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Autore: Pikachu4Ever    23/04/2013    4 recensioni
Fanfiction ispirata alla serie Ace Attorney. Il protagonista è un giovane avvocato di nome Lawrence Trueman, che insieme alla sua assistente Jean Watson ed al procuratore Travis Harley intende risolvere casi impossibili come il leggendario Phoenix Wright, cinque anni dopo la perdita del distintivo di quest'ultimo. Ma ci riuscirà in un mondo dove la corruzione e la falsità albergano in ogni dove...?
Nota: la storia presenta alcuni punti di contatto con la serie "Case: WL-0" di The Shadow. Per comprendere determinati punti (anche se non troppi), quindi, è consigliato leggere la suddetta serie.
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Giudice, Marvin Grossberg, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lawrence Trueman'
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LTAA23 LAWRENCE TRUEMAN: ACE ATTORNEY

Capitolo 22: Turnabout Reboot (udienza 1, interludio)

Tribunale Distrettuale
Sala Imputati n°2
22 Giugno
Ore 10.50

... Non credevo che ce l'avrei fatta ad arrivare fino a questo punto. Se Frank non fosse arrivato in tempo, probabilmente Travis avrebbe ottenuto un verdetto di colpevolezza per Cody...
Sospirai, prima di sedermi sul divano della sala udienze e affondarvi dentro, voglioso di godermi qualche prezioso minuto di riposo prima che il processo ricominciasse.
"Mi hai davvero sorpresa, Law: la tua obiezione al ragionamento della signora Horace è stato impeccabile, specie considerando che sei partito da una sola prova!" si complimentò nuovamente Jean, sedendosi vicino a me ed osservandomi sorridente.
Io sorrisi di rimando, grattandomi la nuca con aria imbarazzata e rispondendole "Grazie, Jean... anche se dovrei essere io a ringraziare te: se non avessi investigato ai Global Studios ieri sera, non avrei avuto modo di rispondere ai ragionamenti di Travis ed alla contraddizione in alcun modo..."
Lei abbassò lo sguardo, senza rispondermi per qualche secondo (cosa che mi preoccupò un pò, conoscendo la sua usuale personalità) per poi dire "Beh... a dire il vero, non credo di aver fatto molto. Ed oltretutto, volevo scusarmi se prima in udienza non sono stata per niente utile... stavo pensando ad una cosa che è successa ieri sera."
"Uh? Di che cosa si tratta?" domandai quindi, avvicinandomi un pò alla mia amica ed osservandola negli occhi con sguardo serio.
Ella rispose con un un'espressione altrettanto seria, dicendomi "Beh, forse non è il caso che te lo dica adesso: non penso abbia nulla a che fare con il caso in sè, e non vorrei distrarti con cose inutili fino alla fine dell'udienza."
... Conosco Jean da quando ho iniziato l'università, e so per certo che generalmente, una volta che vede qualcosa che la interessa, è completamente incapace di contenere l'eccitazione di dirlo a qualcuno, arrivando al punto di immaginarsi i futuri dialoghi prima che accadano.
Ametto che le sue parole mi avevano intristito un pò, non pensando che stesse prestando poca attenzione per via del suo fantasticare, ma scossi la testa e decisi di non pensarci, non volendo essere egoista ed offenderla, prima di dirle "Non è un problema, davvero.", anche se ciò non era del tutto vero: ammetto che ora ero un pò curioso di sapere di cosa si trattasse... ma sorprattutto, ero preoccupato che fosse qualcosa di grave.
Ella fece quindi un sorriso a trentadue denti, alzandosi dal divano ed osservandomi con le mani sui fianchi, affermando "D'accordo, allora! Non perdiamo tempo e sfruttiamo la pausa in modo produttivo!"
A vederla di nuovo allegra mi scappò un sorriso, prima di annuire e risponderle "Già, sarebbe la cosa migliore: al momento il caso non è ancora ben definito, ma abbiamo una serie di elementi su cui possiamo lavorare. Sappiamo che al momento del delitto, nello Studio 3 vi erano quattro persone: Steve Arwen, Cody Hackins, Remy Horace ed Hayden Carson. Sappiamo che vi è stato un omicidio ed un incendio, ma finora non abbiamo avuto modo di stabilire in quale ordine sono avvenuti gli eventi. Per via della presenza della patente di Hayden Carson, possiamo ipotizzare che vi sia stata una colluttazione di qualche tipo tra essa ed un'altra persona (per il momento, pare essere Remy Horace) e, durante o dopo di essa, qualcuno ha fatto cadere il riflettore su Steve Arwen, uccidendolo. Riguardo al riflettore in sè, sappiamo he vi era legato un coltello, che ci fa presumere che chi abbia commesso il delitto non pensasse di ritrovarsi all'interno dello Studio... queste finora sono le informazioni che possediamo."
La mia assistente annuì, con sguardo serio "Sì, è proprio così. Personalmente, direi che questo caso non è tanto complicato per la carenza di prove in sè, ma perchè non sappiamo niente delle persone che vi sono coinvolte: da come si sta configurando il momento del delitto, pare che sia più importante conoscere la relazione tra tutti i presenti che cercare prove per l'omicidio in sè."
"Concordo con te, Jean: penso che ormai quasi tutte le prove relative all'omicidio siano state trovate. Credo che per difendere Cody, dobbiamo puntare allo scoprire di più sulle signore Horace e Carson: vorrei provare a chiedere informazioni a Cody, ma al momento è ancora in sala udienze per contattare Dave... spero che lui possa darci informazioni riguardo sua madre, considerato cheil modo in cui ha chiuso la telefonata prima è stato molto sospetto..." dissi quindi in risposta, continuando a ragionare su tutti i dettagli che avessimo in quel momento.
"Pensi che sia stata lei ad uccidere Steve Arwen?" mi chiese quindi la mia amica dai capelli color sabbia, mentre io scuotevo la testa in un cenno negativo.
"Non abbiamo ancora le prove per arrivare a questa conclusione, ma è una possibilità da non tralasciare. Visto che le ho personalmente viste sul luogo del delitto, penso che Horace e Carson siano le più sospette al momento, ma non tralascerei l'ipotesi che il colpevole possa effettivamente essere esterno: visto il modo in cui il delitto si è concluso, sarebbe l'ipotesi più semplice, ma non mi convince del tutto..." risposi, prima di massaggiarmi la tempia con aria stressata, aggiungendo "Ugh... ci sono ancora troppi punti bui del caso da considerare, mi sta venendo il mal di testa a furia di rifletterci..."
"Non strafare, Lawrence: stai già facendo un ottimo lavoro nonostante questo sia solo il tuo secondo caso." disse quindi una voce familiare, ed io e Jean ci voltammo verso di essa, trovando il signor Grossberg di uscita dalla sala udienze.
"Oh, capo! Avete visto il nostro Law in azione, quindi?" domandò in risposta Jean, salutando con la mano il mio mentore, mentre questo annuiva con la sua solita espressione bonaria sul volto.
"Certo che sì. Devo dire che mi sono preoccupato un pò all'inizio, ma dopo hai fatto una rimonta impeccabile... al livello di Diego e Mia." affermò quindi l'anziano, osservandomi con orgoglio, anche se notai chiaramente come il suo tono di voce si fosse intristito verso la fine della frase.
In risposta, io sorrisi di rimando, dicendo al mio capo "La ringrazio davvero, signor Grossberg: anche se personalmente non credo di essere stato tutto questo chissà che come abilità...", cosa che realmente pensavo.
"Sei troppo modesto, Lawrence: personalmente, se continuerai a migliorare, penso che potresti persino diventare meglio di Chistopher come avvocato." affermò in risposta il signor Grossberg, probabilmente con l'intento di farmi sentire meglio... anche se ciò non fece altro che farmi abbassare la testa, senza rispondere al mio superiore.
Christopher Trueman... mio padre. Una delle persone a cui tenevo di più della mia famiglia...
Era un avvocato parecchio di successo una decina di anni fa, chiamato 'Il Diamante della Giustizia' per la sua apparente invincibilità nei processi (anche se si trattava principlmente di esagerazione da parte dei mezzi di informazione, ha sempre e comunque perso qualche processo) e l'ho sempre ammirato da piccolo.
Aveva studiato presso l'avvocato Ethan Parfrey ed aveva conosciuto mia madre Lauren nel corso di un'indagine, a seguito della quale si era autoproclamata assistente di mio padre nonostante sapesse poco o nulla riguardo la legge, dimostrandosi tuttavia piuttosto utile per via del suo sangue freddo ed istinto.
Sono cresciuto vedendo i vecchi processi di mio padre e sentendomeli raccontare da mia madre, facendomi interessare sempre di più alla legge e facendomi seguire processi di altri avvocati: ma non importava se si trattasse di Phoenix Wright o altre note figure legali... nessuno, ai miei occhi, poteva eguagliare mio padre.
Ovviamente, essendo l'avvocatura una professione piuttosto impegnativa ed essendo lui molto noto e popolare, non aveva molto tempo per me e mia madre, ma ogni volta che poteva prendersi una pausa, faceva sì di passare tutto il suo tempo con noi, portandoci a fare picnic o viaggi fuori città.
Ero orgoglioso di essere suo figlio e volevo fare di tutto per essere come lui... fino a quel giorno di sette anni fa.
Il 7 Maggio 2017, dopo un lungo e complicato processo, mio padre è dovuto uscire fuori di casa con urgenza, salutando in fretta e furia me e mia madre e rassicurandoci che sarebbe tornato presto. Quella fu l'ultima volta che lo vidi.
Quella sera stessa venne a farci visita il signor Parfrey (una delle poche volte in cui l'ho incontrato di persona, anche se non ho mai parlato molto con lui), informandoci che mio padre aveva perso la vita in un incidente d'auto.
Mia madre cercò di farsi forza ed andare avanti a seguito di quella notizia, ma quello fu un durissimo colpo per me: mi chiusi in me stesso, incapace di accettare che mio padre se fosse davvero morto...
Iniziai a perdere interesse per la scuola e per le amicizie, i miei voti si abbassarono e tutti i miei compagni di classe iniziarono ad evitarmi... tutti eccetto Travis, l'unico che ancora volesse passare del tempo con me e che capiva cosa stessi passando: è grazie a lui se non mi sono chiuso completamente, e dopo qualche settimana, iniziai lentamente a sentirmi meglio ed a tornare come prima, anche se con i miei compagni di classe il danno era ormai fatto, e per tutti ero diventato 'il depresso' ed 'il frignone', rimanendo solo con Travis come amico con cui passare il tempo e per questo motivo legandomi parecchio a lui.
Mi ha intristito parecchio dovermi separare da lui una volta finito il liceo... ma fortunatamente alla BlueStone ebbi modo di conoscere Jean, con la quale sono riuscito a fare amicizia con estrema facilità e con la quale ho avuto sempre buonissimi rapporti da allora in avanti.
Alla fine, anche per onorare la memoria di mio padre ho deciso di studiare per diventare avvocato difensore... e, una volta completati i miei studi universitari, io e Jean abbiamo scelto il signor Grossberg come nostro mentore, cosa che l'anziano ha accettato di buon grado nonostante una certa sorpresa.
Ed ora sono qui, a risolvere casi come mio padre... e sperando che lui, se potesse vedermi, sarebbe fiero di me.
Mentre io mi perdevo nei miei pensieri, però, Jean ed il signor Grossberg avevano iniziato ad osservarmi con sguardo preoccupato, con la mia amica che iniziò a scrollarmi leggermente la spalla, chiedendo "Law...? E' tutto a posto?"
"Uh? Sì, scusate se vi ho fatto preoccupare... stavo solo riflettendo un pò, è tutto a posto." dissi quindi in risposta, annuendo con imbarazzo mentre tornavo al mondo reale.
"Se lo dici tu... comunque, c'è qualcosa che volevo chiederti, Lawrence." affermò quindi l'anziano avvocato, guardandomi con sguardo serio.
Io deglutìi, preoccupato che volesse chiedermi qualcosa sul mio interesse per la prove false di prima, per poi chiedergli con aria tesa "D-Di cosa si tratta, signor Grossberg?"
"Ho notato che verso l'inizio del processo hai esitato parecchio per controbattere al procuratore... e dubito che fosse solo per carenza di prove." disse quindi il mio mentore, mentre io in risposta abbassai lo sguardo ancora una volta.
"..." da un lato ero felice che non mi avesse chiesto perchè volevo informazioni sulle prove false, ma dall'altro non sapevo cosa rispondergli... anche perchè non mi andava molto di discutere di quella questione.
"Lawrence... cosa ti stava bloccando, prima? Ti va di parlarne?" mi domandò con preoccupazione il signor Grossberg, facendomi sospirare. Non volevo farlo stare in pensiero...
Mi fermai per qualche secondo, per poi iniziare a dire, timidamente e grattandomi la nuca "... Beh... è una questione un pò complicata, ma per dirlo in poche parole, il modo in cui Travis mi ha attaccato durante l'udienza... non sono riuscito a comprenderlo. Eravamo amici, ma da quando l'ho reincontrato ieri, si sta comportando in maniera molto strana..."
"Effettivamente l'ho notato anch'io, non sembra per niente più considerarti un amico." affermò Jean, annuendo con la testa mentre continuava a seguire la situazione.
"Non capisco, però: non mi sembra di avergli fatto nulla di male... perchè dovrebbe avercela con me?" ammisi, mentre tentavo ancora di ricordare se fosse successo qualcosa di male, ma non riuscendo a ritrovare nulla nella mia memoria che potesse giustificare il comportamento di Travis.
"Direi che sarebbe meglio chiederlo direttamente a lui." suggerì quindi il mio datore di lavoro, girandosi e facendo un cenno con la testa, aggiungendo "Travis è proprio lì, ed hai ancora cinque minuti prima che si debba ritornare in sala udienze: credo che sia abbastanza per farci una piccola discussione."
A me mi venne un colpo a voltarmi e notare la presenza di Travis, voltandomi verso il signor Grossberg e Jean e chiedendo loro con timore "Eh? Ma... adesso? Insomma, tra poco dobbiamo rientrare e..."
"Oh, andiamo, Law: non essere un fifone! Fatti coraggio e vai a parlare con lui!" mi spronò Jean, spingendomi un pò avanti per farmi coraggio (e quasi facendomi cadere).
"Ow! D'accordo, d'accordo, vado..." replicai io, grattandomi la schiena ed avvicinandomi a Travis.
Non del tutto convinto che parlare con il mio amico fosse una buona idea, mi feci vicino al procuratore, in quel momento impegnato a muovere la sua racchetta debolmente con il braccio, perso nei suoi pensieri.
"Travis..." dissi timidamente, mentre mi avvicinavo un pò di più al mio amico, il quale si voltò distrattamente verso di me osservandomi confuso e con sguardo fiacco.
"Che cosa c'è?" mi chiese quindi, con un tono un pò seccato e girando gli occhi, osservando poi la sua racchetta e tagliando l'aria con essa, mentre io abbassavo lo sguardo, sentendomi ancora più imbarazzato di prima di parlare con lui.
Dopo qualche secondo mi feci coraggio, facendo un grande respiro prima di domandare "... Come ti senti adesso, Travis?"
"... fisicamente bene, mentalmente è un altro discorso." mi rispose, continuando a concentrarsi sulla sua racchetta da tennis.
Nonostante l'aria piuttosto pesante presente attorno a quella discussione, decisi di farmi coraggio ed iniziare a dire quello che pensavo, iniziando con "Mi dispiace davvero per come sta andando il processo, ma io credo nell'innocenza di Cody e-"
Prima che potessi finire di parlare, però, Travis spostò di colpo la racchetta e la puntò verso di me, dicendomi semplicemente, con sguardo serio "... Zitto. Non dire una parola di più. Non rendere la cosa più difficile di quanto già sia. E' meglio per tutti così.", con un tono che notai essere parecchio triste.
"Travis... che cosa ti è successo...?" domandai quindi, ora più che mai preoccupato per il mio amico, cercando di rimanere calmo e non farmi prendere dal panico.
Il procuratore abbassò la racchetta, voltandosi verso il basso senza guardarmi negli occhi e dicendomi, con un tono piuttosto malinconico "... Non voglio parlarne, Law. Non sono arrabbiato con te e non voglio esserlo, quindi... per favore, finiamo di parlare qui."
Non riesco proprio a capire. Perchè sta parlando così? Cosa non vuole dirmi?
"Ma perchè? Che cosa ti è successo? Il Travis che conosco non si sarebbe mai comportato così! Tutto ciò che volevo era uno scontro leale, io e te alla ricerca della verità in completa onestà! Perchè stavi cercando di avere un verdetto di colpevolezza con dei mezzi simili?" domandai quindi, con tono preoccupato e nervoso, voglioso di avere risposte in modo da poterlo aiutare.
"..." il procuratore rimase in silenzio per qualche momento, prima di sospirare e dirmi, con tono vagamente meno triste, "Law... sul serio. Apprezzo parecchio ciò che stai dicendo... ma tu non puoi aiutarmi, nessuno può. E' una cosa strettamente personale... e sono il primo a non volerla."
"Travis..." fu tutto ciò che dissi, pensando che fosse meglio non insistere oltre dopo quelle parole: nel mentre, Travis aveva appena preso un cellulare dalla sua tasca, controllando l'orario su di esso prima di posarlo via.
"... E' finita la pausa. Ci rivedremo dentro... e ti auguro buona fortuna, Law." fu tutto ciò che mi disse, per poi avviarsi a passo svelto verso la sala udienze.
Rimasi ad osservarlo per qualche secondo, senza dire nulla, prima di abbassare lo sguardo e dirigermi dentro anch'io, con Jean che mi seguiva a ruota verso la porta principale ed il signor Grossberg che tornava sugli spalti.
... Non ho mai, mai visto Travis ridotto in quel modo.
Qualunque cosa gli sia successa in passato, deve averlo segnato moltissimo... e devo riuscire a capire di cosa si tratti.
Tu mi hai aiutato moltissimo, Travis... ed ora è il mio turno di ricambiare il favore.

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Con questo capitolo si è esplorato un pò il passato di Law, e penso che il risultato sia uscito piuttosto bene: ringrazio moltissimo Renna per aver controllato e commentato il pezzo prima della pubblicazione. E come sempre, ringrazio moltissimo The Shadow per il commento lasciatomi.
Prima di chiudere, però, vorrei linkare la canzone "E for Exctinction" dei Thousand Foot Krutch, che trovo particolarmente adatta per Law e per vari aspetti della storia in generale: http://www.youtube.com/watch?v=h9GEPqBssVk mi farebbe piacere se ne teneste conto mentre continuate a leggere la storia. Detto questo, do appuntamento a tutti al prossimo capitolo!
  
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