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Autore: DK in a Madow    22/04/2013    4 recensioni
“Non posso crederci, che cazzo ci fa qui?” pensò continuando a cantare, anche se la sua voce era diventata improvvisamente nervosa, tesa. Sentì gli occhi di Jimmy sulla propria nuca, poteva quasi vedere il suo sguardo turbato nonostante gli desse le spalle. Cercò di darsi una calmata, concentrandosi sulle parole e lasciandosi rubare dal ritmo.

1975 e una tappa nel Nord America come tutte le altre. O no?
Storia giustificata da uno scatto, nata in realtà dalla mia pazzia che avanza. Un crossover ai limiti della credibilità.
Come sempre, vi chiedo perdono.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jimmy Page, Robert Plant, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Non rispose a quella domanda. Si limitò a fissarlo, specchiandosi in quegli occhi accesi da un fuoco che lo pervadeva da capo a piedi. Il silenzio di quel momento era riempito semplicemente dai loro respiri affannati che si mescolavano, mentre Dave non mollava la presa su di lui. Sorrise di nuovo, questa volta con un’espressione rigata dal dispetto. Tolse le mani e si allontanò, poggiando le spalle contro il muro opposto a quello su cui aveva lasciato, affannato e deluso, Robert. L’espressione beffarda, aveva fatto posto a una di rabbia.
- Fanculo, Gilmour! – disse, la voce rotta dal desiderio rimasto insoddisfatto.
David non rispose, rimanendo fermo con le spalle contro il muro, le braccia incrociate sul petto ormai tornato a muoversi regolarmente. Vedendo che l’altro non dava segno di voler cambiare idea, Robert girò sui tacchi, si tolse di dosso la camicia già sbottonata fradicia di sudore e si avviò verso il camerino. David lo seguì con lo sguardo, lo stesso che non aveva perso di vista lo stesso Robert pochi minuti prima sul palco. Lo vide avvicinarsi ad una porta, quella del suo camerino, e solo allora si staccò dal muro, accelerò il passo e gli fu dietro non appena Robert aprì la porta. Questo, preso alla sprovvista, per poco non perse l’equilibrio, ma David lo afferrò saldamente per i fianchi, prima di lanciarsi sulle sue labbra quasi mordendole. Robert si fece scappare una risata compiaciuta, mentre affondava le mani tra i capelli setosi e lisci di Dave. Quel bacio divenne una lotta continua che faceva sbattere i loro respiri contro le guance, mentre Dave allungava un braccio verso la porta e la chiudeva rumorosamente. Robert strinse l’altro contro di sé, lasciando che lo sbattesse violentemente contro il muro. Allontanò le labbra per un istante per riprendere fiato, cercando di scrutare lo sguardo di David nella penombra del camerino illuminato solo da una piccola lampadina posta sopra lo specchio di fianco a loro, trovandolo acceso della stessa lussuria che sicuramente illuminava i suoi.
- Cristo, che labbra! – esclamò spudorato, disegnando con un dito il contorno della bocca, seminascosta dalla barba, di David, il quale rispose poggiandole famelico sulla pelle morbida e ancora sudata del collo di Robert, che prese a muoversi contro il chitarrista, strusciando il bacino contro la sua coscia. Con le mani, prese a percorrere il petto di Dave da sotto la maglietta nera, trovandolo morbido e bollente, non esattamente atletico, ma sicuramente accogliente. Poi, tornò ad armeggiare con l’orlo della maglietta e gliela sfilò via, facendo così ricadere i lunghi capelli color grano sul viso.
- Hai fretta? – esordì Dave dopo esser rimasto per tanto tempo in silenzio, mentre Robert armeggiava con i suoi jeans. La sua voce, arrochita dall’affanno, aveva aggiunto una nota di sarcasmo che Robert non si fece sfuggire.
- Effettivamente, credo che qualcuno di là stia lottando contro l’istinto omicida e la voglia di farmi il culo – rise Robert, la voce tesa di chi ha fretta.
David rise di gusto, mentre l’altro, chinatosi di fronte a lui, lo liberava degli stivali e, con un solo gesto, dei pantaloni e delle mutande, guardandolo dal basso verso l’alto con uno sguardo affamato.
- A quello ci penserò io! – dichiarò il chitarrista, afferrando il cantante per le spalle, sollevandolo e mettendolo faccia al muro. Aderì col petto alla sua schiena e nel frattempo percorreva a mani aperte il torace asciutto dell’altro, facendole scivolare lentamente pantaloni neri, togliendoglieli. Nel risalire, passò le dita callose dalle caviglie fino ai glutei di Robert, massaggiandoli sensualmente.
- Ah, la delicatezza dei Floyd – sospirò il cantante – Non la capirò mai! – aggiunse mentre portava una mano indietro. Trovò subito l’erezione dell’altro, la strinse senza ombra d’incertezza o vergogna, carezzandola. David lo imitò, mentre l’impazienza lo portava a muoversi col bacino nella mano di Plant, il quale aveva iniziato ad ansimare pesantemente. David avvicinò le labbra rosee al suo orecchio.
- Voglio sentire la tua voce.
- Non ti è bastato sentirla per un concerto intero? – gemette Robert, cercando di mantenere il tono basso, nonostante le dita di David, strette sul suo membro, l’avrebbero portato dì lì a poco a urlare come se fosse la sua Fender.
- No! – soffiò David tra i capelli ricci dell’altro, respirandone il profumo a pieni polmoni. Nel frattempo, portò l’altra mano vicino all’apertura dell’altro, l’intenzione di volerlo preparare fino a quando non gli avrebbe supplicato di prenderlo. Robert, però, staccò la mano con cui lo stava accarezzando e gli bloccò il polso.
- Non c’è tempo ... – sospirò, il respiro che s’inspessiva con lo scivolare degli attimi e della mano di David tra le sue cosce – Prendimi, Dave.
Quella frase, quel suo gemere quasi da puttanella, quella voce pregna di malizia arrivò alle orecchie di David come se la stesse ancora sentendo da un amplificatore, chiara eppure sporca di sesso e l’aria sembrò colorarsi di rosso. Quelle parole, il suo nome sospirato in quel modo, lo portò quasi ad uncinare con le dita i fianchi rotondi dell’altro, entrandogli dentro con furia.
 - Cazzo! – imprecò Robert a denti stretti, l’urlo soffocato male gli uscì fuori come un tuono, accompagnando i gemiti sabbiati di David, il quale gli riservò la premura di fermarsi un attimo e di asciugargli una piccola lacrima che gli rigava la guancia destra, mentre la sinistra rimaneva premuta contro la parete. Dopo pochi istanti, Robert recuperò un po’ di fiato e prese a muoversi piano contro David, che lo assecondò prima con dolcezza, poi con trasporto, fino a quando le sue spinte non si fecero possenti e irregolari, mentre la sua mano ancora stretta sull’erezione dell’altro continuava a scivolare su e giù velocemente.
La stanza, pregna dell’odore di sudore, andò a riempirsi dei loro gemiti; più quelli di David diventavano rochi e possenti, più quelli di Robert diventavano acuti e sguaiati.
- Dave! – urlò ancora Robert, prima che una scossa gli attraversasse l’inguine, trascinandolo verso un profondo orgasmo. David, invece, continuava a gemere ad occhi chiusi sulla spalla dell’altro, fino a quando, stringendo le proprie braccia attorno al petto di Robert, non venne anche lui. La stanza tornò silenziosa, fatta eccezione per i loro respiri pesanti che dopo un po’ tornarono regolari. Rimasero contro quel muro, guancia contro guancia, sentendo il cuore muoversi, l’uno contro la mano e la schiena dell’altro. Il resto era tranquillo, completa quiete, fino a quando l’aria non venne rotta come un cristallo da un rumore di passi che da vicino la porta si allontanavano nel corridoio.
- Merda! – sussurrò Robert, deglutendo rumorosamente.
David gli si staccò di dosso, si sedette sul pavimento, intrecciando una mano in quella di Robert, invitandolo con lo sguardo tornato più celeste di prima, a sedersi tra le sue gambe. Lo abbracciò di nuovo, con tenerezza, affondando il naso tra i capelli dell’altro, cullandolo lieve.
- Non disperare. – disse con tono profondo, uno di quelli che ispira sicurezza anche con una sola parola – Io e te siamo l’istante.
Robert alzò lo sguardo, immergendosi negli occhi di David, l’espressione ammaliata e persa che aveva avuto quando, durante il concerto dei Floyd, il chitarrista gli accennò di Parigi, aspettando la fine del discorso.
- Tu e Jimmy siete l’eterno.
Robert sorrise ingenuamente e tuffò il capo sul petto di David.
- Un po’ come tu e Wright.
- Come fai a saperlo? – tossì David con espressione shoccata.
- Certe cose si sentono, non si sanno. – sussurrò – La gente crede che quei suoni, quell’accompagnarsi e seguirsi a vicenda sia solo un discorso di ricerca del suono o cazzate varie. La verità è che l’unione dello spirito porta a creare insieme…
- Non ti facevo così profondo, Plant! – lo interruppe David.
- E anche a grandi scopate! – ridacchiò Robert, tirando uno schiaffo leggero su una coscia di David, che rise a sua volta.
- È meglio che ci rivestiamo entrambi e che tu vada da lui. – consigliò David saggio, poggiando una guancia sul capo del cantante. Questo annuì in silenzio.
Si alzarono, si rivestirono e uscirono dal camerino, trovandolo silenzioso e vuoto come l’avevano lasciato. Robert si voltò verso David che lo seguì richiudendo la porta; gli prese dolcemente il viso sulle mani e gli diede un bacio breve, ma intenso.
- Mi mancheranno quelle labbra. – sospirò Robert.
- Smettila di fare l’idiota, Plant! – rise il chitarrista.
- Grazie di nuovo, Dave.
- È meglio che tu vada, altrimenti questa volta il culo te lo prendo a calci!
Risero e insieme tornarono nel backstage. Erano tutti lì.
Tranne lui.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo della pazza:
*tossicchia imbarazzata*
Sì, ritorno da queste parti e ritorno con la continuazione della precedente OS.
Il problema è che, quando l’ho scritta, credevo che l’immaginazione si sarebbe sfogata ed esaurita. Invece no. ^^’
Così, mi ritrovo qui. Sono sincera, ho un’idea per un eventuale terzo capitolo.
Non so dove andrò a finire e se finirò.
Ne approfitto per ringraziare coloro che hanno recensito la OS originaria, in particolare la piccola Nao! :3
Grazie anche a chi ha semplicemente letto! ^^
Ci si becca!
Franny
   
 
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