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Autore: _coccinella    22/04/2013    0 recensioni
"CI VOLEVANO ANNIENTARE. CI VOLEVANO STERMINARE. MA IO COMBATTERO'. FINCHE' NON VINCERO'. NON VI PREOCCUPATE SE NON SAPETE LA MIA STORIA, PERCHE' PRESTO TUTTO IL MONDO CONOSCERA' IL MIO NOME, QUELLO DELLA GIUSTIZIA. "
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu come un tilt. Un piccolo, lungo e infinito tilt. Era come se l' avessero chiamato, come se la mia mente aspettava solo e unicamente questo per essere svegliata. O risvegliata. Non lo so. Non ancora. O forse non lo sapro' mai. Mi sentivo come la Bella addormentata nel Bosco al suo risveglio dopo cento anni di sonno, oppure, piu' semplicemente, come me la mattina. Sconcertata. Spaesata. Eppure ero sempre li. Non ebbi bisogno di nessun pizzicotto per rendermi conto che non stavo sognando, che ero sveglia, che ero reale. Tutto questo duro' solo qualche minuto, perche poi tutto torno nella mia mente. Davanti ai miei occhi. Anche se c'era sempre stato. Non lo so. Basta. Silenzio. Troppi pensieri. Troppi colori. Troppi sentimenti. Io avevo sempre detto e pensato che la lotta, quando contro uno solo gli avversari cono numerosi, e; ingiusta, e in un certo senso anche falsa. Allora perche queste emozioni mi attaccavano tutte insieme? Senza abbandonarmi. Che prendessero pure quello che volevano. Glielo lasciavo. Tutto. Per sempre. E poi, nel mezzo di una lotta contro un avversario invisibile, e per questo difficile da colpire, capii. Tutto. E allora la disperazione si impadroni di me, per poi lasciare posto al dubbio e all'ansia. Volevano una cosa che solo io avevo, e che quindi solo io potevo dargli. Volevano la verita'. Ma non una verita', LA verita'. Sapevano bene quanto me che non ce l'avevo, oppure che non gliela volevo dare. Ma perche? Dopo tutto era mia, mia e solo mia, e nessuno me l'avrebbe potuta prendere o strappare. E dopo questa conclusione, arrivai a quella dopo. Come una tappa o un livello successivo. Si. La verita. Come la definivo, ce l'avevo. Il problema, per non dire che era in me, era me. Non volevo ammetterla. Volevo, per almeno una volta, lasciare la pace conquistarmi. Obbedirle. Ascoltarla. E non fare dui testa mia. Ma anche questa volta non era stato possibile. E finche non l' avrei accettato e non mi avrei accettata, non sarebbe mai stato possibile. E a quel punto mi accorsi, e dopo esermi accorta, mi resi conto. La battaglia, la "guerra", in cui stavano morendo tanti soldati e nella quale sprifondava la tristezza, la battaglia che io menavo, era contreo un avversario tenace, che conoscevo molto bene e che so, non avrebbe mai ceduto. Ecco la aspra verita. Questo avversaio, era me stessa. Ed ero sola a combattere.
  
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