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Autore: Akil    23/04/2013    10 recensioni
Prendete il finale di Inheritance e dimenticatelo. Tenete solo la partenza di Murtagh. Nessun addio strappa lacrime, nessuna nave, nessun viaggio verso est.
Mettete Eragon al fianco di suo fratello, aggiungete una promessa più importante di Alagaësia e un viaggio che sotto sotto è una fuga.
Un Eragon cambiato profondamente da segreti nascosti al mondo.
Una famiglia distrutta.
Due giovani promettenti cresciuti senza conoscere parte di ciò che li forma.
Nuovi e vecchi personaggi, travolti dall’amore e dall’amicizia, ma soprattutto dal rancore e dalla vendetta.
Perché ad Alagaësia sono i pregiudizi a essere sovrani e il nome di tuo padre potrebbe decidere il tuo futuro.
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«Be’, ti devo fare i miei più sinceri complimenti, Eragon», disse infine. «Credo tu sia l’unica persona al mondo che è riuscita a cambiare il Fato».
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«Sai cosa c’è di più pericoloso di un pazzo con molto potere, Murtagh?», chiese cambiando apparentemente discorso.
Era ovvio che Eragon non si aspettasse una risposta, perciò stette zitto.
«Un pazzo, con molto potere e un
obbiettivo», spiegò il Cavaliere. «Perché l’unica cosa che gli importa è realizzare quell’obbiettivo, a qualunque costo»
Genere: Azione, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«D’accordo, adesso devi estrarre le essenze di tutti i metalli presenti in questa collana», spiegò Eragon con la fronte imperlata di sudore.
Porse ad Arya una pesante catena formata da molte leghe metalliche. L’elfa la studiò accuratamente per qualche minuto.
«No», disse infine con la voce resa flebile dalla fatica.
«Fallo!», ordinò il Cavaliere alzando la voce e guardandola con gli occhi iniettati di sangue.
Logan alzò di scatto la testa a quell’improvviso cambiamento di tono. Era preoccupato per quei due, da più di otto ore stavano lavorando a ritmo serrato, una compiendo incantesimi, l’altro analizzandoli.
Eragon una volta gli aveva spiegato che non era molto dispendioso solo per l’esaminato, ma anche per l’esaminatore. Gli aveva detto che ogni incantesimo andava scomposto in diverse parti da controllare separatamente. Il processo era estremamente difficile e lungo, perché più si scomponeva la magia più questa durava poco costringendo a praticare nuovi incantesimi continuamente. Il Cavaliere aveva anche provato a farglielo capire e imparare, ma Logan non ci era mai riuscito e non ne aveva mai compreso il perché.
«Fallo, dannazione!», ripeté Eragon completamente alterato.
Arya, offesa nell’orgoglio, si alzò tirandogli contro la collana. «Fallo tu, se ci tieni tanto», gli gridò di rimando.
In quel momento Logan decise di intervenire, afferrò al volo la catena e si mise fisicamente in mezzo ai due.
«Smettetela, entrambi!», ordinò. «Calmatevi e respirate, non sarà tentando di uccidervi che risolverete la questione».
«Ma sarà estraendo l’essenza di quei metalli che mi ucciderò, spiegalo al tuo caro Eragon», ringhiò Arya.
Logan si voltò verso il Cavaliere. «È proprio necessario che lo faccia?».
L’uomo respirò profondamente. «Sì, devo vedere l’impronta nella sua interezza».
«Non basta un incantesimo più semplice?».
Eragon negò, senza dare ulteriori spiegazioni.
Logan rifletté velocemente. «E se… se io le passassi un po’ della mia energia, altererei l’impronta?».
«Sì, perché saresti costretto a manipolarla lasciando parte della tua impronta».
Il ragazzo si morse l’interno della guancia cercando disperatamente una soluzione, appoggiò distrattamente una mano sulla sua spada e all’improvviso gli venne un’illuminazione. «E se fosse Arya a prelevarla dal deposito della mia spada?».
Eragon considerò l’idea per qualche istante, infine annuì. «Sì, può funzionare. Ottima idea, Logan».
Il Duecuori sorrise orgoglioso. I complimenti di Eragon erano sempre qualcosa di importante per lui. Quando era bambino e si allenava con Aleis nella scherma, il Cavaliere pretendeva da lui sempre il doppio degli sforzi, incoraggiandolo raramente, anzi spesso sgridandolo. All’inizio non capiva perché fosse così rigido nei suoi confronti e più aveva tentato di ribellarsi, con gli anni, però, aveva imparato ad eseguire gli ordini senza fiatare, fidandosi completamente di Eragon. Ma solo dopo vent’anni passati a Mandras era riuscito a comprendere le vere motivazioni del Cavaliere. Nel momento stesso in cui il figlio di Brom l’aveva ufficialmente nominato suo Erede secondo le leggi di Mandras e dei Cavalieri aveva capito tutto. Eragon lo aveva spinto sempre fino al limite, costringendolo a intere giornate di allenamento senza poter mangiare neanche mezza noce, a ore di noiosissima meditazione, a continui studi su ogni argomento esistente al mondo e a tremende nottate passate dolorante, chiuso nella sua stanza senza potersi curare con la magia le ossa rotte, e tutto questo solo per temprare il suo spirito, per renderlo resistente ad ogni sfida e pronto ad assumere il ruolo che il Cavaliere aveva destinato a lui.
L’elfa li guardò sospettosa. «Ma non è come se fosse Logan a darmi energia?», domandò riportando il ragazzo alla realtà. «Per infonderla nella spada, avrà comunque dovuto “contaminarla” con la sua impronta».
«No, non questa volta», dissentì Eragon. «È complicato da spiegare e capire, ti basti sapere che Myrkur», fece un cenno verso la spada nera, «ha “regole” tutte sue». Scoccò un’occhiata divertita a Logan che ridacchiava pensando a chissà cosa.
Il ragazzo slacciò il fodero della spada dalla cintura, porgendo l’elsa ad Arya. Lo sguardo dell’elfa venne subito calamitato dalla pietra nera, stranamente traslucida, incastonata nel pomolo placcato d’oro. «Fidati, non ti succederà nulla», la incoraggiò il Duecuori.
Arya allungò la mano, afferrando il freddo metallo, e lasciò che un piccolo filamento della sua mente entrasse in contatto con l’energia lì racchiusa. I suoi sensi si offuscarono per qualche secondo, travolti dall’ondata di magia depositata in attesa di essere utile. Era potere puro, perfetto ed incontrastabile. L’elfa fu colta da un irresistibile desiderio di possederne quanto più possibile e cominciò ad assorbire tutto ciò che la circondava, come un assetato che ha appena trovato dell’acqua in mezzo al deserto.
Improvvisamente sentì il potere svanire, impedendole di impadronirsene ancora. Protestò animatamente prima di tornare alla realtà della sudicia cella in cui si trovava. Si sentiva rinvigorita, ma la smania che l’aveva colta pochi istanti prima non accennava a sparire. Fissò famelica Myrkur stretta al fianco di Logan che la osservava con sguardo severo. La mano dell’elfa era ancora tesa, le dita arcuate come se stringesse ancora quell’elsa.
«Sì, Myrkur fa gola a molti», commentò Eragon attirando la sua attenzione. «Peccato che solo Logan sia in grado di controllarla». Fece un cenno al ragazzo che si allontanò verso la porta della cella, nascondendosi nell’ombra.
«D’accordo», continuò il Cavaliere di Saphira. «Hai la tua energia, adesso. Esegui l’incantesimo»
 
Arya era distesa sulla scomoda panca di legno della cella, senza neanche la forza di tenere gli occhi aperti. Eragon se n’era andato da diversi minuti dopo aver confermato la sua innocenza. Logan era rimasto, invece, ed adesso era seduto appoggiato alla parete opposta a lei, sempre nascosto nell’ombra.
«Non avercela troppo con lui», disse ad un certo punto il ragazzo, spezzando il rilassante silenzio.
L’elfa voltò lentamente la testa verso di lui, scoccandogli un’occhiata di fuoco. Non rispose.
«Seriamente, Arya, lui di solito non è così», continuò Logan. «È da quando siamo arrivati ad Alagaësia che è peggiorato. È diventato nervoso ed irascibile, completamente intrattabile. La persona che stai conoscendo adesso non è il vero Eragon».
Arya sbuffò. «L’essere che è tornato adesso sta sfregiando tutti i bei ricordi che avevo di trent’anni fa», ammise sussurrando.
Logan schioccò la lingua. «Lui odia parlare del prima», raccontò. «Dice sempre che Alagaësia si è preso troppo da lui, senza dargli abbastanza in cambio. Quel che so sulla vostra storia lo so principalmente grazie a Murtagh e alle poche volte in cui aveva voglia di raccontarmi qualcosa», rivelò l’altro. «Ogni tanto, però, sgattaiolavo nella Sala dei Cuori», sorrise al ricordo dei pomeriggi spesi nascosto in quella stanza, affamato di conoscenza. «Mi sedevo in un angolo e lasciavo che i draghi mi parlassero. Ciò che vedevo era qualcosa di così diverso da ciò che avevo conosciuto nel poco tempo trascorso qui che non riuscivo quasi a crederci. Mi mostravano Vroengard durante l’Età dei Cavalieri, dove Dorú Areaba spiccava grazie ai suoi colori brillanti; la Du Weldenvarden, con i suoi edifici cantati dagli elfi; i villaggi della Grande Dorsale, pieni degli allegri rumori della quotidianità umana.
A volte mi addormentavo nella Sala e i draghi mi seguivano nei sogni. Le piane solitarie del Deserto di Hadarac scorrevano sotto di me, mentre volavo libero da ogni pensiero; poi raggiungevo i Monti Beor ed era adrenalina pura mentre conquistavo le vette più alte. Immaginavo spesso di riuscire a raggiungere persino la Luna».
Anche Arya sorrise allo sguardo sognante del ragazzo. All’improvviso però le venne un dubbio. «Ed Eragon lascia entrare chiunque nella stanza dove sono custoditi tutti i Cuori dei Cuori?», domandò sospettosa.
Logan assunse un’espressione colpevole. «In realtà no. Ci sono alcune tra le più potenti difese al mondo a proteggerli, ma i draghi… ecco, diciamo che neanche l’Antica Lingua potrebbe mai opporsi al loro potere. Non chiedermi come, né perché, ma loro mi facevano passare. Credo che… sì, che li aiutasse la mia presenza. Sai, a poco a poco, gli Eldunarí corrotti da Galbatorix recuperavano la ragione. Ogni tanto ricordavano qualcosa, spesso solo delle immagini sfocate, ma abbastanza da portare loro la speranza di guarire. Ma quei labili ricordi svanivano molto in fretta, facendoli tornare praticamente al punto di partenza. Io servivo come “deposito”, mi mostravano le loro memorie così che non andassero perdute. Ha funzionato più volte ed io ho allenato la mia mente a ricordare i più piccoli dettagli per lungo tempo».
«Deve essere stato bello».
Logan annuì. «Sì, spesso strano, ma veramente bellissimo».
Rimasero in silenzio per diverso tempo, nessuno dei due sembrava aver intenzione di andarsene, perso in chissà quali pensieri.
«C’è… c’è una domanda che volevo farti da diverso tempo», disse infine Logan, sospirando. L’elfa rimase in silenzio aspettando che continuasse. «Ho detto che Eragon di solito non è come lo vedi adesso, ma in verità anche a Mandras è sempre stato una persona malinconica e io so che non era così quando viveva ad Alagaësia, perciò…», prese un respiro profondo. «Puoi raccontarmi di lui? Di com’era l’Eragon che hai conosciuto tu?».
Arya tacque diversi istanti pensando a come rispondere. «Quando l’ho conosciuto», iniziò, «era un ragazzino di appena sedici anni. Aveva appena perso suo zio Garrow e il suo maestro, Brom, entrambi vittime dei Ra’zac. Era pieno di boria e con il solo desiderio di vendicarsi. Era Cavaliere da pochi mesi e già credeva di essere invincibile. Ma aveva molto coraggio, senza alcun dubbio; per salvarmi viaggiò da Gil’ead al Farthen Dûr, alla disperata ricerca dei Varden, con gli Urgali alle spalle e Murtagh che lo accompagnava reticente.
In pochi mesi si ritrovò al centro di una guerra basata sul controllo su di lui e Saphira. Fu costretto a combattere una battaglia contro uno Spettro, pur avendo scarse conoscenze di scherma e veramente poca esperienza, riuscendo comunque ad ucciderlo, seppur con un aiuto e ad un grande prezzo. Molto coraggioso, appunto, ma era sempre un ragazzino. Non sapeva controllare i suoi sentimenti e credeva negli ideali delle fiabe. In quasi tre anni l’ho visto cambiare molto, pressato dalla guerra maturò molto, patì duramente, eppure non perse mai l’ingenua speranza che lo caratterizzava. Aveva la fortuna di essere nato nella semplicità, sognando la ricchezza, ma apprezzando sempre e comunque ciò che aveva. Credo che questo l’abbia aiutato a rimanere sempre abbastanza concreto…».
«Cosa c’era tra voi due?», domandò il ragazzo interrompendola.
L’elfa esitò prima di rispondere. «A dire la verità non l’ho mai veramente capito. All’inizio lui era attratto da me, una cotta da ragazzini che spergiurava essere amore. Con il passare del tempo, a lui non passava ed io non sapevo più cosa pensare di noi. Stava cambiando qualcosa, alla fine della guerra, ma non ho avuto tempo di comprenderlo che lui se n’era andato».
Per un breve istante a Logan parve che sospirasse con amarezza.
«Comunque sono felice che per quel che ha potuto, sia stato vicino ad una donna pronta a ricambiare il suo amore».
Il ragazzo sorrise a quelle parole. «Nessuno se l’aspettava, sai?», disse tranquillamente. «Per anni avevamo pensato che ci fosse qualcosa tra lui e Loralynn. Lei viveva con noi, nel Castello Splendente, in qualità di ambasciatrice. Loro due erano sempre insieme, in ogni momento libero, se trovavi uno trovavi anche l’altro. Era ovvio per tutti che prima o poi l’avrebbero detto ufficialmente. Però Eragon spariva periodicamente, lui e Saphira si allontanavano per tempi che variavano da poche settimane a quasi un anno. Nessuno sapeva dove andassero. E poi, un giorno qualsiasi, sono tornati. In compagnia». Appoggiò la testa al muro, stanco. «Eragon aveva in braccio un neonato, e in sella a Saphira c’era una tra le più belle donne di Mandras. Syria era alta e bionda e i suoi occhi erano così chiari da sembrare ghiaccio luccicante sotto il sole. Era quasi impossibile sostenere il suo sguardo. È stato un periodo di crisi quello».
«Perché?».
«Be’, diciamo che Syria era in rapporti molto fragili con le sue sorelle. Era la ribelle della famiglia, in sintesi. Aveva lasciato la sua casa ad Asidrea cinque anni prima che arrivassimo noi, litigando pesantemente con Lynn. Nessuno aveva più avuto notizie di lei fino a quando non tornò con Eragon. Lui, prima di allora, non sapeva nulla di questa storia e si fece in quattro per riavvicinare le due. Con Kaeli fu più facile: era convinta che Syria avesse agito solo per un capriccio».
«Non ho ancora capito, sinceramente, il legame tra Eragon e Loralynn», ammise Arya.
«Hanno un carattere simile, fin troppo, perciò non sarebbero mai in grado di essere amanti. Senza contare che lei e Murtagh hanno anche una figlia». Arya strabuzzò gli occhi a quella notizia. «Direi che “migliori amici” sia la definizione che più gli si addice…», continuò il ragazzo. «Ma non credo possa dare la vera idea del loro rapporto. Penso che Lynn sia la persona di cui Eragon si fida di più in assoluto dopo Saphira, non ha segreti per lei…».
«Eragon ha molti segreti che a me sono nascosti», lo interruppe Loralynn in persona, comparendo nella fioca luce della porta. «Ha decine di segreti per tutti».
Logan scattò in piedi mentre la donna avanzava nella cella e anche Arya si mise seduta composta.
«Vedo che ultimamente hai molta voglia di raccontare storie, Logan, ma non devi permetterti di trascurare i tuoi impegni solo per la curiosità di qualcun’altro», lo riprese bonariamente l’ambasciatrice, scoccando un’occhiata all’elfa.
Il ragazzo assunse un’espressione perplessa. Non ricordava di avere impegni per quel giorno, oltre all’esame di Arya. Certo, tranne per l’allen…
«Kevan!», esclamò colpendosi la fronte. «Dannazione, me ne sono completamente dimenticato!».
«È meglio se corri, tra poco più di un’ora ci sarà la cena».
Il Cavaliere scappò subito via, lasciando le due donne sole nella cella. Calò un pesante silenzio tra di loro.
«Mi ricorda tanto Eragon quando era ragazzo», ammise l’elfa dopo un paio di minuti.
Lynn sorrise amorevole. «Quei due si assomigliano molto di più di quanto credono». La guardò per un ultimo istante e disse: «Spero che tu riesca a riacquistare in fretta le forze, buona serata». Detto questo, uscì dalla cella scomparendo nell’oscurità del corridoio.
 
«Credi che io sia pronto per questa responsabilità?».
Eragon fissò gli occhi del ragazzo, così simili a quelli della madre. «Perché me lo chiedi?».
Keen lo guardò confuso. «Come perché? Sei mio padre, la tua opinione è importante!».
«Ripeto: perché me lo chiedi?».
Lo sguardo di Keen rimase spaesato ed Eragon sorrise lievemente. «Stai cercando la mia approvazione o la mia decisione?», domandò nuovamente. Il ragazzo boccheggiò un paio di volte, senza sapere cosa rispondere. Il re, allora, sospirò. «Se ciò che vuoi è la mia approvazione, ce l’hai, qualunque cosa tu scelga. Se invece vuoi una mia decisione è meglio che tu la smetta subito perché ho già dovuto decidere troppe volte per me e per gli altri». Il Cavaliere si alzò, pronto ad andarsene.
«Papà?», lo fermò Keen. «Credi che la Mamma… sì, insomma, credi che ne sarebbe felice?».
Eragon sentì l’aria fermarsi in gola. Tentò di rispondere un paio di volte, ma gli si bloccavano sempre le parole. Con un grande sforzo di volontà, infine, disse: «Tua madre sarebbe assolutamente fiera di te, Keen». E anche io, nonostante tutto, aggiunse mentalmente.
Gli occhi del giovane si fecero lucidi. «Grazie», sussurrò a mezza voce, mentre Eragon interrompeva l’incantesimo di comunicazione.
Il Cavaliere volse lo sguardo verso le nuvole candide che placide si spostavano nel cielo. E di me, Syria? Riusciresti mai ad essere fiera di me?
Con un immenso peso sullo stomaco si rispose realisticamente. No, né tu né lei potreste mai essere fiere di me ora.

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Ave pueri puellaeque, Akil et Vindicta remeaverunt.

Capitolo in cui si spiega un po' del periodo di Mandras e soprattutto si viene a conoscenza dell'esistenza di una piccola Murtaghsdaughter. Qualcuno lo aveva immaginato? Tutti che parlate di Eragon e Logan e nessuno che mi chieda mai: "E Murtagh? Che ha fatto in questi anni?".
Be', che dire di Logan in questo capitolo? Oltre che stagista adesso è anche apprendista di Brom il Cantastorie XD Poveretto, devo trovare qualche altro personaggio a cui si possano delegare le spiegazioni...

Bene, passiamo ai ringraziamenti:
Per la lista dei preferiti, abbiamo SabbyFantasyWarrior,  Lestrange_88, bsbina e giotto99
Per i seguiti Kahyla, DaubleGrock, Aly_1519 e stefy_81
E soprattutto per aver fatto sentire la loro voce, Edo, Eli, Kia, SabbyFantasyWarrior, DaubleGrock e la nuova iscritta al MACE Kahyla!
Inoltre sono più che felice di informarvi che, essendo nella lista dei preferiti di ben 14 persone, Revenge è entrata a tutti gli effetti nella categoria "Storie più popolari" della sezione "Eragon"!
Vi adoro.

Detto questo, ho paura che il prossimo capitolo si farà attendere non poco, perché non ho uno straccio di minuto libero. Spero saprete essere pazienti e che vi fidiate di me e della mia sentita promessa di non abbandonare Revenge senza motivi più che validi.
Alla prossima,
Akil

P.S.
Informo gli iscritti al Movimento Abbassiamo la Cresta agli Elfi che per il prossimo aggiornamento potrei avere una sorpresina per voi, se tutto va bene...
  
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