri lanciasse il coltello.
Si scansò il più in fretta possibile, ma la lama aprì comunque un taglio sul braccio. L’angelo cadde in ginocchio sul pavimento, si osservò sprezzante la ferita, da cui colava sangue, e lanciò un’occhiata assassina verso quello che era appena diventato il suo avversario.
<< Ho provato a essere gentile, ma se l’essere un bastardo è nel tuo DNA, io non so che farci. >> lo aggredì Jonas, digrignando i denti.
Bastardo.
Quella parola risuonò nella mente di Dimitri, accecandolo, liberando il drago dai baffi rossi che abitava in lui. Si slanciò contro l’angelo, inchiodandolo alla parete. Jonas avrebbe voluto gridare per il contraccolpo, ma preferì agguantare il collo di Dimitri e ribaltare la situazione.
Giovanni si svegliò nell’istante in cui il frastuono ruppe la barriera del suo sonno. Si alzò, percorse in fretta e furia il corridoi e arrivò in soggiorno, dove osservò l’angelo e il ladro scambiarsi occhiate che avrebbero potuto cuocere al dente un pollo all’istante, tanto erano infuocate. Notò sgomento il suo coltello da carne conficcato nella parete.
<< Che cosa sta succedendo qui!? >> sbraitò.
<< Vattene da qui, non hai modo di difenderti. >> intimò Jonas, lanciandogli un’occhiata fugace.
<< Già, ti conviene, vecchio. >> aggiunse Dimitri.
Giovanni scosse la testa << E secondo voi vi lascerei scannarvi a vicenda senza fare niente? >>
<< Sì. >> risposero all’unisono i due, in un grugnito.
Lo scrittore sgranò gli occhi, incredulo << Ma che razza di generazione è la vostra? >>
<< Giovanni! >> lo supplicò l’angelo << Va’ da Shai, va bene? >> Non era esattamente una domanda, più un ordine pronunciato con gentilezza.
Lo scrittore rimase in piedi, indeciso sul da farsi, ma poi si diresse verso la camera degli ospiti, più per salvarsi la pelle da quello che si prospettava come un incontro tra due titani, che per occuparsi della violinista. Il coraggio non era una delle sue arti, lo lasciava agli ispettori di polizia cui dava vita.

<< E così, si chiama Shai quella bambolina di porcellana, mh? >> lo provocò il ladro. Jonas gli mollò il collo e iniziò a creare due globi argentei, gelidi come i venti che si infrangevano sulle coste della Norvegia.
Dimitri rise, cosa pensava di fare quel ragazzo? Non aveva nemmeno capito chi era, come poteva anche solo pensare che qualche giochetto con l’aria potesse fermarlo? Lui, che non aveva mai smesso d’essere tormentato dai ricordi. L’unico che non aveva dimenticato, ma che avrebbe tanto voluto farlo. Il ragazzo, il bastardo, che non aveva mai potuto essere come gli altri, benché già lo fosse.
Quando i due globi lasciarono l’alveo delle mani di Jonas, fu rapido a scansarsi e a rinchiuderli in una scatola trasparente.
<< Oh, non sapevo sapessi fare anche il mimo, oltre ad essere irritante. >> lo schernì Jonas.
Dimitri sorrise, ferino << Se senti la mancanza di questi >> indicò i globi argentei << te li restituisco. >>
Jonas comprese all’istante cosa aveva intenzioni fare il ladro. Con un gesto della mano aprì la finestra, e con l’altra fece deviare il corso delle sfere che prima aveva lanciato. << Mi credi così stupido? >> domandò.
Dimitri schioccò le dita.
<< Sì. >> rispose, mentre un globo colpiva alle spalle Jonas.
L’angelo cadde a terra con un gemito, emesso tra i denti. Il freddo pungente del suo potere che si rivoltava contro il suo padrone. Dimitri avanzò con passo marziale verso di lui. Si chinò, lo rivoltò e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Jonas avrebbe tremato, se avesse potuto, ma il gelo che gli attanagliava la schiena era così penetrante che gli sembrava di vivere con solo gambe, braccia e ventre.
<< Non sono chi pensi. >> sibilò.
<< Potresti sbagliarti, Custode dello Spazio. >> azzardò Jonas, sentendo una vecchia amica venirgli incontro. 
Dimitri batté un pugno sul pavimento, a due dita dal viso dell’angelo.
<< Come mi hai chiamato!? >> ringhiò.
<< Custode dello Spazio, è ciò che sei. >> ripeté Jonas, con più decisione.
<< No… >> sussurrò Dimitri << No! >> ruggì.
Afferrò Jonas per la camicia e, con una forza innaturale, lo alzò innanzi a sé.
<< Lo sapevi, non è vero? >> chiese l’angelo, sentendo che stava toccando le corde giuste.
<< Tu non sai nulla! >> gridò Dimitri.
Jonas decise che era arrivato il momento di giocare la sua ultima carta. Spiegò le ali, e spezzando il ghiaccio che gli infuocava il dorso, si allontanò con un possente battito da lui. Il ladro lo fissò, sgomento.
<< C-chi diavolo sei? >> balbettò.
L’angelo sorrise, malizioso << Piacere, Jonas, Custode dell’Aria. >>

§


All’inizio erano quattro, e quattro era il numero perfetto.

Lei era insicura, ma potente. Lei era forte, ma fragile come uno specchio. Lei aveva la Wacan e ne faceva buon utilizzo. Lei era l’Acqua.
Lui era fiducioso, ma troppo impaziente. Lui doveva dimostrare il proprio valore, ma non doveva cedere alle tenebre. Lui aveva il Chion e ne aveva strettamente bisogno per vivere. Lui era l’Aria.
Lei era vita, ma sconsiderata. Lei si divertiva a plasmare, ma non sapeva che poteva anche distruggere. Lei aveva il Xeyl e lo trattava come un amico. Lei era il Fuoco.
Lui era calmo, ma anche pieno di energia. Lui poteva generare, ma lo faceva di rado. Lui aveva la Niayh e doveva imparare a dominarla. Lui era la Terra.

All’inizio era Luce, e Luce era la perfezione.
Poi fu Buio,  e le Tenebre mangiarono tutto.
Fu sangue, morte, e distruzione, e il numero perfetto le fermò, illuminando le Tenebre.

Il ciclo riprese, e Wacan, Chion, Xeyl e Niayh scelsero i loro successori. L’anello si chiuse, e Buio tornò. Luce non era più così luminosa, e perse. Fu rabbia, razzie, incendi, distruzione. Tenebre.

Poi giunsero due, e due era la magia.
Lei era determinata, ma non poteva essere forte senza la sua metà. Lei era Tempo.
Lui era inarrestabile, ma solo se stava con l’altra faccia della medaglia. Lui era Spazio.
Ed erano fratello e sorella.

Divennero sei, e sei era il numero dell’unione.
Il ciclo si chiuse, e Luce tornò.
Così, Tenebre e Luce, per sempre, all’infinito.

<< Dimmi di più, ti prego! >> Shai si stupì di avere una voce. Era in una biblioteca. Un’enorme biblioteca. Ed era buio. Una voce, un oracolo, aveva
iniziato a raccontare, lasciando la carta per prendere forma come macchia d’inchiostro.

La Wacan era il dono dei sogni, capace di far viaggiare ovunque, e permetteva di guardare al futuro.
Il Chion era la spada della pace, capace di unire e dividere, ma anche di fermare e iniziare.
Il Xeyl era il dono della sopravvivenza, capace di plasmare e distruggere, ma soprattutto di dare vita.
La Niayh era l’atlante della verità, capace di illuminare e oscurare, di scrivere e cancellare, ma anche di cambiare.

<< E poi? >> domandò Shai, all’inchiostro che volteggiava sopra la sua testa.

Tempo e Spazio erano come il Sole e la Luna, diversi ma uguali, due profili di uno stesso viso. Se uno moriva, l’altra con lui.
Loro erano il Legame, capace di cucire i pezzi.

Le pareti della biblioteca ondeggiarono, l’inchiostro ritornò tra le pagine del libro, e il le trame del sogno si disfecero, costringendo Shai ad aprire gli occhi.

§


Morbido. Coperte.
Luce. Giorno.
Shai spalancò gli occhi all’improvviso, uscendo da quel sogno che sogno non era. Una mano calda le lisciò i capelli corvini. Si girò e si lasciò andare in un sospiro di sollievo. Giovanni.
<< Dov’è Jonas? Ho scoperto qualcosa di importante. >> chiese.
Un grido la fece rabbrividire. Si mise a sedere di scatto, ma il movimento improvviso le fece girare la testa, cosicché ricadde sul cuscino.
<< Che cosa sta succedendo? >> domandò, il tono quasi supplichevole.
Giovanni scosse la testa, malinconico << Non lo so, bambina, non lo so. >>
Una calma glaciale calò sull’appartamento. Sta accadendo qualcosa di pericoloso, pensò Shai, e decise di alzarsi.
Ignorò gli avvisi dello scrittore e uscì dalla stanza. Si appoggiò con una mano alla parete e arrivò in soggiorno. Si sentiva inspiegabilmente prosciugata, senza forze, e in più non capiva cosa le era accaduto quando era entrata dentro il ladro.
Oltrepassò la soglia.
Jonas aveva le ali diafane spiegate e fissava insistentemente Dimitri, in preda ad una paura cieca, che gli faceva tremare le mani.
<< Non esistono altri come me, menti. >> bisbigliò Dimitri, abbassando il capo.
<< Vorresti negare quello che è appena successo? >> ribatté Jonas.
<< Che cosa “è appena successo” J? >> domandò Shai, preoccupata.
L’angelo ripiegò le ali, illuminando per un attimo il soggiorno. Non rispose.
La violinista notò il coltello da cucina conficcato nella parete, e il caos che regnava in quella stanza. Avevano avuto uno scontro.
<< L’hai scoperto, non è vero? >> lo inclazò.
Jonas la squadrò da capo a piedi. Annuì. Shai sorrise, e si avvicinò a Dimitri. Gli accarezzò una spalla, l’aura che lo circondava non era svanita. Lui si scostò malamente, infastidito da quel contatto improvviso.
<< Rimarresti stupido dal sapere che sei mio fratello. >> mormorò, cercando gli occhi scuri di Dimitri.
Il ladro fece una risata isterica, si passò una mano tra i capelli, nervosamente, e osservò gli occhi blu violacei di Shai.
<< Io credo di averlo sempre saputo, sorellina. >> La violinista incassò il colpo.
Erano come fratelli, a quanto diceva l’oracolo, se lei sapeva qualcosa, anche lui la conosceva. << Raccontami di te. >> disse, accorata.

§


Hiroshi, il padre di Dimitri, era un uomo che cedeva alle tentazioni. Non era raro che facesse sesso con delle prostitute, ma nessuno era come lei: Anastasia. Era russa, eppure diversa dalle altre. Venne più volte nel suo letto, e le regalava mance generose.
Ma poi rimase incinta, e l’idillio crollò. Le voleva tenere il bambino, e difese la sua volontà con le unghie e con i denti. Quel piccolo bambino non gli era mai appartenuto, che se ne faceva Hiroshi, un uomo vecchio e incline ai vizi, di un pargolo da crescere?
Anastasia lo chiamò Dimitri, come l’amante della principessa di un cartone animato.
Poi le complicazioni del parto, l’emorragia non curata, e il decesso. Hiroshi si ritrovò tra le braccia un figlio bastardo che non poteva crescere. Quando, quel giorno d’estate, vide ciò che quel bambino aveva fatto era terrorizzato.
Lo cedette ad un boss della malavita cinese, credendo che se ne sarebbe liberato per sempre.
Dimitri imparò a dieci anni come si caricava una pistola, come sapere quando il caricatore era scarico, e si allenò ad usarne una a dodici. A tredici compiva furtarelli per la città, a quattordici spacciava droga nelle scuole, a quindici decise che quella vita non faceva per lui.
Con le conoscenze acquisite, fu facile rintracciare suo padre. Gli chiese denaro per scappare, andare in Europa, fuggire dai Dragoni, quel cartello della droga cinese.
Poteva anche essere stato marchiato, poteva portare i segni di un addestramento sul corpo, ma la sua mente doveva rimanere sua. E così la mantenne. Hiroshi non gli diede un centesimo.
Dimitri aveva una pistola, con sé. Lo uccise.
Non era suo padre, un padre ti cresceva, non ti abbandonava. Aveva solo infettato l’utero di sua madre. Andò in Italia, dicevano che era un Paese accogliente, e conosceva qualche parola della lingua.
Il resto lo imparò per strada, rubando a qualche manager allocco in metropolitana, o intrufolandosi in casa di vecchie signore. Ma non era solo da una vita scomoda che fuggiva.
Scappava da quel ricordo, quello che lo faceva alzare di notte gridando, madido di sudore, e sulle labbra una parola: morte. Riusciva a manipolare lo spazio intorno a sé.
Era un’abilità utile per un ladro, e Dimitri la coltivò in silenzio, senza mai azzardarsi ad usarla. Poteva uccidere, l’aveva già fatto, ma aveva paura.
Un terrore folle di rivedere il volti senza sguardo di quei ragazzi.
Aveva avuto un sogno, una volta, che gli parlava di Custodi, di un qualche compito da svolgere, ma non ci aveva dato peso. Il giorno dopo si ritrovò in un vicolo milanese, con le mani sporche di sangue fino all’osso.
Se le lavò per settimane intere, scorticandosi i palmi a furia di sfregare e sfregare. Aveva ucciso, e non sapeva nemmeno chi.
Da quel giorno si allontanò da qualsiasi cosa gli ricordasse il sogno che sogno non era, fino a credere di aver dimenticato.
Ma quando aveva incontrato Emilia, poi Shai e, infine, Jonas, tutti i ricordi erano ritornati, pungenti e dolorosi.
Non voleva uccidere. Non più. Non ancora. Se guardava le sue mani ora si rivedeva mentre sparava a suo padre, mentre gli occhi dei ragazzi diventavano vacui.
Vedeva mani di assassino.
Shai lo rassicurò, come se fosse realmente sua sorella, ma non servì.
Ordinò a tutti di andarsene, compreso Giovanni, che si aggregato ai ragazzi, volendo sentire il racconto.
Si rannicchiò in un angolo.
Pianse.
Non piangeva da molto, troppo, tempo.

***

Angolo dell'autrice
Questa volta sì che sono una blava ragazza (?) sono riuscita ad aggiornare subito. *si fa i complimenti da sola*
Eh-ehm a volte mi sembra di essere qua per mettere dubbi, invece che chiarire la situazione. Facciamo il punto, così i vostri cervelli non si cuocino:
-Shai e Dimitri sono fratelli di spirito, per così dire, perché la loro madre e il loro padre sono diversi, ma sono come una stessa entità, due lati diversi ecco.
-Dimitri sapeva già usare i suoi poteri prima di incontrare tutti gli altri, ma ha smesso di usarli quando si è risvegliato con le mani sporche di sangue. E' così remissivo nei confronti di Jonas perché gli ricorda azioni "brutte" del suo passato, cose che vorrebbe dimenticare. Crede che il suo potere serva solo a uccidere, e non riesce bene a controllarlo se è arrabbiato.
Ah, poi la mia mente malata ha pensato di complicarsi la vita: -che cosa sono Wacan, Chion, Xeyl e Niayh?
Sapete già che i sei Custodi possono trasformarsi in Animali Leggendari per amplificare i propri poteri. Quelli quassù, invece, sono doti innate, ma che si sviluppano col tempo, e ognuna avrà un ruolo chiave nello sviluppo della storia. Chio, Xeyl e Niayh sono nomi inventati dalla sottoscritta, Wacan, al contrario, l'ho preso da un libro che ho letto "Il Canto della Notte" spero che Camilla Morgan-Davis non mi voglia uccidere, io però le ho fatto pubblicità è.é
Visto che sono in vena di spoiler, vi dico che vedremo un Jonas con una spada... hihihi *risata da cavallo* lol
-Che cosa è preso all'angelo, facendolo diventare così combattivo?
Semplice, odio i personaggi piatti. Quindi lui deve avere molte sfaccettature, dunque per una sorta di desiderio di protezione nei confronti di Shai, e un pizzico di antipatia personale, ha perso la sua aria da "eh, il mio nome è Jonas?"
-La biblioteca del sogno di Shai.
Era un modo per spiegare l'esistenza dei quattro elementi e a grandi linee e loro tratti distintivi. Ho voluto seguire l'idea dell'età dell'oro-Luce ed età del bronzo-Tenebre, in un ciclo infinito, dove il periodi buii possono durare molto, o molto poco. Insomma, il Bene non trionfa sempre facilmente.
-La vita di Dimitri.
Sì, esatto, si chiama come il fidanzato di Anastasia, quella dei Romanov. E sì, adoro ancora adesso i cartoni della Disney. Sono meravigliosi, mi ricordano l'infanzia *-*
Potremmo definirlo un serial killer e inserirlo in uno degli episodi di Criminal Minds, a sedici anni e dodici vite sulla coscienza!
Sì, mi piacciono i personaggi complicati.
-Shai dentro Dimitri.
Come già detto sopra, il mio bel ladruncolo ha timore dei suoi poteri. Il drago dai baffi rossi è la reincarnazione della paura, che scaccia con forza la sua vera natura, ed è il responsabile degli incubi di Dimitri. Shai soffre solo perché è la metà di Dimitri, se il male divora lui, divora anche un po' lei. Se, per esempio, fosse stata Emilia a verificare la sua natura di Custode non sarebbe accaduto nulla di ciò.

Cavolo che angolo lungo! Ma delle spiegazioni erano necessarie, se no mi uccidete a furia di misteri misteriosi... X"D
Sono proprio matta, ne sono consapevole. Ma come diceva il padre di Alice, i matti sono sempre i migliori. *momento autostima*
Fatemi sapere che cosa ne pensate, se c'è qualsiasi cosa non chiara, o curiosità, non fatevi problemi a chidere (:

Water_wolf

 

  
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